Titolo: Nottata di Spasso
Autore: Victoria
E-mail:
drusy83@yahoo.it
Pairing: Spike/Buffy
Rating: NC17
Spoiler: Nessuno in particolare.
Timeline: In un momento imprecisato della sesta stagione.
Disclaimer: Tutti i personaggi descritti non sono di proprietà mia, ma di Joss Whedon. Qui sono utilizzati per mio esclusivo divertimento, e senza alcuno scopo di lucro.
Feedback: Sì, per favore!

 

 

 

 

 

Buffy entrò nella sua camera e si accorse con un sobbalzo di non essere sola nella stanza. Un’ombra nera si stagliava contro la finestra.

"Spike! Come hai fatto ad entrare?"

"Non ha importanza," mormorò appassionatamente il vampiro biondo. "Tu sei qui, io sono qui. Ho intenzione di approfittarne."

Così dicendo comparve al suo fianco, senza apparentemente essersi mosso, e catturò le labbra di lei con le proprie in un bacio possessivo e passionale. Soffocò con la propria bocca il basso gemito di lei, schiacciando con gentilezza ma decisione la lingua sulle sue labbra per costringerla a dischiuderle.

Lei lo avvinghiò al collo con le braccia, offrendogli più e più ancora di se stessa. Le loro lingue battagliarono con l’energia e il desiderio che solo una Cacciatrice e un vampiro possedevano.

Per un attimo il suo mondo fu ridotto alle sensazioni di lui nella sua bocca, e tutto ciò che non era Spike le apparve distante e opaco come il ricordo sfumato di un sogno, forse un incubo. Poi qualcosa emerse da quella nebbia.

Passi di corsa su per le scale. La voce di Dawn che spiegava a Giles:

"Mi pare che sia rientrata, dev’essere in camera sua."

Buffy si staccò violentemente da Spike, con le labbra arrossate e gonfie, gli occhi ardenti dello stesso desiderio di lui.

"Vattene! Vattene prima che ci trovino insieme!"

"Oh, Buffy! Ho troppo bisogno di te!"

"Cribbio, ti prego, sparisci! Non devono trovarti qui!"

"Vieni con me, Buffy, vieni nella mia cripta! Là nessuno ci disturberà e inoltre c’è anche qualcosa che volevo mostrarti."

"Sei matto? L’unica via sarebbe la finestra, io non sono immortale e-"

"La finestra! Ottima idea!"

"Fermati! Che diavolo stai facendo?"

Spike l’aveva issata tra le braccia e la trascinava verso la finestra aperta sulla cappa di afa notturna di Sunnydale.

Le tappò la bocca con un bacio, staccandosi solo per mormorarle all’orecchio:

"Shh, amore, non permetterei mai che ti accadesse qualcosa di male!"

"Buffy, sei qui?"

Dawn aprì la porta per trovare la camera vuota, con le tendine della finestra che sventolavano lievemente nel buio all’esterno. Era in camicia da notte e aveva i capelli arruffati. Era evidente che Giles l’aveva tirata giù dal letto nel cuore della notte. L’Osservatore veniva dietro di lei, con gli occhiali inforcati sulla punta del naso.

"È molto strano, avrei giurato di sentirla rientrare."

"Ti sarai sbagliata, si sarà trattato di un sogno," disse Giles con un sorriso indulgente. Poi ridivenne serio: "Però dobbiamo trovarla, perché stavolta è proprio importante. Dobbiamo rintracciarla immediatamente."

 

"È entrata di nuovo senza bussare!" s’infuriò Buffy, in equilibrio sul cornicione del tetto. "Dovrei proprio farle un discorsetto!"

Appena Giles e Dawn se ne furono andati, Buffy scavalcò il davanzale e si preparò a rientrare in camera; Spike l’attirò di nuovo a sé con il braccio intorno alla sua vita. "Avevo detto, nella mia cripta!"

Prima che Buffy avesse il tempo di protestare, egli le infilò l’altro braccio sotto le ginocchia e spiccò il balzo. Buffy lo avvinghiò, timorosa di rompersi una gamba nell’atterraggio, timorosa di perdersi per un solo istante la sensazione di lui stretto a lei. Invece Spike ammortizzò la caduta con un ginocchio e Buffy non avvertì il minimo contraccolpo, meglio che su un aereo di prima classe.

Attraversò la città di corsa, apparentemente instancabile, trafiggendola ogni tanto con lo sguardo di quei suoi magnifici occhi azzurro cielo. Buffy si divincolò debolmente per qualche minuto, ma la resistenza fu solo simbolica.

Si sentiva bene immersa nel suo profumo di cuoio, alcol e tabacco. Era strano come lei, che odiava tutte queste cose, potesse trovare rassicurante sentirsi avvolta dal loro aroma per il solo motivo che lo associava a Spike lì con lei, che la stringeva e le ricordava, al di là dei suoi superpoteri, la sua fragilità e vulnerabilità. E sensualità. Spike la faceva sentire sensuale e desiderabile come mai aveva fatto nessuno degli altri suoi partner. Forse Angel, un pochino, ma tutti i suoi scrupoli, la sua giovane età, e soprattutto il problema dell’anima, l’avevano solo frustrata. Di certo non Parker né Riley che…

Preferiva non pensarci, non adesso che era tra le braccia di *lui*, del suo vero lui. Diavolo, se avesse saputo prima che sarebbe andata così, avrebbe evitato di tentare di ucciderlo per oltre tre anni e se lo sarebbe goduto fin dall’inizio!

Ma Buffy non aveva rimpianti, e il suo umore era decisamente splendido quando Spike la depose sul massiccio letto a baldacchino nel centro della stanza, per poi seguirla e riallacciare il contatto delle loro bocche fameliche.

Buffy cominciò ad annaspare per estrargli la camicia dai pantaloni, cingendogli al tempo stesso la vita con le lunghe gambe e sollevando i fianchi per constatare con orgoglio che era completamente eccitato, anche attraverso il tessuto pesante dei jeans.

Spike emise un profondo gemito gutturale e si staccò da lei. Buffy lo fissò interrogandolo con gli occhi. Si sentiva vuota senza di lui, inutile e fredda, la qual cosa era piuttosto assurda perché lui le trasmetteva un tale calore pur essendo gelido.

"Ti prego," mormorò, tendendosi verso di lui.

"Aspetta! Voglio che sia tutto perfetto!" Si alzò, barcollando leggermente come un ubriaco, e uscì dal suo campo visivo. Dopo pochi istanti la sua canzone heavy metal preferita inondò la stanza a volume massimo. Buffy scattò a sedere sul letto. Odiava quel tipo di musica.

Spike ritornò con l’espressione sorniona e gli occhi socchiusi. Si distese accanto a lei e la strinse di nuovo tra le braccia.

"Dov’eravamo rimasti?"

Ma lei lo vide solo muovere le labbra, perché il baccano era tale che non udì niente. Rimase rigida tra le sue braccia come un pezzo di legno. Spike se ne accorse immediatamente e la interrogò con lo sguardo mentre le sollevava la maglietta e cominciava ad accarezzarle i seni. Questo servì soltanto ad innervosire Buffy, che respinse furiosamente le sue mani e rassettò l’indumento, con la bocca tirata in un’espressione rigida.

"Lasciami stare! Non farò del sesso con questa spazzatura assordante nelle orecchie!" Ma la sua voce fu coperta dalla suddetta spazzatura.

"SPAZZATURA ASSORDANTE?" ripeté incredulo Spike, che doveva averle letto l’epiteto sulle labbra. "Stai parlando della mia canzone preferita, e non ho alcuna intenzione di levarla, magari per metter su i miagolii lamentosi di Britney!"

Buffy afferrò solo il nome della sua cantante preferita e la sua rabbia raddoppiò. "Almeno nelle sue canzoni ci sono delle note, in questa sento solo baccano non meglio identificato!"

Così dicendo si alzò dal letto, guizzò via dal suo abbraccio e fuggì all’aperto, diretta a casa a piangere per la crudeltà e insensibilità di quel vampiro brutto e cattivo.

Spike la seguì immediatamente e l’afferrò per il braccio. Lui non aveva pensato a riaggiustarsi i vestiti, e la camicia sbottonata lasciava intravedere il bianco torace liscio che splendeva alla luce della luna. Quando la voltò verso di sé, Buffy ne fu distratta per un momento, ma subito si divincolò e riuscì a percorrere qualche altro metro, finché lui le afferrò la caviglia e la fece cadere, per riacciuffararla prima che potesse toccare terra. Ormai la musica era attutita dalla distanza e dalla pesante porta di quercia della cripta, ma Buffy era ancora incavolata a morte con Spike.

"Buffy!", la chiamò lui.

"Taci! Non voglio ascoltare né te né quel chiasso infernale!"

"Invece lo farai! Trovi piacere in ciò che ti faccio, troverai piacere anche nella mia canzone preferita! Fine della discussione!" E s’ingegnò di caricarsela di nuovo in spalla per riportarla dentro, ma Buffy oppose una resistenza feroce. In fondo era la Cacciatrice, e in genere contro i vampiri vinceva lei.

"Su una cosa ti do ragione, sai, la discussione è chiusa, non resterò qui un minuto di più!"

"Dove vai?"

"Non ti riguarda!"

In realtà, sotto la minaccia della sua partenza, Spike era rinsavito e stava cercando furiosamente un modo per far pace senza rimetterci la faccia. Diamine, a pensarci bene quella non era la sua canzone preferita, perché niente equiparava i gemiti e i sospiri di lei quando scivolava giù per il baratro. Ma Buffy non gli offriva via di uscita.

"No, non credo che ce la faresti!", disse, accorgendosi – solo dopo aver parlato – che aveva usato il tono sbagliato, arrogante piuttosto che dolce, ma senza riuscire a cambiarlo. "Pensaci, immagina te stessa da sola per tutta la notte, a rivoltarti nel letto, a rimuginare quel bisogno sordo che t’impedisce di addormentarti anche se sei esausta, che ti tormenta nel dormiveglia con sogni orribili."

Buffy fraintese tutto. "Credi davvero di essermi indispensabile? Andiamo, Mister Presunzione, il mondo non gira intorno a te, e Buffy Summers ha già fatto a meno di un vampiro e potrà fare a meno anche di un altro!"

Questo era un colpo basso. Spike odiava essere paragonato ad Angel, perché Drusilla lo aveva fatto per più di un secolo, causandogli un profondo – e ingiustificato – senso d’inferiorità nei confronti del loro sire. Quindi una frase del genere poneva decisamente fine ai suoi tentativi di pace.

"Sai cosa ne penso, Cacciatrice? Sei solo una puttana, e autodichiarata per di più! E di puttane al mondo ce ne sono tante e potrei benissimo trovarne un’altra, ma non lo farò. Perché non è ancora nata la cagna che riuscirà a farmi fare quello che vuole, e in fondo sei solo una sciocca ragazzina mortale! E se proprio ci tieni a saperlo, questo taglio di capelli ti sta da schifo!"

"Lo credi davvero? DAVVERO?", chiese lei, senza che a Spike fosse ben chiaro a quale parte del suo sfogo si riferisse. "Visto che hai tante cose da spiattellare, discutine un po’ con questo!" Così dicendo, quasi per magia, un paletto appuntito comparve nella sua piccola mano.

Spike non batté ciglio, si limitò a farglielo cadere di mano con un calcio ben mirato.

 

"Ho sentito la sua voce, dev’essere qui!", giunse il richiamo di Dawn. La luce lontana di una torcia ondeggiò vicino al punto in cui si trovavano. Buffy trattenne il respiro e s’immobilizzò. Spike afferrò al volo l’occasione e l’abbrancò da dietro. Le stracciò la maglietta e le strizzò i seni, pizzicando energicamente i capezzoli. Buffy se lo scrollò di dosso e rimase in posizione di difesa.

"Ma che cosa stai facendo?", fu costretta a sussurrare per non farsi sentire da Giles e Dawn, che a quanto pare avevano proprio deciso di darle la caccia.

Spike sogghignò, quando le voci si avvicinarono e Buffy si voltò bruscamente, facendo dondolare i paffuti seni bianchi. Buffy seguì la direzione del suo sguardo e si coprì, ma la morbida opulenza traboccava dalle sue mani minute. Spike si scagliò contro di lei e ringhiò sommessamente agganciando le dita sui lati della sua minigonna e poi lacerandola. Il brandello risultato del brutale trattamento cadde ai suoi piedi, incastrandosi nelle scarpe da tennis.

Sotto, Buffy non portava niente, neanche le calze.

"Lasciami! Lasciami!"

Spike non se lo fece ripetere due volte e si allontanò rimanendo immobile ad osservarla compiaciuto. I suoi abiti erano ormai inservibili.

"Adesso me ne vado, e sappi che tra noi è tutto finito!"

"Hai intenzione di attraversare tutta la città conciata in quel modo? Caspita, non ti facevo tanto audace! Lo sai, rischi l’arresto per offesa al pubblico pudore."

Buffy abbassò lo sguardo e nascose con la mano il vaporoso cespuglio dorato tra le sue cosce, arrossendo nel chiaro di luna. Sbirciò ansiosamente il sentiero, con la luce lontana che non era neanche più troppo distante.

"Oppure chiederai un passaggio a Giles? In compagnia di Dawn? Sai, si chiederebbero che cosa ci fai al cimitero di notte completamente nuda."

"Sei insopportabile! Ti detesto!"

"Già, già, ma ti salverò la reputazione! Vieni!", le intimò, e stavolta Buffy lo seguì docilmente, senza neanche brontolare perché ormai Dawn e Giles l’avrebbero udita chiaramente.

Fortunatamente, lo stereo di Spike per qualche misteriosa ragione si era spento. Se avesse continuato, non solo sarebbero stati individuati facilmente, ma probabilmente Buffy e Spike avrebbero ricominciato a discutere.

Entrati nella cripta, Spike la condusse al letto e ve l’adagiò.

"Non ho intenzione…!", ricominciò Buffy.

"E io non ho intenzione di tenerti qui per bontà d’animo. Dopotutto, sono uno schifoso demone privo di scrupoli, e approfitterò della situazione! Chiudi gli occhi."

"Neanche per idea!", esclamò Buffy, pur sottovoce per evitare di farsi udire dall’esterno. Tuttavia, un fiotto di lussuria l’attraversò al sentire l’accento ardente e appassionato della sua voce. Le ricordò per quale ragione si era trovata là all’inizio, e l’umidore nel suo nucleo raddoppiò.

Spike le baciò la punta del naso. "Chiudi gli occhi.", ripeté, in tono più dolce e meno perentorio.

Buffy, suo malgrado, si ritrovò ad occhi chiusi prima ancora di aver deciso se obbedire o no. Il bisticcio e la fuga dalla sorella e dall’Osservatore erano completamente obliati.

"Solleva le braccia", giunse la voce di Spike da sopra di lei. Buffy obbedì e Spike la baciò tra i seni, aspirando il suo profumo. Viaggiò con la lingua giù giù fino all’ombelico e di nuovo Buffy si sollevò contro di lui con un gemito di bisogno.

Mentre le passava la lingua lungo la curva del seno, poi di nuovo su, mordicchiandole il capezzolo, un tocco liscio e piacevole le sfiorò le braccia. Buffy spalancò gli occhi allarmata quando si ritrovò i polsi avvinti insieme e agganciati alla testiera del letto dalla cintura del cappotto di pelle di Spike.

"Cosa stai…?"

"Calmati, tesoro, è solo un nuovo gioco", la tranquillizzò, succhiando il punto pulsante dell’arteria sulla sua tempia.

Buffy tentò uno strattone. Non aveva più nulla in contrario al fare sesso con Spike, ma non intendeva permettergli di legarla! E dove andava a finire la dignità che le donne avevano conquistato con secoli e secoli di lotte per il diritto di parità con l’uomo? Diavolo, non aveva intenzione di fare sesso legata!

"Spike, succhiasangue bastardo, liberami immediatamente, prima che cambi di nuovo idea e decida di polverizzarti come già meriteresti!"

Spike non rispose, ma si allontanò e la lasciò così, legata nuda al suo letto. Era un’immagine terribilmente erotica, con i seni che si sollevavano al ritmo del suo respiro affannoso, e i riccioli alla giuntura tra le sue cosce umidi della più dolce rugiada. Ma conosceva un modo per rendere quella vista ancora più stuzzicante. Trascinò accanto al letto una cassetta di birra vuota… nel senso che le birre non c’erano più. Ma qualcosa c’era.

Ne trasse fuori un affaruccio di plastica di cui Buffy ignorava l’uso, ma non era neanche ansiosa di scoprirlo.

"Che cos’è quello?", chiese, con la vaga impressione che la risposta non le sarebbe piaciuta.

"Un giocattolo divertente."

Spike le pizzicò il capezzolo destro finché quello non si drizzò completamente, di volontà propria, perché Buffy cominciava ad avere paura e a desiderare di essere a casa a rigirarsi tutta sola nel letto, sconsolata ma libera e al sicuro. Eppure una vocina dentro di lei continuava a mormorarle che lì era al sicuro, che doveva fidarsi di Spike, che avrebbe fatto di tutto per renderlo ancora più bello delle altre volte.

Un’acuta puntura al capezzolo la fece guaire di dolore e piacere, quale di più non avrebbe saputo dirlo.

La cosa di plastica ciondolava attaccata lì, e Buffy, vedendola scuotersi quando si agitò, e sentendola attirarle il seno verso il basso, si eccitò terribilmente, e se ne vergognò. Era una cosa sudicia e depravata, ma, per quel che valeva, lo era anche fare sesso con un vampiro, e quello le piaceva. Una goccia di mistura colò tra le sue labbra esterne quando anche il capezzolo sinistro ebbe subito lo stesso trattamento.

Spike la intercettò con l’indice e si portò deliberatamente il dito alle labbra, succhiandolo e assaporandovi Buffy.

"Vedi quanto ti piace? Certamente più ancora di quanto tu credi o persino di quanto io stesso immagini! Sei pronta per me, oh sì!, ma ho ancora tanti giocattoli da provare con te!"

"No!", piagnucolò Buffy, ma solo per l’intensità con cui lo voleva dentro di sé. Il trucco degli aggeggi sui capezzoli le piaceva, ma ora aveva bisogno di qualcosa di più.

"Là, là", cantilenò lui. "Vedrai che sarà sempre più bello!"

"Ho tanto bisogno di te, dentro di me, adesso! Ti pre-!"

Spike la zittì con un casto bacio a labbra chiuse, che servì solo a frustrare ulteriormente la disperata Buffy.

"Morirò se non lo fai!"

"Io non credo che andrà così."

Con queste parole si sistemò rapidamente tra le sue gambe e le leccò languidamente la fenditura stillante, evitando accuratamente la gemma gonfia e arrossata che si rizzava per tentare di attirare la sua attenzione.

Buffy spinse i fianchi contro il suo viso per procurarsi da sola il contatto di cui aveva bisogno, ma Spike non glielo permise.

"Fai la brava, amore, stavolta lascia fare tutto a me. Così."

Su queste parole, Buffy udì uno scatto metallico, e una trafittura abbastanza forte da pungerla, troppo delicata per farle seriamente male, le serrò la clitoride. Un grido selvaggio, che non era di dolore, irruppe dal suo petto. S’impennò sollevando i fianchi dal materasso, piegò le ginocchia, poi le distese di scatto, tendendo tutti i muscoli. Spike baciò la bocca spalancata per urlare, e al contempo infilò un dito dentro di lei, godendosi le energiche contrazioni delle sue pareti interne.

Avrebbe voluto che continuasse a venire per sempre, perché era splendida. Aveva le guance e il petto soffusi di un magnifico rossore, i seni si sollevavano al ritmo del suo ansimare, con i morsetti che racchiudevano le punte imporporate protese verso di lui. Un brillio sfrenato riluceva nei suoi occhi, qualcosa che solo in quei momenti vi aveva visto. Quando si staccò da lei per contemplarla, le sue labbra imbronciate erano tumide e allettanti. Spike non avrebbe potuto resistere neanche se avesse tentato, e non tentò affatto.

Le loro lingue battagliarono e s’intrecciarono, con tutta la potenza di due esseri sovrannaturali, di due predatori, perché l’una non lo era meno dell’altro. E Spike per la prima volta percepì un’ombra di sottomissione dietro quella vigoria che nessuno prima di lui, né lui stesso prima di allora, aveva mai soggiogato.

Prima di poter perdere quel vantaggio che, lo sapeva, dipendeva soltanto dall’apice intenso che le aveva appena offerto, Spike aumentò la posta in gioco e si spogliò con furia, poi le sfiorò le pieghe madide con qualcosa di rigido e liscio che Buffy, persa nella sua spirale di accecante beatitudine, non riconobbe.

Quando Spike la tenne delicatamente aperta con le dita e infilò questo qualcosa dentro di lei, Buffy seppe che non si trattava della sua virilità, perché quella le vibrava contro l’addome, e si divincolò debolmente, non osando immaginare quale altra peccaminosa diavoleria fosse riuscito ad architettare, ma il peso di lui e la sua cintura introno ai polsi la immobilizzavano. Adesso che il piacere era passato, il suo nocciolino cominciava a indolenzirsi e desiderava togliere quell’affare che lui vi aveva applicato. Ma aveva i polsi legati insieme alla testiera del letto.

"Sai", sussurrò lui in tono complice. "A questo punto avevo previsto di mettere in gioco Mister Dildo…" Spike tirò fuori dalla cassetta di birra un enorme dildo d’avorio, e Buffy sobbalzò. Ne aveva sentito parlare, non ricordava neanche più in quale occasione, e le era sembrata una cosa da pervertiti, oltre che un giocattolo destinato esclusivamente alle coppie di lesbiche. E non capiva cosa potesse farci Spike che ne aveva già uno. La vista dell’oggetto accrebbe il fastidio causato da qualunque cosa le avesse messo dentro, nonostante l’abbondante lubrificazione.

"Ma poi sei stata tu stessa a darmi quest’idea davvero migliore! Quello può aspettare." E Spike lo lanciò negligentemente sul pavimento accanto al letto.

Poi torse spietatamente la cosa dentro di lei e Buffy piagnucolò, serrando con forza gli occhi per trattenere le lacrime. Strattonò la fascia di cuoio che le immobilizzava le mani, ma fu completamente inutile. Trasse un profondo respiro per calmarsi, ma all’improvviso una fitta di desiderio le avvinse la bocca dello stomaco.

"Apri gli occhi, Buffy, guarda!"

Buffy non poté fare a meno di obbedire, e quando si rese conto di cos’era che affondava tra i suoi riccioli nel suo nucleo intimo, spalancò la bocca sbigottita. "Oddio, no, ti prego!", mormorò a mezza bocca, lasciando ricadere la testa sul cuscino. Terribilmente eccitata dal pensiero di ciò che le aveva messo dentro. Ringraziando il cielo che fosse l’estremità arrotondata, non quella appuntita che l’avrebbe lacerata.

Spike sorrise, indovinando i suoi pensieri dall’espressione del suo volto. Le scostò gentilmente una ciocca di capelli dalla fronte sudata e la baciò dolcemente sulle palpebre chiuse. Diede un’altra torsione al paletto dentro di lei, che aveva raccolto nella loro precedente battaglia, finché ne avanzò appena quanto bastava perché potesse tenerlo in mano, poi cominciò a pistonarlo avanti e indietro, indietro e avanti, finché la spinse sull’orlo. Sull’orlo dell’orgasmo, sull’orlo della pazzia, chissà, forse entrambe le cose. Giunto là, si fermò.

Buffy sgranò gli occhi contrariata, supplicandolo in silenzio.

"Devi dirmelo, bambina, dirmi che vuoi che continui. Altrimenti non lo farò."

Buffy rimase a fissarlo, incredula, per un intero minuto, poi aprì lentamente la bocca e ne uscì solo un gemito. Sapeva che dirlo avrebbe significato la resa, la sottomissione totale. E l’appagamento di quel dolore sordo che avvertiva dentro di sé.

"Io… io…" La sua voce era gutturale e spezzata dal bisogno. "Sì, è così."

"No, piccola, devi dirmelo bene. Avanti, dimmi che ti piace quello che ti sto facendo e che vuoi che continui", ordinò Spike con gentilezza eppure con decisione.

"Io… mi… mi piace… quello che mi stai… facendo… e voglio… che continui!"

Spike la osservò compiaciuto con gli occhi socchiusi e il sorriso sornione. "Mm. Credo che possa andar bene." Le mordicchiò il lobo dell’orecchio, percorrendo con la lingua ruvida l’involucro delicato. "Si passa alla prossima fase."

Senza altri avvertimenti, stando attento a non sficcare il paletto da dentro di lei, la volse sullo stomaco, accucciata con le gambe piegate sotto di lei, la testa appoggiata sul cuscino piegata di lato per evitarle di soffocare, e i polsi ancora avvinti dal cuoio alla testiera in ferro battuto del letto. In quella posizione, aveva sotto gli occhi la curva appetitosa delle sue natiche piccole e sode, e s’intravedeva la sua succulenta femminilità che inghiottiva e risputava il paletto. Spike sentì il cuore immoto spezzarglisi per tanta bellezza. Incredibile che fosse sua, davvero sua per una volta. Bene, quella stessa notte sarebbe stata sua in una maniera di più.

Sopprimendo l’urgenza di conficcarsi dentro di lei, sapendo che probabilmente lei era nuova a questo atto, e che meritava di esservi introdotta con dolcezza, Spike si costrinse a procedere per gradi.

La baciò dolcemente tra le scapole, sfiorando con le labbra una piccola voglia cui non aveva mai fatto caso, e che amò perché faceva parte di lei. Ormai Buffy era tranquilla, un po’ disorientata dalla posizione nuova, ma più curiosa che impaurita. I morsetti attaccati ai suoi capezzoli glieli stuzzicavano piacevolmente, e la sua clitoride ricominciava a gonfiarsi e a godere dell’insolita stimolazione del giocattolo che la tantalizzava e del paletto che ci sfregava contro ad ogni spinta.

Il tocco di Spike sulla pelle sudata le faceva venire i brividi, e stava quasi decidendo che persino essere legata era eccitante, quando la sua lingua, che aveva continuato a scivolarle su e giù per la schiena, dalla nuca ai fianchi, s’inoltrò fino alla giuntura delle sue natiche, e vi s’insinuò.

Buffy ricominciò a divincolarsi. Possibile che Spike inventasse un nuovo modo di infastidirla ogni volta che cominciava ad abituarsi al precedente? Sentiva la sua erezione premerle contro la coscia, immaginava che gli facesse quasi male, perché non le toglieva quel paletto da dentro e non vi si cacciava lui una volta per tutte?

Spike le accarezzò il sedere, riempiendosi le mani di quel magnifico sfarzo, afferrandole saldamente la base delle natiche e dischiudendogliele delicatamente. Sorrise soddisfatto quando Buffy lo fissò sgomenta da sopra la propria spalla. Non aveva ancora capito cos’aveva intenzione di fare, non ne aveva la più pallida idea. Era proprio candida come un giglio e quella purezza gli faceva perdere la testa, rischiando di fargli affrettare le cose. No, non doveva pensare al dolore della sua virilità rampante che pareva risucchiargli ogni facoltà mentale. Messa a nudo la piccola apertura raggrinzata che nessuno aveva mai varcato prima di allora (toh, Angel, beccati questa, pensò tra sé) la baciò e v’insinuò la lingua.

Buffy si lasciò sfuggire un’esclamazione confusa. Ma cosa stava facendo? Non le piaceva che perdesse tempo prezioso con quella parte del suo corpo, che gli uomini trovavano misteriosamente attraente, ma che lei non aveva mia associato al sesso. Perché non le dava quell’appagamento che il legno del paletto non era capace di offrirle? Perché non si dedicava alla sua femminilità indolenzita dalle contrazioni? Cercò di storcere i fianchi, ma non fece che attirare più profondamente la sua lingua nell’apertura tenebrosa.

Rapidamente, Spike si versò sull’indice un po’ del lubrificante del tubetto, e poi, data un’altra frizione al paletto dentro di lei, infilò un dito oliato nello stretto orifizio, spingendosi più profondamente che poteva.

I muscoli di lei si serrarono immediatamente, e il suo dito s’immobilizzò aspettando che si calmasse. Pian piano Buffy si rilassò e gli permise di lubrificarla, ma dalla gola le sfuggì un singulto strozzato di angoscia.

Povera piccola, doveva essere terrorizzata.

Dopo aver spalmato il lubrificante rimanente sul proprio membro, Spike lo appoggiò alla sua apertura, per il momento senza spingersi dentro. Doveva darle il tempo di abituarsi ad ogni passaggio.

Buffy gelò quando lo sentì premerle la verga tra le natiche, e il suo piacere evaporò. Non poteva avere intenzione di fare ciò che lei pensava stesse per fare! Ma era così. Tentò di disarcionarlo, ma Spike la coprì col proprio corpo impedendole di scrollarselo di dosso.

"Sarà più facile per entrambi se ti rilassi, piccola", l’avvertì Spike.

Le lacrime si addensarono agli angoli dei suoi occhi. "Ti prego, non farmi questo," lo implorò, con voce tremula.

"Shhh," la placò, girando di nuovo il paletto, scioccandola con un’altra frizione di calore. Per il momento, sembrava accontentarsi semplicemente di manipolare il paletto nel suo corpo. Buffy ricominciò a rilassarsi, ricominciò a lasciar crescere dentro di sé la deliziosa sensazione, ricominciò a spingere all’indietro, inglobando l’intera, grossa asta di legno.

Spike scivolò di lato con l’altra mano, e Buffy pianse il proprio piacere quando le lisciò affettuosamente la clitoride sensibile appesantita dal morsetto. E, nonostante la paura e la tensione, o forse proprio a causa di ciò, un altro profondo brivido le scosse l’utero, e Buffy fu nuovamente proiettata in un vortice di colori vividi che lampeggiavano tutti insieme dietro le sue palpebre chiuse.

"SPIKE! SPIIIIKE!", urlò con voce rauca, dimenandosi furiosamente. Il grido terminò in un singhiozzo di appagamento talmente totale da risultare doloroso.

Ma fu mentre era ancora sulla cresta dell’onda, completamente sfrenata, libera da ogni vincolo, totalmente docile, che Spike si spinse attraverso lo stretto, resistente anello di muscoli ancora intatto, forzando allo stesso tempo il paletto più profondamente dentro di lei. A Buffy sembrò che la stessero lacerando da parte a parte, quando Spike s’intrufolò profondamente nel suo stretto canale ancora vergine. Ma, contemporaneamente, il paletto premeva contro le sue più segrete profondità, e le dita di Spike l’accarezzavano intimamente, compensando l’esigua sofferenza con il piacere lancinante.

"Brava ragazza," mormorò Spike, tirandosi fuori e premendosi di nuovo dentro con gentilezza. Non voleva farle male, per niente al mondo, e il ritmo che stabilì era lento e dolce, finché fu lei stessa a cozzare i fianchi contro di lui con un gemito di capitolazione, costringendolo a spingere con maggiore violenza.

Buffy aveva ormai dimenticato la paura e la vergogna quando il suo nucleo si contrasse di nuovo ed ella si scosse, facendo tintinnare i tre morsetti che pendevano da lei. Spike grugnì per la forza delle sue contrazioni mentre era dentro di lei in questo modo, e chiuse gli occhi ansimando leggermente per l’aria di cui non aveva bisogno.

Lo spruzzo del suo seme freddo nelle sue profondità proibite giunse quasi istantaneamente. Poi entrambi si lasciarono cadere sul letto, tanto esausti da non riuscire nemmeno a staccarsi. Oppure tanto uniti nell’anima da desiderare di rimanerlo anche nel corpo.

Ma presto Spike si rese conto che il suo piacere si stava trasformando in disagio, e con uno sforzo immane si tirò fuori da lei, torcendo giocosamente il paletto nelle sue profondità. Buffy aprì gli occhi e gli dedicò un timido sorriso, serrando i muscoli vaginali intorno all’oggetto che, ormai stentava a crederlo, all’inizio le era apparso intrusivo.

Spike la liberò dal paletto e dai morsetti, esaminandole attentamente capezzoli e clitoride per assicurarsi di non averle causato danni seri. Buffy si sentì arrossire sotto lo sguardo grave dei suoi occhi che esaminavano le minuscole escoriazioni, valutando se non si era spinto troppo in là.

"È stato… bello."

Gli occhi azzurri di Spike tornarono al suo viso e ridiventarono maliziosi e ridenti. Era quello ciò che attendeva di sentire.

"Già, bello."

"Ora, ti prego, slegami e vieni dentro di me nella maniera giusta, io… Non voglio dire che non sia stato bello, lo è stato, ma ho bisogno di te dentro di me… come donna."

Rendendosi conto della sua frustrazione nel non riuscire a trovare parole che non fossero sudicie e volgari oppure cliniche e fredde, Spike le risparmiò quel tormento e la voltò supina, poi la penetrò senza alcun preliminare, sapendo che dopo tre orgasmi e tante suppliche era ormai pronta per lui.

Entrambi incrociarono gli occhi per il piacere istantaneo a cui li portò quell’atto improvviso. Dopo qualche spinta vigorosa, che lei incontrò ampiamente, Spike le prese le ginocchia con le mani e gliele piegò in aria, sistemandosele sulle spalle, spalancandola come non mai.

"Ma torniamo al programma della serata!", disse, sollevandole di botto i fianchi e infilando un vibratore nella sua apertura posteriore appena liberata.

Poi premette l’interruttore sul livello ‘alto’, e Buffy strillò. Lo spinse più in profondità che poteva, e Buffy gridò. Per inoltrarlo maggiormente, lo spinse di nuovo con un tampone che, tra parentesi, le lasciò conficcato dentro e Buffy urlò selvaggiamente, quando l’oggetto toccò tessuti a cui nemmeno Spike era riuscito ad arrivare.

Poi s’immerse di nuovo fino al manico nelle sue umide profondità, spingendola spietatamente contro il materasso e sul tampone. Buffy si ritrovò per la seconda volta in poche ore con entrambe le aperture riempite e tese e, quando Spike frugò tra i suoi riccioli madidi per trovare il roseo pezzettino di carne fonte del suo piacere, rinunciò a qualunque resistenza e precipitò nell’abisso senza fine del godimento cui solo lui, con i suoi perversi e sudici giochini, riusciva a portarla.

E fu tale la vigoria di quell’ultimo, e più violento culmine, che all’improvviso la cintura di cuoio che la legava schizzò via, ed ella si ritrovò con i polsi liberi. Ma non ne approfittò per opporglisi. Gli avvinghiò forte le braccia al collo, e attirò la sua testa all’incavo della propria clavicola.

Spike le baciò la vena vibrante e accusò un fugace capogiro all’odore del suo sangue potente, ma sapeva che sarebbe stato un tradimento orribile morderla adesso, al culmine del suo orgasmo e quasi in vista del proprio. L’aveva legata come gioco d’amore, l’aveva *persuasa* ad arrendersi a tecniche e giocattoli che non gradiva, almeno all’inizio, ma aveva fatto tutto per il suo piacere.

Persino l’essersi imposto come dominante non era stato, ora se ne rendeva conto, nient’altro che un’inconscia risposta all’inconscio bisogno di lei di sentirsi trattata almeno per una volta come una donna qualunque, invece che sempre come la Cacciatrice.

No, non poteva spingersi fino al morso. Sospirò profondamente, e cercò di concentrarsi sulle contrazioni spasmodiche del suo nucleo femminile, invece che delle vene del suo collo. Ma non riusciva a raggiungere l’appagamento senza essere appagato, e così cominciò a ritirarsi da lei, rassegnato ad aver già consumato il suo ultimo apice della serata.

Buffy aprì gli occhi, sbattendo le palpebre come le ali di una farfalla, e gli afferrò i fianchi magri con le mani, impedendogli di tirarsi fuori di lei. Lo sentiva ancora duro come la roccia, e credeva di aver capito perché non riusciva a raggiungere il picco.

"Ehi!", lo chiamò dolcemente. "Non sei… non hai…"

Spike, vergognoso che lei si fosse accorta sia del suo mancato culmine sia del suo tentativo di nasconderglielo, la zittì con un bacio, desiderando sprofondare per non udire le parole di scherno che sarebbero seguite. E dire che era andato tutto bene, fin quando era rispuntata quella stupida sete!

Buffy lo staccò con dolcezza dalla propria bocca, e vide nei suoi occhi un’espressione di mortificazione così marcata che le scappò da ridere. Ma non lo fece, altrimenti lui avrebbe frainteso e gli si sarebbe spezzato il cuore. Probabilmente lo avrebbe perso per sempre. E invece aveva bisogno di lui, bisogno di sentirsi sua in una maniera ancora più profonda che per mezzo di rapporti di qualunque tipo.

"Shh, va tutto bene." Per una volta, notò con una punta di fierezza, era lei a tranquillizzarlo, e si appoggiò la sua testa al petto, cullandolo come un bambino. "Fallo."

Per un momento Spike non registrò le sue parole, e seppe soltanto che l’amava per la sua comprensione anche se in realtà non comprendeva niente. Poi quell’esortazione, più che permesso, lo colpì come un pugno allo stomaco e riverberò nel suo cervello echeggiando indefinitamente nel suo cuore.

Fare cosa? Era possibile che avesse capito, e che intendesse esattamente ciò che sembrava?

Spike sollevò la testa e la fissò, per assicurarsi che non stesse ridendosela sotto i baffi. Era serissima, ma in una maniera dolce, non severa.

"Non sai di cosa stai parlando!"

Ma lei gli attirò la bocca sulla propria e lo baciò languidamente, poi si staccò da lui e gli premette la faccia contro il proprio collo. "Lo so."

Spike non aveva un’anima, non aveva gli stupidi scrupoli che aveva avuto Angel, ma si scostò ugualmente dalla tentazione della sua giugulare che pulsava sotto la diafana pelle sottile.

"Ti prego", supplicò Buffy, attirandolo di nuovo a sé. "Fallo! Ne ho quasi più bisogno di te!"

Ma Spike continuava a scostarsi, scendendo sul suo seno e lappandole il capezzolo.

"E non cercare di distrarmi!", intimò lei in tono severo.

"Buffy!", la chiamò dolcemente lui, prendendole il volto tra le mani e fissandola con tutto l’amore e la gratitudine che due occhi potevano esprimere. "Lo farò." Buffy si placò. "Ma non dal collo. Rischierei di ucciderti, se ti mordessi lì." Le toccò la vena che traspariva sotto la pelle perfetta. "Qui scorre la vita, e non voglio portartela via. Non più."

"Oh!"

"Ma lo farò, se è quello che vuoi, perché è quello che voglio anch’io!"

Si chinò di nuovo sul suo seno e Buffy emise un gemito rauco quando sentì le piccole punture delle sue zanne sull’areola delicata.

Spike rimase per qualche istante a poppare al suo seno come un neonato, eppure allo stesso tempo come un predatore feroce, finché il sapore di quell’ambrosia gli riempì i sensi e lo appagò completamente, permettendogli di trovare il rilascio che fino ad allora gli era stato negato, neanche lontanamente paragonabile ad uno che avesse mai goduto in passato, e anche Buffy gli si affiancò sul picco. "Il sangue di una Cacciatrice è un potente afrodisiaco", aveva detto più di un secolo prima. Non mentiva. Ma il sangue di una Cacciatrice unito alle dolci eppure energiche contrazioni del suo nucleo intimo era ancora meglio.

Per un attimo desiderò, e fu certo che stesse accadendo, di morire in quell’istante, perché il suo corpo non era in grado di tollerare un tale piacere, e quando aprì gli occhi si accorse di essere vivo solo perché quello non assomigliava all’Inferno, e certamente lui non meritava il Paradiso.

Poi lenì gentilmente con la lingua le trafitture, e si limitò a lappare via la singola goccia di sangue che indugiava sul capezzolo raggrinzato come la rugiada su un fiore in boccio.

Buffy non si sentiva indebolita dalla perdita di sangue, davvero minima, al contrario le sembrava di aver ripreso vigore. Lo attirò a sé e lo baciò languidamente, prima di accorgersi che sul viso di Spike era ricomparso il suo solito ghigno a bocca storta.

Dopo un attimo, egli torse il tampone dentro di lei, ed ella si rese conto che per tutto il tempo il vibratore non aveva smesso di massaggiare le sue pareti interne e… innescata dagli orgasmi precedenti, fu ghermita dalla tempesta e sbattuta contro le pareti della propria anima, finché il suo mondo divenne tenebra e si rese conto di essere svenuta.

 

Si svegliò quando Spike le tolse il tampone e spense il vibratore, tirandolo fuori con cautela per non farle male. Potevano essere trascorsi pochi secondi o molte ore, non lo sapeva. Ma sapeva che gliel’avrebbe fatta pagare… nel modo più delizioso possibile.

Spike le schiacciò sulle labbra un bacio pigro e cominciò a rivestirsi, ma si accorse di non trovare la cintura del cappotto, che doveva essere schizzata chissà dove. Cominciò a cercarla e si appoggiò al letto chinandosi per ispezionare il pavimento della stanza, quando all’improvviso se la ritrovò legata stretta intorno ai polsi!

Tentò di liberarsi con uno strattone, ma fu inutile: Buffy lo aveva legato alle colonnine del letto.

Buffy lo scaraventò sul letto con giocosa violenza, e cominciò a spogliarlo. Lei non si era affatto rivestita e, quando anche lui fu di nuovo di nudo, frugò sotto il letto e ne trasse i morsetti che aveva lasciato cadere dopo averglieli tolti, il tubetto di lubrificante e… il dildo d’avorio.

Spike sgranò gli occhi incredulo. Non poteva avere intenzione di fare ciò che lui pensava stesse per fare! Ma era così.

Buffy sogghignò. "Sarà più facile per entrambi se ti rilassi, piccolo", l’avvertì.

Fine?