( Disclaimer: Ogni nome o personaggio è della W&B e di Joss Whedon come al solito……. La storia è di mia invenzione e non a scopo di lucro….)

TITOLO: Un gioco imprevedibile……

1° capitolo

L’ eleganza della sala, piena di ricchi avventurieri del gioco d’azzardo, era tale e quale a come la ricordava.

Elisabeth passò davanti allo specchio che incorniciava l’entrata principale e si soffermò a guardarsi.

Nessuno poteva riconoscerla……

Il lungo abito dorato che le fasciava il corpo come una seconda pelle e la scollatura a vu che le scendeva sul seno, le davano un’aria sofisticata che poche ore prima non aveva.

La maschera nera che le copriva la metà del viso contribuiva adarle sicurezza.

Sistemandosi meglio i lunghi capelli biondi che con le luci davano sfumature dorate, si guardò intorno ed entrò in sala da gioco.

Naturalmente tutti indossavano maschere e abiti eleganti e sfarzosi.

Quello era uno dei casinò più frequentato di Las Vegas e soprattutto quello in cui tutti gli uomini e le donne più ricchi e importanti del pianeta, potevano confondersi tra la gente senza essere riconosciuti o doversi per forza giustificare.

Tutto avveniva nella massima segretezza e ognuno poteva contare sulla tranquillità della propria privacy……

Karen passò tavolo per tavolo e alla fine si fermò.

Una bellissima donna croupier l’unica a non indossare la maschera era intenta a servire un giro di carte da poker a un gruppo di uomini tutti intenti al gioco.

Due dei quali…. Anziani…. seduti vicino a ragazzine starnazzanti che incitavano il gioco… e altri due, più giovani.

Uno solo però attirò l’attenzione di Elisabeth…

Il più giovane, doveva essere sulla trentina e anche se portava una maschera scura, il colore blu intenso degli occhi e la loro vivacità era così evidente…. che non riuscì a smettere di guardarlo.

Sembrava così elegante e sicuro di sé che non aveva affascinato solo lei, ma anche la giovane croupier che ogni volta che gli serviva le carte, gli faceva un sorrisetto pieno di sottintesi.

Ad un certo punto, uno dei giocatori infuriato dall’ennesima vittoria dell’uomo che aveva tutta la sua attenzione, gettando le carte sul tavolo verde con sdegno si alzò e se ne andò borbottando qualcosa sulla fortuna dei principianti.

Fu una tentazione…….. così, piano si avvicinò e appoggiò la mano sulla sedia di velluto blu.

Incontrò gli occhi dello sconosciuto e lo vide sorridere.

Elisabeth ricambiò il sorriso e prese posto al tavolo.

La croupier le passò un blocchetto per richiedere le fiches e sottoscrisse la richiesta col numero personale che aveva al casinò.

A giro prese le cinque carte da poker.

In poco tempo gli altri giocatori persero interesse alla partita per via delle ultime vittorie ripartite fra lei e il giovane sconosciuto, così rimasero soli fra gli spettatori curiosi.

Ad un certo punto, l’uomo richiese un nuovo mazzo di carte e la guardò:

Elisabeth lo fissò scrutandolo per qualche secondo.

Il suo sorriso affascinante la disarmò, ma con la maschera era un’altra persona…… una donna sicura di sé e padrona del suo destino e riprendendosi subito ritornò a recitare la parte della donna glaciale.

L’uomo si appoggiò allo schienale della sedia, e la guardò meglio:

Disse mentre un coro di sorpresa si levava fra gli spettatori.

Elisabeth sgranò gli occhi e rimase a fissare la sua espressione di vittoria.

Poi si appoggiò con i gomiti al tavolo appoggiando il viso sulle mani, in modo tale da provocarlo con la sua scollatura, e consapevole di sfidare il destino, disse:

Non poteva non accettare…. Non si sarebbe tirata indietro.

L’uomo tornò serio e quasi sorpreso….

Subito dopo però fece un cenno alla croupier.

La donna tagliò il mazzo e diede le carte.

L’unica partita ebbe inizio e ognuno di loro si soffermò più del previsto a considerare le carte.

Elisabeth alzò lo sguardo e lo scoprì intento ad osservarla.

Mise due carte sul tavolo e lo vide cambiarne una sola.

Impercettibilmente, le tremarono le mani, e cercò di riconcentrarsi su ciò che aveva in mano.

Lui cambiava solo una carta? Pensò temendo di perdere…..

Aveva sempre giocato bene a poker grazie all’insegnamento di suo nonno.

Sin da piccola lo aveva guardato giocare con i suoi amici e sin da piccola aveva imparato ogni singolo trucco…… sapeva persino barare, ma in quella sede, non sarebbe stato il caso.

Fissò con timore l’ultima carta che ancora non aveva guardato e lasciò un sospiro.

Un asso di quadri! La carta mancante al suo poker d’assi……

Ma l’ansia di perdere, la rese ancora più nervosa.

Non le era mai capitato un avvenimento del genere!

Andava in quel casinò almeno due volte l’anno per dimenticare sé stessa ed essere un’altra persona.

Arrivata ad un punto della sua vita in cui era costretta ad essere ciò che mai avrebbe voluto, non poteva rischiare, così mise le carte sul tavolo e prima di girarle, fissò il suo antagonista e disse:

L’uomo la fissò sornione e le chiese:

Elisabeth annuì e poi voltò le cartesul tavolo.

L’uomo rise e girando le sue carte, disse:

Karen fissò la sua parte e vide la scala reale che sospettava l’avrebbe fatta perdere e sospirò sollevata da una parte e s’incupì dall’altra, per dover assolvere all’impegno preso.

Avrebbe dovuto passare la notte con quello sconosciuto e non sapeva se gioirne o essere disgustata da un’ uomo che faceva simili richieste.

Poi però lo vide sorridere e alzarsi in piedi, e la sensualità che traspirò dal suo corpo le fece dimenticare i suoi timori e per un attimo la rese consapevole della sua femminilità.

In fondo che male c’era ad avverare qualche desiderio, dal momento che non le sarebbe più stato possibile?

Quello sarebbe stato il suo addio alla follia nascosta che aveva vissuto lontano da casa……

Alzò il viso e vide che lo sconosciuto le tendeva la mano, così la sfiorò e si alzò per seguirlo.

Passarono all’hotel di lusso del casinò, tramite un ascensore a vetri e ferma in un angolo senza dire nulla, sapeva che lui non le toglieva gli occhi di dosso.

Era fermo poco distante, ma ad lei sembrava che le fosse molto molto vicino.

I suoi occhi le infuocavano la pelle e l’odore maschio che proveniva dal suo corpo, la stordiva.

Appena le porte dell’ascensore si aprirono al piano attico, entrarono subito nell’anfitrione della suite e cominciò ad essere nervosa senza però darlo a vedere.

Stava facendo la cosa giusta? E soprattutto cosa stava per fare?

Si guardò intorno e si avvicinò alla facciata trasparente che si affacciava sulle luci della città che viveva la notte più di ogni altra e riacquistò sicurezza.

Il respiro caldo del suo ospite la fece trasalire e la sua voce calda e arrochita, le procurò un brivido lungo la schiena:

Elisabeth si voltò trovandosi molto vicino al suo viso mascherato.

Le appoggiò le mani sui fianchi mentre una scarica elettrica l’attraversava.

Elisabeth gli sorrise.

Togliendo le mani dal suo corpo si allontanò di qualche passo e le sorrise.

Poi sorprendendola mise mano alla sua maschera e la sfilò via.

Lei rimase a bocca aperta e lo fissò.

Era un’ uomo affascinante e virile e i suoi occhi blu non erano l’unica cosa ad attirarla adesso.

Elisabeth annuì e gli si avvicinò.

Gli carezzò il viso con un dito e con l’unghia laccata di rosso tracciò il contorno delle sue labbra.

Poi con sensualità e un forte trasporto…sussurrò:

-Quali sono i tuoi desideri?

L’uomo rabbrividì alla vicinanza ed Elisabeth mettendogli le mani sotto la giacca gliela sfilò e la fece cadere in terra.

Ci accinse a sbottonargli la camicia e quando arrivò alla cintola dei pantaloni con mani delicate, passò alla cerniera.

Lui alzò il viso al soffitto come se si trattenesse e poi mise le mani sulle sue e la fissò negli occhi.

Si tolse la camicia e poi le prese il viso fra le mai e la baciò.

Il tempo si fermò e il cuore le martellò il petto.

In pochi secondi il suo vestito cadde in un mucchietto a terra a raggiungere gli abiti di lui e lei rimase con indosso loro una paio di slip invisibili e neri.

La fece voltare di spalle e abbracciandola le prese a coppa i seni turgidi e le sfiorò il collo con le labbra.

Un gemito le sfuggì dalle labbra e sentì la sua eccitazione.

La sua voce calda la portò in estasi e senza riuscire più a trattenersi si voltò e aggrappandoglisi al collo lo baciò con passione.

Fu immediatamente corrisposta e da lì accadde tutto come in uno dei suoi sogni più fantastici ed erotici.

Fu un gioco lento e pieno di carezze.

I respiri affannosi e i gemiti si confusero con l’assalto della passione e molto dopo, quando lei si svegliò si ritrovò stretta fra le sue braccia in un grande letto al buio e senza maschera.

Si guardò intorno ricordandosi improvvisamente di tutto quello che era successo e nella penombra della stanza vide che lui aveva gli occhi aperti.

Vide i suoi denti candidi e lo scintillio nello sguardo e ricordò che nella notte durante l’ennesima volta che avevano fatto l’amore, gli aveva sfilato la maschera e le aveva baciato ogni singola parte del viso.

La sua mano le sfiorò il viso ed Elisabeth chiuse gli occhi tremando consapevole della passione che stava per infuocarla ancora.

Le disse con voce carezzevole;

Sbarrò gli occhi e lo guardò.

Lui era quello che aveva sempre sognato, la favola scritta sui romanzi d’amore con cui era cresciuta e la passione autentica che non aveva mai provato fino a quel momento.

Possibile che in una sola notte si fosse innamorata di quell’uomo?

Si avvicinò nuda e bellissima e appoggiò la testa sul suo torace muscoloso sospirando.

Elisabeth gli baciò il ventre e man mano scese più giù facendo aumentare il flusso dei suoi pensieri.

Lo voleva ancora…… voleva un ricordo più nitido da serbare nel cuore e in un attimo tutto ricominciò.

Il desiderio li riprese rendendoli succubi uno dell’altro e alla fine raggiungendo le vette del piacere lo vide pian piano chiudere gli occhi e addormentarsi.

Vide le tende della camera da letto ancora chiuse e si rese conto che la penombra aveva protetto il suo viso.

Lui non avrebbe potuto riconoscerla fuori di lì, o almeno lo sperava……

Si alzò piano dal letto e uscì dalla camera, dando un ultimo sguardo al suo sogno finito con la luce del sole.

Quell’uomo, quello sconosciuto era stato l’unico in grado a renderla veramente felice e non l’avrebbe mai più rivisto.

Non conosceva neppure il suo nome, ma questo era un bene pensò…… almeno così non avrebbe avuto la tentazione di cercarlo un giorno……

Rivestitasi e indossata nuovamente la maschera, uscì dalla suite e s’incamminò all’ascensore.

Appoggiata al vetro ripercorse col pensiero ogni istante di quella notte…..

Era stata la notte più bella della sua vita e non l’avrebbe mai scordata….ma non poteva restare…non poteva….

Fuori prese un taxi e si recò al suo albergo.

Di lì prese un volo per New York e disse addio per sempre al suo piccolo segreto……

 

2° capitolo

Il percorso dall’ automobile all’altare fu penoso e disperato.

Suo padre che le stava accanto sembrava aver vinto alla lotteria e il suo promesso sposo follemente innamorato della sua bella fidanzata.

Le parole, alle domande dal reverendo Harris, le morirono in gola e le sue labbra si rifiutarono di parlare.

Riley Finn si voltò a guardarla e le sorrise comprensivo.

Credendola nervosa, le strinse la mano e Elisabeth provò molta pena per quel povero uomo che credeva tanto in lei.

Chiuse gli occhi e risentì nelle orecchie i sospiri traspiranti di quella notte a Las Vegas.

Guardò suo padre che con gli occhi tentava di dirle qualcosa, e dentro di lei si mosse il rifiuto.

Era tutta colpa sua e della sua stupidità……

Promessa ad uomo senza amore nel trentesimo secolo, solo per salvare il patrimonio di famiglia che suo padre aveva sperperato.

Guardò il reverendo e annuì, con voce atona rispondendo di si, alla sua domanda.

Era fatta! Ormai non poteva più tornare indietro……

 

Elisabeth era cresciuta da sola nella grande casa dei Summers in Francia con suo nonno, che adorava chiamarla affettuosamente Buffy.

Anche se la madre era morta e suo padre praticamente inesistente, la vita col nonno l’aveva resa forte e convinta del suo amore.

Era rimasta in Francia fino ai vent’anni e poi anche il nonno era morto……

Così con la speranza di poter riprendere il rapporto con il padre aveva raggiunto New York e si era fidata di lui, aveva messo tutto nelle sue mani e aveva fatto finta di non vedere l’inabilità del padre, solo perché aveva paura di perdere anche lui.

In quattro anni suo padre aveva dilapidato tutto ciò che suo nonno aveva costruito e donato a lei.

Fino al giorno in cui le aveva fatto conoscere Riley……

Il padrone di un’ impero finanziario disposto a risolvere ogni loro problema con il matrimonio.

Al fidanzamento le aveva messo a disposizione un conto in banca personale di cui disponeva anche suo padre, e da allora Elisabeth aveva cominciato ad avere una doppia vita.

Con la scusa di ritornare in Francia per rivedere la sua migliore amica Faith , metteva la maschera e spendeva i soldi con i quali Riley l’aveva comperata, nei casinò di Las Vegas e in quel modo sfogava tutta la sua rabbia.

Era andata così fino a un mese prima del matrimonio, quando aveva passato la sua ultima notte di libertà fra le braccia di uno sconosciuto l’unico che forse aveva veramente amato dal primo momento….. e tra le sue braccia aveva lasciato tutte le sue speranza, per tornare e sposarsi come suo padre voleva.

Faith le aveva detto migliaia di volte di mollare tutto e tornare in Francia, ma lei non poteva farlo.

Suo padre era la sola famiglia che le restasse e non poteva lasciarlo nei guai, doveva aiutarlo, anche se questo voleva dire donargli la sua vita in cambio di….. nulla……

Ora era diventata la moglie di Riley Finn e nulla più importava……doveva accettare il fatto e cercare di vivere al meglio……

 

Trascorsi sei mesi dal matrimonio dell’anno, Elisabeth si ritrovò presto ad essere la moglie di un’ uomo d’affari spesso in viaggio.

Fortunatamente….. riconobbe…. ringraziando il cielo di non dover condividere il letto con lui ogni notte.

La sua notte di nozze le ritornò alla memoria e rabbrividendo di disgusto, ricordò i suoi pensieri mentre era sdraiata sotto suo marito e cercare di resistere al suo ardore.

Per tutto il tempo aveva ripensato all’uomo misterioso che non aveva nome e il suo volto e i suoi occhi erano stati l’unica cosa che l’avevano salvata.

Aveva accolto fra le sue gambe suo marito pensando ad un’ altro uomo, sperando che tutto finisse presto e grazie al cielo, così era stato.

E ogni qualvolta accadeva era costretta a pensare a lui per non cedere alla voglia che aveva di scacciare Riley dalla camera.

Ma quello che le faceva più male era doverlo ingannare.

 

Elisabeth fissò suo padre aldilà del tavolo e il suo sorriso la infastidì.

Rpert Giles rise di gusto sorseggiando il suo caffè.

Elisabeth si alzò e andò alla finestra per fissare il parco di casa sua.

Riley aveva comperato quella enorme villa come regalo matrimonio.

-L’assegno è pronto, papà!

Disse per tagliar corto.

Non aveva voglia di intrattenere suo padre e ascoltare le sue cattiverie.

Lei si voltò a fissarlo esasperata.

Suo padre giorni prima le aveva chiesto quel favore convinto di poter ottenere qualcosa da una ricca signora, magari sposandola per non aver più bisogno degli assegni di sua figlia.

Suo padre si alzò in piedi stufo di parlare sempre delle stesse cose, e le disse:

Gridò dicendo la verità per la prima volta a suo padre dopo il matrimonio.

Lui le si avvicinò con occhi tristi e abbracciandola, le disse:

Elisabeth lo guardò e smontando la rabbia e si strinse al padre.

Non pianse, convinta che lo avrebbe ferito ancora di più, e lo sentì dire:

Si allontanò da lui e si sentì disperata.

Come faceva suo padre ad essere in quel modo e a pensare sempre e solo ai soldi?

Lei non avrebbe potuto fare quel tipo di cose……

Aspettare per ricavarne soldi?

Come poteva solo pensarci? Lei si sentiva un verme per quello che aveva fatto e per la sofferenza che poteva causare a Riley.

Si era affezionata a quell’uomo dolce e comprensivo e non avrebbe fatto altro per tradirlo, pensò.

Preso l’assegno mensile suo padre andò via per farsi vedere al ricevimento e gettarsi a capo fitto nell’intento di sedurre una povera vedova e lei prese il telefono e uscendo sulla veranda, chiamò Faith a Parigi.

 

Chiese all’amica dopo averle raccontato tutto su suo padre e sul ricevimento che doveva organizzare.

Elisabeth sorrise e sperò che quei giorni passassero in fretta.

Ripensò alla sorella di Riley.

Anya, una donna insopportabile, sempre sospettosa

e convinta, come giusto era, che lei avesse sposato suo fratello solo per i soldi.

Era inserita bene nell’alta società ed era considerata uno dei pilastri portanti.

Veniva invitata ad ogni evento, ad ogni ricevimento, persino alla notte degli Oscar……. e se non stava attenta poteva metterla in seria difficoltà.

Amica della vedova Joyce Brady che voleva conoscere suo padre,aveva già cominciato a fare domande…

Elisabeth aveva pensato a quella possibilità, ma aveva rimandato sempre il discorso.

Salutata Faith, Elisabeth telefonò a sua cognata.

Era meglio passare all’attacco che essere attaccata, pensò, invitandola ad aiutarla per organizzare il ricevimento prima che fosse lei ad imporsi.

Prese appuntamento per il giorno dopo a pranzo in centro e cercò di non pensare ad altro per il resto del giorno.

 

Erano appena le due di notte, quando madida di sudore si svegliò.

Nel grande letto tra le lenzuola di seta, lo stesso sogno che faceva dal giorno in cui si era sposata, la intrappolò nei ricordi.

Aveva ancora sognato la notte passata a Las Vegas fra le braccia di quell’uomo.

A distanza di mesi non era riuscita a dimenticare, e mai ci sarebbe riuscita…pensò..

Risentì il tocco di quelle dita di fuoco sulla sua pelle e il desiderio la infuocò.

Come poteva dimenticare se non faceva altro che pensare a quei momenti?

Chissà dov’era adesso?

E chissà cosa avrebbe potuto vivere con lui, se quella notte fosse rimasta?

Se fosse rimasta fra le sue braccia e gli avesse detto chi era, forse sarebbero ancora insieme…..

Cercò di riaddormentarsi e cercò ancora di sognarlo…… in fondo quello era l’unico modo per riaverlo ed essere felice almeno per poco tempo……

 

3° capitolo

Aspettava già da mezz’ora quando sua cognata le sedette di fronte.

Arrivava sempre in ritardo per essere al centro dell’attenzione…… pensò Elisabeth, facendo finta di nulla.

La fissò per qualche secondo e notò il cambiamento che aveva fatto chirurgicamente.

Aveva da poco ritoccato il naso e doveva ammetterlo… l’ultima operazione le aveva donato la freschezza che le mancava.

Anya era di bell’aspetto come il fratello e aveva un corpo invidiabile, ma volubile com’era non si accontentava mai e aveva già tre divorzi alle spalle.

La donna la salutò mielosa come sempre e prendendo il menù per ordinare la solita insalata scondita, la guardò sbalordita vedendo arrivare dalla sua parte un bel piatto di pasta all’italiana.

Lei ignorò il commento e si accinse a parlare di quello per cui avevano appuntamento… per andare via il più presto possibile.

Elisabeth alzò gli occhi innervosendosi…… perché mai doveva fare la prima donna?

Anya sorrise con le labbra di colore rosso scarlatto e disse:

Terminò accomodante.

Elisabeth sapeva bene di chi sarebbe stata la supervisione, ma non le importava, voleva solo che le cose venissero fatte bene per far contento Riley e per non far parlare della inesperienza di sua moglie.

Finì di mangiare e sorseggiando un po’ d’acqua, rispose:

Anya trovò nella sua borsetta un bigliettino da visita e disse:

Elisabeth fissò il bigliettino e sospirò.

Era quello che odiava della gente ricca…… ma ripose il bigliettino nella sua borsa e disse ciò che la cognata si aspettava che le dicesse:

Anya annuì e sorrise.

Si alzò per andare via, e la cognata facendo lo stesso, la guardò e poi le disse:

Elisabeth la guardò truce e pensò a quanto era stupido suo padre.

Era inevitabile che sua cognata sapesse tutto di tutti e ora doveva accertarsi anche di non fare una magra figura davanti ai suoi ospiti.

Anya restrinse gli occhi e s’incamminò con lei all’uscita.

Facendo finta di non aver ascoltato la salutò un’altra volta e svoltò l’angolo appoggiandovisi contro, contenta di essere sola.

Non l’avrebbe mai sopportata e le frecciatine su suo padre la innervosivano talmente che se fosse rimasta un minuto in più in sua compagnia, sarebbe sbottata di rabbia.

 

Rientrò a casa e come al solito trovò Tara, la governante ad attenderla.

La donna la informò delle telefonate di suo marito e poi si ritirò per dar disposizioni della giornata.

Prese il telefono e chiamò subito suo marito.

Riley aveva sempre paura che la sua mogliettina fosse chissà dove e chissà con chi…. e sicuramente ogni volta che usciva aveva un segugio pronto a riferire a lui ogni suo movimento.

Sospirò e disse:

Elisabeth trattenne il fiato.

La gioia di rimanere ancora un po’ da sola la fece trepidare e per non sembrare troppo contenta non disse nulla.

Alzò gli occhi al cielo e per chiudere la comunicazione disse:

Detto questo si salutarono e subito Elisabeth immaginò la successiva telefonata di Riley.

Avrebbe chiamato sicuramente la sorella per accertarsi che tutto fosse veramente perfetto…… pensò.

“ Ma che importava?…… Se fosse stato contento avrebbe potuto parlargli del suo trasferimento a Parigi……. Rifletté.”

 

Due giorni dopo si ritrovò nel suo salone intenta a fissare abiti da sera e da cocktail meravigliosi, in compagnia di Anya e dellasua amica Joyce Brady, colei che suo padre voleva corteggiare.

Fortunatamente la signora era una persona affabile, diversa da sua cognata, con la quale si poteva parlare e che sorrideva sinceramente.

Harmony, la P.R. dellaboutique più glamour dellacittàavevaportato per loroabitieleganti e costosissimi.

Quelli che colpirono Elisabeth furono i due scuri.

Uno nero allacciato al collo da un collier di brillanti, lungo fino ai piedi leggero e molto sobrio a parte il gioiello incorporato, che lasciava le spalle e le braccia scoperte.

L’altro era grigio scuro cangiante a nero, di seta, sostenuto a bustino e scollato su tutte le spalle, lungo eguale con spacco al lato della gamba destra.

Joyce le chiese di provarli entrambi e lei, un po’ imbarazzata, scelse quello che la copriva di più, quello col gioiello al collo, mentre sua cognata optava per un abito rosso vistoso diviso in due pezzi: corpetto scollato e gonna di taffettà lunga.

L’amica invece scelse un sobrio abito nero a cui avrebbe appoggiato sopra uno scialle di pizzo.

Quando finalmente la P.R. andò via portandosi dietro tutti i suoi aiutanti e le luci di cui aveva disposto per la piccola sfilata, Elisabeth compilò l’assegno e lo diede ad Anya.

Joyce aspettò la sua auto e prima di andare via insieme a sua cognata, le sorrise, la ringraziò per l’ospitalità e le disse:

Elisabeth capì che suo padre aveva colpito nel segno e un po’ dispiaciuta, ricambiò il sorriso dicendo:

La donna sorrise compiaciuta e poi la lasciò.

Suo padre aveva visto giusto, pensò chiudendosi la porta alle spalle.

Joyce Brady aveva perduto il marito un paio d’anni prima, ma era ancora giovane e molto bella e non era giusto che restasse solo in eterno.

Ma non voleva che suo padre le facesse del male!

Una donna innamorata poteva essere molto indifesa e certa che Giles fosse un’ avvoltoio esperto, decise che non gli avrebbe permesso di rendere anche la vita di qualcun’ altro in vivibile come la sua.

 

Il giorno del ricevimento arrivò prima che lei potesse accorgersene.

Tra preparativi e gente per casa, Elisabeth si rese conto molto poco del passare dei giorni.

Riley come previsto arrivò un paio d’ore prima dell’arrivo degli ospiti ed ebbe appena il tempo di farsi una doccia e vestirsi per la serata, mentre lei fu pronta e splendente nel suo abito nuovo ancor prima di lui.

Quando scesero per attendere i primi ospiti, lui l’abbracciò felice di vederla, e tenendola per mano la esaminò soddisfatto.

Elisabeth sorrise guardandosi le punte delle scarpe gioiello che aveva scelto d’indossare su quell’abito e fissò suo marito in smoking bianco.

Era un bell’uomo, peccato che lei non ne fosse innamorata…… pensò triste……

Riley le sorrise avvicinandosi e la baciò sulla guancia …. poi estrasse un pacchetto dalla tasca e porgendoglielo, le disse:

Aprì il pacchetto pesante e si ritrovò davanti un vera di diamanti in tre colori.

Una striscia trasparente, una rossa e una blu.

Lui gliela mise al dito notando che lei non portava altri gioielli e le baciò la mano.

In quell’ istante suonarono il campanello e le persone addette alla serata fecero accomodare i primi ospiti.

Dopo un’ora Elisabeth ne aveva già abbastanza di tutto.

Sua cognata come sempre arrivò in ritardo accompagnata da uno degli amici di Riley e tutti e tre cominciarono a conversare animatamente, mentre lei scattagliolava in un angolo.

Notò l’arrivò di Joyce e vide subito suo padre andarle incontro.

Ma la donna era al braccio di un’ altro uomo, così per non complicare le cose, fermò suo padre con un’ occhiataccia e si avviò verso la coppia.

Si fece strada fra la folla elegante di lustrini e pietre preziose e si ritrovò davanti alla donna.

Le sorrise affabile e la salutò.

Lei sorrise e la baciò poi alzò il viso verso il suo accompagnatore e lo fece anche Elisabeth

 

Il fiato le si bloccò in gola e la testa le girò vorticosamente.

L’uomo prima la fissò intensamente e poi sorrise.

Elisabeth cercò di riprendersi ma tutto quello che le andò alla mente, fu il ricordo di quel viso nella penombra dell’ amore di una sera.

Lo vide sorridere e prenderle la mano in cui portava l’anello che Riley le aveva appena regalato e rabbrividì.

Le disse William con voce suadente.

Alzò ancora lo sguardo e aprendo la bocca, si sentì parlare come se non fosse lei.

Non disse altro, fu interrotta dallo starnazzare di sua cognata che salutava Joyce, mentre William non le toglieva gli occhi di dosso.

Todd si avvicinò seguito da suo padre e dopo che furono fatte le presentazioni, Rupert Giles passò all’attacco invitando Joyce a bere qualcosa.

Anya li seguì malignamente sapendo cosa aveva in mente suo padre, e lei rimase in mezzo a suo marito e William, che continuava a fissarla con molto interesse.

Rilay la teneva per la vita possessivo e l’aria aveva cominciato a mancarle.

I due uomini parlarono di rispettive conoscenze, fino a che non riuscendo più a sopportare di stare vicino a quei due, Elisabeth esplose.

Spinse via suo marito e cercando di non apparire nervosa, disse:

Quasi gridò …… Poi si ravvide e appoggiandogli la mano sul braccio cercò di sorridere e prima di allontanarsi disse:

 

4° capitolo

Quando riuscì a raggiungere una panchina nel parco il cuore le batteva all’impazzata e le orecchie le strillavano di orrore.

Quel viso, quegli occhi……quella bocca……

Le aveva sognate quasi ogni notte da allora e adesso lui era in casa sua, con suo marito……

Non poteva averla riconosciuta! Non poteva…… sperò……

Si lisciò i capelli dietro le orecchie e tentò di riprendere fiato.

Pian piano sentì che il cuore riprendeva i battiti normali e cercò di pensare.

Non c’era da preoccuparsi…… lui non poteva riconoscerla, erano al buio.

Immagini di quella notte presero il sopravvento in lei e un forte desiderio la fece rabbrividire.

Come avrebbe voluto tornare indietro…… e restare con lui……

La voce di William le arrivò dritta ai nervi e la stordì.

Si voltò e lo vide fermo a guardarla con una sigaretta nella mano destra.

Lui la fissò…. s’incamminò e la raggiunse.

Faccia a faccia, la guardò negli occhi e le disse:

Gli occhi le si riempirono di lacrime che scacciò appena vide il bel viso di lui indurirsi.

William sorrise beffardo e spegnendo la sigaretta in terra con un piede, disse:

Elisabeth lo fissò.

Aveva l’aria di chi l’avrebbe chiaramente schiaffeggiata.

William rise e inaspettatamente la prese fra le braccia.

Lei alzò il viso per fissarlo negli occhi e la scintilla della passione li attraverso entrambi come quell’ unica volta.

Sentì le sue mani forti stringere sempre più i suoi fianchi fino a farla aderire completamente a lui e poi le sorrise.

Credendo che l’avrebbe baciata, Elisabeth chiuse gli occhi, ma poi lui si allontanò di scatto e rabbioso le disse:

Aprì gli occhi e lo fissò.

Lui rise e si accese un’altra sigaretta.

Elisabeth s’infuriò e avvicinandosi, gli tolse la sigaretta dalle mani e ringhiò:

Lui la fissò ancora più furioso mentre lei spegneva con il piede la sigaretta .

Detto questo scossa dall’ira gli voltò le spalle e si avviò per rientrare in casa e per scappare dai suoi sentimenti.

William però la raggiunse con la voce…. e calmo prima che lei riuscisse a sparire, lo sentì dire:

Si voltò a fissarlo e vide che stava accendendo un’altra sigaretta.

Capì improvvisamente che non sarebbe stato facile dimenticare, soprattutto perché adesso il suo amore misterioso aveva un nome, e sapeva anche che la disprezzava……

Riley la ritrovò davanti alla portafinestra e la fece sussultare.

Lo guardò e si rifugiò fra le sue braccia mentre la trascinava tra i suoi ospiti.

Passò altro tempo e il bouffet venne servito.

Poi un complesso suggerito da Anya iniziò a suonare e molte coppie si misero a ballare, persino suo padre e la cara zia.

Vide William dall’altra parte della sala che fissava la coppia e poi fissò lei.

La paura le attanagliò la mente.

Se solo lui avesse deciso di rivelare il loro incontro, anche solo alla zia, cosa sarebbe accaduto?

Non poteva permetterlo e per assicurarsene doveva parlargli a quattr’ occhi……

Gemette quando lo vide avvicinarsi a lei e suo marito e sentì Riley irrigidirsi.

Era un’ uomo molto perspicace e quando qualcuno era interessato a lei lo capiva subito.

William sorrise a suo marito e poi gli disse:

Riley fissò prima l’uno e poi l’altro e annuì.

William la prese per mano e conducendola al centro della pista, la trascinò in una danza a due romantica e molto lenta.

Le sussurrò all’orecchio.

Elisabeth lo fissò e cercò di rilassare il volto per non apparire come in verità si sentiva e trovando il coraggio, gli chiese:

Lui rise poi la guardò.

Lei lo fissò e sentì la pressione delle sue dita sulla schiena.

Sapeva benissimo qual era il suo nome e adesso anche lei sapeva bene che non avrebbe detto nulla.

Si rilassò un po’ e appoggiò il mento sulla sua spalla.

Quel profumo la riportò irremovibile in quella suite e sentì persino il piacere di quello che era accaduto.

William sembrò leggerle nella mente, perché la strinse più forte e le disse:

Si allontanò un po’ per guardarlo e prima che potesse parlare, sua cognata le fu di fronte.

Sbatté le ciglia più volte per la sorpresa, poi si allontanò e lasciò il cavaliere.

Tornò verso suo marito che era visibilmente furioso e senza guardarlo prese un bicchiere di champagne e gli si mise al fianco.

Fortunatamente la serata terminò e tutti gli ospiti lasciarono la villa.

Lei si ritirò in camera prima di poter salutare William e sua zia e appena anche Riley la raggiunse capì che c’era aria di tempesta.

Ma lui non ce l’aveva con lei e non le disse neppure perché era furioso, si limitò solo a straparlare di affari e appalti.

Quella notte, dormì poco.

Ripensare a lui e tutto quello che avrebbe comportato rivederlo le impaurì e la eccitò allo stesso modo.

Voleva rivederlo e baciarlo……fare l’amore e sentirlo dentro di lei, come quella notte, ma appena lo desiderò, seppe che era impossibile.

William non la considerava degna di rispetto e lei adesso che era sposata non poteva certo impelagarsi in una relazione segreta!

Non amava Riley, ma lo rispettava anche se la gente la credeva diversa da ciò che era in realtà, e non poteva farlo, pensò con rimpianto tra le lacrime.

Il divorzio, sarebbe stata la soluzione migliore…… ma come e perché?

Ammettere al mondo intero che quello era stato un matrimonio di convenienza sarebbe stato atroce.

Tornare a Parigi era un’altra soluzione, ma ora che aveva ritrovato William, il cuore le impediva di pensare a quella possibilità.

Qualcosa in lei le diceva che doveva rivederlo e aspettare……

 

La mattina dopo la mano di suo marito che le stuzzicava un seno la svegliò di soprassalto.

Spalancò gli occhi…… non voleva fare l’amore con lui, non lo voleva……

Ma Riley non era di quell’avviso e avvicinandosi sempre più, cominciò a baciarla e a toccarla dappertutto.

Elisabeth lo sentì mentre la spogliava e chiuse gli occhi.

Anche se non era lui che voleva, poteva farcela pensò cercando di resistere al suo tocco.

Rivede il viso di William su di sé e sorrise.

Suo marito lo prese come un invito e prendendola di peso, se la mise di sopra facendole sentire la sua eccitazione.

Con una spinta la penetrò e si strinse a lei abbracciandola.

Elisabeth lo sentì muoversi e chiuse nuovamente gli occhi come faceva sempre.

Doveva pensare a lui……doveva farlo pensò disgustata di se stessa……

Durò tutto molto poco.

L’eccitazione di suo marito nei suoi confronti era abbondante e muovendosi velocemente riuscì a trovare il piacere quasi subito.

Lo sentì calmarsi pian piano ansante mentre si allontanava da lei e la stringeva a sé per non lasciarla andare.

Quella confessione improvvisa l’annientò.

Si appoggiò a testa in giù nel suo petto e ascoltò il suo cuore battere.

Non poteva avere un figlio da lui……

Riley la fece rialzare per baciarla sulla bocca e capendo quello che voleva fare, si lasciò baciare e poi si alzò.

Non avrebbe fatto ancora l’amore con lui e da domani in poi avrebbe preso la pillola, decise repentinamente.

Riley sbuffò e tirandola verso di sé per non lasciarla andare, le fece appoggiare una mano sulla sua eccitazione e le disse:

Elisabeth riuscì a sorridere sembrando naturale e cadde su di lui.

Lui le fu subito sopra.

Cercò di sfilarsi da sotto di lui, ma lui fu più lesto e le aprì le gambe.

Le disse voglioso.

Elisabeth lo fissò nel viso livido ed eccitato e lo vide abbassarsi a prendere un capezzolo in bocca e poi tutto ricominciò.

Dopo poco Riley fu soddisfatto riuscendo nel suo intento di lasciarle il suo seme…. e lei si rifugiò chiudendosi doccia come se volesse sciacquare da sé l’odore di lui.

Mentre l’acqua scrosciava sul suo corpo e le lacrime le rigavano il viso, sperò che almeno per quel giorno non la tormentasse più, ma sapeva benissimo che quella notte stessa se non avesse inventato qualche malore, Riley avrebbe voluto ancora stare con lei.

La sua vita le sembrò improvvisamente squallida e le parole di William veritiere.

Si stava guadagnando tutto ciò che possedeva……

Ingannava sé stessa pensando ad un’altra persona mentre faceva l’amore con suo marito, e ingannava lui e lo tradiva con ogni fibra del suo essere.

Quando uscì dal bagno si vestì e scese per fare colazione e per telefonare al medico.

Sperò che non fosse troppo tardi e prese appuntamento per una visita.

Non avrebbe avuto un figlio da Riley, non era pronta ad allevare una creatura nella menzogna.

 

5° capitolo

Elisabeth fissò suo padre seduto di lato nel giardino d’inverno di uno dei locali più esclusivi della città e sospirò.

Giles le sorrise e guardando verso la porta d’entrata, le disse:

Si voltò nello stesso istante che Joycee suo nipote William attraversavano il prato per raggiungerli.

Non poteva scappare……

I due salutarono educatamente e poi si sedettero.

Suo padre cominciò a parlare con la vedova mostrandole tutto il suo charme, facendo intervenire ogni tanto anche lei e William e poi dopo colazione, si allontanò con lei per una passeggiata.

Elisabeth rimase seduta al suo fianco e non riuscì ad alzare lo sguardo.

Dopo la notte passata ad appagare gli istinti sessuali di suo marito si sentiva sporca.

William la fissò e notando il suo stato d’animo, la derise:

Elisabeth lo guardò e arrossì.

Lui rise di gusto e poi le chiese:

Elisabeth lo fissò sorpresa e rispose conun’altra domanda.

Elisabeth lo guardò di traverso, non aveva nessuna intenzione di parlare di suo marito né voleva stare lì come un’ automa sotto il suo sguardo.

Questa volta lo sbalordimento fu totale.

William guardò la sua faccia arrabbiata e rise di nuovo.

Elisabeth si alzò in piedi e fece per andarsene.

William la prese per un braccio e vicino, molto vicino, le disse:

Con uno scossone si liberò e prima di andarsene, disse:

William le sorrise e si risedette.

Uscì furiosa….come poteva solo pensare che lei avrebbe accettato?

Quella stessa sera la notizia della partenza improvvisa, ancora una volta per il Giappone di Riley, le fece tirare un sospiro di sollievo.

 

Era l’una passata quando il portiere di notte le diede il passe-partout per la suite in cui si avrebbe dovuto esserci quella famosa partita mascherata.

Si diede della stupida per esserci andata, ma era stato più forte di lei.

Aveva indossò un’ abito di quando abitava a Parigi molto meno appariscente di quella notte, e una parrucca rossa sopra la maschera.

Lì era a New York, non avrebbe corso il rischio di essere riconosciuta!

Entrò in suite e vide tre tavoli ai quali giocavano diverse persone mascherate.

Ma William non era da nessuna parte.

Si accostò al bar e prese da bere da un cameriere un martini con ghiaccio e poi si voltò.

Lo vide uscire da una seconda camera accompagnato da una bionda seminuda.

Abbassò lo sguardo appena incrociò il suo e capì che l’aveva riconosciuta, quando lasciò la bionda e le si fece incontro.

La portò nell’altra stanza e vide altri tre tavoli, uno di quattro donne svestite che giocavano a strip- poker e uno con altrettanti uomini che si godevano lo spettacolo mentre giocavano a loro volta.

William la portò dietro un separè e la fece accomodare al tavolo a due dove sopra vi era posto un mazzo confezionato.

Le si sedete di fronte e la fissò prendendo il mazzo.

William rise aprì il pacco nuovo, mischiò e diede le carte.

Elisabeth lo guardò sbalordita.

Lui le si avvicinò, le tolse la maschera, e poi le spiegò.

Elisabeth smise di respirare e abbassò lo sguardo sulle sue mani.

La fede e l’anello brillavano alle sue dita e la trappola di William Brady era scattata senza che lei se ne rendesse conto.

Elisabeth alzò il viso a guardarlo.

William la fissò e si accese una sigaretta.

William pensò un’ istante e poi sorridendo soddisfatto, disse:

Elisabeth non riusciva ad immaginare suo marito nei guai, ma era così….. ripensò al suo atteggiamento nei confronti di William e alle sue parole riguardo agli affari e allora si rese conto che tutto poteva essere vero…..

Qualunque scelta avrebbe preso, sarebbe stata lei ad essere venduta ancora una volta……

Si tolse la parrucca e rifletté.

Se avesse vinto sarebbe rimasta la moglie di Riley, infelice e bugiarda, costretta nel letto di un’ uomo che non amava.

Se avesse perso, sarebbe stata costretta a seguire William e accettare le sue condizioni, anche se lui era la persona che ossessionava i suoi sogni.

William la fissò e attese.

Poi lei annuì e prese le carte.

Non le degnò di uno sguardo, anche se vide che aveva un full.

Non cambiò né attese.

Buttò giù e lo guardò.

William comprese che non avrebbe lottato, ma la fece aspettare.

Cambiò tre carte e poi mise giù un poker di jack.

Alzò il viso verso di lui e preoccupata domandò:

William si alzò le fece indossare la maschera e poi la prese per mano per riportarla a casa.

Quando la lasciò davanti la porta la guardò e le disse:

Elisabeth non lo guardò neppure una volta…. lo vide andar via ed entrò in casa.

Le lacrime le rigarono il viso, ma un senso di libertà le liberò la mente dalla costrizione di essere la moglie che non avrebbe mai voluto essere.

Sarebbe stato tutto diverso, sperò……

 

Quando aprì gli occhi mentre la luce filtrava dalla finestre irrorando le lenzuola di seta.

Si alzò a sedere e guardò il suo riflesso nello specchio.

I timori sul futuro non erano spariti, ma almeno non era più prigioniera di Riley e di suo padre.

Il pensiero di suo padre la colpì come un pugno allo stomaco, e tutto il bel sogno creatosi nella sua mente, si frantumò.

Non poteva andare via con William…… Come avrebbe vissuto suo padre senza quell’assegno mensile che lei firmava?

Cercò di rintracciare Faith al cellulare ma, l’amica non le rispose.

Forse stava lavorando……pensò….

Si crogiolò tutta la mattina nella speranza di trovare una soluzione, ma nulla le venne alla mente.

Non mangiò neppure, anzi diede la giornata libera a tutti quelli che lavoravano in casa.

William l’avrebbe raggiunta presto e non voleva che qualcuno sapesse ciò che stava accadendo.

Alle due il campanello trillò riportandola burrascosamente al momento che aveva aspettato per tutto il giorno.

Aprì la porta e se lo ritrovò davanti.

Lui era serio e aveva lo stesso sguardo deciso di sempre.

La guardò dalla testa ai piedi notando che indossava ancora la vestaglia di seta e entrando, le chiese:

Elisabeth si fece seguire fino al salone e poi sedendosi su una poltrona, con la testa china, disse:

William le si fermò di fronte con le braccia conserte e la fissò.

Alzò il viso per guardarlo e con quel poco di coraggio che le restava, cercò di spiegarsi.

Le disse crudo.

Poi la prese per i polsi e sollevandola vicino, le disse ancora:

Lo guardò e vide che i suoi occhi mandavano lampi.

William la lasciò interrompendola:

Lo fissò scioccata.

Suo padre era riuscito nel suo intento, pensò rammaricata.

William la sospinse verso il corridoio e le disse ansioso:

Elisabeth lo guardò per un’ attimo e prima di avviarsi su per le scale, domandò:

William la guardò beffardo e rispose:

Elisabeth lo fissò con le lacrime agli occhi….. Era una persona così terribile ai suoi occhi?

Il suo bel castello messo in piedi durante la notte le cadde improvvisamente sulle spalle.

Non era affatto libera, era di nuovo in trappola e che lo volesse o no, suo padre ne stava ancora tessendo la tela.

Nel discorso fatto con William sicuramente gli aveva fatto capire benissimo cosa voleva e cosa si aspettava per sé, e lei naturalmente, ne era uscita perdente e falsa agli occhi dell’unico uomo di cui le importasse davvero e tanto.

 

Gli voltò le spalle e salì in camera per cambiarsi.

Indossò un paio di jeans e una camicetta leggera e prese solo il beauty con i suoi effetti personali e ciò che poteva servirle.

Sapeva che lui non voleva nulla che appartenesse a Riley e così non prese altro.

In un paio d’ore, tutte la sua vita cambiò in modo irreversibile!

 

6° capitolo

Nei due giorni che seguirono, Elisabeth non vide né sentì William, rimase nella sua grande casa fuori New York in compagnia di sua zia aspettando con ansia che la bomba della sua fuga scoppiasse in tutta la città.

Aveva sperato che William l’avrebbe aiutata ad ambientarsi, che si sarebbero conosciuti meglio e invece, lui non si era fatto vedere.

Quando finalmente riuscì a mettersi in contatto con l’amica, riuscì a sapere qualcosa di quanto stava accadendo.

Elisabeth strinse la cornetta tra le mani e disse:

L’amica le disse dove alloggiava e lei chiuse preoccupata la comunicazione.

Fortunatamente Joyce usciva spesso con suo padre e così quella sera era riuscita a rimanere da sola come voleva.

La camera in cui dormiva era sicuramente la camera da letto di William anche se lui forse non l’aveva mai occupata.

Sua zia le aveva parlato molto di lui credendoli innamorati e le aveva spiegato l’entità del suo lavoro e dei suoi guadagni, le aveva parlato del patrimonio di famiglia di cui anche lei disponeva grazie al vecchio patriarca dei Brady.

 

Si spazzolò i lunghi capelli davanti allo specchio e sospirò.

Se avesse avuto tra le mani una lampada magica avrebbe espresso subito il desiderio di tornare indietro nel tempo, e tornare ai giorni spensierati con suo nonno in Francia.

Poi però una fitta al cuore le fece comparire davanti gli occhi il ricordo di William e il desiderio svanì.

Amava disperatamente quell’uomo per desiderare di non averlo mai conosciuto!

Il rombo di un’ automobile la fece sobbalzare.

Forse Joyce aveva deciso di rientrare presto quella sera?

Preso un libro e si appoggiò al letto col suo pigiama di seta bianca.

Forse leggere le avrebbe fatto pensare ad altro……

Rilesse il primo rigò tre volte senza riuscire aconcentrarsi e poi sentì dei rumori di sotto.

Appoggiò il libro sul letto e si accinse a scendere al piano inferiore.

Le luci erano spente a parte quella in fondo al corridoio.

Non era mai entrata in quella camera, Joyce le aveva detto che era chiusa a chiave e che solo William ne possedeva la chiave.

La consapevolezza della sua presenza la colpì improvvisamente e il timore la prese alla sprovvista.

Perché aveva paura di lui?

A metà corridoio si fermò tremando e si voltò per tornare indietro.

Con il cuore in gola, sentì la porta della camera aprirsi e il profumo muschiato di William lambirle i sensi.

La voce suadente e i suoi passi le risuonarono nelle orecchie.

Senza avere il coraggio di voltarsi attese che lui la raggiungesse e il cuore cominciò a martellarle il petto.

Il viso di William si contrappose al suo e dovette alzare gli occhi per guardarlo.

Lui sembrava arrabbiato e lei doveva esserne la causa.

Disse accingendosi a passargli oltre.

Ma la risata dell’uomo la bloccò.

Elisabeth abbassò la testa e non disse nulla.

Ogni fibra del suo essere bramava che lui la toccasse, l’abbracciasse e le facesse sentire la forza del suo calore, del suo desiderio, ma non si sarebbe umiliata tanto chiedendogli attenzioni che evidentemente lui non voleva darle.

La mano di William le sfiorò il braccio e trattenendo il respiro lo sentì sempre più vicino.

Quando le fu alle spalle tanto da sentire il suo respiro sul collo nudo sentì un brivido percorrerla tutta.

William si accorse della sua istantanea reazione e rise sommessamente.

Le circondò la vita con le braccia e appoggia la bocca nella cavità della spalla.

Le domandò baciandole tutta la superficie scoperta della spalla.

Elisabeth sospirò di piacere e chiuse gli occhi.

Sentì bruciarle lacrime di felicità per quel piccolo contatto e cercò di scacciarle, lui, non doveva vedere quali erano i suoi sentimenti…… non le avrebbe creduto!

La fece voltare e piano si impossessò della sua bocca e man mano di ogni parte del suo corpo agitato dal desiderio.

Poi la prese fra le braccia e la portò in camera, senza parlare, senza una sola parola che potesse rovinare tutto e lì la fece sua con passione e calore, come o meglio di quell’unica notte……l’unica che avevano condiviso e nella quale lei si era innamorata del suo uomo misterioso.

 

Quando aprìgli occhi e ricordò che tutto quello che era successo la notte precedente non era stato un sogno,Elisabeth si guardò in giro nella camera e non lo vide.

Il letto disfatto su cui avevano annientato il loro fervore sembrava vuoto come lo era il suo cuore.

Nessun biglietto, nessun messaggio, nulla che potesse farla sperare……

Si alzò a fatica dal letto e si chiuse in bagno.

Arrivata poco più tardi all’ultimo gradino delle scale, la voce profonda di William le riempì nuovamente il cuore, ma appena varcò la soglia della sala da pranzo e lo fissò, i suoi occhi gelidi la fecero piombare nuovamente nella sua solitudine.

Come aveva potuto pensare che le cose sarebbero cambiate solo per aver passato la notte insieme.

D'altronde, lui era stato chiaro!

La voleva nel suo letto… non aveva mai parlato d’amore o di rispetto…… l’aveva comperata come prima aveva fatto Riley…

 

William alzò gli occhi nuovamente per guardarla e con un cenno di cortesia, senza sorridere, le mostrò la sedia.

Annuì e si accomodò accanto a lui trovando già del caffè fumante nella sua tazza.

Ne bevve un sorso e vide che lui rivolgeva la sua attenzione al giornale e che poi sorrideva soddisfatto, così incuriosita, chiese:

La fissò e porgendole il giornale, si alzò e disse:

Lo fissò scioccata e poi lui disse ancora:

Le si riempirono gli occhi di lacrime, e abbassò il viso.

A quell’uomo importava di lei allo stesso modo di quanto importava a suo padre.

Lo guardò mentre usciva dalla sala da pranzo senza degnarla di uno sguardo, di una parola, e così prima che fosse arrivare alla porta, lo fermò chiedendogli:

Lui non si voltò, ma Elisabeth sentì che la sua risposta era combattuta, come se non volesse dargliela.

Quella frase le frantumò il cuore in un colpo solo.

Lo vide voltarsi e per nascondere le lacrime che le rigavano il viso, alzò il giornale e sbarrò gli occhi vedendo la sua foto stampata.

Sentì i suoi passi nel corridoio e la sua auto ripartire e si alzò per guardare mentre andava via, dalla finestra.

Lei era solo il giusto prezzo di un gioco vincente e nient’altro……

Improvvisamente si pentì di aver fatto la scelta di lasciare Riley.

Almeno lui l’amava e la rispettava!

Era la moglie considerata di un’ uomo d’affari, mentre adesso era diventata l’amante di poco rilievo di quello che aveva rovinato suo marito!

Guardò la sua foto sul giornale e lesse l’articolo;

“ Un altro matrimonio naufragato nell’alta società di New York, ci riporta a venti anni prima.

Riley Finn ha perso la sua bella moglie, come tempo prima suo padre perse la sua seconda moglie, allo stesso modo!

Le due donne , a vent’ anni di distanza hanno avuto lo stesso comportamento…. si sono lasciate il loro matrimonio alle spalle per i rampolli della famiglia Brady, una delle famiglie più importanti dello Stato e per di più adesso il caro Finn, deve ancora fare i conti con le banche e con i debiti.

Le dichiarazioni della sorella, Anya Finn sono state violente e offensive nei confronti dellagiovane cognata.

La donna ha confermato di aver sempre saputo che lei era interessata ai soldi del fratello e appena ha saputo delle ristrettezze finanziarie in cui il poveretto si trovava, ha subito cercato un altro pollo da spennare! Queste le sue esatte parole, miei cari lettori di “Cosmo-polita”. ….

Elisabeth cercò di riprendersi.

Come poteva William sorridere soddisfatto dopo essere uscito come uno stupido abbindolato da lei, su tutti i giornali?

Doveva avere qualcosa in mente…… Rifletté! Era troppo furbo e potente.

Qualcosa in fondo al cuore le fece venire pena per quel pover’ uomo e preso il telefono… compose il suo numero di cellulare.

Doveva spiegargli in qualche modo quello che era successo, scusarsi e…….

La voce di Riley interruppe i suoi pensieri.

Elisabeth inghiottì aria e prendendo tutto il coraggio che le restava, parlò;

La voce incredula dall’altro capo del telefono ruppe un lungo silenzio.

Strinse gli occhi ferita da sé stessa e dalle sue azioni e con le lacrime che le rigavano il viso di frustrazione, disse:

La voce piena di rimpianto si spezzò e l’uomo disse:

Poi mise giù lasciandola a fissare il vuoto, lo stesso che aveva dentro e che la divorava.

Come avrebbe potuto continuare a vivere in quel modo?

Come avrebbe potuto continuare ad annullare sé stessa per compiacere o far soffrire altri?

Quel giro vizioso doveva finire e lei sola poteva farlo……

William non l’avrebbe mai amata, mai rispettata ed era colpa sua.

Gli aveva fatto credere di essere quello che non era e suo padre aveva dato il colpo di grazia.

Non lo avrebbe mai perdonato, e non avrebbe mai perdonato sé stessa per aver rinunciato a tutta la sua vita e ai suoi sogni in cambio di nulla e di tanta sofferenza……

Dispose l’arrivo di Faith mandandola a prendere e pranzò con lei e Joyce.

Il matrimonio con suo padre era fissato alla fine della settimana e sicuramente lui ci sarebbe stato, non avrebbe deluso la sua famiglia.

E lei avrebbe messo fine a tutto…… decise……

 

7° capitolo

Faith la fissò seria e scosse il capo pensierosa.

Elisabeth non vide la sua espressione ma sapeva già cosa le avrebbe detto.

Annuì e guardò la sua più cara amica.

Faith la strinse in un abbraccio e poi le chiese:

Cercò di sorridere e rispose:

Elisabeth abbassò lo sguardo dopo aver messo poche cose in valigia e disse:

Elisabeth la fissò con occhi tristi e pensò a William.

Faith annuì e sentì il clacson del taxi che l’aspettava in giardino.

Elisabeth annuì e sorrise…lei era l’unica che ancora la chiamava B come Buffy.

Faith annuì e l’abbracciò.

Vedendola andare via dalla finestra,non si sentì più tanto sicura di sé stessa e pianse.

Presto avrebbe ripreso in mano la sua vita e…… non lo avrebbe più rivisto! Pensò triste……

 

Un leggero bussare alla porta la fece sobbalzare.

Joyce entrò sorridente e a lei pianse il cuore di doverle dire la verità.

La donna capì immediatamente cosa tentava di dirle e fermandola prima che potesse dire qualcosa di cui si sarebbe pentita, la fece sedere sul letto, le prese le mani e le disse:

La fissò stupita.

Elisabeth ritirò le mani e si alzò di scatto.

Joyce le sorrise e spiegò:

In quell’istante capì.

Forse in fondo suo padre aveva davvero bisogno di una persona come Joyce per cambiare e per ritornare quello che era un tempo.

Così annuì, le sorrise e le augurò tutto il bene del mondo.

 

Al tramonto, la porta d’ingresso si aprì e William fece capolino in salone per salutare sua zia e chiederle degli ultimi avvenimenti.

Lei rimase in camera ferma davanti al letto con la valigia ai piedi e un mazzo di carte nelle mani…. Non avrebbe partecipato al matrimonio….era ancora lì…solo per William.

Appena lui varcò la soglia della camera e la guardò con la solita maschera di freddezza… la fece gelare.

Le chiese fissandola furioso.

Elisabeth cercò di restare calma e s’impose di non piangere.

Non avrebbe più pianto o sofferto, lo doveva a sé stessa e non avrebbe dovuto più nulla a nessun altro.

Lo fissò seria e gli porse il mazzo, dicendo:

Lui la guardò e chiudendosi la porta alla spalle sorrise beffardo.

Lo fissò negli occhi.

Lui si tolse la giacca senza degnarla di uno sguardo e lei appoggiò le carte sul letto.

Poi prese la piccola valigia da terra e disse:

La sua voce la bloccò con la mano sulla maniglia e lo sentì alle spalle.

Rimasero così per qualche secondo…ma lui non fece altro per fermarla….

Non c’era più nulla da dire…….

Aprì la porta senza voltarsi, con le lacrime agli occhi e sparì.

Un giorno forse……col tempo avrebbe dimenticato la sensazione di dolce oblio che aveva sentito tra le sue braccia e avrebbe amato ancora, libera si essere sé stessa!

 

Le prime settimane a Parigi furono disastrose,Elisabeth si sentiva persa.

La mancanza di William e di suo padre era più pesante di quanto avesse mai creduto.

Faith era sempre in giro per lavoro e lei non era riuscita a trovare un lavoro.

Poi un giorno Faith la raggiunse a casa, proponendole di fare da segretaria personale al suo staff in giro per l’Europa.

La donna che doveva sostituire non poteva lasciare la Francia per via della famiglia e lei avrebbe lavorato insieme all’amica godendosi anche una bella vacanza.

Naturalmente accettò immediatamente e partì insieme al gruppo di modelle e Faith.

Purtroppo le due settimane di lavoro passarono in un lampo e il ritorno a casariportò a galla tutte le ansie e le paure per il futuro.

Faith ripartì e sempre grazie a lei….di lì a poco tempo riuscì a trovare lavoro nella sua agenzia grazie anche al lavoro svolto bene in trasferta.

Una sera, mentre si preparava qualcosa da mangiare il telefono squillò, ma quando rispose nessuno le parlò.

Forse Faith non riesce a prendere la linea, pensò…riprendendo a cucinare.

Il campanello della porta risuonò subito dopo e lasciando l’insalata che stava condendo nel piatto andò ad aprire.

La sagoma e l’imponenza di William le furono davanti lasciandola scioccata e traballante di emozione.

 

Lui sorrise timidamente, come se non sapesse cosa fare.

Elisabeth lo fissò come se lo vedesse per la prima volta, e cercò di apparire abbastanza distaccata.

Non gli avrebbe dato più la possibilità di umiliarla e tenerla in pugno conoscendo l’entità dei suoi sentimenti.

Lo fece passare e William si guardò intorno.

Indossava solo un paio di jeans sbiaditi e una maglia e sembrava nervoso.

Non lo vedeva e non lo sentiva dalla sera che era andava via, senza partecipare al suo matrimonio e lei sapeva che sarebbe passato del tempo prima che l’avrebbe perdonata.

William si voltò a guardarla e scosse il capo.

Elisabeth sospirò di sollievo e non sapendo cos’altro dire, gli disse di accomodarsi.

Lui annuì e le chiese del whisky liscio.

La sorpresa della richiesta svanì quando lo vide bere il liquore ambrato tutto d’un soffio e capì che quella volta William era davvero nervoso, forse come mai lo avrebbe visto.

Gli si sedette di fronte consapevole dell’attrazione che ancora c’era fra loro e seria, gli chiese:

Lui la fissò e sorrise stanco.

Lo fissò sorpresa e poi alzandosi in piedi, gli disse ancora:

Si voltò a guardarlo e vide che sul tavolo davanti al divano aveva appoggiato lo stesso mazzo che gli aveva lasciato quella sera.

Elisabeth smise di respirare e lacrime di rabbia le rigarono le guance……..lo vide alzarsi e sgranando gli occhi spazzò via con una mano tutte le carte e urlò:

William si voltò a fissarla serio.

La fissò bene come mai aveva fatto e poi i suoi occhi si addolcirono e la sua voce si spezzò.

Lei abbassò lo sguardo e lacrime cocenti levigarono il viso.

Come spiegargli che aveva sperato che la pregasse di restare accettando la scusa di un gioco a carte?

Alzò lo sguardo e gemente lo pregò:

William la toccò e nello stesso istante tutto ciò che era attorno a loro sparì.

Elisabeth dimenticò la sofferenza e la loro lontananza e si lasciò andare fra le sue braccia.

Si lasciò baciare e amare come se nulla fosse cambiato fra di loro, riscoprendo ogni parte del suo corpo e riscoprendo l’uomo che adorava.

William la spogliò segnando ogni centimetro che toccava con baci ardenti e la rese sua……. per tutta la notte.

Quando la mattina dopo aprì gli occhi, si aspettava di non trovarlo come era sempre accaduto, ma sbagliò.

Svegliandosi, se lo ritrovò davanti, faccia a faccia sdraiatole accanto che la fissava senza dire una parola.

 

8° capitolo

Quella domanda a brucia pelo la fece svegliare del tutto e quando cercò di allontanarsi, William la trattenne per la vita e la fissò dritto negli occhi.

Elisabeth chiuse i suoi sentendo il suo profumo, quello che aveva sognato per tante notti e decise di essere sincera.

Non importava che lui sarebbe andato via lasciandola ancora sola col suo amore, questa volta doveva dirgli ciò che provava …voleva che capisse.

Elisabeth lo fissò e lacrime di sofferenza le scesero sul viso.

William la strinse a sé e le fece sfogare il suo pianto, poi inaspettatamente lei lo guardò e gli disse:

Le parole di William le fecero alzare il capo con gli occhi aperti incredula…….. e sentendolo ridere piano e poi sentendo il suo bacio dolce sulle labbra, la speranza le si accese in cuore.

Elisabeth si strinse a lui aderendo alla sua nudità e tremò di felicità.

Elisabeth si staccò da lui per guardarlo e l’amore che provava esplose in un pianto di felicità a dirotto.

William la strinse a sé e la baciò.

Lei tirò su col naso e annuì.

William le sorrise e le disse:

Elisabeth sorrise felice e lo baciò.

William la baciò ancora, e ancora le dimostrò tutto l’amore che serbava dentro dal giorno che l’aveva incontrata…. e che li avrebbe accompagnati per il futuro……

 

……fine......

 

 

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