.:: Nero e Argento ::.
Autore: rogiari2001
(rogiari@inwind.it)
La colpevole son sempre io.
Sommario: Sunnydale, inizio della 4 stagione di BTVS. Avete presente
lo Spike innamorato, devoto
ed innocuo della sesta stagione? Beh, scordatevelo! Questo Spike è
ancora privo di chip, furioso
con Buffy, ed estremamente pericoloso, in caccia della sua terza cacciatrice…e,
un giorno, grazie
alla gemma di Amara, la sua infinita lotta con Buffy raggiunge un inatteso
punto di svolta…
Spoiler: Sino a “The Harsh light of day” (4^ stagione).
Da quel momento, diventa un AU (universo
alternato). Per ragioni narrative, si fa qui solo un implicito accenno
all’Iniziativa, si alterano le
modalità dell’abbandono di Willow da parte di Oz, e si
modifica la tempistica dei primi incontri tra
Willow e Tara.
Shipper: B/S, e W/T ai primordi
Rating: vietato ai minori di 18 anni. Babies stay away! Si parla di
temi adulti e si usano brutte
parole. Perciò, via!
Disclaimer: Tutto di Joss Whedon, ME, e quant’altri lo possiedono
e NON lo trasmettono…
Feed – back: sempre super gradito
Dedicato ad Isotta, la magnifica.
Nel nero della notte, già si intravede l’argento dell’alba.
PARTE PRIMA.
LA NOTTE PIU’ BUIA.
Prologo.
Di notte, i suoi capelli scintillavano come fili d’argento.
Ma di giorno, tutto nel suo apparire sbiadiva, si addolciva. “Concentrati,
Buffy!” si disse la
cacciatrice. Non poteva lasciarsi sviare dalle apparenze. La lotta era
ancora più dura, ora: lui
possedeva la gemma di Amara, che gli consentiva l’invulnerabilità
e la resistenza al sole. Ed anche
se, apparentemente, nel campus dell’università, sotto il
sole, sembrava un ragazzo come molti altri,
meno pericoloso di altri, lei sapeva che questo era un combattimento
all’ultimo sangue.
Il suo.
Buffy cominciò ad avere paura. Conosceva bene la tecnica di Spike.
Era forte, fortissimo…poca
finezza, forse, ma un coraggio senza pari, e nessuna reticenza ad usare
le mosse più astute, i colpi
più audaci.
Doveva togliergli l’anello. Doveva riuscirci!
Ma le sue parole beffarde, quella sua innata capacità di colpirla
al cuore con il suo sarcasmo,
rovesciandole addosso insulti ed asprezze e verità su suoi fallimenti
come donna, sulla sua sfortuna
in amore, erano armi più affilate e potenti dei suoi calci e
dei suoi pugni.
Lì, sotto il sole, Buffy e Spike combattevano per la loro vita,
e non c’era arma proibita.
Compresa la verità.
Spike la fissò, asciugandosi con la mano il sangue che lei gli
aveva provocato con un calcio sulla
bocca. E poi sorrise.
“Scommetto che riuscirei a farti aprire le gambe anch’io.
Cosa credi che ci vorrebbe? Qualche bella
parola? Far finta di leggere Sartre? Con l’idiota ha funzionato…”
Buffy si gettò contro di lui, immobilizzandolo a terra, ansimando
per lo sforzo. Ma lui continuava a
ridere…
“Non verrei a letto con te neppure se ne andasse di mezzo la mia
vita” disse lei, fissandolo con odio.
“Per nessun motivo al mondo. Del resto, tra breve sarai cenere!”
Avvantaggiato dal suo furore, e dalla gemma che gli garantiva una forza
sovrumana, Spike rovesciò
le loro posizioni.
Quando fu comodamente su di lei, tra le sue gambe, in un’insostenibile,
beffarda parodia dell’atto
d’amore, la guardò con un’espressione che rasentava
la tenerezza.
Buffy lo fissò, incapace di articolare parola. Non si era mai
resa conto di quanto fossero azzurri, e
letali, i suoi occhi.
Non conosceva nessuno che avesse occhi di quel colore. Lui la guardò,
quasi con…rimpianto.
“Mi spiace, baby. Sai cosa dicono? A volte, è il momento
che è sbagliato”
Lei chiuse gli occhi. Sapeva che l’avrebbe fatto. Probabilmente,
le avrebbe spezzato il collo. Le
aveva promesso una morte rapida. Dio, doveva essere così. Signore,
fa che sia così.
Invece, Spike tuffò il volto verso il collo di lei.
Il dolore per la penetrazione dei suoi denti nella sua pelle candida
era sordo, soffocato dal violento
rumore del battito del suo cuore. La stava dissanguando. Il suo cuore
batteva sempre più piano,
sempre più lentamente, e lui stava bevendo la sua linfa vitale
come aveva fatto Angel, pochi mesi
prima…e come pochi mesi prima, una strana, ineffabile sensazione
avvolse Buffy.
Sapeva che stava per morire. Ma in quel momento confuso, preda di quella
inaudita violenza, era
come se il suo corpo stesse per raggiungere un apice misterioso, lontano
eppure raggiungibile,
ineffabile eppure dolcissimo. Qualcosa che non avrebbe saputo nominare.
Quella sensazione si spense nel raggiungimento di un’emozione
che altrimenti non avrebbe saputo
definire se non estasi. E questo addolciva un po’, in quell’istante,
l’acuta delusione per il suo
fallimento definitivo, come donna e come cacciatrice. E quando quella
sensazione fosse passata,
beh…lei sarebbe stata morta. E non le sarebbe più importato
nulla.
Spike sorrise, tornando alle sue sembianze normali e tenendola tra le
sue braccia, completamente
abbandonata a lui. Chiunque fosse passato di lì, non avrebbe
potuto che pensare ad una coppia di
giovani innamorati. Si asciugò con la mano le labbra ancora sporche
di sangue. Il corpo di lei era
esanime come quello di una bambola spezzata, ed il suo cuore aveva ormai
quasi smesso di battere,
ma lei non aveva perso conoscenza. E lei, lo sapeva, aveva conosciuto
l’estasi.
Spike prese la gemma, e con quella si tagliò il polso destro.
Appoggiò il suo polso alle labbra
esangui di Buffy. Lei scosse lievemente il suo capo, nel suo estremo
tentativo di fuga, e di rivolta.
Ma Spike le tenne la testa ferma, e la costrinse a bere.
E Buffy bevve. E, Dio la perdonasse, conobbe nuovamente l’estasi.
1. Nella cripta.
Ancora intontita, Buffy si svegliò da quello che era sembrato
il più lungo e più buio sonno della sua
vita. Sbattendo gli occhi, non riconobbe il luogo. Una debolezza estrema
le invase le membra, e
nella bocca sentiva uno strano gusto metallico, che le dava i brividi.
Aveva fame.
“Shh” le disse Spike, alzandosi dalla poltrona in cui l’aveva
osservata mentre il suo corpo
completava misteriosamente la transizione ormai inevitabile tra la vita…e
la non morte. “Non ti
muovere. Sei ancora debole”
Buffy aprì la bocca per parlare, ma non vi riuscì. Ricadde
sul cuscino, nel grande letto dalle
lenzuola di seta viola, troppo esausta.
Era ancora vestita. Spike, sorridendo, si avvicinò a lei e le
tolse i jeans.
Buffy lo guardò senza capire.
Doveva essere morta, no? Quello era ciò che ricordava. Il combattimento.
Il suo lento, terribile
dissanguamento.
Spike le tolse anche il pullover ormai sporco, e quindi la camicia.
Quando le dita di lui si tesero
verso la chiusura del reggiseno, Buffy ebbe un sobbalzo involontario.
“Ti chiederai cosa sto facendo” le disse il vampiro, di
buon umore. “Semplice, ti sto spogliando”
Lo sguardo di Buffy lo seguì mentre lui faceva lo stesso con
i suoi slip di cotone. E poi, rabbrividì
sotto il suo sguardo avido.
“Ti starai chiedendo ‘perché’?” le disse
ancora Spike, cominciando a spogliarsi a sua volta. Lei
annuì, la bocca troppo stretta per parlare. “E’ presto
detto” le rispose lui. “Perché ho voglia di
tenerti tra le mie braccia. E siccome sono un tipo all’antica,
voglio tenerti nuda. Voglio sentire il tuo
corpo contro il mio, senza impedimenti, senza ostacoli. Lo vuoi, tu?”
L’orrore passò nello sguardo ancora confuso di Buffy. Eppure,
quando lui fu a sua volta nudo e si
stese contro di lei, lei non reagì. Il Cielo la perdonasse, ma
non riusciva a trovare nemmeno
un'oncia della forza necessaria a respingerlo.
”Buona” le disse lui. “Non ti voglio fare del male.
Andiamo, non è come se tu non l’avessi fatto
mai. E’ che dobbiamo celebrare il nostro legame….io sono
il tuo sire, e la cosa più ovvia è che tu
diventi il mio childe in tutto e per tutto…e quanto prima possibile”
Buffy scosse il capo, annichilita. Il suo sire? Allora, l’aveva
vampirizzata?
“Su, forza. Vedrai che non sarà così male”
le disse lui, sempre gioviale. Inorridita, Buffy sentì il suo
corpo cedere, incapace di ribellarsi. Spike la guardò a lungo
“Non è che tu non sia abbastanza bella
per rendermi la cosa difficile…al contrario…”. Cominciò
piano ad accarezzarle con le labbra il bel
viso, mortalmente pallido, la linea netta del suo mento, il suo dolce
collo ancora macchiato dalla
ferita lasciata dai suoi denti, e poi, infine, la sua bocca. Il suo
bacio, quando giunse, fu dolce e
tenero, eppure sensuale come mai nulla prima. La sua lingua scivolò
piano nei recessi della bocca di
lei, accarezzandola. Buffy ebbe un gemito e rispose.
“Così, brava” le sussurrò lui, con quella
voce profonda che le faceva sempre correre un brivido
lungo la schiena. Non era quello il momento di ricordarle che lei, poche
ore prima, aveva dichiarato
che mai e poi mai avrebbe diviso un letto con lui: era abbastanza intelligente
da capirlo. Non
intendeva forzarla, non quando il suo istinto gli gridava che lei sarebbe
presto venuta da lui di sua
propria volontà.
Mentre continuava a baciarla, la mano sinistra del vampiro scivolò
sul suo seno, e lo accarezzò
sensualmente, strofinando tra due dita prima una, e poi l’altra
punta. Buffy continuò a gemere. Era
come se le sue carezze stessero riportando una qualche forma di vita
nelle sue membra infreddolite.
Era come se lei stesse lentamente tornando a vivere.
La mano destra di Spike lasciò il suo seno per tuffarsi sensualmente
tra le sue cosce. Buffy ansimò.
Ed ebbe il primo sconcertante pensiero della serata.
Quell’idiota di Parker l’aveva presa prima ancora che lei
fosse debitamente eccitata, e le aveva fatto
male.
“Si sta riprendendo” pensò Spike, come leggendole
nel cervello. Non sapeva cosa aspettarsi: se la
furia della cacciatrice, o la perversa dolcezza di una vampiressa. Sapeva
che lei stava cambiando.
La sua vecchia personalità, Buffy Anne Summers, stava per lasciare
il posto a qualcosa di nuovo ed
inatteso. Imprevedibile.
Beh, a lui piacevano i rischi. Altrimenti, non l’avrebbe mai presa
tra le braccia ora. E senza Gemma
di Amara al dito.
“Non fermarti” disse lei, ed erano le prime parole da che
aveva ripreso conoscenza.
Lui stette al gioco. Se fosse stata solo una strategia per sorprenderlo,
e ficcargli un paletto nel cuore,
beh, l’avrebbe scoperto un istante troppo tardi. Beh, il giocoera
più interessante quando le
probabilità erano tutte a suo sfavore.
Ma Buffy allargò le gambe per consentirgli un miglior accesso,
e lui la accontentò lasciandole
scivolare dentro prima uno, poi due dita. Lei ansimò più
forte, e si strinse a lui, schiacciando il suo
morbido seno contro il suo petto duro, lasciando scivolare le mani sulla
sua schiena, e più in giù,
traendo sangue con le sue lunghe, curate unghie.
Mentre lui scopriva la perla della sua femminilità, indugiando
con le dita dentro di lei per aprirla e
prepararla, Buffy chinava il capo per raggiungere con la bocca le ferite
che le sue stesse dita
avevano lasciato.
Aveva bisogno del suo sangue.
Spike sorrise.
“Aspetta” le disse. “Prima il sesso, poi il sangue.
Così, rafforzeremo il nostro legame”
Lei annuì. Ancora ebbra del sapore del suo sangue che le macchiava
le labbra, spostò il capo appena
e lasciò scivolare le labbra sul suo membro.
Spike sussultò. “Oh, Buffy…”sussurrò,
incredibilmente eccitato dal tocco morbido eppure inesperto
della sua bocca.
Lei fece tutto quello che le avevano raccontato le sue amiche, ed anche
qualcosa che aveva letto nei
libri che leggeva di nascosto a sua madre.
“E’ la prima volta che fai questo?” le chiese Spike,
compiaciuto. Buffy annuì, strappandogli un
gemito ed un sorriso.
Lui si chiese come mai lei non avesse sperimentato prima questo genere
di intimità. Poi, si diede da
solo la risposta. L’Idiota non aveva voluto né turbarla,
né spaventarla, e quanto a quello stupido
ragazzetto di Parker, c’era da stupirsi che fosse riuscito a centrare
l’obiettivo minimo.
E poi, Spike non si chiese più nulla, perso nella sensazione
setosa della sua bocca, e della sua
intimità che si stringeva appassionatamente intorno alle sue
dita.
Lei teneva le palpebre abbassate sugli occhi, ed il suo sguardo verde
era più indecifrabile che mai.
Incapace di resistere lontano da lei, Spike la prese tra le braccia
e la fece distendere sotto di sé.
Buffy lo guardò con quell’espressione lontana, da giocatrice
di poker.
Davvero, il loro gioco era appena iniziato.
Entrò in lei, che era soffice e pieghevole come un giunco, con
una sola lunga, prolungata spinta. Lei
sollevò i fianchi per venirgli incontro, e Buffy si sentì
come cera fusa, pronta a modellarsi per
accoglierlo al meglio. I suoi pensieri, in quell’alba di tenebra,
all’inizio di quella sua nuovissima
non – vita, erano scuri e confusi come inchiostro. In quell’istante,
sapeva solo che il suo corpo
adorava quello che lui le stava facendo. E che qualunque tenebrosa passione
l’avesse invaso, bene,
si era impadronita anche di lei.
“Spike…” mormorò lei, con un’espressione
improvvisamente sofferente.
Lui si fermò di colpo. Non intendeva farle del male. Non più.
“Io…sento che sto per morire”
Spike scoppiò a ridere, e le vibrazioni del suo corpo acuirono
la sensazione che si stava
raccogliendo nel ventre di Buffy, al punto di renderla quasi dolorosa.
“No, amore, non stai per morire. Stai per venire”
Mentre le sue spinte diventavano più lunghe e decise, Buffy ansimò,
dimenticando quello che la
ragione le stava dicendo, e cioè che lei non aveva più
bisogno di respirare. Spike allungò una mano,
facendola scivolare tra i loro corpi, ad accarezzare il centro del suo
piacere.
E poi, lei morì.
Spike capì che era la prima volta che Buffy sperimentava un orgasmo,
provocato dal sesso anziché
dal morso di un vampiro. E ne fu assurdamente fiero.
“Lo sapevo che non eri molto esperta” disse dopo, accarezzandole
i setosi capelli dorati mentre lei
socchiudeva gli occhi. Erano mollemente distesi sul grande letto, dai
cortinaggi color ametista, e
nessuno dei due sembrasse avere fretta di muoversi. Buffy rifletté
che Angelus aveva detto la stessa
cosa, le sembrava secoli prima. Ma Spike intendeva questo come un complimento.
“E’ stato bello
proprio per questo. Sei ancora innocente. Malgrado Angelus, malgrado
tutto. Sarà meraviglioso
insegnarti tutto. Sei un’allieva fantastica”
Buffy non rispose. Ciò non le dava alcun calore. Il mondo era
freddo, stranamente incolore. Era
questo che voleva dire perdere l’anima?
Buffy se lo chiese, mentre lui continuava ad accarezzarla con sovrumana
tenerezza. Non aveva mai
avuto un amante così sensuale ed insieme così tenero.
Angel aveva avuto paura di turbarla…e
Parker era un imbecille.
Buffy non sentiva alcun desiderio di uscire nel mondo ed uccidere, cacciare.
Non provava
sentimenti d’odio per sua madre, per Giles, per i suoi amici.
A dire il vero, non riusciva proprio a provare sentimenti. Non sapeva
se questo fosse un risultato
dello choc subito, oppure, semplicemente, della sua vampirizzazione.
Nella sua mente esisteva
come una coperta tesa, come nel film “Accadde una notte”,
tra il bene ed il male. Il bene andava
perseguito, malgrado tutto. Il male era un buco nero dai difficili confini.
Il male, in quel momento,
aveva le sembianze di quel vampiro biondo che ora, la pelle nuda contro
la sua, la teneva
teneramente tra le braccia.
Ma anche questo, nonostante tutto, la lasciava singolarmente distaccata.
Gli occhi di Buffy cercarono di abituarsi al buio. Sorprendentemente,
vedeva meglio di prima.
Erano dunque questi i doni della vita oscura? Vedere meglio, sentire
meglio….non soffrire?
Ma Buffy la cacciatrice sapeva sempre cosa doveva fare.
Lui non indossava l’anello. Dopo l’amore, od almeno quella
parodia dell’atto d’amore che aveva
appena avuto luogo tra di loro, lui era rilassato. Sembrava quasi contento.
Era vulnerabile.
Con uno scatto repentino, Buffy balzò dal letto, e si impadronì
di uno dei suoi paletti, lasciati
negligentemente dal vampiro accanto al letto.
Con un balzo, Buffy era a cavalcioni di Spike, la punta di legno premuta
contro il suo cuore.
2. Il legame.
Spike respirò appena. Lei era su di lui, lo teneva prigioniero
tra le sue cosce, bella e letale, gli occhi
come smeraldi, ma sempre così freddi ed indecifrabili…
Le sarebbe bastato un gesto, e gli avrebbe reso pan per focaccia.
L’avrebbe polverizzato.
Spike scoppiò a ridere.
“Non puoi farlo” le disse piano, sollevando le mani ad accarezzarle
sensualmente l’interno delle
cosce. “Sono sicuro che non puoi farlo.”
“Ed io sono sicura che ti sbagli”
“E’ per questo che hai fatto l’amore con me?”
le chiese, sbattendo le lunghe ciglia sui grandi occhi
blu. “Per poi prendermi in un momento di rilassatezza postcoitale?
Ti sbagli, mia cara. Hai
sottovalutato l’entità del nostro legame”
“E tu hai sovrastimato le tua capacità amatorie”
rispose lei, mentre il suo corpo traditore reagiva al
tocco esperto delle sue lunghe dita.
“Non credo proprio” le rispose Spike, facendo scivolare
la bocca sul suo seno, fino a catturare tra i
denti uno dei suoi capezzoli, che subito si tese.
Bastò quello a far decidere Buffy. Non che prima avesse dei dubbi:
il suo cervello, pur nella gran
confusione che vi regnava, continuava a mandarle messaggi precisi circa
ciò che andava fatto.
Perché è giusto.
Buffy posò il paletto sulla sua pelle, fino a scalfirla. Incurante
della minaccia, Spike continuava a
far l’amore con il suo seno, e con l’interno delle sue cosce.
“E’ finita” disse lei, imperturbabile.
Ma non ci riuscì. Il suo cervello non riusciva ad inviare il
messaggio finale alla sua mano. Non
riusciva a ficcare quel paletto nel cuore del vampiro.
Spike rise. Le tolse il paletto di mano, senza che lei riuscisse a costringersi
a reagire, e la fece
sdraiare a pancia in giù.
Le mise un cuscino sotto il bacino, e la coprì con il suo corpo.
Buffy ansimò, mentre lui entrava in
lei da dietro, con un’angolazione particolare che la tese e la
riempì come mai prima. Mentre lui si
muoveva, le sue mani si riempivano dei suoi seni morbidi. E lei non
capì più niente.
Spike affondò i denti nel suo collo, e ne trasse il suo delizioso
sangue. Poi, lasciò che lei girasse il
capo, e facesse lo stesso con lui.
Buffy scivolò nella faccia della caccia senza neppure accorgersene.
Il sangue di Spike era ancora
più delizioso e corroborante di quanto ricordasse, e lui la lasciò
bere fino a sentirsi girare la testa.
Sesso e sangue. Raggiunsero il piacere entrambi, un piacere tenebroso,
scuro, per il quale Buffy non
era mai stata preparata.
“Mi dispiace lasciarti” le disse Spike, allacciandosi la
cintura dei Levi’s neri. “Ma devo cacciare.
Sei troppo debole per cacciare anche tu. Ti nutrirò io”
Poi, si abbassò su di lei, e le baciò dolcemente le labbra.
“Non è forse più piacevole, in questo
modo?”
Buffy voltò il capo, di scatto. Era ancora piena di vergogna
per il suo ennesimo fallimento. Aveva
finalmente avuto l’opportunità di infilargli un paletto
nel cuore, ed aveva fallito. Di più, non era
fisicamente riuscita a sferrare il colpo. Era come se una forza misteriosa
impedisse al suo cervello
di fare del male a Spike.
Avrebbe voluto dire che lo odiava. Era di fatto il suo stupratore, nonché
il suo assassino, anche se
nel sesso, fino a quel momento, non c’era stata alcuna violenza.
Ma la verità era che non riusciva a provare nessun tipo di sentimento.
Si sentiva spenta. Ed il
piacere che lui le aveva donato era stata l’unica emozione vera
sino ad allora provata.
“Ti porterò dei vestiti, Buffy” le disse lui, e poi
si allontanò, con la sua solita camminata arrogante.
Era strano, ma Buffy non riusciva neppure a provare la solita rabbia.
Buffy si alzò dal letto, e si diresse verso un piccola, rudimentale
doccia ricavata nel piano inferiore
della cripta. Doveva togliere dal suo corpo i segni fisici del loro
piacere. Dopo essersi lavata, si
rivestì con le sue cose, scartò il maglione ormai inutilizzabile,
e prese il paletto tra le mani.
Avrebbe provato ancora ad infilarlo nel petto di quel bastardo, e ancora,
e ancora…a qualunque
costo. E prima o poi, lo giurò a se stessa, ci sarebbe riuscita.
Ma non ora. Prima, doveva recuperare le proprie forze e capire come
avrebbe vissuto la sua vita
d’ora in poi.
Poteva fuggire, chiedere rifugio a Giles. Era sicuramente un’opzione.
Di cacciare, non se ne parlava
neanche. Per ora, il forte sangue del suo sire aveva placato la sua
sete, poi, si sarebbe rivolta al
macellaio, così come faceva Angel.
Buffy si chiese se avesse ancora l’anima. Ma se lo chiese in modo
teorico, astratto. Il pensiero non
riusciva a comunicarle una grande emozione.
Era come se qualcosa si fosse spento in lei, e non solo il suo battito
cardiaco ed il suo calore fisico.
Fino ad ora, aveva le seguenti prove del suo nuovo stato: scivolava
facilmente nelle sembianze della
caccia, non provava emozioni, adorava il sangue…
…ed adorava scopare.
Perché quello era scopare, e non fare l’amore. Lo sapeva.
Sempre a livello teorico, naturalmente,
perché anche quel pensiero non le comunicava alcuna emozione.
Stava ancora chiedendosi se era il caso di lasciare subito la cripta,
oppure aspettare di aver ripreso le
forze, quando qualcuno entrò nel livello superiore della cripta.
Né spaventata, né infastidita, Buffy salì la scaletta
per andare in contro al nuovo venuto.
3. Harmony.
“Tu, qui?” esclamò Harmony, lasciando cadere per
terra i sacchetti di una delle migliori boutique
del centro, ed ondeggiando tra spavento e fastidio. “Hai polverizzato
il mio Spikey? Ma non farai lo
stesso con me, vero?”
Senza volerlo, Buffy assunse il volto della caccia. Harmony fece un
passo indietro dallo stupore.
“Tu…tu sei un vampiro?”
Con uno scatto repentino, Buffy prese Harmony per il collo e la sbatté
contro il muro umido della
cripta. Era un piacere constatare che la sua forza di cacciatrice non
fosse venuta meno.
“Bada a te, biondina” le sibilò, tenendole il paletto
contro il cuore. “Iniziare da te non mi disturba
affatto”
Harmony scoppiò a piangere.
“Non mi fare del male! Ti lascio Blondie Bear, se lo vuoi! E’
stato lui a trasformarti?”
La rabbia di Buffy, come era venuta, l’abbandonò. Ma giudicò
più prudente tenere sempre l’altra
vampiressa sotto tiro.
“Sì, è stato lui a vampirizzarmi. E tu sei abbastanza
sfortunata da vivere con lui. Vorrà dire che
pagherete entrambi”
E fu allora che qualcosa cambiò. Harmony passò dalle lacrime
alle risate, con la consueta
incongruenza.
Buffy sollevò gli occhi al cielo, esasperata.
“Non puoi toccarlo!” rise Harmony. “Se è il
tuo sire, non puoi fare nulla! Esiste tra di voi un legame
che non si può spezzare! Lotterai sempre per lui, e non riuscirai
mai a sconfiggerlo”
Buffy rifletteva. “Angel, però, ha ucciso Darla. E lei
era il suo sire”
“Ma Angel aveva l’anima”
“Ed io no?” chiese Buffy, più a sé che ad
Harmony.
No, a quanto pareva no. Altrimenti, come spiegarsi la propria apatia
morale?
“Ci hai già provato, vero?” le chiese Harmony. “E
non ci sei riuscita. E scommetto che lui…”
“Mi ha portato a letto alla velocità della luce”
disse Buffy, nel remoto tentativo di offendere la
vampiressa bionda, ma senza tenerci davvero.
“Ehy!” reagì Harmony, mentre la gelosia distorceva
i suoi bei lineamenti. “Spikey è mio!”
“Cinque minuti fa dicevi che potevo tenermelo” osservò
distaccatamente Buffy.
“Era solo perché ero spaventata a morte!” esclamò
Harmony con un’espressione drammatica. “E
poi, non ti illudere. Io, te…siamo solo due facili scopate, per
lui. Lui ama solo la sua preziosa
Dorcas”
“Drusilla” corresse spassionatamente la Cacciatrice.
“Comunque sia. Non sa cosa farsene di noi. Portarci a letto, di
tanto in tanto. Non vuole altro. E se
tu vuoi restare…bene, me ne farò una ragione”
“Restare?” chiese Buffy. “Quello che farò non
sono affari tuoi. Certo è che a me del tuo Spikey non
potrebbe importarmene meno. Come di te. Anzi, credo proprio che ti polverizzerò…”
Una mano d’acciaio si strinse intorno al polso di Buffy. Lei si
voltò, non troppo sorpresa di vederlo.
“Mi casa es tu casa, Harm” disse Spike, con un sorriso,
mentre i suoi occhi, in quel momento freddi
come ghiaccio, non lasciavano l’espressione imperturbabile di
Buffy. “Nessuno ti farà del male,
qui. Nessuno, a meno che tu non mi dia motivo di cambiare idea”
Buffy cercò di liberarsi della sua stretta, ma non ci riuscì.
E non perché lui fosse più forte, ma solo
per via di quel misterioso, assurdo legame di cui Harmony le aveva parlato…
“Non voglio che tu sia pericolosa per la piccola Harm, baby”
le disse Spike, e prese da un
mobiletto vicino un paio di manette. “Pensavo di usarle per qualche
giochino particolare…ma credo
che per ora ne farò un uso più convenzionale.”
Le ammanettò le mani, e quindi gliele bloccò al letto,
dopo averla fatta distendere comodamente.
Poi, si rivolse ad Harmony.
“Ho visto che hai fatto degli acquisti” le disse Spike.
“Mettiti in tiro, Harm, che andiamo a caccia.
Al Bronze”
Lo sguardo di Buffy li seguì senza che sul suo volto trapelasse
un’emozione.
Eppure, un barlume di sentimento si stava risvegliando in lei.
Solo, quale ennesima sconfitta, era più affine alla gelosia che
all’odio.
4. Dieta liquida.
“Bevi” le disse Spike, avvicinandole alla bocca il boccale
pieno di liquido color rubino.
Buffy, sempre ammanettata, voltò il capo dall’altra parte.
Harm, seduta poco distante di lì, sbuffò e si rituffò
nella lettura della sua rivista di moda.
“Buffy” le disse Spike. “Ho fatto in modo che ci fosse
del sangue fresco per te. Sangue umano. E
persino Harm ha collaborato…se capisci cosa intendo. Ora, sei
ancora molto debole. Ti sei appena
trasformata. Bevi!”
Buffy lo fissò, senza lasciar trapelare nulla.
“Dannazione!” Spike lanciò uno sguardo ad Harmony.
“Harm, sparisci. Io e la signora qui abbiamo
delle cose di cui discutere”
Harmony lo fissò con odio. Ma era abbastanza furba da sapere
quando fosse il momento di cedere, e
così non fece storie, e si allontanò nella notte.
“La morte per inedia, per un vampiro, è la peggiore agonia
che esista. Può resistere…quanto?
Qualcuno dice settimane, altri mesi…forse, qualche anno, al massimo.
Ma è un’agonia senza fine.
Ti disseccherai lentamente, e non ci sarà altro posto in te che
per il dolore.”
Buffy non rispose.
“Dimmi perché lo fai” le chiese Spike, dolcemente.
Lei lo fissò. “Non intendo nutrirmi di umani. Ciò
che mi hai reso…non fa di me necessariamente
una bestia”
Spike si distrasse, mentre con una mano le scostava ciocche di capelli
dorati dal viso.
“Lo so. Nemmeno io lo sono”
Lei lo guardò di nuovo, affettando stupore.
“Libera di crederci o meno. Ho un’idea migliore”
Lei lo guardava, mentre lui le toglieva le manette e le scioglieva le
mani. Mentre Buffy si strofinava
i polsi per riattivare una circolazione che non credeva avrebbe ancora
avuto, Spike cominciò a
scioglierle i bottoni della camicetta.
“Sei gelosa per Harm?” le chiese, mentre la sua bocca scivolava
sulla morbida pelle del suo collo,
accarezzando con la punta dei denti i margini della ferita che le aveva
lasciato.
Buffy voltò di nuovo il capo. Non avrebbe risposto a questa domanda
per tutto l’oro del mondo.
Lui rise piano. “Lascia alle donne i loro segreti. Me lo diceva
sempre, mia madre. Andiamo, Buffy.
Sai che ti nutrirò. Dammi solo quello che voglio”
Lei sospirò, e lo accolse tra le sue braccia.
Non si erano più toccati dall’arrivo di Harmony, ma da
quel che Buffy aveva capito, il vampiro non
aveva toccato nemmeno lei. Non credeva le fosse fedele, anche se era
stato un compagno sincero
per Drusilla…semplicemente, Harmony probabilmente non gli interessava
più. Gli piaceva di più il
nuovo giocattolo.
Aveva senso stupirsene?
Dopo l’amore, lui mantenne la parola. Le porse il polso, e Buffy
vi affondò i denti, traendo dal suo
forte corpo tutto il nutrimento di cui aveva bisogno. Poi, Spike si
lasciò andare contro i cuscini, e si
accese una sigaretta. Lei gliela prese dalle mani, e ne trasse una boccata.
“Domani ti comprerò del sangue dal macellaio” le
disse lui, e Buffy si accoccolò al suo fianco per
dormire.
Avevano raggiunto una prima, fragile tregua.
Quando Harmony tornò, li trovò a letto, in silenzio. In
pace.
E nel suo piccolo cuore di vampira giurò vendetta.
“Fammi capire perché la principessa, qui, non può
cacciare come noi!” urlò Harmony, mentre Spike
guardava la televisione e Buffy stava facendo una doccia. “Mi
lasciate fuori tutto la notte, e voi ve
ne state comodi comodi, al calduccio, a farvi le coccole…mi disgustate!
Siete orribili con me!”
Spike sbadigliò. “Smettila, Harm.”
“No, non la smetto!” Harmony si posizionò tra il
vampiro ed il video, le mani sui fianchi, e
l’espressione decisa. “Adesso devi deciderti. O lei, o me”
“Harm” disse solo Spike.
“Sì, Blondie Bear?”
“Levati dalle palle!”
L’espressione indignata di Harmony non lo colpì minimamente.
“Non puoi parlare seriamente!
Dopo quello che siamo stati l’uno per l’altro! Dopo quello
che ti ho dato”
“Non mi hai dato nulla che qualcuno non si fosse già preso.”
“Non che lei fosse vergine” replicò Harmony, acida.
“Non è questo il punto.” Spike si alzò, e
la fissò. “Non ti ho mai promesso nulla. Non ci amiamo.
Ti
ho offerto un rifugio, questo, ed in cambio ci siamo scambiati un po’
di sesso. Basta. Finito. Ed ora,
vattene, se non puoi sopportare la compagnia di Buffy”
“Quella ti prenderà il cuore e te lo farà a pezzettini!”
urlò la vampiressa. “Io lo so come finirà. Ti ha
gettato un organo addosso, ti ha costretto alla sedia a rotelle, ti
ha di fatto separato dalla tua preziosa
Dorcas…”
“Drusilla..” la corresse Spike.
“..ed ora completerà l’opera. Prima che tu te ne
renda conto, sarai il suo schiavo, e penderai dalle
sue labbra. E non capisco neanche il perché, non è un
granché!”
“Harm” ripeté Spike, con voce minacciosamente bassa.
“Vattene.”
“Perché lei sì, ed io no?” insistette la bionda.
“Cos’ha che io non ho?”
“Un briciolo di cervello, maledizione!” sbottò Spike,
prendendola per la gola. “Ed ora, Harm, vai
via. Lei è più importante per me di te…se riesci
a capirlo. Fattene una ragione”
Harmony stava piangendo. “Ma io ti amo!”
Spike la fissò. “Chi ha parlato d’amore? L’amore
qui non c’entra nulla. Non c’entra con te, e
nemmeno con Buffy. Un altro motivo è che lei è la mia
childe, e tra noi c’è un legame che con te
non esiste, e lo sai. E’ una questione di sangue”
“E’ una questione di uccello, e tu lo sai!” urlò
irragionevolmente Harmony. “E del fatto che tu,
come tutti gli uomini, ti lasci guidare solo da quello. E lei ti ha
in pugno, te ne rendi conto? Sei
patetico…”
“Harm, adesso basta” stanco ed annoiato, Spike la sollevò
sopra la testa, e la buttò fuori dalla porta
di accesso alla cripta, sbattendole quindi la pesante porta di mogano
in faccia.
Buffy uscì dalla doccia, asciugandosi i capelli con un telo.
“C’era qualcuno? Ho sentito dei rumori…”
Spike non le rispose, servendosi invece del whisky, e Buffy si andò
a sdraiare sul letto,
l’espressione indecifrabile.
5. Vecchi amici.
“Allora, come va con la vita nel campus? Piena di eccitazione,
immagino!” chiese Xander, mentre
lui e Willow passeggiavano fuori dal Bronze. Oz si era recato a Monterrey
con la sua band, e
Willow si era consolata con un cappuccino al Bronze…con l’unica
compagnia di Xander. Erano
piuttosto inquieti per l’improvvisa sparizione di Buffy, ma Joyce
era convinta di aver sentito la
figlia parlare di una sua gita imminente a Los Angeles dal padre. Doveva
essere così: Willow
pensava che Buffy stesse cercando di dimenticare Parker immergendosi
in un’orgia di acquisti nella
grande città, grazie alla Visa di suo padre. Del resto, da quanto
Buffy abitava nel campus, Joyce non
aveva più molto controllo sulle sue attività.
“Uhm.” replicò Willow. “Se pensi che la cosa
più eccitante che ho fatto per l’intera settimana è
stato partecipare alla riunione delle Wicca dove si è parlato
per l’intera serata del mestruo
femminile…beh, puoi fartene un’idea”
“Nessuna notizia di Buff, ancora?”
“Nah. Sarà a Los Angeles a spendere e spandere. Ed intanto
quel cretino di Parker sta già uscendo
con la quarta ragazza da che l’ha lasciata”
“Certa gente non riesce proprio a realizzare le fortune che capitano
loro”
“E tu ed Anya?” chiese Willow.
“E tu ed Oz?” replicò Xander.
“Non va benissimo” ammise Willow. “Ovvero, in una
scala da 1 a 10….sette. Mi dice che mi ama
un giorno sì e l’altro anche…ma è parecchio
che noi…insomma…”
“Non fate più l’amore?” suggerì Xander.
“Già.” Willow arrossì, adorabilmente. “Dice
che è molto impegnato con la sua band. I Dingoes
suonano spesso fuori città…e poi c’è quella
Veruca…”
“L’ammira professionalmente” cercò di consolarla
Xander.
“Secondo me, l’ammira e basta” replicò Willow.
“Non so…è come se ci mancasse qualcosa.”
“Willow…non ti sentirai ancora in colpa per quello che noi…l’anno
scorso…”
Willow lo fissò. “No. Ma sento che posso avere di più
da una relazione. Solo, non so dove cercare”
“Che patetici!” esclamò una voce alla loro spalle.
“I gran perdenti!”
“Harm, vattene via” esclamò Xander, senza nemmeno
voltarsi. “Possibilmente senza far danni”
“Tutti soli senza la loro grande amica Cacciatrice!” ribatté
Harmony mettendosi le mani sui fianchi
“Se volessi mangiarvi, nessuno vi proteggerebbe”
“Ci sappiamo difendere da soli, grazie” replicò Willow,
tirando fuori dalla borsa a tracolla un
crocifisso e dell’acqua benedetta. “Ehy” disse poi,
aggrottando le sopracciglia “Come fai a sapere
che Buffy non è in città?”
“Perché so dov’è” sorrise malignamente
la vampiressa.
“E cioè?” replicò Xander.
“Nel letto di Spike. Nella sua cripta. Lui l’ha uccisa e
l’ha vampirizzata, ed ora lei è il suo
giocattolo”
Il crocifisso cadde di mano a Willow. Istintivamente, Harmony fece per
raccoglierlo, e si bruciò la
mano.
“Ben ti sta!” gridò Willow, mentre l’altra
gemeva per il dolore, strappandole l’oggetto di mano.
“Non ci posso credere!”
“Andate a vedere con i vostri occhi” commentò annoiata
l’altra. “Terza tomba a destra nel cimitero
di Restfield, dopo la Cripta dei Van Olsen. Quanto a me, lo spettacolo
di Buffy e Spike che ci danno
dentro mi ha già stancata”
Xander prese Harmony e la sbatté contro un albero, tenendole
un paletto sul cuore.
“Giura che è la verità”
“Lo giuro” fece Harmony, sollevando le mani per lasciar
vedere che non intrecciava alcun dito. “E’
come vi dico io. La vostra amica è diventata una di noi…e
lei e Spike se la stanno godendo un
mondo”
“Xan” lo fermò Willow. “Dobbiamo telefonare
al padre di Buffy, scoprire se lei è la…e se così
non
fosse, parleremo con il signor Giles”
“Sì.” Xander scosse il capo. L’ipotesi sollevata
dalle parole di Harmony era troppo orribile per
essere contemplata. Non solo era inaccettabile l’idea che Spike
avesse sconfitto ed ucciso
Buffy…ma non si poteva credere che lei avesse accettato di dividere
il suo letto, vampira o no.
Eppure, Jesse…quanto era cambiato, Jesse, il suo migliore amico,
dopo il morso di Darla?
Negli occhi di Xander Willow lesse l’orrore…e la paura.
Sapeva che il suo amico si stava
chiedendo se ciò che Harmony andava dicendo fosse vero…e
se questo avrebbe significato che,
prima o poi, avrebbero dovuto affrontare una decisione impossibile.
Polverizzare o meno Buffy, già Cacciatrice di vampiri ed ora,
una vampira lei stessa.
“Non posso crederci” mormorò Rupert Giles. Sollevò
lo sguardo, nel suo piccolo salotto, per
incontrare altre due paia di occhi preoccupati. Quelli di Willow e di
Xander.
Un breve controllo presso Hank Summers non aveva fornito i risultati
sperati. Non vedeva la figlia
da settembre.
Per il momento, avevano deciso di non mettere a parte né lui
né Joyce dei loro sospetti. Ma era
evidente come bisognasse fare qualcosa.
“Neppure io, signor Giles” ammise Willow. “ E poi,
lei e Spike si odiano. Posso capire se lui
l’avesse violentata, ma dalle parole di Harmony pare di capire
che…”
“…che lei, almeno ora, sia consenziente” aggiunse
cupamente Xander.
“Del resto, se è una vampiressa…” ammise Rupert.
“Lo sarà in modo estremamente originale. Ho
letto qualcosa al riguardo, sui miei libri”
“E cioè?”
Rupert dominò il tono della sua voce. La sola ipotesi che la
sua Cacciatrice fosse stata vampirizzata
trapassava lui con un paletto nel cuore.
“In passato, alcune sette vampiriche hanno tentato di trasformare
delle cacciatrici. I risultati non
sono mai stati…notevoli. Le nuove vampiresse trattenevano la loro
forza, ma anche qualcosa del
loro spirito passato. Non l’anima forse, ma qualcosa di simile
ad una coscienza. Ciò le metteva
contro coloro che le avevano vampirizzate…e presto la loro nuova
esistenza finiva”
“Se così fosse, abbiamo una speranza!” disse Willow.
“Buffy non sarebbe malvagia…e si potrebbe
persino tentare di fornirle un’anima, come abbiamo fatto con Angel.
Ciò, però, ancora non spiega il
legame con Spike”
“Dici bene, il legame” commentò Giles, cercando di
mantenersi lucido, mentre il suo cuore
sanguinava. “Il legame tra Sire e Childe è pressoché
indistruttibile. Se lui l’ha trasformata, lei
lotterà contro di lui…e soccomberà”
“Forse, è per questo che gli sta cedendo, momentaneamente”
ragionò Xander. “Starà cercando di
recuperare le sue forze”
“Può darsi. In verità, non si sa molto della natura
e della forza di questo legame. Credo che non ci
resti che…verificare di persona.”
“Adesso?” chiese Willow, gli occhi sgranati. “Stanotte?”
“No” scosse il capo Giles. “Non siamo pronti. Dovremo
combattere non solo contro Spike, che è
abbastanza forte da aver sconfitto Buffy…ma anche contro di lei.
Cercherà di proteggerlo”
“Ehy, ma questa è la trama del film di Coppola!”
esclamò Xander. “Quello con Gary Oldman!”
Willow sollevò gli occhi al cielo. “Xander, quel film è
tratto dal romanzo di Bram Stoker. E quel
romanzo illustra molti tratti autentici della vita reale dei vampiri…”
“Ed altri che sono completamente inventati” concluse Giles.
“Comunque, sì, probabilmente Buffy
proteggerà Spike. Abbiamo bisogno di aiuto. E di preparazione.
Contatteremo Harmony, e quando
saremo pronti colpiremo.”
“Harmony? Quell’idiota?”
“La gelosia, in una donna, è una potentissima motivazione”
esclamò Rupert, con tono sibillino.
Willow, dentro di sé, annuì, riflettendo che, nel proprio
caso, la gelosia la stava inesorabilmente
trascinando lontana dall’oggetto del suo amore.
6. Nuovi amici.
“…capisci, adesso?”
La ragazza bionda, dai grandi occhi grigi, osservava Willow pendendo
dalle sue labbra. Si erano
conosciute la settimana prima all’incontro delle Wicca dell’Università,
ed avevano presto
familiarizzato. Tara McClay, questo il suo nome, era una graziosa diciannovenne
originaria del
Massachusset, proveniente da una famiglia molto conservatrice, di cui
non parlava mai, e molto
riservata. Eppure, Willow sentiva il suo potere. Sapeva che, di tutto
il gruppo, lei e Tara erano le
uniche due a capire davvero qualcosa di esoterismo.
“Ho liberato la sua anima dall’etere grazie al globo di
Tessulah…e l’ho ridata a lui. Peccato che
fosse troppo tardi”
Willow non sapeva perché stesse rivelando tutto della vita sua
e dei suoi più intimi amici a questa
perfetta sconosciuta, ma era quasi certa che Tara non l’avrebbe
tradita. I suoi occhi grigi e grandi,
un po’ languidi, osservavano affascinati quella bella ragazza
vivace dalla mente pronta e dai capelli
rossi, che le parlavano di cose delle quali sua madre, di notte, segretamente,
le aveva già in passato
rivelato l’esistenza.
“Ed ora, Buffy…è sparita?”
“Così pare” esclamò Willow. “Il signor
Giles vuole fare dei riti propiziatori. Lui è un vero esperto
di queste cose…vedrai, te lo farà conoscere. E poi, vuole
l’aiuto di quella vampiressa, di
Harmony…se Buffy è ancora buona, dobbiamo salvarla…”
“…altrimenti?”
“Proverò anche su di lei l’incantesimo dell’anima.
E se non dovesse funzionare…”
Willow non concluse la frase. Tara lesse il tormento sul suo bel viso.
Dolcemente, la ragazza mise la mano sul braccio di Willow. “Non
ti tormentare. In ogni caso, farete
la cosa giusta.”
“Me lo auguro”
“Il tuo ragazzo è tornato da Monterrey?”
Willow la guardò. “Sì. Ci siamo sentiti al telefono.
Ma non ci siamo ancora visti. E’ molto
impegnato. E tu…hai un ragazzo?”
Tara scosse il capo. “Io…non sono attratta dai ragazzi.”
“Eh?” chiese Willow, sconcertata.
“Voglio dire….credo di essere omosessuale. La cosa…ti
disturba?”
Willow sorrise nervosamente. “No…almeno…credo di no.
Io…non so. E’ la prima volta che…”
“Incontri una lesbica?”
“Sì…diciamo così. Ma…non mi dispiace,
davvero, solo che…”
“Non intendo saltarti addosso” le sorrise Tara. “Mi
piace la tua compagnia. Spero che saremo
amiche. E io rispetto i miei amici. Io rispetto tutti"
“Lo so.” rispose Willow dolcemente.
“Bene. Parlami allora dei riti che vuol fare il signor Giles”
Sollevata, Willow tornò sul terreno per lei più solido
della magia, mettendo da parte, per esaminarlo
più tardi, quando fosse stata sola, lo sconcertante pensiero
di Tara…con altre donne.
“Ed io cosa ci guadagno?” chiese petulante la vampiressa
bionda.
“Che non ti polverizziamo” sbottò Xander. “Quindi,
deciditi. E’ un sì od un no?”
“Non voglio che il mio Spikey muoia.”
“E’ già morto, bellezza!”
“Beh, non voglio che diventi polvere, allora!”
“Non può che essere così. Non possiamo lasciarlo
libero di influenzare nuovamente Buffy. Questi
sono i piani: ci aiuti a sorprenderli. Noi uccidiamo Spike, liberiamo
Buffy…e tu sei libera di andare
e fare ciò che vuoi…”
Harm mise il broncio. E poi, si decise.
“Va bene, accetto!” disse con un cenno del capo. “Almeno,
non staranno più insieme”
“Questo è poco, ma sicuro” sussurrò Xander,
tra i denti.
“Bene, allora, siamo pronti?” osservò Giles. Nel
suo salotto, il divano era stato spostato per creare
una zona di influenza mistica. Willow e Tara, arruolata per l’occasione
tra le fila della Scoobie
Gang, stavano cantando una litania in latino, invocando una divinità
pre – egizia per rallentare i
riflessi di difesa dei non – morti. Spike sarebbe stato assai
più vulnerabile del previsto, soprattutto
se riuscivano a privarlo della gemma di Amara, già fonte della
sua invulnerabilità.
“Andiamo” disse Giles, un’espressione decisa sul volto
quale mai gli avevano visto. Lui e Xander si
armarono fino ai denti di paletti, asce, e balestre, e si diressero
nella notte.
Harmony li stava aspettando all’ingresso del Restfield, dove li
aveva preceduti di pochi istanti, con
in mano la chiave del cancelletto di metallo battuto che proteggeva
l’ingresso della cripta. Xander
gliela strappò di mano senza troppi complimenti.
“Siete in ritardo” disse, battendo il piedino.
Nessuno dei due uomini le rispose. Erano entrambi concentrati nella
missione di riportare Buffy a
casa. Il più possibile sana e salva. Anche se non più
viva.
Per ogni precauzione, Giles portava in tasca un paio di robuste manette.
Se fosse stato necessario,
avrebbe usato la forza, e se la sua residua coscienza non fosse stata
sufficiente a farle distinguere il
bene dal male, in un secondo tempo Willow avrebbe provato l’incantesimo
dell’anima.
“Lui è un vampiro morto” disse solo Xander, sconvolto
dall’odio e dalla gelosia.
Rupert annuì. Nessuno toccava la sua bambina, e la faceva franca.
Superarono il cancelletto e con un calcio ben piazzato, la porta di
mogano si aprì, ed i tre
penetrarono nella cripta.
7. Intervention.
A cavalcioni su Spike, le sue mani sui suoi seni, Buffy teneva gli occhi
chiusi, concentrata nel ritmo
della loro unione. Era sempre meglio. Era sempre perfetto. Ed era l’unica
cosa a tenerla ancora in
vita, a mantenere ancora in piedi le sinapsi stanche del suo cervello
confuso.
Lui lo osservava, chinando il capo di lato, i suoi occhi grandi e ben
aperti, sforzandosi di capire il
suo mistero. Buffy non parlava quanto Harmony, anzi, questa Buffy non
parlava affatto. Sembrava
che lei, in questa fase, non riuscisse ad esprimersi che con il corpo.
Quando si amavano, era come se lei lo lasciasse entrare, non solo nel
suo corpo, ma anche nel suo
cuore, se ancora ne possedeva uno. E lì, lui scorgeva un abisso
scuro e spaventoso. Non di
odio…bensì di solitudine.
Buffy era sola quanto lui.
Mentre lei lo guidava ad un piacere che sarebbe stato squisito come
sempre, Spike si chiese come
avesse potuto ingannarsi per tanto tempo riguardo a Drusilla. Lei non
lo aveva amato. Non davvero.
Lei gli aveva consentito di amarla. Ma questo era diverso.
Con Buffy, intuiva che sarebbe stata un’altra cosa. Che, forse,
lei avrebbe diviso un po’ della sua
notte interiore con lui. Forse.
Era una speranza per la quale valeva la pena di lottare.
Harmony sbagliava quando riteneva che fosse solo una questione di sesso.
Non era quello che
cercava in lei. Il suo corpo era delizioso, la sua passione esaltante,
la sua ricettività alle sue carezze,
alle sue invenzioni amorose, adorabile, ma quello che davvero lo incantava
in lei era….il suo
spirito. Quella sua incapacità di arrendersi, quella forza sotterranea
e tenace che anche ora, nel suo
momento più nero, più triste, brillavano come una luce
lontana eppure inestinguibile.
Era questo che Spike bramava di possedere. E gli sembrava che ogni volta
che facevano l’amore, lui
arrivasse un po’ più vicino al risultato. Un po’
più vicino…
Il rumore della porta che si apriva ruppe il loro amoroso incantamento.
Buffy si sollevò da lui,
avvolgendo istintivamente il lenzuolo intorno al corpo.
Giles arrivò prima di Spike alla Gemma di Amara, e lanciò
il vampiro con un calcio contro la
parete. Spike si rialzò, incurante della sua nudità, pronto
a difendersi ed a difenderla. Se erano
venuti per polverizzarla…beh, avrebbero prima dovuto passare sul
suo cadavere. O meglio, sulle
sue ceneri.
“Xander! Giles!” urlò lei, mettendosi istintivamente
tra di loro ed il suo compagno. “Cosa intendete
fare? Perché quelle armi?”
Xander cercò di superare la choc provocatogli dalla vista della
sua Buffy nuda, a cavalcioni di un
altro uomo, anzi, di un’orrenda, mostruosa creatura della notte.
Anche perché un’altra immagine, ancora più spaventosa,
stava per imprimersi nella sua retina.
Quella di lei con indosso il volto della caccia.
“State lontani da Spike!” urlò Buffy, mettendosi
in posizione di lotta. Spike, dietro di lei, si erse,
pronto a combattere, lottando contro la debolezza che lo stava improvvisamente
invadendo. Non lo
sapeva, ma gli incantesimi di Willow e Tara cominciavano ad avere effetto.
“Buffy…allora è vero…mio Dio” sussurrò
Xander, mentre le lacrime gli rigavano il volto. Tutto
quello che Harmony aveva detto loro era vero. Tutto. Era ancora più
orribile di quanto avessero
immaginato.
“Xander, non voglio farti del male” disse lei, sempre in
posizione di difesa. “E neanche a lei, signor
Giles. Non vi odio. Non odio nessuno. E non mi nutro di sangue umano.
Spike mi dà il suo sangue,
e qualche volta me ne prende dal macellaio. Ma questa cosa oramai è
successa…io ….io sono
cambiata”
“Quanto?” le chiese Giles, umiliato dal vederla così,
ridotta ad essere una bestia, qualcosa di
immondo, senza nemmeno la dignità usualmente prestata dai vestiti.
Buffy tornò alle sue sembianze normali, il suo viso ora più
pallido che mai. Entrambi gli uomini
videro che stava piangendo. E ad entrambi gli uomini si spezzò
il cuore.
“Non lo so…io…signor Giles, non lo so”
“State indietro. Lasciatela” sibilò Spike, mettendole
le mani sulle spalle. “Lei, oramai, è mia.”
“Non che non lo è, idiota!” replicò Giles,
buttandosi su di lui con un paletto in mano. Inorridito,
Spike sentì le membra indebolirsi, e capì che non avrebbe
avuto la forza di respingere l’attacco
dell’Osservatore. Qualcosa di magico era capitato…la streghetta
dai capelli rossi doveva essere
all’opera per bloccare le sue difese.
Buffy si girò appena, quanto le bastò per afferrare il
paletto di Giles e strapparglielo di mano.
“La Rossa blocca le mie forze di vampiro…ma non quelle di
cacciatrice di Buffy” osservò Spike,
con una smorfia soddisfatta. “Bel lavoro, baby”
“Non posso permetterle di ucciderlo, signor Giles” disse
solo Buffy. “E dico non posso, badi bene, e
non ‘non voglio’”
“Lo so” disse Giles, scuotendo tristemente il capo. “E’
il legame sire – childe che esiste tra di voi.
Willow sta studiando un modo per spezzarlo”
“Provateci solo!” li provocò Spike. “Credete
forse di riuscire a separarci?”
“Signor Giles” disse Buffy, stranamente calma malgrado tutto
quanto stesse succedendo. “Non so
cosa sono diventata. Ma so che sono cambiata. Non so se lei può
credermi quando le dico che non
uccido…e non sento il desiderio di farlo. Ma è la verità”
Gli occhi di lei brillavano di lacrime trattenute. Giles scosse il capo
di nuovo. “Io ti credo, Buffy.”
“Volente o nolente, sono cambiata. Deve lasciarmi il tempo di
capire. Ed anche tu…Xander.”
“Uccidiamo lui, intanto” suggerì Xander. “Non
merita di vivere. Non dopo quanto ti ha fatto…e
dopo quanto continua a farti”
Conscia del suo sguardo, Buffy si strinse nuovamente il lenzuolo intorno
al corpo. “No.” disse solo.
“Perché no?” insistette Xander.
“Non posso permettervelo” disse solo Buffy. Poi, si avvicinò
a Rupert Giles e gli strappò di mano la
gemma di Amara, gettandola quindi a Spike.
Ed infine, si allontanò da loro per ritirarsi con Spike nella
parte inferiore della cripta.
8. Riflessioni.
“E’ inconcepibile” mormorò Giles, servendosi
del bourbon. Erano tutti radunati nel suo salotto,
Xander, Willow e Tara. Infastidita dal cattivo esito della sortita,
ma soddisfatta di essere riuscita
malgrado tutto a non tagliare i ponti con nessuno, Harmony si era allontanata
nella notte.
“Non è più lei” disse Xander, e le sue mani
tremavano. “Signor Giles? Bourbon, please. Sento che
ne ho bisogno”
“No” disse Giles. “Dobbiamo restare lucidi. E poi,
Xander, certo che era lei! Era Buffy…per nulla
cambiata, se me lo consenti!”
“E quella bella scenetta alla quale abbiamo assistito?”
lo provocò Xander. “Quella in cui lei e
Spike..”
“Ahem” lo interruppe Giles. “Xander, non credo sia
necessario…”
“Non mi riprenderò mai da questo choc!” commentò
il ragazzo. “E si è dimenticato di quando lei ha
indossato il volto della caccia? E di quando l’ha difeso? E di
quando le ha strappato di mano quel
maledetto anello? Buffy non lo lascerà mai.”
“Lo farà” disse Willow, seriamente. “Non appena
io e Tara troveremo il modo di spezzare il loro
legame”
“Questa è una buona idea” disse Giles. “E ne
ho un’altra ancora migliore. Tornate tutti a casa.
Stasera, devo ubriacarmi”
Senza fretta, raccolsero tutti le loro cose e se ne andarono. Xander
decise che era il momento per
ascoltare un po’ di country da solo nella sua stanza, la “musica
del dolore”, e Willow e Tara
rimasero sole per strada a commentare la riuscita, malgrado tutto, del
loro incantesimo congiunto.
“E’ stato esaltante” stava dicendo Willow. “Quando
faccio magie con te, sento che niente può
fermarci. E’ come se il tuo potere completasse il mio”
Tara annuiva dolcemente, lasciando che i suoi grandi occhi grigi esprimessero
tutta la sua
devozione. Willow non aveva idea di quanto avesse ragione.
Era proprio così che si sentiva, con lei: completa.
“Ti ringrazio per avermi difeso” disse Spike, mentre si
rivestivano. Dire che l’intervento dei due
uomini avesse “rovinato l’umore” per quella sera,
era palesemente un eufemismo. Il silenzio di lei
si era, se possibile, ancora accresciuto.
Buffy lo fissò. “Non ti ho difeso. Ho agito su impulso
di questa specie di catena che tu hai creato, e
di cui ti servi per tenermi prigioniera”
Lui si stupì. Era la prima volta che Buffy esprimeva…astio,
nei suoi confronti.
“Se Dio vuole, riusciranno a liberarmene” disse ancora lei.
“Sino ad allora, credo che dovremmo
tollerarci a vicenda.”
“Buffy…”
Ma lei era già andata via, a farsi una nuova doccia, lasciandolo
alle prese con mille interrogativi.
Si può morire di tristezza? Spike se lo chiedeva alcuni giorni
dopo, mentre giaceva un mattino
accanto a Buffy. Si erano nutriti di sangue di macellaio, ed avevano
fatto l’amore. Da lei non
irradiava più alcuna luce. Dal giorno in cui aveva rivisto i
suoi amici, sembrava che in lei fosse
morta la speranza.
E senza la sua speranza, Spike si sentiva sperso.
Apparentemente, era la stessa. Taceva. Acconsentiva alle sue voglie.
A volte, persino, lo cercava.
Ma lui sentiva che era ancora cambiata. Messa di fronte alla realtà
della sua vita passata, una vita
che non poteva tornare, qualcosa le si era ulteriormente spezzato dentro.
Spike non cacciava quasi più. Tacitamente, sapeva che lei ne
era infastidita. E così, i loro giorni
scivolavano via in una lenta, estenuante litania di silenzi. Sesso,
silenzio, sangue, silenzio, sesso,
silenzio, di nuovo sangue…
“Basta!” disse ad un certo punto Spike. “Devo schiarirmi
le idee. Vado fuori. Tu resti qui?”
Buffy non gli rispose. Messa di fronte a quella dei suoi amici, la sua
residua umanità si era come
dissolta.
E nello stesso tempo, non riusciva ad essere veramente un vampiro. Non
cacciava, non uccideva,
non godeva dei suoi oscuri poteri.
Si limitava a sopravvivere in una condizione inumana, che non le apparteneva.
Spike si rivestì, ed indossò il suo spolverino di pelle
nera. Guardandola, si chiese se non sarebbe
stato più misericordioso prendere un paletto appuntito, e farla
finita. Polverizzarla. Completare la
sua opera di distruzione.
Era quasi certo che lei avrebbe accolto quel gesto come una liberazione.
Buffy lo guardò uscire, intuendo i suoi pensieri.
Se uccidersi fosse stato così facile, l’avrebbe fatto già
da giorni.
L’osservatore aprì la porta al visitatore sconosciuto.
Aveva bevuto abbastanza da rendere il pensiero
di Buffy, la sua Buffy, resa un vampiro dal suo peggiore nemico, sopportabile,
ma non
sufficientemente da non sentirne comunque il dolore.
L’uomo sulla soglia lo fissò senza sorridere.
“Giles” disse il vampiro. “Sono qui per una tregua”
“Non ci sono tregue possibili. Sparisci e ridacci Buffy”
disse Giles, fissando il vampiro biondo con
odio.
Spike sospirò.
“Era proprio quello che stavo per proporle”
PARTE SECONDA.
PRIMA DELL’ALBA.
1. Ritorni.
“Perché lo stai facendo?”
Giles non poteva esimersi da questa domanda. La Gemma di Amara, che
fino a quell’istante Spike
aveva indossato con fierezza, ora giaceva sul tavolino nel salotto dell’Osservatore,
come
un’improbabile offerta di pace.
“Perché non intendevo distruggerla. Non in questo modo.
E non posso sopportare di vederla così.
Sono un idiota? D’accordo, lo sono. Ma quello che è stato
fatto non si può disfare. Si può solo
cercare di andare avanti…è così che ho vissuto nei
miei centoventi anni da vampiro. E questa
gemma è la sua chance di andare avanti. Malgrado quello che le
ho fatto.”
Giles si trattenne dal non colpirlo. Aveva una balestra in mano, puntata
dritta al suo cuore, e non si
sentiva in pericolo. Ma la sua furia era talmente grande…
“Perché diavolo l’hai vampirizzata, allora?! Cosa
ti aspettavi?”
Spike non rispose subito. Era una bella domanda. Se l’era già
fatta milioni di volte.
“Ho ucciso tre cacciatrici. Ho bevuto il sangue della prima, spezzato
il collo della seconda…e la
terza, Buffy, l’ho vampirizzata. Volevo tenerla con me. Come una
compagna. Come Drusilla.
Io…non immaginavo che qualcosa sarebbe andato così orribilmente
storto, e che lei…che lei fosse
stata diversa da agli altri vampiri.”
“Perché?” ripeté Giles, non placato da quella
risposta.
Spike lo fissò fino in fondo agli occhi.
“Dannazione! Mi sembra Harmony! Cosa vuole da me? Le sto riportando
la sua cacciatrice su un
piatto d’argento! E le lascio la gemma! Cosa vuole d’altro?”
“Spike…”
“D’accordo!” Spike si alzò in piedi, camminando
agitato per il piccolo salotto. “Diciamo che…mi
piace, va bene? E l’ho voluta per me”
Giles si tolse gli occhiali.
“Ascolta, Spike…nonostante tutto, apprezzo la tua decisione.
E se tu lascerai libera Buffy…noi non
ti colpiremo, se non farai ulteriori danni a Sunnydale. Ma devi promettermi
che non la cercherai mai
più…e che sparirai per sempre dalla sua e dalle nostre
vite”
Spike chiuse un istante gli occhi. E poi, rivide di fronte a sé
il suo volto disperato, senza luce.
“D’accordo”
“Affare fatto. Andremo a prenderla stanotte. Entro domani, ti
prego di lasciare la città”
Spike scosse il capo. “Ho degli affari in sospeso. E no, non sono
degli assassinii…ma prometto che
non mi farò più vedere. E mi terrò alla larga da
lei.”
“Bene” Giles si alzò, senza stringere la mano al
vampiro. “Addio. Senza rimpianti. Lei starà meglio
senza di te.”
“Sì….già, insomma, addio” Spike si voltò,
e sparì nella notte come si conveniva ad una creatura
dell’oscurità del suo rango. Giles rimase a fissarlo.
Possibile che da tutto quell’orrore potesse nascere ancora un
barlume di speranza?
Poteva esserci ancora una speranza per Buffy, la sua Buffy?
“Alzati e vestiti” le disse Spike, mentre lei guardava in
silenzio la televisione. “Il tuo osservatore sta
per venirti a prendere. Ti riporterà a casa”
“Cosa?” disse lei, fissandolo. “ E tu?”
“Devo andare via. Drusilla mi rivuole” mentì Spike,
senza incontrare il suo sguardo.
Buffy non commentò. Ma neppure si stava muovendo.
“Parlo sul serio” le disse lui, dolcemente. “Giles
si prenderà cura di te. E tu…presto tornerai a
posto. In qualche modo, lo fai sempre. Ne sono sicuro”
Buffy lo fissò.
“Ti ho…stancato?”
“Ehy, baby, cosa sono tutte queste domande?” replicò
Spike, fingendo una rabbia che non provava.
“Ti ho forse promesso qualcosa?”
“No…certo che no” replicò lei, e qualcosa nel
suo tono di voce suggeriva un barlume di irritazione.
Era meglio che niente. Era un’emozione. Lei non era stata molto
emotiva, ultimamente. Sarebbe
stata sicuramente meglio, con i suoi amici. Avrebbero badato a lei.
Meglio di quanto avrebbe potuto
mai fare lui. Molto meglio.
“Bene…allora, addio” le disse, prima di allontanarsi.
Lei lo fissò, stupita. Se ne andava così? Senza
un bacio? Davvero, la chiamata di Drusilla doveva essere pressante…
Il suo pensiero viene interrotto dalle braccia di lui che si stringevano
intorno al suo corpo,
portandola in un abbraccio dal quale, anche volendo, non sarebbe potuta
fuggire. Buffy chinò
istintivamente il capo, socchiudendo le labbra contro quelle di lui.
Si baciarono come non si erano
mai baciati prima. Con una passione che sconfinava nel sentimento. Un
sentimento che nessuno dei
due, fino a quel momento, si era reso conto essere nato. Da qualche
parte, nella notte, era sorta una
piccola luce.
“Devo andare” le disse lui, il fiato corto, fissandole la
bocca ancora gonfia per il suo bacio.
“Lo so” rispose lei, e non credette neanche per un istante
alla storia di Drusilla.
“Io…capisci che è meglio così, vero?”
Buffy annuì.
Senza più toccarla, Spike si voltò e si allontanò
da lei.
E Buffy si accinse ad aspettare l’arrivo di Giles.
Quando lui tornò, all’alba, Buffy era già andata
via. Le sue poche cose erano sparite, e nella cripta
c’era un silenzio terribile.
Spike si sedette sul letto, la testa tra le mani. Continuava a darsi
dell’idiota. E continuava a ripetersi
di aver fatto la cosa giusta.
Stava ancora riflettendo, quando Harmony tornò, con sorriso soddisfatto
da gatta che lo irritò
enormemente.
“Se ne è andata. Come ho sempre saputo che avrebbe fatto.
Lei è migliore di noi…almeno, lo
crede.”
“Harm” disse solo Spike. “Sparisci”
“Ti piacerebbe, vero?” disse lei. “Questa è
la mia casa! Sparisci! Sta’ zitta!” Harmony gli si
avvicinò. “Beh, lascia che ti dica io una cosa. Sono io
ad andarmene, stavolta! Non voglio più aver
a che fare con un fallito come te!”
Lui non rispose. Si alzò ed andò al mobiletto dove teneva
il Jack Daniels. Poi, la fissò, più calmo.
“No, resta. Vado via io. Non sopporto più questo buco”
Senza parole, Harmony lo osservò mentre si allontanava. Tra poche
ore sarebbe stato giorno, ma
Spike non era uno sprovveduto ed avrebbe trovato un rifugio.
Lui poteva protestare quanto voleva. Lei sapeva che non avrebbe superato
facilmente l’abbandono
di Buffy. E che di lei, Harmony, non poteva importargliene meno.
Era un pensiero deprimente, ma non gliene venivano di migliori. Harmony
se ne andò a letto,
improvvisamente di cattivo umore.
2. Al campus.
“Sono settimane che non ti vedo. Va tutto bene?”
Buffy sollevò il capo verso il suo assistente di psicologia,
Riley Finn. La loro differenza di statura
era tale che per guardarlo negli occhi doveva rovesciare completamente
il capo all’indietro. Lo
trovava lievemente stancante.
“Sono stata a Los Angeles” mentì lei, mentre con
le dita accarezzava distrattamente l’antica gemma
che ornava la sua mano sinistra. Nessuno di coloro che la circondavano,
lì al campus, poteva intuire
che quell’anello era il suo passaporto per un barlume di normalità.
Fino a che Buffy l’avrebbe
indossato, lei avrebbe potuto circolare di giorno, anche sotto il sole
più cocente. Fingere di non
gradire il cibo non era un problema: nessuno mangiava davvero le porcherie
che servivano in
mensa.
Era di notte, che tutto era più difficile.
Ma questo, Riley lo ignorava.
“Mi chiedevo se verresti qualche volta al cinema con me. Od a
teatro. O ad un picnic. Insomma…”
gli occhi azzurri del ragazzo si illuminarono. “Mi piaci, Buffy.
Mi piaci moltissimo. Vorrei uscire
con te. Se sei libera. Quel Parker…”
Buffy fece una strana espressione. Le risultava persino difficile ricordarsene,
di Parker.
“E’ tutto finito. Da secoli”
“Bene. Allora…che ne dici?”
Lei lo fissò. Era un bel ragazzo. Alto, fin troppo, atletico,
attraente. Gentile. Normale.
Sono io che non sono normale, si disse. Sono orribilmente, tremendamente
sbagliata. In bilico tra
due mondi, senza appartenere davvero a nessuno dei due.
Non era stato necessario che Willow le donasse un’anima: quella
specie di coscienza residuale che
era rimasta sembrava potesse bastare.
Quello che tutti intorno a lei davvero ignoravano era che a Buffy mancava
qualcosa di essenziale
per sentirsi davvero bene.
Un qualcosa che lei non riusciva a confessare nemmeno a se stessa.
“Buffy?” insistette Riley. “Sei così pallida.
Ti senti bene?”
Buffy si sforzò di riportare l’attenzione su di lui.
“Sì, certo. Sto bene. Soffro un po’ di …anemia,
ultimamente.”
“Devi mangiare più ferro. Carne rossa…”
“E’ quello che farò” lo rassicurò lei.
“Mi piacerebbe molto uscire con te. Stasera vado con i miei
amici al Bronze. Ti ricordi di Willow, la mia amica con i capelli rossi?
Il suo ragazzo ha una band
con cui suona lì. Vorresti venire?”
Riley annuì, chinandosi per sfiorarle le labbra con un bacio,
e ritraendosi all’ultimo per lasciarle la
decisione di respingerlo.
Ma Buffy non lo respinse. Chiuse gli occhi ed accettò il tocco
leggero delle labbra di lui sulle
proprie. Era gradevole.
Peccato che il legame fosse ancora così forte…
“Willow passa a prenderti?” si informò Joyce.
“Sì. Mamma…l’hai riscaldato?”
Joyce annuì, negli occhi l’espressione colma di pena che
assumeva ogni qualvolta doveva
confrontarsi con gli aspetti meno gradevoli della trasformazione subita
da sua figlia. Lei era morta,
tecnicamente. Di nuovo. E si nutriva di sangue, che Joyce prendeva dal
macellaio e riscaldava nel
microonde.
Era orribile.
Eppure, lei era sempre la sua Buffy e Joyce la adorava.
La ragazza bevve la bevanda calda nella grande tazza, mentre sua madre
finiva la sua insalata. Di
fronte agli altri, a volte Buffy fingeva di mangiare. Ma, agli occhi
dei suoi amici, questo era ancora
più penoso.
Eppure, c’erano anche alcuni lati positivi. L’immortalità,
per dirne uno. Sempre che fosse vissuta
abbastanza a lungo da evitare paletti nel cuore, fuoco e decapitazione.
“Stasera uscirò con un ragazzo. Ci incontreremo con gli
altri al Bronze.”
“Bene!” si compiacque Joyce. “E’ quel…Riley?”
“Sì”
“Hai pensato di…dirglielo?”
“Se la cosa prosegue, sarà inevitabile” commentò
Buffy con distacco. “Andiamo, almeno non ho
l’AIDS. Non è contagiosa, la mia malattia…non necessariamente”
“Grazie a Dio quel mostro se ne è andato.”
“Sì” commentò asciutta la figlia. “Se
ne è andato”
Joyce le chiese se le mancava, e Buffy non le rispose.
La risposta era ovvia.
“Il solito, Willie”
Il barista sorrise, del suo solito sorriso sghembo.
“Vedo che hai cambiato dieta, Spikey. Questione di donne, mi hanno
detto”
Spike lo fulminò con lo sguardo, e prese i contenitori di sangue
e plasma trafugati di contrabbando
dall’ospedale.
“Roba di prima qualità. Ma se preferisci quello animale…”
“No, va bene questo” Spike pagò e si diresse verso
l’uscita. Si volse all’ultimo istante per una
domanda appena sussurrata.
“Hai…sue notizie?”
Willie scosse il capo.
“Non ho più visto né la cacciatrice, né i
suoi amichetti, se è quello che intendi. Ho idea che lei non
stia cacciando molto”
“Bene. Meglio così.”
“Ti conviene darti un po’ da fare, Spike. Se gli altri demoni
scoprono che tu non cacci più…ai loro
occhi saresti un debole, e qualcuno potrebbe cercare di eliminarti”
Lo sguardo azzurro del vampiro si indurì.
“Che ci si provino soltanto!”
E poi si allontanò nella notte.
3. Al Bronze.
“C’è un sacco di gente, qui!” urlò Willow,
sovrastando il rumore della folla. Buffy e Riley, vicini e
sorridenti, stavano gustando dei cappuccini, mentre Anya e Xander ballavano.
Willow fu felice di
ritrovarsi seduta vicino a Tara, incantevole in una camicetta color
panna che metteva in risalto la
sua perfetta carnagione di magnolia, ed il suo bellissimo seno.
Quando ad Oz, si erano appena salutati, e lui era corso sul palco con
la sua band.
“Non ero mai venuto qui” stava dicendo Riley a Buffy, tenendole
la mano. “Dalle mie parti, nello
Iowa, non ce ne sono molti di posticini di questo genere”
“Io lo adoro” rispose Buffy.
“Bello il tuo anello. E’ antico?”
“Molto” rispose lei. “Risale all’epoca della
dominazione spagnola. Morirei senza di lui”
Riley rise. “E’ il regalo di un ex fidanzato?”
Buffy ritornò seria. “Qualcosa del genere”
“Vuoi ballare? Ti avverto, però, che sulla pista sono un
disastro”
Con il suo fisico massiccio, lei non faceva fatica a crederlo.
“No…ora no. Preferisco ascoltare un po’ di musica.”
Willow si avvicinò a Tara, approfittando della conversazione
tra Riley e Buffy per parlarle. “La
vedo bene. Che te ne pare?”
“La sua aurea è molto inquieta” replicò dolcemente
la strega bionda. “Il legame è ancora troppo
forte. Non riesce a liberarsene. Il fatto che lui l’abbia lasciata
andare, non ha affatto spezzato la
catena. Al contrario: l’ha stretta ancora di più”
“Oh oh” fece Willow, voltandosi verso l’entrata. “Credo
che tu abbia ragione. Guarda chi è appena
arrivato”
Tara seguì il suo sguardo, ed entrambe videro il predatore, vestito
di nero, farsi strada verso la pista
da ballo. I suoi capelli platinati splendevano alla luce soffusa dei
lampioncini che adornavano i
tavolini. Sembrava che lui stesse cercando qualcosa. O qualcuno.
Nessuno avvisò Buffy. Fu l’istinto a farla voltare. Un
istinto naturale, insopprimibile, persino più
forte di quello della caccia.
Spike.
I loro sguardi si incontrarono nella notte, a cui entrambi appartenevano.
Gli occhi blu di Spike, quelli verdi di Buffy.
Riley stava parlando, ma Buffy non lo ascoltava più. Si alzò
dal tavolo, senza una parola di
spiegazione, e si diresse verso la fonte di quella forza misteriosa
che la attraeva inspiegabilmente.
“Houston, abbiamo un problema”
Xander si voltò verso Willow, lasciando per un istante la mano
di Anya, che continuava a dimenarsi
con movenze sexy sulla pista dal ballo, e non gli ci volle che un istante
per capire cosa stava
succedendo.
“E’ un vampiro morto” esclamò il ragazzo, indurendo
la mascella.
“Noi…credi che….Xander, aspetta!”
Ma Xander aveva già tirato fuori un paletto e si stava dirigendo
verso la coppia di vampiri. Buffy si
voltò verso di lui un istante prima che detto paletto venisse
immerso nel petto del suo compagno. Le
sue dita d’acciaio si strinsero sul polso di Xander, mentre lei
scivolava, senza rendersene conto, nel
volto della caccia.
“Ti ho detto di non toccarlo” ringhiò lei. Dopo un
istante, Buffy recuperò abbastanza autocontrollo
per ritornare al suo volto normale. “Ti prego…” lo
implorò.
Xander la fissò, troppo sconvolto per parlare. Per una volta,
quella bestia del suo assassino non
osava avere un’espressione soddisfatta, sebbene ancora una volta
la forza del loro legame fosse
stata dimostrata.
Xander girò sui tacchi. Non c’era niente che potesse fare
a Spike, se Buffy avesse continuato a
proteggerlo, e vederli insieme era semplicemente troppo doloroso.
Prese Anya, e la condusse fuori dal locale. Intanto, Willow prese la
mano di Tara, sconvolta. “Hai
visto anche tu? Buffy…con indosso il volto della caccia!”
“Già. Impressionante, vero? Forse, noi ci stiamo solo illudendo
che lei sia ancora quella di un
tempo. E’ cambiata, invece…e nessuno sa ancora esattamente
come”
“Ragazze? Volete spiegarmi cosa sta succedendo?” chiese
Riley. “Quel tipo strano sta dando
fastidio a Buffy? E’ meglio che intervenga?”
“Direi proprio di no” rispose Willow, diventando rossa come
i suoi capelli. “E’ una specie di…ex
fidanzato.”
“Già” commentò Tara “Un vecchio ex –
fidanzato. Molto vecchio”
“Conosciuto a Los Angeles” disse Willow.
“Incontrato alla scuola superiore” esclamò contemporaneamente
Tara.
“Voglio dire” fece una brillante sintesi Willow. “Era
il fidanzato di Buffy quando lei era ancora alla
Emery High di Los Angeles”
“Ah” disse Riley, e riportò confuso l’attenzione
sulla coppia.
Ma Buffy e Spike erano spariti.
“Ne ho bisogno” disse lei, e Spike annuì.
Erano in alto, nella galleria del Bronze. Da lì si potevano vedere
tutti quelli che ballavano in pista,
ed anche gran parte degli occupanti dei tavolini laterali, ma era come
se tutto facesse parte di un
sogno…e non fosse reale. In quel posto, invece, una discreta penombra
garantiva una qualche
privacy alle giovani coppie di amanti.
Spike la strinse a sé, nascondendola con il suo soprabito.
E poi, le diede il suo polso.
Buffy vi immerse i denti, avida del suo sangue. In confronto al sangue
animale che di solito
ingeriva, il sangue forte del suo sire era come un nettare miracoloso.
Il desiderio che aveva di
risentirlo scorrere nelle sue vene la faceva impazzire. Spike chiuse
gli occhi, sentendosi quasi venire
meno. Lei lo stava prosciugando…ed era delizioso, delizioso…non
l’avrebbe ucciso, era ovvio, ma
l’avrebbe di molto indebolito. Abbastanza per renderlo preda di
uno qualunque dei suoi numerosi
nemici, demoni o umani che fossero.
“Basta, tesoro” le sussurrò. “Basta, ora”
Buffy lo lasciò andare, e lo seguì quando lui si sedette
nella penombra, su uno dei divanetti laterali
che occupavano la piccola galleria. Spike le mise un braccio intorno
alle spalle. La tentazione di
assaggiare nuovamente il suo sangue era devastante, ma lui era deciso
a resisterla. Assai più forte
era un’altra tentazione, quella di sentire le sue morbide labbra
sotto le sue. Ed a questa non aveva
nessuna intenzione di resistere…
Buffy chinò istintivamente il capo sulla sua spalla, e socchiuse
le labbra. Spike mise una mano sulla
sua guancia, abbassandosi su di lei e catturandole le labbra in un bacio
dolcissimo, ed insieme pieno
di passione. Resa euforica dal suo sangue, Buffy si abbandonò
tra le sue braccia. Per entrambi,
staccarsi dall’altro risultò quasi impossibile.
“Non hai lasciato la città” osservò lei, dopo
un istante, respirando a fatica. Non ne aveva bisogno,
ma le piaceva farlo, ed era un altro elemento che concorreva a formare
l’illusione di vita che lei si
sforzava di offrire al mondo.
“Ne sei dispiaciuta?”
“No” Buffy scosse il capo, a rafforzare il concetto. “Mi
sei mancato”
“Anche tu. Vedo però che hai fatto delle nuove amicizie”
“Riley?” chiese Buffy, fissandolo negli occhi. “Non
stiamo insieme”
“Non ancora”
Buffy sospirò. “E forse mai, grazie ai piccoli cambiamenti
che il tuo intervento ha provocato in
me!”
Spike si alzò. “E’ allora meglio interrompere questo
colloquio. Volevi il mio sangue: l’hai avuto.
Hai avuto anche qualcosa di più. Ora, torniamo alle nostre piccole
illusioni quotidiane: che io sia
sempre il Big Bad, anche se non vado più a caccia da settimane,
e che tu sia Buffy, la cacciatrice di
vampiri, una ragazza viva ed umana, libera di vivere la sua vita nel
mondo, alla luce del sole.” Spike
la fissò in modo ironico. “Tieniti stretto quell’anellino
che ti ho dato, ragazzina. Non lo perdere,
oppure dovrai forse affrontare quello che veramente sei. Una creatura
della notte. Una predatrice.”
“Spike…” chiamò lei, ma lui era già
sparito giù per le scale.
“Ti chiedo scusa” disse Buffy a Riley, riavvicinandosi a
lui. “Spike è un vecchio amico”
“Hai la bocca sporca. Rossetto?”
Buffy impallidì ulteriormente sotto gli strati di fondotinta
rosato che portava per simulare un
colorito sano. Poteva essere rossetto, dopo il loro impetuoso bacio,
su nella galleria…ma poteva
anche essere sangue. Il sangue di Spike di cui si era appena nutrita.
La realtà sembrava infrangersi intorno a lei. Non sapeva più
chi era, cosa era. Sapeva solo che se la
ragione le urlava di stare lontana da Spike il più possibile,
il suo istinto le diceva che lei non poteva
fare a meno di lui.
Era il legame, quel maledetto legame…
“Vado in bagno. Torno subito”
Riley la fissò stupefatto mentre lei si inoltrava verso le toilette.
Arrivata lì, un odore fortissimo,
irresistibile la attrasse.
La ragazza vicino a lei stava armeggiando con una scatola di Tampax.
La stessa ragazza che urlò quando si accorse che Buffy, accanto
a lei, non si rifrangeva nel grande
specchio illuminato, e la fissava con le zanne sguainate.
“Tara…non le ho fatto niente, te lo giuro”
Buffy tremava. Tara l’aveva vista dirigersi sconvolta verso il
bagno delle signore, e – preoccupata –
aveva deciso di seguirla. Così, si era goduta in pieno l’urlo
di terrore dell’altra ragazza, quando
questa si era accorta della mancata rifrazione di Buffy…e del
suo volto di predatrice.
“Lo so. Calmati” Tara la strinse, e sentì che lentamente
Buffy tornava alla sua fisionomia normale.
Era la seconda volta, quella sera, che lei diventava palesemente un
vampiro: considerato che nelle
ultime settimane questo non era mai capitato, ciò la diceva lunga
circa l’influsso che la vicinanza di
Spike ancora aveva su di lei.
“E’ solo che quell’odore…quell’odore…Dio,
era così forte. E poi, ho appena mangiato..”
“Cosa hai mangiato?”
“Spike mi ha dato il suo sangue. Quando eravamo insieme, mi nutriva
soprattutto di quello”
“E …poi?”
“Mi ha baciata”
“E…tu?”
“Non volevo che smettesse. Ma ha smesso…e se ne è
andato.”
“E’ meglio così., Buffy” la consolò
Tara. “Con noi, tu puoi dimenticare. Puoi vivere una vita
normale. Riley è un ottimo ragazzo, ed è molto preso da
te. Torniamo da lui, vuoi? Comincia a
preoccuparsi”
Buffy annuì, e seguì l’altra bionda fuori dalle
toilette. Ma quando incontrò lo sguardo ancora
spaventato della ragazza di prima, capì che mai avrebbe potuto
dimenticare ciò che, volente o
nolente, ora era.
Quella notte, Buffy restò a dormire a casa di sua madre. Nelle
ultime settimane aveva dormito con
Willow, nella loro stanza al campus, ma mentre la strega era troppo
stanca per le attività della
giornata per non dormire come un sasso, lei riusciva a malapena a chiudere
occhio. All’alba,
immancabilmente, un’enorme stanchezza la invadeva. Così,
spesso Buffy si recava a lezione di
sera, saltando quelle del mattino, e faceva delle brevi ronde. Non aveva
molta voglia di uccidere
vampiri. Non più.
Verso le due di notte, Joyce sentì dei rumori nella sua stanza.
Si alzò e spinse piano la porta.
Buffy era distesa a letto, la testa riversa sul cuscino, e stava piangendo.
“Amore mio” le disse Joyce, accarezzandole il capo. “Cosa
c’è? Che succede?”
Buffy scosse il capo, asciugandosi le lacrime.
“Mamma…stanotte l’ho rivisto. Era al Bronze.”
“Riley?”
“No…Spike”
Joyce la strinse a sé. Il suo pallido viso, ora che lei era senza
trucco, la colpì come una pugnalata.
Lei era bellissima, ancora più bella di prima, ma il suo viso
non era più quello di una ragazza di
diciannove anni, il cui cuore battesse. Era un viso dalla bellezza senza
età…cristallizzato per
sempre in una perfezione di morte.
“Mamma…oggi mi hai chiesto se mi mancava. Ogni istante,
mamma, ogni istante”
Joyce chiuse gli occhi, e strinse il corpo senza vita, eppure così
pieno di dolore, della figlia a sé.
4. Out of this world.
“Buffy non è più di questo mondo” disse Tara,
e Willow annuì. Quanto era avvenuto la sera prima
al Bronze l’aveva reso evidente. Potevano scacciare Spike, tenerlo
per sempre lontano da
Buffy…ma lei non sarebbe mai più stata la ragazza che loro
avevano tanto amato. Mai più.
“Non so cosa fare” si chiese Willow. “E’ come
con Oz. Entrambi si stanno allontanando da me, ed
io non so cosa fare. So che non torneranno…non quelli che erano,
almeno. Ma non posso fare a
meno di soffrirne”
“Mi dispiace” disse Tara “Per il tuo ragazzo. Sei
sicura di non poter far nulla per…riavvicinarvi?”
Willow la fissò. “ E se ti dicessi…che sto cominciando
ad interessarmi ad un’altra persona?”
Tara arrossì. “Un tuo…co-compagno di università?”
Willow scosse il capo. “Non è un uomo”
Tara arrossì ancora di più.
“Ti dirò qualcosa.” le sussurrò Willow. “Presto,
molto presto. Ma ora dobbiamo preoccuparci di
Buffy e del suo problema. Il legame. Non c’è modo di spezzarlo?”
Tara la fissò inclinando il capo. “Hai pensato ad Iside?
E’ la protettrice dei legami. Mia madre mi
diceva sempre che era anche l’unica a poterli scioglierli…dovrei
avere un suo testo che ne parla, nel
mio dormitorio”
“Andiamo, allora!” annuì Willow con entusiasmo.
Tara arrossì. L’idea di ricevere Willow nella sua stanza
era singolarmente emozionante. Quando le
ragazze arrivarono nella piccola stanzetta universitaria dove Tara viveva
da sola, Willow sorrise. La
piccola camera era piena di oggetti magici, e completamente dipinta
di nero. Peraltro, era talmente
accogliente…
“Ti preparo un tè” offrì Tara, che aveva un
fornelletto da campeggio.
“Grazie” sorrise Willow, impegnata ad esplorare i libri
e gli oggetti magici di Tara. La ragazza,
come aveva sospettato fin dall’inizio, possedeva un’assai
maggiore conoscenza dell’occulto di
quanto i suoi modi tranquilli e dimessi lasciassero presagire.
“Eccolo, è qua” Tara mostrò a Willow l’illustrazione
di un antico libro ereditato da sua madre, la
quale discendeva da un’antica stirpe di streghe di Salem. “Iside
stringe i legami…ed Iside gli
scioglie”
“Ma questo vale per i legami d’amore” osservò
Willow.
Tara scosse al capo. “Non esiste forza al mondo che possa sciogliere
i legami di vero amore. Ma
qualunque altra catena…il possesso, la convenienza, il matrimonio,
e persino il legame vampirico
sire – childe, può essere spezzata”
“Ma se Buffy…”
“…amasse Spike?” Tara sorrise. “In questo caso,
non c’è potere al mondo che possa tenerli
distante”
“Sarebbe meglio parlargliene” osservò Willow. “Lo
farò stasera stessa. Ora…posso restare un po’
con te?”
Tara le sorrise di nuovo. “Certamente”
Willow bevve il tè che Tara le porgeva, sentendosi finalmente
a casa.
“Voi…potete farlo?”
Gli occhi di Buffy erano grandi, e lucenti come fossero stati di vetro.
Nelle ultime settimane, tutto il
suo aspetto aveva assunto una qualità lievemente artificiale.
La sua pelle era fredda al tatto, i suoi
capelli non avevano più bisogno di tintura, i suoi occhi splendevano,
e sembrava improvvisamente
una donna fatta, più matura e più bella.
Non era meno bella di quanto lo fosse stata Drusilla e soprattutto,
ai loro occhi, non meno
vampiresca.
“Credo di sì. Se sei d’accordo, possiamo tentare.
L’incantesimo ad Iside dovrebbe sciogliere il
legame Sire - childe che vi unisce ancora”
Buffy sembrò riflettere.
“Allora, facciamolo” disse, senza apparente emozione. Se
Dio voleva, in questo modo la sua mente
si sarebbe liberata di quell’insopprimibile fardello. Il perpetuo,
insistente ricordo di lui, e delle cose
che avevano fatto insieme, fin dall’istante di quel loro fatidico
scontro sotto il sole, nel campus.
Era passata un’altra settimana dal loro incontro al Bronze, e
Buffy era uscita altre tre volte con
Riley. Si erano baciati, e lui aveva incominciato, durante un loro incontro
serale, ad azzardare
alcuni preliminari. La prima volta Riley, sorridendo, aveva osservato
come fosse fresca la sua pelle,
ma Buffy non aveva sorriso affatto. Sotto le sue carezze, il suo corpo
si era istintivamente teso, ma
non come…
…non come con Spike. Buffy l’aveva fermato cortesemente,
e lui – da perfetto gentiluomo – non
era andato oltre.
Sebbene non stessero propriamente insieme, Riley cominciava a considerarsi
come il suo ragazzo,
ed a comportarsi di conseguenza. Le telefonava almeno una volta al giorno,
e l’aspettava – quando
era libero dai suoi impegni scolastici come assistente della professoressa
Walsh – al termine delle
lezioni. Buffy si stava affezionando a lui, per quanto affetto il suo
cuore malato di vampiressa
potesse provare, un cuore dove c’era posto solo per una passione
devastante e senza ragione, che la
stava consumando come e più della sete di sangue.
Buffy sapeva che – prima o poi – Riley avrebbe dovuto conoscere
la verità.
Per cui, prima l’incantesimo che le legava il cuore veniva sciolto,
meglio sarebbe stato per tutti.
“Facciamo un cerchio” suggerì Willow “E tu,
Buffy, poniti al centro.”
“Devi toglierti l’anello” propose Tara. “E’
un suo pegno nei tuoi confronti, un suo dono dal potente
significato affettivo. Donandoti la radice della sua invulnerabilità,
è come se ti avesse donato la sua
virilità”
“Ahem…in senso figurato” aggiunse Willow.
Buffy aggrottò un sopracciglio. In senso figurato? Far l’amore
per ore ed ore, come affamati?
“Buffy” la rimproverò dolcemente Tara. “Tu
stai pensando a lui. Devi liberarti del suo pensiero.
Pensa a Riley. E’ un bravo ragazzo, ti vuole bene, e tu ne vuoi
a lui”
Buffy si sforzò di pensare a Riley.
Intorno a lei, Tara e Willow cominciarono a cantare la litania ad Iside.
“Spezza il legame che hai creato…frantuma la catena…libera
le parti che hai unito…”
“Buffy?” la chiamò Willow dopo un po’. “Sei
andata in trance?”
“Cosa? No…credo di no. Io…è finita?”
Willow annuì soddisfatta. “Esperimento perfettamente riuscito.
Il legame tra te e Spike è
definitivamente spezzato”
Buffy si guardò intorno, gli occhi grandi come quelli di un cerbiatto
impaurito
Sapeva che era vero. Il legame era cessato. Non sentiva più l’infinito
richiamo del suo sangue.
Per il resto, si disse, ci sarebbe voluto del tempo. Tempo, e l’affetto
di Riley.
“Sto molto meglio” disse Buffy a Willow, alcuni giorni dopo.
“E, credimi, mi dispiace lasciare
questa stanza. Stavo bene con te, qui. Era come abbiamo sempre sognato.”
“Solo, che altre cose sono cambiate, vero?” le disse dolcemente
Willow.
“Già” ammise Buffy. “Ed io devo capire bene
come. Grazie all’intervento tuo e di Tara, non devo
più temere la vicinanza di Spike. Sto meglio. Riesco persino
a dormire un po’…di mattina. Ma ora
devo capire a cosa destinare questa mia…immortalità”
“La lotta per il bene non ti attira più?”
“Sì, certo” disse Buffy. “E’ proprio
quello che intendo. Forse, era destino. Può darci ci fosse un
piano divino per rendere la Cacciatrice immortale e così assicurare
un lungo periodo di pace agli
umani…”
“Umani? E’ così che ci vedi, ora?” le chiese
Willow, basita.
“Non ho le idee così chiare, credimi…ma mi sento
facente parte di un’altra razza. Solo che non so
ancora quale.”
“Sarai un angelo” le disse Willow. “Forte, misterioso,
giusto. Lotterai per il bene…e vivrai in
eterno”
“E sarò eternamente sola”
“Angel…”
“Non sopporterei un’eternità di castità, credimi.
Non più” sorrise Buffy.
“Ciò che conta è che non sia Spike”
“Già” disse solo Buffy, raccogliendo le sue cose.
“Non sarebbe pratico vivere ancora insieme.
Intendo star fuori tutte le notti, per cacciare e per difendere la Bocca
dell’Inferno. E studiare. E
forse ricevere Riley…se le cose tra di noi continueranno ad andar
bene. Ti disturberei. E poi, così,
sarai libera di vedere Oz, di passare più tempo con lui”
“Io…Oz…ho idea che non stiamo più così
insieme”
“E quando sarebbe successo?” si stupì Buffy.
“Ti ricordi di Veruca? Beh, lui la guardava sempre…credo
che abbiano più cose in comune di
quante ne abbiamo noi. Quanto a me…ora passo molto tempo con Tara”
“Tara è un’ottima ragazza. Sono certa che sarà
una buona amica per te.”
Willow arrossì. “Forse…più di un’amica”
“Ah” disse solo Buffy. “Credo di essermi distratta
durante il film. Quando è successo
che…insomma…ti piacciono le donne?”
“Solo negli ultimi cinque minuti…e comunque, non è
ancora successo nulla. So che lei è orientata
in quel senso…ma pensi che potrei piacerle?”
Buffy sorrise. “Sarebbe una stupida, in caso contrario. Stupida,
cieca e sorda”
“Sono lieta di non averti sconvolto”
“Se non ha sconvolto te sapermi a cavalcioni di Spike nella sua
cripta…”
“Ehy, questo Xander non me l’aveva raccontato!” esclamò
Willow. “Ha visto una cosa del genere?”
“Già. Ma non si ripeterà. Non ora che voi…insomma,
che il legame si è spezzato.”
“Ma a te…piaceva?” indagò Willow.
Buffy non rispose.
Aveva ancora un sacco di scatoloni da scaricare quella sera, e –
soprattutto – doveva fare la spesa.
Non c’era il tempo di pensare di nuovo a Spike.
Il nuovo appartamento scovato da Buffy era nella palazzina vicina alla
Lowell House, la
confraternita universitaria dove alloggiava Riley. Questo non era stato
certo il motivo determinante
della sua scelta, ma a Riley piaceva – con tipico orgoglio maschile
– pensare che così fosse.
Buffy aveva declinato l’offerta di appartamenti forniti di cucinino
in favore di questo, che
possedeva un piccolo giardino coperto ed una grande stanza da letto.
In fondo, a lei bastavano, per
ovvie ragioni, un piccolo frigo ed un microonde.
Ora, tutta sola nel suo regno, cominciava finalmente a sentirsi meglio.
Avrebbe cominciato una
nuova vita. In qualche modo, avrebbe fatto fronte al suo nuovo futuro,
e si sarebbe costruita un
destino.
Doveva farlo, o sarebbe impazzita.
Decise di fare una rapida spesa serale al centro commerciale, per comprare
un po’ di lenzuola ed
asciugamani, ed alcuni oggetti per la casa, in modo da arredare con
un tocco un po’ più personale la
grande stanza dove avrebbe passato, studiando, la gran parte delle sue
giornate. Se doveva vivere
per l’eternità, beh, non voleva farlo da ignorante.
Grande fu la sua sorpresa quando, tra le corsie del supermercato, intravide
una familiare testa
bionda.
Fu contenta di constatare che, questa volta, il solito istinto non fosse
intervenuto. Spike non era più
niente per lei. Non lo percepiva più come vampiro, perché
ormai era anche lei una di loro, e non lo
sentiva più come sire. L’aveva semplicemente visto.
Perché diavolo allora le tremavano le ginocchia?
Anche Spike la vide, e gli venne male al pensiero di quanto fosse diventata
bella, da che l’aveva
fatta sua.
“Hai bisogno di aiuto?” le chiese, vedendo che lei stava
cercando di caricare nel carrello una di
quelle librerie smontabili stile Ikea.
“Perché no” disse lei, cercando di sembrare indifferente.
Spike sollevò senza fatica la grossa scatola
contenente il kit di montaggio, e la mise nel carrello. Non che lei
avrebbe faticato di più. Ma era per
entrambi una scusa per poter scambiare quattro chiacchiere.
“E’ per la stanza che dividi con Willow?” le chiese
lui.
“No. Ho preso un nuovo appartamento. Voglio stare un po’
da sola” spiegò Buffy. “Tu…vedo che
stai facendo un po’ di spesa.”
“William the Bloody non fa più la spesa nei vicoli…se
capisci cosa intendo”
“Perché?” chiese lei, studiandolo con attenzione.
Sotto la luce dei neon fluorescenti, la loro pelle
candida, senza vita, risultava ancora più marmorea del solito.
Eppure, erano entrambi due
magnifiche creature, fatte per stare insieme. Il nero del suo spolverino,
l’argento del suo top, e la
loro bellezza, maschile contro femminile, alfa – male contro alfa
– female. I due predatori del
branco.
Spike avrebbe voluto dirle la verità. Che ogni volta che aveva
tentato di uccidere, da quando lei era
stata sua, si era visto di fronte i suoi occhi dolorosi, il suo viso
pallido e teso, solo apparentemente
indifferente.
Ma ne andava della sua dignità.
“E’ uno sport che mi ha stancato. Trovo molto più
comodo ricorrere al macellaio”
“Ne sono lieta. Ora…se non ti dispiace…”
“Aspetta!” le disse lui. “Ti posso accompagnare?”
Buffy annuì. Uscirono nella notte, e lui l’aiutò
a caricare tutta la sua spesa nel vano posteriore della
SUV che Buffy aveva preso in prestito dalla madre. Era strano stargli
così vicino. Desiderava
ancora il suo sangue…ma il legame non esisteva più, e l’incanto
era spezzato. Poteva stargli vicino
senza per forza dissanguarlo.
Quanto al resto…quella era tutta un’altra storia.
Parlarono del più e del meno durante tutto il tragitto. Quando
furono davanti alla sua stanza, Buffy
lo invitò ad entrare, e Spike scoppiò a ridere.
“Ti ringrazio…ma il tuo invito non mi serve più”
“Perché?” si incuriosì lei.
“Ormai sei anche tu…una di noi. Non c’è invito
che tenga”
“Beh…accomodati lo stesso”
“E’ carino, qui”
“Sì” Buffy mise il sangue che aveva acquistato dal
macellaio in due capienti tazze, e le riscaldò nel
microonde. Spike si era tolto lo spolverino, e si era seduto sul divano.
Accettò il sangue che lei gli
porgeva, e sorrise.
“Se vuoi il mio…hai solo da chiedere”
“No, grazie” disse lei, nascondendo a mala pena il suo desiderio.
“Quella volta, al Bronze…non
avrei dovuto lasciarmi andare in quel modo. I miei amici si sono inquietati”
“Fai che la Scoobie Gang non si inquieti, questo è il tuo
motto” ironizzò Spike. “Non credi che tu
debba essere libera di essere come sei davvero?”
“E cosa sono, esattamente, Spike?” gli chiese lei, le palpebre
abbassate a coprirle gli occhi.
Lui si alzò, e le venne vicino. Le mise una mano sul fianco,
e lei trasalì al contatto. “Una creatura
della notte” sussurrò, abbassando il capo fino a sfiorarle
il capo con le labbra. “Una meravigliosa,
sensuale, seducente, ammaliante, creatura della notte. Alla quale non
posso fare a meno di pensare
giorno e notte, sempre, con la stessa intensità, perché
tu sei la mia compagna ed io ti ho creato per
questo. Per averti vicino a me, per l’eternità”
Buffy si staccò da lui, improvvisamente.
“Non sono più tua”
“Sì, che lo sei. E lo sai bene”
“No.” Buffy sollevò il capo, e lo fissò. “Willow
e Tara, le mie amiche, hanno spezzato il legame
sire – childe che ci lega. Potrei polverizzarti in questo stesso
istante. E non è detto che non lo farò”
Lui la guardò…orripilato.
“Non starai parlando sul serio?”
“Vuoi mettermi alla prova?” esclamò lei, con sarcasmo.
“Non puoi aver fatto questo. Non puoi aver acconsentito a che
ci separassero”
“L’ho fatto, invece, ed era ora! Non poteva continuare così.
Il nostro legame ci stava distruggendo.
La mia vita non aveva più senso”
“Ne ha invece, ora, di senso?” urlò lui. “Cosa
sei, adesso? Una menzogna vivente. Sei stata creata
da me per amare, per vivere al massimo…e ti limiti a vegetare
in una parvenza di normalità che non
ti appartiene, a cui sei estranea”
“Taci!” sussurrò lei, voltando il capo.
“No” Spike si riprese il suo spolverino. “Hai fatto
bene, a farlo. Che sciocco sono stato. Tenere così
ad un legame tanto impegnativo…ma sì, meglio per tutti
così. Sei libera. E sai che ti dico? Sono
libero anch’io!”
“Spike…”sussurrò lei. Lo fermò con una
mano sulla sua spalla, e lui temette che – stavolta – Buffy
Summers si sarebbe davvero vendicata. Beh, sarebbe stato solo giusto.
Giustizia poetica. Ed anche
piuttosto ironica.
Ma lei lo attrasse a sé, tra le sue braccia, e si impadronì
della sua bocca.
“No, Buffy…”
“Sì” mormorò lei. “Non resisto più”
Spike la prese per le spalle, e la spinse contro un muro. Lei gemette
sotto l’assalto della sua bocca,
delle sue mani, e quando lui le sollevò le gambe per farle intrecciare
intorno alla sua vita, per poi
affondare in lei, Buffy capì che non c’era via di uscita
da quell’amore.
E che quel particolare legame non si sarebbe mai potuto spezzare.
Quel legame che nel mondo non doveva esistere, ma che era così
forte, così pressante…out of this
world.
5. Tutto detto, tutto fatto.
Tutto detto, tutto fatto, Spike e Buffy giacquero insieme nel suo grande
letto mai usato prima, tra le
lenzuola di seta viola che lei aveva acquistato da poco al supermercato,
cedendo ad un impulso
insensato.
Le lenzuola erano già sporche di sangue: il suo, e quello di
lei, che si erano scambiati con una
frenesia che aveva ricordato ad entrambi i primi tempi del loro particolarissimo
ménage.
Dopo aver fatto l’amore in piedi, con i vestiti ancora indosso,
si erano spostati in bagno, dove si
erano amati sotto una doccia bollente, che avrebbe ustionato chiunque
non fosse già stato morto, ma
che aveva gradevolmente riscaldato la loro pelle fresca. L’acqua
aveva attutito le grida di piacere di
Buffy, e le altrettanto rumorose manifestazioni di Spike. Poi, si erano
asciugati, Buffy aveva fatto il
letto con le lenzuola nuove di zecca, ed avevano ripreso ad amarsi tra
quei cortinaggi color ametista,
della stessa sfumatura di quelli che lui aveva nella sua cripta.
Ora, esausti, stravolti dalla perdita di sangue, e dall’ingestione
di quello altrui, fissavano entrambi il
soffitto del piccolo appartamento, mentre la notte sussurrava fuori
dalla finestra aperta.
Spike non riusciva ancora a crederci. Possibile che avesse tanta poca
dignità da cedere alle sue
voglie, ed alle proprie, dopo quello che lei aveva fatto? L’aveva
rinnegato, aveva rinnegato tutto
quanto c’era stato tra di loro…e lui era di nuovo tra le
sue gambe, come se nulla fosse.
Il vampiro era furioso con se stesso.
“Dove stai andando?” gli chiese Buffy, scivolando di nuovo
nel volto della caccia. Qualcosa nella
sua postura, rigida e tesa, le suggeriva la sua rabbia.
“Via di qui. Non sono un maledetto stallone.”
“Non ho mai pensato che lo fossi”
“Mi pare il contrario. Ci hai rinnegati, Buffy. Cosa vuoi ancora
da me? Altro sesso? Sangue?
Rivolgiti al tuo ragazzo, quel Riley. Sono certo che, muscoloso com’è,
sarà in grado di soddisfarti”
Buffy si voltò, e lo schiaffeggiò, tornando poi al suo
volto normale.
“Sei un bastardo” gli disse, gli occhi pieni di lacrime.
“E’ tutta colpa tua. Non ho chiesto io di
essere trasformata in questa cosa immonda…e non ti ho chiesto
io di sedurmi. Se tu mi avessi
ucciso, e basta, nulla di tutto questo sarebbe accaduto!”
“Non potevo fare a meno di te” le confessò Spike.
“E non potevo aspettare che tu mi accettassi nel
tuo mondo. Ti volevo, e non avevo altra scelta”
“Che tu sia maledetto! Hai rovinato la mia vita, ed ora osi insultarmi!”
“Io ti insulterei? Solo perché mi rendo conto che mi stai
usando come si usa una puttana?”
Buffy tacque. “Hai ragione” disse dopo un attimo. “Ti
ho usato. L’altra sera, al Bronze, e stanotte.
Ma è finita. Stavolta è veramente finita. Esci dalla mia
vita, una volta per tutte. I cinque minuti delle
scuse da parte mia sono scaduti”
Spike raccolse la sua roba, ancora completamente nudo e furioso.
Ed in quel momento il campanello della porta squillò.
Buffy e Spike si fissarono. Nessuno dei due indossava un solo capo di
vestiario.
“Aspettavi qualcuno? Chiunque sia avrà una bella sorpresa…”
“Ti prego, vattene” implorò Buffy.
“Ti vergogni di me, amore?” le chiese Spike, con un sorriso,
ma i suoi occhi erano ancora pieni di
ira e delusione. “Peccato. Credo che dovrai affrontare le conseguenze
della tua indecisione. Fuori o
dentro. Con me o senza di me.”
Buffy scosse il capo. Non gliel’avrebbe data vinta, implorandolo
di scappare dalla finestra.
Spike si chiuse misericordiosamente in bagno, e Buffy indossò
velocemente una t – shirt, chiudendo
dietro di sé la porta della camera da letto. Non fu sorpresa
di trovarsi di fronte Riley.
“Stavi…dormendo?” le chiese lui, soffermandosi con
lo sguardo sulle sue gambe nude, sui suoi
capelli in disordine, e sul suo viso sul quale evidentissimi erano i
segni della sua passione. Ma ciò
che davvero attrasse l’attenzione di Riley fu la vistosa ferita
sul collo della ragazza, dove un po’ del
suo sangue si era rappreso.
“No” rispose lei. “Riley, non è un buon momento”
Riley indicò la ferita. “Qualcuno ti ha…aggredita?”
Buffy lo fissò chiedendosi cosa poteva dirgli.
“Se aspetti un istante, mi vesto e ti accompagno fuori. Potremmo
fare una passeggiata. Io…devo
parlarti”
Riley annuì. Buffy richiuse la porta, e si voltò per affrontare
Spike.
“Mi dispiace” gli disse.
Il vampiro indurì la mascella.
“Di cosa? Di essere venuta di nuovo a letto con me?”
Buffy si arrabbiò di nuovo.
“Tra le altre cose” rispose, a denti stretti. “Ti
consiglio la finestra”
Spike la fissò, un’ultima volta, e le si avvicinò.
Le mise una mano sulla guancia, e la guardò con i
suoi profondi occhi blu, dietro ai quali Buffy non sapeva mai davvero
leggere. “Dimenticati di me.
Se ti riesce”
Buffy chiuse istintivamente gli occhi, aspettando un bacio.
Ma lui era già sparito.
“Eccomi qua” disse la ragazza, chiudendo la porta a chiave
e prendendo il braccio di Riley. Aveva
indossato in fretta un paio di jeans ed una camicetta bianca, e si era
pettinata i capelli in una coda di
cavallo. Nonostante il suo volto fosse privo di trucco, era più
bella – e più pallida – che mai. Riley
l’adorava.
Ma Riley non era stupido. E cominciava seriamente a temere la chiacchierata
che lo attendeva.
Passeggiarono un po’ lungo l’argine del piccolo fiume che
costeggiava il campus. “Ti chiederai
perché non ti ho fatto entrare in casa, prima”
“Sì, effettivamente me lo stavo chiedendo” sorrise
lui.
“Non ero sola”
“L’avevo intuito”
“Ero con…Spike”
“Quel ragazzo dell’altra sera? Al Bronze?”
“Esattamente”
“Credevo che fosse una vecchia fiamma dei tempi della scuola superiore”
disse Riley.
“In verità, no. Sì, ci conosciamo da anni, ma siamo
diventati intimi solo negli ultimi mesi.
Io…lui….oh, mio Dio, non so da dove cominciare”
“Dall’inizio” mormorò Riley, con la voce che
gli si spezzava.
“Credi ai vampiri?” disse Buffy.
E qui, Riley la stupì.
“Sì”
Buffy lo fissò, sconvolta. E lui sorrise.
“Ho anch’io i miei segreti, Buffy, e per ora ti basti sapere
che credo ai vampiri, all’esistenza delle
forze del male, e di molte altre stranezze che per secoli hanno popolato
fiabe e leggende.”
“Riley…quello che ti dirò resterà un segreto?”
“Te lo giuro”
“Sono un vampiro”
“E’ impossibile” replicò Riley. “Circoli
di giorno”
“L’anello…quell’anello antico che ammiravi l’altro
giorno. E’ la gemma di Amara. Consente ai
vampiri di resistere al sole…e di essere invulnerabili”
Riley l’osservò. Ripensò alla strana freddezza della
sua pelle al tatto, alla sua bellezza
trascendentale, ai cambiamenti che lei aveva subito da alcune settimane
a quella parte…
“Da quando?” le chiese.
“Da circa due mesi.”
“E…”
“E’ stato lui a vampirizzarmi. Spike è il mio sire”
“Perché?” chiese Riley.
“Perché io sono la Cacciatrice, e lui aveva giurato di
uccidermi. Invece, mi ha trasformata e mi ha
tenuto con sé. Però, qualcosa non è andato secondo
le previsioni. Non ho perso la mia coscienza, il
mio senso del bene e del male…e non uccido. E Spike è stato
mosso a pietà dalla mia tristezza, e mi
ha restituita ai miei amici”
“Quel bastardo!” esclamò Riley nel silenzio della
notte. “Ti ha tolto tutto quello che possedevi, e
secondo te ti ha anche fatto un favore?”
“Non lo so.” ammise Buffy. “I primi tempi mi sembrava
di impazzire. Il legame con lui era troppo
forte, bramavo il suo sangue, la sua presenza…e, sì, anche
il sesso con lui. Poi, Tara e Willow
hanno spezzato il nostro legame sire – childe, ed io sono rifiorita.
Solo che…mi basta vederlo, e
ricado nelle vecchie abitudini. Sesso e sangue”
Riley non parlò.
“Ti ho sconvolto?” disse lei. “Mio Dio, come devi
detestarmi…”
“Non ti detesto affatto” disse infine lui. “Sei solo
una vittima, e lui è un assassino. Sei preda di una
specie di sindrome di Stoccolma: ti sei affezionata al tuo stupratore,
a colui che ti ha vampirizzato.
E’ una reazione psicologica normale. Puoi guarire.”
“Non si guarisce dal vampirismo” disse lei, malinconicamente.
“Non era questo che intendevo” replicò Riley. “Voglio
dire, puoi guarire dalla dipendenza da Spike.
Se l’incantesimo delle tue amiche non è abbastanza forte,
ne proveremo degli altri. Riusciremo a
staccarti da lui definitivamente.”
Lei lo fissò.
“Come fai a sapere tutte queste cose?”
Riley le sorrise. “L’esercito degli Stati Uniti studia da
tempo questi fenomeni. Buffy, non sei l’unica
a combattere le forze del male”
Buffy tremò.
“E cosa sono adesso, per te…una forza del male? Un demone?
Una bestia immonda?”
Riley non rispose subito.
“Guarirai” le disse poi con voce distante. “Ci sono
persone che possono aiutarti, e la professoressa
Walsh è una di queste”
Non ci voleva una laurea in psicologia per capire che per Riley Finn,
onesto ragazzo dello Iowa,
esistessero solo il bianco ed il nero e che lei, dopo le sue confessioni,
fosse impietosamente
scivolata nella seconda categoria.
Conclusero la loro passeggiata in silenzio, e Buffy si ritrovò
a pensare ai due mondi ai confini dei
quali abitava.
Quello della luce, e quello della tenebra. Il nero e l’argento.
E sembrava che, in fondo, non appartenesse davvero a nessuno dei due.
Che cosa le restava?
5. Cercando.
“E così, Riley conosce i vampiri?” si stupì
Willow. “Ed ha detto che l’esercito sta studiando il
fenomeno? E che la professoressa Walsh potrebbe aiutarti?”
“Così pare” rispose Buffy, passeggiando alcune sere
più tardi nel campus, i paletti a disposizione
dentro la cintura dei jeans. Tara e Willow erano state al cinema insieme,
l’avevano incontrata per
strada, ed avevano quindi deciso di tenerle compagnia per un tratto.
Buffy notò felice che le due
ragazze si tenevano per mano.
“Ti fidi di loro?” le disse Tara, come sempre la più
intuitiva delle due.
“No” disse Buffy. “Non è colpa sua, l’ha
detto con le migliori intenzioni…ma mi ha fatto sentire
quasi sporca. Sbagliata”
“Non hai colpa di nulla, Buffy.”
“Lo so.”
“E non è peccato andare a letto con chi si vuole”
aggiunse Tara. Le altre due ragazze la fissarono,
sorprese. Tara illustrò il suo originale punto di vista. “Credimi,
io so cosa significa sfidare le
convenzioni. Se desideri Spike…perché no? Ormai il male
è fatto. Forse, siete ancora in tempo a
costruire qualcosa di buono. Tu vivrai e lotterai in eterno…avrai
bisogno di un compagno forte, che
si prenda cura di te e ti sostenga. Potresti altrimenti pagare a caro
prezzo l’effimero amore di un
umano”
Willow fu ancora più stupita di Buffy. “Tara…pensi
davvero che Buffy dovrebbe cedere alla sua
attrazione per Spike? E’ tutta colpa sua!”
“Se lo desidera, perché no! Vorresti che la persona che
ti ama rinunciasse a te solo per degli stupidi
pregiudizi?”
Oh, qui la faccenda stava diventando personale e scottante!
Buffy si allontanò da loro, immersa nei suoi pensieri, mentre
Tara e Willow finalmente si
confrontavano con le loro emozioni.
“Io non potrei mai rinunciare a te, Tara” mormorò
Willow. “Non mi importa se non mi vuoi. Ti sarò
amica. Solo, ti prego, non lasciarmi…”
“Willow” mormorò Tara, con le lacrime agli occhi.
“Sapessi quanto ho atteso questo momento…”
Willow si avvicinò, ed assaporò con un lieve bacio le
lacrime che ornavano i begli occhi grigi di
Tara, il suo morbido viso di madonna rinascimentale. E poi, con coraggio,
le sue labbra sfiorarono
la sua bocca piena, in una carezza piena di promesse.
Chiudendo gli occhi, e sospirando, Tara e Willow si scambiarono il loro
primo, tenero, memorabile
bacio.
Sentendo ancora nelle orecchie le parole liberatorie di Tara, Buffy
arrivò fino al Restfield. Il
cancelletto della cripta di Spike era aperto, e lei entrò senza
bussare. Harmony sobbalzò sulla sua
poltrona quando la cacciatrice entrò.
“Sei venuta a vendicarti?” esclamò la vampiressa,
con tono melodrammatico.
“Rilassati” commentò Buffy. “Dov’è
Spike?”
“Ah…” Harmony sorrise. “Meno male. Spike non
abita più qui. E’ andato via la notte stessa in cui
tu sei andata via”
Con suprema pazienza, Buffy si limitò ad inarcare un sopracciglio.
“ Ed ora dove abita?”
“Fuori città. In una vecchia fabbrica abbandonata. Dove
era già stato con Drusilla”
“Ricordo il posto” commentò sinteticamente Buffy.
“Ah…Harmony. Quel look è così datato. Fossi
in te, cercherei di aggiornarlo.”
Buffy cercò di non pensare ai brutti ricordi che la fabbrica
le evocava. Spike, Drusilla…ed Angel, il
giorno del suo diciassettesimo compleanno. E la notte…pensò
solo a Spike. Ed alla finestra di
azzurro che le parole di Tara le avevano improvvisamente aperto dentro.
Lo trovò da solo, che guardava la televisione, una bottiglia
di bourbon in mano.
“Cacciatrice” le disse solo, ed era palesemente ubriaco.
Buffy lo stese con un pugno.
Quando Spike si risvegliò, era disteso tra lenzuola di seta viola,
in un bell’appartamento dai mobili
nuovi e le tende spesse.
Buffy era di fronte a lui, adorabile in una camicia da notte di sangallo
ricamato, sebbene fuori fosse
già giorno.
“Ce n’è voluto di tempo” rise lei. “Benvenuto
tra di noi”
“Io…cosa?”
Buffy lo costrinse a stendersi di nuovo. La testa gli girava: era da
parecchio che non prendeva una
simile sbornia.
“Ti leggo le regole della casa” gli disse Buffy. “No
alcool. No sigarette. No sangue umano. Fila
dritto, ed io e te andremo d’accordo. Tra le cose positive? Ho
fatto mettere la TV via cavo”
“Eh?” le chiese il vampiro, stupito.
“Ah…dimenticavo. Il mio sangue è gratis, e sempre
a disposizione. Come il mio corpo”
A dimostrazione, Buffy si tolse la camicia da notte della nonna, tutta
di pizzi bianchi, e rimase
completamente nuda, e meravigliosa, davanti ai suoi occhi esterrefatti.
Si mise a cavalcioni su di
lui, e gli accarezzò le braccia, legate con un paio di manette
alla testiera di ottone del letto mentre
dormiva.
“Perché dobbiamo stare nella notte?” gli chiese sorridendo,
agitandosi lievemente su di lui, e
godendo nel sentirlo risvegliarsi a nuova vita. Sollevando il bacino,
Buffy si abbassò dolcemente su
di lui, prendendolo fino in fondo, e facendo gemere entrambi per la
forza della sensazione. “Io amo
il giorno. Abbiamo la gemma. Abbiamo noi stessi. Separati non possiamo
stare, è evidente…ed
allora uniamoci…se io lotterò per il bene, tu mi aiuterai,
ed insieme daremo un senso a tutto questo
che ci è accaduto. E se lo faremo, non sarà stato un peccato…non
credi?”
“Ah – ah” rispose Spike, incapace di formulare un
pensiero più coerente, mentre lei si muoveva
piano su di lui alla ricerca dell’angolazione migliore, acuendo
la sua dolce agonia.
“Sono lieta che tu sia d’accordo con me” continuò
lei, accarezzando con la mano la base della sua
virilità, mentre lui si tendeva dentro di lei, incapace di resisterle.
“Perché, sai, ci ho pensato
parecchio. Il mondo degli umani non è più il mio mondo,
ma non appartengo neanche alle tenebre.
Allora, io e te cercheremo il nostro mondo. E lo creeremo a nostra immagine
e
somiglianza…così!”
Lei accelerò il ritmo, e Spike venne, incapace di trattenersi.
Sorridendo, Buffy si chinò per baciarlo.
“Qualcosa in contrario?”
“Buffy?” le chiese lui, dopo, la testa di lei sul suo petto,
entrambi meravigliosamente abbandonati.
“Uhm?”
“Sulle sigarette non potremmo scendere a patti? Un pacchetto al
giorno, che ne dici?”
Epilogo.
Il Bronze era affollato come ogni venerdì sera, quando la coppia
di vampiri fece il suo trionfale
ingresso. Entrambi vestiti di pelle nera, entrambi biondi, la loro bellezza
possedeva una nota
trascendentale, un fascino tali da far girare le teste al loro passaggio.
Lui era vestito di nero, con un
lungo spolverino di pelle consunta, e lei aveva una giacca lunga di
pelle nera su di un miniabito
nero, con stivali di velluto con i tacchi alti, ed una massa luccicante
di capelli biondi sciolti sulle
spalle.
Non degnarono gli altri frequentatori del locale di un’occhiata.
Si diressero a passi lunghi, da
predatori, verso la pista da ballo, e lì lui la prese per la
vita. Buffy appoggiò la testa sulla sua spalla,
e cominciò a danzare al ritmo dolce ed insinuante della musica.
Avevano già cacciato, quella sera: tre vampiri e due demoni,
giù nei sette cimiteri della città, ed una
coppia di balordi umani messi in fuga. Ora, era dolce abbandonarsi alla
musica, prima di tornare a
casa, ed al loro comodo letto.
La notte era ancora lunga e, sebbene a modo loro, erano due autentiche
creature dell’oscurità.
Anche se Buffy e Spike, e questo tutti lo sapevano sulla Bocca dell’Inferno,
vivevano solo secondo
le proprie regole.
Buffy sorrise: i suoi amici erano tutti lì, quella sera, vicini
a lei, eppure così diversi. Tara e Willow,
perse nella dolcezza del loro giovane amore, Xander ed Anya. Ma la diversità
non impediva
l’affetto, e la compassione. E persino Riley ne stava mostrando,
perché si avvicinò a lei, e le chiese
dolcemente di ballare.
Buffy si staccò con un istante di rimpianto da Spike, e rovesciò
il capo per guardare meglio negli
occhi l’uomo che avrebbe anche potuto essere il suo …se
solo il disegno del destino non fosse stato
così radicalmente diverso e bizzarro.
“Ho parlato con la Walsh” le disse Riley. “Sia tu
che il tuo…vampiro, siete al sicuro. Nessuno
intralcerà le vostre attività di difesa dei civili, e
nessuno dei miei ragazzi vi attaccherà. Te lo giuro”
“Grazie” sorrise lei. “Avevo sempre saputo che avremmo
potuto essere amici. Ora, so che siamo
anche alleati in questa lunga guerra.”
Lui arrossì. Lei era sempre più bella.
“Sembri una principessa. Quasi mi dispiace dirlo, ma non sei mai
stata così bella, così felice. Se è
lui a renderti tale…non mi resta che accettarlo”
Buffy si sollevò sulla punta dei piedi, e gli sfiorò le
labbra con le sue, e lui ancora una volta si stupì
di quanto fossero fredde.
E poi, lei si allontanò verso il suo vampiro, intrecciò
le dita alle sue, ed insieme si allontanarono
nella notte.
FINE
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