TITOLO: Segreti
AUTORE: Sara
la fanfiction è ambientata dopo chosen
la canzone citata è "segreti" di Francesco Renga
N.B. lo sò che già molti hanno usato canzoni nelle loro ff, ma quando la sento penso proprio a loro.




Buffy era seduta a quel bar da ormai un ora, con lo sguardo perso nel vuoto. La gente attorno a lei continuava a ballare, parlare e ridere, mentre per lei il tempo era fermo. Tutto si era fermato in quel momento, quando lui era scomparso con tutta sunnihell. Si era sacrificato per tutti e per lei. Ancora una volta aveva fatto qualcosa per lei, e il pensiero le faceva male al cuore.

Alle due di notte non c’era quasi più nessuno al bar ma lei non sembrava volersene andare, doveva rimanere a combattere i suoi fantasmi.

B: Fred mi puoi portare un’altra birra.

F: Buffy, sono due settimane che arrivi stai seduta per delle ore, bevi e poi senza aver parlato con nessuno sparisci nella notte.

B: io appartengo alle tenebre. Lui me l’aveva detto. Adesso ch me lo ricorderà?

F: vuoi parlare? Sono un barista di una bettola, a quest’ora non c’è più nessuno, se non ascolto le divagazioni di un cliente ubriaco mi eliminano dall’albo dei baristi.

Buffy fece un sorriso, che le morì subito dopo in viso.

Fred le porse un’altra birra e si sedette di fronte a lei al dilà del bancone.

F: chi è questo lui che ti ha tolto ogni sorriso?

B: no, lui mi faceva sorridere, e sapeva sempre cosa fare e cosa dire, credo mi leggesse dentro. Mi ha fatto sentire viva quando ero morta dentro, ma ora non c’è più e io non ho altro che dei ricordi e qualche segreto.

F: se n’è andato?

B: sai tutti gli uomini della mia vita se ne sono andati, mi hanno abbandonato per il mio bene. Anche lui se n’era andato una volta ma è ritornato, è andato a prendere la sua anima per farsi amare da me. E io come una scema gli ho detto che l’amavo solo prima che morisse e lui non mi ha creduto. Ma sai qual è la cosa buffa… io l’amavo da molto prima. Non saprei da quando, forse dalla prima volta che ci siamo baciati, o magari quando si è seduto accanto a me sui gradini di casa mia, o forse da una vita e non ho mai avuto la forza di dirlo a nessuno.

F: capita di commettere degli errori, magari una cosa ci sembra brillante e poi scopriamo che non lo è, a volte ci manca il coraggio di ammettere di amre qualcuno.

B: no è che lui mi rendeva felice e questo mi ha terrorizzato. Perché non l’ho detto hai miei amici di noi? non ci sarebbe stato nulla di male, è vero che lui non era come gli altri uomini ma neppure io sono normale.

Buffy si prese la testa fra le mani e Fred la lasciò con i suoi fantasmi per un po’.

F: metto un po’ di musica, intanto vado a sistemare la cucina.

Dopo un po’ iniziò una dolce canzone e Buffy si perse ad ascoltare le parole.

Restiamo l'ultima notte distesi sul letto
Guardando all'insù
Senza parlare, che cose da dire
Adesso non servono più

Anche noi la notte prima dell’ultima battaglia siamo rimasti in silenzio, uno vicino all’altro, senza dirci nulla e sperando che i nostri sguardi e i nostri corpi trasmettessero tutte le parole che non riuscivamo a dire. Ma infondo in tutti gli anni di lotte c’eravamo detti ogni cosa, anche ciò che non pensavamo veramente. Le parole erano solo un pretesto.

Domani, ovunque sarai
In ogni istante saprai…

Per te non avrò segreti
E qui mi ritroverai
E poi in un minuto
Sarò l'uomo che vuoi



Già sono qui. Sono giorni che sono qui e aspetto sperando che da un momento all’altro tu possa entrare da quella porta. Non abbiamo mai avuto segreti l’uno per l’altro, non ce n’era bisogno, non serviva mentire, la verità era sufficentemente dura per ferirci a vicenda. Siamo stati degli sciocchi, abbiamo passato anni a cercare di ucciderci e a ferirci quando avremmo potuto amarci e basta. Non serviva nulla, non serviva l’anima, tu sei sempre stato l’uomo che volevo

Così non avrò più sete
Ancora berrò
L'ultima goccia di te
In questo deserto che c'è

Questo mi fa sorridere, anche quando hai scoperto che potevi colpirmi non mi hai mai morso, io ti ho ferito e tu avresti potuto uccidermi ma non l’hai fatto, hai solo continuato ad amarmi. Forse avrei dovuto venire con te in Africa, magari mi avrebbero ridato il pezzo di cuore che avevo perso. Ma questo non ha più importanza ora c’è solo deserto fuori e dentro di me.

Sveglio, ma rimango muto
Trattengo il fiato… come fai tu
È già mattino e tra poco quel treno
Parte e non torna più

Siamo rimasti svegli ad ascoltare solo il nostro respiro tante volte. In quei baci e in quelle notti in cui c’eravamo solo noi e la nostra passione, la nostra rabbia. Dovevamo fermarci per riprendere fiato, anche se tu non ne avevi bisogno. Sarebbe stato meglio se ci fosse stato un treno a dividerci, almeno avremmo potuto prenderne un altro per incontrarci.

Ora anche tu te ne vai
Non ti voltare, lo sai…

Per te non avrò segreti
E qui mi ritroverai
E poi in un minuto
Sarò l'uomo che vuoi
Ed io non avrò più sete
In questo deserto che c'è
Così, tra mille anni
Ancora berrò l'ultima goccia di te

Avrei dovuto rimanere con te. Avrei dovuto finire ciò che avevamo iniziato assieme. Il mondo doveva crollare su entrambi, ci saremmo riincontrati all’inferno. Doveva andare diversamente, ci hanno dato un compito difficile. Te lo immagini se fossimo nati su una favola… e vissero per sempre felici e contenti. Per noi invece hanno scelto un racconto di Edgar Alan Poe. Non c’è nessun lieto fine, ma soprattutto non c’è nessun per sempre.

Ogni volta che vorrai io ci sarò
Basterà un tuo solo cenno ed io verrò

Per te non avrò segreti …
E poi ogni minuto
Ancora berrò
L'ultima goccia di te
In questo deserto che c'è

Ci sei sempre stato per me. Sei sempre arrivato al momento giusto, quando hai fermato la mia danza. Già la vita non è una canzone, avrei dovuto vivere perché almeno uno di noi lo fosse, forse era meglio se fossi stato tu quello vivo. Io così non ci riesco. Sei sempre stato più forte, quando io sono morta tu non hai mollato, hai difeso Dawn. Ma io non ci riesco. Io sono qui ogni notte e vado avanti, per “veder come va a finire”, ma ho smesso di vivere un’altra volta. Perché non sei qui, perché non mi squoti da questo terpore, perché non mi fai sorridere ancora una volta.



Buffy scoppiò a piangere, questo era troppo anche per lei. Con calma si riprese e si asciugò gli occhi. Fred tornò al bancone.

F: forse era meglio non mettere la musica.

B: non ti preoccupare, fa bene piangere è sempre una sensazione.

F: io vorrei fare qualcosa per te, diciamo che te lo devo.

B: cosa? Perché?

F: avevo un’amica, ma ora non c’è più. Lei avrebbe voluto che facessi qualcosa per te.

Buffy non capiva, ma non chiese nulla.

B: sono tante le cose che vorrei, ma più di tutte mi piacerebbe uscire da qui e trovarlo qui fuori che mi aspetta. Come se potessimo dimenticare l’ultima battaglia. Vorrei avere la possibilità di dirgli ancora che lo amo, di poterglielo dimostrare. Sarebbe come ritornare a vivere. Peccato che i sogni non sempre si avverano.

Si alzò prese la sua giacca e si avviò alla porta, poi si voltò un ultima volta verso Fred

B: grazie per avermi ascoltato, ora devo tornare fra le ombre. A domani

Con calma apri la porta ed usci, mentre Fred mutava il suo aspetto e sorrideva

F: desiderio esudito… questo è per te anyanka.



Buffy si sentì colpita dall’aria fredda della notte e per un momento si sentì stordita

S: cacciatrice, anche tu da queste parti.

Lei si voltò di scatto, era la sua voce, era lui, ma allora il suo desiderio si era avverato. Un secondo dopo non ricordava già più il suo pensiero, ne la battaglia finale. Sapeva solo che avevano vinto.

B: già ma stranamente non ricordo cosa ci faccio qui, ho la sensazione di aver dimenticato qualcosa, come se avessi un vuoto nella mia memoria.

S: lo sai che l’alcol fa male.

Buffy si avvicinò a Spike e lo guardò diritto negli occhi, non sapeva perché ma sapeva di non essere mai stata così felice di vederlo. Era come se fossero settimane che non lo vedeva.

B: mi sei mancato e sono felice di vederti – e così dicendo lo abbracciò lasciando il vampiro sbalordito.

S: anche io sono felice di vederti e sono anche felice che l’alcol ti faccia quest’effetto.

B: voglio andare a casa

S: e dov’è casa tua adesso

B: non lo so, ma potremmo sempre cercarne una.

Si guardarono di nuovo e come avevano sempre fatto si raccontavano una vita senza bisogno di usare parole.

Si incamminarono uno a fianco dell’altro, cercando un luogo dove poter finalmente dare il giusto nomi a ciò che provavano, mentre la notte era ancora lunga e il giorno lontano, mentre i fantasmi rimanevano imprigionati in un bicchiere appoggiato sul bancone di un bar.

Fine