Ad occhi chiusi


Autore:Claricengel



Ancora di ronda, una sera come un’altra, ma oggi era sola. Spike aveva una partita di poker… era da qualche settimana che facevano ronda assieme, litigavano, si prendevano in giro e ogni tanto ridevano. Lei continuava a ripetere di non volerlo tra i piedi, ma si sentiva meglio, più tranquilla se lui c’era.
Era stanca e nessun vampiro si faceva vedere, decise di tornare a casa. Prima di entrare sentì un rumore ed iniziò a guardarsi attorno. Giunta in mezzo al giardino sentì una voce chiamarla da dietro un albero, lei si voltò e vide una ragazzina che la guardava e le sorrideva un po’ timorosa.
B: ciao chi sei, ti sei persa?
P: io sono Pat e stavo cercando te. Sono un demone della vendetta.
Buffy trattenne il fiato
P: oh! Forse questo non avrei dovuto dirtelo, beh sai è il mio primo incarico, diciamo che sono ancora un’apprendista. Per ora mi limito ad ascoltare e percepire desideri e le mie maledizioni non sono definitive. Sono temporanee ma bisogna trovare il modo per guarire, risolvere il problema. Sai a volte ci vuole molto tempo per rimediare.
B: cosa vuoi da me? Io non voglio maledire nessuno!
P: ma tu non devi maledire. Tu sei stata maledetta! Sai sei la mia prima vittima, volevo essere gentile, ti dirò la maledizione.
Era un incubo, non era possibile, cosa le sarebbe capitato? I suoi pensieri furono interrotti dalla giovane che riprendeva a parlare.
P: sono passata dal negozio di magia ed ho ascoltato cosa dicevano i tuoi amici
B: non si ascoltano i discorsi altrui, comunque i miei amici non mi potrebbero mai maledire!
P: ufficialmente non ti hanno maledetto, ma io ho sentito il loro desiderio. Dicevano che da quando sei tornata sei strana. Si sentono in colpa per averti riportata per averti reso infelice! Sei sempre sola, non vuoi l’aiuto di nessuno, sembra che non ti importi nulla di loro. Non vedi ciò che ti accade attorno. Vorrebbero ripartire da capo, che tu ricominciassi a guardarti attorno, che rivedessi la vita con gli occhi di Buffy la ragazza e non solo Buffy la cacciatrice.
Buffy non parlava, era perplessa. Pensavano questo di lei i suoi amici? Che fosse troppo la cacciatrice e poco Buffy?
Pat riprese a parlare prendendo le sembianze di demone
P: sai qual è il modo migliore per ricominciare a vedere?
Buffy scosse il capo, soprattutto per scacciare l’idea di ciò che le stava capitando.
P: partire dal buio!
Il demone sorrise, “il desiderio” era stato esaudito e Buffy cadde a terra svenuta.
Buffy si sentiva la testa girare e sentiva le voci dei suoi amici. Erano tutti li attorno a lei e sembravano preoccupati.
D: ehi, si sta svegliando. Buffy come ti senti cosa è successo?
Buffy apri gli occhi. Buio. Non vedeva nulla, sentiva solo le voci. In quel momento si ricordò la ragazza, la maledizione e capì cosa volesse dire con “partire dal buio”. Dopo essersi ripresa raccontò per filo e per segno cos’era accaduto.
W: mi dispiace Buffy, è tutta colpa nostra, non sapevamo che ci fosse un demone della vendetta ad ascoltarci… beh presenti esclusi ovviamente – disse sorridendo ad Anja.
A: non preoccuparti Buffy, passerà. Gli apprendisti demoni non fanno mai maledizioni lunghe o atroci.
B: si, ma intanto sono qui, completamente cieca. Quando passerà? Cosa posso fare?
A: da quello che hai detto riprenderai la vista quando riuscirai a vivere normalmente anche se non puoi vedere. Non è facile dovrai farti aiutare. Sarà faticoso ma credo che riacquisterai la vista solo quando capirai ciò che il tuo cuore vede e sente.
Buffy non disse nulla, doveva pensare. Doveva risolvere il problema al più presto. Si alzò per uscire, voleva rimanere un po’ sola, ma prima di arrivare alla porta, urtò un tavolino, rompendo il vaso che c’era sopra.
B: già, sarà difficile.
Rimase immobile. Avrebbe voluto piangere. Non capitava spesso in situazioni che non sapeva risolvere. Era una punizione faticosa più per l’orgoglio che altro.
Dawn le si avvicinò senza dire nulla, la prese sotto braccio e le fece fare le scale, ora doveva riposare.
Quando fu nella sua camera, da sola, finalmente pianse tutte le lacrime che aveva. I suoi amici la ritenevano diversa, la vedevano cieca di fronte alla realtà. Lei aveva sempre fatto del suo meglio, si era sacrificata, e prima della vita aveva sacrificato la sua normalità. Ma non piangeva per questo, ne per l’involontaria maledizione gettatale contro. Stava piangendo perché sapeva che avevano ragione, e lo sapeva da prima di loro. Il suo cuore non era diventato cieco, aveva solo spontaneamente chiuso gli occhi, per non vedere più il dolore, per non piangere più, per non farsi più spezzare. Era colpa sua, ma sembrava che ogni cosa facesse fosse sbagliata. Se si faceva coinvolgere, veniva ferita ma non poteva mostrarlo, no lei doveva concentrarsi sulla sua missione. “Quella prima di tutto” diceva Giles. Se rimaneva distaccata e si concentrava sulla missione allora i suoi amici la ritenevano insensibile e lei diventava cieca. Era stufa di tutto, stanca della cacciatrice e stanca di Buffy Summers. Dopo essersi spogliata, si mise tra le coperte e tra le lacrime finalmente si addormentò.


Il mattino seguente a Buffy, parve il più faticoso di tutta la sua vita. Costrinse la sorella ad andare a scuola, promettendole che non sarebbe uscita di casa, e che avrebbe chiamato qualcuno, se avesse avuto bisogno di aiuto.
Dopo un’ora dal suo risveglio era finalmente in cucina, vestita – non sapeva come, ma per certo li sentiva addosso – e intenta a preparare il caffè, dopo aver rischiato di rompersi qualcosa cadendo dalle scale.
Tutto ciò che un tempo era normale routine, ora diventava un impresa difficile e estremamente faticosa. Avrebbe fatto meno fatica ad uccidere un demone, almeno combattere lo sapeva fare ad occhi chiusi. La sua lotta per il momento era contro la moka del caffè. Ad un tratto sentì la porta aprirsi e fu presa, per un momento dal panico.
B: chi c’è? – chiese allarmata e in posizione di difesa
S: ma allora è vero? Non ci vedi più?
B: Spike sei tu? – disse alquanto sorpresa, ma quasi confortata.
S: sì sono io. Briciola è passata da me questa mattina, prima di andare a scuola, mi ha raccontato tutta la faccenda e mi ha chiesto di passare a vedere se andava tutto bene. Era certa che non avresti chiamato nessuno, neppure con la casa in fiamme.
B: piccola impicciona, quando torna…. – ma non poteva chiamare qualcun altro pensò fra se e se, non voleva essere vista in quelle condizioni, e non da lui.
S: invece ha fatto bene ad avvisarmi. Devi aver preso una gran botta in testa cadendo, è da incoscienti rimanere in casa da soli, completamente ciechi. Poteva entrare chiunque e coglierti di sorpresa…
B: so ancora combattere, anche se non ci vedo, e se non ci credi te lo dimostro volentieri. Inoltre dato che ora sei entrato tu, non può arrivare di peggio – non sapeva neppure lei da dove tirasse fuori tutta quella ostilità – quindi grazie della visita e a mai più.
S: gentile come sempre cacciatrice. Puoi insultarmi fin che vuoi, tanto io da qui non me ne vado. Ci sarà da lavorare, ma tornerai ad essere la Buffy di sempre e io ti darò una mano che tu sia d’accordo o meno. Non ci sarebbe gusto a picchiare una cacciatrice disabile. – disse sorridendo
B: non ho bisogno del tuo aiuto, posso cavarmela benissimo da sola.
S: vedo, soprattutto nel vestirti e nel cucinare.
Buffy si mosse, anche se non sapeva dove, e sospirò rassegnata.
B: ok, non riesco ad affrontare questa cosa da sola. Sono caduta dalle scale, non riesco a prepararmi un caffè e non so neppure come sono vestita.
Si prese la testa fra le mani, le sembrava che scoppiasse.
S: non ci riesci perché vai troppo in fretta. Non agire come un adulto che sa già fare queste cosa, devi fare come i bambini. Devi imparare tutto da capo.
Spike la prese per mano e le fece fare qualche passo in avanti, a quel contatto lei sentì un brivido lungo la schiena, che la mise in imbarazzo e la confuse ancor più di prima. Cosa stava facendo? Perché, proprio lui, l’aiutava? Inoltre sembrava sapere esattamente cose fare, forse tutti quegli anni con Drusilla… una morsa allo stomaco la prese. La fame, indubbiamente la fame. Ora tutti quei pensieri non avevano importanza. Doveva guarire e doveva farlo in fretta. Infondo chiedere aiuto a Spike era meno faticoso che chiederlo ai suoi amici. Non si sentiva in imbarazzo a mostrarsi debole ai suoi occhi, forse perché lui l’aveva sempre vista per quel che era: Buffy e nient’altro.
La fermò di fronte al tavolo, si posizionò alle sue spalle e appoggiò le sue mani sopra quelle di lei, dopo avergliele sistemate sulla superficie.
S: dove siamo? – disse con il volto vicino al suo orecchio.
B: in cucina di fronte al tavolo – disse deglutendo. Quella situazione era alquanto ambigua.
S: da che lato del tavolo
B: non lo so
S: non ti stai impegnando Cacciatrice – e così dicendo mosse le mani di lei, facendole scorrere dolcemente lungo il bordo del tavolo e passando le dita sopra il cassetto.
I movimenti erano lenti, e per quanto innocenti sembravano sensuali.
S: riproviamo: da che lato siamo?
B: dal lato più lungo, di fronte al lavandino.
S: brava, vedi che non era difficile? Basta impegnarsi un po’.
Buffy passò la mattina a toccare i mobili della casa e orientarsi nelle stanze. Iniziava a vederla, cominciava a sentire casa sua anche se cieca.
A pranzo interruppero gli esercizi e pranzarono. Buffy voleva cucinare ma Spike glielo impedì. Una cosa alla volta, continuava a ripeterle. Oggi si sarebbe limitata a camminare e riconoscere. Il vampiro si mise ai fornelli, e anche se lei non poteva vederlo, quell’immagine la fece sorridere. Mentre cucinava le chiedeva di riconoscere gli odori e quando finalmente fu pronto lei era letteralmente distrutta. Non avrebbe mai detto che passare una giornata a casa, sarebbe stato così stancante. Per quanto riguardava il senso gusto, non voleva sentir ragioni, era sfinita e voleva solo guastarsi quei manicaretti in pace.
Stava bene, si sentiva serena e percepiva continuamente i suoi movimenti, e anche se non poteva vederli sapeva che i magnetici occhi di lui percorrevano ininterrottamente il suo corpo.
B: cucini bene, dove hai imparato?
S: beh in più di un secolo uno dovrà pur trovare qualcosa da fare. Poi cucinare è divertente. Sai si dice che bisogna prendere le persone per la gola… e non fare battute stupide a proposito… se mai mi innamorassi di qualcuno… - non continuò la frase e istintivamente lei abbassò il capo. Sentiva il suo sguardo su di se e per un momento, che subito dopo represse a forza, si sentì lusingata dal suo modo di guardarla e dall’idea che lui fosse innamorato di lei.
Spike dal canto suo si pentì delle sue parole. Non doveva tirare ancora in mezzo i suoi sentimenti, ogni volta che lo faceva litigavano e lei lo cacciava dopo aver asserito che non era vero. Non voleva essere cacciato, voleva aiutarla e l’avrebbe fatto.
Quel momento di silenzio fu interrotto dalla porta che si apriva. Il vampiro fece segno a Willow e Tara, appena entrate, di non parlare.
B: chi c’è? Chi è entrato? Spike…
S: tranquilla Buffy – a sentire la sua voce sembrò calmarsi – sono appena entrate due persone, ora io mi metterò vicino a loro e tu seguendo la mia voce verrai fin qui. Devi riconoscere chi sono.
B: ok. – era decisa, come quando Giles le diceva che esercizi fare.
Le due streghe si fissarono stupite, non avevano mai visto l’amica così accondiscendente, soprattutto nei confronti di Spike. Sembrava un alunna che seguiva attentamente gli insegnamenti del maestro.
Buffy si mosse attentamente, contando i passi e misurando le distanze per non urtare nulla. Willow ebbe la tentazione di aiutarla ma Spike la blocco.
S: deve farcela da sola – sussurrò
Willow fece cenno di si con la testa, anche perché vide che il vampiro era pronto a intervenire in caso di bisogno.
Buffy si posizionò di fronte a Willow e annusò l’aria.
B: mmm… troppi odori, tra cui eccessivo quello di sigaretta! Vediamo… profumi dolci, direi almeno una donna.
Avvicinò le mani al viso dell’amica e iniziò a passare le dita in ogni punto.
B: dunque – disse sorridendo – riconoscerei questi lineamenti ovunque – Willow.
W: bravissima – disse soddisfatta
Intanto Buffy continuava a percorrere il suo viso con le mani, come se lo stesse disegnando, come a volerne memorizzare ogni centimetro, fino a rivederla.
B: passiamo al seconda, anche se ho già un mezzo sospetto su chi possa essere.
Posò le mani sul viso di Tara e fece gli stessi movimenti che aveva usato con Willow.
B: dunque, lineamenti dolci, sorriso… Tara
Le due ragazze si sorrisero soddisfatte.
B: beh, a questo punto il terso so chi è.
T: conviene controllare Buffy, potrebbe essere entrato qualcun altro con noi.
Willow guardò Tara perplessa, la quale le fece segno di aspettare e guardare. Poi le avrebbe spiegato.
Non appena Buffy posò le mani sul viso di Spike, entrambi sentirono una strana energia attraversarli, cosa che anche Willow e Tara notarono. Sembrava come quando si butta un sassolino nell’acqua e questa si increspa, formando un cerchio sempre più grande. Ecco allo stesso modo quella forza apparsa fra loro, si era propagata per tutta la stanza.
Senza dire una parola la cacciatrice accarezzò il viso del vampiro, come aveva fatto con le due amiche, ma non erano gli stessi movimenti di prima. Questa volta, sembrava che lei li conoscesse già quei lineamenti. Era proprio come se li stesse accarezzando; come se le sue mani volessero sfiorare quel viso con dolcezza e delicatezza, almeno per una volta. Passò con cura le sue dita su ogni parte del volto di Spike finché arrivò a sfiorargli le labbra. Quello era troppo, per entrambi, la tensione era palpabile e si sentivano in imbarazzo, soprattutto dopo essersi ricordati che non erano soli. Lei stacco di colpo sorridendo e per un secondo un pensiero, che subito seppellì sotto quintali di altri pensieri, attraversò il cervello di Buffy: e se fossero stati soli si sarebbe veramente staccata da lui?
Scosse più che poté la testa, non doveva neppure immaginarla una cosa del genere.
B: Spike, non c’è dubbio. Ho indovinato tutti e tre. Qual è il mio premio?
A quelle parole il vampiro fu come ridestato da un sogno, quel contatto era stato troppo intenso e l’aveva lasciato alquanto turbato.
S: vinci la possibilità di farti risistemare i vestiti da una delle due streghette.
A quel punto le due ragazze guardarono l’amica e accorgendosi della maglietta rovescia, scoppiarono tutte a ridere

Tara le si avvicinò con dolcezza e si offrì di accompagnarla.
T: ti aiuto io. Se vuoi andiamo su.
B: per salire le scale non ho problemi. Abbiamo fatto esercizio questa mattina, mentre il piano di sopra è ancora buio. Lì mi dovrai aiutare.
Le due ragazze si avviarono al paino di sopra e Spike guardò Buffy che pian piano saliva le scale, senza inciampare o urtare da qualche parte.
W: hai fatto un buon lavoro, sembra meno spaesata, ieri sera aveva paura.
S: bisogna fare in fretta. Il demone non ha detto quanto tempo ci vorrà, da ciò che mi ha raccontato Dawn, ma lei non resisterà troppo ad essere solo Buffy.
W: già, ma credo che in fondo le farà bene, e noi l’aiuteremo a uscirne… ma perché tu lo stai facendo?
Spike non la guardò nemmeno, ma il suo viso si fece serio.
S: lo sai perché.
W: perché sei innamorato di lei?
S: no, è che sono cattivo, ma amo lottare con le persone in forma. Che onore ci sarebbe ad uccidere la mia terza cacciatrice, se lei è cieca?
W: che onore c’è ad uccidere. Non me la dai a bere Spike. Tu non vuoi farle del male, forse al massimo speri che lei, magari per riconoscenza…
S: no. È che ho promesso di proteggerla, una volta, ed ho fallito. Non permetterò che accada ancora. Non voglio niente da lei, anche perché non posso averlo.Non c’è nulla per me nel suo cuore, ma forse accetterà quello che provo io.
Willow rimase un attimo senza respirare, era sorpresa. Lui le sembrava così umano, dolce e innamorato in quel momento. E si sentì triste, come se sentisse il suo dolore. Ma non era così certa che nel cuore della sua amica, non ci fosse nulla per Spike. Sorrise e stettero in silenzio.

B: hai visto che brava? Ho fatto le scale senza problemi, senza inciampare o sbattere ovunque – era felice come un bimbo ai primi passi – rispetto a questa mattina sono una campionessa. Sono caduta tante di quelle volte ma… - si fermò, come se rivedesse la mattinata e si fosse accorta solo in quel momento di un particolare
T: non ti sei mai fatta male.
B: no. Mi ha sempre preso prima che sbattessi. Un attimo prima pensavo di essere da sola e un attimo dopo le sue braccia mi sorreggevano.
Buffy scosse la testa, come ad eliminare quel pensiero, e si tolse la maglia porgendola a Tara.
T: l’ ho sentita.
B: cosa?
T: l’energia. Prima quando l’ hai toccato, è come fosse esplosa in tutta la stanza. Ho percepito il suo amore e…
B: e nient’altro. Non c’era nient’altro. Io non lo amo. Non lo posso amare. Si, forse mi ci sto affezionando, come ad un amico ma… manca qualcosa o forse solamente non la vedo. In tutti i sensi.
Riprese la maglia, sistemata da Tara, e la infilò.
T: Buffy, non ti si chiede di innamorarti di chi non ami, ma solo di scoprire cosa fa battere il tuo cuore. Guarirai e tutto questo ti sembrerà solo un brutto sogno. Avrai tempo per capire e dare un nome a ciò che provi.
Buffy sorrise e scesero assieme le scale.
Passarono il resto del pomeriggio a imparare il piano di sopra. Lei si muoveva e il vampiro la seguiva, senza farsi sentire. Era lì per proteggerla, come sempre e lei percepiva la sua presenza, e ne era felice, sollevata. Willow e Tara rimasero con loro, a osservarli, con attenzione. Erano ammaliate dall’energia che sprigionavano. Sembravano una persona sola, i loro movimenti erano sincronizzati, erano in perfetta armonia.
Con la scusa di un caffè le due si rinchiusero in cucina a parlare, mentre Buffy e Spike continuavano con i loro esercizi.
T: li hai visti?
W: sì e sembrano in perfetto collegamento.
T: già, non pensavo che una situazione così difficile, potesse unire in questo modo due persone.
W: già, anche perché non sono due persone qualunque. Ufficialmente due nemici mortali.
T: lo sappiamo benissimo che non è così. C’è qualcosa che lega quei due.
W: sì e non credo che sia nata in mezza giornata.
T: li abbiamo visti combattere assieme una volta…
W: … e la sintonia era la stessa.
T: già ognuno di loro sa esattamente cosa farà l’altro.
Ci fu un momento di silenzio e entrambe sembravano pensare alla situazione.
W: tu pensi che tra loro…
T: non lo so, e credo non lo sappiano neppure i diretti interessati, ma anche se fosse credo non sia affare nostro.
W: sì è vero, ma pensi che lui sia la persona giusta per lei? Cioè io non ho nulla contro Spike, è molto cambiato e sta convincendo anche me, che il suo è amore e non un’ossessione… a volte penso anche che…
T: che forse lei non è la persona giusta per lui?
W: no…beh forse un po’. Ho paura che lei voglia stare sola, che ora non sia la persona giusta per nessuno. Credo abbia paura di farsi ferire. Allontana tutti.
T: allora forse Spike è proprio l’uomo giusto per lei. È il vampiro più testardo che abbia mai conosciuto. Un altro al posto suo avrebbe già lasciato perdere…
W: e un altro al posto suo sarebbe già polvere. Credo che a Buffy faccia piacere averlo intorno.
Si sorrisero e con calma e con una nuova idea nella testa tornarono da Buffy e Spike.
Alla sera tornò Dawn e osservò soddisfatta i progressi della sorella. Dopo non molto si presentarono per cena anche Anja e Xander, neanche fosse un albergo. Tutti volevano aiutare Buffy e farle sentire che erano lì per lei.
Per i gusti di Spike c’era troppa gente, e neanche della migliore per lui, dopo l’arrivo di Xander, decise di andarsene e dopo un saluto veloce si precipitò alla porta. Buffy lo seguì, senza troppa fatica, fino fuori e si fermarono un momento sotto il portico.
B: dove vai? – e nel suo tono di voce c’era quasi una nota di rammarico. Sembrava dispiaciuta.
S: qualcuno dovrà pur fare la ronda? A meno che non voglia andare tu ad avvisare tutti i demoni, che la cacciatrice è momentaneamente fuori uso. – sorrise e mentre parlava continuava a guardarla ammaliato – non vorrai mica che qualche vampiro malvagio si aggiri da queste parti?
Lei probabilmente fece una faccia tra il perplesso e il divertito, al punto che lui sospirò alzando il viso al cielo
S: ok, troppo tardi. Era una battuta di cattivo gusto.
Risero e non era la prima volta in quel giorno. Lei pensandoci fu quasi stupita, che proprio Spike fosse riuscito, in un impresa ardua anche nei giorni migliori.
S: non ti preoccupare – disse tornando serio – ci penso io. Tu devi riposare, ci aspettano altre dure giornata.
B: grazie Spike. Di tutto
Il vampiro rimase ancora qualche momento ad osservarla, fece per voltarsi, quando lei si mosse nella sua direzione. Cercò con le mani il suo volto e si avvicinò. Spike rimase immobile e non sapeva cosa fare. Si alzò in punta di piedi e posò un lieve bacio sulle sue labbra. Fu solo un attimo, uno sfiorarsi, ma per lui fu il momento più bello della sua vita.
B: grazie ancora. a domani. – disse un po’ imbarazzata, ma felice di non poter vedere la sua espressione. Non sapeva cosa le era preso, aveva agito d’istinto e le era piaciuto.
Spike le sorrise e si allontanò, ma quasi le gambe non lo reggevano.
S: buona notte caccia… Buffy – e si voltò diretto al cimitero o forse al Bronze per qualcosa di forte.
Lei rimase ancora un attimo immobile e poi sospirando si voltò per tornare in casa.
Se i suoi occhi avessero potuto vedere, avrebbe notato tutti i suoi amici, con il viso appiccicato alla finestra, mentre ancora scioccati si sgomitavano per tornare ai loro posti.
Appena rientrata si sentì osservata, ma non disse nulla a proposito.
B: Spike è andato di ronda al posto mio – disse come per spiegare il perché fosse uscita, ma Xander non resisteva più, quello che aveva visto lo aveva turbato.
X: a proposito di Spike…
Anja intuendo le sue intenzioni lo interruppe bruscamente.
A: già, perché non vai a dargli una mano per la ronda e lasci noi donne in pace?
E senza aspettare risposta lo butto fuori di casa.
Come nulla fosse si spostarono tutte in soggiorno a parlare del più e del meno, finché Anja non resistette più alla curiosità e le chiese quello, che tutte volevano sapere.
A: allora com’era quel bacio Buffy?
B: bacio… quale bacio?
D: dai non negare, lo abbiamo visto tutti… prima, fuori con Spike – Dawn sembrava euforica, come se vedesse gli eroi del suo film d’amore finalmente assieme (come me quando guardo Buffy, dovevate vedermi alla fine del musical a saltellare per casa… ok scusate la parentesi).
B: no avete frainteso, era solo per ringraziarlo per oggi…
A: sì sì, adesso si chiama così, e io che ero rimasta alla stretta di mano per ringraziare. Non ci prendere in giro Buffy, quello era più che un bacio casto, come volevi farci pensare. Traspirava passione, per un attimo ho pensato che vi sareste saltati addosso in veranda… ok basta ci sono minorenni.
B: stai esagerando, nessuno voleva saltare addosso a nessuno… noi siamo solo amici – ma non credeva neppure lei a una sola parola.
D: allora: Spike ti ama, e questo lo sappiamo tutti. Ma tu cosa provi?
B: nulla non lo amo ma… sto bene quando è qui… oggi mi sono sentita protetta ma… nulla non c’è altro.
Tutte rimasero ad osservarla, sembravano serie.
W: d’accordo, se non vuoi dirci nulla ti spieremo. – disse Willow con una tranquillità e naturalezza che fece scoppiare tutte a ridere.
Restarono ancora un po’ assieme a chiacchierare. Poi andarono tutte a casa lasciando Buffy e Dawn da sole. Le due sorelle salirono per andare a dormire. Prima che Buffy entrasse nella sua camera Dawn la fermò.
D: a me piace Spike. È simpatico ed è sempre stato gentile con me. Quindi se dovessi accorgere che ti piace… che sei innamorata di lui. Beh pensa solo a tè stessa, non preoccuparti per noi. A noi andrà bene qualunque scelta farai.
Buffy sorrise alla sorella e augurandole la buonanotte si richiuse la porta alle spalle. Entrò e si avvicinò alla finestra sospirando. Non sapeva cosa voleva, o forse lo sapeva ma ne era terrorizzata. Scosse la testa per togliersi quel pensiero, si spogliò e si mise a letto, mentre uno sguardo attento la osservava da sopra l’albero.
S: prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno Buffy. In un verso o nell’altro capirai cosa vuoi. Tornerai a vedere, è una promessa. Temo che appena accadrà scapperai via lontana da me, se sapessi quanto ti amo… ma non ha importanza, sistemeremo tutto. – pensò tra sé e sé il vampiro mentre scendeva dall’albero.
B: lo so William… lo so che mi ami – sussurrò Buffy nel sonno e poi buio


Spike tornò da lei ogni mattina, per due settimane ed ogni sera se ne andava per la ronda. I progressi erano notevoli, per chiunque non sapesse lei sembrava in perfetta salute.
Un sabato sera, mentre erano ancora tutti lì, Spike si addormentò sulla poltrona.
W: Spike si è addormentato – disse sottovoce Willow – è da molto che non riposa, sembrava proprio distrutto.
B: sono due settimane che di giorno è con me e di notte di ronda. – disse appoggiandogli una coperta addosso.
W: Dawn è a dormire da un amica, se tu non hai bisogno possiamo andare noi di ronda. Si merita un po’ di riposo, ha fatto molto…
B: mi sta aiutando a vedere. Pensavo di non farcela, pensavo quasi fosse troppo faticoso, invece lui mi sta accompagnando piano piano, senza farmi cadere. Ha fatto molto per me ed io… io nulla.
Tutti uscirono in silenzio e lei si sedette accanto a lui, senza emettere il minimo rumore, ascoltando quali emozioni le procuravano la sua vicinanza. Rimase in silenzio, seduta vicino a lui e la sensazione che provò a saperlo così vicino le scaldò il cuore, e con quel pensiero si addormentò.
Dopo qualche ora lui si svegliò. Si sentiva riposato, gli sembrava di non aver mai dormito meglio.
Si voltò e la vide seduta per terra, con la testa appoggiata al bracciolo della poltrona. Si intenerì e posò le labbra sulla fronte.
B: vorrei aprire gli occhi e non vedere più tutto questo buio. Ho sempre vissuto di notte, ma questo nero è diverso. Questo fa paura.
S: accadrà tesoro, non ti preoccupare. Per ora puoi tenere gli occhi chiusi e pensare che se solo volessi aprirli, vedresti tutto.
Dolcemente le posò le mani sugli occhi come a chiuderglieli.
Lei posò le sue mani sopra quelle di lui e sorrise, quella piccola illusione la faceva sentire meglio.
B: ora è tardi è meglio che io vada a dormire.
La tensione era tornata a farsi sentire.
S: ti accompagno su, così controllo che non ci siano mostri in camera. – disse mentre salivano le scale.
Una volta davanti alla porta, lei lo prese per mano e lo trascinò dentro la stanza.
S: ora hai un vampiro in camera, se vuoi lo butto fuori così puoi dormire tranquillamente. – disse per stemperare la tensione.
B: per addormentarmi mi servirebbe il bacio della buona notte – disse sorridendo.
Sembrava provocarlo e forse era quello che voleva. Non capiva più nulla, forse la cecità le dava alla testa ma sentiva di desiderarlo, voleva posare ancora le sue labbra su quelle di lui e forse…
Spike si avvicinò a lei e passandole a un millimetro dalle sue labbra, le diede un lieve bacio sulla guancia
S: buona notte Buffy
B: buona notte Spike.
Da una parte si sentiva delusa ma dall’altra gli era grata. Era stato un vero gentiluomo, non aveva voluto abusare di lei in un momento di fragilità… fragilità un corno, pensò dentro di se. Lei sapeva benissimo cosa voleva e anche se non ci vedeva questo non voleva dire che lei fosse debole. Poi un pensiero doloroso la attraversò. E se lui non fosse più innamorato di lei, o magari non gli piaceva più. Forse così, cieca, la vedeva debole. Forse non era più attratto da le. In fondo non si vedeva allo specchio da due settimane, magari era diventata orribile e nessuno aveva avuto il coraggio di dirglielo… mentre questi pensieri le occupavano la mente sentì lui che usciva dalla stanza, per rientrarci di scatto un attimo dopo.
S: non pensare che io non lo voglia fare. Non credere che io non desideri, con ogni minima parte di me, stringerti fra le mie braccia. Ma lo sai perché non lo faccio? Perché ti amo e non potrei farti e farmi questo. Perché se tu lo facessi adesso non potresti guardarmi negli occhi, e io non saprei cosa e chi c’è in quel momento nei tuoi pensieri. – sembrava un fiume in piena, aveva troppe cose da dire e sembrava dovesse dirle tutte in quel momento – Inoltre tu non mi ami, non mi puoi amare perché non sono l’uomo che vuoi, perché mi manca qualcosa. E io non capisco cosa, sento il mio amore cosa altro serve. Io so cosa provo. E tu lo sai?
Buffy trattenne il fiato. Tutto quell’impeto, tutta quella verità. Sembrava spaventata e soprattutto non sapeva cosa fare o dire.
S: scusami, non so cosa mi è preso. Hai altro di cui preoccuparti. Notte.
Senza dire altro uscì, lasciandola immobile, probabilmente ancora ferma al “ non pensare che io non lo voglia fare”. Si sedette e lo sentì sbattere la porta, era arrabbiato con lei e forse anche con se stesso. Probabilmente arrabbiato per non essere stato il vampiro insensibile quando serviva. Da dove arrivavano tutti quei moralismi? Quando fu sola riprese a respirare e iniziò a piangere. Non riusciva a fermarsi e ripensò che forse era veramente lei ad essere sbagliata. Non riusciva più a fermarsi e non aveva nessuna spalla su cui farlo.

Il mattino dopo si vestì e scese le scale, sentiva Dawn e Tara che parlavano, doveva essere più tardi del previsto. Aveva dormito poco e soprattutto male, quella notte e aveva la sensazione che la mattinata non sarebbe andata meglio. Entrò in cucina e dopo aver salutato iniziò a girarsi attorno annusando l’aria.
D: non è venuto questa mattina.
B: Oh… c’è del caffè anche per me? – e triste si sedette con il volto appoggiato alle mani.
Perché si sentiva così delusa? Perché ogni cosa che faceva, combinava solo disastri.
Tara le porse la tazza ma non disse nulla. Sentiva il dolore della sua amica.
D: sai che ho iniziato a leggere un nuovo libro? Era della mamma, ci sono anche delle parti sottolineate. Vuoi che te ne legga un pezzo di queste?
B: volentieri. Quando ero piccola la mamma mi leggeva sempre dei pezzi dei suoi libri. Mi farà bene.
Si sedettero comode attorno a Dawn e lei iniziò a leggere.
“ anche adesso nelle terre di Carawall, tutti raccontano quel viaggio. Ognuno a modo suo. Tutti senza averlo mai visto. Ma non importa. Non smetteranno mai di raccontarlo. Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume per noi. E qualcuno – un padre, un amore, qualcuno – capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume – immaginarlo, inventarlo – e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio. Questo davvero, sarebbe meraviglioso.
Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente umano. Basterebbe la fantasia di qualcuno – un padre, un amore, qualcuno. Lui saprebbe inventarla una strada, qui in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare. Strada clemente, e bella. Una strada da qui al mare.”
Dawn si fermò e guardò Tara e la sorella, soddisfatta di aver trovato una parte così bella. Buffy sentì quelle parole entrarle nell’anima e infrangerle il cuore.
B: ora lo vedo, vedo cosa mancava, o meglio quello che non riconoscevo.
Buffy si alzò in piedi di scatto, colma di una nuova forza. Sapeva cosa voleva. Finalmente sapeva esattamente cosa il suo cuore le chiedeva e lei era intenzionata ad ottenerlo. Sembrava che un fulmine l’avesse attraversata.
B: devo andare – disse avviandosi alla porta, anche se una volta fuori non sapeva bene cosa fare.
T: ti accompagno io. – disse Tara, senza chiederle dove.
Le due ragazze uscirono, lasciando Dawn alquanto disorientata sull’accaduto.
Arrivate davanti alla cripta di Spike, si fermarono come se ora non fossero certe sul da farsi.
B: ora ce la faccio da sola. Grazie.
T: non c’è di che. – disse mentre la lasciava ferma davanti alla porta. Lei voleva vedere Willow.
Buffy entrò piano, pesando i propri passi e respirando con calma, come a mantenersi tranquilla.
Scese le scale, annusando l’aria e cercando di capire dove fosse.
Spike sentì dei rumori e si svegliò sedendosi sul letto. Vide Buffy scendere le scale e entrare nella stanza con calma, movendosi a tastoni per non urtare nulla. Il vampiro si alzò dal letto sospirando e si avvolse il lenzuolo attorno alla vita. Andò verso di lei e le prese le mani.
S: Buffy cosa fai qui? Come sei arrivata? – lei era emozionata, sentire la sua vicinanza, la sua voce preoccupata, e il fatto di sapere cosa voleva dirgli, la mettevano quasi in imbarazzo e quando parlò la sua voce tremò leggermente.
B: devo parlarti, fammi sedere sul tuo letto per favore.
Spike la accompagnò al letto e la fece sedere. La osservò e gli procurava una strana sensazione vederla nel suo letto, infondo lo aveva sempre sperato.
S: se sei qui per ieri sera, mi dispiace. Non avrei mai dovuto dirti nulla. Dimentica.
B: no, non voglio dimenticare nulla. L’ ho trovato, ho visto cosa mi mancava. Era il fiume che avevi creato per me, io c’ero sopra ma non lo sentivo, non volevo vederlo, ma ora ho capito. Ho visto cosa hai fatto per me. Ho visto il tuo amore… e ho visto il mio.
Lui era disorientato. Non aveva capito assolutamente nulla del suo discorso. Solo l’ultima frase riecheggiava nella sua mente.
S: Buffy, non sono certo di aver capito di cosa stai parlando. Cosa vuoi dire?
B: sono venuta a prendermi l’ultimo bacio.
Spike abbassò il viso. L’ultimo… allora era un addio.
B: cioè, l’ultimo che non mi hai dato. Il bacio della buona notte di ieri. Quasi non ho chiuso occhio. Sorrise e si avvicinò cercando il viso di lui, con le mani. Avvicinò il viso e gli sfiorò le labbra con le sue.
B: c’è solo questo nei miei pensieri ora – gli sussurrò accarezzandogli le labbra, tanto erano vicini.
Poi nulla la fermò, gli donò un bacio pieno di desiderio e di passione. Un bacio che parlava per lei, per tutte le volte che non aveva avuto il coraggio di farlo. Dopo un attimo di esitazione lui rispose alle sue “parole”, alle sue domande, dichiarandole ancora il suo amore, con impeto e stringendola ancora più a se.
Si staccarono per riprendere fiato e lei aprì gli occhi.
Prima il buio, poi una leggera nebbia e infine tutto iniziò a schiarirsi, finché finalmente rivide i suoi occhi.
B: sapessi quanto mi sono mancati.
Lui la guardò perplesso, come se avesse notato il cambiamento.
B: … i tuoi occhi.
S: ma ci vedi Buffy, vedi di nuovo. È meraviglioso. – disse euforico.
B: sai cosa significa? – gli chiese rimanendo fra le sue braccia e guardandolo intensamente, come a riscoprire il suo volto.
S: certo, che dobbiamo correre a dirlo a tutti. – disse prendendola per un braccio e dimenticandosi che era giorno e soprattutto che aveva solo un lenzuolo addosso.
B: no! – disse bloccandolo e avvicinandolo nuovamente a se – significa che il mio cuore ha visto cosa voleva. Tutto il resto può aspettare.
Lo osservò sorridendo maliziosa e dopo essersi tolta la maglia lasciò cadere il lenzuolo che Spike teneva con le mani.
Riprese a baciarlo con passione e stringendosi forte a lui. Spike la spinse sul letto con sé e staccandosi un attimo da lei la guardò dritta negli occhi. Qualunque cosa vi lesse, ne sembrò soddisfatto, perché riprese a baciarla e accarezzarla.
Lei chiuse gli occhi e si fece trasportare dalla passione. Non voleva altro, solo sentirlo lì con lei, in lei. Il suo cuore ora vedeva, lei aveva capito e ora poteva amare e farsi amare ad occhi chiusi.