Prologo
“Perché ti sto usando e questo mi fa male”
”Mi dispiace… William”
Il passo sicuro e il cuore stretto, chiuso in una morsa senza ossigeno, aria respiro.
Ora, in quel momento avrebbe dovuto voltarsi…. o ora o mai più.
Cercò di immaginare il viso del vampiro biondo, sofferente, sprofondato in quell’inesorabile dolore…. si, dolore. Alla fine al suo dolore credeva.
Già lo immaginava qualche attimo dopo a maledire l’intero universo e a distruggere tutto ciò che gli fosse stato attorno. Avrebbe sofferto, ne era certa, le dispiaceva ma…. infondo come si era potuto illudere che sarebbe stato qualcos’altro oltre a quelle ore di sesso, di semplice sesso.
Rabbrividì al pensiero che quell’essere senz’anima l’avesse paragonata a sé. E’ vero, da quando era tornata non era più la stessa, ma chi risuscitando lo sarebbe stata! Aveva fatto un errore, un errore grave, ma l’importante era porvi rimedio.
Il sesso con lui così selvaggio e senz’amore, almeno da parte sua, l’aveva fatta sentire viva e allo stesso tempo libera. Tutto qui! Lui, quel suo corpo freddo, lo stava usando, lo stava usando atrocemente e nonostante tutto Spike non lo meritava. Si, gli stava facendo un favore.
Un giorno quando la smania dell’amore per la cacciatrice gli sarebbe passata l’avrebbe ringraziata. E poi…. doveva riprendere in mano la sua vita! Era stata fortunata a non essere scoperta dai suoi amici. Se solo avessero saputo. Se solo avessero visto con quanta forza e leggerezza si lasciva trasportare in quell’abisso di erotismo del vampiro ossigenato. L’immagine di loro due avvinghiati sul pavimento freddo e umido la fece rabbrividire di piacere e aumentò il passo rendendosi conto ancora di più, di quanto quell’essere senz’anima fosse dannoso per la sua vita.
Lui con quegli occhi di ghiaccio che scavavano dentro, che sembravano penetrarti nell’anima, con quel corpo così forte e freddo, con quelle mani così esperte.
Trasalì di nuovo rendendosi conto di essersi bloccata al centro del cimitero con addosso una gran voglia di correre indietro. Sicuramente la voglia di strappargli i vestiti e rotolare di nuovo in quel turbine di oscurità per poi ritrovarsi più infelice che mai!
Carne, era solo la sua carne che bruciava così tanto e non il suo cuore. Questo era l’importante! Infondo era riuscita a vivere senza Angel, figuriamoci se non fosse stata capace di fare a meno di stringersi a quel vampiro.
Si accorse felice di trovarsi al di fuori del cimitero e di essere riuscita a tenere a freno i suoi impulsi. Non capiva perché infondo avesse sperato che lui le corresse dietro.
Avrebbe solo peggiorato le cose facendola sentire ancora peggio mentre le diceva nuovamente di amarla.
Amore…. lui….. che ne poteva capire! Quel corpo senza vita che aveva sterminato l’intera Europa, che aveva dimenticato ogni frammento della sua anima. Lei era la sua ossessione e questo lo aveva portato a essere migliore, ma quello non poteva essere amore.
Lui amava e odiava la cacciatrice .Amava il dolore che quella figura gli procurava. I suoi occhi di ghiaccio non avrebbero bramato di vedere niente oltre che il suo corpo.
Tutto aveva una logica, tutto ora sarebbe andato nel modo giusto.
Una lacrima senza senso le rigò il volto e lei la cancellò prima che avesse il tempo di staccarsi dal suo viso.
Entrò in casa, appoggiandosi come affaticata sulla porta alle sue spalle. Quel gesto le era costato più fatica di quanto avesse immaginato. Infondo la perenne eccitazione che aveva contraddistinto ogni loro incontro non era stata semplice immaginazione, era un dato di fatto e non sarebbe stato facile liberarsene. Sospirò. Un corpo, solo un corpo.
Dawn e Willow le urlarono qualcosa, lei rispose di si senza capire una parola. Si distese sul letto con un falso sorriso sulle labbra.
Doveva essere perché le faceva pena! Si, si sentiva così solo perché adesso lui era sicuramente in preda alla disperazione.
Povero Spike. Se pur senz’anima non meritava quel trattamento. Doveva essere sicuramente per quello che si sentiva così male: sensi di colpa!
Per un istante ebbe l’impulso di correre da lui per dargli un po’ di forza e stranamente il pensiero di rivederlo le riaccese una luce dentro ma….. il solo ricordo della sua pelle le fece bruciare le mani di desiderio. Forse era meglio dormire.
Stupidi sensi di colpa.
1° CAPITOLO
Dawn l’avrebbe sentita!
Era sicuramente entrata di nuovo di soppiatto nella sua camera per rubare qualche vestito e aveva lasciato certamente le tende aperte! La luce flebile se pur pungente per i suoi occhi appena semiaperti era un fastidio enorme.
Si strofinò le mani ancora indolenzite dal sonno sulle cosce, scoprendo sorpresa di indossare ancora i jeans del giorno prima. I ricordi delle ore precedenti si stavano man mano riaccendendo nella sua mente ancora persa nell’oblio.
I suoi occhi! Li rivide, di ghiaccio, spalancati e la sua bocca…. così tremendamente senza parole.
Nonostante tutto, ciò che era successo le aveva lasciato una strana amarezza, quell’amara convinzione della fine. Stupidi e inutili sensi di colpa!
Cominciò a strofinare i suoi occhi arrossati e mentre le immagini si rendevano più chiare…. scattò di colpo in piedi!
Cosa diavolo era successo? Si tamponò con una mano la fronte e il collo sudato mentre uno strano senso di calore aumentava. Le pareti erano completamente spoglie, i mobili erano scomparsi!
Si voltò per scoprire di avere passato la notte su un vecchio materasso polveroso. Quella era la sua camera, ma guardandosi attorno scoprì di non poterlo più affermare con certezza.
Corse alla finestra. Per fortuna tutto sembrava normale in strada. La spalancò leggermente trovando più che piacevole quella fresca brezza mattutina che le asciugava, dandole un piacevole sollievo, le gocce impregnate sul suo viso.
Corse fuori dalla camera. Il corridoio pieno di scatoloni vuoti lasciava percepire un forte odore di vernice. Si chiese come non lo avesse sentito mentre dormiva dato che ora le dava la nausea.
Aprì trattenendo il respiro la stanza di sua madre. Il sangue le si gelò! La stanza anche se ultimamente abitata da Willow aveva sempre mantenuto i vecchi mobili….
Quella camera sempre così calda e accogliente, dove intere notti dopo la morte di sua madre aveva pianto in silenzio, ora sembrava un vecchio magazzino pieno di cianfrusaglie e crepe sul muro. Era troppo!
Corse al piano inferiore e questa volta si sentì più preparata nel costatare che tutte le stanza erano spoglie, buie ma soprattutto vuote!
L’odore di vernice era diventato insopportabile e le fece girare la testa vorticosamente. Si appoggiò stanca al muro alle sue spalle. Tamponò ancora una volta con le mani il collo impregnato di sudore mentre sentiva delle goccioline fredde che le percorrevano le spalle scendendo fino alla cucitura dei jeans.
Sospirò più volte come aveva visto fare al signor Giles quando cercava la forza di calmarsi. Sperò con tutta sé stessa che quell’uomo dagli occhiali sempre puliti e un immensa bontà d’animo entrasse dalla porta e le spiegasse tutto, ma solo il silenzio continuò a regnare per interminabili secondi.
Si avviò tremante verso la porta e mentre la spingeva, rendendosi conto per la prima volta di quanto fosse pesante, un ondata di polvere la fece starnutire più volte, attaccandosi prontamente alla sua pelle bagnata.
Era fuori!
Mai aveva desiderato tanto allontanarsi da quel luogo ma…. un grosso cartello all’entrata la fece inorridire ”VENDESI”!
Il cuore cominciò a batterle in modo furioso e sperò, come quando era ancora bambina, che non le uscisse dal petto! Corse in strada. Le vie ancora bagnate dal lavaggio notturno sembravano quelle di sempre.
Un’anziana signora in vestaglia uscì da una casa a qualche metro dalla sua e Buffy si maledì per non aver mai fatto amicizia con i vicini!
Non capiva cos’era accaduto, ma sperò con tutto il cuore che i cambiamenti si limitassero alla sua casa. Si trovò inaspettatamente a correre a perdifiato verso…. il cimitero!
1°CAPITOLO( seconda parte)
Il sole ormai completamente presente su tutte le strade illuminate e afose stava diventando insopportabile. Sentì per la prima volta nella sua vita un senso di stanchezza prenderla di soprassalto e la spossatezza aumentare sotto quel globo cocente, senza aver fatto apparentemente nessun tipo di sforzo.
Si bloccò ansimante fuori dal grosso cancello del cimitero che lasciava intravedere un vecchio custode indaffarato.
Lui era sicuramente lì. Barricato nella sua cripta a proteggersi da quei letali raggi,
steso nudo sul suo letto.
Si morse un labbro nervosa per averlo immaginato così nonostante la situazione….. Che era venuta a fare? Quel vampiro senz’anima cosa avrebbe potuto dirle oltre a cercare di convincerla di andare a letto con lui e a dichiararle ancora il suo incontrastato amore. Sicuramente stava malissimo….. magari era stato proprio lui ad architettare una vendetta….. voleva certamente fargliela pagare.
L’impulso di correre in quella cripta umida dalle pareti lesionate continuò ad aumentare tanto da spaventarla! Come poteva pensare a lui dopo tutto ciò che stava accadendo! Spinse il cancello titubante, infondo gli avrebbe solo chiesto spiegazioni e poi sarebbe andata via…… si bloccò sorpresa: era chiuso.
Avrebbe potuto chiedere al custode o magari semplicemente scavalcarlo. L’immagine di lei per quel terreno fangoso diventava sempre più nitida tanto che si strofinò le mani sui jeans per prepararsi a scavalcare.
Sarebbe bastato solo attraversare quel cancello per…. rivedere quegli occhi. L’immagine del vampiro ossigenato senza camicia mentre beveva un bicchiere di sangue le fece sentire ancora più caldo del previsto.
Guardò l’orologio come se stesse aspettando qualcuno chiedendosi cosa stava facendo lì fuori. Ma che diavolo ti è saltato in mente?
Per un istante lo sentì alle sue spalle ridere di lei con quei suoi grandi occhi magnetici. Doveva allontanarsi da lì il prima possibile! Corse veloce come se lui potesse sbucare da un momento all’altro!
Lo sforzo però adesso era diventato insopportabile. Aveva attraversato di corsa tutta la città e il sole non aveva accennato ad addolcirsi.
I jeans le avevano completamente aderito alle gambe sudate e la testa le girava vorticosamente. Il Magic-box era ormai vicino!
Quando finalmente riuscì ad intravedere l’insegna sembrò trovare dentro di sé un po’ di calma. Spinse con furia la porta restando estasiata da quel piacevole contatto con l’aria più umida del negozio.
Anya le si parò davanti “Posso aiutarla?”
Buffy sospirò “No, Anya non è proprio il momento”
L’ex demone la fissò indispettita “Sapevo di certo che il mio nome ormai come affermata imprenditrice fosse famoso, ma rimane il fatto che se entra nel mio negozio deve acquistare!”, la cacciatrice la guardò stupita.
“E poi poteva anche dire che non le occorreva aiuto!”
Buffy rimase immobile, possibile che….
“Xander vieni subito qui c’è una cliente molto maleducata”
Il ragazzo sbucò dalla porta che divideva le due stanze del Magic-box “Anya sono convinto che questa ragazza non ha fatto proprio nulla. Cerca di essere più paziente tesoro”, le rispose scocciato Xander come se avesse assistito a quella scena almeno un milione di volte.
Buffy era senza parole. Ma cosa era successo a tutti? Cos’era successo alla sua casa? Possibile che Willow avesse fatto un altro dei suoi incantesimi… i suoi pensieri furono interrotti dall’entrata della strega nel negozio.
“Willow per fortuna sei qui”
La rossa la guardò stupita e tremendamente imbarazzata “Ciao, ci conosciamo?”
Anya prendendola per un braccio non le permise di rispondere “Forse ho capito. Sei stata invitata al nostro matrimonio e sei venuta in anticipo! Ma poi chi ti ha invitata? Xander sei stato tu? Potevi almeno dirmelo!” urlò rivolgendosi al ragazzo “Ma non preoccuparti ti troveremo una sistemazione fino a quel giorno…” continuò tornando a rivolgere la sua attenzione a Buffy.
La cacciatrice le si staccò di colpo. Ma cosa era successo? Possibile che nessuno la riconoscesse? Il malessere delle ore precedenti tornò a farsi sentire più forte che mai.
Tutti quei visi che la osservavano come se non l’avessero mai vista, tutte quelle frasi assurde e senza senso, quel cartello e quell’insopportabile odore di vernice…. corse fuori ansimante e sconvolta!
Respirò profondamente cercando di recuperare un po’ di forze. Si chiese ancora una volta come potesse essere così stanca mentre si accorgeva piacevolmente che il sole era diventato meno forte. Almeno questo.
Aveva passato una giornata da incubo! Le sue domande così tremendamente irrisolte! Non aveva nemmeno visto Dawn! La preoccupazione che le fosse successo qualcosa l’aveva portata a cercarla ovunque senza alcun risultato. Presto sarebbe calata la notte e lo avrebbe inevitabilmente incontrato. Infondo non aveva aspettato questo da quando era scappata via dal negozio o meglio da quando si era ritrovata fuori da quel cancello chiuso?
I suoi occhi continuavano ad apparire nella sua mente offuscata e facevano più male che mai, torturandola insistentemente. Constatò con dolore che lui era ora la sua unica speranza!
Il cimitero era più deserto e desolato che mai. Nonostante i numerosi giorni di sole il terreno risultava fangoso e l’erba che le sfiorava i piedi era piacevolmente bagnata.
Riusciva a vedere la porta della sua cripta e il coraggio di sempre questa volta le sembrò quasi mancare. Qualcosa nell’ombra attirò la sua attenzione fin quando delle urla la portarono a correre nella direzione opposta.
Riuscì a intravedere una ragazza correre spaventata tra gli alberi e nonostante il buio, per la sua velocità, capì che quello che la stava inseguendo era sicuramente un vampiro.
Cercando di recuperare le forze che le erano mancate tutta la giornata le corse incontro. Il vampiro era ormai sopra di lei e non avrebbe atteso altri istanti per morderla.
Buffy lo strattonò via da lei e gli tirò un pugno più forte che potè, cercando di limitare al minimo il tempo del combattimento che svolto nel buio più totale, non le avrebbe certamente reso la vita facile.
Ma… il vampiro inspiegabilmente rimase fermo, immobile davanti a lei…. e ben presto, nel silenzio più assoluto, risuonò la sua inconfondibile risata.
“Che ragazza coraggiosa!”
LUI!
Non ebbe il tempo di formulare alcun pensiero, Spike le era saltato addosso impedendole qualsiasi tipo di movimento.
Il suo corpo forte era completamente steso sul suo e la cacciatrice sembrava inerme contro la forza del vampiro ossigenato che questa volta sembrava avere un solo obbiettivo!
Ben presto i suoi denti sarebbero affondati nella sua carne! Forse questa era la sua fine! Forse l’aveva sempre desiderato…. parole mai dette e in questo istante senza alcun senso le morirono in gola!
2° CAPITOLO
L’odore del vampiro era così forte e travolgente e il suo corpo così vicino al suo riusciva a darle beatitudine nonostante tutto…. si stava abbandonando, abbandonando per sempre in quel turbine di oscurità, in quell’oscurità da cui era sempre scappata, ma che forse aveva sempre bramato di conoscere.
Ora lo avrebbe fatto. Nemmeno un ultimo sguardo prima di affondare quei denti affilati nella sua carne.
Un urlo echeggiò nell’aria e Buffy si chiese chi l’avesse emesso non rendendosi nemmeno conto che le sue labbra si erano mosse e i suoi occhi riempiti inesorabilmente di lacrime. Ebbe per un attimo l’impulso di aggrapparsi a quello spolverino di pelle ma la violenza con la quale il vampiro la strattonò per permettersi di bere più sangue la fece quasi inorridire.
Il cartello della sua casa diventava sempre più enorme e vicino e l’odore di vernice diventò fortissimo…. in un lampo…. vide il suo corpo inerme e vuoto in una vasca piena di sangue. Spike.
Una voce femminile le fece riaprire gli occhi trovandosi a muovere le mani tra l’erba e a costatare che i suoi vestiti erano completamente impregnati di terra.
Le immagini nel buio non erano molto nitide ma rabbrividì ascoltando quelle voci.
“Non l’avrei uccisa, volevo solo assaggiarla te lo assicuro” la sua voce era inconfondibile e tremendamente ironica.
“Certo Spike e scommetto che dopo l’avresti anche riaccompagnata a casa e le avresti dato il bacio della buonanotte”. Faith!
Il vampiro biondo cominciò a girare attorno alla ragazza come era solito fare con lei estraendo una sigaretta dal suo pacchetto sgualcito.
“Te lo assicuro cacciatrice: un patto è un patto!”
Quel nome la fece trasalire tanto da farle girare di nuovo la testa…. questa volta dovette aggrapparsi ai ciuffi d’erba per non ritrovarsi di nuovo stesa nel fango.
“Spike noi non abbiamo nessun patto! Tu sei abbastanza forte e sottolineo abbastanza e quindi per non doverti combattere ogni sera col rischio di ucciderti, ti ho lasciato in circolazione a condizione che avresti fatto il bravo” risuonò altezzosa e sarcastica la voce di Faith.
“Si certo Faith, dici pure che non riesci a farmi fuori e hai capito che è meglio non avermi come nemico” le sussurrò il vampiro in modo malizioso permettendo però comunque a Buffy di ascoltare.
La ragazza era ancora seduta sulla terra bagnata e non riusciva a trovare la forza di alzarsi. Un dolore asfissiante l’aveva presa fino alle viscere facendole stringere i denti per evitare di urlare. I suoi amici, la sua casa, sua sorella, Faith ma soprattutto Spike!
Lei era la cacciatrice!
Avrebbe voluto urlarglielo mentre lo pestava a sangue e sentire la sua voce distrutta mentre le chiedeva di perdonarlo!
Il vampiro non sembrava nemmeno far caso a lei.
“Comunque penso che si ancora tutta intera…. guardala!” indicò Buffy senza nemmeno rivolgerle la minima occhiata “Lei mi ha reso le cose semplici e quindi ho bevuto pochissimo sangue” rise divertito.
Lo odiava! Buffy lo odiava con tutta se stessa! Lui, quella sua aria strafottente, non la degnava nemmeno di uno sguardo nonostante lei fosse riversa nel fango e totalmente sconvolta!
Desiderò ardentemente un paletto per conficcarglielo nel cuore! Cosa diavolo rideva? Cosa diavolo le girava intorno? Ma soprattutto per quale maledettissimo motivo la guardava in quel modo!?
Faith si scostò da lui “Si, sembra tutta intera ma Spike ti assicuro che questa è l’ultima volta” gli si avvicinò fino a far premere i suoi seni sulla sua giacca “La prossima volta giuro che ti faccio fuori”
Il vampiro ossigenato diminuì ulteriormente la distanza “Non preoccuparti cacciatrice!” le rispose con lo stesso tono malizioso.
Buffy affondò le mani nel fango bagnato! Maledizione ora basta!
“Hey!” urlò esasperata e tremendamente indispettita!
Faith si scostò dal vampiro lasciandolo evidentemente contrariato.
“Ti sei ripresa?” le disse in tono dolce offrendole la mano per rialzarsi.
Buffy si aggrappò all’albero accanto ignorando l’aiuto e si rialzò nonostante le gambe le tremassero per lo sforzo.
Il vampiro si girò spazientito “E poi Faith è stata lei che mi ha colpito per prima! Forse voleva suicidarsi! Magari stavo anche per compiere un’ opera buona” esclamò tenendo gli occhi inchiodati sulla cacciatrice e indicando Buffy senza nemmeno guardarla!
Ancora una volta! Maledetto vampiro ma perché diavolo mi ignori!?
Forse avrebbe dovuto chiedere a Faith, magari c’era una spiegazione sotto tutta questa situazione assurda, ma ora no! Ora voleva allontanarsi da quei due idioti!
Al diavolo la sua casa! Al diavolo i suoi amici! Non le importava di niente! Odiava quei suoi capelli ossigenati! Quanto avrebbe voluto tirargli un bel cazzotto! Solo uno! Almeno uno!
Faith le urlò qualcosa vedendola allontanare nel buio malconcia e dolorante, ma Buffy aumentò il passo quando sentì nuovamente quella voce da idiota che sicuramente le stava ancora girando intorno! Gelosa? Mai!
Era uscita da poco dal cancello del cimitero quando Faith le si parò davanti.
“Hei non mi hai dato nemmeno il tempo di vedere come stavi” le disse comprensiva.
Buffy si voltò di scatto spazientita “Io? Benissimo a parte la mia casa che è in vendita e senza mobili, i miei amici che non sanno nemmeno chi sono, non ho più un briciolo di forza, tu sei la nuova cacciatrice e quell’idiota dai capelli tinti di Spike .” Continua a farti gli occhi dolci! Ma poi aggiunse “Mi stava quasi ammazzando!”
Si voltò per proseguire terribilmente irritata ma Faith la bloccò senza alcuno sforzo “Frena! Ma che stai dicendo?”
Buffy divenne ancora più irritata, se avesse avuto anche un briciolo di forza l’avrebbe usata per stenderla, anzi no! Se avesse avuto un briciolo di forza avrebbe pestato Spike togliendogli quello stupido sorriso dalla faccia!
Mentre ancora cercava di mettere a tacere quella voce che gli suggeriva di compiere un duplice omicidio Spike spuntò dal cimitero a grandi passi facendo svolazzare il suo spolverino.
Gli occhi di Buffy erano inchiodati su di lui e lui….. era completamente su Faith! Possibile che…..!!!!!
La nuova cacciatrice continuò, incurante del vampiro che intanto le si era accostato.
“Allora? Come ti è saltato in mente di iniziare una rissa con un vampiro? Ma a cosa pensavi e poi…” Faith continuò ricordando le parole di Buffy “Come fai a sapere il suo nome?”
Buffy aveva superato ogni limite di sopportazione! Nessuno la conosceva, nessuno sapeva chi fosse e da quello che vedeva a nessuno mancava, nemmeno a quel maledetto vampiro senz’anima che aveva sempre detto di amarla…. amarla…
In un attimo le vennero in mente i pensieri della sera precedente. Si era continuata a ripetere che Spike amava solo il suo essere cacciatrice, la sua figura, il male che lei le faceva ma… forse non ci aveva mai creduto! Forse aveva sempre pensato che nonostante fosse senz’anima quel vampiro l’amasse davvero.
E invece eccolo a girare intorno a Faith proprio come faceva con lei. La rabbia lasciò spazio a un nuovo sentimento, ma quale? Buffy portò lo sguardo su Spike che incurante della situazione aveva cominciato ad accendersi una sigaretta e i suoi occhi ricaddero sulle sue mani per poi cercare i suoi occhi che sembravano non vederla nemmeno.
Si voltò rassegnata verso Faith, infondo che cosa le importava di quello che pensava Spike? L’importante era rimettere tutto a posto.
“Io sono la cacciatrice”
Il vampiro ossigenato ruppe il silenzio esplodendo in una fragorosa risata.
Buffy pensò che a breve l’avrebbe proprio pestato!
2° CAPITOLO (seconda parte)
La risata del vampiro biondo risuonava ancora nel silenzio della breve strada che conduceva al cimitero. Gli occhi di Spike si erano inumiditi, si era appoggiato ad un albero mentre la frase di Buffy gli toccava ancora la mente.
A Faith, che per qualche breve istante era rimasta sorpresa da quell’affermazione, era spuntato ben presto un flebile sorriso.
Pazza! Ecco per cosa tutti l’avevano presa! Buffy strinse i denti per evitare di urlare come un’isterica e dare l’ennesima conferma alle loro supposizioni. Respirò a fondo.
“Non scherzo” disse piano cercando di assumere un viso rilassato che a tratti sembrava falsato “Io sono la cacciatrice”
Spike ormai era nel delirio totale! Dovette riprendere fiato prima di poter dire più freddo e glaciale che mai ad una Buffy che in breve sembrava ritornata una belva.
“Si, certo e sei così forte che per poco ti stavo ammazzando”
La cacciatrice lo fulminò! Se gli occhi avessero potuto ferire certamente lo sguardo di Buffy avrebbe a dir poco massacrato il vampiro, che pallido e strafottente aveva continuato a mantenere quel sorriso senza vita.
Era furiosa e tremendamente frustata. Faith la prese per un braccio allontanandola da Spike.
“Vai a casa Spike e mi raccomando cerca di fare il bravo”
Il vampiro rimase evidentemente contrariato dall’esclusione, ma prendendo una sigaretta si avvicinò sicuro e freddo all’orecchio di Faith che a pochi centimetri da Buffy non sarebbe certamente stata l’unica ad ascoltare.
“A domani cacciatrice”
Lo sguardo di Faith per un istante si ombreggiò di imbarazzo mentre Spike passando accanto a Buffy le sussurrava “Continuerò presto quello che avevo iniziato con te passerotto, ci puoi contare!”
Buffy per una volta inorridita, non ebbe alcuna parola per rispondergli.
Le strade umide e scure erano oramai deserte. Il passo di Faith era veloce e sicuro e Buffy dovette fare una fatica enorme per starle dietro.
Non sapeva cosa dirle. Come le avrebbe spiegato una situazione del genere? Chi le avrebbe creduto!? Perfino Spike sembrava completamente marchiato dalla presenza di Faith …… proprio come aveva fatto con lei!
Si, ecco cos’era, un maledetto cane! Non aveva bisogno di vedere altro! Non era difficile capire che quei due andavano a letto insieme!
Per qualche istante la sua mente vagò alla ricerca delle ore precedenti rivedendo il vampiro biondo, lui che aveva cercato di ucciderla e per la prima volta nella sua vita c’era quasi riuscito! Solo pochi giorni prima le aveva ripetuto di amarla e ora eccolo a giocare con la nuova cacciatrice, sexy e famelico com’era sempre stato!
Faith ruppe improvvisamente il silenzio “Allora cominciamo dall’inizio. Sul serio chi sei?”
Buffy si mostrò esasperata! Quella frase ormai le stava dando la nausea! Cercò di trovare un po’ di calma capendo che certamente quel comportamento non l’avrebbe portata da nessuna parte.
“Te l’ho già detto, sono la cacciatrice”
Fu Faith questa volta ad essere esasperata “Insomma smettila! Io sono la cacciatrice e non mi sembra nemmeno possibile che questo sia in discussione”
Buffy sospirò sconfitta. Avrebbe dovuto arrendersi a quel destino senza alcun senso. Possibile che nessuno si sarebbe mai ricordato di lei? Si trovò a pensare per la prima volta ad un particolare che aveva tralasciato: non aveva più un briciolo di forza!
Questo sicuramente non avrebbe dato nessuna credenziale alle sue parole già alquanto assurde per tutti!
Faith decise di non continuare una conversazione che non avrebbe portato a nulla e rimase in silenzio fino ad una casa a qualche isolato dal cimitero, continuando a camminare sicura con un pensiero fisso che le torturava la mente.
La casa era quasi ovunque ricoperta da fitta edera e sembrava venuta fuori dal nulla. Faith infilò le chiavi nella serratura lasciando che Buffy entrasse per prima nella stanza.
Le pareti erano ricoperte da foto che ritraevano tutti i suoi amici. L’ingresso lasciava percepire un forte odore di cibo, ma Buffy rimase ugualmente sconvolta nel constatare che in cucina tutti erano a tavola: anche Dawn!
“Ciao Faith! Andata bene la ronda?” esclamò Willow felice di vedere l’amica.
Anya che stava tagliando con cura la sua pizza trasalì nel vedere Buffy alle sue spalle.
“Hei, ma tu sei quella del negozio! Perché sei scappata via in quel modo?”
Faith si girò sospettosa e tagliente verso di lei “Allora: stamattina eri in negozio, stasera stavi quasi per farti divorare da Spike e dici di essere la cacciatrice. Non so proprio cosa pensare di te”
Buffy era ormai stremata, sentì che quelle sarebbero state le ultime parole che sarebbe riuscita a pronunciare quel giorno. Lo sguardo era perso e la voce roca, quasi rotta dal pianto.
“Dawn” ci fu un breve silenzio “Nemmeno tu mi riconosci?”
La ragazza era visibilmente imbarazzata, guardò come in cerca d’aiuto verso Faith. “Sorellina chi è questa ragazza?”
Buffy si appoggiò al muro. Non sapeva quale strana forza le permettesse ancora di respirare, forse la disperazione.
“Non sappiamo se possiamo fidarci di te ma mi sembri innocua e…. soprattutto malconcia”
La cacciatrice si guardò controvoglia nello specchio che le era di fronte e vide solo una ragazza sudicia e sconvolta. Non ebbe la forza di rispondere.
“Vieni” le disse fredda Faith “C’è un piccolo stanzino di sopra se vuoi puoi dormire lì, almeno potremo controllarti!”
Buffy salì come un automa le scale. Sembrava una punizione e si…. forse lo era.
Veniva punita per tutto ciò che aveva fatto. Per aver dimenticato Dawn e i suoi amici. Veniva punita per non essere stata più la cacciatrice da mesi ma soprattutto veniva punita per aver fatto dello sporco sesso con quel vampiro senza anima, amore, vita, respiro!
Era solo colpa sua!
Dovette appoggiarsi alla parete per riuscire a salire gli ultimi scalini. Sfinita, stanca, sporca……
“Spero che domani mattina riuscirai a trovare la ragione” le disse freddamente Faith senza guardarla ”Questi giochi non piacciono a nessuno!”
Buffy sentì il suo sguardo inquisitorio quasi tagliarle l’anima.
Faith continuò dalla porta “Lì comunque ci sono delle coperte e….” la cacciatrice sembrò ancora piu’indurita “Sta lontana da Spike: è un assassino e la prossima volta non berrà solo pochi sorsi”
La porta si chiuse lasciandola nel buio più denso e totale. Un buio, un oscurità che la mangiava, la divorava fin dentro.
”Tu appartieni alle tenebre”
Pianse ininterrottamente tutta la notte.
La luce non riusciva ancora a scacciare la notte. Non aveva dormito un solo istante. Dal piano inferiore udì delle voci che avevano accompagnato il suo atroce dormiveglia durante gli ultimi minuti.
Accostò un orecchio al freddo legno della porta….. Faith e….. LUI!
Qualcosa….. le graffiò letteralmente l’anima!
3° CAPITOLO
Doveva essere mattino. Aveva sentito la voce di Dawn dal piano inferiore… quella sua inconfondibile risata.
Non avrebbe potuto però esserne certa. Le scure e vecchie persiane della sua finestra non lasciavano penetrare alcun raggio solare, rendendo l’oscurità artificiale della stanza assoluta. Quella doveva essere la sua stanza. Aveva fatto lunghi viaggi tutta la notte e ora l’aveva capito.
Quell’intera giornata aveva come unico scopo portarla in quell’atroce camera oscura.
Quel luogo che sarebbe stato tagliato, graffiato per sempre dalle sue grida silenziose.
Strinse la coperta tra le dita cercando di mettere a tacere quegli strazianti pensieri con la speranza di trovare nella sua mente ferita un po’ di luce.
Forse tutto si sarebbe sistemato…. Infondo era accaduto anche qualche mese prima di perdere la memoria a causa di un incantesimo di Will e forse….. no!
Quest’indelebile tortura non poteva essere un incantesimo. Nulla aveva a che fare con una banale perdita della memoria.
Semplicemente lei non esisteva, tutta la vita aveva continuato inesorabilmente a girare col semplice fatto che lei non esistesse o meglio ancora….. la sua vita non le apparteneva più.
La mora dagli occhi scuri, fredda e sicura, l’aveva derubata di tutto, le aveva totalmente strappato ogni flebile ricordo di vita, perché se nessuno ricordava allora nulla era stato!
Strinse le mani sudate attorno alle tempie come per darsi un po’ di pace, come per mettere a tacere l’orrore che pian paino si faceva strada nei suoi pensieri.
Qualcuno bussò. Buffy si precipitò alla porta. Forse avevano ricordato!
Il sorriso di Will le lasciò una luce nell’anima per qualche altro breve istante.
“Scusa, forse dormivi ancora. Buffy giusto?”
La cacciatrice non trovò nemmeno la forza di allungare la mano verso la strega che la ritrasse velocemente.
“Volevo solo dirti che nessuno resterà in casa per qualche ora ma io ho insistito per farti riposare ancora un po’…. forse non hai un posto dove stare?”
Buffy si appoggiò alla porta senza rispondere.
“In ogni caso ho pensato che tu volessi lavarti e…. questi sono alcuni vestiti: spero siano della tua taglia. A dopo”
Willow scese velocemente le scale turbata dalle mancate risposte della cacciatrice e forse già pentita di essersi mostrata così buona.
Buffy richiuse la porta e dovette appoggiarsi al letto per evitare di accasciarsi a terra. Terribile! Non riusciva a trovare un'altra parola per descrivere questo incubo. Ancora una volta come il giorno prima sentì il viso e il collo completamente impregnati di sudore e lanciò via la maglietta con una ferocia inumana.
Si diresse a grandi passi verso la finestra e la spalancò furiosa, avrebbe voluto urlare, gridare come una disperata, prendere a calci il mondo e invece….. piangeva!
Grandi gocce d’acqua salata le riempivano le guance pallide e inutile fu cercare di frenare l’istinto di portarsi le mani al viso e accasciarsi sul pavimento.
Strinse il suo corpo tra le braccia come faceva da bambina e cercò di reprimere i singhiozzi. Si accorse aprendo gli occhi di indossare ancora i vestiti del giorno dopo e di essere più sporca che mai. Uscì dalla stanza guardandosi attorno, cercando di catturare ogni minimo particolare mentre con gesti duri cancellava le continue lacrime che le solcavano il viso e non sembravano intenzionate a fermarsi.
Il sole batteva forte e cocente ma lo sfogo delle ore precedenti sembrava averle fatto ritornare un po’ di forza. Aveva abolito ogni tipo di pensiero.
Qualsiasi cosa formulasse la sua mente, il risultato era un instancabile angoscia che le percorreva l’anima e così si era ripromessa di agire senza riflettere o meglio….. si sentiva vuota, completamente svuotata.
Le sue ultime e flebili speranze l’avevano indirizzata verso il Magic-box ma soprattutto verso il signor Giles che doveva trovarsi ancora in Inghilterra, forse, forse…. una piccola luce si accese in quel buio.
Il campanello all’entrata fece il solito rumore di sempre e Buffy trovò piacevole constatare che almeno questo non fosse cambiato.
Anya era intenta a fare conti dietro al suo bancone e Xander leggeva una rivista seduto al tavolo di fronte: entrambi la salutarono con un fugace cenno della mano e uno sguardo imbarazzato.
Faith che era nascosta dietro uno scaffale le si parò davanti spostandosi dal viso i capelli scuri “Vedo che ti sei svegliata e ti sei anche data una ripulita”
Buffy non riuscì a fare a meno di intravedere l’astio della nuova cacciatrice.
“Forse la bella addormentata nel bosco vuole dirci se ha ritrovato la strada di casa o magari…. ”gli occhi scuri la scrutarono fino infondo e la voce si fece più bassa “Ringraziarci!”
Buffy guardò spaesata attorno a sé come faceva da bambina quando si trovava in difficoltà ma niente! Nessuno ora poteva anche solo sorriderle!
“Scusa, forse ti sembrerò scortese o meglio ancora pazza ma tu non capisci quello che sta accadendo” le rispose titubante.
Faith si allontanò lasciando trapelare la rabbia che le suscitava la ragazza “Si, certo tu sei la cacciatrice!”
Buffy si fece risoluta e i suoi occhi verdi diventarono impercettibilmente più scuri.
“Esatto”
“Cacciatrice o no sarebbe meglio presentarci” la voce di Xander le affievolì quella pesante tortura inflitta alla sua mente.
Il tono, la sua voce calda e rassicurante era sempre la stessa e si accorse che questo valeva anche per Willow che concordò con l’amico sbucando da uno scaffale polveroso visibilmente contenta che ciò che le era parso così imbarazzante qualche ora prima, adesso le si stesse avvicinando a piccoli passi.
Buffy si ripromise che per tutto il tempo avrebbe ascoltato solo il suono della voce dei suoi amici. Non le sarebbe importato se le avessero chiesto il suo nome, chi fosse, da dove venisse. Se l’avessero insultata o maltrattata lei avrebbe ascoltato la loro voce, il suo suono e si sarebbe sentita a casa.
Anya senza alzare lo sguardo dai suoi soldi si limitò a gridare il suo nome e Buffy tra la paura e lo sconcerto pronunciò silenziosa il suo.
Faith aveva attraversato a lunghi passi l’intera stanza. La luce del risentimento era più che accesa nei suoi occhi…. perché la odiava tanto?
Buffy si ritrovò a specchiarsi nei suoi occhi e dovette volgere lo sguardo quasi senza forze. Quella cacciatrice scura e risoluta era il suo opposto e Dawn non poteva essere sua.
Buffy cercò di farsi coraggio sperando che almeno quella domanda potesse avere una piacevole risposta, sospirò tra sé e sé “Conoscete il signor Giles?”
Faith era più beffarda che mai “E chi sarebbe questo? Un tuo amico?”
Buffy balbettò sconcertata “Tu non hai un osservatore? Cioè… lui non è il tuo osservatore?” Faith rise isterica “Mi dispiace carina. Il mio osservatore è morto e sicuramente non era nessun signor Giles o come diavolo si chiama!”
Non esiste. Inorridita, sconvolta… senza parole, respiro.
La sua casa in vendita, la perdita di memoria di tutti, il fatto che lei non esistesse e ora anche il suo eterno punto di riferimento, Giles, che solo, dopo la morte di sua madre era rimasto a proteggerla se pur da lontano.
Tutto le stavo rotolando via, correva lontano, veloce quasi irraggiungibile…. e quel cartello…. lui…. l’odore di vernice.
Si voltò di scatto: Dawn!
I lunghi capelli della ragazza le cadevano morbidi sulle spalle, indossava quella camicetta che aveva sempre adorato. Ebbe l’impulso irrefrenabile di stringerla a sé ma… i suoi occhi! Così freddi, scostanti, lontani….. era un’estranea, per lei era un’estranea!
Corse via sperando di non doversi mai fermare!
Il sole era lentamente scomparso. Mille persone erano passate davanti ai suoi occhi…. mille bambini avevano stretto contenti le mani delle loro mamme e mille ragazzi si erano baciati, qualcuno aveva litigato, qualcuno… qualcuno…. sperò con tutta se stessa di non doversi mai alzare da quella panchina. Sperò con tutta se stessa che la sua vita si bloccasse lì, in quel punto morto.
Morto…. morto …. per sempre…. forse.
Sentì la sua presenza alle sue spalle, il suo forte odore di tabacco e alcol “Se ti chiedessi di uccidermi?”
Un sorriso si pronunciò sulle labbra diaboliche del vampiro.
I suoi occhi freddi profondi, ignoti d’azzurro luccicarono divertiti. La ragazzina spaesata e coraggiosa che aveva quasi dissanguato la sera prima gli dava le spalle, i suoi capelli biondi e morbidi risplendevano alla luce della luna, ebbe l’istinto di accarezzarli……
Quanto avrebbe voluto affondare i suoi denti in quella carne bianca fino all’ultimo, fino alla fine, fino a lasciare di lei solo un corpo vuoto. Ora non lo era.
Povero passerotto. Lei si sentiva svuotata ma lui la sentiva…. così carica di emozioni, addirittura capace di percepirlo, di percepire lui, una creatura della notte.
Si sarebbe sicuramente divertito parecchio con lei. Si sarebbe concessa volentieri e lui l’avrebbe trascinata in quell’abisso di oscurità facendoglielo assaporare giusto in tempo, nell’ultimo indelebile istante.
Si, lei bramava la morte almeno quanto lui desiderava il suo sangue.
“L’avevo detto che quello di ieri era un tentativo di farla finita…” sorrise il vampiro senza muoversi dalla sua posizione.
Buffy aveva gli occhi fissi nel vuoto, fermi, immobili, di uno smeraldo infinito.
“Nessuno sa chi sono, nulla esiste più…. o forse tutto…. nulla mi appartiene…”
Spike estrasse una sigaretta dal suo pacchetto e assunse un espressione ancora più divertita.
“Povero passerotto, nessuno sa chi è!”
Buffy si voltò di scatto. Il vampiro ossigenato in piedi, nella luce della luna, i suoi occhi fissi, completamente immersi nei suoi, senza alcun intenzione di distoglierli. Lui che le leggeva l’anima, che le entrava dentro, nelle sue parti più chiuse, nascoste, che ora come non mai le graffiava l’anima.
“Vattene Spike”
Il vampiro si spostò portandosi di fronte a lei che era ancora seduta.
“Hei, non avevi detto che volevi morire!” il suo sguardo gelido e indifferente.
Buffy lo fissò senza riuscire ad emettere una sola parola, quasi ipnotizzata da lui.
“Dimmi passerotto come fai a conoscermi e soprattutto perché non hai paura di me?” le disse avvicinandosi, la voce più bassa e calda. Buffy distolse lo sguardo.
“Nessuno dopo avermi visto col mio volto da caccia mi si è più anche solo avvicinato…. tu invece….” era seduto accanto a lei “Forse brami davvero la morte” le sussurrò nell’orecchio scostandole i capelli.
Buffy trasalì a quel contatto, le sue mani gelide le fecero sentire brividi sulla schiena ma soprattutto…. le mancavano! Le mancavano più di ogni altra cosa!
Ebbe l’impulso di girare il viso verso il suo! Vicini, ora, le labbra a pochi millimetri le une dall’altre. Gli occhi di Buffy erano già socchiusi. Desiderava le sue mani, il suo corpo, sentirlo dentro di sé e ricevere solo da lui la pace, ma ora…. più di tutto… voleva la sua bocca. Assaporò con la mente quel bacio e i suoi occhi si chiusero del tutto.
“Si, passerotto” il respiro di lui le sfiorava le labbra “Non mi temi, non temi le tenebre….”, la sua voce era calda e sicura “Tu mi vuoi”
Spike attese…. pochi istanti…. prima di percepire la sua voce roca “Si”
Buffy socchiuse le labbra, sentì le lacrime pungergli gli occhi per il desiderio, per la voglia di lui, anche solo di guardarlo, di toccarlo.
Spike la osservò qualche altro istante. Povero passerotto. Con calma e sicurezza le spostò i capelli dal collo lasciando comunque Buffy in quello stato di trans.
Le dita fredde tracciarono sulla sua pelle piccoli cerchi, lì dove il sangue era più caldo, e poi freddo e distaccato posò la sua lingua umida nell’ incavo del collo.
Buffy non poté fare a meno di emettere un piccolo gemito di piacere. Lo desiderava, avrebbe voluto urlarglielo, stringerlo forte al suo corpo nudo.
Tutto era cambiato ma Spike…. lui era la sua costante… lui…. la loro unione sempre così bramata…. un grido di dolore squartò il silenzio della notte!
I denti del vampiro erano entrati affilati e violenti nella sua carne e…. spalancò gli occhi e vide le sue mani fredde stringerla indifferente…..
Avrebbe dato qualsiasi cosa per rivederlo lì, fermo nel suo giardino con quell’espressione sorpresa, avrebbe dato sé stessa per rivederlo anche solo un istante seduto accanto a lei, sarebbe anche morta lì, ora, per sentire ancora una volta quella mano che viveva solo di lei, del semplice fatto che esistesse sulla sua spalla. Grandi lacrime le solcavano il volto, dolorose, taglienti.
Il vampiro biondo che tanto aveva detto di amarla, Spike che aveva sentito dentro di lei puro, vero, completamente inebriato da lei….completamente…..
Un’atroce certezza le dilaniò il cuore!
Afferrò la fredda mano del vampiro che era ancora su di lei mentre il suo volto da caccia era immerso nel suo sangue, la portò tremante verso il suo viso sconvolto dalle lacrime, la strinse, più forte che mai.
Lui……. non esistevano parole, qualcosa di troppo vero e reale si stava facendo strada nel suo cuore, qualcosa di troppo sconvolgente, un’eterna, indelebile certezza, una verità che forse da sempre aveva saputo ma che aveva combattuto, soffocato come qualcosa di troppo perverso da confessare…. boccheggiò senza riuscire a parlare, la mano del vampiro totalmente bagnata dalle sue lacrime…. Spike…. di colpo si staccò da lei!
-Ti piaccio?
-Qualche volta
-Ti fidi di me?
-Mai
Le sue parole fredde e pungenti, nascoste impregnate di vergogna e il suo volto…. così stanco di sentirsi usato… così stanco di ascoltare bugie, di non poter udire verità mai pronunciate.
Spike si era dovuto allontanare da lei perché ora percepiva il freddo ferro della panchina a contatto con la sua pelle, la sua mano non era più nella sua…. sentiva di aver aperto gli occhi eppure una fitta nebbia era la sua unica visuale.
Boccheggiò per qualche istante cercando di raddrizzare il suo corpo ormai inerme, una macchia nera le era di fronte…. qualcuno… forse…. era nervoso, in continuo movimento.
“Dimmi la verità ragazzina: chi sei?” la voce di Spike era rotta e rabbiosa.
Buffy riuscì ad emettere solo un gemito di dolore cercando di rimettersi in piedi senza alcun apparente risultato.
“Dannato inferno ma chi diavolo sei?”questa vola il tono era diventato quasi minaccioso, Buffy trasalì al rimbombare delle prime sillabe e finalmente ciò che le era davanti divenne chiaro.
Spike arrabbiato e furioso si muoveva nervoso e rabbioso davanti a lei e le ringhiava contro. Si portò una mano tremante al collo e gemette di dolore toccando la ferita impregnata di sangue.
Qualcosa l’aveva turbato, qualcosa gli aveva impedito di terminare quello che aveva cominciato e Spike non era certo uno che faceva le cose a metà.
Il pensiero che qualche ricordo gli avesse toccato la mente le sfiorò l’anima.....
Il vampiro era stato turbato da qualche suo movimento…. da qualche suo gesto! “Insomma stupida ragazzina rispondimi!” Spike si era mosso furioso verso di lei e l’aveva afferrata violento.
Buffy gemette di dolore: la ferita…. lo spavento.... ma soprattutto lui! Non ricordava quanto potesse essere rude e violento! La cacciatrice balbettò qualcosa senza senso e socchiuse gli occhi per il dolore che le procurava indifferente il vampiro.
Spike la strattonò a terra ancora più furioso imprecando. Buffy non aveva più lacrime da piangere. Aveva sperato con tutta sé stessa che il vampiro biondo le donasse la morte nel modo che più aveva bramato ma qualcosa era andato storto! Il contatto con la sua pelle, la sua bocca, le sue parole! Una certezza che forse da sempre era stata parte di lei l’aveva sconvolta senza ritegno e inerme e senza forze si era abbandonata al suo atroce destino ma poi…. qualcosa aveva visibilmente turbato il vampiro biondo!
I suoi occhi di ghiaccio la fissavano violenti. La ragazzina aveva fatto qualcosa che a Spike non era piaciuto, qualcosa che lui non si aspettava….. o meglio al quale non si aspettava di reagire così!
I suoi tratti cominciarono a distendersi e un sorriso beffardo apparve sul suo volto “Avrei fatto volentieri il bagno nel tuo sangue ragazzina ma…. evidentemente da me vuoi qualcos’altro.” Buffy trasalì arrossendo “Tu vuoi solo morire!”
La cacciatrice spalancò gli occhi! Spike era tornato ‘calmo’.
“Si passerotto, tu vuoi solo e semplicemente farla finita!”.
Il vampiro dagli occhi infiniti le si avvicinò e Buffy indietreggiò sull’asfalto bagnato terrorizzata. Dov’era finito Spike? Possibile che di lui non fosse rimasto niente? Possibile che davanti a lei ci fosse solo ‘William il sanguinario’ spietato e senza anima.
Il vampiro era su di lei, qualsiasi movimento con la sua forza, con la sua spietata violenza le avrebbe tolto per sempre il soffio vitale.
Buffy boccheggiò sconvolta, questa volta nessuno l’avrebbe salvata. Sperò sorprendendosi che la cacciatrice bruna arrivasse ma il silenzio era ormai totale e gli occhi abissali del vampiro così freddi e agghiaccianti le sgretolavano inesorabilmente i suoi!
Indietreggiò ancora una volta ma fu bloccata da un braccio di Spike che la alzò di poco dal selciato umido.
Il vampiro rise beffardo “Povero passerotto”
Questa volta le lacrime non si erano fermate. Ora, il suo volto bagnato da acqua salata e l’orgoglio, quello vero, forte, reale la stava abbandonando, lasciandola sola inerme in quella morsa d’acciaio. La stretta diventò ulteriormente più forte e il suo corpo venne sollevato ancora di più .Gli occhi di Spike….. non erano più indifferenti…. quel ghiaccio che si era impossessato di lui nelle ultime ore era ormai carico di rabbia.
”No, ti prego William” le parole supplichevoli, calde, urlate, cariche di un sentimento mai così chiaro, cariche di un emozione quasi mai assaporata veramente le scivolarono via dal cuore senza rendersene conto frantumando quell’ultimo inesorabile cristallo di orgoglio presente in lei.
La cacciatrice si portò una mano alla bocca quasi sperando di poter cancellare quella sconcertante ultima frase, quelle parole che mai aveva pensato di poter pronunciare sbriciolando la sua forza, il suo coraggio, trasformando tutto in una sconfortante supplica!
Spike aveva sbarrato i suoi occhi cerulei! Fermo, immobile, la sua espressione si era mutata, il suo mostro per un istante era scomparso, la sua anima per un attimo era tornata.
Si spostò violento lasciando Buffy ricadere sull’asfalto, si allontanò fissandola negli occhi, dentro, profondo fino all’anima. Si voltò furioso di scatto, la sua voce bassa e rabbiosa “Stammi lontano ragazzina!”
Buffy strofinò le mani sui jeans, l’asfalto le aveva ferite. Non c’erano parole. Non esisteva più nulla.
Guardò Spike allontanarsi nella notte, affogò disperata il desiderio di urlare tra le lacrime il suo nome.
4° CAPITOLO
Adorava svegliarsi quando il sole filtrando dalle finestre si posava ai piedi del letto illuminandone le coperte. Il calore che quella luce procurava le scaldava le gambe sepolte dalle lenzuola e l’odore di caffè si espandeva per tutta la stanza.
Riusciva a udire se pur lontane le voci dei suoi genitori: risate, parole bisbigliate, frasi a volte senza senso al quale lei cercava di dare un significato. E se per caso le sembrava di udire il suo nome in quelle parole sconnesse, magari in un bisbiglio, in un gesto quasi segreto, allora sgattaiolava fuori dal letto e con i piedi scalzi per non fare rumore si appoggiava alla porta per origliare.
Un giorno poi, avevano cominciato a litigare.
Il cemento freddo e umido le aveva lasciato piccoli graffi color porpora sulle mani sporche. L’acqua della leggera e flebile pioggia che si era silenziosamente fatta spazio sulla città si era mischiata alle sue lacrime. Gocce salate, forti, irrefrenabili, che scavavano dentro, fino infondo.
Possibile che lui così forte e senza scrupoli, così atrocemente fisico in tutto, così crudo e senza ritegno. Lui al quale il suo corpo si era unito senza freni, senza alcuna inibizione in un vortice di puro erotismo, trattandolo come se fosse niente .
Lui che aveva assaporato fino alla fine in quelle notti con la scottante certezza che scomparisse come la luna alle prime luci dell’alba.
Lui sul quale aveva vomitato addosso tutto il suo disprezzo, mentre il suo cuore gridava, graffiava, bramava di essere ascoltato.
E ora la verità.
Quell’atroce, inesorabile verità, quell’emozione così forte intensa, assoluta…. che pretendeva di essere ascoltata, vissuta.
Grandi lacrime continuavano a scorrerle sul viso. Rabbia, pura rabbia!
Riusciva a vedere il suo corpo riflesso nello specchio di casa. I suoi morbidi capelli biondi appoggiarsi alla sua figura snella, i suoi occhi smeraldo fissarsi….. si odiava! Si odiava profondamente.
Odiava quei capelli che aveva tagliato come per mettere a tacere l’atroce grido che si faceva spazio dentro di sé! Odiava quel suo corpo, al quale aveva dato tutta la colpa, al quale aveva attribuito ogni impulso, ogni desiderio, ogni pensiero verso il vampiro biondo. Odiava i suoi occhi che l’avevano scrutato, odiato, beffeggiato, tradito in ogni dove. Odiava quegli occhi che non erano stati capaci di vedere quanta eterna bellezza ci fosse dietro quel volto, quegli occhi che non erano stati capaci mai di reggere il confronto, che si erano sempre abbassati a ogni domanda insistente che avevano sempre sfidato in ogni parola, che avevano sempre ferito indissolubilmente.
Ma soprattutto, sopra ogni cosa, odiava sé stessa. Lei che aveva sepolto, affogato ogni emozione. Che si era morsa le labbra ogni qual volta il suo cuore avrebbe voluto gridare, lei che aveva stretto la sua anima in una morsa senza ossigeno, respiro con l’agghiacciante paura …….. con lo scottante terrore di amarlo, di amarlo terribilmente.
Piccoli rivoli di sangue scorrevano sulle sue mani bianche e indolenzite. Un’ombra si avvicinò sull’asfalto bagnato.
Willow le era di fronte.
Buffy rimase a terra, cercò nervosamente, con gesti veloci, di cancellare le lacrime.
La strega era in silenzio.
Si alzò barcollando e cercò impacciatamene di non incontrare lo sguardo dell’amica.
“Cosa ti è successo?” la voce di Willow visibilmente preoccupata.
Buffy alzò lo sguardo. La sua amica, lì, davanti a lei e non poteva nemmeno stringerla!
Non avrebbe potuto nemmeno confessarle tra le lacrime quanto fosse stata stupida, non avrebbe potuto nemmeno ascoltare i suoi saccenti rimproveri, i suoi ‘te l’avevo detto’, non avrebbe potuto vederla ridere incredula, non l’avrebbe potuta vedere arrossire ad ogni particolare piccante e diventare risoluta, sconvolta, sconcertata, delusa quando avrebbe capito di chi si trattasse.
La pioggia era diventata più fitta procurando battendo sull’asfalto quel malinconico tintinnio, rimasero in silenzio poi…. un tuono squartò il cielo e…. Buffy si aggrappò ansimante, in lacrime, senza ritegno, imbarazzo alla ragazza dai capelli rossi che le era davanti.
Non le importava se non sapesse nemmeno chi fosse, non le importava se forse non ricordava quella volta che rivolgendole la parola, lei aveva creduto che le servisse solo un aiuto a scuola, non le importava se ora non ricordava tutte le notti che avevano passate sveglie a parlare, se non ricordava che anche lei era a conoscenza dell’imbarazzante ballo di Snoopy di Xander.
Lei era la sua migliore amica e questo comportava essere lì, adesso, sotto la pioggia a piangere.
Willow le accarezzò dolcemente i capelli, era più preoccupata di quello che dava a vedere, aprì silenziosamente il grosso ombrello rosso che aveva con sé. Buffy si strinse ulteriormente a lei e cominciò a singhiozzare.
“Su, non piangere Buffy, vedrai che andrà tutto bene. Sono sicura che Faith riuscirà ad aiutarti”
Buffy strinse i pugni. Ancora una volta,ascoltò solo il suono della sua voce.
La casa nascosta dall’edera era ancora illuminata. La cacciatrice era rimasta chiusa in un assurdo silenzio. Non riusciva più a trovare logica, verità, realtà in quelle agghiaccianti ore. Aveva sperato con tutta sé stessa di risvegliarsi nella sua stanza, eppure l’incubo non sembrava avere nessuna intenzione di terminare. Ogni scena, personaggio, ogni atto diventava sempre più profondo e scottante. Le strade erano ormai completamente bagnate dalla pioggia che era terminata solo da pochi minuti…. o tanti…. nemmeno il tempo forse era reale. Spinse indietro con inesorabile crudeltà le ennesime lacrime.
Faith le aprì la porta. Gli occhi scuri della ragazza sereni su Willow si spostarono violentemente sulla ragazza bionda.
“L’ho trovata ai giardinetti. Era sotto la pioggia e….. ” Faith che non aveva accennato alcun gesto di invito interruppe l’amica sarcastica.
“Evidentemente non riesce a stare lontana dai guai!”
Willow incurante, con un gesto veloce spalancò la porta, ora era seria.
“Faith!” la voce diventò impercettibilmente più bassa “E’disperata! Dobbiamo aiutarla.”
La nuova cacciatrice posò uno sguardo inquisitore, senza alcun cristallo di comprensione, tenerezza….. pietà….. “Chiudete la porta. Stasera si gela”.
Buffy si sistemò su una sedia che era vicino al tavolo, notando che la cucina era vuota.
“Allora biondina, siamo seri, come pensi che potrei aiutarti se ti ostini a fare la matta” la voce di Faith impregnata di sarcasmo.
“Non sono matta” Buffy era al limite, tanto che le ultime parole le uscirono più alterate di quanto volesse. Respirò a fondo cercando di trovare dentro di sé, nei meandri più nascosti, le ultime, inesorabili, forze.
“Io ero la cacciatrice. Mi chiamo Buffy Summers. Willow e Xander sono i miei due migliori amici dai tempi del liceo e Dawn….. ” Faith involontariamente trattenne il fiato.
“Dawn è mia sorella!”
La nuova cacciatrice batté con forza i pugni sul tavolo “Smettila!” la voce diventò quasi supplichevole ”Willow ti prego portala lontana dalla mia vista!”
Buffy scattò violentemente in piedi “Non sono pazza! Dovete ascoltarmi! So cose che nessuno può sapere, io c’ero…..” la voce roca e sfibrata, gli occhi di uno smeraldo infinito.
“Io mi sporco le mani di sangue da quando avevo sedici anni, vi ho sempre difeso, tutti…… io sono morta per Dawn…. per salvarla…. sono tornata” la voce era ormai completamente rotta dalle lacrime “E Spike…. lui mi aiuta, dice che mi ama ma……”
Il viso del vampiro si impresse a fuoco, forte e terribile nella sua mente, le sue mani fredde e indifferenti…. quel forte odore di vernice.
Dovette sedersi per evitare di accasciarsi sul pavimento.
Willow le era corsa vicina, le tamponò con una mano la fronte sudata, questa volta la sua voce era forte e determinata “Faith, non so chi sia questa ragazza ma non possiamo non aiutarla. Potrebbe venire da qualche dimensione parallela o magari le hanno fatto qualche incantesimo. In ogni caso non penso che si stia inventando tutto”
La nuova cacciatrice senza rendersene conto si era appoggiata al tavolo accanto e aveva la fronte impregnata di goccioline di freddo sudore “E’ tardi. Per stasera sarà meglio riposare”
Willow era già pronta per ribattere ma Faith incurante continuò “Domani cominceremo le ricerche.”
Buffy sentì che una piccola, flebile luce si stesse silenziosamente accendendo in quell’incubo.
“Vieni. Ti accompagno di sopra”
Willow rimase in cucina mentre le due ragazze salivano al piano di sopra. Faith non aveva alcuna intenzione di dire alcuna parola a quella ragazzina che pretendeva di impadronirsi della sua vita, che urlava di esserne la proprietaria.
“Lo so che questa situazione ti fa star male” Buffy era timida e timorosa ”Pensa se tutto questo ti fosse portato via.”
Faith rabbrividì, Buffy continuò “A me è successo!”
La nuova cacciatrice rimase in un assoluto silenzio, gli occhi fissi, chiusi nella sua impenetrabile barriera.
Aprì piano la porta che portava nella camera dove aveva fatto dormire la ragazza la sera prima. Questa volta riuscì solo a pronunciare “Buonanotte.”
Buffy di scatto bloccò la porta che la cacciatrice stava, senza ascoltare la sua risposta, per chiudere. Un dolore la attanagliava fino a dentro, scavava lento e profondo da ore interminabili.
“Cosa c’è tra te e Spike?” la cacciatrice bruna indietreggiò turbata.
“Ma cosa diavolo dici?”
“Lo sai!”
Faith rispose nonostante le stesse per urlare in faccia di farsi gli affari suoi “Cosa ci dovrebbe essere? Lui mi aiuta in cambio di denaro” la voce era rauca e turbata.
Buffy sentì quella mano forte e decisa lasciare per un istante la presa.
Forse stanotte avrebbe potuto respirare.
Continuava a rigirarsi nel letto. Era passato poco tempo…. o forse tanto. Le coperte le davano prurito e continuavano ad attorcigliarsi al suo corpo. I cuscini troppo grossi e gonfi le facevano dolere il collo.
Si girò sulla schiena fissando il soffitto. L’incubo forse stava lasciando la presa…… forse….
Si alzò silenziosamente avvicinandosi alla finestra illuminata. Qualcuno aveva lasciato la luce accesa sul portico.
Le due figure che con difficoltà si misero a fuoco nei suoi occhi le strapparono un gemito. La ragazza bruna sorrideva sarcastica al vampiro biondo dagli occhi infiniti che fumava divertito una sigaretta. Un grido agghiacciante, che implorava, urlava, graffiava, tagliava, giù, profondo, fino alla fine le morì in gola.
Ti prego, amami.
Buffy si era appoggiata sul letto. Aveva dovuto tirarsi su le coperte, mille brividi le attraversavano il corpo spingendola verso quell’immagine.
Si era allontanata velocemente da quella finestra come per cancellare con violenza l’ultima immagine che la sua mente ferita aveva elaborato. Strinse con forza gli occhi sperando con tutta sé stessa di ritrovarsi nel suo letto, sotto le sue coperte, il più lontano possibile da lì, da Spike, da loro.
Un irresistibile, senza alcun senso, voglia di farsi del male la spinse ancora una volta vicino al piccolo vetro illuminato. Graffiò senza rendersene conto la superficie trasparente con le unghie in un gesto nervoso.
Possibile che lui, il solo vederlo, il solo pensare a ciò che poche ore prima le aveva fatto le procurasse un tale dolore. No, non era esatto. Questo non era un dolore. Questo era un bruciore, un bruciore di una ferita viva, aperta che scavava nella sua impotenza! Nulla, niente, cosa poteva fare? Come poteva pretendere che lui ricordasse!
Le due figure si separarono, la porta al piano inferiore si chiuse silenziosamente! Infilò velocemente i jeans e aspetto solo pochi istanti prima di sentire la chiave della porta di Faith che veniva chiusa con due giri veloci.
Scese cercando di fare meno rumore possibile mentre il cuore le saliva letteralmente in gola. Da quando aveva cominciato a batterle così forte e soprattutto perché? Per quale maledetto motivo si trovava a rincorrere quel vampiro che poche ore prima la stava per dissanguare!?
Il respiro diventò più affannato mentre svoltava l’angolo nel quale l’aveva visto scomparire e le sue scarpe, pulite pochi attimi prima di mettersi al letto, si erano completamente ricoperte di fango.
Vuota! La stradina buia e umida era deserta. Qualcuno era sicuramente passato da poco di lì perché percepiva forte e chiaro l’odore di fumo, ma nulla lo lasciava credere con certezza. La strada era lunga e buia e lui non era certamente tanto veloce da scomparire in quel modo! Respirò a fondo! Un sospiro di sollievo! Cosa gli avrebbe detto infondo! Perché diavolo l’aveva seguito!
Si portò i capelli dietro alle orecchie che avevano aderito alla pelle sudata e si voltò per tornare indietro. Lui! Il vampiro biondo a pochi centimetri da lei. Buffy indietreggiò rendendosi conto di quanto fosse stata stupida!
Ora che le era davanti riusciva a percepire lo stesso terrore che aveva procurato in lei stringendola freddo e indifferente in quella morsa d’acciaio! Il vampiro biondo accorciò le distanza, questa volta non sorrideva affatto.
Sibilò a denti stretti “Ti sei persa cappucetto ?”
Buffy si trovò ancora una volta ad allontanarsi dalla sua figura. Pensò a quale plausibile scusa trovare. Ma quando aveva cominciato a fare così caldo?
“Che ci facevi con lei?”……………. NO!!!!!!!!
Ma che diavolo stava dicendo? Ebbe l’impulso irrefrenabile di correre in quella casa! Non le importava che non fosse la sua, ora più di tutto voleva essere in quel letto, chiusa a chiave e sepolta dalle coperte!
Il vampiro biondo rise di gusto!
“Tu devi essere davvero matta! Ma cosa diavolo vuoi da me?” il tono divenne più basso e Spike si avvicinò ulteriormente “Prima mi implori di lasciarti andare e poi mi corri dietro”
I pensieri di Buffy volarono vorticosamente a quell’ultima frase. Ci aveva messo l’anima in quelle parole, ogni barriera era stata distrutta e ora lui freddo, gelido e indifferente ne stava calpestando con forza gli ultimi residui.
“Faith mi ha detto della storia che vai raccontando! Ci sono anche io in questa bella fiaba?” Lo spazio tra i due fu ancora diminuito ma questa volta Buffy non poté indietreggiare, il freddo muro alle sue spalle le impediva ogni movimento. Spike appoggiò un mano su di esso per impedirle anche solo di voltarsi. Il suo odore le salì fino al cervello e ebbe l’impulso irrefrenabile di respirarlo a fondo.
Spike portò le sue labbra a pochi centimetri da lei “Allora? Ci sono anche io?”
Buffy socchiuse gli occhi e annuì. Avrebbe voluto urlare, fuggire il più lontano possibile da lui, ma era completamente paralizzata, qualsiasi movimento la portava verso quel viso, verso quelle lebbra, verso lui. Lui assoluto, ora , in tutto.
Spike le sussurrò piano “E che ruolo ho?”
Buffy sgranò gli occhi, i suoi stessi pensieri la fecero inorridire! Chi, cosa la faceva parlare? Chi le faceva ideare quella menzogna con la quale sarebbe stato più facile convivere? Lo fissò dritto negli occhi, fino infondo, in quell’oceano di amarezza dove avrebbe voluto affogare senza limiti e riserve.
Respirò a fondo e senza rendersene conto, mentre piccole e dolorose gocce salate le rigavano il volto si trovò a sussurrare con voce roca e sfibrata “Noi ci amiamo e….”
Il vampiro rise sarcastico “Ne avevo il sospetto passerotto!”
Buffy socchiuse gli occhi. L’anima, il cuore, l’emozione quella vera profonda reale era stata spudoratamente rivelata al vampiro ora senza sentimenti emozioni, ricordi. Era rimasta nascosta, intrappolata mentre lui bramava solo di ascoltarla e ora che di lui era rimasto solo il gelo della morte, lei l’aveva liberata come se lo fosse stata da sempre.
Improvvisamente sentì il respiro mancarle. Ci vollero pochi secondi per rendersi conto che la mano del vampiro le stringeva il collo. Sembrava non usare nessun tipo di forza eppure quella presa le sembrava forte e dura come l’acciaio.
Boccheggiò ansimante mentre le lacrime le inondavano il viso. Lui che ora era chiaro, totale………. ora……….. non esisteva!
Quando i suoi occhi stavano definitivamente per chiudersi, ormai rassegnati al mostro senza scrupoli che sorrideva standole di fronte, che forse tutto e niente aveva del vampiro biondo, l’ossigeno tornò a fluire nei suoi polmoni.
Aprì istintivamente la bocca per riprendere aria ma….. lui!
Spike audace e violento le aveva tappato le labbra con le sue. La cacciatrice rimase pietrificate nonostante quel contatto le fece bruciare la pelle. Il vampiro la attirò violentemente a sé e insinuò con forza la lingua nella sua bocca.
Buffy senza rendersene conto si aggrappò al suo collo e cominciò a rispondere con voracità al suo bacio. Gli era mancato senza ordini, confini, barriere. Gli era mancato totalmente, profondamente, dolorosamente.
Affondò le mani nei suoi capelli e avvicinò il suo corpo a quello saldo e forte del vampiro mentre lui con la lingua le torturava le labbra. Lo assaporò in profondità sperando che non dovesse mai finire.
Spike cominciò a cercarle la pelle al di sotto della camicetta e quando finalmente sentì le sue mani su di lei, la sua pelle ora, come non mai per lei pura, impura, fredda e scottante, totale sulla sua, credette davvero di impazzire.
Quando il bacio era arrivato al limite, sfociando nella vera a propria estasi, Spike di scattò si staccò da lei!
I suoi occhi la scrutarono, fino a dentro. La guardarono, sorpresi, spaesati e sconvolti. Mente si allontanava veloce nella notte lasciandola ancora in quello stato Buffy si rese conto che più che sconvolto di lei, lo fosse profondamente di sé stesso!
5° CAPITOLO
La luce che all’inizio sembrava impedirle il tanto bramato sonno, ora sembrava del tutto scomparsa, portando i suoi occhi a sforzarsi nel buio. Le sue pupille, completamente dilatate, continuavano a fissare l’oscurità che densa e impenetrabile creava da sola incubi senza fine.
Aveva corso ansimante tornando verso la casa nascosta dall’edera, temendo terribilmente che qualcuno avesse potuto vedere, che qualcuno si fosse destato dal sonno, che qualcuno l’avesse cercata nel suo letto, l’avesse seguita in quella strada buia e …. l’avesse vista cedere, l’avesse vista amarlo in tutta sé stessa, in ogni gesto, movimento, respiro.
Quella menzogna, sussurrata a voce bassa, gridata fino a dentro, senza rendersene conto le aveva regalato un inaspettato sollievo. Se solo si fossero amati, se lei avesse lasciato libera quell’emozione così immensa e totale, quel sentimento mai assaporato, così forte e profondo.
Lui, inumano, terribilmente mostruoso e senz’anima le aveva gridato di amarla senza ombre, barriere e confini, ma lei aveva corso via, lontano…. l’aveva assaporato pienamente di notte, per poi scomparire sconvolta di giorno.
Lei, che non poteva amarlo, che non poteva nemmeno pensare di provare la minima emozione per il vampiro ossigenato, per il mostro incatenato da un chip tanto odiato, aveva corso a perdifiato, spedita, veloce ansimante, fin quando il respiro era stato rotto, fin quando le gambe le avevano ceduto, fin quando nonostante tutto, voltandosi senza ossigeno l’aveva visto a pochi centimetri da lei.
Solo allora, dentro di sé, totale e travolgente si era fatta avanti, immensa e senza confini una certezza sconvolgente. Si era avvicinata, ma lui da sempre così vicino e presente era scomparso.
Il vampiro biondo dagli occhi profondi che l’aveva amata oltre ogni limite si era trasformato. Di lui, ora, in quell’incubo senza fine era rimasto solo un mostro che viveva di sangue ma….. poche ore prima… o forse tante… aveva ceduto! Proprio come era successo su quella panchina, una piccola goccia, se pur quasi inesistente, d’anima era sembrata tornare in lui lasciandolo sconquassato, sconvolto, davanti ad un uomo che non conosceva o che forse semplicemente non ricordava.
Entrambe le volte lei gli aveva mostrato il suo cuore e entrambe le volte lui, ad un passo da ucciderla, l’aveva lasciata andare.
Le sue false parole continuavano a correrle nella mente. Un bugia che ora più che mai avrebbe voluto fosse realtà….. “Ci amiamo”
Era corsa via, forse non l’avrebbe nemmeno più rivisto, troppo sconvolto e spaesato, forse non sarebbe mai tornato lo stesso… forse!
Avvolse meglio la coperta intorno al suo corpo, improvvisamente faceva più freddo del solito, sperò ancora una volta di riuscire a dormire almeno qualche ora, domani sarebbe stata dura e….
“Ci amiamo?” LUI!
Si raddrizzò velocemente nel letto, coprendosi con la coperta e la sua mente rotolò vorticosamente in quel terrore, in quella emozione, la finestra ondeggiava per il vento.
Spike le era di fronte, avvolto nella sua giacca di pelle, la fissava inespressivo.
La luce era quasi del tutto assente, ma il suono della sua voce accompagnato da quella indelebile sagoma erano una certezza. Si chiese ansimante se fosse tornato per finire quello che ben due volte aveva cominciato.
La persiana mossa dal vento si spalancò del tutto permettendo ai raggi della luna di penetrare nella piccola stanza buia. Il viso del vampiro e i suoi vistosi capelli ossigenati furono man mano illuminati, fino a renderlo quasi completamente visibile.
Buffy indietreggiò nel letto, fino ad appoggiare le spalle allo schienale imbottito. Le coperte sembravano essere diventate improvvisamente gelide, boccheggiò senza riuscire ad emettere nemmeno un esile suono.
Il vampiro quasi assente accorciò ulteriormente le distanze, ora la sua fredda giacca aderiva al bordo del letto. Continuò incurante della sua reazione, come se pronunciasse quella frase per la prima volta, il tono stavolta più caldo “Ci amiamo?”
Buffy impulsivamente, quasi trasportata da una forza sconosciuta, si avvicinò a lui allontanando le coperte. Ancora una volta la sua voce, ancora una volta più calda “Ci amiamo?”
Ora, a pochi centimetri da lui, quel desiderio, vero reale, la sua pelle bruciava, bramava solo di lui. Spike appoggiò una gamba sul letto portando le sue labbra quasi sulle sue, la voce ora rauca e sfibrata “Ci amiamo?”
Buffy gli sussurrò ansimante sulle labbra “Terribilmente”
Il vampiro di scatto la attirò a sé, insinuando violentemente la sua lingua nella bocca della cacciatrice. Buffy d’impulso si aggrappò a lui come se aspettasse, lui, quella pelle, quelle labbra, da sempre.
Il vampiro cercò la sua pelle sotto la maglietta leggera e con un gesto quasi impercettibile le strappò via il reggiseno. Buffy gemette di piacere e nello stesso istante sperò che nessuno udisse quei rumori ripromettendosi, per quanto lucida fosse, di non emettere un solo suono. Il vampiro si staccò dalla sua bocca e alzandole la maglietta, ora sgualcita, cominciò a sfiorarle, fissandola negli occhi, con la lingua le estremità dei seni, mentre cercava violentemente, con le mani la sua femminilità.
La cacciatrice inclinò il suo corpo verso quello del vampiro e sentì il suo respiro diventare improvvisamente ansimante. Si aggrappò a lui, sollevandogli la camicia e tracciò con le dita tremanti linee infinite sulla sua fredda e salda schiena.
Il vampiro si distese su di lei e la fissò dritto, profondamente negli occhi smeraldo. Le sue iridi ghiacciate sembravano diventate di un blu assoluto e Buffy per un attimo sembrò dimenticare ogni realtà, dimensione, verità.
Il vampiro era tornato sul suo viso e la sua lingua cominciò a sfiorarle delicatamente il collo. La cacciatrice ancora una volta gemette di piacere e come per soffocare quel suono lo attirò completamente a sé.
Spike comincio a muoversi tra le sue gambe, i suoi jeans cominciavano a dolergli in modo insopportabile. Si strofinò piano su di lei, cercando di mettere a tacere quel desiderio quasi disumano.
Questa volta fu Buffy a alzare lo sguardo per guardarlo profondo, negli occhi. Lui, così assoluto, così tremendamente reale e quella certezza che ora più di ogni altra cosa urlava, gridava.
Il suo viso contratto dal desiderio, lui….. così totale!
Spike improvvisamente si scostò da lei. I jeans continuavano a stringere in modo insopportabile, i pugni erano stretti al punto da sentire un dolore lancinante alle mani. Ancora una volta quello sguardo, ancora una volta quella sorpresa, ancora una volta quegli occhi sconvolti. Fissò la stanza come per capire se tutto ciò fosse reale, tremendamente, terribilmente……non era lui.
Indietreggiò per la prima volta come spaventato da quella ragazzina bionda, da quel passerotto che flebile e innocente lo rendeva quasi….. umano!
In un istante la stanza era vuota! Buffy si portò tremante le coperte sul corpo. Ancora una volta quel grido, quella preghiera, ancora una volta, totalmente, lui!
Aveva ricominciato a piovere.
Piccole gocce tintinnavano leggere contro i vetri trasparenti mentre il vento, penetrando dalla finestra ora semiaperta, faceva ondeggiare lievemente la tenda turchese.
Forse aveva dormito per qualche ora….. forse….. il fatto era che dopo aver chiuso gli occhi per poi riaprirli dopo qualche secondo si era sentita meglio…… forse era solo la sua immaginazione, forse era solo quell’incubo terrificante che pian piano cominciava a perdere colpi….. forse.
Gli occhi blu oceano del vampiro dalla bellezza infinita bruciavano ancora nel cuore, le sue mani fredde ed esperte toccavano ancora il suo corpo tremante e la sua pelle così tremendamente in estasi era ancora maledettamente arrossata.
Avrebbe voluto ancora una volta corrergli dietro, avrebbe voluto squartare quell’assoluto silenzio che solo la notte possedeva gelosa, per urlare senza sosta il suo nome, per toccare il suo corpo nudo, per bruciare sotto le sue mani, per sentirlo forte e reale dentro di sé.
Quella stanza stava diventando insopportabile. Un’altra notte senza alcun senso era passata al suo interno, ancora una volta terribilmente lui.
Chissà se era sorto il sole? Quella maledetta pioggia non lasciava penetrare alcun raggio e quella tenda era dannatamente scura. Aveva sentito la porta principale chiudersi qualche tempo prima…. ore, minuti…. forse Dawn era andata a scuola…. forse.
Si raggomitolò esausta sotto le coperte e inspirò con forza la loro superficie. Il suo odore era ancora così tremendamente presente. Le avvolse vicino al viso. Non era più lei, la cacciatrice non esisteva più, la coperta ancora stretta tra le mani, il suo viso costantemente in lei.
Il rumore della porta all’ingresso, seguito dai passi sulle scale che portavano al piano superiore, la fecero sobbalzare. La stanza era completamente illuminata dal sole, si doveva essere addormentata e certamente erano passate parecchie ore da quando lo aveva fatto. I suoi pensieri vennero interrotti da un leggero bussare alla porta.
Chi era al di fuori non aspettò risposta e ben presto Faith si trovò faccia a faccia con la cacciatrice, ancora nascosta dalle coperte. I suoi occhi si posarono severi su Buffy, il tono evidentemente contrariato.
“Willow stamattina ha pensato di lasciarti dormire. Ti aveva scritto un biglietto per chiederti di raggiungerci al Magic Box, ma è evidente che tu non l’abbia letto”
Buffy imbarazzata sgusciò veloce dal letto avvicinandosi alla sedia su cui erano poggiati i suoi vestiti. Faith la seguì con lo sguardo.
“Poi non ti abbiamo visto arrivare e….. ” il tono divenne tremendamente sarcastico “Ho pensato che ti fossi cacciata di nuovo nei guai!”
Buffy portò la camicetta sgualcita al petto e cominciò a sbottonarla nervosamente .Si voltò per sfilarsi il pigiama. Sperò profondamente che il suo corpo non tradisse i segni scottanti di quella notte.
Solo quando furono in strada la cacciatrice si rese conto di quanto fosse tardi. Aveva dovuto dormire per tutto il giorno perché ora il sole stava già lentamente abbandonando la città. Faith camminava sicura al suo fianco. Non ebbe il coraggio di dirle alcuna parola.
Il campanello del Magic Box suonando informò del loro arrivo .Willow rivolse a Buffy un solare sorriso e le indicò una sedia posta vicino a Xander.
“In verità non abbiamo trovato niente di concreto. Tutti i libri parlano di dimensioni parallele, niente di specifico” dondolò leggermente sulla sedia su cui era seduta e il tono divenne impercettibilmente più basso “Penso che per aiutarti dovresti dirci qualcosa di più” Buffy fece roteare velocemente il suo sguardo all’interno del locale.
La stanza era diventata più buia, gli occhi di Willow, Faith, Xander, Tara e Anya erano su di lei. Per la prima volta li sentì profondamente come estranei. Erano loro, ma il fatto che lei, per loro, non esistesse aveva cambiato tutto…. o forse nulla.
Deglutì nervosa “Mi sono risvegliata nella mia stanza ma la mia casa era vuota e in vendita” Respirò a fondo “Non so cosa sia accaduto, nessuno si ricorda di me” Buffy abbassò tremante lo sguardo.
“Potrebbe anche essere vero, insomma potremmo davvero essere vittima di un incantesimo e non ricordarci di questa ragazza!” la voce di Xander incerta ma come al solito profondamente rassicurante.
Buffy continuò a passarsi nervosamente le mani sui jeans, il continuo attrito le stava arrossando, l’incubo stranamente sembrava recuperare terreno. La voce di Faith fracassò il silenzio.
“Ma smettila Xander. Ti pare che lei sia una nostra amica e nessuno si ricordi di lei, che non ci sia una foto, una lettera”
La cacciatrice la interruppe incerta “Veramente noi non abitavamo in quella casa quindi penso sia impossibile che ci sia traccia di me” la voce di Willow la interruppe pensierosa “In effetti esistono incantesimi di questo genere davvero potenti che se fatti da qualcuno di molto forte possono far cancellare completamente una persona e….. ” Faith era isterica.
“Ma cosa diavolo dite? Adesso la prima che arriva e dice di conoscerci le crediamo perché potremmo essere vittima di un incantesimo?”
Quella mano forte, indelebile, inesorabile che l’attanagliava, aveva stretto più forte, l’odore di vernice le riaffiorò nell’anima procurandole la nausea e lui………
Buffy scattò di colpo in piedi, la sua voce evidentemente provata “Io non sono una che dice di conoscervi. Io sono vostra amica, sono l’unica e sola sorella di Dawn e….. ” i suoi occhi cercarono quelli di Faith “Sono la cacciatrice”
La ragazza bruna si portò una mano tremante ai capelli e si sforzò di ridere, ma la risata le uscì tremendamente isterica e falsata.
“Certo cacciatrice. Per questo Spike l’altra sera ti stava dissanguando”
Willow la interruppe preoccupata “Quel vampiro riesce a dominare quel chip in un modo pazzesco”
Faith continuò “Si, ed evidentemente quella sera si era fatto aiutare da qualcun altro per aggredirla e se non fossi arrivata l’avrebbe certamente uccisa” la voce divenne più bassa “Sapete benissimo che sono anni che riesce ad uccidere ugualmente”
Buffy boccheggiò spaesata: lui aveva il chip! Spike per tutto quel tempo si doveva essere accorto che lei fosse vulnerabile, doveva essersi sicuramente reso conto che a differenza di quanto dicesse Faith potesse colpire la ragazza bionda senza alcun lancinante dolore, aveva sicuramente capito che avrebbe potuto divorarla senza che quell’aggeggio si mettesse in funzione.
Lei era l’unica dopo anni che avrebbe potuto uccidere senza problemi, senza l’aiuto di nessuno e nonostante questo, nonostante lei non potesse opporre resistenza, nonostante lui non la conoscesse affatto…. non lo aveva fatto.
Le parole di Faith risuonavano ancora nella sua testa, tutto era uguale, perfino il chip di Spike eppure lui, qui, riusciva a dominarlo!
Ripensò velocemente a quella sera nel cimitero -Un patto è un patto!-
Per quanto Faith risultasse sicura non provava nemmeno ad affrontare Spike….. perché……. lo temeva!
Lei non esisteva e….. Spike continuava a uccidere! Spike…. ancora…. totalmente lui!
Buffy si passò una mano tremante sulla fronte sudata e inspirò a fondo. Quella non era nessuna maledettissima dimensione parallela, quella era la sua dimensione…… tutto era uguale ma…. lei semplicemente non esisteva …. la sua vita ora, semplicemente apparteneva a Faith.
“Io sono la cacciatrice” pronunciò sicura fissando la ragazza bruna “Questa è una certezza”
Faith era esasperata, la rabbia salì in modo insopportabile procurandole un’aggressività senza precedenti. Rimpianse di non aver lasciato quella stupida nelle grinfie di Spike, almeno lui l’avrebbe fatta fuori senza doversi sentire in colpa.
Di colpo si diresse veloce verso Buffy prendendola per un braccio “Vediamo cacciatrice. Fammi vedere quanto sei forte. Fammi vedere come uccidi un vampiro”
Buffy venne trascinata fuori senza poter opporre alcuna resistenza a quella presa che mai le era parsa così forte.
Le grida di Willow e Xander le accompagnarono mentre Faith a grandi passi la trascinava via per la strada ormai buia.
Il cimitero era completamente deserto. Willow e gli altri le avevano raggiunte ansimanti e preoccupati.
“Su Faith smettila. Questo non è sicuramente il modo”
Faith sorrise sicura, il terreno al di sotto dei loro piedi cominciò a muoversi “Non preoccupatevi ora la cacciatrice ci difenderà tutti!”
Buffy retrocesse terrorizzata mentre una mano sbucava decisa dalla terra umida. Un terrore puro, mai provato prima. Si voltò disperata verso Faith che sorridendole con aria di sfida le lanciò un paletto di legno.
Il vampiro grosso e completamente sporco di terra le era di fronte. Buffy provò, cercando di trovare un po’ di forza in quel corpo esile, a conficcarglielo nel cuore.
L’energumeno che le era di fronte la lasciò fare. Il paletto sottile, si andò a conficcare lievemente nel suo costato per poi ricadere sulla terra umida del cimitero.
Buffy indietreggiò sconvolta. Dov’era la cacciatrice? Possibile che di lei non fosse rimasto nulla? Le lacrime le punsero gli occhi sconvolgendola ulteriormente mentre il vampiro sorridendo si preparava a colpirle.
Le grida di Willow non fecero battere ciglio a Faith che sicura e appagata la fissava soddisfatta.
Finalmente l’avrebbe fatta finita. Finalmente avrebbe smesso di dire che era la cacciatrice. Qualche pugno non le avrebbe certamente fatto male. Buffy socchiuse gli occhi per prepararsi a ricevere quel colpo certamente dolorosissimo. Nulla!
Nessun dolore! Nessun colpo! Aprì piano gli occhi…. lui! Spike la copriva con il suo corpo e il pugno rivolto a lei si era conficcato nel suo torace senza muoverlo di un centimetro.
Il vampiro biondo sorrise al demone che gli era di fronte e senza dargli alcun tempo di capire cosa stesse succedendo lo eliminò con lo stesso paletto di Faith.
Buffy era esausta, sconvolta, un inesorabile voglia di piangere le stracciava l’anima. Si appoggiò all’albero che era alle sue spalle per evitare di accasciarsi sul suolo.
La cacciatrice bruna e gli altri avevano assistito alla scena senza parole. Forse Spike voleva eliminare la ragazzina personalmente.
Istintivamente Buffy aveva stretto la giacca del vampiro tra le mani. Spike si voltò veloce verso di lei.
I suoi occhi di un blu senza barriere, confini si persero nei suoi.
Sconvolgendola senza ritegno la strinse tra le braccia.
Lui, così presente, così estremamente vero e reale, così immensamente totale in tutto, in qualsiasi tempo, luogo. Lui, così profondamente infinito, così tremendamente radicato in lei. Lui, totalmente lui, il solo a definire sé stessa.
Il suo profumo attraversò il suo corpo per arrivare puro nella sua mente. Le era mancato, le era mancato immensamente o forse più semplicemente l’aveva desiderato da sempre. Tante notti erano passate in quelle braccia, tanto sesso c’era stato tra quei due corpi ma mai, vero, reale, scottante, tremendamente sconvolgente era esistito quell’abbraccio.
Mai lei si era fatta stringere inerme,debole, sconvolta da quelle braccia che sole in quell’universo, rappresentavano la pace. Forse non era un incubo. Lui come poteva esserlo? Lui per cui ora, adesso come non mai avrebbe donato la vita, l’intera esistenza, come non poteva essere il paradiso?
Buffy alzò gli occhi verso il vampiro biondo, le sue braccia la stringevano forte e i suoi occhi erano fissi nel vuoto.
“Devo essermi persa qualcosa?” la voce di Faith tremendamente irritata.
Gli altri ragazzi senza parole si erano avvicinati a lei. Spike si allontanò bruscamente da Buffy e il suo volto cambiò improvvisamente espressione.
“Cacciatrice mi sbaglio o le cose dovrebbero girare al contrario: io mangio le ragazze e tu le salvi!” inarcò un sopracciglio in tono strafottente.
Faith deglutì furiosa, ora più che mai l’avrebbe impalettato molto volentieri.
“Sono d’accordo Spike. Tu le mangi, non le salvi!” gli occhi della ragazza si spostarono su Buffy che osservava in silenzio la scena.
“Hai ragione ma… ” il vampiro le si avvicinò “Tu sei quasi patetica!”
Gli occhi di Faith si accesero ulteriormente. Quella maledetta situazione, così estremamente favorevole le stava dannatamente scivolando di mano.
La ragazza bruna accorciò le distanza fino a far arrivare il suo viso a pochi centimetri da quello del vampiro “Cosa vuoi dire?”
Spike sorrise glaciale “La ragazzina deve farti molta paura per sperare che un vampiro come quello la divori. Per quale motivo?”
Faith di scatto lo spinse con forza fino a farlo ritrovare disteso nel fango. Spike che nei primi istanti sembrava essere pronto alla lotta rise di gusto.
“Hai paura che ti rubi il mestiere cacciatrice?”
Faith furiosa gli tirò un calcio nella schiena. Il vampiro si toccò dolorante senza eliminare quell’assurdo sorriso dalla faccia.
“Hai paura che ti rubi la sorellina?”
Questa volta il calcio fu di una forza assurda. Il vampiro steso sul terreno sputò sangue e si strinse dolorante, il sorriso ancora così maledettamente presente.
“O gli amici?”
La cacciatrice si mise su di lui e gli diede, quasi con gesti insicuri e isterici, una serie di pugni.
Spike fece ricadere la testa all’indietro, da un lato della sua bocca ora scendeva un rivolo di sangue. Avvicinò le labbra a quelle della cacciatrice, ora, a pochi centimetri.
“O forse hai paura che ti rubi qualcos’altro?”
Faith quasi come posseduta, senza un briciolo di ragione si scagliò con una violenza inaudita sul suo viso lasciandolo stremato e ferito. In un gesto veloce la cacciatrice bruna estrasse un paletto e lo premette con forza all’altezza del suo cuore. Il vampiro sorrise dolorante e sicuro.
“Uccidimi!” la cacciatrice lo premette con più forza.
“Uccidimi!”
Faith era immobile. Spike così irritante, così crudo e diabolico che ora per la prima volta con quella ragazzina dal nome assurdo aveva dimostrato un tratto di umanità, così reale e oscuro, così sexy, così tremendamente vampiro.
I suoi occhi erano fissi nei suoi. Perché le faceva così del male?
Il vampiro di colpo l’aggredì capovolgendo la situazione. La sua mano, quella morsa d’acciaio da cui era impossibile scappare stringeva forte e decisa il collo della cacciatrice. Il suo sguardo era sicuro e rabbioso.
“Se vuoi far uccidere una ragazzina vorrei essere il primo a saperlo. Ci siamo capiti?”
Faith fu costretta ad annuire ora più che mai terrorizzata.
La sua voce divenne beffarda “Non umiliarti cacciatrice. Se anche ti fossi decisa a uccidermi non avresti potuto”
Le sue mani di colpo lasciarono la presa e Faith si raddrizzò tossendo in modo convulsivo. Buffy aveva assistito alla scena. Il suo cuore si era continuamente fermato per poi ricominciare a battere più forte di prima. Possibile che alla cacciatrice bruna appartenesse, ora, anche quest’emozione per il vampiro? Possibile che ora il suo oggetto dei desideri fosse lei? Quella mano aveva stretto più forte e decisa. Mentre guardava il vampiro allontanarsi nel buio capì che quell’incubo per ora non avrebbe certamente mollato.
Willow l’aveva convinta. Incurante delle occhiatacce di Faith che umiliata e malconcia si era rialzata dal terreno umido, le aveva chiesto con tanta cura e gentilezza di stare da loro quella notte. La cacciatrice bruna non aveva osato parlare. Un gesto troppo estremo era stato fatto e ora non avrebbe certo potuto chiedere il perché di quell’abbraccio a quella ragazza che stava quasi per far eliminare!
Buffy era rimasta in silenzio, troppo occupata a seguire quegli occhi scuri di cui tanto avrebbe voluto conoscere i segreti. Quegli occhi che forse come lei bramavano quel corpo, quella bocca, quelle mani, quella voce.
O forse, chissà, come lei li avevano avuti. In un lampo l’immagine delle loro labbra che si univano, mentre i loro corpi si cercavano, le lacerò l’anima procurandole la nausea.
Quando era diventato così profondamente parte di lei?
Willow e Xander forse si stavano scusando perché vedeva i loro visi dispiaciuti, mentre parole senza alcun senso arrivavano confuse nella sua mente. Lei era altrove.
Dovunque, ovunque fosse lui.
In cucina aveva intravisto Dawn. I suoi occhi vivevano ancora nella sua mente. Quando avrebbe potuto riabbracciarla senza che nessuno pensasse fosse pazza, senza gli occhi ostili di Faith su di loro? Stava male. Profondamente, un dolore inesorabile la divorava dall’interno. Il viso di Spike continuava a bruciare dentro come se da sempre fosse esistito in lei, come se con lei, indelebile, fosse nato. Le sue braccia l’avevano sconcertata, sorpresa senza ogni ritegno facendola respirare per la prima volta in quell’incubo senza fine.
Eppure era lontano. Il suo sguardo perso e “La prossima volta che decidi di uccidere una ragazzina vorrei essere il primo a saperlo”…… quelle parole che la confondevano.
Non era Spike o forse non ancora. Si chiese quasi terrorizzata se davvero quei due nascondessero qualcosa.
Nausea e questa volta più che mai terrore. Lei non esisteva e tutto era stato stravolto….. o forse nulla ma…… se lui era cambiato: allora tutto era stato stravolto.
Dovette spingere con forza la porta della cripta, sporca e polverosa. Mai le era sembrata così pesante. Era sgusciata da quel letto in assoluto silenzio, ma soprattutto in assoluta mancanza di razionalità. Aveva corso ansimante per tutta la strada, impaurita sul terreno fangoso del cimitero.
Non aveva pensato a nulla, non poteva. Se l’avesse fatto sarebbe tornata indietro e avrebbe pianto per ore. E invece aveva corso in una cripta di cui non era certa nemmeno dell’esistenza, ansiosa terribilmente affamata di risposte, di certezze che ora non esistevano e che forse in quell’incubo non potevano esistere. Terribilmente affamata di lui, di lui solo. Spike era saltato dalla poltrona. La vecchia e malconcia tv continuava a far passare immagini ora senza senso. Buffy si appoggiò ansimante alla porta richiudendola alle sue spalle. In un istante indelebile fu nei suoi occhi.
Voci senza alcun senso emesse da quella scatola scura rompevano un silenzio scottante. La cripta umida e polverosa era illuminata solo dalle flebili luci provenienti dalla tv. Perché era lì?
Spike le era di fronte, i suoi occhi sconcertati e sorpresi. Persa, completamente annegata, immersa in quell’oceano senza confini. Le sue labbra tremavano.
“Perché mi hai salvata?” la voce di Buffy titubante e insicura.
Spike inclinò la testa da un lato sorridendo sarcastico “Passerotto, perché mi tormenti?”
La cacciatrice impaurita e timorosa, nella sua mente ancora quella morsa d’acciaio e quel bacio di fuoco.
“Rispondimi!” disse fingendo un briciolo di sicurezza.
Il vampiro divenne serio, il suo sorriso beffardo scomparve.
“Quando in giro c’è una bambolina che posso uccidere senza che questo maledetto chip mi logori il cervello voglio tenerla tutta per me.” rispose toccandosi con forza le tempie.
Il tono di Buffy divenne acceso e le distanze tra i due furono ulteriormente accorciate.
“Tu non vuoi uccidermi” la tv continuava a parlare.
Spike le era addosso, i loro visi si sfioravano e le loro labbra erano quasi attaccate, il vampiro poteva sentire il suo caldo respiro sulla sua bocca. Inclinò la testa da un lato e sorridendo malizioso le parlò sfiorandole continuamente le labbra senza baciarla.
“Hai ragione ragazzina. Non voglio solo ucciderti” continuò a torturarla scostandosi continuamente da lei.
Buffy era estasiata, gli occhi socchiusi “Prima voglio scoparti!”
In un attimo le loro labbra si incollarono in un bacio stretto e convulsivo. La sua lingua cercò violenta e assetata quella di Buffy e le sue mani si insinuarono eccitate sotto la sua camicetta.
Le sbottonò sicuro i bottoni che gli impedivano di continuare quell’estasi dei sensi. La sua carne era chiara e profumata. Quanto voleva baciarla…. quanto avrebbe voluto affondare i suoi denti in quel paradiso!
Buffy aveva avvolto le sue braccia attorno al suo collo e la sua bocca era ancora tremendamente incollata a quella del vampiro. Spike con un gesto veloce le aveva tolto anche il reggiseno e ora i suoi seni rosati premevano contro il suo petto coperto ancora dalla camicia.
Non esisteva razionalità, verità, realtà. Mai le sue parole erano state tanto crude e scottanti, mai lei lo aveva desiderato così tanto prima che cominciasse quell’incubo…. o forse si!
Spike la prese sicuro in braccio e la distese sulla tomba di cemento che divideva la cripta. I suoi occhi tremendamente nei suoi. La voleva, la desiderava, contro ogni ordine e ragione. Ma chi era quella maledetta ragazzina? Chi era quel passerotto impaurito che gli faceva perdere ogni ombra di mostruosità e di ragione?
Buffy gli tolse la camicia e finalmente i suoi seni potettero premere sul torace forte e duro del vampiro. Lui le passò con voracità la lingua sul collo soffermandosi nell’incavo dove il sangue pulsava più forte. Voleva morderla, voleva morderla senza ogni tipo di freno eppure….. c’era qualcosa.
Buffy senza accorgersene lo premette con più forza sulla sua pelle come per intimarglielo…. voleva essere morsa, voleva sentirlo dentro di sé….. in qualsiasi modo…. dovette usare tutta la sua forza per non urlarglielo.
Il vampiro recuperando ciò che restava della sua ragione fece scendere la sua lingua fino all’estremità rosate dei seni che torturò vorace, le sue mani si insinuarono sicure al di sotto dei suoi jeans e con mani esperte e affamate cercò la sua femminilità .
Buffy gemette di piacere e fu costretta a stendersi su quel freddo cemento che ora quasi non percepiva. Il vampiro in un gesto veloce le tolse i pantaloni e passò la sua lingua sui suoi slip inumidendoli. La cacciatrice inarcò la schiena e lui eliminando anche quella sottile barriera le regalò un’estasi mai provata.
La sua lingua si insinuò nella sua zona più intima, spingendo più in profondità che potesse per poi passare più volte su tutta la sua morbida superficie. Buffy senza rendersene conto lo spinse con le sue mani più all’interno e quando lui velocizzò il movimento le sue grida di piacere squartarono quasi il silenzio.
I colori, il tempo, il luogo, tutto era diventato terribilmente sfumato. Ora nulla esisteva, ora la sua voglia era solo e totalmente per sempre di lui.
Il vampiro si scostò da lei e si liberò dai pantaloni che ora come non mai gli dolevano maledettamente. Mai aveva desiderato così totalmente qualcuno, mai era stato così forte il desiderio di essere in lei. Con un colpo forte e deciso la penetrò e Buffy gemette senza ogni freno e ritegno, aggrappandosi a lui.
Lo amava, lo amava senza ogni confine barriera, tempo e realtà. Lo amava immensamente, infinitamente, totalmente. Lo amava da sempre e soprattutto lo avrebbe amato per sempre, ne era sicura.
Dolore per una verità che la sconvolgeva ogni oltre limite, piacere per una sensazione che solo e sempre lui avrebbe potuto donarle. Ovunque fosse, dovunque fosse, qualsiasi maledetto incubo li dividesse.
Nella sua mente ancora quella preghiera. Amami. La sua anima lo chiedeva, pregava, urlava, bramava, di essere amata dal vampiro biondo. Le spinte da lente e decise cominciarono ad essere veloci e quasi irrazionali. Sentì il suo respiro diventare terribilmente affannato e i suoi occhi ancora una volta furono totalmente nei suoi! Lui….. non esistevano parole!
In un istante Buffy si aggrappò più forte a quella schiena salda mentre un piacere massimo e senza limiti si impadroniva del suo corpo. Qualche secondo dopo Spike finalmente la raggiunse nello stesso gemito e si abbandonò stremato sul suo corpo nudo.
Si chiese confusa se qualcuno, qualsiasi essere vivente in quel mondo, in quella galassia potesse essere in quell’istante più felice e allo stesso tempo più tremendamente sconfitto. Lui aveva vinto.
Nella sua mente bruciavano ancora le parole che imbarazzato ma sicuro gli aveva continuamente urlato il vampiro biondo ”Io ti amo”.
Quando le avrebbe sentite ancora? Quando finalmente la sua anima ora scottata e ferita avrebbe trovato la pace….. quella pace che contro ogni senso solo lui rappresentava? Quando quella mano forte e decisa avrebbe lasciato la presa?
Spike respirava con difficoltà. Cosa stava accadendo? Qualcosa di quella ragazza lo spaventava profondamente, qualcosa lo avrebbe fatto correre lontano da lei, qualcosa lo spingeva a tirarla con sé in quell’oscurità, ad affondare deciso i suoi denti in quel sangue caldo. Ma qualcos’altro invece, ora, prima, lo aveva trascinato con lei.
Possibile……
Nudi……. entrambi inconsapevoli…… la cacciatrice e il vampiro.
7° CAPITOLO
Il suo corpo solido e duro premeva forte sulla sua pelle. Riusciva a sentire i suoi muscoli tremendamente tesi appoggiarsi decisi sulle sue cosce e il suo torace premere con forza sui suoi seni.
Sarebbe rimasta lì, in quella dimensione che andava oltre ogni ordine e natura per tutto il tempo che le sarebbe stato concesso dalla vita. Una voglia irrefrenabile di capire, di far luce, chiarezza su quelle rivelazioni che continuavano insistentemente a confonderla.
Buffy fece scivolare con delicatezza la sua mano sulla sua schiena. Appena Spike riuscì a percepire quel contatto, che se pur leggero, era tremendamente diverso dagli altri, spalancò gli occhi intimandosi di resistere. Le mani della cacciatrice tracciarono ancora una volta una linea sulla sua pelle, i suoi gesti erano diversi. Mai qualcuno lo aveva toccato in quel modo.
Attese qualche altro istante prima di sentire le sue mani corrergli fino ai capelli, soffermarsi sul collo teso, per poi ricadere dolci e delicate, ancora una volta, sulla sua schiena.
Gli occhi di Spike erano fissi nel vuoto, si ritrovò a sorprendersi delle sue stesse parole. “Perché ti comporti così?” sussurrò sconcertato.
Buffy trasalì a quelle parole bloccando i suoi movimenti che riprese un istante dopo.
“Io mi sono sempre comportata così ma…. tu non lo ricordi” sussurrò imbarazzata mentre ciò che stava dicendo la turbava terribilmente.
Ancora bugie.
Il vampiro rimase in silenzio senza spostarsi da quel tocco, era evidente che quella risposta non gli era bastata.
“Io sono la cacciatrice e tu sei un vampiro ma….. passiamo ogni notte l’uno tra le braccia dell’altra.”
Buffy rimase in silenzio per qualche istante “Tu mi ami.”
Spike si alzò di scatto dal suo corpo nudo come se qualcosa l’avesse improvvisamente ferito. La sua espressione era mutata, i suoi occhi terribilmente lontani.
Buffy fece scendere il suo sguardo sorpreso sul suo corpo privo di vestiti e quando i suoi occhi si soffermarono sulla sua nudità distolse lo sguardo arrossendo.
Il vampiro sorrise in un modo quasi impressionante. La sua risata non nascondeva nessun tipo di sentimento tanto che Buffy si chiese se davvero di lui non fosse rimasto che un mostro.
“Ragazzina non mi sembravi così imbarazzata mentre gemevi di piacere.”
Buffy fece ritornare di colpo i suoi occhi in quelli del vampiro biondo. Il vampiro la fissò dritto, profondo, senza alcun intenzione di distogliere il suo sguardo di ghiaccio. Il suo corpo era ancora tremendamente nudo e lui non sembrava intenzionato a coprirlo.
Buffy fu costretta ancora una volta a guardare altrove e questa volta la risata del vampiro risuonò tra le pareti umide della cripta.
“Povero passerotto!” disse mentre recuperava i suoi jeans. I suoi occhi si posarono curiosi sul corpo nudo della cacciatrice e Buffy si sentì terribilmente sporca. Non era stata lei. Mai i suoi gesti i suoi pensieri erano stati così scottanti, mai erano stati così tremendamente……. reali.
Lo sguardo del vampiro era ancora posato sul suo corpo, insistente, tanto da farle bruciare la pelle, non né era sicura ma per un attimo sembrò anche leggerci una tremenda eccitazione. Spike distolse turbato lo sguardo e recuperò anche la cintura che era sul pavimento.
“Potevi evitarti di inventare questa storiella” le disse come se il suo unico e vero intento fosse quello di ferirla, distruggerla senza ogni ritegno “Se il tuo obiettivo era quello di farti scopare.”
Buffy trasalì e sentì l’impulso irrefrenabile di picchiarlo, picchiarlo senza ogni freno, fin quando inerme e senza forze l’avesse sentito chiederle scusa, sussurrarle ancora di amarla. Scattò di colpo in piedi e avvicinandosi a grandi passi verso il vampiro, dimenticando completamente il suo corpo nudo, lo schiaffeggiò con forza, tanto che il rumore del contatto con la sua pelle risuonò per tutta la stanza.
Spike era di ghiaccio. Improvvisamente la sua mano afferrò decisa il collo della cacciatrice sollevandola dal pavimento.
“Stammi a sentire passerotto” disse ringhiandole contro ”Ti avevo detto di starmi lontano!”
Buffy boccheggiò senza riuscire ad emettere un solo suono, i suoi piedi si muovevano nell’aria cercando una base su cui poggiarsi.
“Sembra che stasera ti abbia più che accontentata, quindi…. ”le disse scagliandola sul freddo pavimento “Ora sparisci!”
Buffy rimase immobile. Le parole del vampiro sembravano riemergere da un incubo mai assaporato veramente, sembravano nascere da un mostro che forse, mai vero e reale, aveva davvero incontrato. Quel semplice suono, quell’eterno e indelebile significato, la tagliava, graffiava, forte e profondo.
Cercò nella stanza i suoi vestiti e quando raccolse la camicetta si accorse che le mani le tremavano terribilmente.
Spike si era voltato fingendosi interessato alla tv che non aveva mai cessato di parlare. Fissava sconcertato, dallo schermo che rifletteva la sua sagoma, la cacciatrice che nuda, totalmente privata di ogni tipo di orgoglio e forza gli era alle spalle.
Una forza quasi disumana lo spingeva verso di lei. Ancora una volta tra quelle braccia, sotto quel tocco, ancora e ancora! Strinse i pugni sperando di vederla scomparire il prima possibile.
Buffy senza nemmeno chiudersi la camicetta sparì nell’ombra. La vide voltarsi un’ultima volta. Un desiderio irreale, sconvolgente, terribilmente forte, di stringerla tra le braccia lo spaventò senza ogni ritegno.
L’aeroporto era vuoto. Un uomo alle sue spalle forse leggeva un giornale perché riusciva a sentire le pagine sfregarsi continuamente. Un senso d’ansia lo attanagliava in modo insopportabile. Continuava a immaginare qualcuno entrare dalla porta automatica che gli era di fronte per trascinarlo via da lì. Sospirò cercando di trovare un po’ di calma dentro di sé. Precedute da un suono squillante, nuove parole apparsero sul tabellone elettronico. Si avvicinò sistemandosi gli occhiali sul naso. Londra-Sunnydale…. ancora 5 ore…… sperò preoccupato di farcela.
La cacciatrice aveva corso, veloce, diretta, spedita, lontana da quel luogo, lontana da quel corpo, da quelle mani, lontana da lui.
Mai nessuno aveva graffiato, tagliato così forte e profondo dentro di lei fino a farle sentire la sua anima urlare, gridare solo di lui. Spike l’aveva amata, Spike l’aveva amata contro ogni ordine e natura ma….. possibile che avesse amato solo la cacciatrice? Possibile che il suo unico obbiettivo fosse solo la figura che lei rappresentava?
L’aveva pensato da sempre o forse…. mai! L’aveva gridato, imposto al suo cuor per farglielo odiare, per farlo odiare contro ogni barriera e confine ma mai quel pensiero era stato realmente suo.
Ed ora era lì. Tutto era terribilmente uguale, lei se pur senza forza era ancora tremendamente lei eppure…. lui era lontano. Si era lasciata trascinare in quell’abisso sperando che lui avesse ricordato e invece….
Quando aveva smesso di essere la cacciatrice, quando lo era stata realmente?
Tutto stava diventando confuso…. forse pioveva, forse…. ”Voglio prima scoparti”, ”Gemevi di piacere”, ”…… più che accontentata”.
Parole, volti, luci, tempo e ombre…. tutto sembrava confondersi….. tranne lui…. lui, inesorabilmente lui.
Si arrampicò con movimenti sconnessi all’albero che portava a quella finestra. Non era la sua camera…. non lo sarebbe mai stata. Non ebbe la forza di arrivare al letto. Si accasciò piano sul pavimento freddo, le spalle protette dal muro, le lacrime erano finite, forse questa era l’ultima, o forse chissà…… nel buio della notte né sarebbero comparse altre.
Il suo sguardo perso, tremendamente fisso nel vuoto…. due occhi di ghiaccio la osservavano al di là dei vetri trasparenti.
7° CAPITOLO (parte seconda)
Ancora lui. Tremendamente, terribilmente lui. La sua anima completamente annegata in quell’essere oscuro, la sua volontà completamente attanagliata, indirizzata verso lui, solo e sempre lui.
Dolore….. solo questo? Possibile che quel grido, taglio profondo, potesse essere chiamato solo dolore? Possibile che nessuno avesse trovato una parola migliore? Una parola che fosse davvero impregnata di quel sentimento che brucia e devasta ogni lucciola che c’è nella notte?
Il suo cuore lo cercava ancora. L’incubo era presente, assoluto. Nessuna speranza, ma lei non c’era… Lei, eternamente lontana, era con lui. In lui.
Certezza bruciante e prepotente l’aveva travolta.
Sola.
Ancora il suo ricordo: la sua mano ancora sulla sua spalle, le stelle ancora nel cielo scuro e profondo, le lacrime ancora fresche sul volto. “Cos’è successo?”
Cosa? Cosa? Ti amo Spike, ti amo dolorosamente. Il tuo pensiero mi distrugge. Cancella tutto. Come un acido potente dissolve tutto ciò che è intorno. Ragione e speranza. E resti tu. Tu così assoluto. Tu dagli occhi abissali. Tu dalle mani che rapiscono l’essenza del mio essere, dalle mani in cui volentieri emanerei l’ultimo respiro.
La cacciatrice è stata sconfitta. Ridi,divertiti pure. Non posso combatterti e anche se mi tornassero le forze non lo farei. Vinceresti lo stesso. La tua polvere mi batterebbe ugualmente. Ti amo vampiro, ma non lo saprai mai.
Il sole era sorto. La mente ancora persa nell’oblio. Volontario. Perché ricordare? Perché tornare in quelle ore tremendamente irreali? Dormi Buffy. Lui è lontano.
Flebili raggi si posarono sulle gambe scoperte. Ma perché esistono i ricordi? Perchè non ci si può alzare il giorno dopo e aver dimenticato? Perché le ore, i gesti, i movimenti e le parole riaffiorano lente e imponenti, trascinate brusche dalle emozioni?
La cacciatrice si vestì lentamente. Forse il tempo sarebbe passato. Forse una di quelle mattine si sarebbe ritrovata nel suo letto. Forse.
Sentì la voce di Willow dal piano inferiore. Quel suo inconfondibile suono caldo e rassicurante, la sua risata. Lontana, ora, terribilmente lontana.
La cucina era illuminata dal sole. Willow le aveva rivolto un solare “Buongiorno!” prima di sparire dalla porta. Faith era sola.
I raggi luminosi si riflettevano nei suoi capelli corvini. I suoi occhi sembravano avere con lei questioni mai risolte. Almeno questo non era cambiato!
Silenzio. La cacciatrice bruna sembrava una bambina impacciata alle prese col pane e marmellata, dopo una bella sgridata dei genitori.
Buffy era immobile, i capelli ancora spettinai dalla sera precedente. In un breve istante gli opposti dei loro occhi si mescolarono.
“Mi dispiace per ieri. Non capiterà più .”
La voce della cacciatrice bruna tremendamente seria e odiosa nonostante le parole rivelassero il contrario! Eterna contraddizione! Ma cosa voleva da lei?
La sera prima una verità nascosta, forse svelata solo al vampiro, era apparsa scontrosa e prepotente rivelando qualcosa che mai aveva visto negli occhi di un'altra donna per il bel vampiro biondo!
Che anche Faith ne fosse innamorata? La cacciatrice dai segreti nascosti, celati nel profondo come un sacro tesoro, sembrava essere tremendamente attratta da quel corpo, terribilmente attratta da quell’oscurità.
“E’inutile chiedermi scusa se non è tua intenzione?”
Gli occhi di Faith si specchiarono in un gesto veloce in quelli della cacciatrice e l’imminente sforzo di non farla scomparire per sempre dalla sua vita, diventò quasi opprimente.
Piccola ragazzina insolente. Così matta e fuori di sé che veniva a reclamare la sua vita. Tutto diceva le appartenesse, perfino il vampiro biondo. Lui al quale lei non poteva avvicinarsi, lui che le lacerava veloce ogni tipo di barriera spingendola verso quell’oscurità che tanto bramava. Il sole che entrava dalle finestre era un maledetto contrasto.
Sparisci stupida ragazzina, non farti più vedere! I suoi occhi fissavano rabbiosi quelli della bionda.
“Siamo al Magic Box se ti interessa.”
Buffy non rispose. Non aveva dimenticato. Le ore passate non erano cadute nell’oblio e se pure quel contatto estremo con Spike le aveva tramortito la mente, il resto ora era riemerso. Faith uscì veloce dalla porta. D’improvviso la casa cadde in un assoluto silenzio. Lo sapeva. Non sarebbe più tornata a casa.
La matita di Xander continuava a ondeggiare nell’aria. Stava cercando da interminabili minuti di farla sembrare “molle”…. come diceva lui. Le ore sembravano scorrere velocemente lente…… contraddizioni… ancora!
Niente! Su quei maledetti libri non c’era niente…… possibile? La cosa era palese: loro non volevano ci fosse niente. Anche se come biasimarli se erano proprio loro le vittime di quell’incantesimo? Come indurli a pensare che lei fosse la sana di mente e loro quelli da ricoverare?
Buffy sospirò esasperata. Stava diventando tutto terribilmente irreale.
Una moviola che lenta e nauseante muoveva quei personaggi senza senso. Le immagini in quella cripta le esplosero violente come fuochi d’artificio nella mente, facendole sentire improvvisamente caldo. Era successo chissà cosa e l’unica cosa a cui lei riusciva a pensare era solo e maledettamente lui.
Dannato vampiro platinato! L’aveva trattata come niente e ora oltre al dolore delle prime ore, una rabbia bruciante le inondava le viscere. Non gli avrebbe mai più permesso di avvicinarsi. Non ora, non qui. Forse quando sarebbe tornata a casa, quando a lui sarebbero tornati in mente quei maledetti ricordi ci avrebbe pensato, ma non ora. E allora quando? Il “quando” esisteva davvero o le speranze emergevano urlanti e senza senso?
Anya esasperata con un colpo isterico fece scivolare la matita dalle mani di Xander che rotolò per l’intero tavolo di legno. Tutti erano seduti, immersi in quei libri polverosi…. Buffy no . Sicuramente la ragazzina si sarebbe potuta inorridire nel vedere pagine che illustravano mostri, streghe, incantesimi e vampiri. Lei….. che aveva perso il conto di quanti ne aveva uccisi e ricordava con precisione i due con cui era stata a letto!
Chissà poi cosa stavano cercando? Magari lei se ne stava buona buona, inconsapevole e loro pensavano al modo di farla internare in qualche manicomio….. Ancora quella maledetta moviola.
Buffy esasperata si avvicinò ala finestra che affacciava sulla strada. La vetrina dai colori accesi la illuminava completamente, non era possibile rimanere celati….. mai lo era stato. La strada era ormai quasi deserta, la sera li aveva portati via tutti…… sola…. come lei.
La ragazzina dal corpo caldo bruciava nella sua mente. Incredibile voglia di morire sotto il suo tocco, sotto i suoi gesti e le sue parole che lo rendevano quasi…..
Ora dov’era? Percepiva il suo odore intenso e afrodisiaco, la voleva ancora sotto le sue mani. Voleva ancora essere dentro di lei. Un eccitazione massima lo portò furioso ad accendersi un'altra sigaretta. Umano! Ecco cosa. Lo rendeva maledettamente, dannatamente umano!
Lui, l’angelo della notte, William il sanguinario. Non era possibile. Voleva la sua gola. Ora, adesso, per mettere a tacere quell’istinto irreale. Il suo sangue in un calice.
L’aria all’esterno era più fresca. Anche se la polvere della stradina buia sul retro del negozio di magia era umida. Anche quello era uguale.
Era finita in un assurdo teatrino di burattini e qualcuno dall’alto li stava manovrando a suo piacimento. Un burattinaio freddo, glaciale e diabolicamente divertito. Forse stava impazzendo. Forse già lo era del tutto. Nell’ombra dove un attimo prima era presente il nulla, scorse una leggera scia di fumo grigio. Dovette avvicinarsi di qualche passo per mettere a fuoco la sagoma dominata da quei vistosi capelli ossigenati.
Ancora lui. Buffy aprì la bocca per dire qualcosa, ma le improvvise immagini che si aprirono di colpo nello scenario della sua mente sulla notte scorsa, le rimandarono le parole indietro.
“Ciao passerotto, ti cercavo” la cacciatrice indietreggiò nell’ombra.
“Mi hai detto di sparire. Come vedi l’ho fatto.” ancora contraddizioni.
Il vampiro si allontanò dall’oscurità in cui era celato e le fu a pochi passi. E ora cosa vuoi stupido demonio? Non ti basta l’umiliazione che mi hai inflitto la notte scorsa? Ma perché diavolo continuava a fissargli le labbra?
La mano di Spike carezzò dolcemente i suoi capelli. Da quando non lo aveva più fatto. I suoi occhi erano tremendamente lontani. Non promettevano nulla di buono. La sua voce fu quasi un bisbiglio.
“Mi stai uccidendo passerotto! Ti voglio sempre!”
L’immagine della sua cripta riapparve scottante.
-Dimmi che mi ami.
-Ti amo, lo sai.
-Dimmi che mi vuoi.
-Ti voglio sempre.
Anche io Spike, terribilmente. Giorno e notte. Vorrei affogare in te. Ora però baciami, altrimenti vedresti il mio sguardo parlare per me.
Buffy indietreggiò appoggiando la schiena al muro. Il suo viso così pronunciato in un tratto quasi angelico. Lui che un angelo non era.
Balla con me ragazzina. Voglio vederti fremere sotto di me. Voglio sentire il tuo sangue scorrere fluido e caldo all’interno della mia gola e i tuoi gemiti di dolore devono accompagnare il mio banchetto.
Il gesto rapido di Buffy lo sconvolse spudoratamente. Sporgeva sicura il suo collo verso la sua bocca. Sapeva cosa voleva e glielo stava dando. Ti amo Spike, ti amo dolorosamente.
Il tuo pensiero mi distrugge. Cancella tutto.
Ti amo profondamente, totalmente. Ogni via lastricata di questa esistenza senza senso continua a condurmi da te……. verso la tua agghiacciante mostruosità, verso le tue mani….. verso i tuoi occhi, che soli celano l’infinito.
Caldo e denso.
Scorreva fluido, appoggiandosi rovente alle pareti affamate della sua gola.
Ecco la sua natura.
Il sangue della ragazzina dai capelli d’oro finalmente era servito. Il suo bel collo era il suo calice e avrebbe bevuto quel nettare fino alla fine. Fino a quando fosse stato troppo ubriaco per guardarla accasciarsi a terra senza vita. Illusioni, specchi che riflettevano bugie e menzogne gli avevano avvolto la mente. Aveva scorto se pur lontana e ricoperta di sangue umano, la sua flebile e inesistente anima, l’aveva assaporata, sentita come un lampo in una notte di continua pioggia, apparire in un istante interminabile in lui.
Il passerotto spaventato e bugiardo sembrava esserne la causa.
Bene: doveva essere punito!
Aveva sentito troppe volte quella voce d’angelo raccontare bestemmie che parlavano d’amore e sentimenti, ferendo irrimediabilmente il demone che era in lui. E ora eccola, inerme, stretta, spalle contro al muro a morire avidamente nel suo bacio di morte.
Morte. Poteva essere definita così? Quella signora oscura dall’alito di ghiaccio, poteva davvero essere in quei denti? Poteva regalarla lui, che sole le dava la vita? Il suo corpo fu stretto più forte in modo che il sangue fuoriuscisse più veloce.
Si chiese divertito quale modo volesse utilizzare. Poteva assaporarla fino alla fine, lasciandole però la forza di lamentarsi, ascoltando i suoi gemiti e rantoli di dolore.
O forse no! Lei non meritava un simile trattamento!
Forse sarebbe stato meglio spezzarle il collo in due!
La spinse con più forza contro il muro per spingere più affondo i denti nella sua carne. Perché non urlava? Perché non gli regalava quell’infinita sensazione, che solo le grida indifese delle ragazzine come lei, potevano incessantemente regalare?
Possibile che le piacesse? Possibile che come lui, quella cagna, trovasse quel gesto immensamente eccitante? Il movimento diventò quasi monotono e stabilito…. altro…. possibile?
Le sue braccia forti cingevano la sua vita, le mani si mossero impulsivamente contro i suoi seni. Si insinuarono quasi come possedute sotto la sua maglietta leggera. Sentì il corpo della ragazza irrigidirsi d’un tratto. Spike che dolce morte vuoi regalarmi?
Percepì al di sotto dei suoi polpastrelli il morbido reggiseno di pizzo, lo alzò lentamente. Le sue mani ardenti torturarono le dolci estremità turgide della bionda con movimenti assetati, quasi senza coordinazione, chiudendosi a coppa su entrambi i seni.
Buffy gemette impulsivamente di piacere e solo in quell’istante il vampiro tolse di scatto i denti dal suo collo, per impossessarsi avido della sua bocca. La sua lingua cercò violenta quella della ragazza il cui bacio da titubante e timoroso divenne irrimediabilmente convulsivo e scottante.
Le mani del vampiro continuarono a stringere i suoi seni per istanti quasi interminabili, fin quando le estremità rosate furono catturate dalla sua bocca mentre la maglietta di Buffy era ormai completamente arrotolata verso l’alto.
La cacciatrice lo strinse, tremendamente eccitata, verso il suo petto e questa volta i suoi sospiri diventarono pesanti e convulsivi.
Spike ma quale maledettissima magia mi hai fatto?
Il vampiro biondo le fece inarcare la schiena impossessandosi maggiormente con la bocca di uno dei suoi seni e toccandone avidamente l’altro. Forse qualche automobile si era fermata poco lontano, né percepiva silenzioso il motore…. ma che importava?
Spike scostandosi da lei tornò avido sul suo collo, ma questa volta ne carezzò l’intera estremità dal basso verso l’alto con la punta della lingua, mentre le sue mani si insinuavano veloci negli slip. La percepì violentemente bagnata e questo gli fece aumentare spasmodicamente la sua erezione che ormai doleva maledettamente nei jeans neri.
Ma cosa diavolo stava facendo? La bella e oscura signora della notte gli aveva sussurrato maliziosamente di spezzare il fiato alla ragazzina ingenua e lui invece ne stava diventando di nuovo succube! Quella maledetta biondina parlava di amore, un amore che lui se pur come un eco lontano, in un suo gesto, movimento, aveva percepito….. reale…. distruggendolo, scottandolo senza pietà, come mille raggi infuocati di un sole d’agosto. Possibile che lei vincesse il suo mostro?
Non poteva permetterglielo.
Rabbia, puro fuoco, si accesero verso di lei che coi suoi occhi smeraldo lo stava turbando, confondendo dannatamente.
La sua mano si mosse velocemente tra i petali delle labbra del suo sesso. Buffy emise un soffocato gemito di godimento e il suo movimento diventò improvvisamente frenetico.
Non esiste ombra di luce in me ragazzina, ti farò vedere con i tuoi occhi il demonio che è in me!
Le sue dita si insinuarono fin dentro la sua femminilità e Buffy boccheggiò di piacere. Perché la stava torturando in quel modo? Perché i suoi gesti erano diventati improvvisamente glaciali? I pensieri non ebbero il tempo di scorrere nella sua mente, dove ormai tutto era tremendamente appannato. Spike staccandosi da lei si aprì velocemente i jeans, i suoi occhi non si specchiarono nemmeno per un istante nei suoi.
Troppo maledettamente pericolosa!
Prese una mano tremante della ragazza e la portò sulla punta umida del suo sesso, i suoi occhi questa volta furono nei suoi, agghiaccianti sfidavano senza ritegno.
La cacciatrice sentì a quel contatto mille brividi d’oceano impossessarsi freneticamente del suo corpo! Cosa vuoi dimostrare vampiro? Che ti voglio? Che ti desidero contro ogni barriera e natura?
Era al limite. Doveva farle del male. Affogare per sempre quel cristallo di umanità che aveva luccicato nell’unione della notte scorsa. Niente doveva restare di quei gesti, quelle carezze e quei baci….. quasi umani!
Le scostò voracemente gli slip e fissandole solo il seno nudo dalle estremità turgide, la penetrò violento. Buffy gemette aggrappandosi freneticamente a lui mentre sentiva il suo membro muoversi veloce e a fondo all’interno delle sue cosce.
Spike le fece aderire completamente il corpo al muro umido e mantenendole entrambe le cosce la penetrò più a fondo che potesse.
“Lo senti il mio mostro?” le sussurrò cercando di mettere quanta più violenza e indifferenza nel suo tono che però per l’eccitazione quasi spasmodica, risultò tremendamente di godimento.
Voleva ferirla, uccidere nel profondo quella bugiarda ammaliatrice e invece dissanguava senza sosta sé stesso. I pensieri di Buffy erano orami alla deriva, impregnati solo di due pozze d’oceano infinito. La certezza dilaniante di amare quel mostro dai capelli ossigenati bruciava inesorabilmente di più, ora che lo sentiva muoversi freneticamente dentro di lei, fino alla fine, fin quando aggrappandosi in un lungo sospiro di piacere sentì il suo corpo spossato da un intenso e indelebile orgasmo.
A Spike bastò un ultimo movimento prima di far esplodere quel piacere convulsivo in un appagamento estremamente totale. Non le diede nemmeno il tempo di pensare, scivolò via da lei e con un movimento veloce richiuse la lampo dei jeans. Un ultimo sguardo prima di allontanarsi nella notte. Il profumo della vittoria aleggiava in lui o forse, ora come non mai, nell’infinito punto di rottura, nell’infrangersi dell’illusione, era solo l’agrodolce aroma della sconfitta.
Il mostro inevitabilmente, quella stessa notte, cercando disperato di mettere a tacere l’uomo che urlava, graffiava, gridava in sé…. era definitivamente morto.
8° CAPITOLO(parte seconda)
Lo stridio del ferro sull’asfalto bruciava ancora nelle orecchie come un’unghia su una lavagna. Qualcuno forse era corso lontano da qualche via desolata, da qualche destino inevitabile e il paraurti doveva essere irrimediabilmente scivolato lungo la strada, come unico appiglio di quella notte. Faith rientrò nella bottega dopo aver assistito allo spettacolo di cui era sprovvista di biglietto.
Le luci nel sudicio palazzo che si vedeva da quella strada continuavano ad accendersi ad intermittenza, per dare ulteriore prova dello squallore di quel luogo. Vuoto.
Il sapore del sangue vermiglio che le aveva inondato la bocca nel momento di quel contatto di fuoco, le bruciava ancora tra le pareti arrossate. Lo percepiva solo ora. Troppo catapultata in quello straordinario universo di piacere, in quelle due pozze infinite d’oceano, non aveva nemmeno sentito il sapore della sua linfa rossa che le esplorava la gola.
Non vedeva il sangue proprio come non vedeva il mostro. No, non era esatto. Voleva non vedere il sangue proprio come bramava di non vedere il mostro.
La sua mente malata cancellava sporadica le frasi agghiaccianti e i gesti mostruosi…. e lasciava solo lui. Un bruciore lancinante le aveva preso l’addome, come se quell’orgasmo così estremamente cercato e improvviso, fosse stato quasi dannoso. Violento, mai come allora. Mai come allora la certezza aveva graffiato.
Ti amo vampiro, lo sento il tuo mostro.
Cercando un brandello sporco di forza si era abbassata la maglietta, che come una ragazza di strada le aveva lasciato il seno nudo per minuti interminabili. Allacciò con sforzo i jeans che ora per l‘impatto violento, bruciavano dannatamente. Cercò di rimettere i capelli in ordine, una lacrima scivolò lungo una guancia rosata. La cancellò con un gesto isterico. Non le era stato dato il permesso. Il burattinaio che tendeva i fili con la speranza che per l’estremo sforzo le braccia venissero via, aveva mosso la testa in un cenno non consenziente.
Niente lacrime.
La porta sul retro si aprì silenziosa, per far entrare la cacciatrice nella stanza in penombra. Willow era titubante “Pensavamo te ne fossi andata .”
Perché rispondere? Una parola, una frase avrebbe dato senso a quella moviola? Avrebbe scritto il significato di quell’assurdità? Avrebbe regalato il risveglio al terrificante incubo? Rimase in silenzio, il capo chino.
Un suono fu bisbigliato nella stanza, tanto flebile quasi da non essere udito. Respirò piano, la sua mente dava ormai illusioni senza scopo. Aveva una musicalità terribilmente familiare. Forse il suo nome? Ma che importava? Impulsivamente i suoi occhi corsero al centro della stanza. Una mano gelida la schiaffeggiò con violenza. Era sveglia? Forse solo ora.
Il sapore del sangue bruciò maledettamente nella gola arrossata e la fitta all’addome divenne quasi insopportabile.
Gli occhi di Spike squartarono ancora una volta le sinapsi del suo cervello e quel nauseante odore di vernice fece rotolare la stanza. Il burattinaio continuava a divertirsi.
Ci vollero attimi interminabili per mettere a fuoco la figura maschile che era in penombra, come quando guardava il sole e gli occhi le rimanevano impressionati da quella luminosità.
Il suo osservatore, il signor Giles, suo padre, era davanti a lei.
Indietreggiò sconcertata come se avesse paura che l’immagine potesse scoppiare in mille bolle di sapone da un momento all’altro.
“Quest’uomo ha chiesto di te” Willow forse parlò perchè riuscì ad udire il suono della sua voce, ma non né capì il significato.
Il tono di Faith invece fu forte e chiaro “Sono venuta a cercarti fuori, ma non c’eri.”
Lei era fuori. E allora? In quel momento il nesso non le parve visualizzabile. Le gambe le tremarono. Che dire? Non scompaia la prego.
In un gesto sconnesso corse verso l’uomo e si aggrappò a lui. Il permesso era stato accordato. Le lacrime scendevano copiose. Sperò con tutta sé stessa che sapesse. Che almeno lui ricordasse. E poi la certezza.
Una mano matura le accarezzò dolcemente i capelli in quel gesto che sapeva di libri e the.
In quel sapore che brillava di sentimento e comprensione. Sapeva tutto.
Alzò lo sguardo verso il suo viso mentre le lacrime ormai le appannavano la vista, bagnandole la maglietta glicine che diventava pian piano coperta di macchie salate. La voce era rotta dai singhiozzi e quel suono mai conosciuto tanto reale e senza orgoglio nella cacciatrice sicura, fece quasi rabbrividire l’osservatore “Glielo dica lei. La prego. Faccia tornare tutto come prima.”
Il viso fu di nuovo inoltrato nella giacca di lana del signor Giles che si stava lentamente inumidendo. Perché non parlava? Perché non gridava in faccia a quella pazza omicida che lei non era nessuno? Che niente di tutto ciò le apparteneva? Che era tutto suo? Suoi gli amici, sua Dawn e….. suo…. era suo anche il vampiro dagli occhi color oceano.
Faith strinse furiosa i pugni. L’immagine presente di quei due corpi strettamente avvinghiati i cui movimenti sembravano quasi assetati, affamati l’uno dell’altra, l’ombra di quella scena in cui il vampiro e la ragazzina sembravano quasi ferirsi l’uno con l’altro, cercando di affogare, tappare, stringere la mano forte intorno alla bocca di quella verità.
Le unghie furono furiosamente conficcate nella sua pelle scura, ma non sentì alcun dolore.
Gli occhi delle due streghe, dell’ ex demone e di Xander erano increduli e spaesati, come catapultati in un film del quale avevano perso il primo tempo entrando nel cinema nel buio e facendo rovesciare i pop-corn a chi era seduto lì vicino per spostarsi.
Buffy era ormai straziata, strinse con più forza quella giacca, l’appiglio, l’ultima isola, l’oasi per non morire affogata dall’incubo, dagli occhi mostruosi di ghiaccio.
Il signor Giles le carezzò ancora una volta i capelli e abbassando la testa verso il suo orecchio ricoperto dai fili d’orati le sussurrò “Qui non possiamo parlare. Ti porterò con me.” La sentì involontariamente emanare un sospiro di sollievo prima di tornare visibilmente a tremare come una foglia “Sta tranquilla.”
I suoi occhi tornarono sicuri verso quelli dei suoi ragazzi, che ora lo trattavano come un estraneo. Gli faceva male…. ma ne era preparato. E Buffy? Come aveva fatto?
“Scusate se mia nipote vi ha recato disturbo. La porterò a casa mia.”
I movimenti erano insicuri e imbarazzati, si guardò attorno per cercare il suo cappotto anche se non né aveva uno con sé.
Buffy si era aggrappata a lui come una bambina che rivede il papà all’uscita dell’asilo, avendo creduto fino a pochi minuti fa di essere stata abbandonata lì, insieme a tutti quegli sconosciuti.
“Non così presto” gridò la bruna dal fondo della stanza. Forse prima si, forse prima avrebbe ringraziato il cielo per aver mandato qualcuno a riprendersi quella matta che pretendeva la sua vita ma non ora…. non ora che la sua retina era stata marchiata a fuoco da quella scena, non ora che i due corpi si erano fusi incandescenti davanti alla sua mente.
“Vorremmo sapere chi abbiamo ospitato nella nostra casa e…. ” fece una breve ma intensa pausa “Il perché va dicendo certe cose in giro.”
L’osservatore si mosse imbarazzato cercando di trovare una qualsiasi scusa che non aveva preparato.
“Mia nipote non sta moto bene. Dimentica gli avvenimenti e…. le persone” biascicò con poco convincimento.
La cacciatrice bruna avanzò sicura verso i due estranei “A me non sembrava che non sapesse quello che diceva e…. quello che faceva” i suoi occhi si posarono come saette nelle iridi smeraldo della bionda.
Il signor Giles dovette captare il suo sguardo e le sue parole divennero improvvisamente risolute e sicure.
“Vedo che stasera siamo tutti parecchio nervosi. Domani verremmo qui e ne parleremo con calma.”
Faith era già pronta a ribattere ma fu sovrastata dalla voce di Willow “Si, mi sembra un ottima idea. Vi accompagno alla porta.”
“Non ce né bisogno” sussurrò veloce l’uomo e si avviò verso l’uscita.
Buffy si mosse nel suo caldo abbraccio senza nessuna intenzione di allontanarsi. Solo quando fu fuori si volse indietro per sorridere alla rossa che era sulla porta.
Una macchina, certamente noleggiata, era all’esterno e quando il signor Giles la mise in moto ne riconobbe il motore. L’immagine di quelle mani sul suo corpo e quel suono che aveva udito come lontanissimo, le rotolarono nella mente facendola sobbalzare. “Sono venuta a cercarti fuori ma non c’eri.”
Aveva visto.
Poche ore erano passate da quel contatto. Condotto senza forza di opporsi ancora verso di lei. Verso le sue mani, verso gli occhi smeraldo della ragazzina indifesa.
I suoi occhi blu oceano fissavano ora la stanza vuota.
Lo senti il mio mostro?
9° CAPITOLO
La notte scura mangiava affamata ogni cosa. Tutto nascosto, celato dai suoi veli, mentre le sue ancelle cercavano invano di far luce nell’incubo senza fine.
Il motore dell’auto in corsa era freddo e monotono, come una canzone interminabile, un ticchettio di un orologio fastidioso. L’aveva sentito tra le mani, i gemiti e la sua bocca. L’aveva percepito lontano e isolato nonostante fosse così dannatamente vicino.
E l’aveva dimenticato. L’oceano senza fine l’aveva ancora trascinata giù dall’imbarcazione poco sicura su cui tra sporadici venti navigava e ancora una volta l’aveva affogata nell’abissale paradiso.
L’immagine della ragazza bruna nascosta nella strada buia la fece arrossire visibilmente. Cosa aveva visto? Il suo morso così bramato e cercato o forse il loro sesso così dannatamente reale e scottante? Non riuscì a capire quale delle due ipotesi fosse migliore.
Il profumo del signor Giles aveva riempito la piccola vettura, il suo sguardo era fisso sulla strada.
Un silenzio senza senso. Completamente privo di significato. Impregnato di quella scheletrica paura, di quell’agghiacciante verità. Lo sguardo dell’osservatore si mosse d’impulso nel suo come se avesse percepito i suoi occhi su di lui e Buffy volse di scatto il viso, tornando a fissare nervosa la strada.
Le sembrò che l’auto stesse accostando, ma improvvisamente svoltò lenta in una strada non asfaltata e priva di luci. La cacciatrice strinse con forza le mani. Perché quell’insistente sensazione aumentava senza ritegno? Finalmente una piccola casa si distinse nell’agghiacciante oscurità e l’auto si fermò nello spiazzale desolato.
Il signor Giles spense lentamente il motore ed estrasse le chiavi, mentre il suo sguardo tornava ancora una volta sulla cacciatrice.
“Su, andiamo” le disse sorridendo teneramente “Non preoccuparti.”
Il timore di Buffy si sciolse lentamente e ricambiando il sorriso scese dall’auto.
La piccola anziana con un semplice sorriso aveva consegnato loro una chiave e silenziosamente li aveva accompagnati al piano superiore.
“Il bagno è in comune e la colazione è alle otto” biascicò piano e senza aspettare risposta sparì nel corridoio buio.
La luce ci mise alcuni attimi per diventare stabile dopo aver tremato velocemente per qualche istante, prima di illuminare fiaccamente una piccola e spoglia stanza con due letti centrali e un vecchio armadio. La finestra polverosa lasciva osservare la piccola città di Sunnydale immersa nella notte. Chissà dov’era.
La porta si chiuse alle sue spalle e i suoi pensieri furono bruscamente interrotti. Il signor Giles appoggiò nervosamente un borsone che aveva estratto poco tempo prima dal bagagliaio su uno dei due lettini e i suoi occhi si posarono nei suoi.
Buffy lo guardò spaesata. Il momento della verità forse era arrivato. Qualcuno, l’uomo che da tanto, forse sempre, le aveva fatto da padre avrebbe fatto in modo devastante, luce sull’incubo infinito.
“Cosa sta succedendo?” chiese la cacciatrice terribilmente impaurita dalla risposta “Perché siamo venuti qui?”
L’osservatore liberandosi della giacca si appoggiò sul letto polveroso, che emise un rumore stridulo.
“Buffy non è facile.”
La cacciatrice tornò a fissare la finestra “Lo immaginavo.”
La notte sembrava essere diventata ancora più inoltrata, come se assetata cercasse anche essa di nascondere la verità.
“Il consiglio ha saputo della tua morte.”
Gli occhi di Buffy tornarono sull’uomo che aveva il capo chino “E soprattutto del fatto che ti abbiamo riportato in vita.” Fece un breve pausa. La premessa non prometteva nulla di buono.
“Alla morte della cacciatrice sai che si erge un'altra guerriera che combatterà…” Buffy lo interruppe bruscamente mostrando i suoi occhi, le cui iridi si erano completamente oscurate.
“So la storia signor Giles, la prego non cerchi di nascondere le verità.”
L’uomo finalmente posò il suo sguardo nel suo e come se stesse per ferirla mortalmente continuò.
“Questo è innaturale, va contro ogni ordine e natura di questa tradizione, del consiglio, di sempre e…. ” si tolse gli occhiale nervosamente “Era stato deciso che le cose fossero messe a posto.”
Buffy si avvicinò con movimenti scoordinati e il suo tono divenne improvvisamente più acceso.
“Messe a posto? E come?”
Il tono dell’uomo divenne più basso “Avevano deciso di invertire l’incantesimo.”
Buffy fece roteare i suoi occhi incredula “Volevano ammazzarmi. Sta dicendo che volevano farmi tornare sotto terra giusto?”
L’osservatore scattò in piedi “Si, ma io mi sono opposto, ho lottato per evitare questa atrocità e…. siamo arrivati ad un accordo alternativo.”
Buffy sgranò gli occhi, la sua voce ormai rotta dalle lacrime “E’questo l’accordo alternativo signor Giles, mi risponda? E’ questo il maledetto accordo alternativo?”
L’uomo urlò senza accorgersene “Si Buffy, hanno annullato i ricordi di tutti. Per nessuno, tranne che per me tu sei mai esistita.”
Buffy indietreggiò spaesata. L’accecante verità era servita. La mano aveva stretto forte. Era davanti ai suoi occhi ma lei bramava di non vederla. Era realtà, tutto ciò era dannatamente reale.
“La chiamata per la nuova cacciatrice misteriosamente però non c’è stata e così le streghe del consiglio hanno provveduto a creare dei falsi ricordi a Faith, l’unica in grado di prendere il tuo posto.”
Buffy si appoggiò alla finestra polverosa e la tendina sudicia aderì al suo volto impregnato di sudore “Perché?” biascicò tra le lacrime.
Il signor Giles abbassò il capo “Avrebbe portato conseguenze devastanti. Le streghe hanno predetto che il Primo, il male primordiale….. avrebbe potuto finalmente manifestarsi.”
Buffy urlò senza ritegno “E così mi hanno strappato via tutto: la mia forza, i miei amici, la mia casa e Dawn…. ” respirò con difficoltà tra le lacrime.
“Non doveva andare così Buffy. Anche i tuoi ricordi dovevano essere cancellati ma…. ” “Ma cosa? Cosa cerca di dire signor Giles? Che dovrei essere felice perché almeno non mi hanno ammazzata? Che dovrei ringraziarli perché mi hanno tolto tutto e hanno cercato di creare anche nella mia mente falsi ricordi?”
L’uomo le si avvicinò ma Buffy nervosamente si scostò da lui “Mi dispiace.”
Frase inutile e senza senso, terribilmente di circostanza .Il burattinaio rideva di gusto.
“Hanno cercato di tenermi lontano da te. Non ho molto tempo. Prima o poi scopriranno che ti ho raggiunta!”
Buffy non ascoltava “Cosa faranno signor Giles? Cancelleranno anche i miei ricordi?” sussurrò assente.
L’uomo abbassò lo sguardo “Non lo so Buffy. Non so più niente.”
La ragazza bionda si mosse nella piccola stanza completamente assente. I suoi occhi sbarrati, le pupille quasi inesistenti. Si appoggiò silenziosa sul piccolo letto. Vuoto. Buio. Nulla.
“E’tardi” disse con un tremendo sorriso sulle labbra “Buonanotte.”
Il primo atto dello spettacolo si era tragicamente concluso.
Smeraldi infiniti, scuri e penetranti, impressi a fuoco nel suo cervello frustrato. Le piccole e delicate mani bruciavano come un ricordo vivissimo sulla sua pelle pallida, l’immagine del corpo nudo della ragazza, dalla storia assurda, al di sotto del suo, nei suoi movimenti avidi e morbosi, nei suoi gemiti soffocati sull’orlo dell’estremo, correvano come un treno in corsa nella sua mente, procurando un rumore stridulo e fastidioso.
Quegli occhi verdi d’immenso che sussurravano parole sconosciute e senza senso, che urlavano eresie intollerabili e agghiaccianti per il suo corpo senza anima, che avevano sussurrato, gemuto al suo contatto, che si erano sbarrati senza ritegno durante la sua penetrazione, che avevano pianto lacrime agrodolci nel suo morso di fuoco, sulle sue parole mostruose.
Cosa gli aveva fatto? Perché i suoi passi l’avevano spinto ancora una volta verso quei dannati occhi?
Ringhiò a denti stretti mentre osservava l’abissale oscurità della stanza vuota. Cosa lo spingeva inerme e inanimato verso di lei, verso le sue mani, verso quei gesti tanto diversi? Possibile che le parole assurde avessero un significato, un fondo di verità….. amore…. ci amiamo…. il mio mostro.
Strinse gli occhi che gli dolevano maledettamente nel fissare, cercando di intravedere un ombra umana in quell’oscurità, la piccola stanza immersa nelle tenebre.
Dov’era? Chi era?
Il ramo su cui si era arrampicato con uno scatto felino cigolò piano mentre il vampiro dai capelli ossigenati scivolava sul prato bagnato. Un ultimo sguardo a quella finestra, mentre il fumo dell’ennesima sigaretta si espandeva silenzioso attorno a lui…. poi si voltò. La cacciatrice bruna gli era di fronte!
Indietreggiò come spaventato da quella figura inaspettata, ma dopo averla fissata per un breve istante, subito si ricompose assumendo il suo solito sorriso beffardo.
“Ciao Faith!” la ragazza gli sorrise lievemente.
“Ciao Spike. Posso sapere cosa fai sotto casa mia?” chiese ironica.
Il vampiro guardò verso la finestra della sua camera, del tutto opposta a quella dove aveva dormito quelle notti la ragazzina bionda.
“Ero venuto a spiarti” rispose incerto, la cacciatrice sorrideva ancora “Sai che sei la mia ossessione.”
Faith rimase della stessa identica espressione e gli si avvicinò facendolo indietreggiare barcollando, fin quando il corpo del vampiro aderì all’albero sul quale pochi minuti prima era appollaiato.
“Spike, sai che le bugie non si dicono” gli sussurrò avvicinando maliziosamente le labbra alle sue, mentre il suo sguardo diventava sporadicamente serio “Io non sono la tua ossessione”.
Il vampiro biondo spostò d’impulso il suo viso, mentre i suoi occhi fissavano sconcertati la cacciatrice bruna. Faith si scostò come se quel gesto,quasi di rifiuto, avesse fatto luce sul motivo che l’aveva portata a cercarlo e che era stato velocemente cancellato nel momento che aveva visto quegli occhi.
Lo fissò dritto nelle pozze color oceano e ci cercò avida una risposta, un gesto, un qualcosa che neanche lei conosceva ma….. lui era lontano. Ma cosa mi hai fatto vampiro?
I fotogrammi fluorescenti di quei corpi che si cercavano affamati la fece quasi barcollare e uno strano senso di nausea le fece sentire ancora più forte l’odio per quel maledetto mostro ossigenato.
La sua mano d’impulso afferrò il collo bianco del vampiro inchiodandolo con forza all’albero alle sue spalle. La stretta aumentò gradualmente mentre gli occhi del biondo si spalancavano in modo convulsivo. Ti odio mostro dagli occhi oceano. Ti odio maledettamente.
Spike ringhiò con forza e cercò di smuovere con entrambe le mani quella morsa, ma la bruna era decisa a non mollare. Non aveva bisogno di respirare e quella stretta non procurava nemmeno tanto dolore, ma non era disposto assolutamente a sottostare a quella cacciatrice strana, tremendamente e palesemente attratta da lui.
“Non c’è, lei non c’è” gli urlò in faccia Faith in una rabbia apparentemente senza senso.
“Vi ho visti” continuò aumentando la stretta e guardando Spike del tutto intento a fissare le sue mani e cercando assente di liberarsi.
“Ma cosa ti ha fatto?” le mani della cacciatrice si spostarono dal suo collo e afferrando le sue le strinse ancora una volta verso l’albero alle sue spalle “Chi diavolo è?”
Spike la fissò come se stesse per rivelarle segreti anche a lui stesso sconosciuti.
La ragazzina bionda? Quella che mi parla di sensazioni per me senza senso? Quella che si è stretta due volte attorno al mio corpo? Quella che mi ha imposto sicura di morderla? Quella che mi parla di una storia impossibile? Quella che mi ha accarezzato con un tocco sconosciuto, lontano, tremendamente…. radicato in me?
Improvvisamente il vampiro biondo rise di gusto “Cosa c’è cacciatrice? Cosa ti infastidisce in questo modo?”
Faith indietreggiò imbarazzata ma Spike le si avvicinò maggiormente “Ammettilo” le distanze furono ulteriormente accorciate.
“Ammettilo che mi vuoi” le sussurrò facendo aderire il suo corpo a suo.
Faith boccheggiò sconcertata. Quegli occhi, quella bocca, la sua oscurità ma… mai avrebbe pensato che quel contatto le procurasse una tale estasi.
“Dai dillo cacciatrice” le labbra di Spike si mossero vicinissime alle sue.
Faith socchiuse gli occhi aspettando quel gesto tanto bramato, ma improvvisamente si sentì sollevata dal suolo.
“Dov’è ?” gli ringhiò con una brutalità mostruosa il vampiro biondo “Lei dov’è?”
Faith biascicò gemiti senza senso finche si percepì, se pur soffocata la sua voce “Non lo so!”
La stretta aumentò tremendamente.
“Rispondimi!” gli urlò con una forza inaudita.
Ecco il suo mostro. William il sanguinario stringeva.
“Non lo so” sussurrò Faith allo stremo, mentre con entrambe le mani cercava di liberarsi dalla stretta in cui ora, paradossalmente si trovava.
Gli occhi blu del vampiro si schiarirono gradualmente e la presa fu allentata prima di lasciar cadere il corpo della ragazza sul prato umido di rugiada. Faith dopo aver tossito in modo convulsivo cercò furiosa con lo sguardo quel maledetto vampiro, scomparso nella notte.
Gli occhi della bionda fissavano immobili e senza senso il soffitto buio. Ombre mostruose si creavano senza scopo per poi scomparire nello stesso oblio che li aveva generati. Perché il signor Giles aveva raccontato cose tanto cattive? Sorrideva nel buio. Sua madre certamente l’indomani l’avrebbe svegliata con una bella tazza di latte? O forse no? L’incubo sarebbe finito! Presto si sarebbe svegliata nel suo letto. Certo.
Ancora quel tremendo sorriso sulle labbra che si pronunciavano nell’oscurità. Un pensiero maledettamente fisso e fuori luogo. Un desiderio da appagare in qualsiasi modo. Una lacrima veloce le rigò il volto sudato. Ti amo. Ti voglio Spike. Ora.
10°CAPITOLO
Quel viso pallido, dai tratti tremendamente marcati, le mascelle fortemente tagliate che si contraevano sporadiche in gesti così diversi, quei capelli vistosamente tinti di platino, che si scomponevano ogni tanto in piccoli ricci d’orati sul bel viso d’ angelo e…. i suoi occhi: pozze, voragini, mare, oceano in cui non poteva fare a meno di affogare, di far fluire quel liquido terribilmente blu su tutto il suo corpo, sulla sua anima scottata in più punti, nei suoi segreti, nel suo profondo.
Ti amo.
Quante volte quelle parole erano uscite da quella bocca eternamente perfetta, quante volte il suono caldo della sua voce le aveva dolcemente pronunciate, urlate nella notte, sussurrate tra gli amplessi. Dolci note dorate che donavano il paradiso alla sua anima nonostante il suo corpo corresse via. Suono sconfinato e senza ritegno, che dava un appagamento totale, immenso, apparentemente senza significato.
Spike bello e senz’anima, Spike totalmente, da sempre Spike.
I suoi canini affamati che erano stati dal primo istante, il suo scottante desiderio, sentirli nella sua pelle, sentirli affondare in lei…. almeno questo.
E la sua bocca…. desiderata in ogni dove, a volte tremendamente vicina e maleducata, sognata, bramata, sempre.
Le labbra vermiglie delle quali, con la scusa, a lui e a sé stessa di un grazie, aveva finalmente potuto assaporare il sapore, l’agrodolce del suo buio, dell’inferno, delle tenebre, del suo mostro.
Mostro, lui che un angelo sembrava da quando impudicamente, senza ritegno l’amava. Mostro, ora, nell’incubo infinito. William il sanguinario feriva. Anche quello bastava. Qualsiasi contatto contava, l’importante era che fosse lui, solo e sempre lui.
Ti prego, amami.
Le sue gambe come un’ automa le avevano fatto aprire quella porta cigolante e trasandata, controllando nell’abissale contraddizione il respiro profondo tipico del sonno dell’uomo, che dormiva nella stanza.
I suoi passi incerti avevano attraversato l’ampio corridoio illuminato solo da una lampada posta giusto al centro della stanza. Le scale avevano emesso un rumore sordo in più punti, ma nessuno era sembrato udirlo. L’aria umida dell’esterno sconfinato si era subito attaccata alla sua pelle sudata, mentre nel buio fitto aveva attraversato quella strada senz’asfalto, che poche ore prima era passata sotto le ruote veloci dell’auto.
Il cimitero non era lontano. Il signor Giles aveva guidato per pochi minuti. Un ramo le si incastrò nei jeans facendola sussultare. Non tanto per svegliarsi. Non ancora. Infondo cosa aveva detto di così assurdo quell’uomo con gli occhiali? Ora non lo ricordava neanche. Inabissata nell’assurdità dell’incubo, sconvolta senza ritegno dall’atroce realtà, aveva rimosso. O almeno così sembrava. Sorrideva. Sua madre si sarebbe arrabbiata parecchio se l’avesse vista camminare sola nella notte. Infondo aveva solo sedici anni….. giusto?
La sua mente continuava a formulare immagini, frasi, parole, luoghi e situazioni.
Tutto si contorceva nell’abissale ballo dell’oblio. Lei non era stata invitata. Fissava dalla finestra posteriore. Tutto illuminato e celato. Luce e buio.
Mentre piccole e flebili luci cominciarono a illuminare la via principale di Sunnydale, il ricordo sporadico della rossa le ferì la mente”Buffy giusto?”
Cos’era stato? Scosse la testa che le doleva maledettamente. L’immagine di quella sudicia stanza e il corpo imponente del suo osservatore frantumarono ancora una volte la barriera “Per nessuno tu esisti.”
Cattivo signor Giles, non doveva dire quelle bugie orribili. La seconda lacrima della notte le scorse sul viso sudato, estinguendosi alla fine del volto. Cancellata anche questa. Ora, solo e sempre Spike.
La sua giacca di pelle ondeggiava nell’aria mentre il suo corpo magro si muoveva con velocità nella notte. Cosa cercava? Come l’avrebbe trovata? Per quello che ne sapeva la ragazzina bionda poteva essere dovunque ora. L’impregnante voglia di lei era tremendamente insopportabile. Desiderava lei, il suo collo, il suo seno, la sua bocca ma…. senza alcun senso, desiderava le sue mani, il suo tocco, i suoi gesti tanto diversi, che profumavano dell’emozione sconosciuta.
Improvvisamente i suoi occhi si bloccarono al centro della via buia. Inspirò con forza attendendo pochi istanti prima di percepirla, ora stranamente vicina. Le sue gambe si mossero a grandi passi prima di uscire nella zona illuminata.
I suoi jeans si erano lacerati in più punti. Appena arrivata a casa li avrebbe ricuciti. Un’altra goccia salata sembrava bussare nella terrificante consapevolezza dell’assurdità dei suoi pensieri, anche questa cancellata in un veloce gesto isterico. La polverosa porta della cripta attendeva. Il mostro dagli occhi color oceano era al suo interno. D’un tratto la voce tanto cercata, provenendo dalle sue spalle, la fece sussultare.
“Ciao passerotto!”
Buffy si voltò di scatto ritrovandosi a pochi metri da lui!
Ed eccolo, l’essenza del suo essere, tutto ciò che definiva sé stessa. Lui, terribilmente sbagliato e fuori luogo. Lui, l’emozione infinita. Il burattinaio tendeva i fili ma Spike era arrivato lo stesso, l’aveva raggiunta comunque. Come sempre, d’altronde.
Il suo viso infinitamente uguale…. eppure non la conosceva nemmeno. Nella mente del vampiro la ragazza bionda mai era esistita prima di allora. L’atroce verità sembrò quasi sfondare la porta ma Buffy fu più forte. L’assurdo dominava.
Calde gocce salate scorsero veloci sul suo volto rosato, nonostante tutto, inumidendone i bei contorni. Il ghigno di Spike scomparve nell’istante in cui i suoi occhi scorsero quelle gemme d’infinito. Dolore…… paradossalmente sembrò leggersi nei suoi occhi.
“Cos’è successo?”
E quella scena rotolò veloce indietro nel tempo sconvolgendo la cacciatrice oltre ogni dove. L’immagine fu terribilmente violenta nei suoi pensieri, riportandole nella memoria quella sera tanto impressa.
Si rivide seduta su quelle scale, il volto, come adesso, coperto di lacrime e…..rivide lui!
Il fucile impugnato, lo sguardo furioso…. sciolto in pochi istanti nel momento in cui vide quell’espressione, scorse il suo dolore. Quello sguardo…..meravigliosamente infernale, infinitamente paradisiaco… e la sua voce.
Calde gocce di rugiada celate in quel fiore stupendo che era la sua bocca ”Cos’è successo?”
Anni, secoli, esistenze e inesistenze, incantesimi e incubi, tutto era rotolato veloce intorno a quei due corpi, eppure lui…. era terribilmente uguale.
Le lacrime scorsero più veloci sul suo viso e la cacciatrice boccheggiò senza riuscire ad emettere un solo suono. Perché era lì? L’incubo le aveva mostrato un vampiro senz’anima e profondamente mostruoso eppure…… era la costante irrinunciabile.
Spike si mosse lentamente verso di lei, mentre i suoi occhi rimanevano profondamente immersi nei suoi.
“Dimmi Buffy, dimmi di noi” disse con voce profondamente turbata, quasi ferita da quelle parole senza senso.
La cacciatrice diminuì le distanze, finendo per trovarsi a pochi centimetri da lui. Cosa voleva conoscere? Cosa l’aveva turbato così profondamente in ogni loro incontro, tanto da farlo scappare via ogni volta? Lo sapeva, ora lo sapeva.
“Cosa vuoi sapere Spike?” sussurrò nella voce che a poco a poco si rompeva “Di noi? Del nostro amore? Dell’amore della cacciatrice e il vampiro?”
Spike indietreggiò spaventato entrando nella cripta che era alle sue spalle “Non è reale. Tu menti”
Buffy lo raggiunse velocemente e gli fu di nuovo vicino, mentre il timore negli occhi blu aumentava senza confini “Non mento! Tu lo sa, lo senti.”
Le lacrime continuarono a scorrere sul volto rosato della cacciatrice. Buio e luce, tutto si era terribilmente mischiato. Moviola, teatrino, incubo senza fine, non solo questo, ma la sua intera vita. Stravolta da sempre, imminente e continua negazione di lui, delle sue mani, del suo corpo, di quell’emozione, di quel sentimento mai così vero e profondo, mai così meravigliosamente reale.
I suoi passi che scappavano, correvano via, lontano da lui, da quella dannazione che era il suo corpo, il suo cuore. La certezza era lì, forte e incontrastata aveva vinto. Spike, mostro senz’anima, vampiro innamorato, poeta eterno, aveva battuto la cacciatrice. Da sempre e ora….. lei non esisteva, tutto era stato stravolto…. o forse nulla, ma….. se lui era cambiato, allora tutto era stato stravolto.
“Io ti amo” sussurrò nella voce spezzata, mentre le lacrime calde le bagnavano la bocca rosata nelle parole che nell’incubo voleva far credere al vampiro da sempre sussurrate. Spike rabbrividì, mentre i suoi occhi si inabissavano nel blu più profondo. Cos’era quell’emozione? Chi era quella ragazzina incosciente? Lei, che lo spaventava senza ritegno….lei, che già sentiva di amare! L’afferrò per un braccio d’impulso, prima di rinchiuderla in una calda stretta. Le sue braccia l’avvolsero sicure, mentre l’emozione sconosciuta si impadroniva completamente di lui. Un abbraccio caldo e infinito, carico di un sentimento che il vampiro non credeva nemmeno di conoscere.
Buffy singhiozzava in modo convulsivo in quel paradiso, sconvolta senza ritegno da quel gesto che nulla aveva del mostro dell’incubo e che tutto sapeva del suo poeta innamorato. Lo amava oltre ogni confine e barriera. Amava quel mostro dagli occhi oceano, amava quella bocca meravigliosa, amava quel corpo forte, quei capelli vistosamente ossigenati, quelle mani tanto esperte, il modo in cui lui perdutamente l’amava, quell’anima che lui pensava di non possedere!
Da sempre eppure solo nell’incubo infinito l’aveva gridato, nonostante sperava inconsciamente che lui credesse che glielo avesse detto da sempre! Spike aveva gli occhi blu fissi nel vuoto. Spaventato, sconvolto da lui stesso! Dolcemente appoggiò il corpo della cacciatrice sul letto dalle lenzuola di seta e nel silenzio assoluto, nell’immagine senza risposta, stretto al corpo caldo e fragile della ragazzina e ai suoi gesti semplici e profumati d’amore, ascoltando il suo cuore, si addormentò nell’infinita bellezza di quell’assurdità senza confini.
“Quello che hai fatto per me e Dawn: quello era reale”
Il volto perfetto ricoperto dal liquido vermiglio che ne attraversava assetato ogni esile contorno, grosse macchie violacee lo ricoprivano audaci.
”Sei ricoperto di ferite sexy Spike”, ”Si, in questo momento mi sento molto sexy”.
Vampiro senz’anima, dai gesti tanto reali, ricoperto di sangue per il suo segreto, per evitare ogni tipo di sofferenza che avrebbe potuto scalfire la bella e amata pelle della sua cacciatrice. E quel bacio. Sottile, delicato, sfiorarsi di labbra tanto diverse, tanto cercate. Un grazie, si ti ringrazio Spike. Solo per questo ti sto baciando. Non farti strani pensieri. Sei dannatamente bello.
Le ore avevano corso veloci, rincorrendosi le une con le altre, assetate di verità e di risposte. La notte amante silenziosa certamente era scomparsa. Ne poteva percepire l’assenza. L’incubo era sveglio. Il burattinaio stava lentamente aprendo gli occhi. Appena il suo corpo scese dall’imbarcazione dell’oblio e i suoi sensi ricominciarono a rispondere al suo cervello confuso, il corpo freddo, ma che come al solito emanava quel calore interno tanto diverso, venne percepito appoggiato alle sue spalle.
Girò un po’ la testa verso di lui e finalmente i suoi occhi smeraldo poterono ammirare quel paradiso. Il vampiro biondo, con un braccio attorno al suo corpo, era addormentato al suo fianco. Il suo corpo, meravigliosamente immobile, la maglietta nera che lasciava scoperte la braccia muscolose, gli occhi oceano nascosti dalle palpebre abbassate e i suoi piccoli ricci dorati che si scomponevano disordinati attorno al suo viso d’angelo.
Nulla sembrava più avere senso. Tutto seguiva un filo assurdo e ingarbugliato, carico di ricordi cancellati e bugie. In un flash veloce il suo osservatore le riapparve nella mente ma scuotendo veloce la testa dai capelli dorati, subito respinse quell’immagine disordinata. Cosa stava raccontando al vampiro biondo? Amore, ti amo. Infondo quella di ieri sera era la prima volta che quel suono tanto sottile e bramato, graffiando senza ritegno, sfondando l’ultima porta della sua anima era uscito.
Eppure non era quello che gli aveva fatto credere. L’assurdità aveva bussato ancora per dargli la speranza di creare un presente totalmente diverso. E se fosse rimasto tutto così? Se avesse accettato l’incubo infinito? Se avesse pagato il burattinaio divertito per rimanere nell’oblio assoluto? Infondo lui, l’angelo dalla bellezza infinita, il vampiro dannatamente amato era tra le sue braccia. Cos’altro contava? Assurdità e pazzia correvano nella sua mente profondamente sconvolta.
Flash sporadici si alternavano con parole e immagini ferendola ancora di più! Dov’era?
Fece scorrere silenziosa le dita sulle braccia muscolose del biondo al suo fianco. Affogare in lui. Unica soluzione.
Posò lievi baci sui muscoli distesi fatti di quella pelle tremendamente bianca. Gli occhi del vampiro si spalancarono dolcemente rivelando l’infinto oceano dei suoi occhi e si posarono sul suo viso. Spaventati, esattamente come poche ore prima.
La cacciatrice fece specchiare le sue iridi smeraldo in quelle pozze oceano e senza scostare il suo sguardo riprese a baciare la pelle d’avorio.
Spike rimase immobile e scottato a guardarla. La sua bocca risalì avida fino al suo collo e in quel punto la sua lingua tracciò brevi linee continue. Il vampiro rabbrividì imponendosi di restar fermo senza però avere la forza di chiederle di smettere. Le immagini della sera precedente avevano sfondato strazianti la sua mente riportandole ricordi che avrebbe voluto cancellare. Le parole della bella biondina e quella sensazione tanto sconosciuta si erano risvegliate ansiose insieme a lui e ora… rivederla riversa sul suo corpo, mentre languidamente posava la sua bocca rosata su di lui lo stava facendo impazzire.
Lasciami in pace ragazzina. Mi turbi profondamente. Sento quasi di conoscerti da sempre.
La bocca avida di Buffy arrivò finalmente al suo viso e prontamente si mise su di lui impossessandosi delle sue labbra.
Il vampiro platinato strinse i pugni cercando di scostarsi da quell’assurdità.
Sta lontana da me, ti prego. Ma Buffy continuò incurante, quasi intestardita, assente, posseduta, la sua dolce tortura.
L’incubo aveva stretto. Estremo e senza respiro alcuno, aveva schiaffeggiato la piccola protagonista e ora la verità tanto assurda bussava con colpi strazianti alla porta malridotta. Nessuno era in casa. O meglio quello era l’intento. Spegnere ansiosa tutte le luci per far credere che il luogo fosse disabitato. Impossibile. Il suo cuore bruciava più che mai e l’assurdità del suo pensiero, ora nella tragedia, ancora tremendamente dedicato a lui, la faceva rabbrividire.
Come era arrivata a questo punto? Quando aveva cominciato ad amare il vampiro biondo in modo così doloroso e potente. Un altro tentativo di soffocare le sue labbra sulle sue andò male e il demone si ritrasse ancora coi pugni stretti mentre la pelle bruciava maledettamente di lei, solo e ancora di lei.
Ma cosa mi hai fatto dannata strega?
Buffy nei movimenti senza coordinazione improvvisamente appoggiò la testa straziata sulla spalla di lui, che rimase rigido e timoroso. Piccole gocce si affacciarono alla porta del cuore. Dov’era il suo bel vampiro biondo? Dov’erano le sue mani che bramavano solo di lei? Dove i suoi occhi color oceano che parlavano da sempre della cacciatrice? Dove quel suo macabro ti amo che paradossalmente profumava d’immenso paradiso?
Ed eccola.
Urlante, straziante e angosciosa, con l’odore nauseante della vernice e l’aspetto della cacciatrice bruna. Ecco il piatto ricolmo di cui avrebbe fatto volentieri a meno. La verità cruda e sanguinante che avrebbe voluto strappare dalla pelle.
”Per nessuno tu esisti!”
Una mano fredda e ghiacciata la schiaffeggiò con forza, lasciando un’indelebile sagoma rosea.
Non esisti Buffy. Il consiglio ti ha cancellato. Ora, non sei niente. Niente per tua sorella, niente per i tuoi amici, niente per questo mondo e…. nulla per lui!
Gli occhi di ghiaccio erano ancora fissi e tremanti nei suoi. Calde lacrime scorrevano sul suo volto, ora come non mai sconvolto. Tutto stava diventando chiaro, la nebbia stava lentamente dissolvendosi e quello che lasciava intravedere bruciava d’orrore.
Fece scivolare il volto assente nel petto di Spike mentre il suo pianto si accompagnava di singhiozzi. Urla, grida, a cosa sarebbe servito? Niente era possibile. L’oblio totale. La moviola interminabile. Il teatrino agghiacciante.
I suoi morbidi fili dorati si erano aperti sul volto sconvolto del vampiro. Cos’era quella sensazione che sentiva? Pena, compassione o addirittura dolore! Cosa? Mentre una sensazione assurda lo divorava. William il sanguinario, Spike….. dove erano finiti? Chi era quell’…… quell’uomo che teneva tra le braccia quella ragazza?
La sua bocca quasi senza il suo comando si mosse verso le guance rosate della cacciatrice e posandosi su di esse si inumidì di quell’essenza salata. Buffy spalancò gli occhi a quel contatto che la sorpresa senza ritegno e alzò il suo volto verso il suo. Non c’erano parole. Nessuno le aveva mai scritte. Tremendamente indelebile.
La bocca del vampiro si impossessò dolcemente della sua mentre i suoi occhi si chiudevano celando quell’oceano. Le mani sottili scorsero affamate su tutto il suo corpo soffermandosi sui suoi seni mentre la sua lingua diventava gradualmente più insistente. Alzò la maglietta sottile e cominciò attraverso il reggiseno di pizzo a stringerne le estremità turgide. Ben presto le posizioni furono capovolte e Spike si ritrovò sul corpo tremante della cacciatrice. Posò languidamente la sua bocca sui suoi seni mentre cominciava a muoversi attraverso i jeans, sul suo corpo con movimenti già tremendamente eccitai e convulsivi, ma velati assurdamente di dolcezza.
Quand’ è che si era arreso? Le labbra cominciarono a impossessarsi di uno dei suoi seni mentre con le mani ne torturava l’altro. Buffy emise un gemito soffocato mente le lacrime scomparivano, lasciando spazio a piccole goccioline di sudore.
Spike fece scivolare lentamente la sua bocca su tutto il suo corpo, mentre la liberava dai jeans. I suoi gesti ora erano diventati irrequieti e scoordinati e i suoi occhi si erano tinti di un blu profondo. La sua lingua scivolò veloce all’interno della sua femminilità cominciando a succhiarne il piccolo clitoride per poi spingerla, tirando il bacino di Buffy in basso, più a fondo possibile. I gemiti della cacciatrice ora si erano trasformati in grida di piacere, l’oblio era totale.
Il suo membro doleva in modo insopportabile tanto che durante i movimenti si slacciò i jeans. Buffy lo spinse con più forza al suo interno affondando le mani nei suoi capelli color oro. Dov’era finita? Possibile che quello fosse il paradiso?
Mi fai impazzire ricciolo d’oro.
Ti amo dannatamente mio bel vampiro.
Dopo interminabili secondi Spike fece risalire la sua bocca lungo i suoi seni e Buffy completamente trasportata lo fece stendere al suo posto accovacciandosi su di lui. Mille parole le sfiorarono la mente ferita ma regnò un impulso irrefrenabile. La sua bocca si posò sul membro pulsante di lui leccandone l’estremità.
Spike non potè fare a meno di gemere di puro piacere, mentre la sua bocca se ne impadroniva completamente e la sua testolina dorata si muoveva per dargli piacere. L’amplesso era ormai inevitabile quando Buffy dannatamente eccitata scostò la testa e salendo su di lui poté sentire, in tutto il suo paradisiaco dolore e piacere, la tanto bramata penetrazione.
La cacciatrice urlò ancora una volta di piacere mentre appoggiava le mani al torace sudato di lui. Si mosse lentamente in quel paradiso ormai quasi al limite del piacere e quando si accorse che anche Spike, presto avrebbe raggiunto l’orgasmo, aumentò velocemente i movimenti, mentre il vampiro con potenti spinte cercava di penetrarla più a fondo che poteva.
Spike ribaltò ancora una volta le posizione e allargandole le gambe più che poté, spinse il suo membro più all’interno con movimenti caldi e avvolgenti, mentre le loro voci si univano in un solo grido.
Buffy gemette senza ritegno mentre un amplesso incontrollato e mai di così puro godimento la travolgeva e sentì nello stesso istante il liquido che poco prima aveva assaporato, riempirla dolcemente . Poi un dolce suono, quasi un sussurro dai contorni arcobaleno, arrivò alle orecchie del vampiro, tamponate dai capelli oro e inumidite dalle lacrime salate della ragazza.
“Ti prego, amami” sussurrò Buffy negli ultimi istanti di quel paradiso.
Dolce immensità dai contorni indefiniti, tremenda richiesta che già sentiva di aver soddisfatto!
Amore? Chi aveva inventato quell’assurda parola dai contorni indefiniti? Quando quell’essenza carica d’anima e di emozioni era nata, comparsa per la prima volta?
Sporadici ricordi gli avvolgevano la mente facendolo tremare maggiormente .
Con disgusto e tremenda repulsione di sé ricordava quel poeta sgangherato e deriso da tutti. Forse lui l’aveva conosciuta…. si chiamava Cecily…. forse… o forse no…
Non aveva mai amato.
Ne era sicuro! Eppure più quella ragazzina dalla storia assurda raccontava fandonie senza senso, più parlava di quel sentimento che odorava per lui di sadica bestemmia …. più un corpo di donna si faceva luce nei suoi pensieri.
Morbidi capelli che avevano il profumo della vaniglia, piccole mani sottili…. forte, forte come una dea.
Buffy aveva ancora il volto sepolto nel suo petto. Con estrema forza avrebbe voluto cancellare quelle parole che mai avrebbe potuto pensare di pronunciare, abbattendo l’ultimo cristallo di quella barriera perduta, che riecheggiavano ancora nell’aria umida.
Forse era un sogno. Forse la donna che emergeva sottile dai suoi ricordi ogni qual volta il suo cuore ascoltava ripugnato quella parola, era solo una fantasia lontana, un oasi mai conosciuta.
Il chip senza alcun senso sembrava dolere in modo insopportabile. Stracciava dentro, tagliava profondo l’incostante dubbio che quella piccola ragazzina, la biondina dagli occhi smeraldo avesse qualcosa a che fare con quella donna.
Perché non affondava i suoi denti in quella pelle candida? Perché non bevevo da quel calice che era il suo collo, tutto il suo sangue fino a lasciarne una bambola inanimata, un fantoccio senza vita, un corpo vuoto?
Più lei pronunciava quelle eresie, più lui le si avvicinava, annegava in lei, completamente.
Lo stava pregando. Come se non sapesse nemmeno di fare l’amore con un morto, lo supplicava disperata e…. non di risparmiarla, di non spezzarle quel sottile filo che era la vita, come da anni facevano tutte…. ma di amarla. Solamente di amarla. O meglio, addirittura di amarla. Lui, vampiro senz’anima!
Scostò leggermente il suo corpo, sorprendendosi di quella delicatezza assurda che non pensava nemmeno di conoscere. I suoi occhi la fissarono incerti e assenti, velati subito dopo di rabbia.
“Sai chi sono?” Buffy annuì titubante “Sai che sono un non-morto, un vampiro?” le chiese ancora, aumentando la stretta sulle sue braccia sottili e alzando percettibilmente il suo tono di voce.
“Sai che quelle come te le divoro fino a non lasciarne più niente?” le urlò, tanto che Buffy sussultò di colpo.
La cacciatrice deglutì cercando di trovare la forza di respirare.
“E perché non lo fai? Perchè non mi divori?” gli rispose con un filo di voce, disperatamente intimorita da quella risposta, ma senza poter fare a meno do formularla.
Spike vibrò visibilmente. Perché? Perché? Se solo lo sapessi maledetta.
La sua rabbia che sembrò esplodere da un momento all’altro, lasciò spazio a delle parole coincise e calibrate, nonostante la sua stretta tremasse visibilmente.
“Non chiedermi di amarti” Buffy trattenne il fiato “Non so nemmeno cosa significhi.”
Quelle gocce odiose che avrebbe voluto strappare via, fino a non lasciare più niente del suo viso, le bagnarono ancora una volta gli occhi.
“Non è vero” biascicò incerta “Tu mi ami Spike, tu mi ami disperatamente” il vampiro mollò la presa scivolando via dal letto.
“Tu sei la mia certezza” la voce ormai rotta dal pianto mentre si accovacciava sul letto voltandosi verso di lui, che ora era dall’altra parte della stanza.
“Va via Buffy” disse sottovoce.
“Quello che mi racconti di noi per me non ha senso e quello che facciamo è solo sesso.”
La cacciatrice vibrò visibilmente a quel suono che sapeva di orrore e che ora le ricordava una lei tanto lontana, preparandosi a quella cascata di acqua gelida.
“Ho finto di crederti per poterti scopare più possibile” ghignò amaramente fissandola negli occhi “Ora mi sono stufato.”
Buffy strinse le lenzuola tanto che le sue mani si colorarono di viola. Una morsa letale, dentata e affilata aveva stretto il piccolo cuore pulsante forte e ora il sangue cominciava a colare lentamente.
“Ti prego non mostrarmi queste scene pietose. Va via” un dannato sorriso stampato sulle labbra perfette.
Il sangue si era gelato. Ora ne capiva per la prima volta il significato. Dolore? Possibile definire semplicemente così quella sensazione che attanagliava oltre ogni realtà, che faceva vibrare convulsivamente il suo corpo sconvolto, fino a farle venire la voglia di vomitare tutto quello che la vita assurda e maligna le aveva donato.
Più la lama del vampiro affondava nella carne rosata, più il muscolo pulsante gocciolava di sangue vivo e vermiglio e più la certezza dilaniante e sconvolgente di amare quel mostro sfondava senza ritegno.
Demone, angelo, vampiro poeta. Che importava? Lo amava e solo ora capiva di sentire quella folta di vento, quell’eterna goccia di eternità per la prima volta nella sua esistenza. Lo sento il tuo mostro. Ti amo vampiro.
Strinse più forte il lenzuolo di seta potendo sentire vibrante le pulsazioni del suo cuore al di sotto della sua pelle .Il sipario del secondo atto si era aperto sconvolgendo gli spettatori. Peggio della morte di uno dei protagonisti. Risuonavano forti le risate del burattinaio.
Spike la fissò vestirsi in silenzio mentre il volto veniva rigato dalle lacrime salate. Ora, più che mai, voglia di stringerla, di implorarla tra le lacrime di perdonarlo, di amarlo, di sentire le dita minute e sottili sulla sua pelle.
Lo senti il mio mostro? Fa male quanto a te.
Buffy dopo interminabili secondi si bloccò vicino alla porta polverosa della cripta, Spike si era spostato per far si che i raggi, penetrando all’interno, non lo ferissero.
Cancellò con un gesto veloce le lacrime anche se già delle nuove si affacciavano prepotenti nei suoi occhi. Mai l’incubo infinito aveva stretto così forte. Il cappio si era definitivamente spezzato, lasciando cadere il cadavere senza vita della ragazza bionda che era una volta.
La tremenda realtà era mostrata in tutta la sua oscura bellezza. Un tunnel oscuro dal quale era impossibile uscire, una sudicia prigione dalla quale non si poteva scappare. Ora lo sapeva. Non esisteva. Cancellata completamente dalla vita. Innamorata senza ritegno del demone.
“Una volta mi hai detto: so di essere un mostro, ma tu mi fai sentire come un uomo e… ” fece una breve pausa, un amaro e isterico sorriso sulle labbra, fissando gli occhi infiniti del vampiro, profondamente sconvolti di blu “Non hai mai terminato la frase e…. solo ora mi rendo conto di averci pensato tutte le notti.”
La porta della cripta emise un rumore sordo e carico di perché. Quella frase vibrò martoriamene nell’aria. Sconvolgendolo senza confini, l’immagine della dea dagli occhi smeraldo apparve in cima a delle scale fissandolo, mentre lui, vicino alla porta semiaperta, pronunciava quelle parole cariche dell’eretica emozione.
11° CAPITOLO(parte seconda)
Paradisiaca visione di lei. Biondi capelli dall’aroma d’infinito, occhi smeraldo, scuri, profondi, atrocemente veri. Ricordava con estrema chiarezza le piccole mani affusolate capaci di farlo sanguinare senza sosta o di regalargli un meraviglioso amplesso, né ricordava la voce chiara e forte, il suo nome gridato con pura rabbia mentre lo colpiva, sussurrato durante lo sfrenato sesso e…. ricordava un poeta….. Un vampiro che come posseduto viveva solo di lei, che senza sosta le gridava di amarla, che senza sosta odiava il suo mostro. Cos’erano quei ricordi? Possibile che l’assurda storia della ragazzina bionda fosse vera? Possibile che la sua mente non fosse malata, che quegli assurdi sentimenti, quelle bestemmie al suo vampiro, fossero reali?
Sussultò ricordando con estrema chiarezza la voce di quella donna “Sei un mostro.”
Cantilena squartante che lui odiava.
Il cuore correva insieme ai suoi passi. Furioso e incosciente, vero e reale. L’assurda verità non era più celata e ciò che procurava faceva più male che mai. Male atroce sentire i suoi amici non ricordare nemmeno il suo nome, totale devastazione vedere Dawn guardarla come un estranea e…. dolore totale, sconvolgente, tremendamente indelebile…. lui, i suoi occhi oceano lontani.
Non l’amava. Non sapeva nemmeno chi fosse. Usata oltre ogni immaginazione. Bruciava da morire”Perché ti sto usando e questo mi fa male. Mi dispiace William.”
Conficcò con forza i pugni sul petto per non gridare. Maledetta. Nella sua mente sconvolta gridavano belli e infiniti i suoi occhi, sussurravano ardenti le sue mani, ringhiava deciso il suo bel corpo. Lui, profondamente lui.
Amava Spike.
Lo sapeva da sempre.
Da quando le era stato accanto senza parlare quella notte, da quando lei gli aveva sfiorato per la prima volta le labbra coperte di sangue, da quando avidamente si era impossessata della sua bocca, da quando profondo e reale l’aveva sentito per la prima volta muoversi dentro di lei.
Il respiro sembrò mancarle quando dopo essere inciampata nell’erba fresca del cimitero aveva ripreso la sua corsa. Scorrevano calde e copiose le lacrime amare, come l’insopportabile musica dell’orchestra dello spettacolo . La morte è il tuo dono.
Sperò senza sosta che lui di colpo la fermasse e crudele affondasse i suoi denti nella sua carne fino a strapparla via da quell’incubo, dalla vita. Quella si che sarebbe stata la morte, solo lui magnificamente speciale gliela avrebbe saputa donare. Oscura e bella come lui la raccontava. Regalata da lui. Un dono.
Tremava. Spaventato, terrorizzato dalla veridicità che potessero avere quelle parole. Sconvolto dall’eventualità di essere diverso. C’era qualcosa in lui. Qualcosa che credeva di non aver mai percepito e che ora sentiva come di possedere da tempo, che in un passato remoto l’aveva perseguitato. Una sensazione, un’ eretica scintilla che avrebbe volentieri vomitato e che ora gridava per uscire fuori. La donna bionda e la ragazzina ne erano certamente la causa.
Di scatto gettò con ferocia un calice ricolmo di sangue sul pavimento. Il liquido vermiglio si aprì velocemente in piccoli rivoli espandendosi in una macabra pozza.
Ricordava di aver girato da anni intorno alla cacciatrice bruna, di averla cercata, bramata, desiderata. Adorava vederla combattere, vedere quella piccola donna massacrare in un attimo qualsiasi essere infernale eppure… adorava la cacciatrice… non Faith. La ragazza più volte le si era avvicinata, profondamente attratta da lui, eppure lui era corso via.
Mostruosamente legato ad un'altra. Da sempre. Senza nemmeno mai essersene accorto.
I suoi occhi avevano cercato in Faith la cacciatrice che non era. La dea bionda, la ragazzina dagli occhi smeraldo.
Uno scontro violento la fece cadere all’indietro, percependo subito e con estrema chiarezza il corpo che si era scontrato con il suo. Il signor Giles le allungò una mano per aiutarla ad alzarsi dall’erba fissando sconvolto la cacciatrice che non sembrava più .
Gli occhi di Buffy, totalmente arrossati e ricolmi di lacrime chiedevano, urlavano per la prima volta aiuto.
Il suo volto ormai era la maschera di quella che era stata, sconvolto profondamente. Nemmeno il suo corpo sembrava più lo stesso: mai si era reso conto di quanto fosse fragile e esile!
La cacciatrice cercò di asciugarsi alla meglio con le mani le calde lacrime, ma la terra che si era appiccicata alla pelle le sporcò tutto il viso. L’osservatore estrasse dalla tasca un fazzoletto in cotone e con cura cominciò a ripulirle il viso.
“Sapevo di trovarti qui” disse dolcemente ”Infondo sei sempre una ammazza-vampiri” Buffy si gettò tremando tra le sue braccia, stringendosi a quell’uomo, tra le lacrime e i convulsivi singhiozzi.
“Perchè sei scappata stanotte. Sai che devo tornare in Inghilterra.”
Buffy lo strinse più forte “Non se ne vada signor Giles. La prego non mi lasci piu’sola.” Una commozione senza freno inumidì come non succedeva da tempo gli occhi dell’osservatore inglese. La sua piccola e forte cacciatrice piangeva, implorava.
Non era più Buffy o forse… lo era più che mai. Strappata via da tutto ciò che aveva, privata di ogni briciola di vita, riusciva a malapena a sopravvivere.
“Dica al Consiglio di uccidermi, la scongiuro non voglio più vivere questo incubo.”
Il signor Giles la strinse più forte che poteva accarezzandole i capelli.
“Non lascerei mai che ti uccidano Buffy. Mai” strinse i pugni cercando di trattenere più che potesse quelle lacrime che non pensava nemmeno più di possedere “Farò tornare tutto come prima, te lo giuro.”
L’osservatore la scostò leggermente da sé “Guardami Buffy” le disse strattonandola lievemente mentre i loro sguardi si incontravano “Ti salverò, te lo prometto.”
La cacciatrice annuì sperando di trovare nei meandri più nascosti e abissali di sé, una minima scia di speranza. Assurdamente non una speranza per il risveglio da quell’incubo…. Lo riporti da me.
La piccola stanza del sudicio albergo dove tragicamente si era chiuso il primo atto era illuminata dal sole.
“Resta qui. Ritornerò appena posso te lo assicuro.”
L’osservatore fissò la cacciatrice che si era seduta vicino alla piccola finestra “Buffy va tutto bene?”
I raggi si posarono gradatamente sulla sua pelle che arrossata non nascondeva neanche i segni di quelle ore col vampiro, la cacciatrice annuì silenziosa. Quali parole avrebbero placato quel dolore? Non esistevano. L’uomo accarezzandola un’ultima volta uscì chiudendo la porta alle sue spalle. Dopo pochi istanti Buffy lo vide attraversare il piccolo cortile e mettere in moto l’utilitaria, prima di sparire nel vialetto alberato.
Si chiese quante ore avesse resistito prima di correre dal mostro supplicando di ricevere il liberatorio dono.
“Ieri 147. Oggi 148 giorni, ma oggi non conta vero?”
Le mani strette ansiosamente nelle sue. Gli occhi profondi del vampiro sembravano voler piangere. Voler far emergere con assoluta chiarezza la felicità, la sorpresa enorme per il suo ritorno, per la sua salvezza.
Non era stato più niente senza di lei, lo sapeva. Lo percepiva, chiaro, fissandolo negli occhi sconvolti, mentre le ferite profonde e ricolme di sangue le facevano bruciare le mani.
Ma cosa ti prende vampiro? Possibile che pretendi ancora di amarmi? I tuoi occhi mi confondono.
Il viso era imbrattato di terra. Linee scure lo ricoprivano interamente cancellando ogni traccia di lei. Infilò la testa sotto il getto dell’acqua ghiacciata. Quel bagno era da incubo, sudicio e malridotto si adattava molto bene con la scenografia del macabro spettacolo. Attraversò lentamente lo stretto corridoio del piccolo albergo e senza nemmeno chiudere la porta a chiave, si stese sul letto polveroso.
La mamma non sarebbe salita nella sua camera con una calda tazza di latte. Dawn non sarebbe entrata senza bussare per rovistare nei suoi cassetti. Willow, Xander e Anya non avrebbero saccheggiato il suo frigo. Il signor Giles non avrebbe parlato di alcun tipo di nuovo addestramento.
Nessun demone da sterminare. Nessuna apocalisse da cui scappare. Nessun vampiro da amare.
Sua madre era morta, sua sorella e i suoi amici non le appartenevano più. Il suo osservatore era su un assurdo aereo per Londra, con la speranza senza senso di salvarla. I suoi poteri erano scomparsi. Le apocalissi l’avrebbero solo potuta divorare.
E il bel vampiro ossigenato? Lui era in lei.
Profondamente immerso nei suoi meandri più nascosti e celati, totalmente parte di lei, essenzialmente ciò che definiva se stessa. Non era possibile amare così tanto. Il suo cervello e il suo cuore non avevano nemmeno mai pensato che esistesse un sentimento tale, un’emozione talmente incontrastata. Ancora le risa del burattinaio nella sua testa.
Anche il sole pomeridiano stava lentamente scomparendo. Giorni senza senso si rincorrevano assetati, rimescolando continuamente i pezzi di un puzzle senza soluzione.
“Lo so che vuoi ballare con me.”
Scosse furioso la testa mentre ricordi eretici e privi di significato riempivano la sua mente. Ancora incontrastata l’immagine della ragazzina bionda in lacrime, perfettamente sovrapposta a quella della dea bionda. Con ferocia afferrò una coperta in lana per coprirsi dagli ormai quasi scomparsi flebili raggi. L’avrebbe trovata.
L’odore degli aerei di linea era sempre lo stesso. Disinfettanti e salatini si mescolavano prontamente. Non si era seduto vicino al finestrino. Gli aveva sempre fatto uno strano effetto volare. Ancora impressa a fuoco c’era l’immagine sconvolgente di Buffy. Solo Buffy, la cacciatrice no. Quella era scomparsa giorni addietro.
Il Consiglio non l’avrebbe certo aiutato e chi c’era di più forte non ricordava nemmeno chi fosse lui. La strega infondo era l’unica speranza.
I suoi passi erano sembrati più veloci mentre Sunnydale scompariva alle sue spalle. Senza accorgersene stava seguendo l’esatto percorso che la notte prima aveva fatto per inseguire la ragazza bionda. Quando attraversò il piccolo vialetto alberato la luce era ormai del tutto scomparsa. Sentiva il suo odore. Lo percepiva chiaro man mano che le si avvicinava. Tutto conduceva a lei. E lui non riusciva a fermarsi.
I suoi occhi verdi erano ancora fissi sul soffitto. Chissà quanto avrebbe dovuto aspettare. Forse giorni, mesi.... forse il signor Giles non sarebbe più tornato. Infondo niente era più una certezza. La più grande era scivolata via poche ore prima.
Forse sarebbe morta in quel sudicio albergo senza che nessuno si accorgesse mai di lei, fin quando l’anziana signora avrebbe affittato la stanza a qualche grassone e avrebbe trovato il suo corpo riverso sul pavimento. Che importava? Chi avrebbe pianto?
La porta malridotta si spalancò di colpo rivelando nella luce buia della stanza un corpo di uomo. Non dovette accendere le luci, il suo profumo era inconfondibile. In un attimo le aveva ridato la linfa vitale.
Ogni muscolo del suo corpo si era svegliato. Forse le avrebbe finalmente fatto il prezioso dono. Lo sperò con tutta se stessa.
La cacciatrice si alzò avvicinandosi a lui, mentre il vampiro richiudeva la porta alla sue spalle, facendo ripiombare la stanza nell’assoluta oscurità.
Dove era finito il suo orgoglio, animo ferito per le parole agghiaccianti urlate da lui? Perchè non lo buttava fuori urlando il suo disprezzo? Gli spettatori erano col fiato sospeso. La protagonista già morta negli atti precedenti sembrava impazzita. Forse non ricordava più le battute.
“Non so chi tu sia” le disse Spike con la bocca a pochi centimetri dalla sua. Poteva percepire la sua pelle nonostante la totale oscurità celasse tutto.
“Ma ricordo una donna” Buffy trattenne il fiato.
“So poco di lei, immagini e ricordi si contorcono senza rivelarmi nulla.”
La cacciatrice spalancò gli occhi nel buio. Com’era possibile? Sapeva di chi il vampiro stesse parlando, ma non poteva capire come. In quale sconvolgente modo Spike poteva vincere, anche se solo parzialmente, l’incantesimo?
In un attimo gli occhi di Dawn le riapparvero nelle mente. Totalmente chiaro era il fatto che nel vederla la ragazzina non avesse provato nessuna emozione, che nessun lembo di malridotto ricordo le fosse affiorato. E allora perchè proprio il vampiro ricordava? Possibile che il suo amore, stracciando qualsiasi ostacolo, arrivasse fino a lì.
“Le sue parole non mi sono chiare e la sua immagine è distorta, ma di una cosa sono certo” disse lui in una voce che tremava.
Buffy poteva distinguere con estrema chiarezza l’enorme sforzo che stesse facendo per pronunciare, anzi, per rivelare prima di tutto a se stesso quelle parola.
“Che l’amavo profondamente” disse con voce roca “Che lei, sola e unica, aveva strappato via il mio mostro regalandomi la luce, per quanto amarla facesse dannatamente male.”
La cacciatrice rimase ancora in silenzio col cuore che le batteva, ma erano profondamente chiare per Spike le sue parole, la sua risposta. Era lei. Questo era quello che la ragazzina bionda gli stava urlando da sempre.
“Non so se sia tu” disse il vampiro totalmente turbato, mentre le mani tremavano visibilmente. Il mostro, almeno per ora, era scomparso.
“Ma sento di amarti come amavo lei”
“Mi ami Buffy.”
Credici vampiro. Se questo ti da la forza di andare avanti, credici pure.
Mi infastidisce da morire quel tuo sentirti sicuro. Quel tuo ripetermi continuamente la tua consapevolezza. Mi ami, l’ho capito. Per quanto comunque possa amare un vampiro, intendiamoci.
Ma cosa ti dice che anche io ami te? Forse il mio sguardo che segue ogni parte di te? I mie occhi che continuamente cercano i tuoi? Le mie mani che da mesi vivono solo della tua pelle? Ti sbagli vampiro e non so più come fartelo capire. Te lo ripeto ancora.
Ma ora baciami. Il giorno è ancora lontano Spike.
E ora? Dov’era la bella dea che rideva del demone? Dove la cacciatrice che gli ripeteva continuamente di detestarlo, prima di infilarsi tra le lenzuola di seta del suo letto?
La luce era ancora del tutto assente. Gli spettatori col fiato sospeso. Qualcuno aveva ascoltato forse la sua disperata e angosciante richiesta?
Ti prego, amami. E lui l’aveva fatto.
Il burattinaio non rideva più. Il suo sinistro sorriso era finalmente scomparso da quella sua orrenda faccia giallastra.
Dillo ancora Spike. Ripetimelo fino a farmi morire.
Buffy rimase immobile. Ancora il chiaro tradimento del suo orgoglio pronto a riaffiorare. Non avrebbe pianto. Le lacrime erano esaurite proprio ora che sarebbero state fautrici di un sentimento diverso. Gioia, senza limiti.
Impossibile sarebbe stato prima pensare che proprio il vampiro ossigenato avrebbe potuto regalargliela. Impossibile quando lui era troppo scontato per essere amato. Troppo vicino per sentirne la mancanza. Impossibile quando il vampiro era un’assoluta certezza.
Ma era esattamente così? Sicuro che lei non l’amasse, da quando lui le era continuamente accanto, da quando lui ogni notte entrava affamato dentro di lei?
Lo sapeva la cacciatrice, lo sapeva da sempre. Troppo orgogliosa anche solo per dirlo a se stessa. Troppo sconvolta dal fatto di amare un mostro.
Sfiorò leggermente la pelle d’avorio del suo viso mentre Spike socchiudeva gli occhi a quel contatto inclinandosi verso la sua mano. Spaventato come non mai. Tremava dolcemente il bel vampiro sotto le sue mani. Buffy fece per accendere l’interruttore, ma la sua mano la ostacolò.
Spike le prese il viso tra le mani avvicinandolo al suo. Poteva percepire il respiro quasi affannato della ragazza, la sua ansia e la sua felicità, il suo cuore che tamburellava forte e violento.
“So già quanto tu sia infinitamente bella” le disse per giustificare l’azione precedente, mentre una parte di lui urlava per non completare quel gesto. Bastava poco, troppo poco per uccidere per sempre il suo mostro.
Per la seconda volta, anche se lui non lo sapeva.
“Aiutami a ricordare ” le disse con una voce tremante, il suo viso ancora accarezzato dalle sue mani.
La cacciatrice sussultò. Ricordare cosa? Le sue grida continue? I suoi colpi violenti? Il suo ripetergli continuamente di essere un mostro? O forse.. “Non ti amo Spike.”
O meglio ancora… “Ti sto usando e questo mi fa male.”
Goccioline di sudore le impregnarono il viso “Mi dispiace William.”
L’enorme portale infuocato le sembrò riaffiorare nella mente. Ora più che mai si sarebbe lanciata ancora. Tutto pur di non ammettere la sua assurda pazzia.
Spike la fissava nel buio aspettando un suo movimento. Silenziosamente la cacciatrice avvicinò lievemente le labbra alle sue. In un gesto infinitamente immenso di dolcezza, ricolmo dello sconosciuto sentimento, in un modo che da sempre avrebbe voluto utilizzare per baciarlo.
Il vampiro rimase immobile cercando di abituarsi a quella sconosciuta sensazione. Dolcezza, delicatezza.... cos’erano tutte quelle novità? Non le conosceva... ma profumavano di lei.
Per la prima volta nella sua esistenza lasciò che le labbra timide e tremanti si appoggiassero lievemente alle sue, lasciò le sue mani semplicemente a sfiorare il viso della sua ragazzina stramba.
Nel corpo di Buffy un’ ansia incontrastata regnava. Ferirlo pur di farlo ricordare o amarlo lasciandolo nell’oblio. Raggelò al pensiero che il vampiro ricordasse tutta la sua violenza e il suo disprezzo, che capisse quante bugie gli aveva, nell’assurdo incubo, raccontato.
“Pagherò” disse al limite del nervosismo il signor Giles. La piccola finestra cristallina era coperta da una tenda dai colori sgargianti. Pioveva a Londra.
“Se è stata praticamente cancellata da questa vita, io posso fare ben poco” disse la piccola donne nascosta dalla penombra della stanza.
“Non le sto chiedendo questo”disse l’osservatore sicuro, che se la donna avesse ancora indugiato, avrebbe lasciato subito la stanza “Le chiedo di far tornare i ricordi solo ad una di queste persone.”
La strega si allontanò sparendo nell’altra stanza. Quello doveva essere il suo strano modo di acconsentire.
Entrambi erano ormai stesi sul piccolo letto polveroso mentre Spike assaporava ancora lentamente le sue labbra, il mostro ormai solo un alone grigiastro.
Bugie? Gesti mai provati, ma da tempo bramati? Era quello il suo modo di aiutarlo a ricordare? La lotta interna della cacciatrice continuava senza sosta.
Se il tempo doveva essere rimescolato, se la realtà doveva essere celata e l’oblio aiutato allora avrebbe finalmente dato tutta se stessa. Avrebbe creato l’immensità e l’infinito che da sempre cercava col vampiro e che da sempre aveva negato.
“Ti amo Spike” gli sussurrò all’orecchio, mentre lui baciava lentamente il suo collo “Voglio essere parte di te, completamente”.
Il vampiro sbarrò gli occhi a quella frase. Possibile che avesse capito quello che intendeva? Rimase immobile e incredulo mentre la cacciatrice lo spingeva con più forza verso l’incavo del suo collo.
“Mordimi Spike” gli disse con una voce tremante “Come fai tutte le notti.”
Sangue e amore. Tutto si mescolava nella sua mente che correva senza sosta. L’amava, l’amava disperatamente e voleva essere in lei in qualsiasi modo.
Appoggiò piano i denti sulla sua pelle, come mai aveva fatto prima d’allora e lentamente penetrò nel suo interno. Buffy dovette aggrapparsi a lui mentre il dolore acuto scompariva dolcemente per lasciare spazio all’infinito più totale. Tutto era compiuto.
Lei amava Spike.
La cacciatrice amava il vampiro. Senza freni, confini, contro ogni ordine e natura. Per sempre.
Sarebbe potuta vivere, morire, rinascere se fosse stato necessario, nulla importava. L’avrebbe amato ancora e ancora e ancora.
Grossi sorsi di liquido vermiglio scorrevano nella sua gola mentre l’estasi più totale lo raggiungeva. Nirvana. Inferno. Paradiso. In qualunque modo la si volesse chiamare. Tutto era in lei. Nella sua dea bionda, nella sua riccioli d’oro. Interminabili minuti passarono mentre la sua bocca si deliziava con quel pregiato nettare. Era parte di lei. Mai come allora.
Lentamente si staccò da lei per baciarla ancora una volta, facendole assaporare il suo stesso sangue.
“Voglio essere in te Buffy. Ti prego” le sussurrò al limite continuando a baciarla.
La cacciatrice o chiunque altro fosse era scomparsa. Totalmente, immensamente, perdutamente in lui. In pochi gesti i due furono nudi sotto la coperta impolverata.
Mille baci ricoprirono il corpo tremante di Buffy. Il mostro graffiava, cercava inerme di non precipitare nell’abisso. Tutto inutile. Il burattinaio fissava sbalordito i protagonisti che improvvisavano senza il suo permesso.
“Dimmi che mi ami” le disse sulle labbra.
“Ti amo” gli rispose la cacciatrice spingendo il suo bacino verso di lei, intimandogli di continuare.
“Dillo ancora” le ripetè, il mostro era allo stremo.
“Ti amo”gli urlò quasi Buffy.
Candide lacrime le rigavano il volto. Poterglielo finalmente rivelare era l’immenso. “Ancora” le urlò a sua volta lui entrando deciso in lei.
“Ti amo William”gli sussurrò Buffy con una voce roca, mentre si abituava alla sua paradisiaca presenza.
“L’avevo detto di non lasciarla andare” sibilò a denti stretti Faith.
“Ma cosa mai può farti una ragazzina spaventata. Sarà partita con quel suo zio inglese la mattina stessa. Come potevi pretendere che ci raggiungesse il giorno dopo?”
Faith restò in silenzio mentre continuava a lavare i piatto sotto lo sguardo annoiato di Dawn. La rossa senza aggiungere altro salì nella sua camera. La testa le doleva maledettamente. Lentamente si stese sul letto dopo aver, con un cenno della mano, chiuso le tende. Aveva bisogno di dormire.
Mentre in una stanza buia nascosta nei vicoli malfamati di Londra una donna piccola e paffuta mescolava liquidi colorati, dando vita ad odori insopportabili, recitando parole senza senso, la grossa ed elegante stanza del Consiglio era vuota.
Solo un uomo in giacca e cravatta fissava assorto il panorama che si intravedeva dalla finestra.
“Rupert non ce lo perdonerà mai”.
Una donna dal corpo sottile uscì dalla stanza adiacente, in mano stretta una tazza di caffè.
“Non è colpa tua. Non è di nessuno” disse lei appoggiando una mano sulla spalla dell’altro. “Non sapevamo che il Primo sarebbe arrivato lo stesso. Che tutto sarebbe stato inutile.” L’uomo sembrò non udirla “Come era stato profetizzato, l’anno prossimo il Primo si manifesterà e noi abbiamo cancellato una cacciatrice per niente. Dovremmo invertire l’incantesimo.”
La donna che si era seduta su una sedia posta vicino al grosso tavolo sbarrò gli occhi.
“E’ impossibile, perderemmo tutta la nostra rispettabilità. Lasciamo le cose come stanno, è la cosa migliore.”
L’uomo senza muoversi dalla finestra annuì silenziosamente.
“Io sono Buffy” la sua voce terribilmente familiare. Quell’abbraccio sotto la pioggia.
“Sono la cacciatrice” Willow continuò a rigirarsi nel letto tra gli incubi, gemendo di dolore. Le lacrime della ragazzina bionda urlavano nella sua mente.
“Buffy” urlò svegliandosi di colpo.
Il bel vampiro dopo averla riempita del suo dolce liquido regalandole il massimo piacere scivolò dolcemente sul suo corpo. Il suo viso si muoveva insieme ai movimenti del suo petto. Il respiro affannato di Buffy lo accarezzava dolcemente. Tutto era compiuto. Tornare indietro impossibile. Aveva conosciuto l’amore. Lei era l’amore. Il mostro era morto. Mentre l’oblio lo accompagnava nelle braccia di Morfeo, un bisbiglio sussurrato dalle sue labbra si udì nella stanza buia “Ti amo cacciatrice.”
Lo fissava nella cripta buia. Nei suoi occhi ancora l’insopportabile meraviglia. Per chi? Per lei? Per il suo ritorno? Certo. Lei era morta e lui aveva continuato ad amarla.... come diceva lui......
Le magiche luci di quel luogo senza spazio e senza tempo in cui era stata aleggiavano ancora nella sua mente ora disturbata. Lui e quel suo viso estremamente perfetto, quel suo corpo che profumava d’inferno, la allontanavano ancora di più dal paradiso. Lo percepiva. Ma doveva toccarlo. Doveva toccare il suo fuoco. Doveva toccare Spike.
Possibile che sia amore? Possibile che il demone senz’anima possa amarmi fino a questo punto? Mi confondi Spike, profondamente.
Ho voglia di sussurrarti parole senza senso. Ho paura d’amarti vampiro.
Le sue labbra profumate d’infinito avevano parlato. Che bella verità avevano svelato. Amami Spike. Ama me e ama la cacciatrice. Fin dove arrivava l’emozione carica di per sempre? Quel vampiro biondo, quel suo corpo di marmo, quei suoi occhi d’oceano... fin dove sapevano amare? Possibile che proprio a lui Dio, avesse dato la forza di farlo così infinitamente? O forse non solo a lui....
Percepiva, sentiva di amarlo almeno quanto lui amava lei. Ne percepiva la bellezza, lo stupore, la meraviglia.
Che importava del mondo? Che importava della vita, della morte, dell’oblio e dell’incubo? Tutto era perfetto. Il bel vampiro dormiva col viso sul suo petto. Cos’altro contava?
“Ti amo vampiro”gli sussurrò mentre lui già sognava di lei.
Willow tremando si mise a sedere sul letto. Il mosaico lentamente si ricomponeva. Cos’era accaduto? La figura della ragazza bionda prendeva inesorabilmente forma. La testa le doleva in modo insopportabile, mentre immagini e suoni divenivano finalmente carichi di verità.
Dovette strofinarsi continuamente gli occhi prima di avere continui conati di vomito. Il mondo tutt’ad un tratto si era messo a girare.
La sua vita di colpo era sembrata una grossa bugia.
Qualsiasi cosa le avessero fatto era molto potente. Ancora una volta la sua retina fu ricolma del viso di quella donna.
Buffy.
In una sporadica visione l’immagine di loro due sul divano di casa sua, cariche di popcorn, la fece barcollare. Tutto diventava chiaro, l’alone grigiastro scomparendo ne creava uno che odorava di terrore. Falsa era quella casa, falsa era la cacciatrice.
Solo l’opprimente voglia di comporre un numero telefonico le attanagliava lo stomaco. Immaginava già le sue dita sul ricevitore che avrebbero continuamente sbagliato quel codice. Londra.
Ricordava con estrema chiarezza l’uomo che aveva preso con se la cacciatrice e più pensava a lui, più un odore, sapore familiare si faceva strada nella sua mente. .
Lentamente aprì la porta della stanza di Dawn. L’oscurità regnava, ma poteva distinguere il suo respiro sereno. Dormiva. Solo lei doveva essersi risvegliata dall’incantesimo o da che altro diavolo fosse.
O forse no... Le venne quasi voglia di urlare mentre si muoveva in quella casa che fino a poche ore fa credeva sua e che solo ora vedeva come nata dal nulla. Le mani scendendo le scale le si appiccicarono sul passamani per quanto fossero sudate. Trattenne il respiro sperando e augurandosi che la cacciatrice bruna dormisse.
La pioggia stava terminando. Quel suo continuo tintinnare sul tetto sembrava si stesse esaurendo. La vecchia fattucchiera aveva detto che Willow aveva già ricordato tutto. Non si sentiva affatto sicuro. Lo stato d’ansia che da giorni infiniti lo stava accompagnato non era affatto scomparso. Doveva tornare subito a Sunnydale e parlare con lei. Un dolore senza fine gli attanagliava la gola. Anche se la strega ce l’avesse fatta, se avesse annullato l’incantesimo il Consiglio sarebbe rimasto in silenzio?
Immaginava già la furia di quei vecchi incartapecoriti che gli avrebbero dato tutte le colpe per il successivo arrivo del Primo. Ora il mondo era salvo. Buffy no. La sua cacciatrice.....
Sperò che l’hostess dall’altro lato del telefono, confermasse in fretta quel maledetto volo per Sunnydale.
Occupato. Il numero di Londra continuava a risultare occupato. Le mani le tremavano ancora. Non poteva nemmeno dire con certezza di averlo formulato nel modo giusto. Era 5 o 6 l’ultima cifra? Doveva fare in fretta.
Trovava poco probabile che i due fossero ancora a Sunnydale. Mentre un estenuante voglia di piangere la sconvolgeva afferrò il cappotto e corse fuori.
Lentamente Buffy accarezzava il volto del bell’angelo biondo. Doveva essere in paradiso. Ne ricordava ancora alcuni tratti ed erano infinitamente simili a lui. Con più forza si strinse al suo corpo. Quella notte non sarebbe scivolato via dai suoi sogni.
“Buffy” biascicò silenziosamente nel sonno il vampiro.
La cacciatrice sorrise “Dormi amore mio”gli sussurrò senza che lui potesse udirla “Sono qui. Per sempre se tu lo vorrai ” aggiunse prima di addormentarsi tra le sue braccia.
Quella notte i suoi sogni profumarono dell’incubo infinito. Sperò con tutta se stessa che nessuno la salvasse. Che tutto andasse storto. La morte infondo non era il suo dono? Quella non era la morte?
Il suo mostro era con lei.... cos’altro importava?
Le mani le tremavano ancora mentre componeva sull’apparecchio il numero del signor Giles. Calde lacrime le scivolarono sul viso mentre anche la figura dell’osservatore diveniva totalmente reale. Era tornata a casa col fiatone. Quello che aveva visto l’aveva sconvolta oltre ogni dove. Raggelò al pensiero dell’effetto che avesse fatto su Buffy.
‘Vendesi’ c’era scritto sul grosso cartello affisso al di fuori di casa Summers. Tutte le luci erano spente. Solo un odore nauseante di vernice l’aveva accompagnata per tutta il tragitto. Ancora quei maledetti conati di vomito le fecero portare una mano alla bocca. Poteva percepire il tamburellare del suo cuore attraverso il ricevitore.
Un rumore sordo si udì tanto che si ritrovò ad urlare quasi in lacrime “Signor Giles” ma gli squilli continuarono a riempire le sue orecchie. Rispondi. Continuò a pregare nella sua testa. Di colpo la voce dell’osservatore rimbombò dall’altro lato dell’apparecchio.
“Grazie a Dio. Signor Giles!” sussurrò con una voce rotta la strega, sperando che nessuno la udisse.
“Willow” gridò quasi l’uomo.
“Signor Giles mi ricordi tutto. Di lei, di Buffy e di questa orrenda farsa che stiamo vivendo” aggiunse per convincere prima ancora se stessa.
“Bene ha funzionato!” balbettò euforico l’osservatore “Willow raggiungi Buffy. E’in quel piccolo motel nella periferia di Sunnydale” disse cercando di organizzare le idee.
“Ok ci vado subito!” rispose la strega.
“No o almeno non andarci fin quando nessuno si accorgerà che sei uscita. Tranne tu, nessuno ricorda nulla.”
La strega annuendo cercò di calmarsi continuando a spiare le scale nella speranza che nessuno comparisse. Continuamente l’immagine di Faith con gli occhi rossi di rabbia le faceva aumentare quell’ansia insostenibile.
“Certo ma cos’altro posso fare?”
“Non far insospettire nessuno. Potrebbero vederti come una nemica o chissà cos’altro.”
La strega sentì la temperatura aumentare impercettibilmente mentre si concentrava sugli ordini dell’osservatore.
“Io sarò lì domani notte. Tu intanto cerca di trovare un incantesimo potente. Buffy è stata completamente cancellata ma ora non posso più aggiungere nulla... ” aggiunse di colpo l’osservatore ricordandosi solo allora che il telefono non fosse affatto sicuro.
“Certo signor Giles. Faccia presto però.”
Col viso impregnato di sudore la strega appoggiò il ricevitore a posto. Forse se tutti dormivano poteva raggiungere Buffy la notte stessa. Sarebbe rinata nel vedere che si ricordava di lei. In un lampo ripensò a tutte le parole lontane che le aveva sussurrato.... completamente cancellata... così aveva detto l’osservatore.
Rabbrividì nel ripensare a quelle parole. Quando però si voltò per afferrare di nuovo il cappotto ciò che vide le tolse il fiato.
Faith!
La cacciatrice bruna la fissava con gli occhi spalancati.
“Buffy hai detto?” le disse con lo sguardo furioso e turbato.
Willow rimase in silenzio. Poteva percepire la nausea aumentare in modo insopportabile. Indietreggiò come per difendersi. Loro non ricordavano nulla ma Faith cosa diavolo centrava?
Possibile che fosse stata proprio lei a fautrice di quell’incantesimo.
“E’quella ragazzina che diceva di essere la cacciatrice giusto?” disse la ragazza bruna avvicinandosi maggiormente, il viso profondamente sconvolto.
“Tu hai detto di ricordarti di lei, di tutto e hai parlato di una farsa..... che tutto questo era una farsa. Che vuoi dire Willow?” le disse mentre diminuiva le distanze.
Cosa poteva dirle? Nessuna scusa plausibile esisteva alle parole di prima e dirle la verità era fuori discussione. Se Faith la conoscesse già l’avrebbe certamente fatta fuori e se invece fosse stata anche lei vittima di un incantesimo non avrebbe certamente capito. L’avrebbe presa per una matta proprio come aveva visto Buffy.
“Rispondi Willow” le urlò la cacciatrice così forte da farla sussultare.
“Barriera” gridò la strega sconvolta. Senza nemmeno voltarsi corse via, il cuore che batteva all’impazzata.
L’energia, con lei dal lato opposto della città, non l’avrebbe tenuta a bada per molto. Corse a perdifiato tra le vie buie di Sunnydale sperando di farcela. Si maledì per non aver preso il cappotto perchè ora il freddo le attanagliava le ossa.
Buffy l’avrebbe protetta. O almeno così sperava.
La cacciatrice bruna dopo poco le fu alle costole.
La nausea era sembrata opprimente. Ancora una volta dovette portarsi una mano alla bocca mentre la sua cassa toracica si allargava spasmodicamente.
I passi erano sembrati scoordinati e privi di logica mentre correva su quella strada sconosciuta. Un ricordo sporco di quel motel era poco chiaro nella sua mente. Ricordava uno sbiadito cartello posto davanti ad una stradina non asfaltata e quello già l’aveva passato da un bel pezzo.
Quando finalmente intravide la piccola porta malandata con le luci ancora accese, accelerò la corsa, con l’opprimente sensazione che da un momento all’altro, una presa forte la scaraventasse sul suolo.
Si ritrovò ad urlare come una matta il suo nome nel buio corridoio.
La stanza al piano inferiore era vuota, sentiva la presenza di Faith sempre più vicina.
“Buffy!” urlò ancora una volta disperata.
La cacciatrice sussultò nel sonno. Una voce troppo familiare ma che nell’incubo non poteva essere presente, era rimbombata al di fuori della piccola stanza.
Scivolando via dal letto si infilò dei jeans e una canotta che il signor Giles le aveva procurato e silenziosamente aprì la porta.
La strega le era davanti, girata di spalle, gesticolava spaventata.
Forse stava ancora sognando.
“Willow?” sussurrò sconcertata. La ragazza voltandosi di scatto e piangendo di gioia le corse in contro.
Gli spettatori ancora una volta trattenevano il fiato.
“Povera Buffy. Scusami” disse tra i singhiozzi abbracciandola “Ora ricordo tutto.”
L’afferrò per le spalle attirandola più forte a se. Il corpo era ghiacciato e le mani bagnate, certamente di lacrime.
Ricordava.
Che tutti stessero lentamente risvegliandosi dall’incubo?
Che presto il bel vampiro si fosse svegliato accorgendosi delle menzogne che gli aveva, fino a poche ore prime, raccontato?
Brusca allontanò il corpo di Willow “Che vuoi dire?”
“L’incantesimo è stato spezzato?” le disse con gli occhi assenti.
La strega la fissò sconvolta “No Buffy. Solo io ricordo ma ora.... ” la voce della ragazza si perse nell’aria insieme all’apparente calma che quelle parole avevano provocato nella cacciatrice.
Qualcun’altro era nel corridoio.
“E così sei rimasta qui per tutto questo tempo! Ero sicura che avrei dovuta farti massacrare da quel vampiro” sentenziò la cacciatrice bruna comparsa sulle scale.
“Che incantesimo gli hai fatto strega?”urlò la ragazza bruna carica di rabbia contro Buffy.
“Nessun incantesimo” disse la cacciatrice cercando di ritrovare un’apparente forza. Possibile che non le fosse rimasto niente della guerriera che era?
“Io dico di si” aggiunse la bruna “E per quanto riguarda il vampiro si può ancora rimediare.”
Con un gesto rabbioso fece cadere la strega sulla moquette sporca afferrando con forza il braccio di Buffy. Solo in quell’istante Willow si ricordò, o forse si rese conto che la cacciatrce non possedesse nemmeno un briciolo di forza.
Boccheggiò incerta mentre pensava a incantesimi di cui ora non ricordava una parola.
“Esci dalla mia vita” le urlò in faccia Faith scaraventandola contro il muro.
Proprio nell’istante in cui stava per riafferrarla, alzandola dal pavimento, una presa forte la fece girare su se stessa e con un colpo deciso la stese sul suolo.
Spike si mantenne la testa gemendo di dolore e guardandola di sbieco.
Il poeta per un istante era scomparso, il mostro riaffiorato prepotente squartando l’alone in cui era celato. O almeno così pensava.
Se solo avesse alzato un altro dito su Buffy l’avrebbe fatta a pezzi, ne era sicuro. Si sforzò più che poté di non spezzarle il collo con un solo colpo.
“Cosa diavolo vuoi Faith? ” le gridò il vampiro pronto a continuare ciò che aveva cominciato.
“E tu cosa c’entri?” disse toccandosi la mascella indolenzita la bruna, gli occhi che le luccicavano di rabbia.
In un lampo il suo sguardo fu sulla ragazzina bionda. Un verità troppo pungente la fece sprofondare. Quello che più temeva era realtà. Ciò che da sempre aveva più bramato e desiderato nelle notti insonni, ciò che più c’era di oscuro e apparentemente intoccabile, le era sfuggito via.
Il vampiro dagli occhi oceano era scivolato dalle sue mani ferendola fino a dentro con dolorosi pugni nello stomaco.
“Hai incantato anche lui bella bambolina?” le disse pronta a massacrarla da un momento all’altro.
Willow li fissava senza capire. Forse Spike ricordava. Era l’unica possibilità che riuscisse a trovare alla sua presenza nella stanza di Buffy, per di più a torso nudo..... rimase con gli occhi spalancati fissando la scena.
No, non c’era alcuna spiegazione!
“E così ti sei pure scopata il vampiro ragazzina?”le disse rimettendosi in piedi la bruna, un rivolo di sangue le scendeva al lato della bocca.
Buffy scattò verso di lei. Quella maledetta continuava a pretendere ciò che non era suo. Quella dannata continuava ad aggrapparsi con le unghie, procurando quello stridulo rumore, alla sua vita. Sua. Solo sua.
Il vampiro veloce la bloccò afferrandola per un braccio e facendogli segno di stare in disparte.
“Lei non c’entra Faith. Ora va via prima che ti uccida!” le disse con parole coincise e calibrate, ma cariche di rabbia.
“Sei proprio sicuro che non sia io ad uccidere te.”
In pochi istanti la cacciatrice bruna fu sul vampiro. Inchiodandolo al suolo gli tenne ben ancorate entrambe le braccia ed estrasse un paletto di legno dalla tasca posteriore dei jeans. Willow alzando una mano verso di lei la scaraventò ancora una volta sul suolo, ma la bruna con un colpo deciso le fece sbattere la testa contro il grosso mobile, posto nel sudicio corridoio, facendole perdere i sensi.
Un altro colpo, questa volta da parte del vampiro, la fece barcollare, ma lei sbattendolo contro al muro, nell’istante in cui lui si toccava la testa per il dolore, lo bloccò nuovamente.
Puntò il paletto proprio all’altezza del cuore facendogli sentire la consistenza della punta.
“Fallo” gridò il vampiro carico di rabbia.
Buffy raggelò pronta a colpirla a mani nude, con la forza che non aveva.
Con la cacciatrice che da qualche parte era sepolta in lei. C’era. La sentiva più che mai.
La bruna spinse più a fondo il paletto fissandolo negli occhi. Come aveva potuto dare a lei le sue labbra, i suoi occhi, il suo corpo.
Lacrime amare le punsero gli occhi, ma cercò con tutta se stessa di trattenerle. Ancora gli occhi scuri in quell’oceano.
Dov’era il mostro? Per quanto la sua rabbia sfiorasse la pazzia, non lo intravedeva. La maschera della caccia non era ancora comparsa.
Nemmeno la più piccola parte dell’atroce malvagità di quel demonio che era, si poteva distinguere nei suoi occhi. Boccheggiò senza parlare mentre una verità troppo dura da digerire le si mostrava in tutto il suo assurdo splendore.
Lui l’amava.
Il bel vampiro amava la ragazzina.
Lasciò senza rendersene conto cader via il paletto.
Senza aggiungere altro, veloce, sparì per le scale buie.
Buffy in pochi istanti fu tra le braccia di Spike.
Il suo cuore batteva senza sosta. Il burattinaio si stava silenziosamente risvegliando.
“Non è successo nulla Buffy ” le sussurrò nell’orecchio accarezzandole il viso in gesti che non conosceva. Le mani gli tremavano ancora. Nemmeno per un istante aveva temuto per la sua vita.
Tutti i suoi pensieri erano per lei.
Nemmeno l’idea che la sua pelle candida fosse scalpita era sopportabile.
Atrocemente, totalmente lei!
La strinse più forte a se, chiedendosi come avesse fatto a vivere per secoli, senza la sua riccioli d’oro.
Il burattinaio strofinava le mani soddisfatto. Il suo spettacolo tornava esilarante. Gli attori forse stavano riprendendo in mano il suo copione. Qualche spettatore aveva però lasciato la sala.
Quando Willow riaprì gli occhi la luce era sorta da ore. Nonostante questo la finestra dell’albergo era stata sigillata così bene, che sembrava fossero passate solo poche ore da quando aveva battuto la testa. Buffy era appisolata sul lettino al fianco al suo e Spike, seduto su una sedia posta vicino alla porta, era lì, immobile, a fissarla.
In poche ore un’intera esistenza era stata capovolta. Estratto dalla sua natura si era ritrovato in una realtà che da sempre gli era stata vietata. Anche la cervellona dai capelli rossi sembrava ricordarsi di Buffy.
Forse si sarebbe fatta luce su quelle giornate che correvano da sole, senza alcuna voglia di fermarsi. Nella sua mente erano marchiate a fuoco le parole, i gesti che insieme avevano condiviso. Scottavano ma non solo.... riempivano di una beatitudine che lui credeva non avrebbe mai avuto il privilegio di conoscere.
Quegli occhi smeraldo che profumavano d’amore rivelavano verità che mai avrebbe voluto conoscere, ma che ora aveva la necessità di rendere chiare completamente, fino alla fine.
La ragazzina pretendeva di essere la dea.
In effetti quelle eterne gocce di eternità bruciavano esattamente nello stesso modo.
La realtà di quei giorni si avvicinava in modo sconvolgente al bel sogno che era stata la dea dai capelli color del miele. Bruciava maledettamente.
“Ma che ore sono?” disse la strega quando finalmente ogni parte del suo cervello tornò nitida.
Spike sembrò non udirla o forse non aveva la minima voglia di risponderle.
Non sembrava affatto cambiato, pensò Willow mentre lo guardava fumare assente una sigaretta .
Buffy si appoggiò vicino a lei accarezzandole lievemente il viso.
“Va meglio?” le chiese sorridendo.
Inorridita si ritrovò a sperare che la ragazza fosse ripiombata nell’oblio.
Spike senza guardarle sembrava più nervoso che mai.
“Hai parlato di un incantesimo giusto?” chiese alla ragazza sotto gli occhi spaventati di Buffy.
La rossa finalmente sentì la forza di mettersi in piedi, continuò a strofinare le tempie indolenzite .
“Dobbiamo aspettare il signor Giles, ho bisogno di maggiori informazioni per invertire l’incantesimo” disse la strega.
“Si, ma non sappiamo nemmeno dove sia, forse per ora.... ” balbettò insicura la cacciatrice. “Facciamolo e in fretta” sentenziò il vampiro visibilmente turbato.
Perchè diavolo non si dava da fare? L’aveva vista piangere, disperarsi, implorare il suo amore, la sua vita e ora sembrava più che mai spaventata dal ritorno della sua vera esistenza.
“Non capisco Spike cosa c’entri?” aggiunse la rossa guardando verso Buffy.
Era evidente che il vampiro non ricordasse nulla se pretendeva di invertire l’incantesimo e quindi non capiva proprio il perchè delle sue parole.
“Maledizione non perdiamo tempo!” urlò Spike così tanto da far sobbalzare le due ragazze .
“Si Buffy, forse è meglio che cominci a organizzarmi, ci vorrà un po’ di tempo”le disse rinvigorita la rossa avvicinandosi alla porta.
Buffy scattando in piedi le si avvicinò “No Willow, io dico di aspettare il signor Giles e poi Faith potrebbe aggredirti.”
Il burattinaio rideva particolarmente divertito. La moviole sembrava interminabile.
Una presa forte la fece allontanare dalla ragazza impedendole di terminare la frase.
“Non so chi diavolo sia questo signor Ghiles e non mi interessa. Voglio che si faccia luce su questa storia e in fretta!” le disse ringhiando a denti stretti.
Buffy lo guardò senza parlare. Il vampiro voleva correre via proprio da quello a cui lei voleva tenerlo ancorato.
“Ti accompagnerò io a prendere ciò che ti serve. Guadagneremo tempo. Non penso che Faith se ne starà buona per molto.”
“Ma è giorno non puoi uscire” disse Buffy cercando di farlo desistere.
“Passami una coperta, prenderemo una di queste auto qua sotto.”
“Rubare non mi... ” le parole della rossa furono interrotte dal vampiro che afferrando una delle coperte e tirandola per un braccio, la trascinò giù.
“Non muoverti da qui tu!” urlò a Buffy quando già era sulle scale. Ecco lo strano modo di farle capire che si preoccupava per lei.
Presto avrebbe dovuto temere ben altro.
La verità non gli sarebbe piaciuta per niente. Ancora una volta la speranza di restare nell’incubo, sotto gli occhi vigili del burattinaio, le riempì la mente.
Sentiva la sua pelle bruciare in un modo assurdo. Quella vecchia auto non l’aveva protetto per niente e la coperta era più sottile di quanto sembrasse.
Avrebbe volentieri affondato i denti in quella ragazzina dai capelli rossi. La sue pelle era chiara e fresca, certamente l’avrebbe rinvigorito. Doveva essere un’amica di Buffy e stranamente questo gli impediva di farlo, in più lei sembrava l’unica in grado di far luce su quella storia. Ma cosa diavolo gli accadeva?
Profondamente spaventato da quello che stava diventando. Ignaro della trasformazione già completamente avvenuta. Dal primo giorno in cui l’aveva vista.
Quando finalmente fu nel Magic-Box urlò di dolore. La frescura di quel luogo faceva alzare dalla sua pelle il fumo che pochi attimi prima lo ricopriva, le tempie completamente impregnate di sudore. Il locale fortunatamente era vuoto. Solo Anya leggeva annoiata una rivista dietro alla cassa.
“Hei Willow, ma cosa fai con quel vampiro?” chiese la ragazza nonostante sembrasse visibilmente poco interessata.
“Niente di importante Anya. Devo prendere alcuni libri e oggetti, te li riporterò più tardi” disse la rossa già immersa negli scaffali polverosi.
“Certo ma questa volta dovrai pagarli. Sono stufa di essere sempre in passivo a fine mese.” La strega che le era vicina annuì senza nemmeno aver ascoltato.
“Ok, allora io segno tutto Willow.”
Spike intanto gironzolava tra gli scaffali. Ci aveva sempre capito poco e niente di magia nera e poi la pelle bruciava ancora dannatamente.
Maledetta non-vita!
Dolcemente il sole calava. Una piccola brioche era sbriciolata sulla coperta in lana. Non ricordava nemmeno l’ultima volta che aveva mangiato.
Cos’aveva lei?
Cos’aveva di così diverso da non poter essere una ragazza come tutte?
Perchè non poteva dormire fino a quando il sole non si posa caldo sul letto?
Perchè non poteva guardare la tv per un intera giornata, piangendo per uno stupido problema di matematica senza soluzione?
Perchè non poteva dormire di notte e vivere di giorno?
Perchè non poteva fare l’amore con chi amava e restare nel suo letto fino a tardi?
Nulla più aveva senso. Qualcosa di troppo meraviglioso e stupendo era celato nell’incubo. Lo amava. Disperatamente. Bruciava in lei come qualcosa di troppo conosciuto.
Il suo mostro paradisiaco. Il suo angelo infernale.
Avrebbe sgranato gli occhi scoprendo la menzogna. Lui che aveva seppellito il suo demone fidandosi di lei, immergendosi completamente in lei, che solo aveva dentro di se l’indelebile ricordo della bella cacciatrice.
Strinse il lenzuolo mentre l’odore di vernice riaffiorava prepotente nella sua mente. Dov’era il suo dono? Non avrebbe vissuto un solo istante senza i suoi occhi. Nulla era senza l’oceano.
Lo spettacolo forse lentamente stava terminando. Infondo le tragedie si sa come vanno a finire.
Quel posto aveva un odore orribile.
Occhi di salamandra, zampe di gallina, incenso e chissà quale altra diavoleria.
Per fortuna la stanza buia dalle poche finestre rimaneva ben nascosta dai raggi del sole che lentamente si andavano estinguendo. Stranamente era nervoso. Non sarebbe stato tutto così facile. Tremava il bel vampiro mentre pensieri privi di logica si addensavano nella sua mente. La bella ragazzina parlava di verità e amore. Parlava di meandri nascosti e celati al mostro che da sempre sentiva di essere. Distrutto aveva cercato di affogare i gesti e le parole eretiche.
Scappando aveva sperato che lei sparisse come un sogno alle prime luci dell’alba. Avrebbe voluto che fosse solo questo: un bellissimo e paradisiaco sogno da cui risvegliarsi con l’amaro in bocca.
Sconvolto aveva corso lontano, profondamente attratto da lei.
Ma c’erano cose impossibili. Cose da cui non si può semplicemente scappare, fingere di non essere in casa, spegnere tutte le luci.
La dea bionda da infinito e celato sogno che era, si era trasformata in splendida realtà che come pena aveva l’uccisione del suo mostro. Sentiva il demonio che era completamente assopito. Forse dormiva.
Il ricordo di Buffy gli fece bruciare gli occhi. Come qualcuno fatto di carne e sangue, di cui da secoli si era cibato, aveva potuto sconvolgere completamente la sua assurda esistenza? L’imponente voglia di allontanarla da se l’aveva fatto barcollare tra i pugni e le carezze, ma il guerriero poco leale non ce l’aveva fatta.
Come un automa aveva attraversato la terra che li divideva, aveva creduto a lei, in lei.
La voce squillante della testolina dai fulgidi capelli lo fece ritornare in se.
“Io ho fatto. Andiamo e in fretta.”
Senza aggiungere altro il vampiro si diresse a grandi passi verso l’uscita.
“Ma avete tutte da fare?” urlò Anya dal fondo del locale.
“Cosa vuoi dire?” chiese Willow mentre con forza spingeva la porta che Spike, senza troppi accorgimenti, si era chiuso alle spalle.
“Anche Faith ha preso qualcosa ed è scappata via.”
Willow avvampò salutando frettolosamente l’amica alle sue spalle e correndo verso l’auto, ormai priva dei caldi raggi del sole.
“Sta cercando di fare qualcosa”disse nervosa a Spike, mentre chiudeva lo sportello dell’auto.
“Dovevamo immaginarlo” rispose il vampiro senza nemmeno bisogno di chiederle di chi parlasse.
Stava impazzendo. Lo sentiva. Che i malati di mente si accorgessero di quando la pazzia comincia a sfiorare le loro noiose esistenza?
La sua vita si contorceva in una danza senza fine. La odiava maledettamente.
Non esisteva attimo di pace, non esisteva solo istante per respirare, riempire con cura i polmoni per poi tornare in apnea. La marea era alta da secoli. La sentiva. Ricordava stranamente l’ultima sera passata nel suo letto.
I suoi folli pensieri. La sua imminente pazzia.
Ma se allora la sua mente era malata, ora come stavano le cose?
La porta si aprì per lasciare entrare sua madre con una tazza di latte.
L’appoggiò dolcemente sul comodino per poi sedersi al suo fianco. Candida . Come solo lei sapeva essere. Una lacrima le solcò il volto.
Cosa succede mamma? Fammi dormire nel tuo letto stanotte.
Solo stanotte e non urlerò quando domani aprirai le tende presto per andare a lavoro. Rimarrò ferma a graziarmi del dolce calore che hai lasciato al mio fianco.
La sudicia stanza dell’albergo era nel buio.
“Sei tu il mio problema. Tutto è cominciato da quando tu sei arrivata. Tu morirai e tutto finirà.....è semplice.”
La voce di Faith era inconfondibile e chiara era anche la sua presenza alle sue spalle.
Sole. Loro due. La mamma era andata via. Una calda lacrima le solcò il volto. Sola anch’essa.
“Fatta fuori tu, dovrò solo rimettere le cose a posto con la magia.”
La luce era andata via. Perchè? Non è in estate che il sole cala più tardi? Forse era qualcosa letto su un giornale, infondo avevano sempre detto di non credere a ciò che scrivevano.
“Non ti volti? Hai così paura? Non eri la cacciatrice?” disse cinica la bruna, per niente divertita.
“Dillo che menti bastarda.”
Perchè urlava? La stanza era piccola e lei sentiva benissimo. Forse era nervosa. Forse.
Buffy lentamente si voltò verso di lei. Il viso della bruna era sconvolto dalle lacrime.
“Ti sei fatta male?” chiese la cacciatrice.
Con ferocia la bruna le torse un braccio imponendole di alzarsi.
“Parla maledetta!” le urlò in faccia.
La mamma era tornata nella stanza, in piedi stava vicino alla porta sorridendole. Avrebbe voluta solo toccarla, solo essere toccata. Poi scomparve.
“Lo amo” la bionda piangeva.
Ora anche sua madre sapeva .
Disperati mamma. Amo un mostro senz’anima che profuma di paradiso. Amo un vampiro che solo, può amarmi a sua volta. Solo quando la lama fredda premette contro la sua maglietta si ricordò della bruna, piangeva ancora.
Entrambe.
“Devo farlo” disse la bruna spingendo tanto che la maglietta divenne più attillata in quel punto.
La morte è il mio dono. Non questa. Solo il suo morso........
E’ il mio dono
Ma perchè dicono che quando si muore la vita passa davanti ai tuoi occhi come in un film? Qualcuno è morto e poi è tornato vivo per dirlo?
Eppure insistono, te lo fanno pensare fino alla fine. Tanto che quando stai morendo, la delusione maggiore è proprio non vedere la tua vita come una bella proiezione cinematografica .
Lei era morta già due volte. Entrambe totalmente delusa.
Sentì solo dei passi nella stanza e poi il corpo della bruna lentamente scivolò via dal suo. La lama non spingeva più sulla sua pelle e il suo fastidioso rumore sul pavimento la fece sobbalzare. Faith era stesa a terra e al di sotto del suo capo riuscì a intravedere il macabro liquido vermiglio.
“Tutto bene?” chiese affannato il signor Giles.
La bionda annuì col capo senza parlare, gli occhi assenti e spaesati fissi sulla bruna. Lei aveva forse ricevuto il dono? Chissà se era rimasta delusa?
L’osservatore si abbassò sul corpo della ragazza alzandole la testa. Una massiccia bottiglia di liquore era riversa sul pavimento, rotta in più punti.
“Sta
bene” disse controllandole sulla giugulare il battito
cardiaco.
”Il sangue” disse Buffy indicando la piccola macchia
formatosi sul pavimento, tremendamente sconvolta.
Ancora una volta intravide sua madre sul fondo della stanza.
“Non è niente. Si è ferità col vetro. E’superficiale” aggiunse continuando ad esaminare il capo della ragazza.
Alzando lo sguardo si rese conto che Buffy boccheggiava tremando.
“Buffy sta bene. Non preoccuparti. Ha solo perso i sensi.” disse cercando di farla tornare in se.
La cacciatrice continuando a tremare si appoggiò sul davanzale polveroso.
“Buffy ho detto che sta bene. Non è niente” esclamò con voce alterata l’osservatore.
La cacciatrice stava peggio di quanto avrebbe immaginato. Calde lacrime le ricoprivano il volto facendola singhiozzare.
“Dorme ed è un bene per noi. E’ una cacciatrice, sai che non potrebbe mai morire per questo.”
Buffy tremava spasmodicamente. Gli occhi fissi su quella piccola macchi di sangue. La madre ancora sul fondo della stanza.
Con forza l’osservatore la strinse tra le braccia.
“Va tutto bene, calmati. Va tutto bene” le sussurrò dolcemente alle orecchie.
Dovevano fare in fretta. Buffy era nel delirio più totale. Si appoggiò assente alla sua giacca, senza nemmeno abbandonarsi nel suo abbraccio, continuava a tremare.
Il signor Giles sobbalzò di paura. Sembrava che presto della sua cacciatrice non sarebbe rimasto più niente.
La porta dopo pochi istanti si aprì lasciando entrare la rossa. Appena il suo sguardo fu sull’interno della stanza, i suoi occhi si spalancarono.
“Sta bene Willow” disse l’uomo captando la sua paura.
La strega mettendo parzialmente a freno il suo nervosismo, tornò a concentrarsi sull’osservatore. Veloce e sconvolta corse nelle sue braccia, stringendo contemporaneamente anche Buffy.
Ma la cacciatrice era lontano. I suoi occhi ancora su quella macabra macchia.
Sua madre velocemente scomparsa.
I due forse parlarono perchè udì la loro voce ma, non ne capì il significato.
Ci sono certi rumori che però ti restano nell’anima.
Non come lo squillo di un cellulare o il rumore della sveglia. Alcuni suoni si impregnano in te: la campanella della scuola, i passi di tua madre nel corridoio, il rumore delle chiavi di tuo padre quando rientra a casa.
Sono tanti eppure li tieni dentro con estrema chiarezza, distinguendoli gli uni dagli altri.
E quello era un rumore dell’anima. Il fruscio della sua giacca di pelle, perfettamente armonizzato ai suoi passi decisi.
Lui.
La sagoma del vampiro non riuscì nemmeno ad attraversare la porta, che le sue braccia erano piene di lei. Buffy singhiozzando si era stretta nel suo abbraccio. Forte e decisa aveva afferrato la sua giacca, allargandola per farsi spazio. Tremando posò la sua bocca nell’incavo del suo collo per poter aspirare a grandi boccate il suo odore. Si sa anche alcuni odori sono dell’anima.
Spike osservando il corpo della bruna riverso sul pavimento la strinse forte a se. Il signor Giles rivolse uno sguardo sconcertato a Willow. Come era possibile che il vampiro ricordasse e soprattutto, perchè Buffy trovava conforto tra le sue bracca.
La strega rispose con un cenno incerto. Nemmeno lei sembrava averci capito niente.
La bella cacciatrice continuava a stringersi al corpo del vampiro.
Tutto era pronto.
Poteva distinguere sul letto i vecchi libri, le ampolle e ora anche il signor Giles era arrivato. Tutti i pezzi erano al loro posto. Presto il vampiro sarebbe uscito dall’oblio. Presto avrebbe scoperto l’assurda menzogna.
Forse avrebbe capito. Infondo Spike l’amava oltre ogni cosa.
Ma non poteva rischiare. L’essenza della sua vita era racchiusa in quel corpo, in quella non vita, in quell’anima assente.
Non avrebbe fatto niente senza la totale e assoluta certezza che lui rimanesse indelebile.
“ Tu sei solo un ripiego “.
Maledizione non volevo dire questo. Stanotte brucia ancora.
Perchè hai detto che scoparmi sarebbe stato meglio? Rovini sempre tutto vampiro!
Ma ora perchè non ridi più?
Angel?
No, tu sei diverso. Possibile che ti abbia ferito? Sei un mostro Spike, non hai sentimenti. Dai, non fare quella faccia. Non puoi soffrire.
Ho paura vampiro. Stanotte è cambiato qualcosa.
Maledizione non volevo dire questo. Stanotte brucia ancora.
La bella ragazzina stava ancora ancorata alla sua giacca piangendo.
Ma che le accadeva. Aveva completamente sopraffatto il suo mostro e in qualche modo fatto fuori Faith.....che motivo c’era di piangere?
Sentì una fitta al cuore quando le sue mani si bagnarono di lacrime preziose. Il solo pensiero che la sua anima tremasse lo distruggeva. Ma fin dove arrivava l’eretica emozione?
Fin dove la piccola riccioli d’oro aveva fatto a pezzi il suo mostro?
“ Mi ami Spike? “chiese tra le lacrime Buffy con una voce così sottile che a malapena il vampiro riuscì ad udirla. Lo sapeva. Forse voleva fargli ancora male.
Voleva farglielo ripetere distruggendolo maggiormente. Silenziosamente fece scivolare il suo corpo e quello della ragazza nel buio corridoio.
Le carezzò dolcemente il viso per impedirle di piangere ancora. Era inanime contro di lei.
“ Cosa c’è? “ chiese cercando di cimentarsi in gesti sconosciuti. La cacciatrice rimase in silenzio, immergendosi nel suo splendido oceano.
Le noccioline erano finite. Le mani degli spettatori sudate. Gli attori stanchi.
L’ultimo atto volgeva memorabilmente al termine.
“ Lo sai quello che sento “ disse con dolore. L’aver abbandonato, se pur parzialmente, le tenebre feriva ancora.
“ Allora lasciamo tutto così. Tu mi ami. Cos’altro conta? ” disse come rinvigorita la cacciatrice, mentre il cuore quasi le usciva fuori dal petto.
Vibrò il corpo del vampiro. Sentì udire nei suoi meandri più nascosti l’atroce ululato della sua bestia.
“ Ma come puoi dire questo? Mi sono fidato di te completamente e ora vieni a dirmi che è meglio lasciare tutto così. “ ringhiò a denti stretti lui cercando di rimanere calmo.
“ Non sono sicura che ti piacerà quello che scoprirai. “ la voce della cacciatrice lontana e assente.
Correva lontana la sua mente. Troppo terrorizzata dal risveglio del mostro.
Sbattendo con ferocia un braccio contro al muro il vampiro la fece sussultare.
“ Dannato inferno ragazzina, cosa vuoi dire? “ le ruggì furioso sulle labbra Spike.
Fuggire. Fuggire lontano. Chiudersi nella sua stanza e poi piangere sul suo letto.
Le coperte stropicciate sotto di lei, la musica alta.
Ma era lì.
Gli occhi del vampiro profondamente nei suoi. Cercò sua madre con lo sguardo.
Era andata via.
Perdonami Spike.
“ Ti ho mentito “ disse la cacciatrice, gli occhi lontani e sconvolti, le lacrime finite.
Forse per sempre. Lo sperò con tutta se stessa. Stanca . Stremata ma, soprattutto terrorizzata.
Senza lui nulla.
“ La storia che ti ho raccontato, la cacciatrice , il vampiro e tutto il resto. “ aggiunse allontanandosi impercettibilmente da lui.
Spike sgranò gli occhi. Il suo oceano non fu più calmo. Tornò la burrasca.
La tragedia l’aveva previsto.
I suoi pugni si strinsero con una forza estrema. Uno degli arti saettò con una tale velocità che Buffy urlando, si protesse il viso con le mani.
Nessun dolore. Il pugno si era conficcato nel muro creando un grosso buco polveroso. Quando la mano del vampiro fu estratta, il sangue colava a fiotti.
A passi lenti si avvicinò alle scale buie. La maschera della caccia senza motivo era riapparsa sul suo volto. Le sue iridi si erano colorate di giallo. Il suo mare ora era inquinato.
La bella ragazzina aveva saputo raggirarlo come mai nessuno aveva fatto.
Annientato il suo mostro, insegnatogli l’antica emozione e quella, lui lo sapeva ora, non si poteva scordare, cancellare come una pagina vecchia.
Gli occhi gli bruciarono senza motivo. Improvvisamente sentì il viso bagnato.
Acqua calda in piccole linee attraversava il suo bel volto. Cosa accadeva? Forse un maledetto incantesimo della strega?
Va via maledetta ragazzina. Non sai quanto male tu mi abbia fatto.
Ancora una volta i suoi occhi furono in quelli di Buffy.
I suoi smeraldi infiniti immersi nel suo oceano tornato nitido.
La maschera era scomparsa. Il bel mostro stava piangendo.
Veloce, corse via.
“ E’ finita. “
Si, ridi pure vampiro. Credi di avermi in pugno vero? Non scherzo affatto.
Mi riprendo la mia vita.
“ Perchè ti sto usando e questo mi fa male. “
Non guardarmi così. Lo sapevi. Sono stata chiara dal primo istante.
O forse no.....
Non capisci Spike, mi turbi profondamente. I tuoi occhi mi confondono.
Ho troppa paura d’amarti.
“ Mi dispiace William “.
Ti prego......fermami!
Il cuore le era in gola. Spike era andato via. Non sarebbe più tornato.
Non si sarebbe più voltato. Torna indietro amore mio.
Le sue mani d’argento non avrebbero mai più toccato la sua pelle candida.
Non l’avrebbe mai più sorpresa a piangere sulle scale e le avrebbe chiesto: “ Posso fare qualcosa? “ con lo sguardo più dolce del mondo.
Non avrebbe mai afferrato il suo corpo in quella stretta che profumava di fuoco.
Non sarebbe più entrato, tremando, dentro di lei.
La sua bocca d’angelo non avrebbe più sfiorato la sua.
Nessuno l’avrebbe mai massacrato per colpa sua. Nessuno ogni notte l’avrebbe salvata.
Chi era il mostro? Chi era senz’anima?
Troppo sconvolta, impaurita dal fatto che la perfetta cacciatrice, potesse amare il sadico vampiro.
Troppo distrutta dal fatto che la guerriera potesse desiderare chi più al mondo, potesse amarla a sua volta.
Perchè l’amore spaventa.
Perchè si ha troppa paura d’amare veramente, totalmente, di immergersi fino alla fine nell’altro lasciando niente di noi.
Perchè l’amore dilania quando va via.
Perchè troppo fa piangere, troppo fa vivere.
E allora chi era il mostro?
Lui che aveva distrutto l’inferno che aveva in se, che aveva massacrato la belva che era, amandola, disperatamente, senza freni e confini?
Amandola come solo una volta nell’esistenza si può amare.
O forse lei?
Guerriera spaventata da se stessa . Sconvolta di amare il bel vampiro.
Lei, che gli vomitava addosso tutto il suo disprezzo, che aveva infondo solo per se stessa.
Ti amo Spike, totalmente. E ogni via lastricata di questa esistenza continua a condurmi da te, dai tuoi occhi, dalle tue mani, che sole, celano l’infinito.
Piangeva la cacciatrice. Le maledette lacrime non erano esaurite.
Le ultime carte erano state scoperte e quello che avevano rivelato non le era piaciuto per niente. La partite era persa.
Era più Buffy ora, di quanto non lo fosse mai stata.
Di quando pur di restare ciò che tutti credevano, aveva affogato le sue emozioni. Seppellendole . Bruciandole. Perchè nessuno trovasse più nulla.
Nessuna prova per incastrarla.
Aveva mentito spudoratamente raccontando la favola che più di tutto, avrebbe voluto fosse realtà, portando alla redenzione il bel mostro e ora, alle stretta, aveva confessato una verità troppo scottante.
Perchè l’amore dilania quando va via. Perchè troppo fa piangere, troppo fa vivere.
Inanimata rientrò nella stanza sudicia che in poco si era già riempita di libri e pergamene.
Il signor Giles forse parlava. Riusciva a vedere le sue labbra muoversi, i suoi occhi cercarla, ma non poteva udirlo. Willow aveva il volto sudato. Si muoveva in gesti che ora proprio non riusciva a comprendere. Faith era stesa sul letto dove quella notte avevano dormito.
“Dimmi che mi ami “
Più di ogni altra cosa al mondo amore mio.
La cacciatrice dormiva? Forse il dono era arrivato anche per lei. Sorrise istericamente.
La mamma era tornata sul fondo della camera. Sorrideva.
Perchè ridi mamma?
Per me? Sono talmente ridicola? Stupida Buffy !
Innamorata del vampiro che mostro non è.
Troppo impegnata a mostrare solo la cacciatrice.
Buffy no!Quella non si può.
Non ridere mamma. Non vedi che piango? Fa così male che non riesco a respirare.
Perchè non mi hai mai chiamato bambolina bella?
Ho bisogno di te.
La moviola era terminata.
Il burattinaio aveva abbandonato i fili.
Senza voltarsi corse via.
Maledetta ragazzina. Cosa sarebbe stato ora di lui?Cosa sarebbe rimasto ora del mostro che non sentiva di essere più? Bruciava, dilaniava il cuore.
Possibile che lei gli avesse restituito l’anima che non aveva?
Le gambe si muovevano da sole. Riusciva a sentire il suo respiro affannato nelle orecchie. Come se qualcun altro la stesse inseguendo. Riusciva a vedere se stessa correre, dirigersi col fiato in gola verso il cimitero. Non era lei. O forse no.....lo era per la prima volta.
Mai la cacciatrice era stata più vera quanto nell’atroce incubo.
Il resto non importava. Solo lui. Avrebbe bramato tutto del bel vampiro. La morte e la vita.
In qualsiasi modo, sarebbe stato il suo dono.
La testolina fulgida si riverse sul pavimento stremata. Il signor Giles la sorreggeva preoccupato. “ E’andato tutto bene Willow. Sei stata bravissima. “disse sorridendole teneramente, mentre la strega si appoggiava a lui.
Faith si era messa proprio in quell’istante a sedere sul letto. “ Cosa ci faccio qui signor Giles? “ chiese mentre si toccava la ferita superficiale, l’espressione stordita. L’uomo non ebbe il tempo di esultare di gioia. Il suo cellulare aveva cominciato a squillare. Rispose con l’ansia che era diventata una costante di quei giorni. Le mani completamente sudate.
La grossa sala del Consiglio era illuminata dal sole.
L’uomo seduto di spalle continuava a guardare fuori. La finestra era sporca in più punti.
“ Mi dispiace per i guai che abbiamo procurato alla cacciatrice. E’stato davvero un grosso errore. Spero si potrà rimediare. Mi dispiace Rupert. “ disse con quel senso di colpa che lo aveva accompagnato da quando aveva appreso la notizia. Avevano fatto un altro buco nell’acqua. Cancellato inutilmente una cacciatrice. Forse Rupert avrebbe rimediato alla situazione. La donna alle sue spalle sorseggiando un caffè, lo fissava di sbieco.
“ Cos’ è successo? “ chiese Willow incuriosita dalla telefonata appena terminata.
Il signor Giles ripose il cellulare sul comodino. Ernest non sapeva di avergli dato un’ottima notizia. “ Nulla. “ rispose sorridendo a Willow. La strega aveva eseguito tutto l’incantesimo senza la minima idea del perchè di quella catastrofe. “ E’ una lunga storia. “.
Dovette aspettare qualche minuto per riprendere fiato. Il respiro sembrava quasi mancarle e il cuore scivolarle vie. Stranamente però si sentiva fortemente rinvigorita.
La grossa porta della cripta era chiusa. Pronta a qualsiasi cosa.
Tutto di lui.
“ Perchè mi hai mentito Buffy? Cosa volevi in cambio?” la voce del vampiro alle sue spalle la fece sobbalzare. Le ombre dell’incubo si stavano allontanando. La dea bionda fusa indissolubilmente con la ragazzina.
Buffy respirò a fondo cercando di trovare le parole. Perdonami amore mio.
Sentiva il peso di quegli interminabili giorni gravarle interamnete sulla schiena.
“ Perchè ho paura d’amarti. “ disse senza voltarsi. Guardare il suo oceano le faceva male.
La sincerità non era cosa facile.
Spike sgranò gli occhi.
Che splendida melodia era arrivata alle sue orecchie.
Sussurrata dalla meravigliosa voce della sua cacciatrice, gli aveva allargato il cuore regalandogli l’infinto.
“ Significa che Buffy può amarmi, ma la cacciatrice no? “ chiese il vampiro con voce tremante.
Si ricordava della cacciatrice? Come?
Buffy si voltò di scatto. Stringendo i pugni potè percepire tutta la sua energia.
L’incantesimo era stato spezzato.
Lui ricordava.
Indietreggiò come se la maschera che l’aveva protetta fino a quel momento, fosse volata improvvisamente via.
Il burattinaio aveva abbandonato senza apparente motivo la scena.
Lo spettacolo era tutto nelle mani degli attori.
Gli spettatori trattenevano il fiato per l’inaspettato finale.
“ La cacciatrice è in me. “ disse con le labbra che le tremavano.
Aveva dimenticato quanto Spike sapesse imbarazzarla. Il vampiro le si avvicinò fissandola. Impresse a fuoco c’erano le parole e i gesti che ora più di allora, profumavano di paradiso.
“ E solo ora mi rendo conto che nemmeno la più piccola parte della mia anima può non amarti. “ .
Piangeva. Ancora le gemme d’ infinito le ricoprivano il viso.
L’incubo era finito ma Spike ora, poteva aprirne uno che non avrebbe avuto più fine.
Tutto era in lui. La sua intera esistenza. Qualsiasi cosa ora dipendeva dalle sue labbra. Totalmente indelebile.
Fece un respiro profondo come per cercare più forza. Le gambe le tremavano.
“ Ti amo William e non so quello che tu ora pensi ma...” strinse i pugni cercando l’ultimo briciola di coraggio.
“Io non posso più vivere senza di te.” aggiunse forte come solo la cacciatrice che era in lei sapeva essere, mentre paradossalmente il viso era ricoperto di acqua salata.
Annullato per sempre l’ultimo antico frammento d’orgoglio. Cancellata l’antica barriera, forse da sempre inesistente.
“ Ti prego, amami “ sussurrò. “ Amami per tutta la vita Spike .“
Nulla sarebbe stato senza il suo bel vampiro.
Niente senza i suoi occhi. Vuoto senza la sua bocca.
Inspirò sentendo l’aria che le mancava.
Salvami Spike.
Il vampiro aveva sgranato gli occhi. L’oceano stava letteralmente prendendo fuoco.
La bestia solo un ricordo lontano.
Pensò che presto si sarebbe risvegliato nel suo letto morendo dentro, scoprendo l’immenso sogno. Quanto amore era racchiuso nella sua bella cacciatrice? Possibile che fosse stato concesso anche a lui il paradiso. Tutto era in lei. Completamente.
Lei gli aveva restituito la sua anima. La sentiva.
Rammentava ancora il dolore immenso delle sue ultime parole.
No, ti prego, non andare amore mio.
Perchè l’amore troppo dilania quando va via. Perchè troppo fa male, troppo fa vivere.
Si avvicinò a lei e dolcemente le sfiorò il viso con le mani. Poteva finalmente percepire, come la prima volta, la sua candida pelle rosata.
“ Mi dispiace Buffy, non posso amarti per tutta la vita. “ le disse sorridendo.
Il cuore della cacciatrice si era fermato. Le sembrò di intravedere nella foschia il viso giallastro del burattinaio. L’odore di vernice le fece girare la testa.
Gli spettatori lentamente abbandonavano la sala, voltandosi ogni tanto per osservare il susseguirsi delle ultime scene.
Come poteva smettere di vivere per lei anche un solo istante? Come poteva anche solo guardare qualcosa che non le appartenesse?
“ Posso amarti solo per sempre cacciatrice. “
Gli occhi smeraldo dei Buffy si illuminarono rivelando l’immenso splendore che da giorni celavano.
Tutto era compiuto. Il paradiso era tornato.
Ora più che mai la guerriera era presente. La gioia più totale le inondò l’anima da tempo ferita
In un istante le loro labbra si sfiorarono assaggiandosi morbidamente, mentre Spike le carezzava dolcemente il viso.
Lievemente, nei gesti che solo l’amore può insegnare.
La vita era ricominciata. Il respiro era finalmente tornato dopo interminabili giorni nel corpo di Buffy. O forse, era arrivato ora per la prima volta. Il suo tocco donava la vita.
Il tocco dello splendido angelo biondo che di mostruoso ora non aveva proprio nulla.
Dolce gesto dal profumo di primavera.
Immensità racchiusa nell’attimo infinito.
Danza antichissima che tutto celava.
Perchè l’amore dilania quando va via. Perchè troppo fa male ma soprattutto......
Troppo fa vivere.
Sul sottofondo l’applauso del pubblico.
Solo i più pazienti, rimanendo in sala avevano assistito al reale finale.
Infondo chi aveva detto che fosse una tragedia?
Ed ora eccoli.....la cacciatrice e il vampiro.
Infinitamente insieme.
Perchè quando l’eretica emozione, come la definiva Spike, si incontra realmente, nulla conta.
Nessuna differenza o contrario.
Perchè sola è per sempre. Unica è infinita. Perfettamente indelebile.
La cacciatrice e il vampiro.
Paradosso senza fine di questo mondo.
Imperfezione carica di paradiso.
Fine.
AntonellaSpuffy