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princes_of_the_univers
MessaggioInviato: Sab Lug 15, 2006 7:24 am  Rispondi citando
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L'altra non l'avete commentata, spero che questa vi piaccia di più...


Autrice: Princes_of_the_Univers, cioè io, cioè Monica
Titolo: Una nuova famiglia
Discalimer: come sempre è tutto di Joss Whendon, della Fox e della Mutant Enemy. Il personaggio di Sharin è interamente mio.
Pairing: Spike/Buffy, visto che sono una spuffiana convinta, ma anche Wes/Sharin
Raiting: Andiamo sul sicuro. NC-17
Sommario: Dimenticatevi la serie originale di Buffy. Lasciatela perdere!

Prologo

C’era una volta, tanto tempo fa, una famiglia, non una normale come intendete voi, con il classico papà, la classica mamma e i classici figli. Era una famiglia particolare, oscura, cinica e amorale, una famiglia di vampiri. La mia famiglia.

“Paparino non vuole giocare?” chiede Drusilla ad Angelus. Drusilla è una vampira alta con i capelli neri corvini e lisci, gli occhi di uno strano colore violetto, i lineamenti del volto delicati e un modo di fare da pazza scatenata: dice di parlare con le stelle, lei!
L’Angelus è il suo sire, l’ha vampirizzata prima che diventasse suora, l’ha corteggiata, le ha insinuato il dubbio e l’ha fatta impazzire. Solo dopo tutto questo l’ha resa vampira. Lui è bello, in modo quasi fastidioso, alto e massiccio con i capelli castani lunghi fino alle spalle che ora lascia liberi. Ma ciò che attira di più in lui, sono i suoi occhi scuri e profondi, che paiono pozzi senza fine, impossibile da leggerci dentro. È chiamato il Flagello d’Europa, perché adora uccidere, torturare e dilaniare le sue vittime e solo dopo ciò, berle.
“No, Dru, giocherò più tardi. Voglio sapere da Willy perché l’ha fatto.” Angelus lancia un’occhiata assassina al giovane Willy, in realtà William, vampiro da appena dieci anni, ma già grande combina guai. Sono in conflitto fra loro, William ed Angelus e appena possono si punzecchiano.
William è morto che aveva appena ventidue anni. Era un povero fallito nella Londra vittoriana, ma da quando Dru l’ha dissanguato in quel vicolo londinese, è diventato molto più affascinante. I suoi occhi, sempre coperti da un paio di lenti spesse, finalmente possono sfoggiare il loro bellissimo colore blu. Se gli occhi di Angelus non ti fanno capire quello che lui prova per la loro immobilità, gli occhi di William ti rubano il cuore per la loro capacità di cambiare sfumatura in pochi secondi. Si capisce subito se lui è arrabbiato o meno solo scrutandogli le iridi. Ma William non ha solo gli occhi belli, quelli sono solo la classica ciliegina sulla torta. Lui è perfetto anche in tutte le sue parti. I capelli colore biondo cenere, per esempio, perfetti per accarezzare, per poter far scorrere le dita, sono quasi sempre legati da un codino disordinato. Ha gli zigomi pronunciati e terminano verso una bocca fatta a posta per baciare, labbra piene e dolci, che si trasformano in un attimo in una perfetta arma per uccidere. Ha un fisico longilineo, fatto di muscoli guizzanti e snelli. Contrariamente ad Angelus che adora vestirsi con abiti impeccabili da borghese di buona famiglia, a William piace vestire come un proletario: molto spesso viene sgridato da Darla, ma lui non se ne cura. Chi è Darla, mi chiedete? Bhe, è la nostra grande nonna. È la sire di Angelus, quindi il capo della nostra stirpe, se togliamo il Maestro, ma lui non ci calcola per nulla, ci trova insipidi, tiene in considerazione solo Darla, ma me che mi frega? Io ho il mio sire e tutto il resto non conta. Chi è? Ovvio, è William, per questo stanno litigando ora.
“L’ho fatto perché la ragazza prometteva bene ed è stato così. Avresti dovuto vederla mentre si beveva quel puttaniere in Piazza Unità. Favolosa! E potrebbe darci una mano ad imparare l’italiano.” E sì, perché non ve l’ho detto, ma io abitavo in Italia, mentre loro erano tutti inglesi, o comunque di quelle parti là. “E per mettere in chiaro le cose, per te sono Spike, non William o Willy.” Conclude il mio amato sire. Dovete sapere che William odia il suo nome, perché gli ricorda i tempi in cui era ancora umano. Ha cambiato il nome in Spike, in onore alle torture che si divertire ad infliggere a chiunque inciampasse nella sua vita. Eh già, gli piaceva un sacco infilzare la gente con i vecchi chiodi della ferrovia. Dopo che passava lui, il corpo sembrava un colabrodo.
“È solo una maledettissima Childe, non ne avevamo bisogno.” Urla Angelus.
“Senti un po’, tu hai Dru e Darla ha te. Io voglio lei. Non mi interessa se tu ne sei contento o meno, sai quanto mi frega di quello che vuoi.” Risponde Spike con insolenza. Potrebbe costargli caro, e lo sa. Angelus non è uno che lascia correre un insulto, ma in questo momento non sembra molto interessato a quello che gli dice Spike, infatti mi sta fissando. Credo che mi stia sondando per capire quanto posso essere utile alla sua famiglia, non ho dubbi che se gli girassero appieno mi polverizzerebbe. Dico a me stessa che non devo aver paura e tengo lo sguardo ben alto su di lui. Lo fisso negli occhi in cerca di un segno di accettazione, ma lui non me ne da.
“Sai, a vederti così mi sembri proprio insipida, ragazzina.” Mi dice infine, solo che lui non sa che neppure io apprezzo chi mi sfotte e non sto zitta a subire.
“Dovresti prendere un paio di occhiali nuovi, forse vedresti meglio.” In questo momento cala il silenzio. Drusilla mi guarda con occhi spalancati, neppure Spike aveva parlato con quella irriverenza durante il loro primo incontro. William, invece, ha un sorriso malizioso dipinto sul volto, consapevole di aver fatto una scelta perfetta quando ha deciso di prendermi come Childe. E Angelus… non ha cambiato fisionomia, mi guarda sempre fisso, come se io non avessi detto nulla, ma vedo che i suoi occhi stanno virando verso un pericoloso color giallo oro. È infuriato, me ne rendo conto anche io.
“Bene, bene, come se non bastasse un vampiro irriverente in questa famiglia, arriva la degna sorellina di Spike.” Dice con voce profonda avvicinandosi a me e appena mi arriva davanti mi dà uno schiaffo talmente forte che volo per la stanza.
“Ehi!” sento che Spike cerca di prendere le mie difese, ma viene bloccato da Drusilla per un braccio. Devo necessariamente cavarmela da sola. Mi rialzo sputando un po’ di sangue per terra e lo fisso. Mi colpisce di nuovo e ritorno per terra. Ok, due sono troppe. Come ritorna su di me, cerco di schivare e colpirlo, peccato che lui abbia qualche decina di anni più di me e mi mette al tappeto di nuovo. Riesco a colpirlo qualche volta, piano però e sto cominciando a temere che prenda un paletto, ma dopo che sono volata per l’ultima volta sulla parete della stanza lui mi lascia stare.
“Non sei male. Sei combattiva e fiera, forse ce la farai a resistere. Un solo sgarro a noi, che siamo tutti tuoi padroni, e sei polvere. Da domani inizia ad allenarti con Willy.”
“Spike!” urla il mio sire. E Angelus scompare nella stanza attigua tirandosi dietro Drusilla, già pronta per la mattinata di sesso che la aspetta.
Grazie al cielo c’è Spike. Mi aiuta ad alzare e cerca di capire se sono umiliata o rassegnata.
“Gli piaci, piccola, esattamente come piaci a me.” Mi dice calmo.
“Chissà cosa fa a chi non gli piace.”
“Ti auguro di non provarlo mai sulla tua pelle bianca, amore.” Il mio sire è dolce a modo suo. Siamo vampiri, la dolcezza non dovrebbe essere inclusa nel pacchetto, ma non è vero, c’è, a modo nostro. Comincia a pulirmi dal sangue che mi scivola sulla faccia leccandolo via. Il suo odore su me è inebriante: è un profumo di nebbia, quasi, di terra umida, ecco. Io lo amo e non riesco a farne a meno, ancora oggi che le cose sono tanto cambiate. Mi toglie tutti i vestiti e io mi sorprendo ancora a quanto poco pudica sia diventata. Prima di morire ero molto riservata, non mi piaceva farmi vedere senza nulla addosso, neppure al mio fidanzato, invece ora resterei così tutto il tempo. Lui guarda il mio corpo pieno di lividi dovuti alle percosse dell’Angelus e riprende la sua personale opera di pulizia fino a quando non è anche lui nudo e mi fa capire che sesso e sangue è il connubio migliore che ci sia al mondo.
Dopo ripetute dimostrazioni, giacciamo a letto, pronti a dormire un po’ prima di andare a caccia e lui mi parla. Mi racconta di Londra, delle sue gesta e di quelle di Angelus, mi parla delle cacciatrici, maledette ragazze che uccidono i nostri simili e mi parla del sangue, la nostra vera benzina, il vero fuoco di noi vampiri. È in quel mentre che fa la sua apparizione Darla.
“Dov’è Angelus?” chiede con voce fredda. Mio malgrado devo reprimere un brivido.
“È di la a giocare con Dru.” Risponde Spike con calma.
“E chi è questa… immondizia?” Sento ringhiare il mio sire, non vuole che mi si insulti.
“È la mia childe.”
“E lui l’approva?”
“Sì, non vedi che è ancora qui?” Darla si avvicina al nostro letto. Posso finalmente vederla in tutto il suo splendore: è vestita da gran dama, con un vestito di broccato rosso, che fa risaltare al meglio la sua carnagione pallida da vampira. Ha una cascata di capelli biondi legati in una crocchia e con dei gioiello che li tengono fermi, il volto angelico e un gran corpo. È bellissima, non avesse quegli occhi freddi e spietati.
“Alzati e vieni qui, piccola.” Mi dice con fare dolce. Io eseguo, non mi copro neppure e vedo che lei sorride, forse quello che vede non le dispiace. “Non sei poi malissimo, bel corpo tonico” e così dicendo mi tocca senza pudori “sei piena di curve, morbida come una buona italiana, vero? E piaci ad Angelus… vorrà dire che c’è del buono in te. Potresti benissimo diventare una di noi, anche se faccio fatica a crederlo.” Ha la voce sprezzante, i suoi occhi azzurri ghiaccio stanno cercando di incenerirmi e io ho la certezza assoluta di starle antipatica. Se devo stare attenta ad un paletto, quello sarà il suo. Mi prende il volto in mano e mi accarezza per poi baciarmi. La prima cosa che sento è il sapore del sangue, deve aver appena mangiato. Ma sotto sento il sapore di antico, che la caratterizza, capisco subito che lei è potente e mi abbandono completamente alle sue braccia. Le nostre lingue duellano e io mi aggrappo alle sue labbra per sentirmi bene. Poi lei si stacca.
“Ha un buon sapore… di fragola e sangue. Hai scelto abbastanza bene, cucciolo, ma stacci attento, non voglio che rovini tutto.” E così dicendo si gira e se ne va, verso la stanza dove dovrebbero esserci Angelus e Drusilla.
Spike mi abbraccia e mi riporta a letto con un sorriso diabolico stampato in faccia.
“Bella, vero? Una puttana molto cara.” E io annuisco. Quel bacio mi ha lasciato un po’ scossa. Preferisco di gran lunga sentire su di me le labbra fredde e piene di Spike, ma anche quelle di Darla non mi hanno disturbato. Come sono cambiata…
“Io preferisco te, Spike. E ti voglio ancora.” Dico senza pudore e lui senza replicare si avventa su di me e mi fa sua, ancora e ancora.
Siamo andati avanti così per qualche decennio. La famiglia mi aveva accolta perfettamente, giocavamo a turno con tutti senza scandali o problemi. Angelus si è dimostrato un grande maestro di perversione, ma soprattutto di dolore, Darla di esperienza e giochetti, Drusilla adorava viaggiare con la mente e il mio amato sire era un dio di passione e amore. Purtroppo la nostre vite si sono sgretolate in una notte a Madrid, poco prima dell’inizio della seconda guerra Mondiale. Io e Spike eravamo usciti per la nostra sessione di caccia e gli altri tre avevano preferito restare a casa a scopare ancora un po’. Meno di un’ora dopo Spike sentì che Drusilla era nei guai, grazie al loro legame. Arrivammo alla nostra dimora e trovammo solo cenere. La più grande banda armata di demoni mai vista in città aveva circondato il palazzo e gli aveva dato fuoco, per vendetta contro di noi. Dovemmo scappare anche noi, altrimenti io non sarei qui a raccontarvi questa storia. Ci rifugiammo in una vecchia cripta e li attendemmo la notte dopo. Scoprimmo che solo Angelus era sopravvissuto alla strage, però era tremendamente sfigurato dalle fiamme. Giurò vendetta e noi con lui. Le nostre donne la esigevano e l’avrebbero avuta. Ci mettemmo tre mesi, ma li uccidemmo tutti. Massacrammo ogni singolo membro presente quella notte e poi impiccammo i cadaveri davanti i covi delle varie gang demoniache della città come avvertimento. Nessuno ci diede più fastidio.
Solo che Angelus non aveva più voglia di stare con noi. Se ne andò, senza salutare, come era solito fare. E io e Spike rimanemmo da soli.
Mi direte: ma come, la storia della tua famiglia è già finita? No, ragazzi, non è nemmeno iniziata. Ho scritto tutto questo per farvi capire che razza di personaggi siamo, per farvi capire i nostri legami. La vera storia comincia ora, con l’arrivo a Sunnydale, Bocca dell’inferno, 2005. È qui che io e Spike abbiamo messo su famiglia.

Capitolo 1

Una macchina nera solca la notte, ha i vetri oscurati da vernice scura e dentro ci sono due persone. Non sono persone normali, sono una coppia centenaria dalla pelle d’alabastro e le fattezze di angeli, ma con le zanne acuminate e i sensi degni dei migliori predatori.
La macchina sbanda pericolosamente e centra in pieno il cartello di benvenuto della città, i due scendono e il ragazzo dice:
“Casa dolce casa” facendo ridere la sua compagna. Lui è Spike, detto William the Bloody per la sua sete di sangue, mentre lei è la sua childe, Sharin. Sono arrivati perché hanno sentito che la nuova Cacciatrice è qui. Loro non scappano da lei, anzi la cercano per poterla uccidere. Spike ne ha già fatte fuori due e Sharin una, ma solo per caso, la voleva lui in realtà.
Lui è bello, con i capelli tagliati corti ed ossigenati. Cerca di tenerli fermi con del gel, ma con scarsi risultati, sembrano più che altro delle onde di grano. È vestito completamente di nero, jeans, maglietta e camicia. Per completare il look porta uno spolverino di pelle che gli arriva fino alle caviglie e degli anfibi pesanti.
Lei, invece, preferisce qualcosa di più sportivo. Immancabili jeans blu elettrico, una camicetta bianca e delle scarpe da ginnastica della Nike, giubbotto jeans. I lunghi capelli castani sono raccolti in una coda alta e ricadono sul collo nudo, i profondi occhi nocciola scrutano attentamente la notte. Porta gli occhiali, ma solo per vezzo: le piacciono come accessori da coordinare, ne ha una collezione intera, solo che le lenti sono di plastica e non servono a nulla. Il corpo è arrotondato, non grasso, ma morbido, un bel seno pieno e un dolce ingannevole sorriso. Se non si nutrisse di sangue potrebbe benissimo passare per la classica ragazza della porta accanto.
“Città pidocchiosa.” Sentenzia Sharin. “Saremmo stati meglio a Boston.”
“Ma a Boston, passerotto, non c’era la cacciatrice. Vorremmo mica perderla.”
“Hai ragione. Amore, io ho fame.” Dice civettuola lei, facendolo ridere.
“Giusto, andiamo a vedere cosa offrono i bassifondi di Sunnydale.”
Ci mettono poco ad arrivare, la città è proprio piccola. Pochissime anime in giro, forse sanno che è pericoloso aggirarsi per la Bocca dell’Inferno di notte. Trovano qualche prostituta che si vende, qualche ragazzetto scappato di casa, ma Sharin non li vuole, troppo innocenti per i suoi gusti. A lei piace il sangue dei veri cattivi, spacciatori, ladri, assassini. Le piace scorgere il terrore nei loro occhi un attimo prima che lei li azzanni, le piace far capire loro che stanno per morire. Raramente ha dato il bacio della morte con gentilezza, solo rari casi lo meritavano, la maggior parte dei suoi pasti è stato violento e brutale. Spike si fa meno problemi quando mangia, ma per affetto verso la childe non dice nulla e l’asseconda.
Ecco, lo trovano: è un tizio di una trentina di anni, sta vendendo della polverina bianca ad una ragazza vestita come una puttana che avrà si e no quindici anni. Lei ha delle occhiaie pesanti e trema come una foglia: è sicuramente in crisi d’astinenza. Quando se ne va, Sharin esce dall’auto.
“Ehi, a quanto la fai?”
“Non so di che parli.” Cerca di difendersi lui. Non si fida, non vorrebbe che fosse un’imboscata della polizia.
“Non prendermi per scema, credi che non abbia visto quello che hai dato alla ragazzina. Muoviti, io e il mio stallone in macchina vogliamo sballare del tutto questa notte.” E per far capire che non ha problemi, fa sgusciare fuori dalla tasca un biglietto da cinquanta dollari. Lui sgrana gli occhi. Non è un pesce molto grosso e tanti soldi in una volta non ne vede. Cerca di tirare il prezzo al massimo.
“Questa è roba buona, venticinque dollari alla dose.” Sharin sorride crudelmente e lui per la prima volta ha paura e lei lo capisce subito.
“Tu ti fai della stessa cosa?” chiede lei.
“No, io non mi faccio, vendo solo, così mi pago l’auto.” Spiega lui.
“E lasci morire gli altri.” Conclude lei. Intanto Spike è uscito dalla macchina, sa che Sharin sta per attaccare e lui adora vederla all’opera.
“Nessuno li obbliga a comprarsi la roba.” Fa lui incurante di tutto.
“Hai ragione, ma tu potresti non venderla. Sai… ho bevuto spesso sangue di gente come te ed ha un retro gusto di sensi di colpa da farmi infiammare.” Lui la guarda con occhi pieni di terrore: lei si è appena trasformata in un mostro. Gli occhi castani hanno lasciato posto a delle iridi dorate, come se fosse un gatto, il volto è solcato da protuberanze orrende. Se la fa sotto e cerca di correre, mentre una risata fredda e cristallina lo raggiunge. Non riesce ad arrivare alla fine del vicolo, che si ritrova a sbattere contro il muro. Sente il fiato freddo della ragazza sul collo.
“Ti prego, non farmi del male. Non spaccerò più, lo giuro.” Cerca di impietosirla.
“Oh povero bambino, deve pagarsi la macchina.” Lo sbeffeggia lei con crudeltà. “Esistono i lavori onesti. Hai ragione, potrei lasciarti, ma quanti ragazzi sono morti per causa tua? Quanti pasti ci siamo persi io e il mio Sire? Non mi sembra giusto lasciarti.” Dice strattonandolo. Lo porta verso l’auto, più vicino a Spike. “E poi, sai, al mio uomo piace vedermi mentre bevo qualcuno. Non vorremmo mica deluderlo?” e ride, mentre Spike le sorride indulgente. Lo spacciatore mugola e geme, incapace di dire una sola parola, sente che i suoi pantaloni sono caldi e bagnati: se l’è fatta addosso e si vergogna.
“Cosa si prova a sapere di star per morire?” gli chiede in un orecchio Sharin, ma lui non risponde, non ci riesce. Lei affonda i canini nella tenera carne del collo e subito sente il fiotto potente della giugulare, reso ancora più forte dal battito impazzito per la paura. Continua a bere, fino a quando il cuore ha smesso di battere, poi lo lascia a terra. Si tiene solo soldi e droga. I soldi serviranno per prendere qualcosa e la droga la farà finire nel lavandino. Sharin odia le droghe.
Lo spacciatore sente l’ultimo alito di vita e l’ultimo pensiero che passa per la sua mente è che la morte ha il volto di donna.
“Ben fatto. Andiamo a cercare un posticino per dormire? A breve arriva l’alba.” Dice Spike baciandola. È un bacio appassionato, nonostante più di un secolo passato assieme.
“C’è ancora un po’ di tempo prima… guarda che bel vicolo tutto per noi.” Risponde Sharin sorridendo maliziosa e portando la mano del suo sire sotto la camicetta bianca. “potremmo usufruire del tempo rimasto…” Lui non se lo fa ripetere due volte, non gli serve per decidere, vederla uccidere quel tipo l’ha eccitato enormemente e si ritrova il c...o duro come marmo. La sbatte sul muro senza troppa grazia e la prende facendola urlare come voleva.
Per fortuna riescono a trovare una fabbrica abbandonata prima che il sole faccia capolino da dietro le colline di Sunnydale. Li riposeranno fino alla notte dopo, quando torneranno a caccia di cattivi.

continua
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princes_of_the_univers
MessaggioInviato: Gio Lug 20, 2006 8:10 pm  Rispondi citando
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Capitolo 2

Il sole sorge e in una piccola stanza da letto una ragazza si sveglia. Non ha dormito molto e il suo sonno è stato tormentato da incubi ricorrenti. Ha sognato di essere rincorsa da decine di vampiri e nonostante la sua forza non riusciva a sconfiggerli. Eppure un nuovo volto si affacciava, una figura completamente nera con i capelli biondi platinati avvinghiata ad un’altra figura, sempre scura, ma lei non riesce a vederli in faccia, non sa chi sono.
Si alza e si prepara la colazione, solo un po’ di biscotti ed una tazza di caffè lungo. Non ha chi si prende cura di lei, vive sola a Sunnydale. Sua madre non riusciva più a tollerare il lavoro che doveva svolgere la figlia e quindi le aveva lasciato la casa e si era trasferita a Los Angeles. Non le faceva mancare nulla, ma abitavano lontane.
Buffy Summers, questo è il nome della ragazza, si veste: niente di troppo vistoso, jeans e top con un paio di scarpe con il tacco. Poi prende la sua borsa con i libri e ci aggiunge una bottiglietta di acqua santa ed un paletto. È questo che la rende diversa dalle altre ragazze, ma lei non se ne cruccia, le piace quello che fa e se a scuola la considerano tutti una matta, a lei non importa. Non ha amici, da quando Willow Rosemberg e Xander Harris sono stati vampirizzati dal Maestro. Uscivano sempre loro tre assieme, un piccolo gruppo di nerd, ora è rimasta sola con il suo Osservatore. Rendere vampiri i suoi migliori amici era stato un vero schiaffo per Buffy. Lo sapeva che il Maestro voleva sbeffeggiarla ed un giorno lo avrebbe impalettato. Era riuscita a fermare la sua ascensione, ma ancora non potevano dirsi al sicuro.
Va a scuola in bicicletta, non ha ancora l’auto. Sa che se si mettesse a correre farebbe prima, ma la mattina non ama sudare. Arriva in tempo per il suono della campanella e così inizia la sua falsa vita. Le lezioni, le classi, la mensa… Buffy sa che questa è una facciata bella e buona per nascondere l’assassina che c’è in lei. Non vede l’ora che finisca la scuola per correre via, per essere libera. Qui la guardano come se fosse malata e lei è sempre sola, raramente scambia qualche parola con le ragazze, mentre i maschi si tengono a debita distanza. L’ultima volta che uno ci ha provato con lei, si è ritrovato con i coglioni spappolati. Sorride a quel ricordo e spera di trovare un ragazzo che sappia tenerle testa.
Finalmente la campana finale suona e lei corre via. Il preside Snayder la guarda con odio, lui sa chi è lei e cerca di metterle i bastoni tra le ruote appena può. Ma stavolta la deve lasciar andar via. Buffy vola superando la città, si lascia dietro case e negozi, fino ad arrivare ad una comprensorio di case. Entra nella piccola corte, lascia la bicicletta e bussa ad una porta rossa con il numero 14 sopra. Le viene ad aprire un uomo che ha quasi raggiunto la trentina. È alto, con delle belle spalle larghe, abbastanza snello, non dà l’idea di un armadio. Ha i lineamenti regolari, delicati; gli occhi azzurri brillanti dietro le lenti degli occhiali che tentano di nasconderli, una bocca dolce e delicata, molto spesso aperta ad un sorriso, specie per Buffy. Tiene un accenno di barba, che lo rende più affascinante. La sua unica pecca estetica è di vestire completamente di tweed inglese. Vuole apparire serio e studioso, anche, però ama quel tessuto perché gli ricorda la sua patria, lasciata per seguire questa ragazza dal futuro incerto.
“Ciao Buffy, entra.” Dice lui.
“Ciao Wes.” Risponde lei. Wesley Wyndham-Price è il suo Osservatore. Discende da una lunga stirpe di osservatori, membri del Consiglio, era abbastanza chiaro che un giorno sarebbe diventato osservatore lui stesso. Però, molto spesso, si chiede se quella vita è giusta. Ha studiato a fondo i diari dei suoi predecessori, trovandoli vuoti e freddi. Sono tutti pieni di date e avvenimenti, ma non traspare calore per le proprie protette da quelle pagine. Lui vuole bene a Buffy, la considera una sorella minore, l’idea che possa succederle qualcosa lo spaventa. Una volta l’ha quasi persa, durante l’ascesa del Maestro: lui l’aveva annegata, non c’era più battito, ma Wesley l’aveva salvata facendole la respirazione bocca a bocca. Questo aveva cementato il loro rapporto ancora di più, ormai passavano assieme moltissimo tempo, studiando o allenandosi.
Oggi Wes va di fretta, deve aprire il negozio: ha aperto la prima libreria dell’occulto della città. Non ha molti clienti di solito, perché a pochi interessa l’argomento ed i veri libri importanti li tiene nel magazzino, in modo che possa consultarli ogni volta che gli serve.
“Come è andata a scuola?” gli chiede mentre prende due bicchieri di latte.
“Come vuoi che sia andata? Come al solito… tutti mi odiano e sono sola. Ancora latte? Non sono una bambina Wesley!” risponde Buffy prendendo il bicchiere che le porge il suo osservatore.
“Vero, però fa sempre bene e visto che ti rompi le ossa spesso, questo aiuta a rinforzarle.” Devono in silenzio mentre lei prende i libri di scuola: anche se è una Cacciatrice deve fare i compiti.
“Ho fatto di nuovo quel sogno.” Esclama lei tra un esercizio di chimica e l’altro.
Wes la guarda con sguardo triste. Sa che la sua protetta soffre di incubi dovuti al Maestro, ma non può fare nulla per aiutarla.
“Passeranno, Buffy. Prima o poi batteremo il maestro, stai tranquilla.”
“Era diverso. Non morivo, apparivano due figure e mi salvavo.” Wesley era interessato.
“Che intendi per due figure? Riesci a descriverle?”
“Erano un uomo e una donna. Lui tutto nero, capelli chiari, lei tutta nera, non sono riuscita a vederli bene, era solo un sogno. Secondo te vuol dire qualcosa?”
“Non lo so. Magari sì, magari no. Potrebbe essere il tuo inconscio che cerca aiuto. Vedremo come si svilupperanno i tuoi sogni e poi sapremo.” Conclude Wes accarezzandole la testa per infonderle coraggio. “Piccola, devo andare al lavoro. Vuoi venire con me o ci vediamo al Restifield direttamente stasera?”
“Vado a casa. Ci vediamo dopo. Ciao Wes.”

La sera giunge in fretta. Due figure oscure si aggirano per la città. Hanno già banchettato con alcuni onesti cittadini di Sunnydale, magari onesti non molto, visto che avevano da poco rubato ad una coppia. Questa notte vogliono trovare un posto dove vivere, la fabbrica non li soddisfa molto, è piena di polvere e calcinacci, sono gente di classe, loro.
“Una bella cripta al cimitero più chic della città… un demone ha detto che si chiama Restifield.” Dice Spike con la consueta sicurezza.
“Bene, andiamoci.” Abbracciati come due teneri amanti, si avviano verso cimitero. Ridono e scherzano come se fossero due ragazzi qualunque.
“Sembra che non ci siamo solo noi qui.” Osserva Sharin da dietro una lapide. In lontananza una ragazza sta combattendo contro due vampiri in assetto da caccia.
“Uh uh, invece della casa troviamo la nostra futura preda.” Cominciano a fissarla: lei si muove bene, pochi movimenti tutti giusti e dopo poco intorno a lei non resta che polvere.
“Si muove bene, per essere una ragazzina.”
“Si, non male, ma con noi non durerebbe molto.” Dice Sharin allegra.
“Io non ne sarei così sicuro. Mi ricorda Nikky.” Sharin lo guarda stupita. Nikky era la seconda cacciatrice uccisa da lui a new York negli anni sessanta. Spike l’aveva sempre declamata come la migliore combattente che avesse mai conosciuto. Paragonare quella ragazza a Nikky era una cosa piuttosto forte. “Non ne sei convinta, Sharin?”
“Sei tu l’esperto di cacciatrici, non io. Che vuoi fare, ucciderla subito?”
Spike non risponde, segue Buffy che mi muove tra le lapidi in cerca di altre prede. Non la vuole perdere di vista, nella sua mente comincia a prendere forma un progetto leggermente diverso rispetto l’originale.
“Penso che prima di ucciderla mi ci divertirò. Ho sempre pensato che ci deve essere una cosa migliore di uccidere una cacciatrice ed è scoparla. Voglio vedere se è vero.”
“Ti stai infilando in un ginepraio tesoro. Stai solo attento ai paletti, non mi va di perdere il papà…”
Ora Buffy sta combattendo con un demone alto quasi due metri che la sovrasta di non poco, visto che lei non è molto alta. È squamato, blu e con le corna ricurve. Sembra piuttosto forte, ma lei non si perde d’animo e lo colpisci a ripetizione con calci e pugni. Poi, tutto ad un tratto, da un cespuglio li a fianco, compare Wes armato di balestra, che uccide così la bestia di turno.
“Grazie Wesley, così abbiamo finito e posso andare a dormire prima. Sono distrutta, domani non ho voglia di andare a scuola. Mi puoi fare una giustificazione? Dì che sto male, tanto non interessa a nessuno.” Da quando la madre di Buffy se ne è andata, Wesley è diventato il suo tutore legale.
“Buffy, io capisco che quell’ambiente non sia il meglio per te, ma non puoi saltare troppo la scuola.”
“Ti prego. Ti prego. Ti prego.” Cerca di impietosirlo lei. “Sono notti e notti che continuo a fare incubi e a dormire malissimo. Fammi stare a casa, sarò ancora più efficiente domani sera.” Wes sospira e cede.
“Va bene, ma solo un giorno. Scriverò che non ti sentivi troppo bene e che ho preferito tenerti a casa.”
“Grazie!” dice lei abbracciandolo forte. È l’unico amico che ha e vuole tenerselo ben stretto.
I due vampiri li osservano nascosti nell’ombra. Un lampo dorato solca le iridi castane di Sharin.
“Secondo te quello è il suo osservatore?” chiese Spike curioso.
“Certo che lo è e lo conosciamo pure, honey.” Risponde Sharin convinta, mentre il suo compagno la osserva stupito. Non si ricorda di aver mai visto quel damerino in Tweed prima, anche se ammette che tutti gli osservatori hanno uno stile piuttosto retrò per i vestiti.
“Non me lo ricordo.”
“In effetti non conosciamo lui, ma suo padre.”
“Uh?”
“Quello è Price junior. Suo padre è Roger Wyndham-Price, conosciuto nel ’63 se non sbaglio, in un orfanotrofio svizzero. Abbiamo mangiato un paio di suoi amichetti. Credi che lui ci odierebbe come il caro paparino?”
“Non ci posso credere… un altro Price sul nostro cammino.”
“Cosa vuoi, una stirpe di osservatori in famiglia. Prima o poi lo avremmo beccato, credo.” Continuano a fissarli interessati.
“Da quando in qua un Osservatore agisce, invece di rimanersene chiuso in un polveroso ufficio? Non sapevo che il Consiglio avesse cambiato le regole.” Dice Spike, mentre vede i due pedinati uscire dal cimitero.
“Non lo so, forse è Junior che è un’eccezione.”
“Vuoi giocarci un po’, zuccherino?” Negli occhi di Sharin passa un lampo dorato di eccitazione. A guardarlo con quella balestra, si è eccitata. Gli osservatori che ha visto sono tutti topi da biblioteca che preferiscono rinchiudersi dentro una stanza piuttosto che andare a rischiare la pelle, invece Wes non le è sembrato così. Lei è convinta che all’occorrenza avrebbe saputo benissimo maneggiare un paletto, anche in una situazione particolarmente…calda e questo le dà ancora maggiori brividi.
“Tu sei deciso a conquistare lei, mi pare di aver capito.” Glissa senza convenevoli.
“Certo. Se vedo che è proprio un manico di scopa la uccido prima, ma ho il pensiero che non sia così.”
I due camminano per il cimitero presi dai loro pensieri e alla ricerca di una dimora. Sanno benissimo che dietro di loro ci sono almeno cinque vampiri che li seguono, ma vogliono far finta che non gli importi molto.
“Questa mi sembra una cripta interessante. Chissà se è vuota.” Si chiede Spike contemplando una costruzione piuttosto grande, con il tetto a tempio greco. Era bianca in origine, ma il tempo passato l’ha resa grigiastra. Apre i battenti della porta e si ritrovano in una stanza libera, con solo un sarcofago nel mezzo. C’è un sacco di polvere e molte liane di rampicanti che scendono dalle aperture tra il tetto e i muri. Non c’è neppure una croce, segno che li dentro ci avevano abitato già comunità vampiriche. C’è anche una specie di botola che si apre verso il basso. Guardandoci dentro vedono che c’è un bel materasso a due piazze.
“Perfetta, amore, ma credo che ne usufruirò solo per stanotte.” Risponde Sharin al suo amante.
“E perché, di grazia?” domanda lui con un applombe da vero inglese con occhi sbarrati.
“Perché tu vuoi conquistare una Cacciatrice e io il suo osservatore… questa cripta non è abbastanza grande per tutti e quattro. E poi, sai che mi piacciono le casette pulite, qui c’è troppa polvere.”
“Uhmmm, fai come desideri, ma ogni tanto vieni a trovarmi, vero?”
“Ovvio, come farei senza di te?” e così dicendo lo bacia appassionatamente, facendo guizzare la lingua fredda nella bocca di lui e, approfittando della loro intimità, gli morde il labbro fino a farlo sanguinare, in modo da poter assaggiare il ricco succo del suo sire. Poi soddisfatta si stacca. “Che ne dici? Chiediamo a quei rompi palle che vogliono?”
“Ci stavo pensando pure io.” I due vampiri escono dalla loro neo cripta e li trovano li, i cagnolini che li seguivano. “Allora, che ci fate qui? Volete parlare o combattere? A noi non porta differenza.” Dice Spike con tranquillità.
“Siamo qui per ordine del Maestro, vi vuole parlare.” Dice il primo vampiro per nulla impressionato.
“Perché dovremmo parlare con il vecchietto.” I loro inseguitori iniziano a ringhiare.
“Come osate parlare di lui in questo modo?”
“Sentite, smettere di rompere e portateci da lui, basta tornare qui per l’alba.” Decide Spike per tutti. Vuole sapere che cosa vuole da loro il nonno. Seguono i vampiri fino ad una specie di grotta fuori città. È circondata da un bosco di alberi completamente morti, come se la cattiveria sprigionata dai demoni di quella zona li avesse uccisi tutti.
“Dentro.” Ordina il capo vampiro.
“È veramente un posto sudicio. Ti rendi conto che il padrone di casa è parente nostro?” esclama scandalizzata Sharin.
“Al nostro nonnino non è mai piaciuta la pulizia. Te lo ricordi l’ultima volta? Bah…”
Arrivano in un antro illuminato da molte torce. Nel mezzo c’è un lago pieno di sangue e al muro sono incatenati ragazzi e ragazze, la maggior parte svenuti. I pochi ancora svegli gemono di dolore. Hanno evidenti segni di morsi sul collo. Spike sorride a vederli.
“Spuntini notturni?”
“La solita irriverenza, vero William?” la voce che li fa girare è quella del Maestro. È uno dei vampiri più vecchi in circolazione. È da così tanto tempo che è trasfigurato con il volto della caccia, che nessuno ha mai visto i suoi veri lineamenti. Gli occhi dorati svettano sul volto pieno di protuberanze. Le labbra sono rosse i sangue, è probabile che abbia appena mangiato. Indossa un completo di pelle nera, ma Sharin pensa che ad Angelus sarebbe stato molto meglio, il Maestro non l’è mai piaciuto e non cambierà idea proprio ora.
“Non mi piace cambiare. Che vuoi da noi?” risponde Spike, incurante degli sguardi assassini che gli vengono rivolti dai numerosi childe presenti nella grotta.
“Voglio sapere che ci fate qui alla Bocca dell’Inferno.”
“Facciamo i turisti, nonno.” Dice Spike sorridendo crudelmente.
“Mettiamo le cose in chiaro, bambini, questa città è mia. Toglietevi dalla testa ogni pretesa di possesso. IO sono il Maestro!” tuona il vampiro millenario.
“Puoi tenertela questa pidocchiosa città. Sai che me ne faccio di Sunnydale!” risponde Spike per nulla impressionato. “Se avessi voluto essere padrone di una città, sarei rimasto a Madrid, visto che era già nostra.” Il Maestro socchiude gli occhi scrutando i suoi due nipoti.
“Madrid… è dove è morta la mia Darla. Dovreste essere a vendicare la vostra generatrice, invece di girare il mondo.”
“L’abbiamo già vendicata, più volte.” Decide di parlare Sharin per la prima volta.
“Bene, la cuccioletta sa parlare.”
“Senti, abbiamo messo in chiaro che non ci interessa questa città, possiamo andare? Questo posto sembra una discarica!” continua lei, senza scomporsi per il sarcasmo del Maestro.
“Ti dovrei squarciare la gola per come ti sei rivolta al grande Maestro.” Spike e Sharin si girano verso la voce e vedono una coppia di vampiri, decisamente molto giovani, ma già abbastanza forti. Lei è una bella rossa naturale, con i capelli tagliati corti, alla maschio, profondi occhi grigi e freddi, mortalmente pallida su cui spiccano le labbra piene colorate di rosso fuoco, mentre lui è castano e alto, ma il resto si perde, visto che ha il volto della caccia addosso. Sono vestiti entrambi di pelle nera, ma lui porta anche una t-shirt bianca ed una collana dorata.
“E tu dovresti imparare a vestirti, caro mio. Lo sai che il look da spacciatore non va più di moda?” risponde Sharin. Lui ringhia, mentre la sua compagna si svincola dall’abbraccio e si avvicina a lei.
“Mi annoio.” Dice la rossa accarezzando Sharin. “Vuoi giocare con me?”
“No, piccola cagnetta. Non mi va di giocare.”
“Buoni cuccioli. Xander, Willow, lasciate perdere questi due. William è sempre stato un ribelle e la sua childe non può essere troppo diversa. Andatevene voi due e vedete di non calpestarci i piedi stando qui.”
Spike e Sharin si voltano e se ne vanno. Per loro è stata solo una perdita di tempo, il loro vero obiettivo e di tutt’altra natura.
Arrivano alla cripta e decidono di inaugurare subito il luogo facendo l’amore ovunque si possa fare per poi dormire. L’indomani avrebbero dovuto cominciare il loro lavoro.

continua
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MessaggioInviato: Ven Lug 28, 2006 8:59 pm  Rispondi citando
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Cap. 3

Giunge una nuova notte a Sunnydale e una figura si muove sinuosa per le strade. Sharin scruta attentamente le case disponibili: grazie alla enorme mole di morti violenti c’è un continuo ricambio di posti.
Ha visitato già parecchie palazzine, ma ancora non è pienamente soddisfatta. Adesso è a vedere un attico nella zona bene della città e deve ammettere a se stessa che le piace molto. La pavimentazione è completamente fatta di parquet di ciliegio che rilascia un gradevole profumo. La porta dà direttamente su un piccolo soggiorno con un divano color azzurro mare, un tappeto in coordinato e un piccolo tavolino con un piano di cristallo davanti. Non c’è finestra, ma solo una porta a vetri scorrevole che dà su un terrazzino pulito. C’è un mobile su cui è poggiato un televisore e una libreria momentaneamente vuota. Separata da una isola con una piana di marmo c’è la cucina con le piastrelle bianche e i mobili in legno coordinate al soggiorno, quattro fuochi ed un lavello con una vasca sola.
Il bagno è lindo, pronto con delle piastrelle blu che Sharin ama da subito. C’è una bella vasca per poter fare dei bagni comodi.
C’è anche una piccola camera con un letto matrimoniale, un comodino e una armadio tutto in legno di ciliegio. Emana una sorta di malinconia, ma Sharin decide di prenderlo.
“Costerà caro.” Dice l’agente immobiliare in giacca e doppio petto.
“Fa nulla, non ci sono problemi per questo.” Risponde lei noncurante gli lascia una mazzetta di banconote e lo sbatte fuori. Vuole cominciare il trasloco al più presto. In realtà ha poche cose, viaggiare con Spike implica essere leggeri di bagaglio, dato che girano con una scassata DeSoto. Basta un viaggio solo e i suoi scatoloni di libri, cd e qualche vestito sono nella loro nuova dimora.
“Passerotto, sei sicura di voler stare qui?” chiede Spike che la ha aiutata.
“Certo. Oggi mi ambiento e domani andrò all’attacco.” Il suo sire la lascia tranquilla, dopo un lungo bacio di arrivederci: anche lui deve attuare un piano di conquista.
Sharin come prima cosa attacca un computer portatile alla linea telefonica: essere un vampiro centenario non significa doversi estraniare dal mondo e dal suo progresso. L’usuale suono del modem riempie il soggiorno. Poco dopo si apre la familiare finestra di Google. Digita il nome “Wesley Wyndham-Price” e un lungo elenco di siti appaiono.
“Internet, che pacchia.” Mormora allo specchio. “Ma guarda, il nostro Osservatore è il proprietario di una libreria specializzata nell’occulto. Credo che domani andrò a prendere un libro nuovo.” Dice sogghignando.
Grazie al sito del suo college, Sharin scopre che Wes è laureato in lettere antiche con il massimo dei voti, faceva parte della squadra di spada medioevale e che scriveva per il giornale scolastico. Lei fa un fischio ammirato.
Un pallido sole comincia a tinteggiare l’orizzonte e Sharin capisce che è il momento di andare a dormire. Copre la piccola finestra con un pesante drappo e si butta sul letto appena preparato con delle fresche lenzuola rosse bordeaux e si addormenta lentamente, ripensando all’Osservatore con la balestra e sorride.

Mentre Sharin fa le sue ricerche, Spike fa la sua. Ha girovagato per qualche cimitero in cerca di Buffy, ma per ora non ne ha visto neppure l’ombra. Ha paura che probabilmente non sia andata in ronda quella sera. Proprio quando stava per decidersi a trovare un bar aperto per un goccio di sangue extra, la trova. Sta polverizzando qualche novellino, solita routine per una come lei, eppure Spike la trova superba. Sì, non ha altri aggettivi per descriverla. Si muove alla grande, magari dovrebbe essere affinata nella lotta, ma se la cava bene lo stesso. Spike guarda quei capelli che seguono i suoi movimenti creando una tempesta bionda, dove lui vorrebbe perdersi. Sì, la farà sua.
Buffy si aggiusta i vestiti, è ora di andarsene a casa, in fondo l’indomani deve andare a scuola e Wesley non può giustificarla ancora. All’improvviso si blocca: sente che c’è una creatura oscura li vicino, ma non riesce a vederla: il cimitero è buio e lei non possiede una super vista. Deve usare gli altri sensi per sopperire la sua mancanza. Passano pochi secondi, ma a lei sembra un’eternità: è tesa, non sa che cosa aspettarsi e perché il suo avversario non si muove.
“Chi c’è?” urla. Poi lo sente, un rumore secco, di zippo che si apre e lo vede. È appoggiato su una lapide, che si accende una sigaretta. Buffy non riesce a scorgerne i tratti e si avvicina con cautela, poi il cuore le si ferma. Davanti a se ha l’uomo più bello che abbia mai visto in vita sua, nessun ragazzo della scuola può minimamente paragonarsi a lui. il fisico asciutto e foderato di nero in ogni sua parte, con quello spolverino flessuoso che arriva quasi a toccare per terra. Le dita sottili che tengono la sigaretta, fanno immaginare a Buffy una mano delicata e capace di accarezzare con estrema dolcezza. E poi il viso, oh quel viso: inimitabile. Le labbra dischiuse in un sensuale sorriso, gli zigomi splendidamente scolpiti e capelli biondo platino la fanno sussultare.
“Ciao Raggio di sole!” la sua voce bassa le dà i brividi, senza tener conto dell’accento inglese terribilmente sexy anche per lei che è abituata a sentir parlare Wes.
“Chi sei?” chiede lei cercando di sopprimere l’imminente bisogno di balbettare.
“Uno che passava di qua.” Risponde Spike tranquillo e lei sbuffa.
“Oh, andiamo. Sei un vampiro, non puoi dirmi che sei qui solo per farti una passeggiata notturna.” Lui si alza completamente e la fissa sorridendo dolcemente.
“Hai ragione, zucchero, non è bello dire bugie…quindi ti dirò che sono venuto qui per ucciderti. Sei più contenta ora?”
Buffy rimase come fulminata: le parole erano state dette con estrema crudezza, eppure lui aveva mantenuto l’espressione dolce di poco prima.
“Chi sei?” chiede di nuovo lei con voce tagliente. Spike le si avvicina fino a pochi centimetri dal volto e lei può morire annegando nel mare dei suoi occhi blu.
“Io mi chiamo Spike e sarò la tua morte.” Poi si allontana per godersi al meglio la sua espressione. Buffy è stordita per l’intensità delle sue parole e per il profumo che l’ha avvolta prima: è un mix di fumo di sigaretta, uomo e terra umida. È già eccitata. Cerca di riprendersi al più presto, diamine, lei è la Cacciatrice, non può farsi mettere sotto da un vampiro, neppure se così bello come lui.
“Non sottovalutarmi troppo, odio quando lo fanno. Lo sai quanti me lo hanno detto? E guarda caso sono tutti polvere.” Lo aggredisce.
“Ma io non sono come tutti gli altri. Io sono un vero vampiro, uno con le palle, piccola. Uno come me non lo hai mai affrontato!” ribatte con sicurezza.
“Non sarai peggio del Maestro e guarda che io ho combattuto contro di lui.”
Spike ride a pieni polmoni per quelle parole. Gli piace la sicurezza che lei dimostra.
“Però non l’hai polverizzato, mi pare.” Buffy non risponde. “Touchè, vero? È vero, quel bastardo è ancora in circolazione, il nonno è piuttosto attaccato alla sua lurida vita.”
“Il nonno?”
“Già… siamo parenti, più o meno.” Spike annusa l’aria e si volta. “Ciao Cacciatrice, per questa volta ti lascio vivere, mi sei quasi simpatica, ma domani notte… domani si balla, voglio vedere se sai usare bene quel paletto o se ti piace solo infilzarci un vampiro.” Buffy lo vede andar via con una camminata ciondolante terribilmente sexy, cercando di capire che cosa volesse dire lui con quelle ultime parole sul paletto. È solo quando è distesa a letto che cerca di prendere sonno che capisce il doppio senso e arrossisce furiosamente.
“Ecco, ora è decisamente impossibile dormire.” Mormora lei.

La campanella suona finalmente il via libera per tutti gli studenti della Sunnydale High Shool e Buffy corre di filato verso la libreria del suo Osservatore. Ha un disperato bisogno di sapere qualcosa di più di quel vampiro ossigenato che le ha rubato irrimediabilmente il sonno. Durante il tragitto ripensa ad ogni parola scambiata con lui, ogni suo minuscolo gesto e capisce che lui vuole giocare con lei. Avesse voluta morta avrebbe avuto almeno cinque possibilità di farlo ed invece lei è ancora lì, senza neppure un livido: se lo sente a pelle che un combattimento con lui sarebbe stato difficile.
“Ciao Wes, ho bisogno di te.” Urla irrompendo nel negozio quasi vuoto.
“Buongiorno a te Buffy. Anche per me è un vero piacere vederti.” Le risponde lui con la solita calma.
“Sì, sì, basta con i soliti convenevoli.” Si butta nel retro del negozio per aspettarlo: non si può permettere di parlare di vampiri e demoni davanti a tutti i clienti. Comincia a cercare informazioni sui primi libri che si ritrova davanti, senza troppa fortuna, poi finalmente giunge Wes.
“Che cosa c’è? Hai avuto problemi ieri notte?”
“No, in realtà. Solite cose, vampiri polverizzati e qualche demone in fuga. Però…” si blocca un attimo per cercare meglio le parole “…però alla fine, prima di tornare a casa, si è fatto vedere un tizio.” Wes si interessa maggiormente. “Dice di chiamarsi Spike.”
“Spike? Ma che razza di nome è?”
“È inglese.” Dice Buffy solo per completezza di informazione.
“E che c’entra questo? È un modo gentile per dirmi che il mio nome fa schifo?” Buffy arrossisce subito.
“No, no, Wes. Non voleva dire niente. Era così… per dire qualcosa.”
“Il fatto che è inglese è la cosa che ti ha colpito di più in lui? dimmi qualcosa di utile, è vecchio, forte o altre cose?”
Buffy pensa che la vera cosa che l’ha colpita è quanto figo fosse lui, altro che capacità nel combattere.
“Non ci siamo tirati un solo pugno. Lui è arrivato, ha detto che vuole uccidermi e poi se ne è andato. Ti sembra normale?”
“Puoi descrivermelo?”
“Alto, ma non troppo, costituzione sottile, longilinea, capelli biondo platino, occhi blu, zigomi favolosi, labbra da baciare e sicuramente un culo come a ogni donna piace, se non avesse quello spolverino che lo copre.” Wesley alza gli occhi al cielo a quella descrizione. Non è che lui sia particolarmente ferrato in materia di posteriori di uomini.
“Ora sarà tutto molto più facile…” sospira lui.
“Bhe, vedi quello che puoi fare. Ah, se può esserti d’aiuto, ha detto che è una specie di parente del Maestro, anche se non sembrava molto felice di quella parentela.”
“Se è parente diretto, vuol dire che potrebbe far parte dell’ordine di Aurelius… ti saprò dire qualcosa presto.”
“Grazie Wes, sei un angelo. Mi metto a fare i compiti qui.”

Il campanello del negozio annuncia l’arrivo di un cliente. Wes lascia il retro per accogliere come si deve il nuovo arrivato. È un cliente dell’ultima ora, fuori è già buio e presto chiuderà le serrande. Buffy è già andata a casa a prepararsi per la ronda e lui la vuole seguire.
Wesley si incuriosisce nel trovarsi davanti una ragazza piuttosto giovane, vestita con un semplice paio di jeans blu e una camicetta leggera scura. Si aggira per gli scaffali con aria interessata. Lui si perde un attimo a guardarla: non è una classica American girl griffata e anoressica, anzi è bella piena in ogni sua curva, gli ricorda i quadri di Botticelli; i capelli le ricadono sulle spalle come una voluttuosa cascata castana dai riflessi ramati e a Wes piace immediatamente.
“Buonasera, posso aiutarla signorina?”
Sharin sapeva già da tempo che lui era li a guardarla, ma fa finta di accorgersene solo ora. Si ferma ad osservarlo meglio: ha un maglione scuro da cui spunta il colletto della camicia nera che porta, i pantaloni verde bottiglia di taglio elegante non riescono a nascondere del tutto la muscolatura leggera. Le sta venendo l’acquolina in bocca.
“Stavo dando un’occhiata.” Risponde lei con voce volutamente bassa.
Wesley sussulta: è un’europea, come lui, ma non inglese. L’accento è più morbido, più rotondo. ‘Deve essere mediterranea’ pensa, visto anche la carnagione leggermente olivastra, nonostante traspari uno certo elegante pallore.
“Faccia pure, mi chiami se ha bisogno.”
“Per qualsiasi bisogno?” chiede lei maliziosa, lanciandogli un’occhiata languida.
“Eh?” lei sorride al suo imbarazzo rituffandosi fra i volumi antichi. Ne trova uno simpatico sui filtri d’amore, lo prende e lo porta al bancone.
“Scelta interessante. Cerca un fidanzato?”
“Chissà, magari l’ho appena trovato.” E così dicendo Sharin alza gli occhi verso di lui rimanendo piacevolmente colpita dal colore azzurro cielo delle iridi di Wes, che, da parte sua, si ritrova incatenato da quelle due perle nocciola così magnetiche, nonostante gli occhiali.
“Ah…” Wesley cerca di riprendersi da quelle avances così dirette. Lui non ne è abituato, frequentava una scuola maschile, le poche ragazze che ha avuto erano tutte amiche di famiglia ed erano più tranquille. “Ehm… lei è nuova qui in città?” ‘Che banalità, Wes, la prossima volta chiedile del tempo!” si dice tra se.
“Sì, sono arrivata un paio di giorni fa. Mi sembra un posto carino dove vivere.” Risponde Sharin continuando a fissarlo. “Carino il nome del negozio: ‘Libreria il Consiglio.’ Ha qualche significato?”
“Diciamo che è una questione di famiglia.”
“Capisco…”
Wesley ancora non ha neppure incominciato ad incartare il libro, è troppo preso da lei da farlo e decide di dare una scrollata a quella conversazione.
“Posso essere così ardito da chiederle come si chiama?” Sharin si mette a ridere rompendo il silenzio attorno a loro. “Perché ride? Ho detto qualcosa che non va?” chiede lui imbarazzatissimo.
“No, no, figurati. È che hai un modo così… inglese di chiedere le cose. Comunque puoi.”
“Cosa?”
“Chiedermi come mi chiamo.” Wesley sospira, non gliene va una giusta, è proprio negato con le donne.
“Come si chiama?” capitola infine.
“Visto che non era così difficile? Mi chiamo Sharin.”
“Sharin… nome particolare.”
“Lo trovo interessante. E tu che mi dici? Sei inglese, che ci fai qui?” sta creando apposta una certa familiarità, vuole cercare di mantenere segreta la sua identità di vampira.
“Sono venuto qui per seguire una persona. Come fai a sapere che sono inglese?” lei sorride.
“Bhe, accento a parte, ti sei visto allo specchio? Stile inglese dai capelli alle scarpe. Scommetto che quando sei in vacanza vai in giro in calzoncini corti, orrendo cappello di paglia e sandali con i calzini.” Ridacchia piano sulla espressione affranta di lui “anche se penso che saresti affascinante anche vestito in quella maniera.” Lui la guarda sorpresa, tanto che il libro gli scivola e una pagina gli taglia leggermente il dito. Sharin sente immediatamente l’odore del sangue.
“Oh, ti sei fatto male, dammi qua.” Gli prende la mano ferita sempre fissandolo negli occhi e si porta il dito fra le labbra iniziandolo a succhiare. Lei lo assapora sulla punta della lingua e decreta che il sangue di Wesley è dolce. Il ragazzo è ancora quasi del tutto puro ed innocente e a Sharin viene da sorridere al pensiero di tutte le cose che gli farà. Lui è sconvolto da questo gesto così sensuale e cerca di tirarsi indietro.
“Ma che cosa…” balbetta lui, mentre lei lo guarda come una gatta.
“Ma come, non ci ha mai provato nessuna con te, Wesley?” lui la guarda improvvisamente sospettoso.
“Come sai il mio nome?” Sharin si mette a ridere sbarazzina.
“Ops… mi hai scoperto.”
“Mi stavi seguendo?”
“No, ho solo preso informazioni su di te, anche se la miglior cosa che ho scoperto è che hai un sangue terribilmente dolce. Chissà se anche altri tuoi liquidi sono così buoni… credo che un giorno lo scoprirò!”
“Chi sei?”
“Te l’ho detto. Mi chiamo Sharin. Mi dai il libro?” chiede porgendogli le mani. Lui, ancora diffidente, glielo porge e le mani si incrociano. Wes si tira indietro come se avesse toccato un tizzone ardente.
“Sei fredda…”
“Ovvio che lo sono, sono morta. Che razza di Osservatore sei?” lei gli porge alcune banconote, ma lui non si muove. “Me lo regali? Grazie!”
“Perché sei qui?”
Sharin si appoggia sul balcone con i gomiti, facendo sporgere così il seno in avanti, dando a Wes una bella visuale del suo balcone.
“Volevo vedere dove lavorava un bel ragazzo e conoscerti. Ti piace quello stai vedendo, giusto?” dice lei seguendo lo sguardo di Wes che si perde sul suo decoltè. “Chissà, magari un giorno…”
“Sei un vampiro, perché non mi hai mangiato?” negli occhi della ragazza passa un lampo dorato che inquieta Wesley.
“L’altra notte ti ho visto in cimitero con la Cacciatrice. È stata una grossa sorpresa, lo ammetto. In un secolo di non-vita ne ho vista di gente del Consiglio e mai, dico mai, nessuno si è messo a combattere insieme alla propria protetta. Sei un caso raro, Price. E poi, particolare non ultimo, sei terribilmente eccitante con la balestra in mano, nonostante la montagna di tweed inglese che ti ostini a portare addosso per sembrare più serio. Mi sembri tuo padre!” esclama lei sorridendo.
“Conosci mio padre?”
“Sì, il vecchio Roger ha qualche conto in sospeso con noi. Anche lui è un osservatore, ma non credo di averlo mai visto tirare un solo pugno.”
“Che cosa vuoi da me?”
Sharin si ferma un attimo, per cercare le parole giuste per non sconvolgerlo troppo, ma poi si rende conto che non ne è capace e spiattella tutto semplicemente.
“Io voglio scoparti, Wes. Voglio far uscire la parte oscura che c’è in te, voglio fotterti letteralmente il cervello. In una parola: ti voglio mio.” Lui la guarda sconvolto e completamente paonazzo. “Oh, hai ragione, sono tre parole, ma non importa.” Lei prende un pezzo di carta e scrive qualcosa, per poi porgerlo a lui. “Qui c’è il mio indirizzo. Se vuoi sapere qualche cosa di me, vieni a trovarmi. Potresti avere un resoconto da una vampira, quanti Osservatori possono vantarsi di questo?” si avvia sculettando leggermente verso la porta. “Sia ben chiaro, io non ti mangio e tu non mi impaletti. Patti chiari, amicizia lunga e… scopate grandiose. Ciao!” esce lasciando Wesley a bocca aperta a guardare la porta ormai chiusa.

continua
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Cap. 4

Il Bronze è l’unico locale definito decente dai ragazzi. L’ambiente è abbastanza grande, c’è un palco su cui spesso suonano gruppi dal vivo, il balcone viene tenuto all’oscuro e i ragazzi non possono bere alcolici. Sparsi in giro ci sono tavolini, divanetti e poltrone per gli amici oppure per le coppiette desiderose di intimità. C’è anche un balcone che sovrasta la pista da bello: quello è il luogo preferito dagli amanti, divani e luci soffuse per chi cerca di dimenticare il resto del mondo.
Buffy e Wesley hanno scelto di iniziare da li la loro ronda serale: il Bronze è un perfetto terreno di caccia per i vampiri, grazie alla grande quantità di giovani che vanno li per divertirsi. Buffy stasera indossa un vestito nero che le lascia le gambe scoperte e le abbonda il seno, cosa che fa aggrottare la fronte a Wes ogni volta che la guarda: sta andando a caccia o ad una sfilata di moda? Anche lui si è cambiato: si è messo un paio di jeans, al posto dei suoi solito pantaloni di taglio elegante. Non vuole ammetterlo, ma le parole di Sharin l’hanno colpito: c’è davvero un uomo affascinante sotto la sua copertura da vecchio osservatore? Ha pure deciso di mettersi le lenti a contatto: l’ultima volta che le ha usate era al ballo della sua scuola.
La musica è assordante e le luci in pista vorticano psichedeliche sui giovani scatenati. Ed è Wes ad accorgersi di qualcuno che già conosce.
“Dobbiamo salvare quel ragazzo.” Dice alla sua protetta indicando una coppia a centro pista. Spike e Sharin ballano completamente presi dalla musica, incuranti che qualcuno li guarda. Lei è vestita esattamente come lo era al negozio di Wes, si muove ancheggiando girata di schiena al suo sire, che la abbraccia per darle dei lunghi baci sul collo e sulle spalle, mentre le mani vagano per le gambe e i fianchi, provocandole brividi di piacere. Molte coppie si fermano per guardarli, provano una certa invidia a vederli così disinibiti, come se il resto del mondo non esistesse. Le ragazze, oltretutto, sono rapite dall’avvenenza di Spike e già sanno che quella notte sogneranno quelle mani sottili su di loro.
“Quel ragazzo non ha bisogno di me.” Risponde Buffy quando vede a chi si riferisce Wesley.
“E perché no?”
“Perché lui è un vampiro. È il tizio del cimitero, quello che ha detto di chiamarsi Spike.”
Decidono che è meglio non buttarsi in mezzo ai ballerini con un paletto sguainato urlando ‘attenzione a quei due!’ e quindi restano fermi li a guardarli.
‘Quel bastardo, prima mi fa proposte oscene sui paletti e poi infila due chilometri di lingua in bocca ad un’altra! Ma non la passerà liscia… oh no!’ pensa infuriata Buffy, mentre Wes ha in mente che con Sharin si potrebbe divertire veramente molto. ‘Dei del cielo , è una vampira, non puoi veramente volerla!’ esclama a se stesso.
Intanto l’amorale coppia è ancora presa ad eccitarsi sulle note degli Evanecence: stasera niente dj, è stato inserito un cd e va avanti fino alla fine, ma non sembra interessare molto a chi balla.
“Tesoro, io ho sete. Che dici di prendere un attimo di pausa?” chiede Sharin sussurrandogli all’orecchio e approfitta per lasciargli una leccata sensuale al collo.
“Mmmm, c’è qualcuno qui che ti aggrada, miss?”
“No, non vedi che sono tutti innocenti, se escludiamo la tua Cacciatrice che ci sta mangiando con gli occhi.”
“Già, vedo. Ok, vado a prendere una birra. Siediti su un divanetto che poi ci divertiamo.”
La coppia si scioglie e Sharin si siede su un piccolo divano di colore rosso, molto intonato con la loro passione maggiore, il sangue. Si ritrova a sorridere all’espressione dei due paladini della luce dopo averli scannerizzati sulla pista da bello. È anche piacevolmente sorpresa a vederlo senza occhiali. Di li a poco ritorna Spike con una bottiglia di Bacardi Breezer alla pesca per lei, si siede vicino a lei circondandola con un braccio.
“Cosa guardi, micetta?” le chiede, ben conoscendo la risposta.
“La mia preda. Non è affascinante?” Spike si gira per guardare Wesley alla luce di un faretto, ma è più interessato a Buffy, che all’osservatore. È bellissima con quel vestito nero: il collo così esposto lo fa desiderare come non mai di immergersi in lei, anche con i canini. I capelli sciolti, poi, gli fanno tenerezza, perché ricorda molto più una bambola di porcellana che la pericolosa macchina di morte che è in realtà. Un pensiero fuggevole gli passa per la mente ‘Quanto in fretta è dovuta crescere per essere quello che è?’
“Diciamo che per essere un uomo non è male.” Decreta infine verso la sua Childe sempre preso dal pensiero di Buffy.
Improvvisamente il ritmo cambia, la musica rock veloce lascia il posto ad una ballata: inizia ‘My Immortal’ e in pista restano solo coppie avvinghiate. Sharin e Spike si guardano e si sorridono maliziosi. Entrambi si alzano e vanno verso Buffy e Wes. Quando si trovano faccia a faccia con loro li invitano a ballare.
“Che ne dici di un lento, Passerotto, per conoscerci un po’?” chiede Spike alzando un sopracciglio dandogli ancora di più un’aria sexy. Sharin si limita a prendere Wes per mano e a portarlo sotto le luci blu della pista.
“Non credo sia la cosa migliore, io cacciatrice, tu vampiro, ricordi?” risponde Buffy ancora allibita dal comportamento di Wes.
“Avanti, non vorrai che il tuo osservatore si diverta e tu no? Hai un’età che te lo permette e sei vestita per farlo. Non ascoltare sempre il cervello, segui l’istinto.” Detto ciò Buffy lo segue e si lascia abbracciare da lui. Lei tiene una mano allacciata alla sua nuca, ma con l’altra tiene un paletto bel saldo sul cuore di Spike.
“Così mi offendi, raggio di sole. Pensi che ti ucciderei proprio qui, durante un ballo? Io voglio combattere con te, prima.”
“Sono sempre previdente. Non fa male essere prudenti, ti sembra?” lui ride sinceramente colpito dalla strana intimità nata con lei.
“Te l’ha già detto nessuno che stasera sei splendida?” cambia abilmente discorso lui.
“No, sei il primo. E grazie.” Risponde compiaciuta lei. È vero, Spike è un vampiro, ma è sempre un gran bel uomo, ricevere complimenti da un ragazzo che per secoli ha visto ragazze di tutti i tipi la lusinga. Sente le mani di Spike che le accarezzano la schiena dove il vestito la lascia nuda e rabbrividisce: le dita sono fredde, eppure a lei sembra di bruciare in ogni punto sfiorato da lui.
Intanto Sharin e Wes si muovono lenti, incuranti di tutto e tutti. Lei ha le mani poggiate sul suo petto e le fa vagare: sente che sotto il maglione il ragazzo è sodo e appetibile, in più il suo cuore va a mille.
“Sei nervoso?” gli chiede sussurrandogli piano.
“Un po’.” Risponde Wes deglutendo eccitato. Non si è mai trovato così veramente vicino ad una ragazza, non solo fisicamente. Lei lo attira, come una falena verso la fiamma e lui ha una terribile paura di bruciarsi.
“Perché?”
“Perché tu sei molto bella e io non so che fare.” Risponde sinceramente facendo esplodere lei in una risata leggera ed argentina. “Insomma, hai un centinaio di anni almeno, avrai fatto di tutto e di più e vieni da me per ballare un lento da… coppie innamorate.”
“Wesley, sarò una vampira, tesoro, ma sono sempre una ragazza sotto. E alle ragazze piace ballare avvinghiate al più bel esemplare maschio della sala e guarda caso quello sei tu, oltre a Spike che è già impegnato.” Dice guardando il suo Sire mentre aspira l’odore della Cacciatrice e pensa che il suo Wes profumi di ammorbidente delicato e tè, una buona mistura inglese.
“Tu e lui siete legati, vero?”
“Ovvio. Lui è il mio Sire.” Risponde Sharin, mentre porta le mani dietro la testa di Wes per poter passare le dita fra i suoi capelli. Lui chiude gli occhi a quella sensazione di piacere che lei gli dona.
“Ma che diavolo fa?” quasi urla Buffy vedendo il suo osservatore e quella vampira avvinghiata.
“Quello che facciamo noi, amore. Ballano, e devo dire che lui mi sembra meno stoccafisso del solito.” Sente che la punta del paletto premuta più a fondo. “Vacci piano col paletto, Cacciatrice.”
“Non offendere Wesley, altrimenti me ne frego di farti diventare polvere!” lui ridacchia incurante.
“Ci tieni a lui, eh.”
“Sì, è l’unica persona che mi è rimasta. Non voglio gli succeda nulla.”
Lui la attira ancora più verso di se, prendendole il polso dove Buffy tiene la sua arma, si abbassa verso il suo collo e dopo aver soffiato sulla pelle nuda le dice:
“Ora non sei più sola, amore. C’è qui il tuo Spike e lui non se ne andrà via.”
“Io non ti voglio, sei una creatura oscura, io sono una paladina della luce.” Lui sorride a sentire le convinzioni della ragazza e continua imperterrito.
“Tu lo credi? Vampiri e cacciatrici sono le due facce della stessa medaglia. Nasciamo dalla stessa oscurità, siamo due assassini entrambi. Dimmi, Buffy, la senti veramente la tua vocazione? Vorresti veramente morire per la tua missione?”
Buffy è ancora persa al momento in cui lui l’ha chiamata con il suo vero nome e non con un nomignolo. Quanto è stato sconvolgente? Tanto, si risponde. Poi pensa al resto del discorso, scoprendo di non avere veramente una risposta da dargli.
“Non sai cosa dire, vero? Bhe sappi una cosa, se tu lo vorrai, ti aiuterò a scoprire il tuo lato oscuro e poi mi saprai dire se siamo così diversi io e te. So che ti piace l’idea, lo posso annusare da qui, nonostante questa massa di ormoni volteggianti.” Dice facendo finta di annusare intorno a se. La lascia un po’ andare, prima che la canzone finisca, facendola rimanere inebetita e imbarazzata per essere stata scoperta in modo così semplice.
Intanto Wesley è rapito dal tocco magico di Sharin che ha preso a lasciargli dei piccoli baci sotto il mento.
“Stai solo giocando vero?” le chiede in un attimo di lucidità.
“Certo, il più perverso dei giochi mio caro. Non dirmi che non ti piace?”
“Oh no… è bellissimo.” ‘c...o Wes, sei completamente fuso!”
La canzone sta per terminare, Sharin lo sa bene. Decide di dare una scossa a quel ballo così pieno di dolcezza. Lo fissa negli occhi e legge un po’ di disappunto nel volto di lui, forse perché ha smesso di coccolarlo. Sharin si alza sulle punte dei piedi, visto che Wesley è alto almeno dieci centimetri più di lei e, attirandolo a se, lo bacia sulle labbra. Inizialmente il contatto è dolce, nessuna invasione da parte di entrambi, poi la bocca di lei si apre di un po’ e fa guizzare la lingua fredda sulle labbra bollenti di lui. Wesley completamente rapito, non può che accogliere quella piacevole intrusione in se facendo cominciare una dolce ed appassionata lotta fatta di labbra, lingua e saliva, mentre le loro mani vagano sui corpi per cercare di conoscersi meglio. Wesley sente che i Jeans sono diventati improvvisamente più stretti e sa con certezza che anche lei ne è a conoscenza, perché con le cosce si sta strusciando proprio li, mandandolo in orbita e Sharin è piacevolmente colpita dal buon sapore di uomo che lui le sta lasciando in bocca. Wesley è così puro e delicato che quasi a paura di sporcarlo, eppure sente quel retrogusto di oscuro anche in lui.
La canzone finisce e i due si staccano guardandosi negli occhi. Lui è sorpreso dalla passione che ci ha messo per lei e lei lo guarda con un sorriso dolcissimo. Prima che cominci la canzone successiva è lei a parlare.
“Questo è solo l’inizio, Wesley.” Si volta verso Spike che la osserva con sguardo compiaciuto e facendosi abbracciare da lui, se ne va verso la porta, assaporando ancora il gusto di Wes sulle labbra.
“Quei due hanno un potenziale enorme, vero cucciola?” le chiede Spike.
“Sì, sono perfetti.”
“Bacia bene?” domanda malizioso.
“Come un dio.”
“Che puttana che sei!” Esclama una ragazza a fianco la porta di uscita del locale. È una biondina, non molto alta, ma carina. Gli occhi celesti sono fiammeggianti.
“Dici a me?” chiede Sharin per nulla interessata.
“Certo. Prima ti strusci su questo fusto e poi ti slingui l’altro figo del locale. Sei una puttana.” A Spike viene da ridere all’invidia di quella mocciosa. Sharin si slega dal suo abbraccio e si gira verso la ragazza che è spalleggiata da alcune amiche griffatissime.
“Come ti chiami, piccola?” calca molto sull’ultima parola, sapendo che l’avrebbe fatta arrabbiare ancora di più.
“Harmony e non sono piccola.” Risponde la bionda furiosa.
“Senti, Harmony, se non sei capace di prenderti un uomo, non dare la colpa a me. Magari se la smettessi di camminare come se avessi un manico di scopa nel culo troveresti qualcuno anche tu.” Fa per girarsi quando Harmony la blocca per un braccio. Sharin si volta furiosa: nessuno la può trattare così. Gli occhi sono già virati al giallo e la bionda se ne accorge impaurita.
“Vedi di non rompermi più le palle, ragazzina, o ti mangio la prossima volta.”
Harmony e le sue amiche sono di Sunnydale, sanno che la città è pericolosa e più di una volta hanno visto cose strane facendo finta che non esistessero, quindi annuiscono piano e la lasciano andare.
Buffy e Wes, invece, stanno discutendo animatamente.
“Che ti è saltato in testa?” urla Buffy “Baciarla davanti a tutti!”
“Bhe, tu hai ballato con lui.”
“Sì, ma non gli ho infilato la lingua in bocca.” Wes sospira.
“Tecnicamente è stata lei ad infilarla dentro a me. Comunque, che stai cercando di fare? Vuoi riempirmi di sensi di colpa? Non ti affannare, ce li ho già da me.” Risponde lui laconico.
“Scusa Wes, è che non ti ho mai visto così.”
“Ci credo! Non mi sono mai trovato davanti ad una vampira così.”
“Stai attento, credo che sia parecchio pericolosa.” Dice Buffy guardando la porta da cui erano usciti i due vampiri.
“Lo so. Ma stai attenta anche tu, lui ti ha puntata.”
Lei annuisce, ma intanto pensa anche che Spike l’ha capita solo guardandola una volta. Già, l’oscurità che è in lei…

continua
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