“Non è amore, questo lo sappiamo,no?”disse Spike, sempre incatenato per evitare di uccidere qualcun altro dopo i recenti omicidi delle ultime notti.
“Tu ami quelli che ti fanno soffrire…”
“Ti sbagli” interruppe Buffy, quasi sussurrando, per paura di essere sentita, “Ti…ti sbagli”.
“Che significa?” bisbigliò Spike, con lo stomaco che capitombolava su se stesso, ed un’idea, sicuramente folle, che gli gironzolava per la testa. La stessa idea folle che di notte lo ossessionava, e di giorno lo teneva sveglio. La stessa idea folle, o forse speranza, che da due anni aveva questo effetto su di lui.
“Non è amore, questo lo..” sussurrò Spike, ma non più in tono arrogante, bensì con quel tono che ha chiunque spera qualcosa, ma forse non riuscirà mai ad ottenerla. Lo sguardo di un bambino che ha appena visto le caramelle, e gli basterebbe solo allungare la mano, per prenderne una, ma, in qualche modo, ha paura che al solo tocco, questa si dissolverà.
“No,no…voglio dire… hai ragione…perché questo non è amore…è pietà, l’unica cosa che c’è qua, dentro di me è…pietà” disse Buffy, in risposta più allo sguardo che alle parole di spike, che vedeva incatenato davanti a lei: un cagnolino che aspetta solo un sorriso del padrone per tornare a sorridere anche lui.
“Che idiota sono stato…comunque, Buffy, io…”, ma Spike non riuscì a terminare la frase, perché i servi del Primo irruppero violentemente dalla finestra.
“Dawn!” urlò Buffy, correndo al piano di sopra. Anche lì erano arrivati, i portatori. Tutti si stavano battendo valorosamente, e Dawn era salva e al sicuro, così, sconfitti i Portatori, Buffy corse subito nella cantina, dove le catene che legavano Spike, non avevano più nessuno da legare; la stanza ,piena di attrezzi ed armi, sembrava improvvisamente così vuota…loro lo avevano preso e…chissà se sarebbe mai tornato.
*****
“Spike, tu sei ancora vivo perché io ti ho visto cambiare” disse Buffy decisa, ma anche triste, come se le sue parole stessero decretando una compromissione eterna.,“ hai affrontato il mostro dentro di te e l’hai battuto. Hai rischiato tutto per diventare migliore. Forse tu non lo vedi, ma io sì; io ho fiducia in te,Spike” continuò Buffy, le lacrime agli occhi, la tristezza stampata in viso, una tristezza che andava dissolvendosi in un ghigno malvagio e lentamente lasciava spazio ad una risata.
“E’ questo quello che ti ho detto?” insinuava il Primo sotto false sembianze.
“Io ho fiducia in te? Ma andiamo! Nessuno può avere fiducia in te! Mi spiace dirtelo Spike, ma, io non mi fido per nulla di te! E di certo non rischierò la mia vita per venirti a salvare! No! Lo farei se fosse qualcosa, ma non è amore, questo lo sappiamo, no? Io non amo nessuno” proseguì il Primo: aveva preso le sembianze di Buffy soltanto per colpire Spike; colpirlo in quel modo che nessun coltello, nessuna freccia, nessuna lama riesce a fare; stava distruggendo la sua anima agonizzante, ed ogni parola che esso pronunciava era una ferita che non si sarebbe mai richiusa.
“Lei crede in me” disse un agonizzante Spike, per cui le parole erano l’unica arma di salvezza.
“No, no, Spike devi fartene una ragione, io non ti amo e mai ti amerò!” pronunciò quella bocca gelida, malvagia, morta…
“Ragazzi, occupatevene voi” disse il Primo, mandando due portatori dal prigioniero, perché gli sottraessero il pochissimo sangue che ancora aveva…
Ma ormai era ora di smetterla di subire, così Spike tirò calci e pugni, riuscendo a liberarsi; corse e tra due rocce scorse capelli biondi. Era lei, colei che avrebbe potuto guarire ogni ferita con solo due parole. Sorrideva in quel momento, e il suo non era il malvagio sorriso della vendetta, ma quello buono e caloroso che il padrone rivolge al suo migliore amico.
Spike mosse diversi passi, uno dopo l’altro, ma le catene gli fermarono le braccia.
“Povero Spike,, stai ancora sognando di me. Spike, tu sei ancora vivo perché io ti ho visto cambiare…”
*****
“Scusate, ma Spike non è quel vampiro che ha ucciso tutte quelle persone?” chiese Rhona dubbiosa, quasi come se pensasse che Buffy avesse intenzione di dare lei e le altre potenziali in pasto a quei denti affilatissimi.
Buffy annuì leggermente, ma quel movimento fu abbastanza per far dubitare Kennedy della sanità mentale della cacciatrice.
“Ma sei pazza?! Non credi che il primo ucciderà abbastanza di noi? Vuoi darci in pasto a quella sanguisuga?” affermò Kennedy, misurando la stanza a grandi passi, ed ogni volta che il suo piede toccava terra, le altre ragazze si agitavano sempre di più.
“No, no, ora è diverso, Spike ha …il chip” replicò Buffy: sapeva bene che se avesse detto loro che spike aveva un’anima, loro non avrebbero capito.
“Senti Buffy, tu sei il capo, ma io non intendo affrontare quell’orribile Tulakhon, solo per salvare un vampiro, se pur tuo ‘amico’” si ostinò Kennedy: forse aveva paura di spezzarsi un’unghia; sapeva benissimo che buffy poteva battere il Tulakhon, ma continuò comunque a darle torto.
“Non siete qui per combattere?”
“Già, ma non per morire!”
“Ma se proprio tu, fra tutte, Kennedy, non vedevi l’ora d’impugnare le armi?!”
“Tutte noi vogliamo impugnare le armi, ma non inutilmente!” si intromisero Rhona e Vi.
“La vita di un uomo non è importante?!” Buffy alzò il tono della voce.
“Non se è un assassino!” urlò Kennedy.
“Bene, perfetto, farò da sola” si decise a dire Buffy, poi la ragazza si avviò verso la porta, la aprì, la oltrepassò e la richiuse dietro le proprie spalle. Non era più una cacciatrice…quelle ragazzine erano troppo altezzose per pretendere di poterle guidare. Se voleva salvare Spike avrebbe dovuto farlo da sola, ma dopotutto, sempre sola era andata avanti: Willow e Xander spesso erano stati più d’impiccio che d’aiuto, e l’unica persona che l’aveva mai aiutata e che lei, tra tutti, davvero… Quest’ultimo pensiero la spronò ad aumentare la velocità dell’andatura.
*****
“Ebbene, Willow, immagino, che tu sia dalla sua parte, giusto?” disse Kennedy, aspettandosi che Willow dicesse tutto il contrario.
“Si kennedy” replicò willow, facendo spegnere il sorriso sulle labbra di Kennedy.
“Mi dispiace, ma sento che ha ragione: Spike c’è sempre stato d’aiuto, e noi dobbiamo salvarlo,io non…”ma Kennedy la interruppe: “Ma quello è un assassino! Willow, come puoi…?”
“No, Kennedy, è diverso, lui ha…”
“Il chip, certo, quello del governo”
“Un’anima” aggiunse Willow sotto voce.
“Che cosa? Un’anima? Ma questo è impossibile, Willow! Spike è un vampiro, e lo sanno tutti che i vampiri non hanno anima!” aggiunse Kennedy, come se Willow stesse mettendo in dubbio che 1+1 fa 2.
“No, Kennedy, Spike ha recuperato la sua anima l’anno scorso per…per Buffy”
“Certo, ora capisco…lui è il suo cagnolino!”
“Basta, Kennedy, sta zitta! Che cosa ne sai tu di tutto ciò che è successo?” urlò Willow “Scusami, ti prego, ma è che…” Willow si stava calmando.
Durante la notte
“Osiris, crea la luce nella notte più buia, l’acqua nell’acciaio, lascia la cacciatrice regger il peso dello scontro, lascia la cacciatrice uccidere il suo nemico e raggiungere il suo scopo!”.
Willow aveva deciso di fare tutto ciò che a Buffy poteva essere utile per sconfiggere il Tulakhon e salvare Spike, perché lei aveva capito: a volte non servono parole, non serve neanche guardarsi: c’è quel filo invisibile che lega due persone più di ogni altro discorso, e di certo tra Buffy e Willow c’era.
Ma il filo si spezzò: subito i capelli di willow tornarono neri, le vene ricomparvero: il male si era di nuovo impadronito di lei.
Kennedy vide tutto, non poteva sopportare tutto ciò che stava accadendo davanti a lei: afferrò Willow per le spalle e la scosse in modo violento, come aspettandosi di sentire il male sbatacchiare dentro di lei. Il suo movimento bastò a far riaprire gli occhi a Wilow, ad interrompere l’incantesimo.
“Che hai fatto, Kennedy, CHE HAI FATTO?!” urlò Willow, quasi impazzendo.
“Tu sei Willow, non quel mostro!” s’innervosì Kennedy, aspettandosi forse un grazie invece di uno schiaffo dalla mano destra della strega.
“Kennedy” disse Willow, calmandosi, tra le lacrime “l’incantesimo è fallito; per colpa tua, Buffy non salverà mai Spike!” Gemette la strega.
“Oh, sono sicura che, se per lei è importante, ci riuscirà” presumeva Kennedy.
“Non capisci! Se l’incantesimo viene interrotto, avverrà l’esatto opposto: la cacciatrice verrà uccisa dal vampiro!”
*****
Il suo ghigno scintillava nella notte, quei denti affilatissimi erano il terrore della bionda cacciatrice, che, armata solo di paletto, non sentiva certo di poterlo uccidere. Scappava allora, correva, ciò che ogni ragazza impaurita farebbe: una giovane donna con un mostro alle calcagna, già destinata a morire per mano sua.
Correva, Buffy, correva ancora, dove non lo sapeva: benché fosse lui ad inseguirla, era lui a guidarla, verso chissà quale morte, o forse verso quel muro, fine di un vicolo cieco, che significava la fine della sua vita.
Ma non poteva arrendersi, non doveva, o non sarebbe più riuscita a…
E fu allora, proprio in quel momento, in quell’istante in cui vivere sembra ormai inutile, in cui lui, affondando i denti nella tua carne ti strappa via l’anima, che Buffy reagì, con un pugno ben piantato, in quella che doveva essere la sua pancia. Fu allora che il vampiro si piegò su se stesso, e Buffy ricominciò a scappare: stavolta era lei a guidarlo dove voleva.
Si avvicinavano, poteva sentirlo, e fu allora che Buffy, contro ogni umana legge logica, si diede in pasto a lui , correndogli incontro. Ma la ragazza, invece di lasciare che le venisse addosso, pronto a divorarla, saltò oltre il Tulakhon, tagliandogli la testa. Il suo corpo divenne polvere, e le sue mani se ne ricoprirono.
*****
“Povero, povero, piccolo, sciocco, ingrato e credulone Spike!”urlava Buffy, con una certa soddisfazione nella voce, trapelante dai suoi occhi adirati.
“Non ti salverò mai! Io ti odio Spike!” il tono della sua voce era sempre più alto, e il cuore di spike faceva dei balzi in gola.
Ed ad un tratto il cuore smetteva di balzare, ma iniziava ad essere disperato, gli occhi si aprivano da quell’incubo per osservarne un altro: il primo era appena apparso tra le rocce, infondo alla caverna: aveva un pugnale in mano; il suo sangue non era scorso abbastanza?
I suoi occhi erano strani, diversi per meglio dire, di un verde ben conosciuto, i capelli biondi sollevati da un vento inesistente: il Primo ci sapeva fare coi cuori, sapeva farli a pezzi come nessuno al mondo! Le gambe procedevano, ed il Primo, sotto forma di Buffy, gli si avvicinò: la sua perfidia era incredibile!
“Un altro giochetto?” sussurrò Spike, ormai stremato dal dolore, più mentale che fisico, infertogli dal Primo.
“Io so che non sei lei, non sei lei, non sei la mia Buffy…” ripeteva ossessivamente Spike, ed all’avvicinarsi di quel coltello alla sua mano destra, si ritrasse, pronto al dolore. Ma il dolore non venne. La sua mano era stata liberata, e subito la poggiò sulla spalla della sua amata.
“Buffy…” disse Spike incredulo.
“Spike, io…” replicò Buffy “… mi dispiace, mi dispiace tanto”.
Spike non sapeva cosa dire, così si limitò a fissare quegli intensi occhi verdi, che tanto amava, poco prima di chiudere i suoi, stremato, per riaprirli, e vedere che non era stato tutto solo un sogno.
“Spike, dobbiamo andare via di qua, ce la fai?” Sussurrò Buffy.
“Buffy, io… grazie mille. Forse posso farcela, se mi appoggio a te” sussurrò Spike in risposta, appoggiandosi a lei, seguendola verso l’uscita della caverna, che tanto aveva odiato, e che tanto, ora, amava .
*****
Spike aveva dormito tutto il giorno e tutta la notte, ed il giorno dopo.
“Ti amo, Buffy” era stata l’ultima cosa che le aveva sussurrato prima di addormentarsi, senza ricevere una risposta.
Lei lo aveva osservato mentre dormiva, sembrava un bambino, senza alcuna preoccupazione, che sognava un nuovo bellissimo gioco, una nuova bellissima vita.
E forse fu questo ciò che spinse Buffy a sollevare il suo braccio, a farsi abbracciare da lui… a trascorrere ore tra le sue braccia senza che lui, neanche, se ne accorgesse.
Ma la seconda notte, Spike, si svegliò di soprassalto, mentre Buffy riposava accanto a lui, dove, mai, gli era stata più vicina. Spike passò tutta la notte osservandola, e quando la mattina dopo lei si svegliò tra le sue braccia, le dette il buon giorno con un bacio sulla fronte.
Che azione stupida aveva fatto! Forse lei era rimasta lì con lui perché la sua camera era occupata dalle Potenziali, niente di più.
I due si guardarono a lungo negli occhi, poi fu lei a sorprenderlo: le sue labbra si posarono su quelle di William.
Spike non sapeva che cosa dire, così si limitò a fissare quegli intensi occhi vedi, che tanto amava… e che tanto l’amavano.
“Ti sbagliavi, William” sussurrò Buffy nel suo orecchio, sempre lasciandosi cingere dalle sue braccia.
“A proposito di cosa ?” chiese Spike, ancora un po’ confuso per il bacio.
“ ‘Non è amore, questo lo sappiamo, no?’” ripeté Buffy, con un piccolo sorriso, che fece sentire Spike come mai prima d’allora.
“Ti amo, Spike” si decise ad ammettere Buffy, respirando in modo inquieto, benché sapesse che Spike l’amava da morire. I suoi occhi sorridenti fissavano quelli di Spike, di un azzurro, non l’aveva mai notato, bellissimo.
William non rispose, si limitò a posare le sue labbra su quelle di Buffy, per entrambi il primo, vero, bacio da innamorati.
Rimasero abbracciati per molto: lei poteva sentirlo respirare nel suo orecchio per quanto fosse strano che un vampiro respirasse: forse era frutto della sua immaginazione, ma era bellissimo essere insieme a dispetto di tutti e di tutto, anche di Willow, che aveva capito tutto, grazie al loro filo invisibile.
“Buffy” le sussurrò telepaticamente, “ ho capito perché hai battuto il tulakhon. Come cacciatrice non ce l’avresti fatta, ma tu non l’hai battuto da cacciatrice, l’hai battuto da giovane donna innamorata.”
Forse Buffy l’aveva sentita, forse no. L’unica cosa che importava in quel momento era che William, il suo Spike, restasse lì, insieme a lei, ad amarla ad occhi chiusi, in silenzio.
THE END