.:: Un Viaggio ::.
by Leia
"Prologo"
Lampi accecanti, tuoni che producono un rumore sordo. E una luce bianca.
Forte, intensa.
Non si riesce a definire bene cosa sia, ma pulsa, come un cuore che
batte, sospesa nell'aria, alla fine di una lunga piattaforma. Oltre
ad essa, e oltre alla luce che potrebbe essere una sorta di portale,
il cielo è ancora più brillante. Il sole sta tentando
di sorgere, ma lo scenario è da apocalisse.
Apocalisse.
La fine…
E' la fine del mondo.
Dall'altra parte, al termine della struttura metallica, due ragazze,
una bionda, l'altra bruna, si stanno guardando. La prima sembra tranquilla,
tristemente serena. Come una martire, che va incontro alla morte senza
provare paura, smarrimento, dolore o angoscia.
Attaccata solo alla propria fede.
Sorride, per un piccolissimo istante.
La morte…
La morte è il tuo dono.
Il tuo dono.
Chiude gli occhi, poi li riapre, lentamente.
"Dawnie…devo farlo".
Col il suo tono più dolce.
"No!".
Risponde un grido, disperato.
"Ascoltami. Ti prego, non c'è più tempo, ascoltami".
Il rumore alle loro spalle inizia a farsi sempre più forte, amplificato.
Le scariche elettriche crepitano, uscendo dalla voragine di luce accecante
come vermi, serpenti, draghi che si contorcono.
La ragazza bionda si tende improvvisamente verso la seconda, e la stringe.
Le dice qualcosa, ma non è possibile distinguere alcun suono.
Solo lacrime. Lacrime che rigano il volto contratto dal dolore, di quella
che, fra le due, sembra la più piccola. Un viso ancora da adolescente.
I suoi lunghi capelli scuri, lisci e lucenti, si sollevano per un attimo
nell'aria carica di elettricità e polvere.
L'altra ragazza smette di parlare, e si allontana di poco. Lancia alla
bruna un'occhiata piena di affetto, per poi passarle una mano sulla
guancia. Un bacio, dolce, gliela sfiora.
Ancora uno sguardo. L'ultimo.
Le lacrime continuano. Sgorgano, inarrestabili.
La bionda si volta.
Corre.
Salta.
Un'immagine indefinita, oltre il portale.
E poi…
Poi, più nulla.
…Dawn, ascoltami. Ascolta.
Ti voglio bene. E ti amerò per sempre.
Ma questo è un lavoro che devo fare.
Di' a Giles…digli che ho capito. E…e che sto bene.
E porta il mio amore ai miei amici.
Devi avere cura tu di loro, adesso.
Dovete avete cura gli uni degli altri.
Devi essere forte.
Dawn, la cosa più difficile a questo mondo...è viverci.
Sii coraggiosa. Vivi.
Per me.
Capitolo 1
Le ultime parole di Buffy, il testamento della Cacciatrice, risuonano
nella testa di Dawn. I suoi occhi, fissi sul portale in cui a poco a
poco sta scomparendo la sorella, sono ormai vacui, lucidi di lacrime
ma spenti. Poco più in là, anche Xander e Anya, Willow
e Tara, il signor Giles e infine Spike osservano la scena sconvolti,
spossati, addolorati.
Il portale inizia a pulsare di nuovo, sembra stia per chiudersi. L'aria
è forte, pare venire risucchiata dal buco di luce. Qualcuno abbassa
la testa, per nascondere le lacrime, altri affondano il viso nell'abbraccio
confortante di chi li stringe, per cercare un po' di calore in tutto
quel gelo.
Finirà così…questa volta, finirà così.
Il signor Gliles riapre gli occhi un momento, ma solo un momento.
Già…non è un sogno…è la realtà.
Li socchiude ancora, dietro agli occhiali dalle sottili lenti incrinate.
Se ne sta andando…questa volta per davvero.
Buffy…sta morendo. Per tutti noi.
Un'altra fitta al cuore, dolorosa come una pugnalata, gli fa abbassare
nuovamente la testa, stringere con forza i pugni. Ad un certo punto
però, qualcosa, di fianco a lui, si muove.
Cosa…?
Si volta.
Spike, prima chinato a terra, in lacrime, ora è in piedi. Sta
avanzando, cammina. Cammina verso il portale, la lunga giacca di pelle
che si alza ad ogni movimento.
Il suo volto, coperto di sangue, è indecifrabile.
Ma deciso.
"…Spike?".
Sentendo la voce dell'Osservatore, anche gli altri si girano verso il
vampiro. Lui, però, non li guarda, ma tiene la testa alta, sfidando
il vento, i suoi turbinii, fino a giungere davanti a Dawn, nello stesso
punto dove, pochi secondi prima, c'era stata Buffy.
Il ragazzo biondo mantiene lo sguardo fisso sul buco di luce. Il suo
diametro si riduce sempre più velocemente, attimo dopo attimo.
Dawn si volta piano, i suoi occhi riacquistano improvvisamente coscienza.
Riconosce il vampiro, e con un sussurro pronuncia il suo nome, come
una supplica, la voce incrinata.
"Spike…".
Lui rimane ancora immobile per una frazione di secondo, poi la osserva.
Le sorride.
Un altro fulmine, un altro lampo di luce alle loro spalle.
E' lo stesso.
Lo stesso sorriso di Buffy. La stessa dolcezza, lo stesso affetto.
Un affetto infinito.
Poi, dopo aver sollevato una mano e averla posata sulla sua testa, Spike
avvicina il capo di Dawn al proprio viso. Dolcemente, appoggia le labbra
sulla sua fronte.
"Ho giurato a tua sorella che ti avrei protetto, fino alla fine.
Ma adesso…adesso è lei che deve essere salvata".
Fa una piccola pausa, forse per il leggero tremore che ha scosso per
un attimo la sua voce.
"Te la riporterò indietro, briciola. E' una promessa".
Si ritrae. Occhi tristi rivolgono un altro, ultimo saluto a Dawn.
Poi…
Poi non c'è più tempo per nient'altro. Il sole sta sorgendo,
i suoi raggi hanno già raggiunto il vampiro, ma a lui non importa.
C'è solo una cosa, adesso, che conta.
Una sola.
Ancora un'altra corsa, fulminea, senza esitazioni. Il portale si è
ormai ridotto a pochi metri, ma Spike riesce a saltare in tempo. E a
scomparire, insieme a lui.
Trascorrono secondi. Minuti. Cinque, dieci. Si ode ancora qualche crepitio,
ma dura poco.
Un gracchiare di corvi, lontano.
Una folata di vento.
Polvere.
Il sole illumina la piattaforma, e i passi degli altri che si avvicinano
stancamente a Dawn risuonano nel silenzio del mattino.
Lei, accasciata a terra, sta fissando il terreno con gli occhi sbarrati.
Solo un paio di minuti dopo, sotto gli sguardi senza più parole,
né voce, né lacrime della Scooby Gang, un solo grido,
soffocato dai singhiozzi, esce dal volto chinato della ragazza, coperto
dai lunghi capelli che toccano la superficie di ferro.
"NOOO!".
Capitolo 2
Sunnydale, casa Summers, due ore dopo circa
Dopo aver preso una coperta dall'armadio della camera di Buffy, Tara
ridiscese in soggiorno.
Xander e Anya erano seduti sul divano, in silenzio. Quest'ultima teneva
una mano di Xander stretta a sé, quasi volesse assicurarsi che
fosse reale. Willow, invece, su una delle poltrone, passava le dita
sull'orlo di uno dei cuscini posato sulle sue gambe, lentamente.
In un angolo, con la testa appoggiata su un bracciolo, Dawn dormiva.
Il bel viso ovale era contratto, in preda ad un sonno agitato e dominato
da chissà quali sogni, o incubi. Le labbra, pallide, erano serrate.
Nella stanza si poteva sentire distintamente il suo respiro regolare,
rotto solo dal ticchettio continuo delle lancette di un orologio fissato
al muro.
Illuminato dalla luce del mattino, il signor Giles era invece davanti
ad una delle finestre, a braccia conserte, e guardava malinconicamente
fuori, chissà che cosa. Le lenti trasparenti dei suoi occhiali
erano ancora rotte, ma lui non sembrava farci caso.
Quel quadro aveva qualcosa di desolante, di immensamente amaro. Il silenzio,
la calma, la luce. La polvere nell'aria, visibile tra i raggi del sole.
Il mattino che si affacciava su un'altra, ordinaria giornata. Tutto
era saturo di tristezza, ogni cosa sembrava portare con sé dolore,
sommandosi a quello che già esisteva, che alleggiava, tra il
gruppo.
Fu questo che passò per la mente di Tara, quando, arrivata a
metà scala, lanciò un'occhiata alla sala.
Dischiuse le labbra rosate, forse con l'intenzione di dire qualcosa,
ma poi abbassò lo sguardo, stringendo quasi con violenza la coperta
al petto.
Ricominciò a scendere i gradini, e solo quando giunse davanti
al divano il resto della Scooby Gang si accorse della sua presenza.
Si sedette di fianco a Dawn, coprendola amorevolmente e facendo piano,
per non svegliarla.
"Hai fatto bene, Tara", mormorò Willow, sorridendo
stancamente alla compagna e sporgendosi dalla poltrona. Appoggiò
le braccia sulle ginocchia.
"Fa freddo", rispose l'altra, allontanandosi dalla ragazzina
e sedendosi poco più in là. "Anche se…è
una bella giornata".
Entrambe voltarono la testa verso la finestra. L'Osservatore continuava
a guardare fuori, immobile, dando loro le spalle.
"Signor Giles…".
Era stato Xander a parlare.
Sentendo pronunciare il suo nome, l'uomo si scosse dai suoi pensieri,
e girandosi verso il ragazzo si tolse gli occhiali, sfregandosi con
una mano gli occhi stanchi.
"Sì…dimmi".
"Adesso…arriverà una nuova Cacciatrice?".
Attimo di silenzio.
"Sì…sì, probabilmente. Non appena il Consiglio…saprà",
rispose l'altro, poco dopo.
Xander annuì. Il ticchettio dell'orologio tornò per qualche
secondo a dominare il soggiorno.
"Lei…se ne dovrà andare?", mormorò quindi
Anya, guardando l'Osservatore.
Lui evitò di incrociare gli occhi della ragazza e quelli degli
altri, che attendevano con lei una risposta.
"Forse. Non lo so".
"In che senso?".
"Nel senso che…dovrò ubbidire a ciò che mi
ordineranno di fare, dall'Inghilterra. Comunque sì, presumo…di
sì".
"E il negozio?". Xander lanciò un'occhiata alla sua
ragazza, facendole capire che forse non era il momento opportuno per
parlare di quello.
Il signor Giles, però, le sorrise.
"Lo cederò a te. Sarai una brava proprietaria, Anya".
L'ex-demone rispose al sorriso, con un filo di commozione nello sguardo.
"Ragazzi, io…non so cosa succederà, adesso".
L'uomo iniziò a camminare per la stanza, le mani nelle tasche
dei pantaloni. "Non ne ho assolutamente idea…".
"Io non voglio…", iniziò in quel momento a dire
Willow, scuotendo piano la testa. Tutti si girarono per ascoltarla.
"Ecco…", riprese, alzando gli occhi. "Non…non
voglio un'altra Cacciatrice. Non voglio avere nulla a che fare con lei,
quando arriverà".
Xander, Tara e Anya si scambiarono un'occhiata, d'accordo con la ragazza.
"E' inevitabile". Il signor Giles si fermò, sospirando.
"Voi sapete troppo. Avete molta esperienza, e…avete condiviso
ogni cosa con Buffy. Tu Willow, insieme a Xander, per tanti anni. Per
questo motivo, è inevitabile che il Consiglio vi ordini di restare
accanto anche alla nuova Cacciatrice".
Sospirò ancora, poi notò le espressioni dipinte sui visi
dei ragazzi. Si avvicinò ad una poltrona, e sprofondò
in essa, passandosi una mano sulla fronte.
"Lo so", disse, dopo qualche istante. "So a cosa state
pensando, e avete tutta la mia comprensione".
Il salotto, completamente inondato dalla luce fredda che oltrepassava
la superficie trasparente del vetro, cadde nuovamente nel silenzio.
"Non…non se lo meritava. Lei doveva restare con noi".
Xander si coprì la bocca con una mano, deglutendo per sciogliere
il nodo che improvvisamente gli si era formato in gola.
Anya, accanto a lui, gli prese le mani tra le sue.
"Dove…sarà adesso, la sua anima?". Willow si
rivolse al signor Giles, cercando una risposta.
Lui chiuse gli occhi, poi scosse il capo.
"Potrebbe essere ovunque. In una qualsiasi dimensione. Oppure,
dove tutte le anime vanno, dopo aver lasciato la terra…".
"La…rivedremo mai?".
"Non so risponderti".
La ragazza dai corti capelli rossi annuì piano, cosciente del
vero significato di quelle parole. Buffy non sarebbe più tornata,
e lo sapeva bene sia lei, che il Signor Giles. Tutti lo sapevano. Ma
ancora, in qualche modo, si ostinavano a cercare una speranza.
La speranza…
"Ci sono delle possibilità". A quelle parole, tutti
si voltarono verso Anya, che, seria, aveva lo sguardo fisso e concentrato
davanti a sé.
Tara aggrottò la fronte.
"Cosa vuoi dire?".
La ragazza aprì le braccia. "E' semplice. Spike".
"Spike?".
"Sì, Spike".
L'Osservatore restò qualche secondo fermo a pensare, poi si rialzò,
e ricominciando a camminare, si passò nervosamente una mano tra
i capelli.
"Spike ha compiuto un'azione disperata", disse. "Sì
è sacrificato insieme a Buffy, pensando di poterla salvare. Non
rivedremo mai più nemmeno lui".
"E' qui che si sbaglia". La voce squillante di Anya ricatturò
l'attenzione dell'uomo. "Spike è certamente vivo. Beh...insomma,
se così si può dire per uno come lui".
"Cosa?".
"Ma sì. Rifletteteci un momento". La ragazza guardò
gli amici, poi cominciò a spiegare. "Spike è un vampiro.
Un vampiro, ok? Un'essere fra la vita e la morte, che non può
essere ucciso se non con il metodo che tutti conosciamo e che, cosa
importante, non possiede più un'anima".
"Già!". Willow sorrise, il viso improvvisamente illuminato.
"Anya ha ragione! Spike non ha agito d'impulso quando si è
buttato nel portale…sapeva che sarebbe sopravvissuto, e che avrebbe
potuto cercare l'anima di Buffy".
"Esatto!". Anya annuì in direzione di Willow, soddisfatta.
"Non vi siete chiesti come mai il corpo di Buffy è rimasto
nella nostra realtà mentre di quello di Spike non c'era traccia?".
Xander, Willow e Tara si guardarono, sorridendo.
Il signor Giles si infilò nuovamente gli occhiali.
"Sei certa…che sia in grado di farlo?".
"Spike riporterà qui Buffy". Tutti si voltarono verso
la voce che aveva appena parlato. Dawn fissava i suoi amici con gli
occhi ancora rossi di pianto e il viso stravolto, nonostante il sonno.
"Me l'ha promesso. Lui ce la farà".
Tara annuì, guardando affettuosamente la sorella della Cacciatrice.
"Sì. Me lo sento anch'io. Spike ci riuscirà".
L'Osservatore si portò una mano al viso, sfregandosi il mento.
"Beh…ora che ci penso…è qualcosa che non possiamo
escludere…".
"Credo che dovremmo sorvegliare il corpo di Buffy", esclamò
in quel momento Willow, scambiandosi un'occhiata con Tara. "Ecco,
che so…fare un'incantesimo. Io e Tara possiamo. Una sorta di ibernazione,
fino al momento in cui l'anima tornerà nel suo involucro terreno".
"Sì, sì, mi sembra una buona idea. Una buonissima
idea". Il signor Giles rimase ancora qualche istante perso nei
suoi pensieri, poi si rivolse a Dawn, che aveva nel frattempo poggiato
il capo sulla spalla di Anya. La ragazza le stava dicendo qualcosa,
mentre, con una mano, le lisciava i lunghi capelli lucidi, in un atteggiamento
che anche Buffy era solita fare con la sorellina.
Gli occhi di Giles si fecero più sottili, sorridendo con le labbra.
"Dawn, Spike manterrà la sua promessa, vedrai".
Capitolo 3
In un luogo indefinito, in un tempo imprecisato
Spike mosse lentamente gli occhi, ancora chiusi. Le palpebre gli facevano
male, un male incredibile, come se un sole troppo forte gli stesse battendo
sul viso. Una sensazione seppellita, lontana, di un tempo che quasi
non ricordava più, ma che aveva vissuto.
"Ouch…". Provava anche un altro dolore sparso, vago.
Magari era stato preso a calci da qualche altro demone che lo detestava…molto
probabile, in realtà. Peccato che non si ricordasse un accidente.
Che diavolo…che diavolo mi è successo?
Cercò di riattivare i suoi sensi. Allungò le mani, intorpidite,
e tastò il terreno. A quanto pare era sdraiato, prono, su una
superficie fresca, e…profumata. C'era anche una leggera brezza.
Era in un luogo aperto?
Oh…magari il cimitero…ma che ci faceva lì fuori e
non nella sua cripta? Ah…certo…dovevano averlo pestato mentre
era a farsi un giro…
...Buffy…
Improvvisamente, non appena il nome della Cacciatrice comparve nella
sua testa, Spike spalancò gli occhi.
Rimase così, per qualche secondo. Lo sguardo fisso, il battito
accelerato.
Ora ricordo…
Glory…Glory è morta…
Dawn si è salvata, e…
Buffy…
Lei…
Una distesa. Un campo, forse. Verde…di un verde brillante. E
tantissimi fiori…piccoli, gialli…
Che bellissimo colore…
Vivo.
Era…era da tanto che non lo vedevo.
Spike si alzò. Era questo lo spettacolo che aveva davanti…incredibile,
sì, ma doveva essere per forza reale. Doveva. Si sfregò
gli occhi, incredulo, anche se gli facevano ancora un po' male.
Oltre l'orizzonte, si potevano scorgere delle montagne lontane, di un
verde più scuro, e sopra, nuvole. Tutto il cielo era coperto
di nuvole candide, così chiare da essere quasi accecanti…
Quel riverbero diffuso gli faceva girare la testa.
Ma…
Un momento…
Questo calore…
Questa…luce.
Alzò piano il capo, portandosi una mano sopra la fronte.
Il…sole?
Il disco luminoso splendeva alto, in mezzo ad un pezzetto di cielo
totalmente azzurro. Il vampiro riabbassò con uno scatto il viso.
Non è possibile. Sono…sono colpito dai raggi del sole…
Sono sulla mia faccia…
Eppure…
Si toccò il corpo con le dita. No…non si era polverizzato.
Sentì ancora una volta il soffio del vento. Girando su se stesso,
si accorse che il prato si estendeva per più di un chilometro,
in tutte le direzioni. Lontano, alla sua sinistra, poteva poi scorgere
un bosco di alberi alti, dalle fronde fitte.
D'improvviso, ad una decina di metri da lui, uno stormo di uccelli si
alzò in volo, facendo un gran rumore. Spike sobbalzò.
Si voltò e li osservò allontanarsi, dirigersi verso le
montagne, fino a che diventarono dei puntini quasi invisibili, che si
muovevano piano. Poi, dopo poco più di un minuto, scomparvero
completamente nel bianco delle nuvole.
Iniziò a camminare. Si sentiva strano. Quel paesaggio era talmente…inusuale.
Per un vampiro, rappresentava certamente l'ultimo ricordo che poteva
avere conservato, in un angolo della propria testa. Davanti a tutto,
infatti, c'erano solo immagini di morte. Sangue, dolore, e ancora morte.
La notte, e il nero assoluto.
Socchiuse gli occhi, sentendoli improvvisamente umidi. Allora…allora
se era così, perché…per quale motivo quelle immagini
si riversavano nel suo cuore con così tanta violenza? Perché…sentiva
che quella scena gli era familiare?
Io…sono già stato qui…
Tanto…tanto tempo fa…
Si coprì il volto con le mani, premendole con forza sulla pelle,
come se non riuscisse più a reggere quella visione. Anche le
gambe gli cedettero, e crollò a terra, senza più forze.
Mi fa male la testa…
Ma questa volta non è il chip.
Io…
"Signorino Williaaam!".
Rialzò il capo.
Davanti a lui si stendeva un giardino, curato fin nei minimi dettagli.
Oltre ad esso, dopo un sentiero che passava in mezzo al verde e alle
aiole fiorite, c'erano delle siepi, tutt'intorno ad un selciato ricoperto
di sassolini bianchi. Al centro, troneggiava una grande fontana. Una
statua classica era in piedi nel mezzo, sopra ad una base in marmo,
ed in alto un continuo getto d'acqua, che brillava nel sole, saliva
per una ventina di centimetri per poi ricadere nella vasca con uno scroscio.
Spike sbattè le palpebre un paio di volte. Dov'era finito il
paesaggio di campagna di poco prima? Questo giardino…e questa
villa…
Osservò la costruzione che si ergeva dopo il cortile. Un palazzo
splendido, bianco, in stile vagamente gotico.
"Signorino Williaam! Dove siete finito? Venite fuori, per l'amor
di Dio!", ripetè la voce femminile di prima, questa volta
con tono esasperato. Il vampiro, ancora perso nella contemplazione di
tutto quel lusso, si accorse dopo qualche secondo della donna che, in
piedi sulle scale dell'ingresso dell'abitazione, chiamava a gran voce
qualcuno che evidentemente non riusciva a trovare. Indossava un vestito
nero, austero, a collo alto, e un grembiule bianco. I capelli erano
raccolti in una crocchia in alto, sulla testa, e dimostrava più
o meno una cinquantina d'anni. Sembrava una cameriera, o qualcosa di
simile.
"Ve lo chiedo per favore…il signore mi punirà se non
vi trovo subito…", continuò, sospirando. Spike si
avvicinò.
"Mi scusi…", mormorò, sorridendo alla signora
come meglio poteva per evitare di spaventarla. In effetti, doveva avere
un aspetto terribile…
"William…siete la mia disperazione…". La domestica
scese demoralizzata il resto dei gradini, senza fare caso a Spike che,
fermo a pochi passi da lei, la guardava in attesa della sua attenzione.
"…per caso…", tentò di dire il vampiro
biondo, ma proprio mentre cercava di finire la frase, la donna gli venne
incontro.
Passandogli attraverso.
Cosa??
La signora continuò a camminare, come se nulla fosse successo.
Attraversò il viale, senza smettere di gridare, fino a che giunse
vicino ad una costruzione in legno, abbastanza grande, posta in un angolo
del giardino e nascosta da alcuni alberi.
"Non…mi può vedere?", si disse quindi Spike,
fissandosi le mani pallide con gli occhi spalancati. "Cosa…cosa
diavolo sta succedendo qui?".
Rimase fermo qualche istante a pensare. Sapeva cosa era accduto. Ora…se
lo ricordava molto bene. Buffy si era buttata nel portale per chiuderlo,
sacrificandosi al posto della Chiave, di Dawn. E lui…lui l'aveva
seguita, per cercare di riportarla indietro. Per cercare di riportare
indietro la sua anima.
Non posso essere morto…
Cioè, lo sono già. Praticamente son morto più di
un secolo fa. Non ho più un'anima…
Ma se possiedo ancora i miei ricordi, significa che in qualche modo
il mio corpo esiste ancora.
Le mie previsioni si sono quindi rivelate esatte?
Ripensò a Dawn. All'ultimo sguardo che lei gli aveva rivolto,
prima che corresse verso il portale.
Briciola…
Non ti ho detto una bugia.
Si accorse di sorridere. La sorella della Cacciatrice si era affezionata
molto a lui, e a sua volta, anche Spike aveva cominciato a provare un
affetto profondo nei suoi confronti. Il perché, non lo sapeva.
Non sapeva come fosse nato. Era veramente buffo…tutti quei sentimenti,
nel suo cuore, comparsi, cresciuti in così poco tempo. L'amore
per Buffy, l'affetto per Dawn, la simpatia e l'amicizia che lo stavano
legando a tutti gli altri…erano incredibili, anzi, più
che incredibili. Lui non ne era stato preparato. Come quando…si
era innamorato di Drusilla.
All'inizio, forse, era stata solo attrazione verso la morte, l'oscurità,
verso tutto quello che il suo Sire rappresentava per lui. Ma poi…poi
qualcosa era cambiato. Si era innamorato davvero di lei, profondamente,
in modo totale. Della sua aurea, del suo sguardo caldo…della sua
voce suadente e musicale…del suo corpo esile, di quel viso fragile
ed etereo come quello di una bambola di porcellana.
Sì…anche senza un'anima, lui aveva amato.
E aveva sofferto.
Qualunque cosa tu credi di provare non è amore.
Non si può amare senza un'anima.
Come si era sbagliata Buffy, quella volta. Non gli aveva mai creduto…da
quando le aveva confessato i suoi sentimenti, aveva fatto di tutto per
ignorarlo. Certo, non aveva mai potuto darle torto…
Ma poi…
Quello che hai fatto per me, e Dawn…era reale.
Non lo dimenticherò.
Quel bacio. Era stato come…come un segno di fiducia. Il suo gesto,
l'aver sopportato le torture di Glory per lei e Dawn, aveva reso le
parole che aveva pronunciato tempo prima finalmente sincere, agli occhi
di Buffy. Li aveva avvicinati un po' di più, facendo crollare
quel muro che si era alzato tra di loro da quando lui era tornato a
Sunnydale. Anzi, che c'era sempre stato.
E alla fine, lei…gli aveva affidato la cosa più preziosa
che le era rimasta.
Tutto ciò per cui aveva continuato a lottare, fino alla fine.
Conto su di te…per proteggerla.
Ma non c'era bisogno che glielo chiedesse. Lui l'avrebbe fatto comunque…avrebbe
protetto Dawn, anche a costo della sua vita. Qualunque cosa fosse successa.
"Ma adesso devo pensare a te, Cacciatrice", si disse, sorridendo
tristemente. "Ora devo mantenere un'altra promessa. Che non ho
fatto solo a tua sorella, ma anche a me stesso. E non me ne andrò
di qui finché…".
Si interruppe. La domestica era entrata all'interno di quello che ora,
guardandolo meglio, sembrava un fienile. Spike si avvicinò, fino
a giungere a pochi passi dal grande portone costruito con travi di legno,
poste orizzontalmente. Fece per guardare dentro, quando un forte nitrito
ruppe il silenzio.
Un cavallo si lanciò fuori all'improvviso, e Spike, d'impulso,
si buttò sopra ad una montagna di fieno ammassato a lato, pensando
solo dopo che presumibilmente non si sarebbe fatto nulla anche restando
fermo.
"Vi scongiuro! Non disobbedite a vostro padre! Vi attende per andare
in città…".
"Non ci voglio andare in città! In mezzo a quella gente
noiosa, che non fa altro che parlare di soldi e titoli…molto meglio
andare a cavallo!".
"Ma lei è il futuro signore di Hertford! Deve…".
Spike si tirò su, cercando di capire chi fosse seduto sulla sella,
ma fece solo in tempo a scorgere il volto di un ragazzino, al massimo
dodicenne, prima che questi sparisse al galoppo, con la velocità
di un fulmine, oltre il cancello della villa.
Mi sembrava…di conoscerlo…
William…?
Gli passò per la mente di inseguirlo in qualche modo, ma un
tuono assordante gli rimbombò nelle orecchie, seguito subito
dopo dalle prime gocce di una pioggia fitta e insistente. Il vampiro
guardò il cielo, interdetto e stupito dal quel repentino cambio
di tempo.
Cumuli scurissimi erano ammassati sopra di lui, e ogni tanto qualche
fulmine splendeva per pochi secondi, illuminando il viso del giovane
che, fermo, osservava le nuvole spostarsi velocemente, sotto l'azione
di quella che sembrava a tutti gli effetti una tromba d'aria.
"Cosa diavolo…". Non riusciva quasi più a sentire
la sua stessa voce, tanto l'ululato del vento era forte. La pioggia
si era immediatamente trasformata in diluvio, e risultava impossibile
vedere qualche metro oltre i propri piedi.
Spike iniziò a camminare con non poca difficoltà, sforzandosi
di mantenere gli occhi aperti. Davanti a lui non c'era nulla, o almeno
sembrava che non ci fosse nulla. Ebbe come la sensazione di perdere
totalmente il senso dell'orientamento, di non riuscire nemmeno più
a percepire e a riconoscere la destra e la sinistra, il davanti e il
dietro. Ogni cosa, ogni direzione sembrava uguale.
"Cosa c'era oltre quel maledetto portale?? A questo punto avrei
preferito davvero l'inferno!", gridò al nulla, cercando
di sovrastare l'irritante e continuo scroscio della pioggia. "Beh,
dovrebbe essere l'inferno, no?! E allora dove sono le fiamme? I diavoli,
i gironi dei dannati…e poi, tutte quelle storie sull'Apocalisse
che doveva scendere sulla Terra? Allora abbiamo lottato contro Glory
per niente?!? Anzi, solo per salvare l'umanità da un giro turistico
mal organizzato nelle duecento dimensioni??".
Si fermò per riprendere fiato. Chissà come mai si sentiva
così stanco…
Vorrei solo sapere dov'è finita la sua anima…
E invece mi ritrovo in questa…questa pseudo-illusione che mi farà
certamente solo perdere tempo.
"E' un bel giochino, davvero. Divertente", continuò
poi pacatamente, sorridendo ironicamente al cielo. "Ma si da il
caso che io non sia qui per giocare…".
Attese qualche istante, poi, sbuffando, tornò ad inoltrarsi nella
giungla di quel diluvio.
"Ma bene…sembra che debba proprio farmi una bella doccia…".
Proprio in quel momento, in un punto imprecisato oltre a sé,
Spike intravide qualcosa che sembrava assomigliare ad una sagoma umana.
Longilinea, sottile. Poi…
Poi, una voce…
"Spike…".
Dolce e lontana, un po' metallica, come se provenisse dall'interno di
una grotta. Ci fu un leggero eco.
Il ragazzo si riparò il viso dalla pioggia con una mano, per
cercare di vedere meglio.
"B…Buffy?", chiamò, incerto. Era quasi sicuro
di avere riconosciuto in quel timbro un po' anomalo, come modificato,
una voce più che familiare.
"…Spike…", ripetè la voce. "…sei
diventato quello a cui aspiravi?".
Il vampirò si arrestò.
"Cosa…".
"…oppure sei fuggito dal tuo futuro?".
L'immagine indistinta sembrò tremare oltre il fitto velo d'acqua,
farsi più vaga.
Spike strinse gli occhi, sospettoso. Qualcosa…non andava…
"…sei fuggito…da te stesso…". Il tono, inizialmente
simile a quello della Cacciatrice, iniziò infatti a cambiare.
Anche la sagoma perse i suoi contorni, ed espandendosi velocemente come
una macchia, come un'ombra, si sollevò in pochi secondi sopra
la testa del vampiro.
"Cosa si aspettavano gli altri da te?". Minaccioso, l'alto
telo nero continuò a salire verso il cielo, o a quello che fino
a pochi secondi fa c'era, producendo un rumore assordante, simile a
quello di un terremoto.
L'oscurità inglobò in poco tempo tutto lo spazio circondante
Spike che, sulla difensiva, si voltava freneticamente in ogni direzione,
credendo di girarsi verso quella voce che, ora cavernosa, pareva avvicinarsi
sempre di più a lui.
"Che diavolo stai dicendo? Chi sei? Perché…perché
non ti mostri?!", urlò quindi, passandosi una mano sul viso
bagnato.
Ma più nessuno venne in risposta del vampiro. Per un intero minuto,
o forse di più, Spike rimase immobile in quello spazio indefinito,
solo. L'unica cosa che poteva udire era solamente il suo respiro affannato,
e poi, il silenzio.
Buio. Oscurità.
"Dove sei?!?".
Un mormorio. Lieve, continuo, non troppo lontano. Spike si zittì.
Non riusciva a capire con esattezza da dove provenisse. Le direzioni,
ormai, sembravano tutte uguali. Ma c'era…lo sentiva, come una
litania. Qualcuno stava dicendo qualcosa, anche se era impossibile capire
che cosa…
Fece un passo, senza nemmeno sapere più su cosa stava camminando.
Dove stava camminando. Forse, sul nulla.
Ad un tratto, però, qualcosa catturò la sua attenzione.
Una luce soffusa, in fondo. Era comparsa improvvisamente, portando con
sé una leggera corrente d'aria, che Spike poteva percepire sulla
pelle. Non era come le forti folate di prima.
Cercò di raggiungere il bagliore, sperando che questa volta non
si trattasse di un'altra illusione. Beh…alla fine, probabilmente
tutto era un'illusione, lì. Anche se non aveva la minima idea
di dove o cosa fosse, il…lì.
Tanto vale vedere di cosa si tratta…
La luce sembrava farsi sempre meno remota, anche se, giunto più
vicino, Spike si accorse che non si trattava di una sola, ma di un'intera
decina, forse anche venti. Fiammelle piccole, deboli, riunite insieme.
Brillavano come stelle, discrete e gentili.
E quel mormorio…
Quel mormorio si stava facendo sempre più distinto, e chiaro.
"…e accogli nel tuo regno di luce lo spirito di una delle
tue figlie…".
La pioggia, che non aveva mai smesso di cadere, si fece più sottile,
quasi impercettibile. L'aria diventò di colpo più fredda,
ma non particolarmente fastidiosa, così come il lieve soffio
di vento che stava conducendo Spike verso quella voce maschile, bassa,
solenne ma dal tono triste e malinconico.
Dopo un'altra decina di passi, il vampiro ebbe la sensazione di essere
ritornato a camminare sull'erba. Si guardò i piedi, riuscendo
a scorgere una superficie morbida, di un verde scuro.
"Finalmente", mormorò. "Non ci speravo più…".
Rialzò la testa, per cercare di individuare nuovamente il gruppo
di luci di poco prima. Senza sapere come, erano adesso a pochi metri
da lui e, insieme ad esse, c'erano delle persone. Donne, uomini, qualche
bambino, vestiti tutti con abiti curiosi, di un tempo che presumibilmente
doveva appartenere al secolo scorso.
A testa bassa, posti in semicerchio, tenevano fra le mani delle candele,
la cui fiamma guizzava brillante nell'aria della sera. Erano quelle
le luci che l'avevano guidato.
Sì…era sera, o forse notte ormai. Tristi e addolorati,
tutti ascoltavano in religioso silenzio le parole di dell'uomo che,
di fianco ad una buca scura, sembrava essere un uomo di chiesa. Le parole
che Spike aveva udito erano state pronunciate da lui.
"Fratelli, siamo qui riuniti, questa sera, per dare l'estremo saluto
ad Elizabeth, una donna generosa e di buon cuore morta prematuramente
all'età di trentadue anni, a causa di una malattia incurabile
e crudele. Moglie devota di Robert Hertford e madre amorevole del giovane
William, la ricorderemo per sempre come…".
Il vampiro biondo si avvicinò ulteriormente al gruppo. E così,
era finito nel bel mezzo di una veglia funebre, in uno dei suoi cari,
familiari cimiteri. Certo che questo era molto più lugubre di
quello di Sunnydale…
"Chi…sarà morto?", si chiese, preparandosi ad
un altro, improvviso cambio di scena. Non sapeva in cosa consistesse
quel simpatico gioco o chi lo stesse dirigendo…ma di sicuro c'era
un obiettivo ben preciso da raggiungere. E qualcosa gli diceva che doveva
assolutamente arrivarci per trovare Buffy.
Bah…e pensare che il mio primo trapasso è stato veloce
e quasi indolore…
Credevo che tutte quelle storie sull'aldilà e sui viaggi spirituali
fossero solamente una balla, ma a quanto pare qualcosa di vero c'è.
Però io non sono esattamente morto. Cioè…questo
potrebbe anche non essere l'aldilà...
Il prete smise di parlare. Dopo qualche istante, un ragazzino si fece
avanti lentamente, avvicinandosi alla buca. Poi, dopo aver mormorato
qualcosa, vi lanciò un piccolo mazzo di fiori, che sparì
immediatamente nel buio.
Spike lo fissò, riconoscendo nel suo viso quello del bambino
che se n'era andato via a cavallo, poco prima, dal fienile. Sembrava
solo un po' più grande.
"Ma…", sussurrò, guardandolo intensamente e provando
una fitta improvvisa. "Mi…mi somiglia…?".
Una forte folata di vento soffiò d'improvviso, con violenza,
sul viso di Spike.
"William…sei sicuro che questo nome non ti dica nulla? Questa
scena…non ti è sconosciuta…".
Una voce, la stessa di prima, risuonò in quel momento nella testa
di del vampiro, costringendolo a tapparsi le orecchie, infastidito.
"Ancora tu? Si può sapere perché…mi perseguiti??".
"Non sono io che ti perseguito. Sei tu stesso".
"Di nuovo con questa storia??".
"Tu non vuoi ricordare. Hai troppa paura".
A quella frase, Spike rise.
"Paura? Credo che tu non mi conosca bene…".
"Oh, ti conosco molto bene. Quante volte, invece, tu…ti sei
chiesto chi sei veramente?".
"Cosa?".
"Chi sei? Cosa volevi diventare? Forse…sei stato solo una
delusione…".
In un istante, il gruppo di persone raccolte intorno alla buca si allontanò
velocemente, come risucchiate da qualcosa di invisibile. Spike, irritato
dalla voce misteriosa e presumendo che tutto quello che stava succedendo
dovesse essere opera sua, si mise a correre per cercare di raggiungerle.
E poi…voleva capire.
Doveva sapere chi era quel ragazzino.
E soprattutto, sapere come mai tutto ciò che gli diceva quella
voce gli faceva inspiegabilmente male…
Fece qualche metro, ma poi inciampò, cadendo malamente al suolo.
"Ma porca miseria…", si lamentò, massaggiandosi
il mento. "Questa me la paghi, voce dei miei stivali…".
Fece per rialzarsi, ma sollevando gli occhi scuri si accorse di essere
capitato in un posto chiuso. I palmi delle sue mani poggiavano su una
specie di moquette bordeaux, liscia al tatto, e all'altezza dello sguardo
poteva vedere una moltitudine di scarpe lucide, gambe maschili e ampie
gonne dai pizzi lavorati.
"Eh?". Sollevò la testa.
Intorno a lui una marea di persone, probabilmente nobili e borghesi,
affollavano una sala riccamente decorata, di certo interna ad una lussuosa
villa. C'era una discreta musica da camera, ed un parlottare sommesso.
Il vampiro si rialzò, e dopo aver passato una mano sulla giacca
ormai ridotta ad uno straccio umido, iniziò a girare fra la folla.
"Si dice che Elizabeth fosse la sola ad essere fiera di suo figlio…".
Una delle dame di fianco a Spike aveva cominciato a parlare. Il vampiro
di voltò nella sua direzione.
"Già…Sir Robert è disperato. Sembra che William
sia negato per gli affari…non mostra il minimo interesse nel succederlo
nella gestione delle sue proprietà", continuò poi
una seconda voce femminile. "Sai, mi hanno anche riferito che probabilmente
potrebbe avere un quoziente intellettivo troppo basso…questo spiegherebbe
tutto…".
"Cosa? O mio dio…e chi te l'ha detto, mia cara?", esclamò
quindi scandalizzata la prima, con una risatina.
L'altra abbassò la voce, facendo segno all'altra di stare in
silenzio.
"Shh, non posso rivelartelo! Ma quello che è certo è
che William diventerà un fallito…la famiglia Hertford andrà
in completa rovina, te lo dico io…".
"Sì, sono d'accordo…povera Elizabeth. Un po' mi faceva
pena…".
"Già…crescere un figlio così e amarlo, nonostante
tutto…".
"Mh, sai come sono fatte le madri…".
Le due nobili scoppiarono nuovamente a ridere, in un modo che a Spike
diede enormemente fastidio. Continuò a guardarle, pensando, nel
mentre, dove poteva essere finito il piccolo William.
Prenderlo il giro così…
Non ne sapeva il motivo, ma provava un'inusuale istinto di protezione
nei suoi confronti. Gli era simpatico. Forse, anche perché gli
ricordava…
"Ah!". Il vampiro si portò le mani alle tempie, provando
ad un tratto un dolore acuto, che ben presto diventò martellante.
"Che…che male…".
Si accasciò a terra, ansimando. Questa volta sembrava davvero
che il chip fosse entrato in funzione…anche se Spike sapeva bene
che, in realtà, le scariche elettriche di quel dannato francobollo
di silicio non c'entravano proprio nulla. Ma quelle misteriose fitte
erano ugualmente intense…poco ma sicuro.
Non riusciva nemmeno più a tenere gli occhi aperti, e appena
tentava di formulare un pensiero sensato, il dolore ricominciava, sempre
più forte.
"Mh, eccolo lì…".
"Sì…William, il Sanguinario…".
Risate.
"Non sa far altro che scrivere poesie".
"Almeno fossero belle, e invece sono…così penose…".
Altre risate, altro dolore.
Il vampiro tentò di rialzarsi, ma con scarsi risultati. Quelle
voci si sommavano, si moltiplicavano, riempiendogli la testa e ripetendosi,
come il ritornello di una canzone odiata.
"B-basta…", gemette, avendo la sensazione di scoppiare.
"Perché…non mi lasciate in pace?!".
"Ma William…siete il nostro passatempo!". Una voce,
che rimbombò nell'eco della sua mente.
"Già…perché non ci deliziate con un altro verso?
Oppure preferite darci il vostro parere sul risollevamento improvviso
dei titoli in borsa?".
Risate. Risate. Risate.
Derisione.
Umiliazione.
Ancora tre voci, le ultime, gli risuonarono nelle orecchie, amplificate
e più forti delle precedenti.
"Ma suvvia…pretendete forse…".
"…che William…".
"…sappia rispondervi?".
Spike spalancò gli occhi.
Io…
"E' solo…".
…non sono più…
"…un fallito…".
…William!
Il vampiro si contorse fino ad assumere una posizione fetale, mentre
un grido disperato gli uscì dalla labbra.
Rimase così, accaldato e con il respiro accelerato, nel buio
più assoluto. Non sapeva dire quanti minuti stavano passando…nemmeno
credeva che esistesse il tempo, in quel posto. Il silenzio lo opprimeva,
lo schiacciava il peso dell'aria, dell'oscurità. Proprio lui,
che aveva sempre vissuto nelle tenebre, per la prima volta nella sua
secolare esistenza le sentì come delle catene.
Poi, anche se quasi impercettibile, un rumore lieve lo raggiunse, dopo
un istante infinitamente lungo rinchiuso in quella prigione senza suoni.
Spike ebbe un sussulto. Si mosse con grande sforzo, girando il capo
nella direzione di quello che sembrava un gocciolio.
Plic…plic…plic…
Sì, era un gocciolio. Un gocciolio continuo…
"Ancora…acqua?", sussurrò con un filo di voce,
provando a mettersi perlomeno in ginocchio. Sembrava che il dolore si
stesse allontanando. Lentamente, ma stava scomparendo.
"Spero proprio di no…".
Ed infatti non lo era. Il vampiro sollevò lo sguardo, tentando
di mettere a fuoco l'immagine che pian piano stava assumendo contorni
più definiti, immersa in una strana luce rossastra. Nel bel mezzo
di quel buio totale, infatti, solo un angolo sembrava essersi improvvisamente
illuminato.
"Ti credevo un po' più resistente, lo sai? Decisamente non
ti si addice, amico mio".
Al suono di quella voce, vellutata ma profonda, Spike si irrigidì.
Non è possibile…
Si avvicinò, quasi cautamente, per cercare di vedere meglio
il viso dell'uomo che, una decina di metri davanti a lui, stava scendendo
i gradini di una strana sala, alle cui pareti erano appese delle alte
tende in velluto rosso.
Rosso. Lo stesso colore del liquido purpureo e denso che ricopriva il
pavimento di uno strato di alcuni centimetri, allagandolo. Lo stesso
colore delle gocce che, continuamente, cadevano dal soffitto nella pozza
sottostante.
Sangue.
Lo stesso colore del sangue.
Spike fissò le piccole onde prodotte dai passi dell'individuo
allargarsi verso di lui, ispirando, nel mentre, quel ferroso e familiare
odore che ormai pervadeva ogni molecola d'aria. Era talmente intenso
che per un attimo gli istinti del vampiro, a lungo repressi a causa
del chip, tornarono prepotentemente a farsi sentire, come un bisogno
primordiale e immediato.
"Ecco, questo è lo sguardo che ti si addice. Che ti fa onore,
William. William il Sanguinario". La voce dell'uomo, anzi, del
ragazzo giunto ormai a pochi passi da Spike, sottolineò in modo
particolarmente marcato le ultime tre parole.
Quest'ultimo, per tutta risposta, sorrise con aria ironica, riacquistando
il controllo di sé.
"Angel…che ci fai da queste parti?".
Il vampiro dai corti capelli castani e dal viso squadrato ma in qualche
modo dolce sorrise a sua volta.
"Sei sicuro che io sia Angel?".
"Oh, beh…in effetti credo che tu sia solo un'altra, simpatica
illusione, ma credo anche che ' toh - c'è - Angel ' sia quello
che vorrebbe farmi pensare chiunque abbia organizzato tutto questo.
Quindi, visto che sembra una cosa divertente, perché non stare
al gioco?".
Spike lo guardò, reggendo suoi occhi scuri, sempre così
profondi, impenetrabili ma chissà come allo stesso tempo umani,
tanto da non sembrare appartenere a quel vampiro che per oltre duecento
anni aveva perpetrato stragi e disseminato il terrore per tutti e cinque
i continenti.
"Gioco?".
Angel, o meglio, Angelus, si scostò da Spike e, superandolo,
iniziò a camminare dietro la sua schiena.
"Non fare finta di non capire. Perché ti ostini a non ammettere
quello che ti sta succedendo, quello che hai visto? Se vuoi considerarlo
un gioco, fai pure. Ma questo non ti farà certo guadagnare punti
per arrivare al traguardo".
A quelle parole, il vampiro biondo si voltò di scatto, afferrando
Angel per il bavero della giacca di pelle che indossava, del tutto simile
alla sua.
"Tu sai dov'è Buffy?", ringhiò, trapassando
l'ex collega con un'occhiata minacciosa. "Ti conviene dirmelo".
Lui si limitò a ridacchiare, per nulla intimorito.
"Povero William, ti sei ridotto proprio male", disse poi.
"Sacrificarsi insieme alla Cacciatrice per provare a salvarla...".
Per un attimo, Spike fu preso dall'istinto di stringergli cordialmente
una mano intorno al collo, ma subito ci ripensò. Con molte probabilità
quello non era il vero Angelus, e di certo non gli conveniva mettersi
a litigare con un'entità di cui non conosceva la vera natura.
E poi, doveva scoprire dov'era Buffy. Quella…era la cosa più
importante.
"Cosa vuoi, a volte i vampiri si innamorano di chi non dovrebbero,
e per l'amore si fa qualunque cosa", mormorò con un sussurro,
mostrandogli un sorrisetto allusivo. "Però non scappano
a Los Angeles come dei luridi vigliacchi per sfuggire ad un rapporto
con troppe responsabilità, nascondendosi dietro a mille, nobili
e altruistici motivi. Ma soprattutto, non se ne vanno lasciando morire
la persona che amano",
Se non era il vero Angel, forse le sue parole sarebbero state solo fiato
sprecato. Però aveva sempre sognato di dirle, da quando il suo
tenebroso e fascinoso ex collega aveva abbandonato Buffy. E quella,
era la giusta occasione per farlo.
"Perché, tu credi davvero di poterla salvare e rendere felice?
Conosci molto bene l'inevitabilità della morte, William. Lo sai
che non si può più tornare indietro".
Lo fissò, gelido.
"E anche se ce la facessi, credi che lei si innamorerebbe di te?
Tu, un assassino, un demone. Un essere senz'anima. Prima o poi riusciresti
a toglierti quel chip, e allora la tua vera natura tornerebbe ad avere
il sopravvento. Il tuo non è amore…è ossessione.
La uccideresti con le tue stesse mani, senza pietà".
"NO!". Il vampiro urlò, mollando violentemente Angel
e allontanandosi da lui.
Il ragazzo bruno continuò.
"Sì, invece. Lo vedi…". Angel sollevò
un braccio sopra il mare rosso nel quale stava camminando, con fare
teatrale.
"…lo vedi questo sangue? E' lui la nostra dimora…".
I suoi occhi si assottigliarono. Diventarono due fessure oscure, inquietanti.
"…quello che abbiamo scelto di essere. Non potrai mai liberarti
dalle tue decisioni, dalle strade che hai preso. Non potrai mai rinnegarle".
Detto questo, sotto gli occhi di un angosciato Spike, impietrito a pochi
metri da lui, Angelus si chinò, immergendo nel sangue denso una
mano chiusa a coppa.
La alzò sopra la sua testa, per bagnarsi il viso con il vischioso
liquido color rubino.
Il volto trasfigurato di un signore delle tenebre venne a sostituire
quello, almeno in parte umano, presente fino a pochi istanti prima.
"La morte ci disseta, William…", mormorò Angelus
con voce roca, mentre rivoli scuri gli scorrevano sulla pelle, lentamente,
fino a gocciolare sulla sua giacca una volta arrivati al mento. "La
morte è la nostra essenza, e sai bene quanto me che non si può
riavvolgere il nastro, e ricominciare come se nulla fosse alla luce
del sole…".
Di fianco a lui, improvvisamente, emerse dal nulla un'altra figura.
"William...ritorna da me...il tuo posto è qui, con noi",
sussurrò una voce suadente.
Il vampiro biondo fissò con lo sguardo carico di angoscia la
donna apparsa davanti a lui che, tendendogli una mano, lo invitava a
raggiungerla. Lunghi capelli neri, occhi scuri da gatta, pelle diafana
ed un corpo sottile.
"Dru-Drusila...".
Barcollò. Sentiva le gambe pesanti, la vista iniziava ad annebbiarglisi
completamente.
Si portò, con orrore, una mano davanti al viso, fissandola.
"Allora, sentiamo...adesso come ti senti?", chiese ancora
il vampiro bruno, con apparente innocenza. Come aveva già fatto
il suo Sire, anche Drusilla immerse le mani nel lago rosso, bagnandosi
poi il viso candido.
"Smettila…", mormorò Spike con un sussurro strozzato,
rivolgendo un'occhiata stravolta al vampiro ormai ricoperto di sangue.
Ma lui sembrò non ascoltarlo. Socchiuse gli occhi gialli, e leccandosi
il palmo della mano, ne gustò il sapore, con un'espressione di
totale soddisfazione, di compiacimento assoluto.
"…Non puoi fuggire ancora. Perché, William, sei tu
che sei fuggito. Dai tuoi doveri, da una società che ti andava
stretta, che non ti voleva, che ti considerava solo un fallito. E poi,
anche da chi avevi scelto di diventare, dopo esserti preso la tua rivincita.
La verità è che non volevi più sentirti solo, odiato…
ancora".
Sorrise. Un sorriso crudele, che mostrò a Spike i canini macchiati
dal liquido rosso.
"Sì, mio caro Will…sei fuggito, continui a farlo ancora
adesso, anche se non vuoi ammetterlo, anche se non te ne accorgi. E
ovunque tu vada, qualunque cosa cercherai di essere agli occhi degli
altri, ciò che non cambierà mai sarà il disprezzo,
l'odio che proverai, sempre, verso te stesso, perchè il passato…quello
tornerà sempre, per inseguirti, senza tregua".
Fece una pausa, e dopo essersi passato una mano sulle labbra sottili,
bagnate di sangue, tornò a guardarlo.
"Credi di essere diventato migliore di me? Sei solo un povero illuso,
William. Mi fai pena".
A quel punto, il vampiro scoppiò in una macabra risata, che penetrò
nelle orecchie di Spike con la violenza di migliaia di decibel.
Cadde sulle ginocchia, affondando le mani nel lago rosso. Rimase a fissare
la propria immagine nella brillantezza di quel colore, che per lui aveva
sempre significato la vita, la forza, la necessità. Si chiese
anche come potesse riflettersi in qualcosa, ma immediatamente allontanò
quell'interrogativo dalla mente.
Ha ragione...
Io…
Io sono sempre stato un perdente…
E qui…qui, cosa ci faccio?
Buffy…
Forse non vuol essere salvata da me.
E forse, quello che sento non è amore.
Non può essere, io…non ho un'anima, come Angelus.
E' solo…qualcosa…
Qualcosa di cui ho bisogno per sentirmi meno solo.
Di cui ho bisogno per dare un senso alla mia esistenza.
Aspiravo…
Aspiravo a qualcosa di superiore…
Ma…
Non c'è nulla…non c'è un gradino più alto…
Non c'è nulla.
Nulla.
Mentre gli occhi scuri di Spike, spalancati, iniziavano a diventare
lentamente vacui, la risata di Angel sembrò farsi più
lontana, ovattata, fino a scomparire completamente dopo qualche attimo.
Il vampiro biondo tentò di aprire la bocca per urlare, sentendo
improvvisamente ritornare il dolore intenso di poco prima, ma si rese
conto di non essere più in grado di fare nemmeno un minimo movimento.
Anche chiudere o spostare gli occhi gli era impossibile. Sentiva i muscoli
atrofizzarsi, perdere sensibilità...
Aiuto...
Era l'unica parola che la sua mente aveva composto, l'unica che in
quel momento, dilaniato da un male che mai aveva provato in più
di cento anni, il ragazzo avrebbe gridato, se solo avesse potuto.
Come un manichino senza vita, Spike cadde di lato con un leggero rumore,
simile a quello di un pezzo di legno lanciato fra le onde di un lago.
La sua bocca socchiusa venne raggiunta dal liquido vischioso e da un
sapore che conosceva fin troppo bene...agrodolce, metallico e pungente.
Quando però il sangue iniziò a riversarglisi in gola contro
la sua volontà, mosso da qualche forza sconosciuta, il vampiro
fu scosso da un tremito violento e convulso.
Le parti del suo corpo immerse nel lago rosso si fecero ad un tratto
bollenti, e riscaldarono velocemente ogni fibra del suo essere. La sensazione,
fattosi insopportabile, si espanse fino ad arrivare alla testa, sommandosi
al male martellante che non gli permetteva più nemmeno di respirare,
visto che anche quello era diventato doloroso. Il sangue ingerito stava
provocando lo stesso effetto anche nella gola, nello stomaco, e quando
la velocità del liquido portato nella bocca aumentò, a
Spike sembrò di soffocare, mentre i suoi organi, la sua pelle
e la sua testa bruciavano, si incenerivano.
In quel momento, accecato dal dolore, perse conoscenza. La luce rossastra
che invadeva la stanza lasciò posto in un istante al buio totale,
ad un sonno profondo interno a quell' incubo spaventoso.
La sua mente vide l'oscurità per un tempo imprecisato. Nel luogo
onirico in cui si trovava, creato dall'unica parte della sua mente rimasta
intaccata dal dolore, Spike si sentiva finalmente in pace, tranquillo,
galleggiante in quelle tenebre confortanti. Tutto quello che era accaduto
fino a quel momento gli parve improvvisamente lontano nel tempo, troppo
remoto, ormai, per ripensarci.
Già...non ne valeva più la pena...
Perchè lì...lì stava bene...
Non provo più dolore...
Io...
Non voglio tornare indietro.
Anche se devo...
Avrei dovuto...
Io...
Che...che cosa dovevo fare, qui?
Io...non lo ricordo più...
E nemmeno più mi importa...
Voglio solo non provare più dolore.
Sì...è questo che voglio.
Sì...
"Conosco bene il dolore".
Musicale e morbida, una voce risuonò in quello spazio silenzioso,
insinuandosi nella mente di Spike.
"C-chi sei?".
"Qualcuno che hai dimenticato".
"Ricordare...ricordare fa male. Ricordare è...doloroso".
"Ma nei ricordi c'è anche la gioia, non credi?".
"Nel mio passato non ci sono ricordi felici".
"Sei sicuro di quello che dici?".
Subito dopo quell'ultima domanda, un lampo squarciò le tenebre,
facendo comparire un'immagine soffusa, un pò sfocata.
C'era un prato, il prato che Spike aveva visto all'inizio. E lì,
fra la miriade sconfinata di fiori gialli, un bambino sorridente correva
sotto un sole caldo e in una brezza leggera che gli scompigliava i capelli
chiari, verso una donna chinata, con le braccia aperte, dal sorriso
luminoso e il viso gentile come quello di una di meravigliosa dama raffigurata
in quadri d' altri tempi.
Sul bacio che il ragazzino diede a quella che doveva essere la madre,
l'immagine si oscurò, facendo ricadere ogni cosa nel buio di
poco prima.
La voce ritornò a farsi sentire.
"Ci sono persone che ti hanno amato".
"Sono state poche. Troppo poche".
"Ed è per questo che soffri?".
Pochi secondi di silenzio, per cercare una risposta.
"Soffro perchè non posso tornare indietro. Soffro per quello
che sono stato, e per quello che non sarò mai", si udì
poi.
"Non credi di poter riscattarti, migliorarti?".
"No...io...non posso cambiare...e le mie colpe sono troppe...e
troppo gravi".
"Il perdono esiste".
"No, per me non c'è perdono".
"Tu lo desideri. Perchè sei assetato d'amore".
"L'amore è solo un'illusione. E se esiste, è fugace.
La morte uccide l'amore".
"Sai che non è così. Tu cerchi amore, e sai amare".
"So solo uccidere".
"E allora perchè sei qui?".
"Perchè...".
"Perchè?".
Un'altra immagine, anzi, più immagini apparvero, susseguendosi
come un montaggio, una pellicola che, veloce, attraversò la mente
di Spike, riempiendola nuovamente con un nome, quel nome. Cinque lettere
che sembrarono emettere luce, e calore, un calore piacevole questa volta.
E quel viso...
Arrabiato, furioso con lui...
"Voglio che te ne vada. Che abbandoni questa città, che
abbandoni questo pianeta!"
Addolorato, preoccupato per sua madre...
"E adesso...che cosa vuoi?"
Dolce, come quando l'aveva baciato...
"Quello che hai fatto per me, e Dawn...era reale. Non lo dimenticherò".
Determinato, quando, con un salto, aveva attraversato il portale...
"Questo è un lavoro che devo fare".
Amava quel viso. In tutte le sue epressioni. L'aveva amato anche quando
credeva che non fosse così...
L'aveva amato sempre, ed era qualcosa che sapeva.
Sì, sapeva di amare Buffy. Non si trattava di un'ossessione,
ma di una certezza incrollabile.
Buffy...Buffy...
"Tu non hai pensato a nient'altro che a lei quando l'hai seguita
nel portale".
"Non...non sopportavo l'idea di non rivederla più".
"Lo so". La voce pronunciò quelle due parole dolcemente,
talmente dolcemente che Spike potè immaginare un viso femminile,
luminoso, sorridergli. Non era sicuro che quel timbro appartenesse ad
una donna...ma era...talmente rincuorante...forse si trattava di un
angelo?
"Cosa...cosa devo fare?".
"Ora che sai di amare, sai anche di poter proteggere e salvare
chi ami. E' ciò che ha capito anche Buffy. La morte non uccide
l'amore. L'amore va oltre".
Ancora una scena, l'ultima, apparve nell'oscurità.
Lunghi capelli biondi, che si alzano nel vento, e due occhi verdi, lucidi
di lacrime, di una ragazza coraggiosa. Fissi su chi amava più
della sua stessa vita.
"Ti voglio bene. E ti amerò per sempre...".
Ora...
"...porta il mio amore ai miei amici".
...anche lui aveva capito.
"Devi essere forte, Dawn. La cosa più difficile a questo
mondo...è viverci".
Ora...
"Sii coraggiosa. Vivi. Per me".
Ora sapeva.
"Nella vita c'è il dolore. C'è la morte. C'è
la solitudine. Ma se c'è l'amore, anche solo un piccolo frammento
nel buio in cui sei sprofondato, saprai sempre come proseguire. E sarai
anche una persona migliore, che guarda al futuro, a ciò che potrà
fare e diventare. Non al passato e agli errori commessi".
Detto questo, l'entità misteriosa scomparve con un'eco che rimbombò
nelle orecchie di Spike fino a quando non riaprì gli occhi, risvegliandosi
da quello strano sonno.
"Buffy". Con voce roca, sussurrò il suo nome. Aveva
la gola arida, come se non bevesse da giorni. Si rialzò piano,
constatando con sollievo di essere ancora tutto intero.
"Allora...quella era un'altra illusione...", si disse, ripensando
alla terribile sensazione del suo corpo in fiamme. "Avrei dovuto
immaginarlo...".
Abbassò la testa, portandosi una mano alla tempia. Anche il dolore
era cessato.
Iniziò a camminare come sempre nel nulla più totale. Ovviamente
la sala dalle tende rosse, allagata di sangue, era scomparsa, ma il
vampiro non se ne preoccupò più di tanto. Ormai ci aveva
fatto l'abitudine, e questa volta nessuna apparizione o strano fantasma
lo avrebbe lasciato andare nello sconforto, spaventato o abbattuto.
Adesso tutto era cambiato. Adesso aveva capito che non avrebbe dovuto
fermarsi per nessuna ragione.
Perchè doveva riportarla indietro, a tutti i costi.
Perchè era giusto.
Perchè aveva fatto una promessa.
Perchè la amava.
I motivi erano semplici, ma in quella semplicità Spike si accorse
che esisteva una forza di cui non si era mai reso conto. Si era lasciato
imprigionare dai ricordi, da quello che era stato. Si era perso nei
rimorsi e negli sbagli, senza considerare quello che provava in quel
momento, tutto ciò per cui era arrivato fin lì. Ciò
che era diventato. Sì, perchè...lui era cambiato, e non
certo grazie ad uno stupido chip.
Ora ne era sicuro.
Quella voce angelica l'aveva salvato, in tutti i sensi.
Chissà di chi apparteneva, e...perchè l'aveva fatto?
Si fermò, pensando che ci sarebbe stato tempo più avanti,
per chiederselo. La priorità, in quel momento, era farla finita
con quella buffonata.
"Adesso sono giunto al limite", sentenziò, mettendosi
una mano in tasca. I capelli biondi del vampiro erano ormai spettinati,
il viso risultava ancora più pallido del solito, ma gli occhi
scuri avevano riacquistato la loro solita, fiera sicurezza. Li alzò
verso l'alto.
"Ridatemi Buffy all'istante o giuro che metterò questo posto
sottosopra fino a che non la ritroverò. La riporterò indietro
con me, dai suoi amici, anche se ci dovesse volere un'eternità.
E non pensate più di fregarmi più coi vostri subdoli giochetti,
perchè ho imparato come funziona...non ci ricascherò".
Spike sentì la propria voce risuonare nello spazio. Questa volta
era bianco, di un bianco quasi accecante, e apparentemente infinito.
Sembrò non accadere nulla, e solo poi, dopo un'altra decina di
passi, il vampiro scorse, in mezzo ad una strana foschia rosata, una
porta.
Il ragazzo si avvicinò, accorgendosi che nell'aria aveva iniziato
a diffondersi un rilassante profumo di salsedine, a pochi metri dall'anta
chiusa.
Sembrava provenire proprio da lì...e da quello che ci stava dietro,
probabilmente.
"Chissà se c'è da fidarsi", mormorò,
osservando la deliziosa, sottile maniglia in ferro battuto, in vago
stile liberty, davanti a sè. "Sono quasi certo di no...ma
in fondo entrare è l'unico modo che ho per saperlo...".
Appoggiò le dita sul metallo, percependolo freddo. Spinse leggermente
verso il basso, aspettandosi di trovare la porta chiusa o preparandosi
ad un altro, grandioso colpo di scena.
Invece, con suo grande stupore, si aprì. Una luce fortissima
lo investì con violenza, tanto che dovette aspettare qualche
secondo prima di riuscire a mettere a fuoco ciò che vide.
Una spiaggia bianca. Deserta, fatta di sabbia fine e baciata da un oceano
calmo, di un blu bellissimo e cangiante in tonalità più
chiare e più scure, a seconda delle profondità. Verso
la battigia, dove l'acqua era più bassa, la superficie era trasparente,
cristallina, di quell'azzurro che si vede solo nelle foto dei mari tropicali.
Il sole splendeva alto, nel mezzo di un cielo totalmente libero da nuvole.
Pochi gabbiani volavano al largo, abbassandosi di tanto in tanto a pochi
centimetri dalla superficie alla ricerca di cibo, ma nessun'altra forma
di vita, oltre ad essi, sembrava riempire quell'immagine incredibile,
simile per bellezza ad un quadro di un paesaggista inglese.
L'aria sapeva di sale e spezie. Respirandola a pieni polmoni, Spike
scese piano il lieve pendio che portava alla spiaggia, notando che non
poteva scorgere dove avesse termine, nè da un lato, nè
dall'altro.
"Che posto strano...", pensò, socchiudendo gli occhi
e assaporando quella rilassante sensazione che solo i posti di mare
sanno trasmettere. "Mi fa sentire...incredibilmente sereno...".
Osservò l'orizzonte, anch'esso sconfinato.
Poteva essere quello, il paradiso? Mh...forse era troppo ovvio come
paesaggio...e poi, lui non avrebbe mai potuto arrivarci. Al massimo
sarebbe riuscito a mettere piede in purgatorio.
Perso in quelle riflessioni, si inchinò per sentire la temperatura
dell'acqua. Ma proprio in quel momento, grazie ai suoi sensi nonostante
tutto all'erta, si accorse che qualcuno gli si era avvicinato improvvisamente
da dietro.
Si voltò con uno scatto, pronto a difendersi. Quando però
osservò le sembianze dell'individuo che gli stava venendo incontro,
abbassò immediatamente la guardia.
"Ciao, Spike. Ti stavo aspettando".
"T-tu...".
Non avrebbe mai creduto che sarebbe stato così facile.
Non avrebbe mai sperato di rivederla così, ancora più
bella di come la ricordava.
Forse, allora, era arrivato davvero in paradiso, in qualche modo...
"Sembri sorpreso. Eppure sei venuto fin qui per cercarmi...".
Buffy si scostò un ciuffo biondo dagli occhi, portandolo dietro
ad un orecchio, poi sorrise, fino a che i suoi grandi occhi di giada
divennero due fessure verdi, che illuminati dalla luce brillante di
quel sole splendido sembrarono ancora più luminosi.
Spike non riusciva a smettere di fissarla. Un nodo gli stringeva la
gola, causandogli un lieve dolore in fondo al palato, ma che in quell'istante
sembrò piacevole, talmente confortante che il vampiro pensò
di non aver mai provato nulla di più bello. Socchiuse le labbra,
lasciando scoperti i denti bianchi, per restituirle un sorriso timido,
di gioia, di commozione.
"E' che...sono felice di averti ritrovata...Buffy".
"Davvero?".
Spike avanzò di un passo, arrivando a poco più di un metro
da lei. Avvolta in un'impalpabile veste bianca, sembrava leggera come
una piuma, fragile, tanto che forse le sarebbe bastata una folata di
vento troppo forte per sgretolarsi, volare via. Pur manifestandosi con
la sua forma umana, il ragazzo sapeva che quella era solo l'anima di
Buffy, e come tale, era ovvio che sembrasse fatta d'aria. Anzi, di un
materiale ancora più leggero dell'aria.
Vedendola così eterea e indifesa, così diversa dalla Cacciatrice
che conosceva, ebbe però l'impulso di stringerla a sè.
Di stringerla forte, per non vederla scomparire di nuovo. Per non perderla
di nuovo, definitivamente.
"Da-davvero", balbettò poi, continuando a guardarla.
"Ma...come...sapevi che ti avevo seguita?".
Lei alzò lo sguardo oltre la sua spalla, verso la distesa azzurra.
"Da qui vedo ogni cosa", mormorò. "Sai...".
Si avvicinò ulteriormente a lui, rivolgendogli un'altra occhiata.
"...è talmente bello questo posto. Così...luminoso.
Non credi?".
Rimase in silenzio per alcuni secondi, chiudendo gli occhi con un sorriso
per ascoltare il rumore dell'acqua che si infrangeva sulla riva, piano
e gentilmente, poco distante da loro.
"Spike...", riprese quindi, sollevando di nuovo le palpebre
dalle lunghe ciglia.
Lui deglutì, ritrovandosi nuovamente perso nelle sue iridi color
smeraldo.
Era bella. Dio, era veramente, veramente bella...
"Io...".
"Shh". La mano della ragazza, dalle dita sottili, si posò
sulla sua bocca con un movimento lento. Il vampiro, a quel contatto,
sussultò. Oltre al bacio innocente di quella volta, Buffy non
lo aveva mai toccato, non si era mai avvicinata così tanto a
lui da farlo. Buffy non aveva mai voluto...avvicinarsi a lui.
La sua voce si fece ad un tratto più bassa, più suadente.
"Non vorresti rimanere qui per sempre?".
"Cosa?".
"Intendo, con me".
Un gabbiano passò sopra le loro teste, e il suo tipico verso
acuto si disperse subito nell'aria.
La mano della Cacciatrice era scesa giù per il collo, fino ad
arrivare al petto del ragazzo. Lui non riusciva a dire nulla, troppo
stupito da ciò che aveva appena sentito per farlo, per produrre
la minima parola.
"Sai bene quanto me...anzi, forse più di me, di come l'esistenza
sia dolorosa...".
Sollevò anche l'altro braccio. La seconda mano, arrivata vicina
al viso, afferrò il bavero della sua giacca di pelle e, con decisione,
iniziò a fargliela scivolare giù per la spalla.
"...quell'esistenza terrena che ha messo cacciatrici e vampiri
gli uni contro gli altri...quella vita infelice dove bisogna combattere,
uccidere, sacrificarsi, odiare. Morire".
La giacca iniziò a scivolare anche lungo l'altro braccio.
Spike fissava Buffy, sempre più scioccato. Cominciò a
sentirsi accaldato...stranamente accaldato, anche in mezzo a quella
piacevole brezza marina.
Cosa...cosa diavolo sta facendo?!
Cosa...diavolo sta dicendo??
"B-Buffy...", le sussurrò con un filo di voce.
Ma lei non lo lasciò parlare. Anzi, gli si avvicinò ancora.
"Lo so che lo vuoi anche tu. Non vuoi più soffrire, è
così? Ho visto ciò che hai passato. Ho assistito al tuo
viaggio...è stato terribile, vero?".
Accostò le sue morbide labbra rosa alla gola del ragazzo, sfiorandola
con un bacio.
"Noi due siamo simili, Spike...così simili che nemmeno immagini...".
La giacca di pelle cadde sulla sabbia un rumore lievissimo. Tutto, lì,
era discreto...così tranquillo, equilibrato.
Perfetto.
Il vampiro chiuse gli occhi, inebriato da quelle sensazioni. Il calore
della bocca di Buffy sul suo collo, quelle dita, quelle mani che si
insinuavano sotto la sua maglia, accarezzando sensualmente ogni centimetro
della sua pelle...
"...resta qui...per sempre...non dovrai più conoscere il
dolore...".
Senza che Spike avesse il tempo di rendersene conto, Buffy gli sfilò
anche la maglietta, spingendolo subito dopo disteso sulla sabbia tiepida.
Si sedette sui suoi fianchi a cavalcioni, poi si riabbassò immediatamente
sopra di lui.
Quasi con violenza, riprese a baciarlo, salendo sul viso e incontrando
finalmente le sue labbra pallide, che accolsero subito quelle della
ragazza. Rispondendole infatti con la stessa foga, Spike si abbandonò
a lei. Cos'altro poteva fare? Non poteva opporsi...non riusciva...a
rifiutarla...
Sarei pazzo...
Sarei pazzo se la fermassi ora...
Non so cosa le sia successo, ma...
Ma...
Buffy si sollevò d'un tratto dal suo viso, solo per un attimo,
solo il tempo di catturare lo sguardo del vampiro, i suoi occhi annebbiati,
estasiati, ubriachi di lei...
"Sei felice?", gli domandò con dolcezza e il respiro
accellerato, il viso chiaro in controluce, circondato dall' aurea luminosa
del sole che splendeva sopra di loro.
A quella domanda, Spike cercò di mettere a fuoco quell'immagine,
ma l'operazione gli costò una notevole fatica. La testa gli girava,
e il sangue pompato ad una velocità sempre più elevata
gli martellava senza sosta le tempie, le orecchie, mentre il cervello
non faceva altro che compiere un'unica operazione...raccogliere gli
impulsi mandati di continuo dal suo corpo eccitato, a decine, a centinaia,
a migliaia. Non c'era più nulla oltre a lei, oltre a quegli occhi
brillanti come gemme, a quelle curve perfette, al peso che il suo corpo
caldo esercitava su quella zona del suo basso ventre, a quelle labbra
morbide che lo facevano impazzire di piacere e desiderio...
"Io...", disse con un sussurro, quasi senza più voce.
"...ti voglio...Buffy...".
Lei sorrise, socchiudendo un poco le palpebre. Con una mano, abbassò
le spalline dell'abito candido che indossava, che iniziò a scivolare
dalle sue braccia con un fruscio.
"E mi avrai. Io ti amo, Spike...ti ho sempre amato, anche se non
lo sapevo...".
Il tessuto si fermò alla vita di Buffy, adagiandosi sull'addome
del ragazzo. Pareva seta.
"Mi...ami?".
"Certo...".
Il vampiro tentò di riacquistare un minimo di lucidità,
pur facendo uno sforzo immenso per rimanere indifferente a ciò
che la veste aveva lasciato scoperto. Quello...era un sogno meraviglioso,
finalmente realizzato, ma...
Qualcosa...
Qualcosa non lo convinceva...
Buffy si chinò ancora sul suo viso, pronta a ricominciare ad
assaggiare le sue labbra, insaziabile, affamata di lui, ma Spike, inaspettatamente,
la fermò.
"Tu, quindi...", le mormorò sorridendole, una mano
sulla sua spalla nuda.
"Sì?".
"...preferisci rimanere qui con me, invece che tornare dai tuoi
amici?".
La ragazza gli passò una mano fra i capelli, accarezzandogli
poi una guancia, percorrendo i suoi lineamenti decisi con le dita.
"Ma certo, voglio solo te...non mi importa più della mia
vita terrena. E' stata solo dolore...non voglio più fare la cacciatrice...non
voglio più combattere...qui sto molto, molto meglio...".
"I tuoi amici hanno bisogno di te. E anche tua sorella...non ami
anche loro?".
"Loro possono cavarsela da soli. E poi...amo più te, Spike...non
mi importa più di nient'altro...di nessun altro...".
Il vampiro biondo, a quelle parole, chiuse gli occhi, allungando nel
mentre le labbra in un sorriso amaro.
"Ho capito", disse solo. Rimase fermo per qualche istante,
poi, facendo forza sulla mano appoggiata sulla spalla di Buffy, la spinse
improvvisamente lontano, scaraventandola con violenza sulla sabbia di
fianco a sè.
Lei gemette, e rimettendosi con fatica seduta, si strinse la spalla
che aveva subito il colpo.
"Cosa...cosa ti prende?", esclamò, fissando il vampiro
con due occhi delusi.
Lui si rialzò, scrollandosi la sabbia dai jeans scuri.
"Sei stata brava. Dico davvero, questo è stato il migliore
dei trucchi. Ma mi dispiace, vi avevo avvertito che non ci sarei più
ricascato. Tu...non sei la vera Buffy".
La ragazza si limitò a guardarlo, sempre più sconsolata,
e portandosi, improvvisamente pudica, un braccio davanti al seno nudo.
Spike scosse la testa.
"La vera Buffy avrebbe pensato per prima cosa ai suoi amici. Anche
a costo di sacrificarsi ancora, di soffrire di nuovo. E di sicuro non
avrebbe detto di amare più me di loro. Di Dawn".
La fissò, intristendosi lievemente.
"Non lo avrebbe detto soprattutto perchè lei...non mi ama",
concluse piano.
Seguì una breve risata, amara, come il sorriso di poco prima.
Si rivestì velocemente, poi si voltò, cominciando a camminare
lungo la spiaggia. Ma dopo qualche passo si fermò ancora, e,
senza girarsi, aggiunse un'ultima frase.
"Comunque...ti ringrazio per avermi regalato almeno quest'illusione.
E' stato bello...crederci".
La Buffy fasulla non disse nulla. Chinò la testa e, abbassando
le palpebre, iniziò lentamente, silenziosamente a scomparire.
Il suo corpo si fece luminoso, trasformandosi in tanti piccoli frammenti
brillanti come cristalli, che si alzarono nell'aria, leggeri. Dopo qualche
attimo si disperseroro del tutto, portati via da un soffio di vento
che li allontanò verso il mare.
Spike volse lo sguardo nella stessa direzione, e rimase così,
in silenzio, a contemplare per l'ultima volta il panorama marino, cosciente
che in pochi secondi anche quello sarebbe stato cancellato.
Fece un profondo respiro. L'aria salata aveva qualcosa di malinconico,
di immensamente triste. Ma forse era lui ad esserlo.
E' stato...davvero bello crederci.
"Era l'ultima prova, non è così?", mormorò
quindi pacato, rivolgendo quella domanda ad un pubblico che questa volta,
era sicuro, si sarebbe fatto vedere.
La brezza soffiò ancora, un'ultima volta. Spike sentì
quel tocco piacevole sul viso, socchiudendo gli occhi.
Poi, più nulla.
"Già, era l'ultima. E tu l'hai superata".
L'aria si fece ferma. Il ragazzo si voltò.
Una serie di individui incappucciati sedevano in cima ad una breve scalinata,
dietro a qualcosa di simile ad un tavolo. Tutt'intorno alleggiava la
solita, vaga nebbia a cui il vampiro si era ormai abituato, ma questa
volta ogni cosa sembrava brillare di una luce opalescente, quasi ipnotica.
Spike non riusciva a scorgere nessuno dei volti che probabilmente lo
stavano fissando dietro al tessuto scuro dei mantelli, ma non si avvicinò
a loro se non di qualche passo.
"Perchè...tutto questo?".
La figura che sedeva al centro del tavolo, dalla tunica rosso scuro,
differente da quelle nere delle altre, a quella domanda sollevò
impercettibilmente il capo.
"Perchè era necessario, e inevitabile", rispose. Il
timbro pareva maschile, del tutto normale.
Spike inarcò le sopracciglia, cercando di capire.
"In che senso?".
"Tu hai compiuto un'azione insolita per un vampiro...molto insolita,
e questo ci ha colto di sorpresa. Ti sei gettato nel portale per tentare
di salvare quella ragazza, senza però morire fisicamente, perchè
per te ciò...non è più possibile".
"Grazie infinite, questo lo sapevo anch'io senza che voi me lo
ripeteste. Ciò che voglio sapere è...perchè sono
dovuto passare in mezzo a questa...questa...".
Il ragazzo aprì le braccia, gesticolando con le mani mentre cercava
la parola adatta.
"Insomma...questa...cosa!", si arrese poi, rialzando gli occhi
verso gli individui, esasperato. "Non è stato esattamente
uno spasso, sapete?".
Fra gli uomini incappucciati ci fu un attimo di brusio.
"E' questo il punto, Spike...", riprese quindi quello in rosso,
appoggiando i gomiti al tavolo e intrecciando le dita. "...ciò
che forse non hai ancora capito. Pur non morendo realmente, è
come se tu fossi morto davvero in quel momento, dopo esserti lanciato
nel portale, per la prima volta. Quando sei diventato vampiro, la tua
non è stata una vera morte, non sei mai arrivato in quel luogo
che tutti voi conoscete come 'aldilà'. E di conseguenza, non
hai mai dovuto fare i conti con quello che sei stato, con le tue colpe,
con ciò che hai rimpianto e perduto nella tua vita. Con quel
viaggio che tutti gli esseri umani compiono, una volta lasciata la loro
esistenza terrena. E nel tuo caso, sappiamo bene entrambi che non sei
stato di certo un santo. Cento anni fa hai accettato il demonio dentro
di te, il male, l'oscurità, diventando un signore delle tenebre,
crudele e spietato".
Spike inclinò la testa, stringendo gli occhi a fessura.
"Quindi...".
"Quindi quello attraverso cui hai dovuto passare è stato
il tuo personale inferno, la punizione per tutto ciò che hai
commesso. Nessuna tortura ti avrebbe fatto soffrire di più di
rivivere il tuo passato, quel passato doloroso che hai cercato a lungo
di dimenticare, perchè l'esistenza di chi hai sempre considerato
un fallito, ovvero William. Che tutti...hanno sempre considerato un
fallito. Un uomo che hai odiato con tutto te stesso, e che hai cercato
di cancellare diventando qualcuno di completamente diverso. Ma anche
come Spike hai provato dolore, forse anche più di prima".
L'uomo si fermò, aspettandosi un commento da parte del vampiro
che, in piedi sotto di lui, aveva ascoltato in silenzio assoluto quell'ultima
parte, la testa abbassata.
Ancora per alcuni istanti Spike non disse nulla, tenendo i pugni serrati
lungo i fianchi, a pochi centimetri dalla pelle lucida della giacca
nera.
Poi, quasi con fatica, mormorò poche parole.
"Credo...di aver capito".
"Però...".
"Però?". Il vampiro biondo rialzò di scatto
la testa, avanzando di un passo.
La figura misteriosa sembrò guardarlo.
"Beh...", continuò quindi. "...come ti dicevamo
prima, la tua azione è stata per noi davvero inaspettata. E in
particolar modo le tue intenzioni lo sono state. Un vampiro, un essere
votato al male, alla notte e al sangue quale tu sei, ha voluto seguire
quell'indomita ragazza sacrificatasi per la salvezza del vostro mondo
fino a qui. Senza pensare ai rischi che avrebbe potuto correre, senza
pensare a se stesso ma solo...per tentare di riportarla indietro".
A quelle parole, Spike spostò lo sguardo a lato, mentre un'ombra
triste scendeva sui suoi occhi scuri.
"Io...non sono più...".
"Lo sappiamo". L'uomo lo interruppe. La sua voce, in qualche
modo, aveva assunto un tono meno autoritario, più pacato. Forse,
più gentile.
"Lo sappiamo", ripetè. "Tu non sei più
quello di una volta, non sei più William il Sanguinario. Ma per
esserne sicuri dovevamo metterti alla prova, verificare se il tuo nobile
gesto era stato davvero mosso dai sentimenti che tu, realmente, provi
per quella ragazza. Volevamo capire se volevi salvarla per riportarla
indietro con te, per riportarla dai suoi amici, da chi ama".
"Allora...".
Il vampiro fissò il terreno davanti ai suoi piedi. Solo adesso
stava iniziando a collegare ogni cosa. Ora...era tutto chiaro.
"...quel...quell'ultima illusione...quella Buffy...lei...".
"Era la prova decisiva, quella che ci serviva. Avevamo tenuto conto
anche di come ti eri comportato nel tuo viaggio, certo, ma non eravamo
del tutto convinti delle tue intenzioni".
"Questo significa che adesso Buffy potrà tornare?".
"Non è così semplice".
Spike lo guardò con disappunto.
"Come...non è così semplice?".
L'essere incappucciato sospirò.
"Solitamente non permettiamo alle anime di tornare sulla terra,
anzi...ciò è assolutamente proibito. Quando un essere
umano muore, lo è per sempre, e in nessun caso può ritornare
in vita. Ma per quella giovane è diverso. Non era stabilito che
dovesse accadere ciò che è successo...il dio Glory ha
scatenato una serie di eventi che sono sfuggiti al nostro controllo,
nessuno...ha potuto fermarla. Il corso delle cose ha preso una piega
differente da quella che doveva assumere, e La Cacciatrice ne ha subito
le conseguenze. Lei, e chi ne è stato coinvolto".
Si fermò un attimo, poi, sotto lo sguardo speranzoso di Spike,
la figura continuò.
"Per questo motivo...ti concediamo la possibilità di salvarla,
di riportarla indietro. E anche perchè il tuo gesto altruistico
ti ha riscattato, Spike...o almeno in parte. Toccherà a te, infatti,
una volta tornato sulla terra, fare del tuo meglio per diventare una
persona migliore, per espiare totalmente le colpe di cui ti sei macchiato".
A quel punto l'individuo fece un'altra pausa. Più lunga delle
precedenti.
"Però...c'è un'unica cosa per cui noi non possiamo
darti alcuna garanzia", aggiunse dopo, a voce più bassa.
Il vampiro fissò con più intensità l'uomo in rosso.
"Cosa?".
"La certezza...che lei voglia tornare".
Il vampiro rimase in silenzio. Non riuscì a dire nulla per qualche
secondo, preso letteralmente alla sprovvista dalle ultime parole della
figura misteriosa.
Cosa...cosa significa?
Fece finalmente per aprire bocca, ma in quel momento un rumore improvviso
alla sua sinistra lo fece girare. In mezzo alla nebbia un'altissima
porta argentea, fino a quel momento rimasta invisibile agli occhi del
vampiro, si era aperta. Oltre l'entrata si poteva scorgere una luce
fioca e soffusa, di un tenue bagliore azzurrino.
"L'anima della ragazza che ami è oltre quella porta, Spike...".
Sollevando un braccio e stendendo un dito nella direzione dell'anta
aperta, l'uomo mostrò al vampiro l'ultima tappa del suo viaggio.
Lui mosse qualche passo verso il portone. L'idea di rivedere finalmente
Buffy lo rendeva impaziente, e felice. Semplicemente felice.
"...ma ti ripeto: potresti non trovare in lei la donna che ricordavi".
La figura si alzò in piedi per tentare di richiamare l'attenzione
del ragazzo, che a quelle parole si voltò nuovamente.
L'uomo proseguì.
"Non è escluso...che rifiuti di seguirti. Come te, anche
lei ha compiuto un viaggio. Un viaggio, nel suo caso, spirituale...che
potrebbe averla cambiata, portata su una strada totalmente differente
da quella che avrebbe intrapeso una volta. Non so dirti cosa troverai
esattamente, ma una cosa è certa...tutto dipende da te. Noi non
possiamo più aiutarti, non abbiamo alcun potere in questo caso.
Se riuscirai a convincerla e lei, con sincerità, esprimerà
il desiderio di voler tornare, ce l'avrai fatta. Altrimenti, sarai solo
tu a fare ritorno. E lei...rimarrà qui. Per sempre".
Spike ascoltò con attenzione le parole dell'uomo, poi scosse
lentamente la testa. Non sembrava particolarmente spaventato, o demoralizzato
da quella possibile conclusione.
Sorrise, e rialzando gli occhi verso la scalinata, guardò i tizi
incappucciati con un'aria di sfida. Il suo sguardo sicuro non tradiva
alcun timore.
"Farò in modo che non succeda. Avete la mia parola, Buffy
ritornerà indietro".
L'individuo dalla tunica rossa sembrò osservare il vampiro. Spike
ebbe la netta certezza che, nascosto da quell'ombra sul suo volto, l'uomo
stesse sorridendo.
"Buona fortuna, allora".
"Grazie. Presumo...di non poter conoscere la vostra identità
prima di andare, vero?".
"Già. Mi dispiace, ma nessuno può vederci in viso.
Tu puoi semplicemente ricordarci come I Giudici...e comunque, non è
importante, per te, sapere chi siamo".
"Credo anch'io. Anzi, senza offesa...spero vivemente di ricordare
il meno possibile di tutto questo una volta uscito da qui".
Il vampiro fece per riprendere a camminare, ma la figura lo richiamò
un'ultima volta.
"Spike...".
"Sì?".
"Nel momento in cui starai per tornare indietro, sia con la ragazza
che senza di lei, esprimi un desiderio. Al tuo arrivo si avvererà.
Consideralo come un premio per aver contribuito alla distruzione di
Glory, per aver scongiurato la fine di tutto custodendo e proteggendo
La Chiave. Tutti noi...e non solo noi, te ne siamo riconoscenti".
Con un cenno del capo il ragazzo li ringraziò, per poi sorridere
un'altra volta. Dolcemente.
"Starò vicino a briciola sempre, d'ora in poi. A lei, e
a sua sorella. Non correranno più alcun pericolo".
Il Giudice in rosso annuì, e mentre Spike raggiungeva il portone
argentato a lunghe e decise falcate, alzò una mano verso il vampiro,
in segno di saluto.
"Addio".
Capitolo 4
Il vampiro si avvicinò alla soglia cautamente. Appoggiò
il palmo di una mano sul metallo levigato, e aprendo maggiormente l'anta
entrò.
Nella luce azzurra che pervadeva lo spazio erano visibili degli strani
oggetti, di media grandezza e dalla forma sferica, che disposti l'uno
vicino all'altro o anche sovrapposti in piccoli gruppi riempivano la
sala, immensa. Erano decine, centinaia...migliaia, o forse di più.
A quella vista, Spike si lasciò sfuggire un grido di stupore.
Di certo gli sarebbe stato difficile dimenticarsi uno spettacolo simile,
perchè spettacolo lo era davvero. In quel posto altezza e grandezza
smettevano di avere le estensioni che gli si potevano attribuire sulla
terra, o che si potevano solo provare ad immaginare. Niente poteva essere
paragonato a quello che aveva davanti, anche se all'inizio il vampiro
non riuscì a capire in cosa consistessero quelle strane bolle
che riflettevano, sulla loro superficie, i mille bagliori azzurri della
luce in cui erano immerse.
Si inoltrò in quello strano paesaggio, superando file e ammassi
di sfere. Avvicinandosi ad una di esse e osservandola meglio, però,
notò che c'era qualcosa dentro. Il materiale era trasparente,
ma solo a pochi centimetri da esso si poteva notare una forma umana
raggomitolata al suo interno, nuda.
Il ragazzo fece un passo indietro.
"Ma allora...".
Iniziò a guardarsi intorno, frenetico, controllando ad una ad
una ogni bolla azzurra. Se Buffy era lì, l'avrebbe trovata, anche
se avesse dovuto impiegarci un altro secolo della sua esistenza.
Il tempo...il tempo non aveva alcuna importanza.
Ora che sono arrivato fino a qui non ti abbandonerò per nessuna
ragione...
Fra tutte queste anime ci sarà anche la tua. Ci deve essere.
Continuò a lungo, instancabile, senza fermarsi un attimo, senza
smettere di guardare attraverso ogni superficie lucida, che al tatto
pareva vetro pur non essendolo.
Si avvicinò a più di un centinaio di sfere, ma quando
si scostò dall'ultima, deciso a continuare arrivando fino agli
ammassi più alti, le sue gambe cedettero improvvisamente.
Sfinito, crollò in ginocchio sul pavimento. Era stanco, lo sapeva.
Lo sapeva benissimo.
Ma non poteva fermarsi, non poteva permetterselo...
Mentre riprendeva fiato, passandosi con un sospiro le mani fra i capelli
biondi scompigliati, la sua attenzione fu catturata da una cupola posta
alla fine di una lunga fila che prima non aveva notato, ad una decina
di metri da lui.
Spike non sapeva dire cosa gli avesse fatto alzare la testa proprio
verso quella direzione.
Non seppe spiegare nemmeno cosa lo spinse, poi, ad avvicinarsi alla
bolla trasparente.
A posare le mani sull'involucro azzurro che proteggeva il corpo di una
giovane donna.
Non una qualunque.
Una donna bionda.
Lei.
"Cacciatrice...".
La chiamò così, con un sussurro. Per rassicurare...convincere
se stesso, forse, del fatto che quel bellissimo viso addormentato, nascosto
fra le ginocchia, fosse veramente il suo. Quello della Sua Cacciatrice.
La Sua Buffy. Determinata, coraggiosa, testarda, indomita. Triste, malinconica,
dolce e appassionata. Insolente a volte, ironica, anche sarcastica...ma
la Sua Cacciatrice.
Con un singhiozzo si accasciò alla sfera, la fronte appoggiata
sulla sua superficie.
Lacrime di gioia scesero sul suo volto, bagnando la cupola.
"Dio...grazie, grazie...".
Forse non ne aveva il diritto. Forse non aveva diritto di ringraziare
Dio. Un dio che in cento anni non aveva mai scorto, che aveva abbandonato
William, e che poi, per odio, Spike aveva rinnegato, allontanato, maledetto.
Già...un vampiro non crede in dio.
Io non ho mai creduto in lui. Ma adesso...
Adesso so che c'è. Che ci sei.
Permettimi di piangere su un tuo miracolo, anche se sono un peccatore.
Ti prego.
Rimase immobile e con gli occhi chiusi per lungo tempo, in una sorta
di raccoglimento, di preghiera. Quando però si rialzò,
passandosi una manica della giacca sulle guance umide, fissò
la sfera con uno sguardo nuovo, deciso, improvvisamente serio.
"Buffy".
Tese una mano, appoggiandola sulla bolla. Come guidato da qualcuno di
invisibile che gli suggeriva esattamente ciò che doveva fare,
si concentrò sulla Cacciatrice, desiderando intensamente di entrare
in lei, nella sua mente, nel sogno che probabilmente aveva costruito
come sua nuova, eterna e perfetta casa.
Dopo qualche minuto, Spike sentì il proprio corpo iniziare a
perdere definizione, alleggerirsi, mentre la sua forma umana si dissolveva
lentamente, diventando via via trasparente. Quando poi ogni cosa davanti
ai suoi occhi si fece luminosa, di un bianco accecante, il vampiro chiuse
gli occhi.
Un cinguettio.
Un cinguettio prima lontano, debole, poi...sempre più vivace.
Acqua che cade. Un piccolo scroscio. Vento leggero, che muove le fronde
degli alberi.
E ancora, un profumo. Tanti profumi. Quello degli abeti di un bosco,
di un fiore sconosciuto, dell'aria di collina. Dell'erba, della rugiada,
del cielo...di lei...
Lei.
E la sua risata.
"Siete veloci...".
Spike tenne per un po' lo sguardo fisso al cielo, cercando di convincersi
che quella che aveva appena udito era davvero la voce che avrebbe riconosciuto
tra mille. La voce che per tanto tempo aveva aspettato di risentire,
ma non da un'illusione...
Le nuvole si muovevano lentamente, in uno spazio libero, di un azzurro
vivo.
Dopo uno stormo di uccelli, un piccolo cumulo passò sopra il
sole, oscurandolo per pochi secondi.
Ultimamente sto guardando tanti cieli.
Cieli in cui splende la luce di una stella che credevo di non rivedere
più.
Non ricordavo che sensazione meravigliosa si provasse a sentire questo
calore sulla pelle...
Mi fa illudere...di essere ancora vivo.
Un'altra risata. Un'altra risata interruppe i suoi pensieri. Cristallina,
bellissima.
"...Vorrei essere come voi. Oppure toccare quell'azzurro lassù.
Sapete cosa c'è, lassù?".
Spike si mise a sedere con uno scatto.
No...non ci potevano essere dubbi.
Si voltò.
Buffy era distesa in mezzo ad un prato, un piccolo lembo di terra isolato
nel mezzo di un lago dal diametro di pochi metri. Più che lago
il vampiro l'avrebbe definito stagno, se non fosse stato per una modesta
cascata che, scendendo dalla collina rocciosa a lato, terminava proprio
lì, gettandosi nell'acqua trasparente con un rumore lieve e continuo.
La Cacciatrice, sporta sul bordo dell'isolotto, teneva le mani immerse
sotto la superficie, sulla quale danzavano le fiamme dorate del sole.
Sembrava parlare con qualcuno.
Indossava un abito estivo dalle tonalità blu-azzurre e sorrideva,
scoprendo i suoi denti candidi con un'espressione da bambina spensierata,
ingenua e sognatrice. I capelli biondi, sciolti sulla schiena, assumevano
riflessi ancora più vivi nella luce, così come la sua
pelle, talmente chiara da risultare quasi bianca.
Non si accorse di lui. O almeno, sembrò non accorgersene.
"No, che sciocca...non potete saperlo. Voi vivete senza nessun
pensiero...non è così? Già... nessuna preoccupazione...".
"Buffy".
Lei girò la testa nella sua direzione, senza smettere di sorridere.
"Sono...sono venuto a riportarti a casa".
Spike era adesso a pochi passi dall'argine, e guardava la Cacciatrice
con gli occhi di chi si ritrova davanti al sogno cercato un'intera vita.
Un sogno che si credeva impossibile da realizzare. Da raggiungere.
"Chi...sei tu?".
Lui inclinò la testa, socchiudendo le labbra in quell'atteggiamento
da cucciolo smarrito, colto alla sprovvista, che più di una volta
aveva assunto con Buffy quando lei gli spiattellava in faccia la cruda
verità, ciò che pensava di lui con tutta l'insolenza e
l'arroganza di cui era capace...
Si, solo con Buffy gli succedeva.
Non...non è possibile...
Tentò disperatamente di balbettare qualcosa, immaginando...sperando,
come sempre, che quello fosse solo uno scherzo, un brutto scherzo...
"Mi...mi stai prendendo in giro, vero? O forse...sei un'altra illusione...ma..no,
non...puoi esserlo..".
La Cacciatrice, o quello che era rimasto della Cacciatrice che Spike
ricordava, rimase ad osservarlo per un po', per poi mettersi seduta
sulle ginocchia.
Si sporse verso di lui, appoggiando le mani sull'erba rada. In quella
posizione a gattoni sembrava davvero una bambina, piccola e curiosa.
I ciuffi dorati si alzavano nell'aria, coprendole in parte il viso,
mentre le sue grandi iridi verdi non smettevano di scrutarlo, come se
volessero capire, cercare in lui qualcosa che non vedevano.
"Perchè...sei tutto nero?".
"C...cosa?".
"Quel colore. E'...triste".
Il vampiro biondo abbassò lentamente gli occhi su di sè,
rendendosi conto che probabilmente si stava riferendo ai suoi abiti.
"Sono...i miei vestiti. Buffy...tu mi hai sempre visto così.
Ed io...".
"Qui non c'è il buio".
Spike la guardò.
Buffy si era alzata, e con le braccia spalancate ed il viso al cielo,
stava facendo dei profondi e lunghi respiri.
"Qui...c'è solo la luce...", riprese con un mormorio.
"...il cielo...l'acqua...la libertà. L'azzurro...e la vita.
Non esiste quel colore. Qui c'è solo quello che voglio io. E
io...non voglio quel colore".
Lo disse con un' intensità tale da sembrare sul punto di piangere.
Rimase immobile ancora per un lungo, intero minuto, poi, sotto lo sguardo
di un sempre più scioccato Spike, riabbassò il capo. Ma
con un'espressione totalmente diversa.
Spaventata.
"Tu...tu sei la morte...".
Fece un passo indietro, portandosi le mani alla testa e affondandoli
nei capelli biondi. Emise un gemito prolungato, per poi iniziare a respirare
affannata.
"...tu...sei...l'oscurità...".
Alla vista di Buffy che tremava, Spike serrò le labbra. Fissava
la ragazza come in stato di shock, incredulo ed impotente di fronte
a quella scena, a quelle parole che non sapeva, non poteva negare.
Ha paura di me...
Di quella parte buia di me che cancellerei, se potessi.
Lei...la vede...
E...ha paura.
Strinse con violenza una mano a pugno, spingendolo contro la gamba
inchiodata al terreno.
"...potresti non trovare in lei la donna che ricordavi...".
I Giudici glie l'avevano detto.
Lei...non era più la sua Cacciatrice.
Nel momento in cui si era buttata in quel portale, aveva smesso di esserlo.
Chissà...cos'aveva passato...
Rilasciò le dita, per poi richiuderle ancora.
Forse questo è davvero un sogno. O forse un incubo.
Io che ti ritrovo per perderti allo stesso tempo.
Non è giusto. No...non lo è.
Iniziò a scuotere il capo, fissandola, implorante.
"Buffy...ti...ti prego, non parlare così...".
"Vattene...vattene via, qui...non deve fare mai buio...non...deve
fare più...buio...".
"...Non puoi non riconoscermi...ascolta...".
"Io ho paura del buio...tanta paura".
Buffy si coprì il viso con una mano, accasciandosi a terra d'improvviso.
Aveva gli occhi sbarrati.
"Nel buio...c'è il sangue...tanto sangue. E...grida...".
Il vampiro gettò uno sguardo al terreno. Era vigliacco, sì.
Lo riconosceva...vigliacco, e incapace di reggere quella vista, troppo
lacerante, troppo dolorosa per un cuore come il suo, già straziato
da un viaggio che non avrebbe mai voluto compiere.
Ma la voce di Buffy, scossa dai singhiozzi, la voce di una ragazza segnata
dalla paura e dai fantasmi di una vita che non aveva fatto altro che
addossarle responsabilità e dolore, arrivava comunque nella testa
del vampiro, arrivava anche se lui avrebbe voluto non sentirla.
Insieme al suo carico di sensi di colpa, di sofferenza, di rimorsi.
Invasi dal calore delle lacrime, gli occhi di Spike non riuscivano a
spostarsi. A sollevarsi di nuovo.
"Tu...tu non dovevi soffrire così...non...lo meritavi...",
ebbe solo la forza di sussurrare a denti stretti. "Non tu...".
Lei, però, non l'aveva sentito. Continuava nella sua lucida e
macabra descrizione, dondolandosi sulle ginocchia e pronunciando parole
che il suo sogno luminoso non avrebbe dovuto conoscere mai più,
se lui non fosse arrivato a ricordargliele.
A ricordarle il suo incubo, la vita...che aveva appena lasciato, forse
col desiderio inconscio di farlo.
"...urla lontane, tante, che non si fermano. Mai. La ferita si
allarga, le nuvole coprono ogni cosa...tutti...spariscono...ed io...rimango
sola...".
"Ti prego, smettila...smettila...".
"...ed è colpa mia se non c'è più nessuno...è
sempre stata colpa mia...ma io...qui sto bene...".
Con uno sforzo immane, Spike si trascinò fino alla sponda del
laghetto. Anche se il suo corpo era ormai giunto al limite della resistenza
per avere sopportato un carico fisico e psicologico superiore alle sue
capacità, doveva reagire. Doveva assolutamente reagire, per farla
tornare in sè. Non era il momento di lasciarsi andare, non quello,
non adesso. Non lui.
Buffy era caduta in un tunnel da cui non sarebbe più potuta tornare
se lui non avesse fatto al più presto qualcosa. Doveva smuovere
i suoi ricordi, riuscire a farle ricordare chi era...chi erano tutti
quelli che aveva lasciato. I suoi amici, che la stavano aspettando.
Sì, solo lui era in grado di farlo, ormai.
"Non è escluso che rifiuti di seguirti...".
No, maledizione.
No...
Lei...doveva tornare...
A tutti i costi, a qualunque prezzo.
"As...ascoltami...". Spike tentò di proseguire, ma
il fiato gli venne a mancare. Sentiva le forze abbandonarlo, la testa
farsi pesante, ogni suono diventare un'eco rimbombante.
Riprenditi, Spike...riprenditi...
Non è questo il momento di tirare le cuoia, non ancora...
Buffy rise di nuovo. Una risatina, però, questa volta allucinata,
quasi isterica.
"Adesso, io...io qui sto bene, sì. Da sola, sto bene".
Occhi vacui, spalancati.
Sorridente, ed alienata.
"Ne-nessuno...può ferirmi, e io...n-non posso ferire nessuno...non
è così? Ho tutto quello che mi serve, sì...e sto...sto
bene...".
Il vampiro fece per dirle qualcosa, ma proprio in quel momento, d'improvviso,
fu costretto a portarsi una mano alla bocca, scosso da dei convulsi
colpi di tosse.
Cercò di riprendersi, ma quando allontanò le dita dalle
labbra, notò delle piccole gocce di sangue sulla pelle.
Le fissò, mentre un tremito gli percorreva la schiena.
Devo...fare in fretta...
Qualcosa...mi sta uccidendo. Ormai è chiaro.
Forse la mia costituzione da vampiro non può reggere a lungo
l'unione con un'anima...
Però...
Strinse gli occhi, lucidi.
Perchè...I Giudici non me l'hanno detto?
"V-vengo...a prenderti...".
Il vampiro rialzò la testa. Nel suo sguardo si poteva leggere
la disperazione e, allo stesso tempo, la determinazione di chi gioca
le ultime carte che ha in serbo. Di chi decide di dare fondo a tutte
le sue energie, senza più riserve.
Con dei movimenti lenti ed affaticati si immerse nell'acqua, ma appena
il liquido raggiunse il busto, il ragazzo si sentì risucchiare
verso il basso con incredibile violenza.
Probabilmente Buffy doveva aver fatto in modo che nessuno potesse avvicinarsi
a lei, creando quello specchio cristallino come difesa, una sorta di
confine invalicabile che la isolava dal resto. Da tutto e...da tutti.
Per non essere ferita, e per non ferire più.
Spike annaspò. Fortunatamente non si era allontanato troppo dall'argine,
e aggrappandosi a delle radici riuscì a ritirarsi su con le ultime
forze rimaste.
Sdraiato prono sul prato, chiuse gli occhi.
Era stanco...così stanco...
Cacciatrice...
Perchè hai rinunciato a lottare?
Adesso, nemmeno io...sono più in grado di farlo...
Perchè...deve finire così?
Buffy, sul piccolo lembo di terra verde al centro del lago, era stesa
a terra, accucciata. Aveva smesso di ridere, ed ora fissava un punto
imprecisato nella direzione di Spike, le labbra socchiuse e le ciocche
scomposte, adagiate sull'erba.
Da quel momento in poi trascorse un tempo interminabile, di cui nessuno
potè dire l'esatta durata. Il silenzio aveva improvvisamente
avvolto l'intero scenario, e nemmeno la piccola cascata che finiva nel
lago produceva più alcun rumore. Il vento che muoveva con lentezza
le fronde degli alberi era muto, così come gli uccelli che, a
gruppi, continuavano a passare sopra di essi con le ali spalancate.
Pareva uno di quei vecchi film senza sonoro, o un paesaggio visto attraverso
la cupola di una palla di vetro, malinconico e senza vita. Proprio come
Spike che, immobile, giaceva ancora sulla sponda dello specchio d'acqua,
apparentemente privo di conoscenza.
La giacca di pelle lo ricopriva fino ai piedi, aperta sull'erba, e le
braccia, abbandonate lungo i fianchi, terminavano nelle mani chiuse
a pugno, dalle nocche sporgenti. I raggi del sole gli illuminavano il
viso pallido e i capelli altrettanto chiari, facendo di quella scena
senza suoni un'immagine triste e scontata, da fine film drammatico,
che anticipa i titoli di coda.
Sì, questa volta sembrò davvero la fine di ogni cosa.
Anche Spike l'aveva realmente pensato prima di chiudere gli occhi, ma
nel momento in cui un soffio leggero arrivò ad increspare la
superficie dell'acqua, producendo un lieve fruscio, le dita di una delle
sue mani si mossero. Dapprima...impercettibilmente.
Poi, dopo qualche istante, l'intera mano si spostò.
E dopo, l'altra.
Il vento si alzò improvvisamente, e quando una folata più
forte delle altre investì il corpo del ragazzo sferzandogli il
viso, lui sollevò le palpebre.
Le sbattè un paio di volte, ma le iridi scure rimasero ferme.
Trascorsero pochi secondi, e senza dire una parola si alzò in
piedi, con estrema calma. Si passò le dita fra i capelli spettinati,
e lo sguardo, perso nel vuoto, riacquistò lucidità solo
nel momento in cui si fissò sul corpo di Buffy, ancora stesa
sull'isola.
"Sono...sono tornato".
Mormorò quelle due parole a voce bassa e rimanendo poi in silenzio,
forse per capacitarsi di ciò che era successo...qualcosa che,
forse, solo lui poteva sapere.
Quando però mosse nuovamente gli occhi, sulle sue labbra comparve
un nuovo sorriso. Un sorriso che rivolse a Buffy, rannicchiata su se
stessa come un gattino spaurito, lo sguardo sbarrato e assente, lontana
anni luce da quell'oasi di pace della quale aveva fatto la sua dimora
eterna.
Solo alcuni centimetri distanziavano Spike dall'acqua. Il giovane avanzò
di un passo.
Poi...parlò.
"Quando scoprii di odiarti, tu...divenni l'unico obiettivo della
mia esistenza. La tua morte rappresentava il mio traguardo, la meta
a cui dovevo arrivare, la mia vittoria. Eri il senso che davo ad ogni
singola notte, ad ogni...minuto che trascorrevo nel buio, nell'oscurità.
Vivevo per ucciderti, Cacciatrice".
Il vampiro si fermò un attimo, sperando, magari, in una reazione
da parte di Buffy.
In effetti, le sue parole sembrarono aver prodotto qualcosa. La ragazza
aveva sbattuto gli occhi una volta, distendendo le dita della mano che
teneva stretta al petto.
"E adesso...".
Spike deglutì, cercando di mandare giù un nodo che gli
si stava formando in gola.
"...adesso che, invece, ho scoperto di amarti, sei rimasta comunque
il significato dei miei giorni. Non è cambiato nulla. Credo che...tu
sia l'unica cosa per cui valga la pena di continuare a vivere. A vivere
la mia inutile vita".
Si fermò. Buffy, ora, lo stava guardando, seduta fra l'erba.
Non lo fissava più con gli occhi vitrei di poco prima. Ora lo
stava guardando.
Guardando.
"Anche se tu non mi amerai mai, non ha importanza. Non conta...perchè
mi basta...".
Gli occhi scuri del ragazzo si chiusero un attimo. Quando li riaprì,
brillavano di lacrime.
"...mi basta esistere per...proteggere te, e Dawn, sempre, per
sempre. Non voglio nient'altro. Ma perchè succeda, e perchè
mantenga la promessa fatta a briciola...tu...devi...devi tornare, Buffy".
Un singhiozzo soffocato uscì dalla bocca del vampiro, mentre,
lentamente, due rivoli trasparenti scendevano a bagnare i suoi zigomi
pronunciati. Si portò una mano alla bocca, dirompendo in un pianto
disperato.
Mai, nella sua esistenza, aveva pianto in quel modo.
Nemmeno William. Neanche lui...l'aveva mai fatto.
Un'altra nuvola oscurò per un attimo il sole, facendo sollevare
ancora un vento fresco. Immersa nell'ombra, la Cacciatrice continuava
ad osservare Spike dall'altra parte del lago, con un'espressione indefinita
dipinta sul viso dai lineamenti delicati. Passò, così,
qualche istante di silenzio, rotto solo dal pianto sommesso del ragazzo.
Il suo sguardo su Buffy era implorante ma dolcissimo, le sue labbra
socchiuse, allargate in un sorriso triste.
"Forse...forse non posso sapere cos'hai passato. E non ho nemmneno
il diritto di dirti cosa devi fare, lo so bene, ma...posso dire di capirti.
Certo, la tua sofferenza è totalmente diversa da quella che ho
provato io, ma siamo comunque stati feriti, e...abbiamo ferito. Siamo
stati soli. Avresti dovuto farmi fuori anni fa per tutte le cose orribili
che ho fatto, per tutto il dolore che ho portato...e...e ti direi ancora
di farlo, di uccidermi senza pietà, perchè è quello
che merito, è solo ciò che merito, ma adesso...tu devi
reagire. Io sono la sola persona che può riportarti a casa, e
ho bisogno... che tu lo voglia".
Spike emise un profondo respiro, cercando di allontanare le lacrime.
Avanzò di un passo.
"Buffy...lascia che possa raggiungerti. Ti...ti prego".
La ragazza bionda rimase immobile per ancora qualche istante, poi, inaspettatamente,
sbattè gli occhi un'altra volta.
Si alzò in piedi, avvicinandosi come il vampiro alla sponda.
Lui la fissò più intensamente.
"Ti prego, Buffy...".
I raggi del sole tornarono ad illuminare la superficie azzurra, e la
pelle della Cacciatrice, investita dalla luce, sembrò riacquistare
colorito.
Quando poi mosse le labbra, Spike sussultò.
"C...ca...".
La sua voce faticava ad uscire.
"...c...casa...tornare...a casa?".
Incredulo, il vampiro annuì, mentre un barlume di speranza si
riaccendeva nel suo sguardo.
"Sì...sì, a Sunnydale! I tuoi amici ti aspettano,
Buffy...hanno bisogno di te. Capisci? Non puoi abbandonarli, loro...".
Spike fece per proseguire, aprendo le braccia, ma le sue parole furono
interrotte.
"No...no...NO!".
La Cacciatrice portò improvvisamente le mani alla testa, gridando.
"Tornare... per vivere una vita segnata dalla morte, dai sacrifici...dalla
perdita delle persone che amo! Non era questo che volevo...non c'era...questo,
nei sogni sul mio futuro. Io...".
Buffy iniziò a scuotere il capo, lo sguardo inchiodato in basso.
"...io...non ho mai voluto fare la Cacciatrice. Era solo il mio
destino. Un destino che mi ha portato unicamente dolore. Un destino,
e delle responsabilità che...che non voglio più sulle
mie spalle!".
Alzò nuovamente il viso, fissando Spike che, disperato, era in
piedi di fronte a lei, oltre i pochi metri d'acqua che li separavano.
I due rimasero così, muti, fino a che la ragazza riprese a parlare,
con voce, però, più pacata.
Con il tono di una triste constatazione.
"I miei amici...le persone che più amo...loro, soffriranno
ancora, se tornerò".
A quella frase, il vampiro non disse nulla. Si limitò ad abbassare
la testa, abbandonando le braccia lungo i fianchi senza emettere un
suono.
Buffy inclinò la testa.
"Non dovevi venire qui".
Silenzio.
Poi...
Spike risollevò improvvisamente gli occhi.
"Stai mentendo".
Senza dare il tempo alla ragazza di replicare in alcun modo, il vampiro
portò la gamba destra davanti a sè, seguita subito dopo
dall'altra.
"C...cosa...". Buffy osservò incredula Spike, facendo
un passo indietro, intimorita.
Il ragazzo le sorrise, e mettendo una mano in tasca, continuò
ad avanzare.
Ad appoggiare un'altro piede.
E poi l'altro.
Camminando...
Camminando sull'acqua.
"Non è quello che realmente desideri, Buffy".
La superficie del lago, inspiegabilmente, teneva in piedi Spike. Sembrava
fatta di vetro adesso, e nessuna strana forza pareva, questa volta,
volere trascinare sul fondo il vampiro biondo.
Lui, estremamente tranquillo, guardava la Cacciatrice, in attesa di
un suo commento.
"Lo sappiamo entrambi, ora, che non è quello che vuoi",
riprese poco dopo, senza che Buffy avesse pronunciato una parola. "E
questa ne è la prova. La barriera creata dal tuo subconscio è
crollata nel momento in cui sei tornata in te. Perchè la vera
Buffy non vuole restare da sola...ama i suoi amici, e vuole tornare
da loro. Anche se questo dovesse significare altro dolore. Sia per te,
che per loro".
La Cacciatrice continuava a non parlare. Fissava Spike, ma non apriva
bocca. Quando però i suoi bellissimi occhi verdi si riempirono
improvvisamente di lacrime, la maschera che aveva portato fino a quel
momento cadde.
E le sue difese, quelle che aveva costruito intorno a sè per
proteggere chi amava, iniziarono a sgretolarsi.
Spike, accorgendosi del suo cambiamento, avanzò di un'altro passo.
I suoi occhi si fecero ancora più dolci.
"Tu non vuoi tornare per proteggere i tuoi amici, per non metterli
di nuovo in pericolo, ma non è questo l'atteggiamento giusto...non
lo capisci? Io...io ho buttato via, sprecato la mia vita...una vita
che credevo vuota, insignificante, piena solamente di brutti ricordi...tristi,
dolorosi, anche patetici. Ma...mi sbagliavo, non era così, e...solo
adesso l'ho capito, solo adesso...i rimorsi non mi danno pace".
Un'altro passo.
"Avrei potuto essere felice, ma...ho rifiutato le possibilità
che mi erano state date per esserlo. E adesso...non potrò più
tornare indietro per cambiare le cose. Mai più. Non voglio che
tu commetta lo stesso mio errore".
Con un'ultima falcata, Spike arrivò sull'altra sponda.
Buffy si portò una mano alla bocca, non riuscendo più
a nascondere i singhiozzi che la scuotevano, e le lacrime calde che
le solcavano le guance.
"Buffy...". La giacca del vampiro venne sollevata da un forte
colpo d'aria. Stese un braccio nella direzione della ragazza, aprendo
una mano.
"...vale la pena di vivere una vita da Cacciatrice. Sicuramente
non sarà una vita tranquilla e fatta solo di risate e momenti
felici, ma...quelli ci saranno, e saranno tanti, se solo tu lo vorrai.
Sì, forse metterai in pericolo i tuoi amici, e dovrete affrontare
innumerevoli momenti difficili, ma...sono certo che ognuno di loro sarà
disposto ad accettarlo per riaverti. E poi...tutti voi, insieme, siete
una squadra che non perderà mai. E' quella la vostra forza. Beh,
diciamo pure che di questo me ne sono reso conto più di una volta
sulla mia pelle...".
Ridacchiò, per poi tornare a guardarla, serio.
"Sai...una persona, una volta, mi ha detto una cosa. E cioè
che nella vita c'è il dolore. C'è la tristezza, e la solitudine.
Ma mi ha anche detto che...nessuno di loro potrà mai vincere
sull'amore. Perchè l'amore va oltre tutto questo. E come tu mi
hai insegnato, non solo a me, ma anche a tua sorella...va anche oltre
la morte".
Spike tese ancora di più le dita verso di lei. Era chiaramente
un invito.
Buffy le fissò con gli occhi lucidi.
"No, non credo che Buffy Summers debba sprecare una vita del genere.
E sono certo che nemmeno lei voglia farlo".
Un'altro sorriso, un'altra incitazione.
Trascorse qualche secondo, poi Buffy abbassò la mano dal viso.
Per allungarla verso il vampiro, tremante.
"Cosa...cosa devo fare?", sussurrò solo, stringendo
le sue dita.
Lui l'attirò a sè, e quando il viso della Cacciatrice
giunse a pochi centimetri dal proprio, Spike sollevò l'altra
mano per accarezzerle delicatamente le ciocche bionde.
"Devi solo desiderarlo".
Buffy fece un piccolo cenno con la testa. Il sole splendeva ancora su
di loro, confortante, illuminando quel luogo onirico che la Cacciatrice
aveva costruito per difendersi dai suoi ricordi, da una vita che credeva
di non rivolere più indietro.
Ma adesso, quel posto...non aveva più ragione di esistere.
Adesso, la Cacciatrice stava per tornare.
"Io...".
Si fermò, indecisa. Fissò Spike per un attimo con i suoi
incredibili occhi color giada, poi, inaspettatamente, gli gettò
le braccia al collo.
Lo abbracciò, tenendolo stretto come mai, tempo prima, avrebbe
pensato di fare.
Come mai...Spike, avrebbe immaginato potesse fare.
"...si, sì...lo voglio. Riportami...riportami a casa. Ora...".
Oltre la sua spalla, il vampiro aveva gli occhi spalancati.
Increduli.
"B-Buffy...".
Preso alla sprovvista da quel gesto, sollevò la mano piano, un
po' titubante, circondandole la vita prima con l'uno, poi con l'altro
braccio.
Io...
Io...ce l'ho fatta.
Ce l'ho fatta.
Anche se quello che sentiva contro il suo corpo era solamente un essere
spirituale...
Anche se la ragazza che stava stringendo era ancora solo un'anima...
Nonostante tutto, Spike sentì il suo respiro sul collo. E il
suo profumo, il suo dolcissimo profumo. Nella sua testa, nella sua gola.
Tutt'intorno a lui.
Dio...
Credo che questo peccatore piangerà per un altro tuo miracolo.
Piangerà...fino a non avere più lacrime.
Dio...grazie.
Grazie.
La strinse di più, chiudendo gli occhi. Entrambi non fecero
più in tempo a dirsi nient'altro, perchè qualcosa di simile
ad un vortice luminoso li avvolse, insieme ad un turbinio assordante,
acuto, che penetrò nelle orecchie del vampiro con un leggero
dolore.
Si assicurò che Buffy fosse ben aggrappata al suo collo, ma prima
di scomparire definitivamente nella luce insieme a lei, Spike potè
sentire un'ultima volta i raggi del sole sulla propria pelle.
Forse...forse non si trattava più del sole, ma...
Ma...
Sollevò di poco le palpebre, trovandosi davanti il nulla. Il
nulla totale, immerso, però, nella più accecante brillantezza
che avesse mai visto.
Era...
Era indescrivibile.
Già...
Me ne stavo dimenticando...
Sorrise per un paio di secondi, poi richiuse gli occhi, rendendosi
conto di stare lentamente perdendo conoscenza.
Di stare facendo ritorno dall'altra parte, con lei.
Si lasciò andare, appoggiando il capo su quello di Buffy e liberando
la mente da ogni cosa.
Adesso, tutto sarebbe finito.
Adesso, sarebbe stata salva.
Adesso...
Io...
Io desidero...
Desidero...
Poi, di nuovo il buio.
Capitolo 5
Sunnydale, casa Summers, ventiquattr'ore circa dopo la morte di Buffy
- mattino presto
Rumore di passi.
"E-ehi, s-si sta svegliando! Venite!".
Ancora, passi.
In un angolo remoto della sua testa, Spike sentì improvvisamente
una voce familiare risuonare nel silenzio che l'aveva avvolto fino a
quel momento. Era femminile, e sembrava agitata.
Con la mente, cercò di avvicinarsi di più verso il punto
da cui proveniva.
"Che cosa? Xander, vai a chiamare Dawn, subito!".
Oh, un'altra voce...questa la conosceva ancora meglio...
Sembrava...
Dawn?
Una luce.
Il vampiro spalancò gli occhi.
"D...Dawn...", ripetè ancora, questa volta realmente.
Aveva la gola arida, la voce roca. Davanti a lui una superficie grigia
e regolare era muta sotto al suo sguardo, di certo di nessun aiuto per
capire dove si trovava.
"P-portate dell'acqua!".
Ancora la voce di prima. Spike girò piano la testa, cercando
di sopportare il dolore che sentiva all'altezza delle clavicole nel
girare il collo.
Una bella ragazza bionda e dalla pelle chiara era chinata su di lui.
I capelli lunghi e lisci le ricadevano oltre spalle, e i grandi occhi
azzurri, dallo sguardo gentile, lo stavano fissando preoccupata.
"Spike...mi riconosci?", gli mormorò dolcemente. "Sono
Tara".
Lui si portò una mano indolenzita agli occhi, e dopo averli sfregati
energicamente la osservò nuovamente.
"Tara? Ah...già, la streghetta amica della rossa...",
si ritrovò a rispondere quasi automaticamente. E solo qualche
attimo dopo aver pronunciato quelle parole Spike ricordò quanto
era accaduto. O almeno, una parte.
Il viaggio...
Il mio...il mio inferno.
Con uno scatto improvviso che fece fare un salto a Tara, il vampiro
si mise a sedere sul letto sul quale era rimasto disteso per più
di quattro ore, gli occhi fissi nel vuoto.
Allora...è successo davvero...
Si guardò le mani, incredulo, poi fece un grande sospiro, passandosene
una sul viso.
"Scusami", disse quindi, rivolgendosi a Tara con un sorriso
stanco. "E' che...per un attimo non ho capito cosa...".
"E' normale".
La compagna di Willow annuì, continuando a guardarlo. Era seduta
su una sedia di fianco al letto da chissà quanto tempo, sicuramente
per assisterlo.
Rispose al suo sorriso, poi continuò.
"All'inizio ti sembrerà di essere un po' confuso, disorientato...ma
in pochi minuti vedrai che ti sentirai subito meglio. E anche i tuoi
ricordi saranno più chiari. Non capita tutti i giorni fare un
viaggio nell'aldilà, sai? Il tuo fisico e la tua mente ne sono
usciti molto provati. E' stato un miracolo che tu sia riuscito a reggere
uno stress simile".
Spike non disse nulla. Abbassò soltanto la testa, puntando gli
occhi sulle coperte.
"Già".
Tara lo imitò, e fissando il pavimento si rese conto che forse
il vampiro stava già ricordando qualcosa che probabilmente non
era stato affatto piacevole...qualcosa che non era certamente quello
che poteva essere definito 'un bel ricordo'.
Si sentì un attimo in colpa, poi, però, quando con la
coda dell'occhio notò una persona alla porta della stanza, posò
una mano su quella di Spike.
"Credo che qualcuno abbia voglia di vederti".
Il ragazzo biondo alzò gli occhi, voltandosi in direzione della
soglia.
Davanti ad un senza parole Xander, fermo alle sue spalle, Dawn Summers
era lì, in piedi, una mano appoggiata allo stipite di legno.
Come sempre sciolti sulla schiena, i lucenti capelli castani le incorniciavano
il grazioso viso ovale, dal mento appuntito. Indossava un paio di jeans
bianchi ed un dolcevita azzurro, in tono con i suoi bellissimi occhi
color cielo.
Occhi che, adesso, stavano guardando Spike colmi di lacrime di gioia.
Appena incontrò quello sguardo, il vampiro non potè fare
a meno di sussurrare una parola.
Quel dolcissimo nomignolo che nascondeva, rappresentava tutto l'affetto
che il vampiro provava per la sorellina della Cacciatrice, e che Dawn
aspettava di risentire da troppo tempo.
Perchè quello...quello significava che Spike era davvero tornato.
Lo Spike di sempre.
"Br-briciola...".
Senza dargli tempo di dire nient'altro, la ragazzina si buttò
su di lui, aggrappandoglisi come se non volesse più lasciarlo
andare. Nascose il viso nel suo petto, e dopo avergli circondato il
busto con le braccia, cominciò a piangere apertamente.
"Spike...Spike...", prese a singhiozzare, accoccolata sul
letto con lui. "Io...credevo di non rivederti più...anche
se dicevo che ce l'avresti fatta, ero...ero così preoccupata...così
tanto...".
In religioso silenzio, mentre Spike cercava di mandare giù un
nodo che gli si stava formando in gola, uno dopo l'altro tutti i membri
della Scooby Gang entrarono nella stanza, mettendosi a semicerchio intorno
al letto del ragazzo. Sui loro visi si poteva leggere una commozione
difficilmente descrivibile a parole, ed i segni profondi di quelli che
erano stati i più dolorosi, difficili e terribili giorni della
loro vita. Segni di una prova che, però, avevano superato.
Spike posò una mano sulla testa di Dawn.
"Non dovevi stare in pena per me...", le mormorò dolcemente,
prendendo ad accarezzarle i capelli e stringendola ancora di più.
"...hei...io non mi lascio buttare giù facilmente... dovresti
saperlo...".
Il vampiro fece una piccola risata, poi chiuse gli occhi un istante.
Aveva bisogno di lasciare scivolare le lacrime che gli avevano offuscato
la vista, ma tentò di nasconderle ai ragazzi.
"Noi...ecco...".
Il signor Giles fece un passo avanti. Prima di continuare, però,
scambiò un'occhiata con Willow e Xander che, guardandosi a loro
volta fra di loro, annuirono.
L'Osservatore tossì, concentrando la sua attenzione sugli occhiali
che teneva in mano. Anche i suoi occhi erano arrossati, segno che, come
probabilmente anche tutti gli altri, doveva aver pianto.
"...Spike, noi...ti dobbiamo ogni cosa".
Lo disse tutto d'un fiato. Imitandolo, anche il resto del gruppo si
avvicinò al letto, stringendosi intorno al bibliotecario inglese.
Il vampiro rimase a fissarli, come stordito. Doveva ammetterlo...quella...quella
era una scena che non avrebbe mai immaginato nemmeno lontanamente, fino
a pochi giorni prima.
Quelli...erano sguardi che non si sarebbe mai sognato di vedere rivolti
a lui.
A lui.
Occhi lucidi, commossi. Riconoscenti, e pieni di rispetto, di calore.
Di affetto.
Per lui.
"Ma...io...", mormorò, leggermente imbarazzato. Non
sapeva bene cosa dire in un caso del genere...erano state poche le volte
in cui qualcuno lo aveva ringraziato.
Willow sorrise, intervenendo prima che potesse continuare. Gli porse
un bicchiere d'acqua.
"Tu...ce l'hai riportata. Le probabilità era poche, ma tu
ce l'hai fatta. Sei stato grandioso, anzi, di più".
Il ragazzo prese il bicchiere, guardando la strega dai capelli rossi.
"C-cosa?".
Abbassò la testa su Dawn, sempre più confuso. Rimase in
silenzio per un po', poi Tara cercò il suo sguardo, sedendosi
sulla sponda del letto.
"Adesso...ti ricordi?", gli disse con dolcezza.
Spike rialzò gli occhi con uno scatto.
Oh mio dio...
I Giudici, e...Buffy.
Buffy.
"Vuoi...volete dirmi che...c-che...".
"Lei è di là, in camera sua. Si è svegliata
prima di te. E' solo un po' debole, ma stava aspettando che ti riprendessi
per parlarti".
La piccola Dawn si staccò dal petto del ragazzo con un sorriso.
Si asciugò gli occhi ancora umidi, poi incontrò quelli
di Tara. Lei fece un cenno con la testa.
"Sembra che stia bene", riprese la ragazza. "Si ricorda
tutto. Ci ha...ci ha raccontato quello che è successo. E di come
l'hai salvata, Spike".
Il vampiro strinse le labbra, non riuscendo a reggere lo sguardo de
presenti. E' che...non sapeva cosa dire...o, semplicemente, non riusciva
a trovare le parole adatte.
Si portò una mano al viso, coprendosi gli occhi.
"Non...ci posso credere...", sussurrò solo.
"E invece è la verità". La sorella della Cacciatrice
appoggiò le sue dita su quelle del vampiro biondo, allontanandole
da lui e stringendole fra le mani.
"Sapevo che avresti mantenuto la promessa".
Lui la guardò.
Dawn, La Chiave.
La sua irritante, adorabile massa di energia.
La sua piccola, dolce Dawn.
Come...come potevo non farlo?
Non potevo sopportare l'idea di vederti piangere ancora. Non ce l'avrei
fatta.
Avrei preferito morire che vederti soffrire un'altra volta.
Sì, se fosse stato necessario...sarei morto pur di riportartela.
Tu...
Tu e Buffy non dovrete più piangere per la perdita di qualcuno
che amate.
Non lo permetterò.
Mai più.
Per quanti sforzi cercò di fare per evitarlo, la voce gli si
spezzò in gola.
"Sì briciola...l-l'ho mantenuta".
Si morse un labbro, poi la strinse di nuovo a sè, improvvisamente
e con impeto, senza nascondere, questa volta, nuove lacrime di gioia.
Gioia sincera. Vera, talmente intensa da sembrare, a Spike, il primo
momento realmente felice della sua esistenza.
Ma forse, era davvero così.
Le passò le dita fra i lunghi capelli scuri e dopo, rialzando
la testa sotto gli sguardi altrettanto commossi del gruppo, vide Anya
sorridergli.
"Vai da lei", gli mormorò l'ex-demone.
Il vampiro spostò lo sguardo sulla porta.
Era forse la terza volta che metteva piede in quella camera. Prima
dell'ultimo periodo, di Glory e tutto il resto, non si era infatti mai
avvicinato a casa Summers, figuriamoci entrato. Non certo perchè
non avesse mai avuto voglia di sorprendere la Cacciatrice nel sonno
o di fargliela pagare in qualche altro modo simpatico, ma semplicemente
perchè i vampiri non hanno il potere di varcare la soglia di
nessuna abitazione se non sono prima invitati da uno dei membri della
famiglia che vi abita.
Già. Questa regola era stata valida per lui per molto, molto
tempo. Buffy l'aveva tenuto lontano dalla sua vita fino a quando aveva
costituito una minaccia per lei e i suoi cari, e solo dopo che l'Iniziativa
gli aveva istallato a forza quel chip nella testa qualcosa aveva iniziato
a cambiare tra Spike e il gruppo della Cacciatrice. Buffy aveva deciso
di non includerlo nella lista di demoni, mostri e dei che l'incantesimo
fatto da Willow e Tara aveva lasciato fuori dalla porta di casa Summers,
poco tempo prima. Quella magia di protezione creata appositamente per
proteggere La Chiave...Dawn, da Glory, e da qualunque altra forza del
male.
Poi...poi c'era stata quella volta. Quel giorno in cui lui le aveva
confessato il suo amore, promettendole che avrebbe ucciso Drusilla per
dimostrarle che i suoi sentimenti erano sinceri. Ma Buffy non l'aveva
presa per niente bene, e quella sera stessa Spike era diventato nuovamente
un ospite indesiderato.
Alla fine, fortunatamente, tutto era però tornato come prima.
Probabilmente Buffy aveva riacquistato la fiducia in Spike nel momento
in cui lui aveva sopportato eroicamente le torture della dea senza confessarle
l'identità della Chiave. Sì...Spike se lo ricordava molto
bene.
Così come ricordava il bacio, quell'unico bacio, volontario e
dolcissimo, che Buffy gli aveva dato per ringraziarlo, dopo che era
riuscio a fuggire.
Come ricordava l'ultimo dialogo fra loro due, quando la Cacciatrice
lo aveva fatto entrare nuovamente in casa.
Quando lui le aveva giurato che avrebbe combattuto fino alla fine, per
lei e Dawn.
Fino alla fine.
Frastornato da quei ricordi, il vampiro esitò un attimo prima
di bussare alla porta. Non sapeva esattamente cosa aspettarsi. Ridacchiò,
scuotendo la testa. Beh...in realtà, non aveva mai saputo cosa
aspettarsi da Buffy. La Cacciatrice si era sempre rivelata una sorpresa
continua, e anche questa volta non era stata da meno.
Ti sei rialzata.
Non hai smesso di combattere...
Non dovevo dubitarne.
Sorrise, poi battè due volte le nocche sull'anta chiusa. Anche
se aveva chiesto di lui, era sempre meglio annunciarsi prima di entrare
nella camera di una signora.
Attese un paio di secondi.
"Avanti".
Spike aprì piano la porta. La camera era avvolta nella penombra,
e Buffy, seduta fra le coperte in mezzo ad un numero imprecisato di
cuscini, stava guardando nella sua direzione.
Il vampiro biondo fece qualche passo in avanti, timidamente.
"Beh...a quanto pare nemmeno questa volta sono riuscito a liberarmi
di te".
Lei alzò le spalle, le mani congiunte sul copriletto.
"Già".
Stranamente, non rispose alla battuta. I capelli bondi, raccolti in
una mezzacoda, erano sparsi sulle federe dietro la sua schiena. Anche
se sembrava serena, aveva il viso stravolto.
"Pure tu sembri tutto intero", aggiunse quindi.
Lui la guardò come scandalizzato.
"Certo!".
Spike aprì le braccia, mostrandole uno dei suoi tipici sorrisetti.
Era agitato, ma sperò che lei non se ne accorgesse. "Ho
la pellaccia dura. P-piuttosto...seriamente, tu come stai?".
La ragazza sorrise, guardandosi intorno.
"Bene...non proprio al massimo della forma, ma inaspettatamente
bene. I ragazzi si sono preoccupati un po' troppo...mi hanno quasi soffocato
con tutti questi cuscini. Mi sento come una vecchietta sorpresa dall'influenza.
Non è molto dignitoso per una Cacciatrice".
Spike annuì. Abbassò gli occhi.
"O-ok", balbettò solo, poi si voltò, dandole
le spalle. Anche lui non era esattamente in vena di battute. Anzi, era
proprio a corto di parole.
Possibile che non riuscisse a trovare nient'altro di vagamente intelligente
da dirle?
Rimase in silenzio, concentrandosi sul proprio respiro. Era imbarazzante.
Non l'avrebbe mai immaginato, ma era imbarazzante.
Se penso a quello che le ho detto...
Cosa...cosa penserà di me?
Deglutì.
Beh...in fondo non credo di poter perdere altri punti con lei.
Ho già toccato il fondo da tempo...peggio, di certo, non può
andare.
Forza, Spike, non vale la pena preoccuparsi. E poi sai di avere fatto
la cosa più giusta.
Sì, non devi pentirti di nulla. Di nulla.
Colto dal panico, fu sul punto di girare i tacchi, salutare ed uscire,
ma dovette ripensarci.
"Non sarei qui...se tu non mi avessi seguita". La voce di
Buffy risuonò nell'aria ferma.
Spike sollevò il capo, gli occhi spalancati.
"E...e non credo riuscirò mai a trovare le parole giuste
per ringraziarti. Non...posso trovarle", continuò.
Il vampiro non riusciva a muoversi. Immobile, era ancora voltato. Ma
anche se Spike non la guardava, Buffy proseguì.
"Non credevo che un vampiro avrebbe potuto farmi desiderare di
tornare alla mia vita. Soprattutto...tu, Spike. Mi hai fatto ricordare
quanto amavo i miei amici, e questo è qualcosa... che non potrò
mai dimenticare".
Trascorse qualche secondo, un minuto forse. Fuori dalla finestra dalle
tende tirate si poteva distintamente sentire il rumore delle prime auto
in strada, qualche voce lontana.
Sunnydale si stava svegliando, come tutte le mattine, e probabilmente
ignara dell'Apocalisse appena scongiurata.
Una corrente d'aria, leggera, attraversò la stanza.
"E'...stata dura".
Il vampiro mosse la testa. I suoi occhi scuri erano seri, fissi davanti
a sè.
"Credevo che...beh, che questa volta...non ce l'avresti fatta".
"Lo credevo anch'io, te l'assicuro".
Spike si voltò verso di lei, incontrando il suo sguardo.
Il suo sguardo triste.
"Sai...sai come ci si sente ad urlare...urlare fino allo sfinimento,
senza che nessuno ti possa sentire?". Buffy prese un lembo del
lenzuolo fra le dita, e puntando gli occhi in basso, prese a fissarlo
con insistenza.
Spike le si avvicinò piano.
"...Io...io ho gridato così tanto, in quel posto. Era come...se
fossi divisa in due. Anzi, lo ero. La mia anima...lei...da una parte
non voleva ascoltarti, ma dall'altra...". Fece una pausa. "E'
stato terribile. Ma alla fine tu...sei riuscito a far prevalere la Buffy
che voleva ritornare".
Rialzò gli occhi. Il vampiro la stava a sua volta guardando e,
adesso, era a pochi passi dal letto.
"Non è stato solo merito mio, e tu lo sai".
La Cacciatrice non disse nulla. Si limitò solo a sorridere.
"Allora...te ne sei accorto?".
"Che eri tu? Certo. O almeno...che era una parte di te".
"Mh, quella più pura, generosa, buona e dolce, precisiamo.
Le altre non ti avrebbero detto quelle cose".
Buffy fece un'espressione disgustata, guardandolo con sufficienza, poi
scoppiò a ridere, anche se un po' stancamente.
"Diciamo che vi ho sentiti parlare. Agiva oltre la mia volontà...anzi,
oltre a tutte e due le mie volontà. E' stata una cosa piuttosto
strana".
Spike fece per risponderle, ma spostò lo sguardo a lato. Fece
qualche passo, allontanandosi dal letto.
"Di chiunque fosse, quella voce mi ha salvato. Prima di raggiungerti,
e...quando ero nel tuo sogno. Anch'io non sarei qui se non fosse stato
per lei. Nessuno...nessuno dei due sarebbe qui".
La ragazza annuì.
"Lo so".
Silenzio.
"Quindi...beh, credo che comunque debba ringraziarti anch'io".
Arrivato nell'angolo più buio della camera, Spike si fermò.
Incrociò le braccia sullo stomaco, poi alzò la testa verso
il soffitto.
"Quando non riuscivo a raggiungerti, davanti a quel lago...mi sono
sentito improvvisamente male. Il mio fisico stava cedendo, e sarebbe
stata davvero la fine se quella...quell'entità non mi avesse
dato le forze necessarie a rialzarmi. E...".
"Sono stata io a volerlo". Buffy lo interruppe. "Quella
parte di me...credo che sia venuta in tuo aiuto perchè...ecco,
io ti avevo chiamato. Ti ho chiamato a lungo, ma tu...non potevi sentirmi".
Spike si girò.
"Ne ero sicuro. E' per questo che ero certo che tu volessi tornare".
Buffy non poteva vedere il volto di Spike, nascosto nell'ombra della
stanza. Ma il vampiro, invece, la stava fissando negli occhi.
Era tutto ciò che voleva, che desiderava. Guardarla. Se non poteva
avere di più, gli sarebbe bastato.
Guardarla, e amarla così.
Senza dire nulla, senza farsi vedere.
"Cosa...cosa c'è?".
La Cacciatrice era voltata verso d lui e, senza capire, tentava di intravedere
la sua espressione. Si era zittito improvvisamente.
Lui arretrò ancora di più nell'angolo, girandosi di spalle.
"C-che dovrei avere, scusa? Va tutto ok...".
Si strinse nelle braccia. Mettendolo a letto i ragazzi gli dovevano
avere tolto la giacca, e adesso aveva addosso solo la sua maglietta
a maniche corte. Faceva un freddo cane, ma non poteva certo uscire dicendo
a Buffy che tornava subito...
Anche se...andarmene non sarebbe una cattiva idea.
Non so nemmeno perchè son venuto a parlare con lei, accidenti.
Cosa...in cosa diavolo speravi, Spike? In qualche parolina dolce? O
in un altro bacio di ringraziamento?
Scendi dalle nuvole...non sei più nell'aldilà. E la lotta
contro Glory è finita.
Adesso sembra ancora un bel sogno, ma tempo un paio di giorni e sarai
di nuovo fuori dalla sua vita. Dalla sua cerchia di amici.
Hai combattuto al suo fianco, l'hai salvata, ma il tuo atto coraggioso
si ferma qui.
Tutti lo dimenticheranno presto.
La Cacciatrice rimarrà sempre la Cacciatrice.
E tu...tu tornerai ad essere il vampiro ripugnate che sei sempre stato
per lei.
Si morsicò un labbro, anche se la voglia di gridare era forte.
No, non poteva rimanere in quella stanza. Non poteva assolutamente.
Se fosse restato di più...quando non avrebbe più potuto
rientrarci, quando lei lo avrebbe sbattuto fuori se solo ci avesse provato,
la cosa sarebbe stata ancora più dolorosa.
Sì...tanto valeva farla finita subito.
Uscire di scena all'apice della gloria, senza rimpianti. Era stato bello,
ma...
Ma adesso...il sipario si era chiuso.
Il film...era finito.
"Beh, credo di non avere più nulla da fare qui", esclamò
quindi ad un tratto con il tono più neutro possibile, uscendo
dall'angolo e dirigendosi deciso, o almeno quella era la sua idea, verso
la porta. "Glory è morta, la Cacciatrice è tornata,
Sunnydale può dormire di nuovo sonni tranquilli e sono tutti
più felici. Credo sia un bel lieto fine. Ci vediamo".
Posò le dita sulla maniglia.
"Le tue parole sono state bellissime".
Si bloccò. Ancora una volta.
Ancora una volta, la sua voce lo aveva fermato.
Ma non gli avrebbe fatto cambiare idea. No.
"Mh", borbottò dopo un po', cercando di non sbilanciarsi.
"Hanno funzionato allo scopo", aggiunse, senza girarsi nemmeno.
Un attimo di silenzio.
"Dico davvero".
Il vampiro non si mosse. Fissava la sua mano, scossa da un leggero tremito,
forse per il freddo. O forse...per qualcos'altro.
"E allora?".
"E allora cosa?".
"Anche se fosse vero...dove vorresti arrivare?".
"Vuoi dire che non credi che sia sincera?".
"Per la miseria, Buffy!".
Spike si girò di scatto, fissando esaperato la ragazza seduta
fra le lenzuola. Lei gli restituì l'occhiata, insieme ad un'espressione
piuttosto sorpresa. Probabilmente non si aspettava una reazione simile.
"Cosa vuoi che ti risponda!? Eh? Dimmelo, avanti!", continuò
a gridare il vampiro, fermandosi in mezzo alla stanza. "Grazie?
Sei troppo gentile? O cos'altro, Cacciatrice? Un sorriso pieno di riconoscenza
per avermi detto una frase carina? Laggiù non m'importava di
quello che avresti pensato di me, è questa la verità.
Dovevi tornare ad ogni costo, e se questo significava mostrarti o...o
raccontarti cose di me che non avevi mai sospettato, beh, l'avrei accettato
senza pensarci. Ed è quello che ho fatto. Anche se sapevo che
una volta tornato qui quelle parole non avrebbero fatto altro che trasformarmi
in un essere ancora più patetico ai tuoi occhi".
Si fermò un attimo per riprendere fiato.
"Sì, lo ammetto, da quando mi hai baciato ho fatto l'errore
di credere che qualcosa potesse essere cambiato...che non ti sarei più
sembrato qualcuno da compatire. Ho fatto l'errore di credere di poterti
dire di nuovo che ti amo, che ti amo da morire, senza essere più
preso a pesci in faccia da te, ma ormai sono stanco delle illusioni...e
non ho più voglia di farmi del male. Nè di farmelo fare.
Non voglio aspettare che tu mi dia un qualche tipo di speranza per poi...sbattermi
un'altra porta in faccia. Perciò risparmiami i tuoi apprezzamenti
commoventi, per favore. Non mi servono proprio a nulla".
Gettò uno sguardò a terra. La mano destra era chiusa a
pugno, e tremava ancora.
Tutto il corpo di Spike tremava visibilmente.
"Il 'povero, sfortunato e fragile Spike' uscirà di scena
il prima possibile, te lo assicuro", riprese poi, con apparente
calma. "Anzi, lo farà subito, e non si farà più
vedere. Mai più. Sarà un modo veloce ed indolore per chiudere
per sempre questa assurda faccenda, non sei d'accordo?".
Spike rimase ad aspettare un qualche tipo di risposta, ma dopo pochi
secondi fu costretto ad abbassare gli occhi, lucidi di lacrime di frustrazione,
da quelli indecifrabili di Buffy.
Non aveva fiatato. Durante quel fiume di parole, la Cacciatrice non
aveva nemmeno tentato di interroperlo.
E adesso...adesso quello strano sguardo innervosiva ancora di più
il vampiro, che in quel momento non avrebbe voluto far altro che correre
via, lontano. Da lei, da quello che era successo, da quello che le aveva
detto. E da ciò che gli avrebbe risposto.
Per un altro, intero minuto, però, la ragazza continuò
a restare in silenzio. Spike fu tentato di andarsene definitivamente,
ma proprio in quel momento, una volta giratosi, sentì un fruscio
provenire da dietro.
Un piccolo rumore.
Passi di piedi nudi.
Poi, uno spostamento d'aria.
"Guarda, stai tremando. Fa freddo, qui".
Due mani chiare si accostarono alle sue spalle, appoggiandovi sopra
un golf femminile, morbidissimo e di un rosa tenue. Si assicurarono
che coprisse bene l'intera schiena, poi si abbassarono.
Ma lei non si spostò.
Rimase ferma, in piedi, a pochi centimetri da lui.
Spike poteva percepire il suo calore. Il calore del suo corpo, ricoperto
dal sottile tessuto del pigiama.
"Non ho mai pensato che tu fossi qualcuno da compatire. Nè
che fossi fragile".
Buffy pronunciò quelle parole con estrema dolcezza, con un tono
che non aveva mai usato con il vampiro. Mai. Abbassò gli occhi,
poi girò intorno a Spike, fino ad arrivargli davanti.
"E...soprattutto, non devi pensare che prima ti abbia parlato in
quel modo solo per le circostanze, o perchè te lo dovevo. Te
l'ho detto perchè l'ho pensato veramente. Perchè...".
La Cacciatrice fece una pausa. Spike si decise a guardarla nuovamente.
"...perchè...ecco, io...credo che qualcosa sia davvero cambiato
in te. E se adesso mi ripetessi che mi ami, ci crederei, e non per quello
che mi hai detto, o...perchè mi hai salvata, perchè hai
protetto Dawn".
Lui la fissò senza capire.
"Cosa...".
Ma lei non lo lasciò finire.
Alzò piano una mano, aggrappandosi alla sua maglietta. E mentre
stringeva il tessuto fra le dita, i suoi occhi verdi si riempirono di
lacrime.
"Io...io ho visto cos'hai passato".
Un sussurro lieve. Un mormorio che si udì appena, nella penombra
della stanza.
"Ho assistito ad ogni momento. Non so come potessi farlo, ma là,
in quel luogo da cui non potevo andarmene, ti ho sempre guardato. Ho
visto che ti hanno fatto...prima di farti arrivare a me. Eri costantemente
davanti ai miei occhi. Io...io credo volessero farmelo sapere...sapere
che mi avevi seguito. Ecco perchè...quella parte di me è
venuta ad aiutarti, dopo l'incontro con...con Angel. Sapeva che eri
in pericolo".
Si fermò, facendo un respiro profondo.
Lui, senza parole, la fissava. Fissava i suoi capelli biondi, ad un
soffio dal suo viso, resistendo all'impulso di accarezzarli, di passarli
fra le dita.
"Spike..."
Buffy non piangeva, ma stava chiaramente cercando di trattenersi.
Rialzò la testa.
"...mi...mi dispiace".
Il vampiro ossigenato evitò di incrociare il suo sguardo.
Perchè...perchè mi parli così?
Stai rendendo le cose ancora più difficili.
Non dovevi fermarmi. Non dovevi, Buffy.
Dio...
Cosa darei per stringerti di nuovo a me.
Si scostò da lei, anche se non con molta convinzione.
"Ormai...son cose passate".
"Anche prima erano passate. Ma ti hanno fatto male".
Silenzio.
"Me l'hai detto tu stesso. Hai dei rimorsi", insistette.
Lui si spostò ulteriormente.
"Già. Cambierei le cose se potessi...ma non posso".
"Cambieranno da adesso".
Buffy gli afferrò un braccio, nel tentativo di farlo girare verso
di lei. Ma il vampiro si liberò con uno strattone.
"Guardami, Spike", lo implorò quindi. "Ci devi
credere. Tu...tu non sei più William. Lo sappiamo entrambi, ormai.
Io ci ho messo tanto a capirlo, ma...ma adesso nessuno potrà
più accusarti di nulla. Io...io non lo farò. E nemmeno
i ragazzi".
Lui sospirò, poi si voltò ancora, prendendo a camminare
nervosamente per la camera.
"Anche se non mi odierete più...cosa...cosa cambierà?
Sono sempre un vampiro. Un assassino in letargo...ricordi? Una creatura
della notte, e per di più morta da oltre un secolo. Ho impresso
a fuoco il marchio di 'mostro' e niente e nessuno potrà cancellarlo".
Si fermò, rivolgendole un'occhiata triste. Amara, e dolorosa.
"Nessuno".
La Cacciatrice non disse nulla, poi scosse la testa.
"Non capisci che non ha alcuna importanza?".
Si avvicinò di qualche passo. Quando gli fu vicino, gli prese
una mano, poi sorrise, guardandolo in un modo che Buffy aveva riservato
solo ad un'altra persona, prima di lui.
Un vampiro.
Come Spike.
"Non ha...la minima importanza. Perchè...'tu cerchi amore,
e sai amare. La morte non uccide l'amore, l'amore va oltre. Se c'è
l'amore, saprai sempre come proseguire. E sarai anche una persona migliore,
che guarda al futuro, a ciò che potrà fare e diventare.
Non al passato e agli errori commessi'. Non aveva detto così
la tua fantomatica voce?".
A quelle parole, Spike sussultò.
"Ma...".
"Ho una buona memoria". Buffy gli strizzò un occhio.
"Vero?".
Lui non potè fare a meno di ridere. Anche se sentiva male, un
male dolce, al centro del petto, rise. Rise come da tempo non faceva.
Rise, mentre, dentro di sè, piangeva.
Di felicità.
Forse non era solo un bel sogno.
O forse il bel sogno si sta trasformando in realtà.
"A quanto pare so ancora essere divertente", disse lei, guardandolo
risollevata. "E' una buona cosa. Morire non è stato così
negativo, dopotutto".
"Mh, lo credo anche io...".
"Spike...".
"...sì?".
"Sai...credo che I Giudici...o, quello che erano, abbiano voluto
farmi assistere al tuo viaggio non solo perchè sapessi che mi
avevi seguito, ma...per farmi capire che eri cambiato, che le tue intenzioni
erano sincere. Che...avevi sofferto. E sono certa anche che volessero
che io ti aiutassi".
Si avvicinò al letto, lentamente.
"E' stata come una specie di prova anche per me. Anch'io avevo
i miei errori da scontare, e l'ho fatto...prendendo parte al tuo dolore".
Buffy passò una mano sulla trapunta, pensierosa, poi si sedette.
Tornò a guardarlo.
"Sei stato forte. Coraggioso".
Il vampiro abbassò la testa. Quando la rialzò, sulle sue
labbra era disegnato un sorrisetto ironico.
"Puoi ben dirlo. Non sai che ho dovuto fare per resistere a quella
ninfomane della tua sosia. Se non fosse stato per il mio formidabile
autocontrollo, probabilmente adesso sarei ancora fra le sue braccia.
Anche se devo dire che la cosa non mi sarebbe poi dispiaciuta tanto...almeno
lei ci stava, eccome...".
Buffy si sbilanciò da una parte, appoggiando una mano al letto.
Gli lanciò un'occhiataccia.
"Quella non mi assomigliava per nulla. E se solo si fosse spinta
un pochino più in là glie l'avrei fatta pagare molto car...".
Sotto lo sguardo notevolmente shockato di Spike, la Cacciatrice si bloccò.
"Ehm...intendo...se...s-se avesse fatto saltare l'operazione del
mio salvataggio, è chiaro", si corresse goffamente. Si affrettò
a spostare gli occhi da quelli del vampiro, rendendosi conto di essere
leggermente arrossita. Perchè, poi...
"Ah...b-beh, certo...".
"Mh...già...".
"Già".
Tra i due calò un'altra volta il silenzio, questa volta pesante,
ed imbarazzante. Solo il suono di una sirena, probabilmente di un'ambulanza,
venne ad interromperlo per un breve attimo, sfrecciando velocemente
sulla strada sotto la finestra della camera.
Trascorsero ancora un paio di minuti in cui nessuno provò ad
aggiungere altro, forse troppo imbarazzati per quell'ultimo scambio
di battute, o forse, semplicemente...perchè non c'era più
bisogno di farlo.
Perchè forse...
Non c'era più bisogno di parlare.
Quando però una nuova serie di auto passò davanti a casa
Summers, Spike si mosse.
Avanzò verso di lei, ancora seduta sul bordo del letto, camminando
piano, felpato, come solo una creatura delle tenebre sapeva fare.
Con una movenza in qualche modo sensuale, accattivante. Attraente.
Senza dire una parola, si sedette di fianco a lei.
Buffy rimase per un po' a guardarlo, poi fu la prima ad aprire di nuovo
bocca.
"Senti...".
"Mh?".
Lo fissò con più intensità.
"Ecco...ripensavo ai Giudici. All'ultima...parte del loro discorso.
Hanno parlato di un desiderio che potevi esprimere nel momento in cui
saresti tornato. Mi chiedevo...se...beh, se poi te ne sei ricordato".
A quelle parole, il viso del vampiro si fece improvvisamente serio.
Chiuse gli occhi, poi prese a guardare il pavimento sotto i suoi piedi.
"Che vuol dire quella faccia? Non dirmi che davvero l'hai scordato?".
"No...no". Spike scosse il capo, mostrandole un lieve sorriso.
"L'ho espresso".
Buffy inclinò la testa, guardandolo storto.
"Anche se mi fa leggermente paura chiederti cosa hai desiderato,
lo faccio lo stesso. Spero vivamente non tornare a mordere o qualcosa
del genere, se no tutto il discorso che abbiamo fatto può felicemente
andare a quel paese. Senza contare che io sarei di nuovo costretta ad
odiarti, e non sarebbe una bella prospettiva".
Il vampiro ridacchiò.
"Sta' tranquilla".
"Mhh, ok. E allora...cosa?".
"Davvero...non lo immagini?".
Il vampiro si alzò con un sospiro, iniziando a camminare. Buffy
lo seguì con lo sguardo, sorpresa dalla sua risposta.
"Non credo che...potrò mai dimenticare nulla. Di quello
che mi è successo, di quello che ho visto, e provato. Non scorderò
nemmeno il più piccolo particolare del mio viaggio, ma...".
Spike si fermò. Era girato di spalle, adesso, davanti alla finestra
chiusa.
"...ma...in mezzo a tanti ricordi dolorosi, o tristi, ce ne sono
stati alcuni di belli. Alcuni...che avevo completamente rimosso dalla
mia mente, e che solo adesso ho ritrovato".
Buffy incrociò le braccia sulle gambe.
"Tua madre?".
"Già". Il ragazzo le sorrise. "Il periodo della
mia infanzia è forse stato il più bello...della mia esistenza.
Avevo scordato di essere stato bambino. E rivedere i posti dove sono
cresciuto è servito a...farmi sentire di nuovo vivo. Almeno...un
po' ".
Si voltò di nuovo.
"Però...".
Posò le dita sul tessuto della tenda, percependone la superficie
liscia.
"...Mi sono reso conto che c'è...una sola cosa capace di
farmi sentire vivo. Sempre. Una sensazione...l'unica capace di...farmi
piangere".
Detto questo, rimase in silenzio.
Poi, quando si voltò verso Buffy con gli occhi lucidi, sorridendole,
lei, improvvisamente, capì.
Il tempo di un istante. Brevissimo. Ma in qualche modo infinito.
"Oh...oh mio dio...", sussurrò.
E mentre Spike spalancava le tende con un unico gesto deciso, la Cacciatrice
si portò le mani alla bocca, soffocando la commozione.
La luce del sole di Sunnydale invase la stanza con violenza, illuminando
le iridi verdi di Buffy, luminose, e i suoi capelli dorati sparsi sulle
spalle.
Illuminando...un ragazzo. Un...vampiro.
Che non si polverizzò.
Un colpo d'aria entrò d'improvviso, facendo gonfiare le tende.
Sotto i raggi accecanti del disco infuocato, Spike provò ancora
quella sensazione.
Quella sensazione...meravigliosa, ed indescrivibile.
Buffy continuava a guardarlo senza dire nulla. Il vampiro, in piedi
davanti a lei, sentì nuove lacrime scendergli per gli zigomi.
Sulle guance, e...sulla pelle. Sulla pelle calda.
Su un viso che apparteneneva ad una persona diversa.
Una persona...che aveva deciso di ricominciare.
"Grazie".
Chiuse gli occhi.
Permettimi di piangere su un tuo miracolo.
Anche se sono un peccatore,
permettimi di piangere.
Epilogo
Circa quattro mesi dopo
Verso mezzogiorno il campus dell'Università era come sempre
piuttosto affollato di ragazzi e studenti che, all'ombra dei portici
o in mezzo ai prati verdi del cortile, chiacchieravano nell'intervallo
tra una lezione e l'altra.
Era una luminosa mattina di metà marzo a Sunnydale, e la primavera
stava lentamente prendendo il posto dell'inverno lungo e rigido che
era appena trascorso, portandosi via, insieme al freddo, anche i ricordi
terribili legati ad una folle dea e ai suoi spaventosi ed apocalittici
progetti.
Una fine del mondo scongiurata per poco, molto poco, grazie al sacrificio
di una ragazza che non avrebbe mai sperato di tornare per poterlo raccontare.
Una ragazza conosciuta da tutti come Buffy Summers e da pochi come La
Cacciatrice, che dopo quattro mesi dalla propria morte e da un quasi
istantaneo ritorno dall'aldilà era tornata ad essere quella di
sempre, con la sua vita da studentessa e con, naturalmente, il suo sacro
dovere di prescelta.
"Me l'ha chiesto come se fosse la cosa più naturale del
mondo...ti rendi conto? E' semplicemente pazzesco...".
Willow alzò le spalle, lanciando un'occhiata all'amica mentre
scendevano le scale insieme a Tara, che stringeva al petto un paio di
antichi volumi riguardanti, con tutta probabilità, misteriose
pratiche magiche.
"Secondo me dovresti lasciarla andare. Non è più
una bambina".
Buffy fissò con disapprovazione la giovane strega.
"Sì che è una bambina. E comunque non la lascio fuori
casa fino a notte fonda ad una festa alla quale, per quanto ne so, potrebbe
anche partecipare un gruppo di maniaci o, ancora peggio, qualche vampiro
in cerca di giovani gole da addentare. Mi dispiace ma non se ne parla".
Tara sorrise. Si portò una ciocca bionda dietro un orecchio.
"Se sei tanto preoccupata perchè non l'accompagni?".
L'altra sospirò, fermandosi ed appoggiandosi al muretto di un'ala
del portico.
"Lo farei se non avessi promesso a Giles di aiutarlo con le ricerche
su quel simpatico demone con cui ho avuto un incontro ravvicinato l'altra
sera. E poi ho il mio allenamento settimanale...insomma, una notte ricca
di deliziosi impegni da Cacciatrice".
Le ragazze si guardarono, poi Willow si affiancò a Buffy.
"Ci offriremmo noi di accompagnare Dawn, ma...ecco, abbiamo un
importante raduno al nostro club della magia. Sai, è una cosa
un po' particolare a cui non possiamo mancare...", aggiunse quindi
un po' dispiaciuta. Tara annuì.
La Cacciatrice girò la testa verso l'amica, scuotendo il capo.
"Non fa nulla, Will. Vedrò di trovare una soluzione...anche
se quasi sicuramente non piacerà a Dawn. Uff, certo che è
dura fare la madre e la sorella insieme...".
Volse lo sguardo al cortile assolato, disseminato di studenti, mentre
Willow le sorrideva comprensiva. Il vociare vivace del campus si diffondeva
nell'aria insieme al profumo della nuova stagione e ad una brezza leggera,
tiepida. Sì, il tempo stava cambiando, e si sentiva.
Ad un certo punto gli occhi di Tara, ancora in piedi dietro alle ragazze,
si illuminarono d'improvviso, catturati da qualcosa che dovevano aver
notato.
"Credo...che ci sia una soluzione che non dispiacerà per
niente a Dawn", disse piano, continuando a fissare con interesse
un punto oltre le teste delle due ragazze. "E direi anche che sta
venendo da questa parte ad ore dodici...". Fece una pausa. "...con
Dawn".
Subito Willow si girò, cercando di capire a cosa si stesse riferendo
la compagna. Poi, nel momento in cui individuò l'oggetto del
suo discorso, scoppiò in una piccola risata.
"Sono d'accordo con Tara...".
Anche Buffy si voltò.
"Cosa...", mormorò.
Dal fondo del giardino, in mezzo ad uno dei vialetti che portavano all'ingresso
dell'edificio, si stavano avvicinando due persone dall'aria più
che familiare. Una era Dawn, che camminava ridendo a braccetto di un
bel ragazzo dai corti capelli biondi, atletico e piuttosto alto. Indossava
dei jeans ed una camicia blu leggermente sbottonata sul davanti, al
collo una sottile catenina dorata brillava sotto i raggi del sole di
marzo. Anche lui stava ridendo, e fra una risata e l'altra diceva qualcosa
alla sorella della Cacciatrice, che per tutta risposta ogni volta si
stringeva ancora di più al suo braccio.
"Credo che qualcuno dovrà spiegarmi come mai la mia cara
sorellina non è a scuola come dovrebbe", disse Buffy con
tono più o meno serio, fissando i due. Willow e Tara continuarono
a ridere, per poi seguire l'amic a verso il cortile, dove andò
incontro alla coppia tentando di sembrare autoritaria anche se non con
molti risultati.
"E' una mia impressione o almeno uno dei due non dovrebbe essere
qui?".
Dawn guardò la sorella maggiore con una certa soddisfazione.
"Non so a chi ti riferisci, io sono perfettamente in regola",
le rispose, innocente.
"Mh, ma davvero?"
"Davvero!".
A quel punto il ragazzo di fianco a Dawn alzò un braccio, mettendole
affettuosamente una mano sulla testa. Lei rise.
"Tutto a posto, Buffy, la piccola ti sta dicendo la verità.
Oggi è uscita prima da scuola perchè non c'erano i professori
delle ultime ore...e così è tornata a casa. Ho deciso
quindi di portarla a fare un giro...siamo andati al Magic Box e poi
abbiam pensato di venirvi a trovare per una visitina veloce. Tutto qui.
Non sei contenta della sorpresa?".
Spike guardò un attimo la Cacciatrice, poi, senza aspettare la
sua risposta, si concentrò sulla sorella, iniziando a torturarla
con un solletico improvviso. Dawn cercò di difendersi facendo
qualche passo indietro, mentre continuava a ridere senza quasi più
voce.
Lui, invece, oltre a divertirsi, sorrideva. Un sorriso bellissimo, dolce
e solare, che Buffy rimase in silenzio ad osservare, le braccia incrociate.
Nei suoi occhi si poteva leggere chiaramente un velo di commozione.
E di felicità.
"Vigliacca!".
Il ragazzo tentò di convincere la piccola Dawn ad avvicinarsi
di nuovo, ma lei, qualche metro distante, scosse il capo con decisione,
rifugiandosi quindi da Willow e Tara, tornate all'ombra del portico.
Spike ridacchiò ancora un po', poi si girò.
E quando incontrò lo sguardo di Buffy, la sua espressione cambiò.
"Non mi hai ancora risposto, lo sai?".
Lei lo guardò avvicinarsi.
"A cosa?".
"Alla domanda...se ti sono mancato".
Buffy gli sorrise maliziosa.
"Adesso 'non sei contenta della sorpresa' si traduce in questo
modo...dovrò segnarmelo da qualche parte...". Lo prese per
mano, allontanandosi di qualche passo.
"Beh...comunque, contando che non ti vedo da circa...mh, cinque
ore, direi che...sì, mi sei mancato", riprese poi, una volta
arrivati vicino al tronco di un grande albero. Gli circondò il
collo.
"Da morire".
Spike la fissò negli occhi, e dopo averle restituito lo stesso
sorriso si chinò sulle sue labbra, prendendo a baciarle prima
dolcemente, poi con crescente passione.
La Cacciatrice si strinse a lui. Gli rispose con uguale foga, lasciandolo
quindi libero di spaziare sul resto del viso fin giù, per il
collo scoperto.
"Mhh...credo che questo...non sia il posto più adatto per
continuare...", gli mormorò dopo un po', gettando un'occhiata
oltre la sua spalla e notando come la gente li fissava. "Potrebbero
arrestarci per atti osceni in luogo pubblico...e io non vorrei essere
espulsa dall'Università".
Lui per una decina di secondi continuò a concentrarsi sull'incavo
della sua gola con un certo impegno, poi rialzò la testa.
"Dannate regole della società...", disse, fingendosi
scocciato. "Eppure non c'è nulla di male".
Buffy si tirò indietro un ciuffo biondo.
"Che ci vuoi fare...purtroppo è una delle cose da rispettare
da chi vive alla luce del sole...". Lo guardò allusiva.
Lui sorrise.
Sedute sul muretto dove si erano fermate prima, Willow e Tara avevano
osservato la scena da lontano. Dawn, qualche metro più in là,
era invece occupata a sfogliare interessata i libri di magia delle giovani
streghe, permesso che le era stato dato dopo aver assicurato alle due
che non avrebbe provato a recitare nessuna formula.
"Chi l'avrebbe mai detto...", disse la ragazza dai corti capelli
rossi. "Buffy e Spike assieme. E che per di più vivono sotto
lo stesso tetto...".
Tara fece un piccolo sorriso.
"Sono una bella coppia".
L'altra assentì. "Già. E poi credo...beh, che fosse
una conclusione ovvia dopo quello che è successo. Buffy si è
innamorata di Spike dopo che ha visto quella parte di lui che non aveva
mai immaginato...che nessuno di noi aveva mai immaginato esistesse.
Quella parte umana, che ancora soffriva per il proprio passato e che
la amava veramente, dal profondo del cuore".
Si fermò un attimo, poi guardò la compagna.
"Anche se inizio a credere che in realtà...Buffy lo ricambiasse
da molto più tempo. Forse aveva solo bisogno di rendersene conto".
Tara lanciò un'altra occhiata ai due. Pensierosa, appoggiò
la testa alla colonna dietro la sua schiena.
"Potrebbe essere. Però non capisco una cosa. Tu...mi avevi
raccontato che Buffy, qualche anno fa, aveva avuto una storia con un
altro vampiro...Angel, se non mi sbaglio, e dal quale poi era stata
costretta a dividersi. Non potevano avere un futuro, mi avevi detto.
Allora...perchè mettersi con Spike?".
Willow allargò le labbra in un piccolo, triste sorriso.
"Con Angel era diverso. Oltre alla maledizione che non avrebbe
mai permesso a lui e Buffy di andare oltre ad un bacio senza che tornasse
ad essere un demone, Angel sarebbe stato costretto a vivere nelle tenebre,
per sempre. Insomma, non erano dei bei presupposti sui quali costruire
una vita insieme...".
Sospirò.
"Invece con Spike le cose sono molto più semplici. Adesso
lui può vivere alla luce del giorno, e sembrare a tutti gli effetti
una persona normale. L'unica cosa che forse potrebbe risultare un problema
fra qualche anno sarebbe la sua immortalità...ma ho come l'impressione
che questa volta Buffy non rinuncerà alla propria felicità
per un dettaglio del genere".
Detto questo, Willow osservò Dawn che, ancora persa fra le pagine
dei volumi, sembrava non aver ascoltato la conversazione.
"E poi, in questo modo, anche qualcun altro sarà felice".
La strega si appoggiò alla colonna come la compagna. "Dawn
potrà aver sempre vicino una persona che le vorrà bene
come un protettivo fratello maggiore. O magari come un altro padre,
perchè no".
La ragazza dagli occhi azzurri avvicinò le ginocchia al petto,
sorridendo.
"Sembreranno una vera famiglia. E' molto bello a pensarci".
Willow annuì.
"Spike è perfetto per Buffy. Sarà un ragazzo esemplare,
con una vita normale e tutto il resto. E, nonostante tutto, resterà
anche il vecchio-vampiro-con-il-chip che ha fatto parte della banda
durante la battaglia contro Glory. Insomma, la simpatica canaglia che
ricordiamo. Questa volta il sacro dovere della Cacciatrice non avrà
problemi a coesistere con la vita sentimentale di Buffy Summers".
Tara rimase un attimo in silenzio a riflettere sulle parole di Willow,
poi rialzò la testa. Le rivolse uno sguardo pieno di affetto.
"Sai...ho come la sensazione che da oggi in poi tutto andrà
per il meglio. Intendo...non solo per Buffy. Per tutti noi".
L'altra la fissò negli occhi, posando una mano sulla sua. Gliela
strinse.
"Ne sono convinta anch'io".
Buffy e Spike puntarono gli occhi al cielo. Seduti ai piedi dell'albero,
lei aveva la testa poggiata sulla sua spalla, una mano chiusa in quella
del vampiro.
"Buffy...".
"Sì?".
Pausa.
"Come credi che sarà il nostro futuro?".
La ragazza bionda si sollevò d'improvviso, guardandola sorpresa.
"Sei preoccupato?".
"No...cioè, non proprio. E' solo che...".
Seguì con lo sguardo il volo di uno stormo di uccelli sopra a
delle nuvole lontane, poi abbassò il viso con un sospiro.
"...beh...spesso ho paura che tutto questo non sia vero. Che sia
solo un sogno, un bel sogno. Tu, io...noi due, insieme. Briciola sana
e salva. Tu...sana e salva. Tu che mi ami. E io...sotto la luce brillante
di questo sole".
La guardò, gli occhi leggermente lucidi. Attraversati da un'ombra
triste.
"Ho paura...che domani possa svegliarmi nella mia cripta buia,
solo. O, ancora peggio...di non svegliarmi più", mormorò
piano. "Magari sono morto davvero, e non lo so...".
Buffy non disse nulla. Rimase ferma a guardarlo, fino a che lui non
distolse gli occhi dai suoi.
Spike scosse il capo, strappando un ciuffo d'erba ai propri piedi.
"Lo so, lo so...sono uno stupido a pensare a queste cose, ma...".
"Ti capisco".
La Cacciatrice si spostò dal tronco dell'albero, mettendosi in
ginocchio di fronte a lui. "Ti capisco bene. Davvero".
Lui rialzò la testa.
"Sul serio?".
"Sì".
Buffy gli sorrise. Gli venne più vicino, guardandolo dolcemente.
"Ma...devi convincerti che questa è la realtà. E
che niente la cambierà più. So quello che provo, e ti
posso assicurare che non sono mai stata felice e serena come adesso.
Ho cercato per tanto tempo qualcosa che non ero mai riuscita a trovare...qualcosa
che era vicina a me, ma che non volevo vedere".
Si fermò.
"Sei tu...l'unica cosa che voglio, ora".
Spike la fissò intensamente. Con amore.
"Credo proprio...che seguirti in quel portale sia stata la cosa
migliore che potessi fare", le disse.
A quelle parole, mentre il vampiro si sporgeva in avanti per baciarla,
la ragazza si allontanò improvvisamente, mostrandosi imbronciata.
Lui la guardò, interdetto e piuttosto deluso.
"Che...che c'è?".
"Mh...beh, ora che ci penso, ai Giudici non potevi chiedere addirittura
di farti diventare umano, invece che...poter vivere alla luce del sole?
Insomma, che razza di desiderio...".
Spike si tirò indietro, fingendosi indignato.
"Cosa? Ma guarda...guarda che quel desiderio aveva un senso! Molto
poetico, anche...e poi...cosa pretendi? Non è che abbia avuto
così tanto tempo per pensarci su...ero troppo impegnato a convincere
una 'certa' Cacciatrice a tornare sulla terra...che tra l'altro mi aveva
detto più di una volta che mi odiava. Quindi che senso aveva
chiedere di farmi diventare umano, me lo spieghi?".
Buffy sbuffò, incrociando le braccia.
"Uff...".
"Bè, se non ti sta bene puoi sempre morire un'altra volta...io
corro a salvarti, incontro di nuovo I Giudici, gli spiego la situazione
ed esprimo un altro desiderio...".
Spike girò la testa a lato, più o meno offeso. Buffy fece
un piccolo sorriso e, avvicinandosi di nuovo a lui, gli posò
una mano sul viso, attirandolo a sè.
"Stupido", gli sussurrò, iniziando a mordicchiargli
delicatamente le labbra. "Guarda che scherzavo. E poi...".
Si scostò di poco, perdendosi nei suoi bellissimi occhi scuri.
Lui gli ricambiò lo sguardo e, sollevando un braccio, prese a
passarle le dita fra i capelli dorati, lentamente.
"...c'è ancora così tanto tempo. Prima o poi sono
sicura che arriveranno altre occasioni per esprimere un nuovo desiderio,
in qualche modo. Senza contare che Willow e Tara stanno diventando delle
streghe sempre più potenti. Chissà che da qualche parte
non ci sia una magia interessante".
Spike inclinò la testa.
"Certo che tu non ti fai mai problemi...".
L'altra ridacchiò.
"Io? Mai! O almeno...non più".
Il ragazzo biondo rise con lei, poi tornò serio. E mentre ricominciava
dolcemente a baciarla, dal portico si avvicinarono Willow e Tara, con
Dawn davanti a tutti, raggiante.
"Mi dispiace interrompervi", sentenziò maliziosa, arrivando
davatni alla coppia. "Ma stavamo pensando di andare da Xander,
Anya e Giles al Magic Box. Oggi è arrivato un luna park in città,
e ci siamo dette che non sarebbe una brutta idea andarci tutti insieme.
Che ne dite?".
Buffy guardò indecisa prima Spike, poi le ragazze.
"E le lezioni?".
Willow alzò le spalle.
"Dai, Buffy. E' da tanto che non ci distraiamo un po'. Le lezioni
le recupereremo. Tra l'altro...".
Si fermò, scambiando un'occhiata con Tara. Entrambe fissarono
allusive i due.
"...non crediamo proprio che in ogni caso, oggi, studieresti ancora".
Spike appoggiò una mano sull'erba, convenendo con le streghe.
"Non hanno tutti i torti. Di certo io non ti lascio più
andare via...".
Buffy ridacchiò, poi scosse il capo, arrendendosi.
"Ok, ok...ho capito".
Dawn fece un gridolino di gioia, e non appena i due ragazzi si furono
alzati, si affiancò gongolante al vampiro che, sorridendole,
le circondò il collo con un braccio.
Il gruppo si avviò a passo spedito verso l'uscita del campus.
Tutt'intorno, decine e decine di studenti continuavano a chiacchierare
e a camminare per i viali, noncuranti delle loro risate che si dispersero
velocemente nell'aria fresca, e su, nel cielo azzurro.
Era una luminosa mattina di metà marzo a Sunnydale, e la primavera
stava lentamente prendendo il posto dell'inverno.
Di un inverno lungo e rigido.
FINE
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