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Parte 16

19 48 ore con James Marsters

Lo squillo del telefono, l’aveva strappata al breve sonno già alle 7.30. Cercando di non svenire durante il tratto di stanza che la divideva dalla borsa, andò a rispondere ancora tremendamente insonnolita.

S: Mmmm???

P: Cos’è stavi dormendo?? Sei a Los Angeles e ancora dormi??? – la voce della sua amica le trapanò un timpano. Una scarica di elettricità statica fece il resto.

S: Ma sai che ore sono??? Sei impazzita? – era riuscita a fatica a farfugliare qualche parola. La sera prima non era riuscita a chiudere occhi, fino verso le quattro. Milioni di pensieri l’avevano assillata, con un fragore insopportabile, troppo forte per riuscire a prendere sonno.

P: Guarda che non sono le cinque del mattino cara la mia signorina. Da queste parti già si lavora!!! – la sentì ridere divertita, e con un rapido gesto della mano allontanò la cornetta dall’orecchio.

S: Abbassa la voce Pris, o rischierai di farmi morire davvero sta mattina – con uno sbadiglio scomposto si adagiò pesantemente sul divano di alcantara.

P: Beh dai!!! Non mi racconti nulla??? – curiosa come una di quelle simpatiche scimmiette dei documentari naturalisti. – Che hai fatto??? Lo hai incontrato?? Com’è??? Dove ti ha portata??? – la valanga di domande la investì bloccandole in gola ogni tentativo di risposta. Aspettò pazientemente che il fiume in piena si arrestasse. Dopo qualche istante di silenzio capì che la sua interlocutrice, aveva finalmente finito e stava impazientemente aspettando.

S:  Hai finito??? – il suo titubante si, la fece sorridere divertita – Allora sono arrivata con un’ora di ritardo, sono stata accolta da un pazzoide che è convinto di essere Kevin Costner in The Body Guard , e ho passato una splendida serata con un bellissimo ragazzo… - attese la valanga di nuove domande.

P: Chi è che vuole farti da guardia del corpo?? Ti hanno dato una guardia del corpo?? – il suo tono la fece sorridere ancora di più. Pareva che quella cosa fosse davvero importante.

S: Lui forse preferisce che io lo reputi un angelo custode chi lo sa – rise passandosi una mano sugli occhi ancora molto stanchi

P: Si ok… Ma chi è??? – palesemente non era a conoscenza della cosa. Ringraziò il cielo, perché almeno lei non centrava nulla in quella iniziativa strampalata.

S: Si chiama Giulian, avrà una trentina di anni e dice che lo mandano le…. Hemmm …. Le gentil signore – si domandò un po’ offesa, perché non le avesse ancora chiesto cose più approfondite su James. Almeno su come si sentisse dopo aver avuto un contatto ravvicinato, con il sosia della sua spasmodica ossessione!

P: Giulian???? Ti hanno mandato Giulian??? Ma lo sai chi è??? – la sua voce era un misto di agitazione e euforia. La udì farfugliare ancora qualche parola sconnessa, che non riuscì ad afferrare.

S: Si una specie di piattola che pretende di controllare ogni mio passo, anzi ti dirò… Mi ha seguito tutta la notte rendendosi invisibile.

P: No cara forse tu non hai capito!!! Giulian è il più alto esponente maschile della congrega!!! Dio so anche che è un figo da paura!!!

S: Ammetto che non è male – si finse distaccata per non dare soddisfazione all’amica estasiata – ma è troppo serioso Priss, una vera e propria tortura!!!

P: Perdonala Giul non sa quel che dice – la sua voce implorante le diede sui nervi

S: No, invece lo so fin troppo  bene!!!! Me lo sono ritrovato davanti in piena notte, deciso a pistarmi di botte per qualche corsetta in macchina!!! – si era tirata su a sedere e stava nervosamente gesticolando con la mano libera. Non sarebbe mai riuscita a capire quella gente. Ora la sua migliore amica, stava idolatrando un ragazzetto che nemmeno conosceva. Completamente fuori di testa!!!

P: Ti rendi conto che hanno scomodato Giulian per starti dietro??? Ma ti rendi conto di quello che hanno fatto??? Anzi!!!!!! Di quello che ha fatto lui!!! E’ un onore Sam!!! – ora anche Priscilla si metteva a rimproverarla… Una gabbia di pazzi sfuggita da qualche manicomio…

S: Per me può starsene anche a casa… Non ho bisogno di un’ombra alle spalle, soprattutto di un’ombra invisibile e ossessiva – si era lasciata nuovamente cadere sul cuscino. Se la sua amica avesse proseguito, avrebbe cambiato discorso in ogni modo possibile. – Soprattutto quando sono in giro a farmi i cavoli miei. Considerando il tipo potrebbe essere anche comodamente seduto sulla poltrona di fronte ad osservarmi furtivamente. – Tirò con forza il cuscino in direzione della poltrona. Questo ricadde sul morbido tessuto, senza incontrare nulla al suo passaggio. Poi un lampo di genio le fece schioccare le dita per svanire. – Ok non c’è, ma non dubito che potrebbe farlo – il tono offeso fece desistere la ragazza rossa all’altro capo del telefono. Ritornò visibile.

P: Ok… Ma non maltrattarlo Sam… So che è un ragazzo stupendo

S: Ho la netta sensazione che tu stia volteggiando a due metri da terra e con gli occhi a cuoricino bella mia – sbuffò sfinita – potevi importi e venire, almeno lo avresti tenuto a bada tu…

P: Se solo lo avessi saputo… - il suo tono amareggiato la colpì ferendola nell’intimo.

S: Bastarda!!!! Mi hai lasciata sola ad affrontare questa massa di matti, e ora mi dici che se solo avessi saputo che c’era lui, avresti fatto di tutto per venire???? Bell’amica che sei… - la senti biascicare qualche scusa strampalata, ma scostò la cornetta per ascoltare la stanza vuota. Le era parso di sentire un rumore. Nulla.

P: Ci sei??? Dai non fare l’offesa

S: Non sto facendo l’offesa – di nuovo i colpi alla porta. Qualcuno stava bussando – Aspetta c’è qualcuno che sta bussando alla porta

Si sollevò dal divano con una smorfia di dolore. Il poco sonno l’aveva lasciata spossata e indolenzita, fin dentro le ossa. – Chi è???

G: Sam?? Sono Giulian… - quella voce inconfondibile, attraversò le fibre del legno come un soffio d’aria leggera. Alzò gli occhi al cielo disperata, non ci sarebbe più stato verso di dormire, e soprattutto ora sarebbe cominciato il bello.

P: Chi è??? – chiese incuriosita

S: Sono in pigiama – mise il braccio libero sul fianco destro, come se dovesse prepararsi a litigare nuovamente

G: Ok – un sospiro attraversò la porta facendola sentire in colpa verso quel ragazzo – vuoi che passi dopo??? – Non riuscì nemmeno a finire la frase, che già la ragazza aveva aperto. Si era diretta al divano senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, lasciando lo specchio della porta spalancato, come segno di un invito scostante.

P: Pronto!!! Ma chi è??? – aveva alzato la voce per farsi sentire

S: Il tuo angelo custode… Ora se vuoi puoi svenire – scoppiò a ridere divertita e senza un filo di pudore di fronte allo sguardo impacciato del ragazzo e le urla di rimprovero dell’amica. Con un gesto della mano invitò il giovane in abito scuro a sedersi e riprese noncurante la sua conversazione telefonica. – Ma che figura di merda, ma falla finita – ridacchiò – l’alto esponente della congrega sarà abituato alle ragazzine estasiate che si staccano i capelli per lui – incrociò gli occhi verdissimi di lui, in un chiaro segno di sfida. Lui sorresse il suo sguardo con il respiro lievemente accelerato. Aveva scoperto chi fosse, e ora sapeva che il primo a metterla sotto esame era stato proprio lui.

Rise di nuovo, e ancora più forte. Salutò l’amica ed attaccò il cellulare. – Ok grande mago, anche per oggi ti sei guadagnato una sana dose di complimenti sostanziosi e un bacio. Te lo dovrei dare i ma se permetti lo rimandiamo ad un momento più opportuno. - Lo vide arrossire e soddisfatta si recò in bagno, noncurante del fatto che lui fosse nella sua stanza.

Rimase a guardarla andare via, immobile ed incapace di dire qualsiasi cosa. Ascoltò la sua voce canticchiare sotto lo scroscio della doccia, e cercò di trovare a tutti i costi degli argomenti tanto convincenti, per riuscire in qualche modo a non farsi odiare. La vide uscire qualche minuto dopo, con un delizioso costumino in dosso, e il cuore gli si fermò nel petto. Arrossì vistosamente abbassando lo sguardo, e schiarendosi la voce articolò il discorso che si era preparato poco prima.

G: Non volevo tenerti nascosto nulla – lo sguardo sempre chino ad evitare quel corpicino delizioso, che si muoveva per la stanza coperto solo da pochi centimetri di tessuto color sabbia. – volevo dirtelo in un momento più indicato.

S: La cosa dell’angelo custode è stata carina però – ridacchiò chinandosi verso la borsa da spiaggia – già ti immaginavo con un bel paio di alette bianche… - soffocò una risata

G:  Non volevo che tu pensassi che ti siamo addosso…

S: E non è così??? – aveva girato la testa molto lentamente e ora lo scrutava, come una faina pronta all’attacco, dal basso verso l’alto. I suoi occhi in quella posizione, avevano un non so che di ipnotico, e lui si distaccò velocemente da quello sguardo, per evitare di rimanervi inevitabilmente incatenato.

G: Ti sto dicendo la verità Sam – nella sua voce ci fu un breve tremito – non c’è bisogno che tu usi questi mezzi con me…

S: Perspicace… - sorrise tornando a sistemare il contenuto della borsa – allora davvero non sei un maghetto da strapazzo…

G: Diciamo che ho buona parte dei tuoi poteri… e che volevo capire di quanto i tuoi fossero più forti dei miei… - giocava nervosamente con le chiavi della macchina.

S: Mmmm… E quanto lo sono??? – si divertì a stuzzicarlo un altro po’

G: Non essere troppo piena di te, lo sono molto, ma l’inesperienza è una cattiva consigliera – la sua voce era stata dura, più che altro era riuscito a farla sentire una perfetta idiota. Non si era mai vantata dei suoi poteri, anzi li aveva rinnegati sotto gli occhi di tutti, ma con lui qualcosa la spingeva a pavoneggiarsi. Cominciava davvero a darle sui nervi… Si alzò di scatto ma prima che potesse parlare il cellulare squillò di nuovo.

S: Si?? – sapeva chi fosse, ma evitò di dirlo perché lui non potesse immischiarsi nuovamente nelle sue cose

J: Piccola ma già sei sveglia??? – sbadigliò rumorosamente

S: Purtroppo si, i miei amici non hanno il senso dell’ora – spedì un’occhiataccia al ragazzo seduto di fronte a lei, che tempestivamente voltò il viso dall’altro lato.

J: In che senso?? – la voce impastata rendeva la traduzione del suo accento ancora più faticosa

S: Nulla nulla…  - Tu che ci fai già in piedi??

J: Ho messo la sveglia presto per venirti a prendere – lo sguardo sul viso della ragazza si addolcì notevolmente. Il sogno di milioni di donne si era svegliato presto per portarla in spiaggia.

S: Sei un tesoro… - si voltò per non far vedere all’intruso il sorriso che le si era stampato vistosamente sul volto.

J: Naaa – rise – vengo a prenderti tra un’ora, se vuoi facciamo anche colazione insieme

Qualcosa la bloccò dal dire di si. Inaspettatamente si ritrovò a declinare l’invito per fare colazione con Giulian. Impossibile anche per lei da crederci, ma il danno oramai era fatto. Lo salutò e si diresse all’armadio dove la sera prima aveva sistemato le sue cose. Nel silenzio innaturale che era sceso, aprì un cassetto e si infilò un cortissimo vestitino verde mela. Si aggiustò i capelli con un forchettone, e si diresse alla porta.

S: Andiamo a fare colazione??? – finse distacco, ma il sorriso piacevolmente sorpreso del ragazzo le fece inaspettatamente piacere. Qualcosa la spingeva a saperne di più di quella persona che, da un giorno all’altro, era entrata nella sua vita con elegante invadenza.

Si erano seduti su un tavolino un bel po’ lontano dalle altre persone. Stavano sorseggiando un the e aspettavano che la ragazza di sala, gli servisse dei muffin appena sfornati. Osservava rapita, il lieve gesto con il quale Giulian imburrava una fetta di pane tostato. Era di un’eleganza strabiliante, educato e posato, fin nel posto più recondito della sua anima. Quando lo vide fermarsi per guardarla, si sentì scoperta e stupida. Di scatto si scosse ritornando alla sua tazza fumante.

S:  Allora… Stavamo dicendo??? – allontanò tempestivamente la tazza dalla bocca. Il the bollente le aveva ustionato la lingua. Lo vide sorridere divertito, e con falsa disinvoltura posò la tazza sul tavolo finemente apparecchiato.

Rimase a guardarla per un po’, alla ricerca di qualche parola da dire, ma si convinse che buona parte della verità sarebbe stata la cosa migliore.

G: Ok… - abbassò lo sguardo e adagiò la fetta di pane tostato nel piatto – Non ti ho detto che praticamente sono il vice presidente della società segreta – la sua risata lo fulminò, lasciandolo interdetto qualche istante. Si voltò e trovò tutte le persone girate a guardarli.  Cercò di farla calmare, arrossendo come un adolescente.

S: E io che pensavo che usaste ancora termini come gran sacerdote, stregone capo e cose del genere – si portò una mano alla bocca divertita, al suo cenno di abbassare la voce.

G: Non è che siamo così antiquati Samantha – si era avvicinato di molto al suo viso, e il buon profumo della pelle abbronzata le solleticava il naso.

S: Si ma si fanno chiamare tutte sacerdotesse dalle mie parti – ridacchiò

G: Per questo la spiegazione sarebbe lunga e soprattutto inutile… - si spostò una ciocca dalla fronte e sospirò – veniamo al dunque – il suo sguardo era diventato improvvisamente serio. – E’ vero sei sotto esame…

S: E quando mai non lo sono con voi – la voce cristallina della ragazza lo interruppe a metà

G: Lasciami spiegare – era palesemente frustrato dal suo comportamento. Tacque per non sembrare una ragazzina idiota – Sei sotto esame perché sei la reincarnazione di Arial, e vogliamo sapere se sei in grado di gestire la cosa da sola – provò a dire qualcosa ma le parole le morirono in gola, strozzate dal suo stesso buon senso. Quello era il momento di ascoltare e non di sparare cazzate. -  Tu parli di quello che hai come se fosse un casino, una sfortuna – annuì cercando di camuffare un attimo di ilarità – ma non lo è… Tu non sai di che grande potere sei in possesso… - la scrutò con gli occhi che brillavano come due stelle, facendo trasparire una tenerezza troppo forte, per essere naturale. – Tu non sai lei chi fosse – abbassò lo sguardo come per nascondere il viso – Tu non sai che tipo di persona fosse.

S: Suppongo che neanche tu lo sappia Giulian – lo scrutò cercando una risposta in quegli occhi che di scatto si erano tuffati nei suoi. C’era un qualcosa molto simile alla malinconia in quel bosco verde.  Lui tacque qualche istante.

G: N… No… Hai ragione, ma ho letto molto. So che grande spirito avesse quella donna che ti alberga dentro. So quali grandi cose avrebbe potuto fare se non avesse perso tempo a giocare con sé stessa – lo guardò rapita. Non era a conoscenza di nulla della vita di Arial, e finalmente qualcuno le stava aprendo una porta su di un passato che pareva appartenerle.

S: Cosa le è successo?? – chiese con uno strano nodo nella gola

G: Ha buttato la sua vita nella disperata ricerca di fuga da quello che la aspettava, e quando il suo destino l’ha raggiunta, non è stata in grado di affrontarlo… Ah chiuso una porta, ma vi è rimasta intrappolata… - vide qualcosa brillare nei suoi occhi, un qualcosa che come per in canto pochi istanti dopo era svanito.

S: E’ morta??? – aveva voglia di piangere, come se quella di cui Giulian stava parlando fosse una persona cara. Come se quella storia fosse stata vissuta da qualcuno al quale teneva davvero. Era sempre stata convinta che Arial, la grande sacerdotessa, quella che aveva creato l’incantesimo di cui erano a conoscenza anche nell’altra dimensione, si fosse spenta per cause naturali… Ora invece, qualcuno le stava dicendo che per colpa della sua avventatezza era rimasta vittima di qualcosa di molto più potente di lei.

G: Sì… - la voce tremò e si portò la tazza alla bocca per ingoiare il nodo che gli stava ferendo la gola – Ma ora è tornata. – Senza pensare prese nella sua la mano della ragazza.

Non riuscì a togliersi dal quel contatto così tenero. Giulian stava dimostrando un affetto sviscerato, per qualcuno di cui aveva soltanto letto poche righe di vita. Forse su un paio di cose Priscilla aveva davvero ragione… Era bellissimo e dolcissimo… Lei lo aveva chiamato stupendo… E quella era la parola esatta per descrivere quel maledetto invasore che si stava facendo accettare senza muovere un dito.

S: Cosa la ha distrutta??? Chi? – la sua era più una richiesta disperata, che una domanda. Stava chiedendo a Giulian che cosa avrebbe potuto distruggere anche lei, da cosa avrebbe dovuto guardarsi.

G: Una cosa che è rimasta imprigionata in qualche altra dimensione… - lo vide immergere il viso nel sole per riscaldarsi – Una cosa che da quasi quattrocento anni non c’è più…

Deglutendo a fatica, si impose di non desistere. Voleva che quella cosa avesse un nome, e lui glielo avrebbe fatto.

S: La paura di un nome, non fa che incrementare la paura della cosa stessa… - aspettò di sentire articolare quelle sillabe. Lo vide lottare contro sé stesso. Lo vide lottare contro la voglia di dirglielo, ma una voce li distolse dal discorso.

J: Piccola ma allora sei qui!!! – i due uomini intrecciarono gli sguardi sfidandosi.

S: James!!! – Si alzò di scatto correndogli in contro. – Si stavo facendo colazione

J: Ho visto – incenerì con un’occhiata il ragazzo moro che stava avanzando con passo sicuro verso l’uscita.

S: Lui è Giulian… - con un rapido sguardo complice accarezzò gli occhi di quella che gli si era presentata il giorno prima, come una guardia del corpo – E’ anche lui invitato al matrimonio della mia amica. - Un rapido sguardo allibito passò sul viso del moro, che non potè far a meno di ridere, nonostante lo sguardo contrariato della ragazza.

G: Piacere Mr William The Bloody – rimase sconcertata – la faccia abbronzare bene, in modo tale che al matrimonio sia più bella che mai – sorrise beffardo di fronte al viso irritato del ragazzo biondo, e con un gesto felino si congedò, ma non prima di aver baciato la guancia della ragazza ancora allibita. – E’ tremila volte meglio come vampiro vero??? – le sussurrò nell’orecchio riscotendola dal senso di stupore che l’aveva avvinta.

S: E’ vero… - ridacchiò sottovoce e incrociando i loro occhi per l’ultima volta. Era la cosa più vera del mondo. Nulla poteva essere meglio del suo vampiro.

Lo vide uscire e rimase a guardarlo, senza salutare, con la certezza che sarebbe stato con lei tutto il giorno. Scosse la testa sorridendo e afferrando il braccio dell’attore si diresse verso la porta girevole.

2° Parte

Vi fu un istante di profondo sconforto, che quasi non la costrinse a correre di nuovo in camera per piangere tutte le lacrime del mondo. Che quasi non la costrinse a schioccare le dita per sparire per sempre. Avevano oltrepassato il grande salone con passi sicuri, ed erano entrati nella porta girevole sottobraccio. Lo aveva fatto senza timori, lontana da ogni tipo di pensiero, anche il più piccolo. Ridendo come una bambina per un paio di battute che James le aveva rivolto. Poi di colpo, i vetri satinati della porta, avevano lasciato il posto ai caldi raggi solari, che l’avevano avvolta bruciandole la pelle, come fuoco liquido. In quel momento la paura, l’inevitabile senso di protezione l’avevano fatta sragionare. In un attimo di follia, si era ritrovata a spingere dentro James in uno scatto scomposto e a coprirlo con il suo corpo. Erano crollati dentro come due ubriachi, sotto la spinta della rotazione della porta. Per un lungo periodo di tempo, era rimasta lì immobile con la testa china a respirare forte. Il battito del cuore accelerato, che le scoppiava con il fragore di una contraerea, nelle tempie. Aveva osservato ogni piccola parte del suo corpo, aspettando di vedere uscire del fumo crudele da quelle cellule fotosensibili. Osservando ogni più piccola fibra, fino nel più microscopico poro. Una sensazione di smarrimento l’aveva avvinta solo quando, aveva incontrato lo sguardo stralunato del ragazzo. Solo quando si era ritrovata a terra tra gente che la guardava allibita. Avrebbe voluto piangere come una bambina, ma la situazione le imponeva di mantenere la calma. Aveva visto da lontano il viso serio di Giulian, e in qualche modo era riuscito a farle forza. Come se in quegli occhi ci fosse tutta la sua vita, come se lui fosse a conoscenza di ogni cosa. Si era rialzata ed aveva teso la mano al suo compagno, che un po’ irritato stava cercando di rimettersi in piedi. Pochi istanti dopo era lì, a togliergli della polvere dai Levis neri, e a pregare di liquefarsi sul parquette levigato. Avrebbe voluto scomparire nel nulla, come una goccia di acqua sotto quel sole che l’aveva tratta in inganno così crudelmente. O magari sparire di nuovo per ritornare lì, dove il sole non sarebbe stato così importante, dove il sole, sarebbe stata l’unica cosa da evitare veramente. Respinse una lacrima deglutendo a fatica, e cercò di riprendere in mano la situazione con una flebile risata.

J: Io non so cosa ti abbia preso – non la stava nemmeno guardando, e la sua voce era carica di risentimento. Era profondamente imbarazzato dalle risatine divertite della gente.  Non poteva dargli torto, probabilmente quell’incidente da poco, sarebbe finito su tutti i giornali qualche giorno dopo. E soprattutto lei per prima in una situazione del genere avrebbe afferrato per il bavero il colpevole, sbatacchiandolo per bene. Era la prima ad odiare le figure di merda, figuriamoci lui che rischiava ogni giorno di essere preso di mira da qualche giornalista in cerca di scoop.

S: Ho pensato che un vampiro sotto il sole si riduce in polvere e che dovevo difenderti – Aveva parlato senza riflettere, rimanendo a testa bassa per non incontrare gli occhi di nessuna delle persone che la circondava e mettendo al primo posto il primo ed unico pensiero. Si era sforzata di ridere, ma il suono che era riuscita ad emettere le era parso più un gemito che una risata divertita. Ci fu un istante di silenzio in cui il suo corpo si ritrasse fino a diventare minuscolo, poi una risata cominciò a risuonare nella hall. Lentamente aveva sollevato la testa per incrociare i suoi occhi. Non la stava deridendo, appariva invece, sinceramente divertito dalla cosa. Quella frase così vera per lei, era stata presa per una battuta simpatica da quello che aveva subito il più assurdo capitombolo della storia. Sorrise nascondendo il dolore, e finse di ridere con lui. Una risata piena di vita cominciò a percorrere tutte le persone presenti, esclusa una, l’unica che silenziosamente si era allontanata, per non guardare la tristezza nei suoi occhi.

J: Tu sei tutta matta!!! – rideva forte tenendosi lo stomaco – Vieni qui che ti mordo il collo!! – l’aveva afferrata e fingendosi Spike le aveva dato un morso sulla giugulare. Tutti avevano riso… Anche lei… Ma non il suo cuore che in quel momento aveva sanguinato come dopo una coltellata devastante.

Ora si trovavano a percorrere strade assolate a bordo del suo fuoristrada scabinato, diretti verso quella, che lui aveva chiamato la spiaggia più in di Los Angeles. La giornata era palesemente cominciata male, e ancora riusciva a sentirne l’amaro in bocca. Non riusciva a guardare i riflessi del sole sul suo viso, e in ogni modo cercava di evitare di incontrare quegli occhi, che sotto il sole avevano un aspetto innaturale oltre modo. Quello che aveva accanto era diventato più un incubo che un amico. Non riusciva ad accettare che da qualche parte, qualcuno era costretto a sfuggire al calore di quel sole così stupendo, per uno stupido gioco del destino. Dentro di sé riviveva la scena dell’ultimo addio all’alba di William Shelby, del bacio di morte di quella pazza che lo aveva strappato ad una vita di luce e di speranza. Dentro di sé, nel silenzio del suo cuore straziato dalla tristezza, malediva il nome di Drusilla, per tutto il dolore inferto a quel giovane cuore.

J: Sei taciturna oggi piccola – sentì il calore della sua mano sfiorarle il ginocchio nudo – Hai qualcosa che non va???

Cercò di resistere alla voglia di ritrarsi e di rimanere calma, ma non si voltò a guardarlo. Non ce l’avrebbe fatta a sopportare il colore della sua pelle, e la luce accecante sprigionata dai suoi capelli.

S: No ho solo sonno – sorrise continuando a guardare il mare. Sotto gli occhiali scuri una lacrima fece capolino – Ho dormito molto poco, sai il letto nuovo… - si stropicciò un occhi per arrestare l’inesorabile percorso di quella lacrima salata che l’avrebbe scoperta.

J: Ok, prometto che oggi ti riposerai – le aveva accarezzato la testa ritornando a seguire la strada. – una giornata all’insegna del sole del mare e del sano relax.

Si voltò e con la coda dell’occhio accarezzò i suoi lineamenti baciati da sole. Sorridente guidava veloce sulle strade californiane, per accompagnarla lì, dove avrebbe potuto riposarsi. Si scosse cercando di non volergliene. Dopotutto, lui non aveva nessuna colpa per la sorte del suo alter ego vampiro. Per lui, quella parte della sua vita era solo finzione scenica e fantasia di uno sceneggiatore, e soprattutto, non aveva colpa dei gesti psicotici di una vampira senza scrupoli – Si ma come è dura da mandare giù – si costrinse a sorridere.

Erano arrivati alla spiaggia dopo un bel po’ di tempo trascorso nel traffico. La sua pelle sotto il sole cocente aveva già assunto un colorito rossastro e,  probabilmente entro la fine della serata, sarebbe stata un’aragosta pronta da mettere in tavola. La spiaggia era super affollata, e ci avevano messo un po’ per trovare un posto decente dove sistemarsi, ma alla fine erano riusciti a sdraiarsi sfiniti, l’uno accanto all’altra.

J: Finalmente… - si era gettato a faccia in su sull’asciugamano e ora, con sguardo soddisfatto fissava l’oceano che in un moto infinito, lambiva il bagnasciuga davanti ai suoi occhi azzurri. – Odio il traffico… Mi snerva – le aveva sorriso per qualche istante, prima di rituffare lo sguardo nell’acqua. I suoi occhi parevano attingere il loro colore direttamente da quelle onde spumeggianti.

S: E io che pensavo che il traffico fosse un problema solo nostro – rise divertita – Probabilmente se avessi guidato io saremmo finiti in galera senza passare dal via – aveva sentito i suoi occhi posarsi su di lei e aveva sorriso – probabilmente oggi avrei ucciso qualcuno.

Avevano riso insieme senza guardarsi, persi entrambi nella vastità sconfinata di quel mare, che li stava salutando.

Rimaneva lì, seduta a guardare i flutti, ed a immaginare di essere con qualcun altro, quando la sua mano le bussò sulla spalla. Si voltò e per un attimo non rischiò di svenire di fronte a quello spettacolo che Dio le aveva riservato. La sovrastava, solo con un paio di boxer neri attillatissimi. Non potè far a meno di sbattere gli occhi un paio di volte prima di realizzare. Il corpo sapientemente scolpito, si era accovacciato di fronte a lei, lasciando intravedere ogni più sinuosa insenatura dei muscoli. Il torace statuario, le braccia definite finemente da mani di artista, le ricordavano uno di quei bronzi di che una volta aveva visto ad una mostra. Statuario ed elegante era lì davanti a lei e le stava parlando senza che lei riuscisse a udire nessun suono. Il battito forsennato del suo cuore le copriva qualunque altro rumore, lasciandola in balia solo, del sangue impetuoso che le pulsava nelle vene.

S: Mi spieghi quante sedute di trucco hai dovuto subire per fare a parte di Spike??? – aveva completamente ignorato le sue parole – Come hai fatto a sbiancarti così???

Lo vide alzare gli occhi a cielo per un attimo, probabilmente quello che le aveva chiesto non aveva nessun’attinenza con la sua domanda. Ma come avrebbe potuto avercene??? La sua domanda era stata la cosa più idiota che avesse mai sentito dire da anima viva.

J: Alle volte mi lasci veramente spiazzato – la stava guardando perplesso – a qual tempo ho evitato il sole, come mi era stato chiesto da contratto, ma ora che centra??

S: Nulla – aveva finto una linguaccia divertita – solo che non sono abituata a tanto ben di dio abbronzato – aveva riso sotto lo sguardo divertito di James

J: Comunque ti spogli o no?? – finalmente aveva sentito cosa le aveva chiesto poco prima e si rese conto che effettivamente aveva ancora in dosso, il suo vistosissimo vestitino verde mela. Con un rapido gesto si sfilò il capo, rimanendo in costume.

S: Contento?? – arrossì vistosamente sotto l’ispezione irriverente che gli occhi azzurri stavano facendo al suo corpo. Per un breve istante si ritrovò nel cimitero in mutande, a sfuggire da un vampiro assetato di sangue. Si ritrovò in piedi, sempre in mutande, sotto lo sguardo malizioso del suo Spike. Non potè far a meno di sorridere. – La solita faccia da cazzo!!!

Osservò il lieve sorriso ironico, apparire sul viso abbronzato dell’amico e con un scatto felino si gettò in una corsa a capofitto verso l’oceano.

L’acqua gelata le bloccò il respiro, dandole una scossa elettrica che la fece rabbrividire. Non ricordava che fosse così fredda e pungente. Nemmeno il tempo di ragionare, che si era ritrovata scaraventata sott’acqua, dal peso del ragazzo che seguendola a poca distanza, le era saltato a dosso. Si ritrovò, in pochi istanti, avvolta dal gelido tocco dell’oceano e dal caldo abbraccio di James, un cocktail, che la fece trasalire e rimanere in un’apnea forzata ed inaspettata per quasi un minuto. Quando il suo corpo decise di reagire, per riprendere aria, si ritrovò cullata dal respiro delle onde e dalle calde risate del suo accompagnatore. Il suo sorriso così bello, la sua pelle creola venereamente bagnata da minuscole goccioline di acqua salmastra, le impedirono di schiaffeggiarlo con forza. Si limitò a strattonarlo ed a fingere di affogarlo a sua volta. Un gioco da innamorati, che si divertono nella vastità di un mare complice.

Erano rimasti a giocare nell’acqua per molto tempo, fin quasi a fondersi con i flutti. Piccoli pesci di un abisso sconfinato, si erano abbandonati completamente alla sinuosità delle onde.

S: Dio quanto mi è mancato l’oceano – immobile a morto a galla, contava le pochissime ed evanescenti nuvolette nel cielo – Ha un’altro sapore…

Avvertiva la sua presenza alle spalle, come la presenza di uno scoglio sicuro su cui aggrapparsi in un momento di necessità.

J: Beh ringrazia la tua amica – il suo tono le risultò un po’ amareggiato, ma si limitò a proseguire il suo delicato navigare – altrimenti non saresti mai venuta…

Sorridendo si era scossa ed aveva ricominciato a nuotare verso riva.

S: Probabilmente sarei venuta solo un po’ in ritardo… - aveva osservato lo sguardo incuriosito del ragazzo, con la coda dell’occhio, lasciando morire il discorso, tra il rumore spumeggiante dei flutti sulla scogliera poco distante.

Una piccola folla di persone si era radunata accanto ai loro asciugamani, osservò la scena ancora immersa nell’acqua, aspettando impaziente l’arrivo del suo compagno rimasto più indietro.

Un gruppo di ragazzine stava indicando un punto preciso nel mare, sorridendo estasiate e frementi agitandosi come tante piccole bollicine in una coppa di champagne.

S: Ho la netta sensazione che ci siano visite per lei Mr Marsters  - aveva sorriso voltandosi verso di lui, ma lì dove il divo dai capelli biondi avrebbe dovuto affiorare dalle acque, rimaneva solo uno specchio cristallino e inviolato. Rapidamente aveva girato lo sguardo nella ricerca della testa platinata, e aveva l’aveva scorta un bel po’ distante dal punto dove avrebbe dovuto essere. Il ragazzo accortosi dell’arrivo delle fans, se l’era data a gambe levate. Scoppiò a ridere gesticolando in sua direzione, ed aveva incrociato i suoi occhi palesemente contrariati.

S: L’hai detto tu che questa era la spiaggia più in della California biondino!!! – aveva continuato a ridere divertita

J: Si che lo è, ma ti ho anche detto più di una volta, che non sopporto che mi si invada la vita ricciolona! – il suo grido le era arrivato alle orecchie abbastanza distinto, da farle capire che per un po’ sarebbe rimasta da sola. Si era salutati con un gesto della mano e si erano ulteriormente allontanati in due direzioni completamente diverse.

Era uscita dall’acqua e si era avvicinata al nugolo di ragazzine imbronciate. Senza badare alla loro presenza si era seduta sull’asciugamano ed aveva cominciato ad asciugarsi i capelli. Riusciva a sentire i loro occhi scrutarla e giudicarla, ma la cosa non la toccò minimamente, non poteva ritenersi colpevole del fatto che quel povero ragazzo voleva essere lasciato in pace. Guardò nel mare e lo vide piccolissimo e lontano.

S: Speriamo non affoghi – riscoppiò a ridere divertita.

Ragazza: Scusi… - il suo sguardo la trafisse come un fulmine. Sicuro non aveva riscosso la simpatia di nessuna di quelle ragazze.  – Ma quello è James Marsters???

S: Se non affoga si – non riuscì a trattenersi e si piegò in due dalle risate un’altra volta – Credo stia cercando di far crescere ulteriormente la sua massa muscolare.

Lo sguardo quasi inviperito della ragazza la fulminò di nuovo.

Ragazza2: E lei sta con lui??? – era stato più un ordine a rispondere che una semplice domanda. Si stava trovando in una di quelle situazioni di merda che già più di una volta si era figurata.

S: In che senso scusami??? – S stava sforzando di non ridere di nuovo, per non appesantire ulteriormente una situazione già alquanto precaria

Ragazza: Volevamo solo sapere se eravate venuti insieme – Qualcosa nel suo sguardo era cambiato, e ora la stava osservando incuriosita.

S: Si siamo venuti insieme .- aveva sospirato. Praticamente il suo amichetto aveva lasciato la patata bollente nelle sue mani. Pregò in un aiuto dal cielo

Ragazza: E com’è???? – si era gettata in ginocchio di fronte a lei e la stava guardando implorante. Praticamente ora volevano sapere da lei, cose che lui non avrebbe mai detto. Sgranò gli occhi quando si trovò circondata da un gruppo di ragazzine sui diciassette anni, che la guardavano pendendo dalle sue labbra. – Dio dammi la forza di non scomparire – gettò uno sguardo nel punto in cui la testa dell’attore affiorava dalle acque, e con un’occhiataccia lo incenerì. Se non fosse stato così lontano avrebbe giurato di averlo visto ridacchiare.

S: Cosa volete sapere?? – la sua domanda era stata soffocata da un coro unisono

Ragazze: TUTTO!!!

Alzò gli occhi al cielo sconfitta e provò ad articolare qualche discorso per esaudire il desiderio di gossip, di quel gruppetto di ragazzine grassocce e lentigginose. Dio quanto riusciva a non biasimarlo, la foga e la bramosia di quelle ragazzine avrebbe tolto la pazienza persino ad un santo. Si trovò completamente assediata da gridolini e voci concitate, e qualunque cosa riuscisse a dire sul divo non pareva trovare la fine della conversazione. Le giovani menti estasiate, erano paragonabili ad un pozzo senza fondo di curiosità. Cercò di non entrare in particolari che James non avrebbe mai detto, e si limitò a parlare di lui e del suo carattere così solare.

Ragazza: Dio è così strano vederlo sotto il sole dopo averlo visto per anni nella parte di un vampiro… - come riusciva a capirla – Ma come vi siete conosciuti?? Anche lei è un’attrice di Holliwood???

Non potè far a meno di ridere di nuovo. Ripensò alle parole che l’osservatore le aveva detto qualche mese prima “ Probabilmente quando tornerai al tuo mondo sarai un’attrice di Holliwood anche tu “

Spiegò alle ragazze del loro fantomatico incontro ad una festa, e della sua passione disperata verso il vampiro biondo che l’aveva spinta a conoscerlo. Della loro semplice amicizia, che li teneva uniti anche se lei abitava a migliaia di chilometri di distanza da lui. Si ripromise sogghignando di raccontare la balla a James, se pur stupida era stata credibile.

Nonostante cercasse di essere esauriente, la curiosità delle ragazze non pareva placarsi, e quella che avrebbe dovuto essere una di quelle giornate tutto relax, stava inevitabilmente trasformandosi in una giornata oltremodo stressante. Vedeva da lontano la testolina platinata che appariva da dietro uno scoglio. Riusciva a scorgere i gesti concitati del ragazzo che le ordinava di togliersele dai piedi… Come se la cosa fosse stata facile… Se avesse potuto lo avrebbe fatto affogare… Lo avrebbe fatto sicuramente dopo…

Una mano la sfiorò proprio nel momento in cui stava per perdere la speranza. Le ragazzine alzarono gli occhi verso il giovane alle loro spalle, e non poterono fare a meno di esalare qualche gridolino di stupore.

G: Oh che caso Sammy!!! – Sorrideva beffardo – Guarda chi ti vado ad incontrare sulla spiaggia – la t-shert bianca gli accarezzava il corpo come una seconda pelle e, con i calzoncini di jeans tagliati, lasciava trasparire un corpo magistralmente scolpito. Non potè fare a meno di notarlo come le altre.

S: Giulian!!!Dio ti ringrazio!!!Come mai da queste parti??? – si era istintivamente lazata in piedi uscendo dal circolo serrante che le avevano fatto a torno.

G: Ho pensato di trascorrere una rilassante giornata al mare e sono venuto qui… - il suo sguardo complice le diede un po’ di conforto – vedo che sei impegnata però… Volevo offrirti un gelato – si era voltato in direzione delle ragazze che subito si erano tirate su in piedi.

Ragazza: No noi stiamo andando si figuri – alle sue spalle altre due stavano ammiccando divertite in direzione di Sam – Grazie signorina è stata gentilissima… Dice che ce lo farà un autografo quando tornerà a riva??

Sam si voltò in direzione della scogliera, la testolina bionda era rivolta ai caldi raggi del sole estasiata. – Certo che glielo farai stronzo!!!

S: Certo – il suo sorriso si allargò a dismisura per dare ancora più forza a quell’affermazione – Ci penserò io non vi preoccupate – le vide allontanarsi quasi genuflettendosi dalla gratitudine. Anche per questa volta qualcuno era corso in suo soccorso. Qualcuno di particolarmente invadente, ma indispensabile. Gli gettò le braccia al collo in senso di gratitudine e lo sentì irrigidirsi sotto il peso del suo corpo. Sorrise divertita.

S: Dovresti essere abituato alle effusioni delle tue protette angioletto – gli diede un pizzicotto indisponente sul sedere

G: Sam!!! Non è che tutti i giorni mi metto a fare la spia segreta, normalmente faccio il direttore di una multinazionale – Lo vide arrossire massaggiandosi il sedere

S: Anche direttore di una multinazionale??? Dio!!! Ma sei un uomo da sposare – rise divertita – Soprattutto sei affidabile, grazie Giulian… Sei un tesoro – detto questo lo baciò sulla guancia.

G: T… Ti ho vista in difficoltà ed ho pensato di soccorrerti in qualche modo

S: Sei stato provvidenziale – lo aveva preso sotto braccio e si era cominciata ad incamminare verso il chiosco a ridosso della spiaggia

G: E il tuo amico??? – si era voltato in direzione della sagoma indistinta all’orizzonte

S: Deve ringraziare i miei sani principi, altrimenti ora sarebbe diventato una cozza su quello scoglio – sbuffò palesemente alterata

G: Saresti capace anche di fare questo??? – il suo sguardo era un misto tra il divertito e il preoccupato.

S: Mai sfidare una che alberga lo spirito di una maga potentissima – gli aveva sorriso lanciandogli di sguincio uno sguardo acuto – Non si sa mai cosa può succedere…

Preferì non indagare di più, sapeva benissimo che i poteri di quella ragazza superavano l’immaginabile. Si limitò a seguirla fino al chiosco e a gustare in sua piacevole compagnia un gelato al limone.

S: Allora Mister_sono_dietro_le_tue spalle_come_un_ombra, cosa sai di me che io non ti ho detto??? – lo squadrò di sott’ecchi con sguardo indagatore – soprattutto considerando che io di me non ti ho mai detto nulla – ridacchiò ritornando al suo gelato

G: A cosa alludi signorina_non_mi_stare_tra_i_piedi_ma_ti_adoro_quando_lo_fai??? – sogghignò divertito. La sua ironia impensabile fino a quel momento, l’aveva lasciata spaesata qualche istante.

S: Chi ti dice che ti adoro quando lo fai??? – lo rimbrottò colpita dalla sua perspicacia

G: I tuoi occhi di poco fa – rise di cuore

S: Weh capo!!! Non ti montare la testa ok??? – il dolcissimo sorriso che seguì smentì le parole, già tradite dal tono incoerente della sua voce – Comunque ti ho fatto una domanda molto semplice…

G: E io ti ho già risposto che non la ho capita – fingendosi estraneo alla cosa si mise l’ennesimo cucchiaino di gelato in bocca – mmmm ci voleva proprio

S: Si cambia discorso… Sei talmente irritante da riuscire a farmi scoppiare le arterie – il solito sorriso complice pronto a smentirla – Dicevo COSA SAI DI ME??? – scandì al rallentatore le ultime parole

Lo vide sorridere piacevolmente divertito.

G: Se mi dici a cosa ti riferisci magari rispondo – sghignazzò continuando a fare il vago sul discorso – Potrei sapere tutto e niente…

S: Ahhhhhhh Dio ti uccido!!! – In un gesto minaccioso si era trovata a puntargli un cucchiaino di plastica proprio sulla punta del naso. – Prima Giul!!! Prima mi hai guardato come se avessi capito che cosa era successo!!!

G: Prima quando???Ora mi ammazza….

S: Si ti ammazzo se continui a fare lo scemo!!! – soddisfatta incrociò le braccia in attesa finalmente di una risposta.

Per un istante si trovò spiazzato, come la prima volta in macchina, ma doveva aspettarsi questo ed altro da quella ragazzina così indisponente. Sarebbe stato meglio parlare, per magari evitare il rischio di eventuali ritorsioni…

S: Bravo il mio mago… - sghignazzò trionfante

G: Prima di tutto evita di leggermi nel pensiero che mi da sui nervi – aveva sbuffato frustrato dal fatto di non poter contrastare il potere della ragazza.

S: Prima di tutto abbassa la voce o ci internano di sana pianta – ridendo gli aveva indicato con un gesto della testa due persone che li guardavano allibiti. Si era ricomposto all’istante abbassando il tono della voce fino a renderlo un sussurro.

G: Sei insopportabile lo sai??

S: Mai quanto te … - si erano fronteggiati per qualche istante cercando di rimanere seri. In pochi minuti gli scarsi risultati avevano dato l’esito previsto.

G: Ok!!! Ho immaginato che non fosse un gioco… Più che altro me l’ha detto la tua faccia – la scrutava dritto nelle iridi cristalline. Sotto il sole quegli occhi risplendevano di una luce davvero magica.

S: Si certo… Allora o mi reputi una pazza o sai qualche cosa no??

G: Diciamo che so quello che lo spirito di Arial ha raccontato a Torino… - il discorso continuava a decibel sempre più bassi.

Non ricordava il racconto. A metà si era lasciata andare cadendo in una dimensione liquida e afona. Di quel momento di fusione, come la prima volta, ricordava solo pochi istanti, piccoli flashback frammentari e sconclusionati.

S: Non ricordo cosa ha detto… Io… hemm ero stata allontanata… - aveva abbassato gli occhi avvilita. Quella cosa non le era mai piaciuta… Il fatto di non poter essere padrona del suo corpo la faceva rabbrividire. In quei momenti sentiva sé stessa vulnerabile di fronte all’altra entità.

G: Sei tu che le resisti… Ancora parli di lei come se foste due cose distinte… Non alberghi uno spiritello come dici sempre – le si era avvicinato per non far uscire il suono della sua voce al di fuori di loro due, e ora le stava sorridendo dolcemente – Tu sei lei…

S: Ammetterai che è un po’ complicato abituarcisi no!!! – cercò un cenno di assenso nel suo viso ma non vi trovò nulla del genere. Solo la sua calma estenuante, che riusciva a farle ribollire il sangue nelle vene. – E quando mai qualcuno mi capisce!!!

G: E’ così… - si era ritratto tornando alla sua coppa di gelato – devi solo accettarlo…

Qualche minuto di silenzio allentò nuovamente la tensione.

S: Ok… Cosa ha detto??

G: Che hai fatto un viaggio fantastico… - lo vide bloccarsi di botto e ritornare a gustare il fresco contenuto della coppa. Lo osservò indispettita, ma qualcosa nei suoi occhi attirò la sua attenzione.

S: James… Non dire nulla o ti sparo – non si era voltata per guardarlo, gli occhi trasparenti del mago le avevano mostrato lo spazio alle sue spalle come uno specchio terso.

J: Come mi hai visto arrivare??? – la sua voce pareva imbronciata, ma sicuramente lui non era nella situazione di potersi permettere musi né tantomeno domande.

S: Prendi un gelato??? – era tornata a gustare la sua coppa di gelato alla nocciola.

Giulian osservò divertito la situazione… Troppo simile a lei, per credere ancora che ci potesse essere un errore a riguardo…

3° Parte

J: Cos’è… hai intenzione di tenermi il muso tutta la sera??? – lo sguardo accigliato seguiva le mille luci della strada

S: No James… Non sono il tipo da musi, ma mi converrai che mi hai lasciato in balia di un branco di ragazzine starnazzanti!!! – Lo fulminò con un’occhiataccia

J: Ok!!!! Ma mi sembra anche che per farmi perdonare ho cantato la canzoncina di Rest in Peace, COME VOLEVI TU, nel bel mezzo della spiaggia più affollata di LA – Non potè far a meno di sgranare gli occhi a quelle parole, si era completamente reso ridicolo sotto gli occhi di centinaia di persone. – Almeno ne avessi chiesta una delle mie!!!

S: Cantato… - si finse distaccata, coprendo l’ilarità dettata dal ricordo della scena oltremodo imbarazzante – Non è che ti sia messo con la chitarrina a suonare mapin mapò… - osservò lo sguardo tempestoso del ragazzo fingendo di continuare a guardare davanti a lei – Hai fatto tre quarti del tuo dovere

J: Ma stai scherzando??? – il suo tono era aumentato a dismisura – A parte che non ho la più pallida idea di cosa sia mapin macoso là… Mi sono messo a cantare e a mimare le gesta di un pazzo su una cassa da morto!!!!

S: Uno non è pazzo!!! – si limitò nell’alterazione per non finire a litigare davvero – E’ un vampiro quindi le bare gli si confanno a pennello – ridacchiò pensando al suo Spike che, incazzato come una biscia, urlava nel bel mezzo di un funerale di essere lasciato in pace – Poi quel pazzo, come lo chiami, - ringhiò tra i denti - lo hai interpretato tu, e ti ha dato un sacco di fans e di money, quindi ribadisco… Hai fatto tre quarti del tuo dovere – lo fissò sprezzante del riflesso d’odio negli occhi del ragazzo che la fronteggiava a testa alta.

J: Ancora con questa storia??? – ora era lui a ringhiare in sua direzione – Ripeto che sono un personaggio pubblico e ci sto, ma che ho anche diritto alla mia cazzo di privacy!!!

S: Su questo non ci piove, ma il problema sta nel fatto che mi hai mollata in balia di una manica di esaltate. – stavano palesemente discutendo a voce alta – Quella è una cosa che spetta a te, o allora mi fai un contratto per tenerti le pubbliche relazioni, degnamente retribuito!!!

J: Non ti ho chiesto io di subirtele!!! Se avessi voluto evitare sarebbe bastato rimanere con me e venire sugli scogli!!! – guidava a velocità elevata scaricando il nervoso sul pedale dell’acceleratore.

S: James… Io non sono un pesce!!!! Ogni tanto amo toccare terra!!! Ti sei reso conto di essere rimasto a mollo per tre ore suonate???? – Fissava senza mai staccare lo sguardo il viso abbronzato, scrutando la curvatura innaturale delle sopracciglia sbiondite dal sole. Lo vide colpire con forza il volante e per la prima volta si rese conto che stavano litigando davvero. Si ritrovò per un attimo, ad immaginarsi piantata in asso, nel bel mezzo della sopraelevata che stavano percorrendo.

J: Diciamo soprattutto che avevi da fare!!!  Se volevi passare una giornata al mare con il tuo amichetto potevi semplicemente dirlo!!! – si trovò contro ogni logica a ridere divertita.

S: Diciamo che se per un miracolo di Dio lui non fosse arrivato, avrei trascorso tutto il pomeriggio a deliziare le orecchie insaziabili di quelle piccole e grassocce sanguisughe!!!!

J: Il bello e tenebroso!!! Meglio di un Angelo custode!!! – Lo aveva visto stringere la mascella, e se non si fosse soffermata un istante a soppesare l’inverosimilità della cosa, avrebbe creduto più in una scenata di gelosia – Impossibile… Mica sarà scemo!!! – Si portò una mano sul viso e cercò di respirare forte per calmarsi un po’…

S: Il bello tenebroso lasciamolo fare ad Angel…

J: Ecco!!!! Giusto a lui mi fa pensare!!! Faccia da so tutt’io, presenza costante… Praticamente adattissimo come controfigura di David!!!

S: Hei!!!! Non paragonare il mio amichetto a quel trippo panza di Borehananz!!!! Nemmeno il calzino sporco!!!! Capito!!! – aveva urlato con rabbia. Questo era davvero troppo, prima aveva dato del pazzo a Spike, poi si era messo a paragonare Giulian a quel piagnucolone di Angel… Dio era vero che non aveva nessun’antipatia verso quel personaggio… Era vero che era stata un’accanita angeliana per un paio di anni… Ma cazzo quello era davvero troppo!!! Ma poi… Cosa cazzo le fregava di Giulian??? Alzò gli occhi al cielo stremata dai suoi stessi pensieri.

Quando si voltò per riprendere il discorso, ad aspettarla trovò un sorriso divertito.

J: Cosa hai detto di David??? Trippo che???

Abbassò velocemente gli occhi e in pochi istanti la sua carnagione già cotta dal sole, prese ancor più un aspetto purpureo… Forze aveva parlato troppo e senza pensare…

S: Hemmm… L’ho visto un po’ ingrassato negli ultimi tempi…

La sua risata la colpì come un treno in corsa. Per non rischiare di andare a fracassarsi da qualche parte, si era dovuto costringere ad arrestare l’auto. Rimase per qualche istante a guardarlo basita… Se la stava ridendo davvero della grossa…

J: Dio adesso muoio!!! Come lo hai chiamato??? Trippo Panza?? – riprese a ridere di cuore cominciando inevitabilmente, a trascinare anche lei in una risata sommessa, che poi scoppiò come una bomba nell’abitacolo. – Ti prego!!! Questa cosa è da scrivere sui giornali nazionali – continuava a ridere e faceva fatica a parlare – Oggi posso anche morire – gettò la testa all’indietro proseguendo nel suo sganasciamento scomposto.

S: Garda che basta un po’ di dieta e si rimette… - si era leggermente accigliata cercando di recuperare la situazione vertiginosamente caracollata

J: Si e cinquanta anni di palestra – si asciugò una lacrima – David ha messo le ciabatte nuziali, ed è crollato nel baratro del divano. – ridacchiò – E’ un mio amico… sai le volte che glielo ho fatto notare???

S: Sul fatto che tu sia una bestia non ci sono dubbi – scosse la testa in senso di diniego

J: No è che ne va uno della sua salute, ma anche della sua carriera… - tornò serio – Comincia a perdere fans accanite…

S: Che guadagni tu – lo guardò complice

J: BTVS è finito e soprattutto non so se firmerò quel contratto con ATS, quindi credo che come Spike ne conquisterò ancora poche…

S: Perché non vuoi firmare??? – ora era veramente preoccupata, ancora non aveva ben capito se la dimensione parallela fosse in qualche modo influenzata da questa. – Tu sei Spike cazzo!!! Che ti metti a fare??? Non ti ci vedo come James Bond!!!

J: Intendiamoci… Adoro quel personaggio, anche se mi diverto più a schernirlo e a offenderlo davanti a te che ti incazzi come una scema – ridacchiò di fronte al suo sguardo imbarazzato – Solo che in qualche modo, nella vita arriva il momento di voltare pagina no???

Fu come essere avvolta da un uragano. Lo prese per il colletto dello spolverino di pelle nera e lo strattonò portandoselo a due centimetri dal viso.

S: NO!!!! Non se si parla di un personaggio che ti da fama e gloria!!! Non se si parla di uno come Spike… - Affondò nei suoi dolcissimi occhi azzurri e vi annegò per qualche istante – No se si parla di voi due messi insieme…

J: Alle volte quando ne parli sembra che tu ne sia innamorata – le sorrise rimanendo immobile – Quasi come fosse reale come me e te…

Istintivamente lasciò la presa dalla pelle della giacca.

S: Anche fosse??? … Non sarei né la prima né l’ultima… - aveva cercato di ricomporsi in qualche modo, ma si sentì come messa completamente a nudo sotto quello sguardo avvolgente.

J: No… E’ vero… - Si rimise al volante riprendendo la strada – Prometto che ci penserò…

Le parve più un si che un forse, e qualcosa accese inevitabilmente in lei un senso di speranza per il futuro del suo vampiro infelice. Probabilmente non lo avrebbe mai più riabbracciato, ma avrebbe potuto continuare a sognare.

Arrivarono poco dopo al locale dove aveva deciso di portarla. La tensione del litigio iniziale, era magicamente svanita, ed ora erano di nuovo due amici con tanta voglia di divertirsi. Lasciarono la macchina ad un ragazzetto impacciato e si diressero verso l’entrata del locale. Una folla che si diradava a perdita d’occhio, si poneva come un muro insormontabile davanti ai loro occhi.

J: Mi dai due secondi?? – con un lieve cenno della testa annuì in direzione dell’amico. Troppo impegnata a deglutire per il senso di panico, gli avrebbe permesso qualunque cosa in quel momento. Era da troppo tempo che non frequentava locali così affollati, e soprattutto non le erano mai piaciuti. Si ritrovò ad immaginare la calca pressante, e il caldo afoso reso denso dal fumo di migliaia di sigarette. Si era imposta solitudine per un bel po’ di tempo, e quello che ora le si parava davanti, appariva ai suoi occhi peggiore di uno scenario apocalittico. Quando in un istintivo gesto di smarrimento cercò di aggrapparsi al braccio dell’unica persona amica in un raggio di un chilometro non lo trovò. Di James non vi era alcuna traccia. Indietreggiò incespicando sui suoi stessi piedi, e si ritrasse appoggiandosi all’unica cosa solida che trovò. Impietrita, con la schiena sul freddo cemento di un palo di illuminazione stradale, osservava il turbinio di corpi frenetici, che animatamente attendevano di entrare. – Dio fa che ci riesca – Il respiro corto le stava provocando dei seri capogiri, e in un ultimo gesto di ricerca di protezione si aggrappò con entrambe le mani al palo.

G: Sembri un pesce fuor d’acqua – si voltò di scatto, ma in ogni direzione non riuscì a scorgerlo. Il tocco della sua mano calda però, le si posò delicatamente sulla spalla nuda.

S: Giuro che se continui a fare così ti denuncio alla buon costume – cercando di non farsi notare aveva emesso un sibilo nervoso. Cercò di deglutire, ma la cosa fu più ardua di quello che pensasse. Il senso di panico l’aveva avviluppata senza lasciarle speranze.

G: Cerco solo di esserti amico, e volendo di rendermi utile…. – la sua voce proveniva da un punto indistinto intorno a lei, e se non fosse stato per quella sensazione sulla spalla, avrebbe inevitabilmente creduto di essere impazzita. – Poi… - ridacchiò – non credo che ti crederebbero…

S: Allora direttamente alla congrega e vediamo… - si scrollò con uno scatto improvviso la mano dalla spalla.

G: Ricordati che lì ho un certo peso… - sghignazzò nuovamente sarcastico

S: Ovvero sei il re degli stronzi – strinse la mascella per allontanare ulteriormente la nausea che le stava affliggendo lo stomaco. – Non ti chiedo cosa ci fai qui…

G: Giusto… Tanto lo sai cosa ci faccio qui…

S: Sei snervante te ne rendi conto?? – avrebbe voluto sparire per riuscire a schiaffeggiarlo, ma aveva troppi occhi puntati addosso per poter fare qualsiasi cosa. Si era solo limitata a voltarsi verso la strada vuota. Quantomeno non avrebbero pensato che stesse parlando da sola.

G: Il nostro vampiro che fine ha fatto???

S: Non chiamarlo così o davvero ti uccido…. – strinse i denti per evitare di urlare – Ma si può sapere cosa vuoi??? Hai paura che faccia qualche magia e mi faccia scoprire??? No perché se fosse utile per togliermiti da torno, potrei cominciare a fare fuochi d’artificio con la bocca – ridacchiò divertita. Il silenzio che ne seguì la lasciò spiazzata. Proprio come se non ci fosse più… Per un istante pregò Dio di sentirlo di nuovo, in quel momento era l’unica cosa che riusciva a non farla pensare a tutta quella folla scatenata alle sue spalle.

S: Giulian…

J: Chi??? – si voltò di scatto ed incontrò i suoi occhi azzurri.

S: No scusami ero convinta di averlo visto passare…

J: Sembra che tu ti sia presa una cotta ragazzina – di nuovo lo stringersi della mascella. Il sopracciglio alzato la fece sorridere.

S: No veramente era più un… Giulian??? Oh no!!! Anche qui!!! – rise divertita, cercando di mutare lo sguardo scettico sul volto del compagno, che invece la prese per un braccio trascinadola proprio nel mezzo dell’inferno. Ai suoi occhi quelle centinaia di corpi ammucchiati apparvero milioni. Si sentì sommergere da discorsi e perse il controllo. In pochi istanti non riuscì più a capire quali tra quelli fossero dialoghi e quali i pensieri. In un ultimo atto di forza sorpassò le ultime persone entrando ansimante nel locale poco illuminato.

Per un paio di minuti rimase ad occhi chiusi cercando di radunare tutta l’aria e le forze possibili, poi, lentamente, cercò di guardare all’interno del grande spazio che le si apriva davanti. James la osservava un po’ preoccupato tenendola ancora per il polso.

J: Sammy… Ti senti bene??? – la sua voce arrivò da sotto una coltre di nuvole dense. Era ancora provata dall’ingresso forzato in quel posto così maledettamente stracarico di anime. Si voltò senza rispondere e osservò la situazione… Il locale immenso conteneva al massimo un centinaio di persone, e l’aria era tersa fresca e respirabile, al contrario di ogni congettura fatta in precedenza. Sbattè le palpebre un paio di volte per accertarsi di aver visto bene.

J: Samantha??? – I un gesto felino si era portato davanti ai suoi occhi e ora la scrutava preoccupato.

S: Si… Hemm… Scusami… - Chiuse di nuovo il canale telepatico e riprese pieno controllo di sé stessa – Solo che la confusione mi fa stare male – Con un rapido gesto del collo guardò il marasma alle sue spalle e ritornò a fissarlo preoccupata – E loro??? Tutta quella gente???

Lo vide sorridere risollevato.

J: Tranquilla – con il braccio le circondò i fianchi – vengo qui per questo… Ottima musica, ottimo servizio, e soprattutto poca confusione… Comunque avresti dovuto dirmelo… Non ti avrei lasciata da sola prima – la stava rimproverando.

S: Hai ragione, ma se non faccio la super donna non mi sento bene – rise posandogli la testa sulla spalla – Però ti avevo detto di non sopportare la confusione, e soprattutto le discoteche. – fece una smorfia spiritosa per rammentargli il contenuto di una vecchia e-mail.

Il ragazzo si portò una mano alla fronte in un cenno di rimprovero verso sé stesso

J: Dio è vero!!! Ma ho più pensato alla promessa delle rose della cena e del ballare… Che idiota…

S: Ma finiscila!!! – lo baciò forte sulla guancia – va benissimo così – ed era vero. Nonostante tutto non avrebbe potuto desiderare di meglio. Con pochi passi, ancora un po’ barcollanti, presero posto nel salottino riservato appositamente per James.

La ragazza delle ordinazioni lo salutò con enfasi, era chiaro sotto ogni punto di vista quanto il divo fosse di casa da quelle parti. A parte quella fama planetaria che lo accompagnava, là dentro pareva sentirsi davvero a proprio agio.

J: Denise!!! – la tirò a sé mettendola seduta sulle ginocchia. Una splendida biondina tutta curve, che pareva divertirsi molto per l’atteggiamento del ragazzo – Tu diventi sempre più bella!!!

D: E tu non puoi diventarlo di più ragazzaccio – risero insieme

J: Dove sta George??? – cercò tra la gente in sala qualcuno di sua conoscenza, probabilmente il George della domanda.

D: Credo sia in ufficio… Sai com’è… - alzò gli occhi al cielo – Un vero topo di biblioteca… Starà scrivendo qualcosa… A proposito ma gli altri??? Come mai non sei con loro??? – con la coda dell’occhio ispezionò la ragazza dai lunghi boccoli neri che era stata completamente estromessa dalla conversazione.

J: Mi sono preso un po’ di vacanza per far compagnia ad un’amica venuta dall’Italia

S: Ciao – aveva sorriso senza nemmeno badare alle due persone al suo fianco, troppo presa a scrutare un qualsiasi cenno della presenza del mago.

D: Questa sera Shana non c’è – ridacchiò divertita

J: Ah… Perché me lo dici?? – Sam si era voltata incuriosita al cambio di discorso, e ora osservava gli occhi nervosi del ragazzo che si spostavano da lei alla ragazza seduta sulle sue gambe.

D: Così… Sai dopo gli ultimi fatti… - sogghignò sarcastica

J: Non so di cosa parli… - era arrossito vistosamente e si era rituffato nella lettura del menù per sviare il discorso imbarazzante.

D: Ah ok… - dopo l’ultima affermazione, si era tirata in piedi seccata. Probabilmente la ragazza seduta al suo fianco poneva un limite invalicabile alla loro chiacchierata. – Cosa vuoi ordinare??? Anzi volete… Scusami – si era voltata verso Sam con un sorriso falso sul viso.

J: Per me il solito…

D: Ok e per la signorina??? – il suo visetto da idiota sarebbe stato più colorito dopo una manata ben assestata, proprio in mezzo a quegli occhi da gatta morta….

S: Per la signorina… - scorse velocemente la lista dei cocktail – per la signorina un Alexander

J: Tu bevi??? – La guardò come se la vedesse per la prima volta

S: Mmmm No… Di solito bevo sangue, ma per sta sera voglio darmi alla pazza gioia – lo guardò allibita – certo che bevo che male c’è???

J: C’è di male che fa male!!! – la rimbrottò evitando di affrontare il discorso vampiri… Praticamente una costante nelle battutine e nei giochetti dell’amica.

S: E le tue sigarette invece??? Tutta salute vero??? – era cominciato un nuovo battibecco.

J: Si ma tu hai anche quello di vizio Sam!!! Vuoi morire giovane?? – Ora la stava indicando snervato. La sua faccia molto simile a quella di un padre con la figlia adolescente.

S: A meno che qualcuno non mi vampirizzi prima, probabilmente penso di morire comunque, entro i prossimi cento anni. – lo squadrò risentita

J: Ma tu a scemaggine stai davvero messa bene!!!

S: E tu a stronzaggine!!! Io non vedo dove sta il problema… - Denise li guardava quasi soddisfatta, e la cosa diede una marcia in più alla lingua biforcuta della mora seduta al tavolo – A meno che per te non sia un problema baciarmi dopo – la vide impallidire e si auto compiacque della sua sfrontataggine – a quel punto potrei ripensarci… - la faccia di James si era trasformata in una maschera paonazza – la signorina vorrebbe un succo d’ananas… - sorrise beffarda in direzione della ragazza che con una rapida annotazione si allontanò dal tavolo – A me questo problema di solito lo danno l’aglio e la cipolla, anche il fiato pesante di prima mattina… - Fu interrotta da una gomitata su un braccio – Auh!!! – con un’occhiataccia lo fulminò

J: Lo hai fatto apposta vero??? – la guardava ancora rosso in viso, ma decisamente divertito

S: Cosa?? – finse di non capire per far si che lui continuasse

J: Serpe!!! Quello che hai fatto ora!!! Il fatto di baciarmi – rise di gusto

S: Io??? Naaaaaa – sghignazzò soddisfatta – Solo perché mi sta sulle palle??? Naaaaa Le voglio così bene!!! – Non riuscì a far a meno di seguire la risata di lui.

J: Denise è molto amica di una ragazza con la quale sono uscito qualche volta – la osservò cercando qualche espressione – lavora qui dentro da poco…

S: Guarda che lungi da me l’idea di essere gelosa JM – solo l’idea di vedere il corpo del suo vampiro fra le braccia di qualcuna la faceva imbestialire. Ma lui non era il suo vampiro – Si ma io mi incazzo lo stesso!!!

J: Ti sto solo spiegando la piccola defaillances di prima – sorrise – Ora è un po’ che non la chiamo e ancora mi stuzzicano sulla storia…

S: Della serie so divo so fico me le scopo e le mollo – sogghignò

J: Non è che faccio sempre così!!!! Ma ammetto che ti ho portato qui anche per chiudere radicalmente la situazione – la guardò complice

S: Carino che sei… Potrei sentirmi offesa lo sai???

J: Se sei tutta scema si, ma visto che ti ritengo scema per metà probabilmente capirai perfettamente quello che ho cercato di dire… - accese una sigaretta per rilassarsi.

S: certo che tu a complimenti non sei da poco eh!!! – tenendo la mano nascosta sotto il tavolo lo mandò cordialmente a fare in culo, scatenando un altro attacco di ilarità nel tavolo.

J: Allora mi riprendo in qualche modo dai…. Non ti ho ancora detto che questa sera dei da urlo – sorrise con fare accattivante

S: Cariiino!!! Peccato che serva solo per farti perdonare…

J: No… Dico sul serio… E lo dicono anche tutti quegli occhi che ti fissano – con un cenno della testa le indicò un tavolo pieno di ragazzi. Evidentemente stavano guardando nella sua direzione…

S: Staranno pensando al nuovo flirt del divo biondo – rise scoprendo la fila di denti bianchissimi e perfetti. Lui osservò la fessura delle palpebre, che lasciava filtrare il verde iridescente dei suoi occhi luminosi, e come attirato da una forza incontrastabile si avvicinò di molto alle sue labbra.

Per un attimo la voglia di sfiorare quelle labbra la vinse completamente, lasciandola in balia di eventi incontrollabili. Non aveva mai sfiorato la sua bocca, non se l’era mai permesso convinta di doversi fare da parte. Poi quando ce n’era stata la possibilità, il portale tiranno l’aveva risucchiata fra le lacrime. Quanti rimpianti verso quel breve lasso di tempo che le era stato regalato e allo stesso tempo strappato… Sentì il suo respiro sul viso, mentre lui assaporava il suo profumo, e per un breve attimo di follia di innamorata, si ritrovò in quel locale, con il suo vampiro pronto a socchiuderle la bocca con un bacio dolcissimo.

D: Hemmm – la sua voce la riscosse dal sogno insensato in cui era caduta, riportandola alla realtà dei fatti. – Ecco la vostra ordinazione… - Si scostò di scatto allontanando il suo respiro e il suo odore inebriante da sé… Complici entrambi dell’ennesima cattiveria inferta al suo cuore…

J: Grazie!! – La fulminò congedandola con una mancia. La ragazza parve veramente irritata dal comportamento di James e con un colpo di testa se ne andò sventolando la lunga coda di cavallo. Sam si limitò ad accendersi una sigaretta e a cominciare a sorseggiare il succo d’ananas. – Tu sei la regina delle idiote… Tu sei una deficiente cronica e cogliona!!! Ma sparati Samantha!!! – Un nodo alla gola le strozzò qualsiasi discorso, lasciandola inebetita nel suo colloquio con sé stessa.

J: Ti spiace se vado a salutare il mio amico??? Vuoi venire con me??? – a seguito dell’accaduto sembrava diventato un ragazzino impacciato e timido.

S: No tranquillo… Io rimango qui…

J: Ci metterò pochissimo prometto… - si limitò ad annuire ed a dedicarsi a masticare nervosamente la cannuccia. Lo vide allontanarsi ed entrare in una porta con la targhetta Privato.

Dopo qualche minuto un’ombra la sovrastò coprendo la luce della strobo.

G: Quelle ti fanno male lo sai???? - Il suo bicchiere di Irish Coffee in mano e il suo solito sorriso timido.

S: Dio!!!! Sei veramente una piattola!!! - Spense di scatto il mozzicone nel posacenere – Oltretutto evita di mettertici anche tu, che è il paese dei salutisti questo??? - strinse i denti per evitare di lanciargli il contenuto del suo bicchiere in faccia. – Oramai quel cristo di là pensa che io e te ci stiamo facendo una storiella!!! – Lui si limitò a tacere guardandola fissa negli occhi – Non credi che possa sembrare assurdo che, fantomaticamente, sei ovunque noi siamo??? – Lo vide sedersi al suo fianco e si allontanò in un gesto istintivo – Ci sponsorizzerà per il remake del film con John Cusack e Kate Beckinsdale!!! – rise divertita dalle sue stesse uscite del cavolo.

G: Tranquilla non mi riconoscerà… - lo guardò allibita come si potrebbe guardare un pazzo che vaga per le strade in mutande. Lui rise divertito e proseguì – Magici rimedi antichi…

S: Ah giusto – scosse la testa scocciata – Dimenticavo che io ho a che fare con il Mago Otelma – Il giovane rise di gusto e si scoprì nuovamente ad apprezzare il suono della sua voce così calda.

G: O Gesù speriamo di no!!!! – rise ancora rischiando di farsi cadere il contenuto del bicchiere addosso. – Certo che tu a uscite stai messa bene eh.

S: E tu a rotture di palle… Giulian… Ti prego!!! – mugolò implorante l’ultima parola

G: E se io ti dicessi che ho voglia di stare un po’ con te??? Che mi sono sobbarcato di questo incarico che mi fa apparire rompi palle, solo per stare un po’ in tua compagnia???

Evidentemente a questa possibilità non aveva pensato…

S: Ma dai!!!! – rise – Non saresti credibile – lo attraversò con uno sguardo magnetico

G: Beh… Allora sei libera di credere quello che vuoi…

S: Cos’è stai provando a mettere su una famiglia di santoni???Dio e chiuditi sta bocca!!! – la guardava divertito senza perdere nemmeno la più piccola delle espressioni.

G: Ma quando un uomo vuole stare insieme ad una donna, necessariamente deve essere per scopi di procreazione??? – La fece scoppiare di nuovo a ridere e se ne compiacque. Ai suoi occhi quel viso sorridente pareva risplendere come il sole…

S: Oddio… Se uno chiama il sesso procreazione proprio no… - lui scosse la testa sorridendo rassegnato. Quella ragazza era davvero un osso duro!!!

G: Sei una bella peste ragazzina, vado che arriva un toro infuriato… - Si voltarono entrambi, e incontrarono il viso contrariato del divetto.

S: Giurami che non ti ha riconosciuto e non dovrò parlare di trigoni e proiezioni astrali per spiegare come mai sei anche qui – il suo sguardo implorante fece a cazzotti con la risata del mago

G: No digli che sono un suo ammiratore gay e volevo sapere come è al letto – si allontanò mandando un bacio in direzione del ragazzo che stava guadagnando il suo tavolo.

Rimase a guardarlo per un po’, con gli occhi fuori dalle orbite. Obbiettivamente quel tizio era completamente fuori di testa. Ma Dio se la faceva ridere. Cercò di ricomporsi quando vide sedersi James.

J: Cos’è, hai trovato compagnia??? – la stava squadrando crucciato

S: Veramente era per te… - il ragazzo cercò di capire il senso della frase

J: E chi è??

S: Un gay che voleva sapere come te la cavi a letto – scoppiò a ridere rischiando di strozzarsi con il succo d’ananas. L’espressione che vide stamparsi sul viso del ragazzo, non fece che incrementare il momento di sganasciamento totale. – Gli ho detto che sei stupendo  e mi ha risposto che sono una donna stramaledettamente fortunata – rise di nuovo tenendosi lo stomaco. Solo l’idea che quello spunto così assurdo era venuto da Giulian la faceva morire.

Lo guardò tacere allibito, poi lo vide riscuotersi dal suo stato catatonico.

J: Tu gli hai detto che sono etero vero??? – la guardava supplicante in cerca di un’affermazione

S: Ma certo amorellino… - nascose il viso tra le mani – Gli ho detto che tu sei solo ed esclusivamente donna dipendente – si strofinò un occhio ondeggiando la testa troppo divertita.

J: Ah… Ok – esalò un sospiro di sollievo stringendosi ancora di più nell’angolo vicino al muro… Evidentemente James non condivideva affatto le ideologie dell’altra sponda….

Quella in assoluto sarebbe stata ricordata come la serata più divertente della sua vita. L’indomani avrebbe obbligatoriamente chiamato Priscilla, per rivelarle tutti i lati nascosti del capo della congrega.

Scrutò ancora tra la folla, alla ricerca dei capelli raccolti del ragazzo, e della sua camicia talmente candida da sembrare neve appena caduta. Cercò in ogni angolo, ovunque ma di lui non vide nessuna traccia. Sorrise ancora, sapendolo lì, da qualche parte, a vegliare su di lei….

4° Parte

La notte era proseguita tra musica e balli, si era scatenata come solo poche volte aveva fatto nella sua vita di venticinquenne solitaria. Non era mai stata un topo da discoteca, ma in quella particolare circostanza parve dimenticarsene completamente. Si lasciò trascinare da canzoni sconosciute dalle sue parti, e cullare dall’unico lento messo in tutta la serata. Si era stretta al corpo di James, chiudendosi ancora nel sogno impossibile, di ballare tra le braccia del suo adorato William, conscia però di essere solo con la sua controfigura dimensionale. Alla fine era tornata in hotel, ed era sfuggita a fatica dall’ennesima situazione complice, che la spingeva a baciarlo e a rifugiarsi in lui. Aveva attraversato la hall fingendo che Giulian non fosse lì con lei, ed era arrivata alla sua stanza, ancora gonfia dei ricordi di quella serata estasiante. Bussarono alla porta.

G: Posso darti la buona notte??? – sorridendo aprì senza nemmeno pensarci su due volte. Ancora aveva in bocca il sapore delle risate che quel ragazzo le aveva fatto fare. Non riusciva ancora ad accettare il suo modo così invadente, ma sicuramente era riuscita ad accettare lui, e la sua sottile e precaria ironia. Alle volte appariva così serio e posato, mentre poi, riusciva a spiazzarla con attacchi di spirito inaspettati. Troppo coinvolgenti per non essere notati e presi in esame.

S: Beh considerando che sei gay – rise di gusto – posso farti entrare senza problemi – osservò i suoi lineamenti abbellirsi sotto la piega di una risata coinvolgente, e con una pacca amichevole sulla spalla, lo spedì verso il divano. La serata sicuramente non era ancora finita considerando la sua proverbiale insonnia, e la sua compagnia certo, non le dispiaceva affatto.

G: Passata una bella serata vero??? – il suo sguardo accarezzava i capelli neri, raccolti solo da uno spillone dorato.

S: Diciamo di si, di solito non amo i locali confusionari, ma lì dentro devo ammettere, me la sono veramente spassata.

G: Ti ho vista tutta stretta stretta al biondino – sogghignò stringendosi nelle braccia sognante. Il ragazzo stava dando dei seri cenni di sbottonamento totale. Sicuramente aveva capito che l’unico modo per farsi accettare, era di risultare simpatico alla sua protetta. Si compiacque della risata divertita della ragazza. Lo guardava arricciando il naso, in una smorfia simpatica che aveva visto fare solo a lei, e a qualcun altro troppo tempo prima…

S: Si chiama lento… - gli si avvicinò volteggiando su passi delicati, al ritmo di una musica invisibile – Tu ne sei capace??? – allungò la mano sottile verso di lui come in un invito.

Per qualche istante rimase zitto, a fissare i suoi occhi raggianti. Sicuramente quella era stata per lei, una serata da ricordare, una di quelle serate, che le ragazze ricordano su pagine ordinate di diari celati ad occhi indiscreti. Scosse la testa ridendo.

G: No Sammy… - era la prima volta che la chiamava così, cominciava a sentirlo davvero vicino – io non so ballare…

S: Allora vediamo se posso insegnarti io… - con un rapido gesto lo portò tra le sue braccia, e una musica lieve cominciò a pervadere la stanza uscendo dal nulla.

G: Cosa stai facendo??? – il suo corpo si irrigidì sotto il contatto delle mani di lei. E senza nemmeno capire come, senza che lei proferisse parola, si ritrovò a seguire i gesti flessuosi di quella ragazzina così sconvolgente. Impacciato come un adolescente al ballo della scuola, cercò di non calpestare i piedini delicati che dettavano i movimenti del loro ballo, racchiusi solo da un paio di sandali altissimi, ma praticamente inesistenti. – Sammy, non sono capace te l’ho detto…

S: Limitati a lasciarti andare… - Fu come avere tra le braccia una persona conosciuta da sempre, come stringere a sé qualcuno, che ti è tanto familiare da essere parte integrante della tua vita.

Al centro del salottino magistralmente arredato da mani sapienti, due corpi si muovevano all’unisono spinti da una musica dolcissima. Con la sua voce calda Helton John cullava i loro passi sotto le note di Sacrifice… [ NdA E’ la mia preferita e chissà perché anche quella di Sam :P ]

G: Sono contento che lei sia tu, lo sai??? – con un sospiro delicato si lasciò completamente andare ad una valanga di sensazioni dolcissime.

S: Perché ancora non mi conosci bene Giul… - rise divertita socchiudendo gli occhioni verdissimi.

G: E invece credo di conoscerti fin troppo bene ragazzina – appoggiò la testa sui boccoli soffici e profumati, rilassando finalmente ogni fibra del suo corpo.

Rimasero a ballare, senza dire nulla, stretti in un abbraccio tanto avvolgente da far sparire tutto il resto. In un abbraccio talmente casto, da rendere tutto il contorno del mondo che li circondava, un posto fatto solo di sentimenti impuri e lussuriosi.

La musica dopo poco svanì lentamente, nello stesso modo in cui era venuta, spinta lontano dalla fine della magia che l’aveva chiamata in quella stanza al quindicesimo piano.

La guardò negli occhi accarezzandole una ciocca di capelli, che delicatamente si era intrecciata tra le sue mani.

G: Ora è il caso che io vada… - la vide annuire sbattendo lentamente le palpebre, e come per incanto riuscì a sentire la carezza di quelle ciglia lunghissime sulla pelle – Altrimenti domani sarai uno straccio – si scostò dal suo abbraccio con un inchino di ringraziamento. Nonostante non facessero altro che rimbeccarsi, quella ragazza riusciva a farlo sentire di nuovo vivo…

Si allontanò senza voltarsi, mantenendo il contatto visivo con quella figura snella che lo guardava andare via. Si voltò solo quando si trovò a pochissimi passi dalla porta. La aprì e per un attimo ebbe la voglia inaspettata di correre ad abbracciarla un’ultima volta. Fu lei a rompere il silenzio, chiamando il suo nome con la dolcezza che solo qualche donna al mondo avrebbe saputo possedere.

S: … Grazie… - Poche parole, pochi minuti insieme, e si trovò finalmente di nuovo in contatto con lei. Stretto in quello che per una vita aveva cercato… Sorrise annuendo senza guardarla, chinando la testa per coprire l’affiorare di tutti quei pensieri così belli sul viso. Se avesse potuto guardarlo in quel momento, forse avrebbe visto apparire sui suoi occhi calde lacrime di gioia, ma lui non lo permise. Girò il pomello dorato e si incamminò nel corridoio silenzioso… Finalmente era tornata a casa.

Si era stirata sotto i primi raggi del sole. Erano solo le otto, ma apparivano già così caldi e piacevoli. Si rigirò nel letto, alla ricerca delle immagini che la notte le aveva condotto. Come ogni mattina ricordava di aver sognato qualcosa… Piuttosto qualcuno, ma come ogni mattina del sogno notturno rimaneva solo qualche flashback strampalato.

La solita testa mora, il solito viso pallido, ma di chi??? Si limitò come ogni volta a scendere dal letto noncurante. Un’altra stirata alle membra ancora intorpidite e via sotto la più calda e salutare delle docce. L’acqua calda scese a scroscio sulla pelle asciutta, rilasciando la sensazione di pace sperata. In un attimo il suo corpo si rinvigorì, allontanandosi definitivamente dal torpore del sonno. Come al solito aveva dormito pochissimo, e si era soffermata su mille pensieri. Come ogni notte aveva ripercorso la sua breve esperienza interdimensionale, rivivendo ogni più piccolo istante, cercando di trovare la soluzione a quel gioco macabro che la vita le aveva riservato. Come ogni notte si era soffermata sul momento in cui era morta, su quel bambino che Joyce le aveva fatto vedere, e sul fatto che così stupidamente lo aveva scambiato per il figlio di Spike e Buffy…. Si era sempre detta che probabilmente lo aveva fatto, sperando in una vita migliore per il suo adorato vampiro dai capelli biondi, andando contro ogni logica e soprattutto contro sé stessa. Da sempre era stata certa del mancato sentimento di Buffy verso il vampiro… Ma forse, dentro di lei era rimasta una speranza per quel posto al sole che da sempre aveva creduto William meritasse. Ma quella speranza idiota e inutile l’aveva tradita… Lasciandole ora l’amaro più disgustoso in bocca. Ogni singolo minuto della sua vita, una vocina da dentro, la rimproverava di non essersi comportata come avrebbe dovuto… soprattutto voluto…

Aveva di nuovo cercato un modo per aprire il portale, scartabellando qua e là nei libroni che si era trascinata dietro dall’Italia. Nonostante quasi li conoscesse a memoria, si era ritrovata con gli occhiali sulla punta del naso, alla ricerca di qualcosa non visto in precedenza. Ovviamente il nulla più totale…

Aveva lanciato il tomo sul tavolo e si era dedicata al pensiero di Giulian. Mai le era venuto in mente che lui potesse sapere qualcosa per aiutarla… Si era sempre limitata a giudicarlo e a dargli addosso, tralasciando proprio l’unica cosa importante. Ma lui quanto sapeva di lei??? E soprattutto… Dopo tutto quel tempo alle volte quel pensiero l’aveva avvolta… E soprattutto, se fosse tornata a Sunnydale, lui ci sarebbe stato per lei??? Lasciandosi a questi pensieri infausti, si era addormentata.

Prese il telefono e digitò il numero della sua amica del cuore.

S: Pronto Priss??? – la voce dell’altra ragazza la investì facendola sorridere

P: Come stai!!!! Dimmi subito tutto  o tieni un diario di bordo… Voglio sapere ogni cosa!!! – risero insieme divertite. Da quando avevano cominciato a frequentarsi, si erano sempre dette anche la minima cosa. Per Sam era stata quasi una salvezza, l’unica persona fidata a condividere ogni suo segreto.

S: Cosa vuoi sapere??? – tenne ancora un po’ l’altra sulle spine, le piaceva vedere i suoi occhi brillare in cerca di imput, come un portatile umano. E in quel momento era per lei come averla davanti, i suoi occhi le erano stampati nella mente come una fotografia perfetta.

P: Tu dimmi tutto poi io chiedo i dettagli – dalla sua voce capì che stava sorridendo anche lei.

S: Allora… Ho fatto colazione con Giulian, sono andata al mare con James, ho preso un gelato con Giulian che mi ha salvato da un gruppo di fans incazzate e sono andata a ballare. Ah si – interruppe appena in tempo lo scroscio di nuove domande – Giulian era anche lì e visto che James pensa che stiamo facendoci una storiella d’amore il grande mago si è inventato la calla che è gay e che se lo vuole fare – rise di cuore, quella cosa se la sarebbe ricordata per tutta la vita, anche quando sarebbe stata una vecchia sdentata.

P: Oddio…

S: Poi sono sfuggita ad una pomiciata strampalata con il sosia di chi sai tu… E mi sono fatta un balletto in camera con la mia ex guardia del corpo…

P: Con chi???

S: Con Giulian Priss!!!! – alle volte la sua scarsa perspicacia era snervante

P: Hai ballato con lui??? Oddio ma perché queste cose succedono tutte alle altre… - la sentì sbuffare dall’invidia. Nonostante tutto sapeva benissimo che non ce l’aveva con lei.

S: Ammetto che è stato estasiante… Ho messo una musica dolce e me lo sono stretto per un po’

P: Ma sei una bastarda!!!!! E com’è, com’è???? – un pozzo di domande…

Beh se James aveva le sue di fans, Giulian poteva vantarne altre altrettanto accanite. Se fosse stato indetto un fan club del mago capo, probabilmente Priscilla ne sarebbe stata la presidentessa – e io la vice – sorrise arricciando il naso. Le piaceva, e soprattutto era davvero fantastico…

S: E’ fantastico… avevi ragione…

P: Io ho sempre ragione!!!! E’ bono vero???

S: Dio!!! Si è bono, ma non è quello che mi interessa, è delizioso!!! Nonostante alle volte sia una gran rottura di palle, e una compagnia stupenda… Simpatico, dolcissimo, accattivante…

Una scarica molto forte, fece cadere la comunicazione.

S: Priss??? Priscilla??? Che palle!!! – ricompose un po’ di volte il numero di telefono, ma con nessun tipo di risultato. Riagganciò la cornetta infuriata. Nonostante fossero nel 2003 le linee continuavano ad essere quelle del dopo guerra. Avrebbe voluto chiederle di Luca e di Tabata, la sua gattona le mancava un bel po’, ma come al solito, nella sua proverbiale sfiga, si era ritrovata a dire solo cazzate.

Sbattendo un paio di cose qua e là, si era diretta all’armadio per tirare fuori la roba da indossare il giorno. James, le aveva assicurato per oggi una giornata tranquilla, e le aveva suggerito di mettersi veramente comoda.

Memore delle parole dette dal ragazzo, si era messa sopra un costumino color fragola, i suoi adorati jeans logori, e un top bianco latte. Si era nuovamente raccolta i capelli con l’inseparabile spillone, e si era seduta ad aspettare la visita di Giulian per fare colazione. Come da copione pochi minuti dopo, qualcuno aveva bussato alla porta. Bello e perfetto come sempre il mago, la invitava ascendere nella sala ristoro.

G: Cosa fate di bello oggi??? – stava spalmando anche oggi la sua fetta di pane tostato.

S: Che te lo dico a fare tanto anche se andassimo in un bunker tu ci saresti o sbaglio??? – sogghignò divertita. L’astio del primo giorno era completamente sparito, e ora, nonostante ancora la cosa le desse un po’ fastidio, non cercava più di sferrare colpi mancini al giovane.

G: Non attraverso i muri io – sorrise continuando a fissare il suo operato – infatti spero sempre che andiate in posti accessibili

S: Ok allora mi faccio rinchiudere dentro qualche appartamento – sfidò l’occhiataccia dell’altro con aria beffarda – Dai che scherzo, oramai non vivo se non ci sei – scosse la testa divertita noncurante del viso frustrato di Giulian.

G: Al massimo se fai una cosa del genere ti aspetto con una spranga in mano, e te la fracasso sulla schiena appena esci – rise divertito

S: Si e io ti riduco ad un colabrodo… Lasciamo stare… Senti…

G: Dimmi… - incrociarono i loro occhi e si scrutarono vicendevolmente.

Sam sorseggiò il suo te’ caldo per prendere tempo. Doveva dirgli in qualche modo che voleva una mano per aprire il portale… - Certo!!! Devo dirgli che voglio finire di nuovo sulla bocca dell’inferno del mio ex telefilm preferito!!! Io so pazza!!!

S: Tu sei un grande mago, hai grandi poteri e a detta della presentazione iniziale sei qui per esaudire ogni mio desiderio… - deglutì a fatica il liquido, per evitare di ridere di sé stessa

G: Detta così pare più una presa per i fondelli, ma diciamo che hai ragione… - la guardò di traverso cercando di capire dove volesse arrivare

S: Comunque mi sei amico no???

G: Si Samantha… Veniamo al dunque… - si appoggiò sui gomiti per guardarla dritta negli occhi. Stava per dire qualcosa di cui nemmeno lei era veramente certa…

S: Ok… - posò la tazza cercando di non arrossire. – Se ti chiedessi di aiutarmi per un incantesimo lo faresti???

La scrutò a fondo… Cercò di immaginare a cosa si riferisse, ma alla fine si rese conto che la mente di una donna di quell’età, poteva nascondere sorprese completamente inaspettate.

G: Cioè???

S: Cioè… - la testa di James fece capolino dalla porta, sventolando un mazzo di rose. Come al solito arrivava ad interrompere i discorsi importanti. Per la prima volta avrebbe davvero voluto ricoprirlo di sani pugni e calci. Le sorrideva beffardo, indicando con lo sguardo il corpo voltato del ragazzo seduto davanti a lei, come se volesse indicare tra di loro, una sorta di corteggiamento…

G: Sam??

S: James… - abbassò la testa sbuffando, e si limitò ad appoggiare la tazza nel suo piattino. – Ne riparliamo ok???

Nel frattempo lui si era voltato, e anche lui contrariato della cosa si era tirato in piedi. Insieme si erano incamminati verso la porta di uscita del salone, sorridendo falsamente in direzione del giovane che li guardava con le braccia conserte.

J: Scusate!!! Vi ho interrotto di nuovo!!! – palesemente falsa cordialità, Sam gli diede un’occhiata fulminante…

G: No… Stavamo per uscire… Devo andare anche io – gli sorrise. Quel ragazzo riusciva a mantenere la calma anche dove chiunque l’avrebbe persa. Sam lo invidiò per questo, lei in quel momento avrebbe volentieri fatto una carneficina.

S: Si! Stava andando! – lo seguì con lo sguardo uscire, non era nemmeno riuscita a salutarlo – Quando la finirai con questa storia???

J: Quando non vi troverò ovunque insieme!!! – la rimbrottò risentito

S: Siamo nello stesso albergo, andiamo allo stesso matrimonio, e siamo amici. Quindi!!!!

J: Ok!! Non ti scaldare!!! – rise divertito dal tono della voce della ragazza

S: E tu evita di farmi sentire a disagio! – Uscì a sua volta strappando le rose di mano a James. Dritta verso il fuoristrada parcheggiato sul piazzale. Sorrise divertita sentendo i passi veloci che cercavano di raggiungerla, e con un lieve cenno del capo osservò le rose che teneva in mano. Rigorosamente bianche – Grazie… - incrociò i suoi occhi con fare dolce – Sei sempre delizioso.

Un sorriso e diretti verso la destinazione designata da James… La scogliera di Malibù.

Le onde sferzanti si infrangevano sulla scogliera, lasciando tutt’intorno una nebbiolina di minuscole particelle dal sapore salmastro. Si lasciò accarezzare dalla risacca fresca che le lambiva le caviglie, lasciando allontanare tutti i pensieri. Osservò rapita il volo stridente degli albatros in lontananza, immaginando per un attimo di poter prendere parte alle loro evoluzioni. Fin da bambina si era perduta in dolci pensieri guardando il mare, e soprattutto, nonostante non potesse vederlo sempre, lo aveva sempre sentito parte integrante della sua vita. Dal balcone di casa, quando la grande città taceva avvolta nella notte placida, si immergeva nel silenzio, cercando in qualche modo di ascoltare il suo richiamo lontano. Qualche volta ci era anche riuscita, ma si era anche detta che probabilmente ogni minuscolo sussurro delle onde, era dettato dal richiamo incessante, che la sua fervida immaginazione mandava in direzione di quell’entità tanto immensa. Si era sempre ripromessa di andare ad abitare in un luogo, dove avrebbe potuto perdersi in quel blu ogni momento, e solo una volta aveva pensato di esserci riuscita. Scosse la testa sorridendo. Ogni volta che provava forti emozioni, qualche cosa la riconduceva a lui, e quel blu infinito mosso sotto la spinta delle maree, era così simile ai suoi occhi da fare male.

J: E’ stupendo vero??? – annuì senza rispondere, in quel momento tutto quello che le interessava, era racchiuso nelle parole incomprensibili delle onde. Lo vide scalare la scogliera e prendere posto su uno scoglio levigato, un po’ distante dal punto in cui i flutti si infrangevano sulla nuda roccia. Lo seguì poco dopo, superando senza fatica, la scalata impervia per arrivare da lui.

J: Sei diversa dalle altre ragazze, un’altra ci avrebbe messo mezz’ora – le sorrise piacevolmente colpito

S: Diciamo che io ho tutti i pregi e i difetti delle donne aggiungendoci qualche cosa degli uomini – ridacchiò stendendo l’asciugamano – Fin da piccola, contro ogni sano consiglio di mia madre, ho fatto sport maschili, e questo mi ha resa non poco simile a voi…

J: Non è male sai???

S: Si quando ti ritrovi a prenderti una cotta per qualcuno, che alla fine scopri ti reputi il suo migliore amico – rise gettando il viso al sole. Tutto quello che contava in quel momento era rilassarsi, in buonissima compagnia. Alle volte quel ragazzo risultava snervante… a pensarci bene quella vacanza le aveva riservato due conoscenze a dir poco insolite per una come lei… In una situazione normale, probabilmente li avrebbe già scartati a prescindere, ma la forzatura l’aveva aiutata ad andare oltre la prima impressione, oltre i difetti che in altra situazione l’avrebbero irritata, sorvolandoli senza fare storie. E quella era stata la prima volta nella sua vita… Era vero che non si era mai pentita delle scelte fatte, ma era anche vero che questa volta avrebbe perso davvero qualcosa. Probabilmente anche questa volta aveva imparato qualche cosa.

J: Beh magari non era la persona giusta – sdraiato accanto a lei, appariva come un dio greco baciato dal sole. Nulla da eccepire con la sua bellezza, come nulla da eccepire con quella del suo alter ego… Il fatto di vederlo però così immerso nei raggi solari, il fatto di vederlo così vivo accanto a lei, le fece nuovamente del male. Così uguali, e così magistralmente diversi nelle loro vite… Uno destinato alla luce e a tutto quello che di più si può volere al mondo… Uno semplicemente destinato a vagare da solo per le vie buie di un mondo che inevitabilmente lo scaccia. Per l’ennesima volta, si trovò a desiderare di cancellare la dirompente catena di ricordi che l’assillavano. Avrebbe tanto voluto poter incontrare James senza la certezza che da qualche parte, il suo sosia, che oltretutto amava più di sé stessa, stava soffrendo. E probabilmente ora stava davvero soffrendo… Ora era di nuovo solo e senza speranza… Proprio per mano sua… Si maledì ancora come già aveva fatto migliaia di volte da quando era tornata… riguardando le scene che una volta erano state solo fiction, con il dolore infinito nel cuore per aver preso parte alla riconciliazione di quei due. – Cosa starai facendo ora??

S: No evidentemente no… Come del resto tutte quelle che mi sono capitate fin ora… - Adagiò la testa sulle braccia ed allontanò gli ultimi boccoli ribelli dalla schiena nuda.

J: Non sei la sola – non poteva vederlo, ma capì dal tono usato che stava sorridendo – Non dimentichiamoci i miei trascorsi!!!

S: Tu hai un matrimonio fallito alle spalle e una serie di sceme patentate – rise – mentre io mi accontento di aver fatto saltare un matrimonio a due mesi dalla data stabilita, e di collezionare gente che alla fine non mi piace – si voltò a guardarlo per osservare le sue reazioni – Diciamo che tu hai dalla tua, che la colpa dei tuoi sbagli NON è tua!!!

J: Va beh ma se te sei una che si innamora dei vampiri di una fiction mica è colpa di qualcuno – in quel momento avrebbe volentieri tolto quel ghigno dal suo volto così perfetto. Alle volte glielo ricordava troppo, specialmente nelle sue altezzose facce da cazzo… Probabilmente quella battutina se l’era preparata già da un bel po’ di tempo. Ferma lì, pronta per ogni evenienza…

S: Già ti ho risposto in proposito – gli fece una linguaccia veloce e si voltò nuovamente a guardare il mare.

J: Cosa che non saresti né la prima n l’ultima??? – la osservò oltremodo divertito alla ricerca di una spiegazione – Ma allora sei innamorata di lui???

Chiuse gli occhi e respirò forte… Cosa poteva rischiare sbottonandosi??? Nulla…Si mise su un fianco e lo fissò seria.

S: Ok James Marsters… - il ragazzo la guardava ansioso di sapere cosa avesse di tanto serio da dire – Il mio matrimonio era già una bella farsa, quindi sarebbe colato a picco in breve tempo… Però diciamo che la mia passione verso… Spike – strinse la mascella al primo cenno di ridere del ragazzo – ha dato il vero e proprio colpo di grazia…

Lo vide rigirarsi sulla schiena e portare le mani a coprirsi il volto. La sua risata la colpì come una freccia acuminata. Fu più il fatto di schernire una cosa tanto pura a farle male, si voltò quasi in lacrime, per evitare il contatto visivo con quel corpo scosso da spasmi di ilarità.

J: Oddio no!!!! Dai dimmi che non è vero!!! – rideva senza controllo deridendo tutto quello in cui credeva. Cercò disperatamente delle risposte da dare, ma non le trovò, rimanendo in silenzio ad ascoltare la sua voce così impertinente. Lo avrebbe ucciso volentieri, ma come poteva dargli torto??? Lì c’era stata lei soltanto, e nessuno oltre le persone iniziate alla magia le avrebbe creduto… Nessuno se non qualche centinaio di streghe e maghi sparsi in tutto il mondo.

S: Ok… Sono matta, ma fatto sta che ci sto male… - non ebbe il minimo effetto, quasi non l’avesse nemmeno sentita

J: Quindi la persona lontana sarebbe lui??? – la squadrò sconcertato

S: No quella è un’altra storia ma non ci voglio nemmeno pensare… è passata e così deve rimanere – per l’ennesima volta stava mentendo – Come può essere un personaggio di una fiction una persona lontana???

J: Ah non lo so!!! – rise ancora noncurante del viso rattristato della ragazza – Tu sei matta…

La ferì con la sua schiettezza… Purtroppo era quello che sarebbe apparsa a tutti… Probabilmente anche a quelli della congrega. Chi per un modo o chi per un altro, non avrebbero capito quel profondo sentimento che la legava a lui. Chi l’avrebbe derisa perché innamorata di un personaggio immaginario, chi l’avrebbe additata perché innamorata di un essere demoniaco. Forse qualche volta anche Priscilla aveva pensato quelle cose di lei, chiedendosi come si può amare un vampiro e chiedere ogni giorno di poter tornare da lui. Eppure questa era la sua vita, e nonostante avesse cercato più volte di contrastarla, continuava a rimanere la sua vita…

Si alzò raggiungendo il ciglio della roccia sulla quale si erano sistemati. Il mare sotto di lei, giaceva in un punto di morta cristallino. Il solito pensiero… Lui…

S: Fatto sta che fin quando non troverò una persona come lui, rimarrò da sola – lo sentì di nuovo ridere e si gettò nel mare, che invitante e protettivo l’avvolse completamente con i suoi flutti.

J: Ma io sono lui!!!! La mia faccia è la sua!!! – il ragazzo si era sporto dallo scoglio e ora la guardava dall’alto sorridente.

S: Scusa James… Ma me ce faccio cazzi con una faccia!!!!! – Con tutta l’energia che aveva in corpo, si gettò in una nuotata liberatoria verso il largo. Le lacrime si confondevano con le gocce salmastre, in un gioco di cristalli variopinti sul suo viso.

Il pomeriggio era proseguito tra battibecchi e relax completo. In qualunque momento, una battutina del tipo “ Ma pensi che ti passerà??? “ oppure “ Pensi che un uomo per sedurti dovrebbe indossare un paio di zanne??” veniva per solleticare il suo già precario stato mentale. Sapeva che stava scherzando, ma il non usare tutte le mosse imparate per anni di studi e fatica, in una piccola palestra di un sobborgo romano, stava diventando sempre più arduo.

J: Senti Dru – ridacchiò accostandosi a lei, ma con uno scatto fulmineo dovette allontanarsi per evitare un pugno nello stomaco. Rise divertito. – Ok, ok basta… Senti Samantha – scandì il suo nome quasi a canzonarla ancora, ma lo sguardo di lei lo fece desistere – avevo pensato alla cenetta italiana…

S: Di nuovo lì??? Poi dopo tutto vuoi rimanere a contatto di una matta??

J: Ma tu sei un’adorabile matta – la guardò accarezzandole ancora a debita distanza una ciocca di capelli sfuggita al mollettone.

S: Io comunque lì non ci vengo, quello mi sputa nel piatto e chissà che malattie mi attacca…

Risero insieme. Certo nessuno dei due avrebbe potuto dire di trovarsi male con l’altro. Nonostante i continui bisticci, insieme riuscivano a divertirsi e ad essere davvero sé stessi.

J: Non avevo pensato a quel posto scema!!! Alludevo alla cenetta che dovresti prepararmi tu – la guardò con fare complice, cercando di avvicinarsi di nuovo.

Rimase un po’ in silenzio, interdetta dalla proposta che le era stata fatta. Praticamente era stata invitata nella tana del lupo… Il momento della verità era venuto.

J: Non ti va???

S: No è solo che – non vorrei saltarti addosso prima della fine della serata – che… hemmm… non so cosa tu abbia nel frigorifero…

J: Se è solo per questo non ci sono problemi, sono ancora le sei, e i supermercati sono ancora aperti. In caso di traffico esistono sempre i drugstore

Annuì pensierosa. Entrare nella casa di James Marsters… Proposta allettante… Sicuramente per un milione di donne sparpagliate nel mondo… E se si fosse trovata in qualche altra situazione tipo la sera prima??? Sarebbe stata in grado di tirarsene fuori come era riuscita in mezzo alla pubblica piazza???J: Dai serata tranquilla, cena italiana fatta da una vera italiana, buona musica… Magari i Ghost of the Robots – rise divertito allo sguardo sconcertato di lei per il suo attacco di megalomania – e poi diritti in piscina a fare il bagno di mezza notte.

Sapeva già che Giulian l’avrebbe uccisa… Ma poi davvero, ma che cosa cazzo centrava Giulian anche in questo!!! Se avesse dovuto rendere conto a qualcuno, avrebbe dovuto farlo ad un vampiro lontano che, molto probabilmente, nemmeno si ricordava più della sua esistenza.

S: Ok, ma prima devo andare a cambiarmi al Sunshine – si era osservata per qualche istante – soprattutto a fare una doccia…

J: La puoi fare anche da me… - per lui la cosa parve totalmente normale.

S: No JamesE certo fammi mettere anche a girare per il villone in accappatoio… ma figuriamoci!!!preferisco farla lì, ho tutte le mie cose… - Sorrise cercando di convincerlo.

J: Ok principessa, allora andiamo, altrimenti si fa davvero tardi.

S: Ok – sorrise afferrando le sue mani e tirandosi in piedi – però prima facciamo la spesa.

J: No a quella ci penso io non preoccuparti, dimmi solo cosa ti serve

Radunando le poche cose sparse sugli scogli, si diressero alla macchina chiacchierando animatamente. Con la coda dell’occhio Sam vide qualcosa di cui prima non si era accorta. Si voltò di scatto e riconoscendolo scoppiò in una sonorissima risata. L’uomo della pulizia delle spiagge rise a sua volta calandosi la visiera sul viso, e apprestandosi ad allontanarsi.

J: Vi conoscete??? – le chiese incuriosito dalla scena senza senso alla quale aveva assistito. Le lo guardò fingendosi completamente estranea alla cosa.

S: Con chi?? Con quello??? NO!!! – lo afferrò per un braccio trascinandolo via, ancora inebetito dalla risata ancora in atto della ragazza. Prima o poi se lo sarebbe davvero trovato anche nelle mutande…

Parte 5°

S: Ok… ricordati la passata, la pasta e il bacon – si passò una mano davanti al viso per allontanare l’idea ridicola di James Marsters che faceva la spesa in un supermarket – e prendi del filetto… mmm… Hai del vino in casa???

J: Ma ti pare che io possa avere del vino in casa??? – la guardò sconvolto come se gli avesse chiesto qualche grammo di eroina

S: Beh serve il vino, e se non lo compri tu, lo prendo qui in hotel… Quindi fai come ti pare – la guardò sconfitto e sospirando si adagiò sul volante

J: Dimmi Dio del cielo cosa ho fatto di male… - sorrise divertita – Che vino devo prendere???

S: Prova a cercare del Barolo… Ci credo poco… Comunque vino rosso – lo guardò un attimo perplessa – Vuoi che ti metta tutto per iscritto???

J: Hei!! – offeso come se gli avesse dato dell’idiota… sorrise, probabilmente in modo sottile lo aveva fatto eccome – riesco a ricordarmi tre cose

S: Infatti sono quattro – scoppiarono a ridere insieme. Chiuse la portiera e si diresse in camera.

Ovviamente nell’ascensore non entrò da sola.

S: Devi semplicemente spiegarmi come cavolo fai ad arrivare sempre prima di me… - scosse la testa divertita

G: Diciamo che mi muovo a cavallo???

S: Si a cavallo di una scopa!!! Dai come diavolo ci riesci???

G: Mai sentito parlare di CBR1000??? Eppure è distribuito in tutte le parti del mondo – sorrise beffeggiandosi di lei.

S: Mi avevano detto che l’autista mi avrebbe accompagnato alla villa ma non come!!! Mi vuoi scorazzare su un bolide e farmi ammazzare??? – Dio quanto l’estasiava la sensazione che le dava il vento sul viso. Il suo primo ragazzo aveva uno di quei cosi sotto al sedere, e si ricordò che era stato proprio il suo mezzo di locomozione a convincerla a mettercisi insieme. – Oltretutto mi si arruffano i capelli - Giulian si portò le mani al viso fingendosi disperato – Hei io sono la capostipite e devo essere perfetta!!!

G: Lo sai che sembri una nevrotica???

S: E tu il solito rompi palle… A proposito, James Bond di solito non si veste da spazzino per fare la spia lo sai??? – non poterono fare a meno di ricominciare a ridere. Nel tragitto che l’ascensore fece per arrivare al quindicesimo piano, riecheggiarono le risate di due giovani così vicini tra loro, ma ancora così straordinariamente lontani.

G: Capolinea!!! – con un gesto galante le indicò l’uscita facendola uscire per prima. La seguì in silenzio fino alla porta. Quando lei l’aprì lui fece per entrare.

S: No gran capo… Devo farmi una doccia sbrigarmi a prepararmi e uscire di corsa…

G: Giuro che non ti spio – le sorrise ammiccante fingendo di non vedere la faccia esterrefatta della ragazza. Era troppo bello vedere le sue mille espressioni. Riusciva in modo talmente naturale, a fare cento smorfie nell’arco di un minuto. Sarebbe stata degna antagonista di un’attrice di teatro.

S: Giulian!!! Ma secondo te posso farmi una doccia con te che vaghi per la mia camera???

G: Certo che puoi… - Detto questo si infilò nella stanza prima di lei.

S: La cavalleria è morta eh… Mi pareva troppo bello – alzò un sopracciglio in uno sguardo di rimprovero. Praticamente era stata scavalcata senza possibilità di replica.

G: No… Ma avremmo fatto a tira e molla per mezz’ora con la porta, prima di riuscire ad entrare – Si accomodò sul divano ed accese la tv.

Lo guardò ancora allibita. Normalmente uno così, lo avrebbe preso a calci nel sedere, e invece qualcosa la spingeva a rimanere in sua compagnia. Contro ogni logica verso qualunque atteggiamento che avrebbe avuto in altra situazione, si ritrovava ad essere contenta della sua presenza. Lo osservò attentamente… Completamente vestito di tutto punto. Il solito completo scuro, se non fosse stata una particolarmente attenta ai particolari, avrebbe creduto che non si fosse mai cambiato, la camicia bianchissima con il colletto inamidato e una cravatta grigio perla, probabilmente di seta pregiata.

S: Ok per la sbrigatività nell’arrivare, ma mi spieghi come fai anche ad imbellettarti così??? – il ragazzo si voltò lentamente a guardarla, e i suoi occhi allusivi furono la risposta migliore del mondo. Alzò le mani al cielo in segno di resa – Okkei!!! Ma come mai solo io uso ancora i vecchi metodi lava e asciuga??? – si voltò a guardarlo un ultima volta prima di entrare definitivamente nel bagno – Sta tranquillo che se un giorno puzzerai di sudore te lo dirò – la risata calda del ragazzo riempì la stanza ed accompagnò il suo ingresso nella sala da bagno. Girò istintivamente la chiave nella serratura.

G: Ma guarda che tu sei tutta scema eh!!! – strizzò gli occhi divertita rendendosi conto che effettivamente aveva esagerato nel chiudersi a chiave. Sapeva benissimo che non sarebbe mai entrato. Lui era un bravo ragazzo, non il suo adorato Big Bad… Sorrise dolcemente…

S: Tu non sei normale, io che ne so!!! – si voltò e posò la schiena al legno della porta aspettando un’altra battuta sarcastica.

G: Ma vaaaa… - rise e cominciò a sfilarsi di dosso i vestiti. Controllò che non avesse dimenticato nulla nella stanza da letto e si infilò sotto la doccia.

Cominciò una vera e propria conversazione interiore… Lei era la capostipite, o almeno quella massa di svitati soleva chiamarla così, e allora perché continuava a non usare i suoi poteri a pieno??? Non certo per paura di essere scoperta, lei evitava di usare i suoi poteri anche quando era sola in una camera blindata. Non solo Giulian, ma anche Priscilla che aveva nemmeno la metà delle sue risorse, usava i suoi mezzi in qualsiasi occasione. Una volta persino per trovare posto vicino ad un ristorante. Era stata un po’ a rimbrottarla per aver usato la magia per scopi futili, ma la ragazza giustamente le aveva risposto che non aveva ucciso nessuno, e che soprattutto niente e nessuno vietava di usare la magia per scopi personali. L’unico veto della congrega era di non rivelare ai non adepti l’entità dei propri poteri e soprattutto l’esistenza della congrega stessa.

E allora perché mai lei non riusciva ad usarla??? Quasi la rinnegasse per qualche motivo. Eppure aveva sempre sognato da piccola di possedere poteri paranormali, anche il più stupido, solo per sentirsi diversa dalle altre persone… Era sempre stato per questa necessità di diversità, che si era data alle arti marziali, per essere diversa da tutte quelle donnine sculettanti che cordialmente detestava. E allora cosa la tratteneva dall’usare tutti i suoi poteri??? La risposta arrivò da dentro come la serie di domande formulate. Willow… Lei aveva paura della magia, per via di quello che era successo all’altra strega. Inconsapevolmente si era posta un freno, per paura di cadere a fondo come lei. Rimase immobile sotto il flusso caldo dell’acqua e riflettè. Il veto sul non fare del male a nessuno era ok, ma questo era pateticamente fuori luogo. La fondamentale differenza che la divideva in maniera radicale da Willow, era che lei, a differenza della rossa, era una strega naturale… Se poi naturale potesse essere il termine esatto da usare, visto che lei a detta di quelli che l’avevano accettata nella congrega, era stata praticamente la Prima strega… Maga… il termine strega le dava un non so che di terribile e nefasto. Maga sarebbe stato più appropriato… se però lei non si fosse sentita davvero così strega. Sorrise chiudendo l’acqua.

Si asciugò i capelli e modellò i ricci ribelli, ogni volta quel momento richiedeva tutta la sua fermezza di carattere. Forse una cosa avrebbe potuto fare con la sua magia… Cambiare quei boccolacci in spaghetti dritti e modellabili in qualunque modo volesse. Cominciò a truccarsi, mai lo aveva fatto così tanto spesso in vita sua, ma l’abbronzatura già invidiabile, le permise di rinunciare al fondo tinta e alla cipria.

G: Saaaam!!! Sei sulla CNN!!! – Giulian aveva urlato senza una particolare espressione nella voce.

Rimase ferma con il mascara in mano. Non riuscì a capire il senso di quelle parole insensate.

G: Carini!!! Sei la nuova fiamma di James Masters!!! Non avevo notato di quanto ti stesse bene il costumino di ieri!!!

Sgranò gli occhi, di cosa stava parlando quel pazzo scatenato??? Senza pensare al suo desabillè si precipitò nella stanza, con solo un completino di pizzo bianco in dosso.

G: Sam!!!! – Completamente incurante del ragazzo che arrossendo si copriva il viso, si accovacciò di corsa accanto al televisore. La foto di James Marsters accanto ad una brunetta dai boccoli neri, troneggiava al centro del teleschermo, dietro la faccia sorridente della giornalista. E la cosa più assurda era che la bruna in questione era proprio lei!!!

S: O Gesù!!!!

G: Sam per favore vestiti – non badò nemmeno al tono intimidito della sua voce, troppo presa dalle parole della bionda nel televisore. “ l’ex vampiro Spike di Buffy The Vampire Slayer, ha trovato una nuova compagna. Da un paio di giorni lo si può incontrare sempre sorridente al suo fianco. Non si sa nulla di lei, solo che pare provenga dall’Italia… Probabilmente qualche attrice emergente del paese estero…”

S: Io un’attrice emergente??? Io la nuova fiamma di James???? Oddio qui sono completamente fuori di testa!!!

G: Sam ti rivesti!!!!!

S: Oddio sei n’angoscia!!! Bibidibobidibù prrrrr – con un cenno di un dito si fece apparire addosso un vestitino bianco laminato.

G: Oh meno male… - sospirò di sollievo

S: Hai mai fatto sesso in vita tua??? Hai mai visto una donna??? Mi sembri alquanto grandicello per farti questi problemi… Mi è venuta la cellulite??? – con un rapido gesto si ispezionò la coscia

G: Ho trent’anni… a occhio e croce… ma questo non vuol dire che io debba essere un allupato no??

S: Tu ti rendi conto di quante cazzate hanno detto??? – si mise una mano tra i capelli in un gesto di smarrimento totale. – A James verrà un colpo sta volta!!!

G: E perché??? Non è che sei da buttare… Se gli viene un colpo è un cretino… - la guardò apparendo quasi offeso per quelle parole

S: Si ok!!! Ma lo hanno sbattuto sui rotocalchi rosa per una cosa inesistente!!! Almeno fosse vero!!!

G: Beh… Spero bene che non sia vero!!!

S: Scusa che vorresti insinuare??? – lo guardò storcendo il naso

G: Tu con quello??? Ma per carità!!! – scosse le mani come per allontanare l’idea

S: Chiedimi di sposarti no??? Almeno mettiamo su una famiglia di elfi bardi… - rise di gusto cercando di non uccidersi per la tanta stupidità

G: Di elfi che??? – la guardava ad occhi sgranati, ma palesemente divertito

S: Lascia stare… - tornò a guardare il televisore, ma il piccolo trafiletto di programma era ormai andato da un pezzo. Scosse la testa facendo ondeggiare freneticamente i lunghi capelli – Ma ti rendi conto??? E se io da qualche parte avessi un ragazzo??

G: Tu hai un ragazzo??? – la guardò inarcando il sopracciglio

S: Perché non poteri??? Non faccio solo magie nella vita sai!!! Magari ogni tanto potrei aver bisogno di fare sesso!!! Mica sono come te, IO!!!

G: Ma chi ti ha detto che io non faccio sesso!!! Ma guarda tu questa! – si voltò offeso a guardare in un’altra direzione – Io faccio del sano sesso, ma preferirei trovare una degna di poter dire ho fatto l’amore… Non so come si usi dalle tue parti, ma io ancora rimango attaccato ai vecchi valori.

S: Alle volte sembri un signorino dell’ottocento – rise divertita – arrossisci per un perizoma, quando ieri mi hai vista in costume, e se si parla di sesso è come se uno parlasse di ammazzare qualcuno. – osservò il suo sguardo offeso e si sedette accanto a lui. – dai su… Ho un problema serio!!!! Che dico domani al maledetto raduno???

G: Che fai sesso con un attore di un serial – fece spallucce scuotendo la testa con noncuranza

S: Dio se sei detestabile!!! – serrò i denti su un dito per scaricare un po’ di rabbia

G: Ma tu hai un ragazzo??? – la guardò titubante

S: Ahhhhhh!!!!! Ma che ti frega!!!!! – cercò di riprendere la situazione in mano – No, non ce l’ho, ma da ieri pare che me lo sia fatto!!!

G: Ahhhh Mi pareva strano che tu avessi un ragazzo!!! – lo guardò allibita, quasi in preda ad un attacco d’isteria

S: Perché??? Non posso???

G: Si che puoi… Ma ci vorrà un sant’uomo per starti dietro… - sorrise divertito

S: Ok sposami e facciamola finita, almeno mi sistemo per le feste – si alzò di scatto dirigendosi verso il letto dove aveva posato la borsa poco prima. Lui scosse la testa chiudendo il discorso… Quello sicuramente non era il momento migliore per mettersi a fare del rude sarcasmo.

G: Ma perché te la prendi tanto?? – le si avvicinò poco dopo

S: Perché non è vero!!! Che domande stupide mi fai – si fronteggiavano a pochi passi l’una dall’altro. Lui rimase per un po’ a guardarla, come se cercasse di trovare nei suoi occhi una risposta molto più plausibile. – Ok!!! Perché amo qualcuno che non cambierei con nessun’altro al mondo. – strinse la mascella. Per lui fu come essere preso a pugni nello stomaco. Una sensazione di gelosia improvvisa lo fece impallidire, stringendogli la gola in una morsa dolorosa.

G: E chi??? – aveva quasi balbettato nel parlare ed aveva dovuto fare un vero e proprio atto di forza per apparire il più naturale possibile.

S: Lascia stare… - aveva di nuovo assunto la sua espressione di difesa. In piedi davanti a lui, con la mascella chiusa come una barriera invalicabile, e lo sguardo chino rivolto in un’altra direzione.

G: Ma perché cazzo non ti confidi con me??? – si morse la lingua cercando disperatamente una scappatoia dalla frase che aveva detto, ma soprattutto da quegli occhi verdi, che parevano tagliarlo come lame roventi. Lo fronteggiava a testa alta infuriata come una tigre.

S:  Ma chi ti conosce!!! Mi spieghi perché dovrei farlo??? Sei quello che comanda??? E sti cazzi!!! La mia vita rimane la mia, nonostante la vostra gabbietta per piccioni!!!

Il telefono squillò strozzandogli le parole in bocca. La vide rispondere e congedare in poche parole l’altro interlocutore. Osservò i suoi passi nervosi portarla verso la borsa, e per un attimo ebbe la necessità di fermarla, ma il suo sguardo infuocato lo inchiodò al terreno.

La osservò mentre attraversava la stanza con ampie falcate e vide la porta chiudersi con un rumore sordo dietro di lei. Corse e l’aprì di scatto cercando il vestitino bianco nel lungo corridoio. Lo vide già davanti all’ascensore, probabilmente aveva corso per sfuggire ad un’eventuale inseguimento.

G: Dove stai andando??? – osservò il suo viso sprezzante voltarsi con stampato un sorriso gelido, proprio nel momento in cui le porte dell’ascensore cominciavano ad aprirsi.

S: Nell’unico posto dove tu non puoi arrivare… - Giulian impallidì – A casa di James – la vide sparire dietro il richiudersi inesorabile delle porte scorrevoli.

Era stato davvero un idiota, si era lasciato andare al suo affetto per lei, o quanto meno all’affetto per quello che era stata. Ma perché continuare a mentirsi era lei che gli interessava! Con un tonfo sordo chiuse la porta alle sue spalle, e cominciò a correre in direzione della rampa di scale. Non sarebbe potuto entrare, ma sicuramente ci sarebbe stato…

Chiuse gli occhi sotto il frastuono che fece la portiera nel chiudersi.

J: Tutto ok??? Mi sembri un po’ alterata – guardingo osservò la ruga che le arricciava la fronte.

S: Si tutto ok… Metti in moto il bolide – scrutò la strada per vedere se gli fosse dietro

J: Ma chi stai cercando??? – sollevò notevolmente il sopracciglio e guardò nella sua stessa direzione.

S: Nessuno Jimmy, metti in moto!!!!! – Si limitò a non capire. Già un po’ di volte era successo, e si convinse a fregarsene completamente.

J: Ho trovato tutto, barolo compreso, ma non contare su di me per scolarti la bottiglia – quando si voltò per sorridere la trovò con la nuca appoggiata sul poggiatesta, e gli occhi chiusi. – Piccola sei sicura di stare bene??

Si riscosse a fatica dai suoi pensieri, quel ragazzo riusciva davvero a portarla fuori dalla grazia di Dio. Riusciva a metterla alla berlina, a farla sentire indifesa, come se sapesse davvero tutto di lei, ma avrebbe giurato che non sapesse proprio un bel niente.

S: Si Jimmy si, sono solo un po’ preoccupata per una cosa… - lo guardò di sottecchi e notò l’attesa del seguito della frase nei suoi occhi luminosi. – Hai visto la tv??? – Allibita fu investita dalla sua risata divertita!!!

J: Alludi alla CNN??? – annuì guardandolo con gli occhi fuori dalle orbite – mi ha chiamato prima Charlie, per dirmi di presentarti alla band – continuò a ridere mentre le ruote dell’auto divoravano l’asfalto scuro. – Già so tutto!!

S: E tu ci ridi su??? – con gli occhi ancora sgranati seguiva i movimenti delle sue labbra sorridenti

J: Dovrei piangere? – la guardò divertito – Non è che mi hanno fatto fidanzare con una vecchia balena Sammy… Cavolo mi hanno fatto fidanzare con te – Si passò una mano sugli occhi riprendendo a respirare.

S: James ma non è vero!!!

J: Ma quando mai mi affibbiano una storia vera – scosse la testa – capisco che per te è una cosa sconcertante, ma sicuramente non mi metterò a fare una smentita – la guardò con fare complice – nemmeno se mi dici che mi uccidi

S: E perché dovrei dirtelo??? Se non frega a te figuriamoci a me!!! Io ne esco vincitrice sai!!! – altezzosa si portò una mano nei capelli sciolti, e scostò una ciocca dal viso.

J: Anche io – la guardò per una attimo con la coda dell’occhio – Charlie mi ha fatto una marea di complimenti, soprattutto sul tuo costumino color sabbia – rise ancora di gusto parando un colpo nello stomaco

S: Maschi!!!

J: Dai su… Che problema c’è, al massimo tornerai in Italia e tutti ti riconosceranno – ammiccò in sua direzione

S: Oddio spero di no, se no poi faccio pure la figura della mollata!!! – incrociò le braccia preoccupata

J: E chi lo dice… Magari potresti avermi mollato tu… O magari potremmo non lasciarci mai!! – rise di nuovo lasciandola esterrefatta

S: Ok, cambiamo discorso che è meglio – osservò di nascosto il suo viso e lo scoprì a fissarla. Messa in soggezione da quegli occhi così azzurri, tacque per non rischiare di trovarsi in una situazione ancora più imbarazzante. Era in macchina con il lupo, e si stava recando saltellando come cappuccetto rosso nella sua tana… Niente di più divertente!!!! – Voglio morire!!!

Rimasero in silenzio fino davanti al cancello della villa, fin quando non fu lei a romperlo, con un’esclamazione di meraviglia. Davanti ai suoi occhi, il cancello di ferro battuto, apriva la vista di un villino rifinitissimo, con vista sull’oceano.

J: Ti piace il mio castello??? – la sua voce le sfiorò le orecchie in quello scenario da favola, e ancora a bocca aperta, non riuscì a proferire parola, limitandosi ad annuire estasiata. Parcheggiarono proprio di fronte la casa, mentre il cancello elettronico si chiudeva alle loro spalle. [ NdA Pura fantasia ovviamente :P Non so proprio che tipo di casa abbia JM, ma è la casa dei sogni di Sam :D ]

Rimase immobile a rimirare il paesaggio, quel ragazzo possedeva davvero tutto, anche la casa dei suoi sogni. – Ben venuta principessa, le ali del mio castello sono a sua completa disposizione.

Le aveva aperto lo sportello e tendendole la mano l’aveva aiutata a scendere. L’aria fresca della sera, la investì provocandole un brivido. Si voltò e guardò tutt’intorno lo scenario che le si parava davanti. Dietro la casa, le onde del mare la chiamavano sommessamente, invitandola ad entrare. Le fece strada, e la fece accomodare in salotto. Dio come avrebbe voluto una casa così. Arredata in maniera elegante, ma allo stesso tempo modernissima, con foto ovunque e soprattutto una marea di dischi e dvd di ogni genere. Fissò un angolo un po’ nascosto, e una dolcissima sensazione le accarezzò il cuore. In fondo alla sala, in un angolo un po’ appartato, vi era il computer complice del loro primo incontro. Il computer che le aveva permesso di trovarsi ora al suo fianco.

J: Si stavo lì quando parlavamo – le sorrise dolcemente – rannicchiato in quell’angolo per fare due chiacchiere con una sconosciuta che mi ha invaso la vita.

Gli cinse un fianco con il braccio e continuò a fissare il pc, poi in un gesto dettato dal suo istinto lo strinse a sé.

S: Sai che ti voglio bene vero??? – il ragazzo trattenne il respiro un secondo, spiazzato dalla situazione, poi le posò una mano sulla testa accarezzandola.

J: Anche io Sammy… Tanto.

Si erano staccati per via dell’incessante squillo del telefono. Inspiegabilmente qualcuno interrompeva sempre i loro momenti di intimità. Sam lo vide come un segno del destino e con un cenno del capo, fece segno all’amico che avrebbe cominciato a cucinare. Afferrò la busta della spesa, e spingendo la porta a molla, entrò in quella che gli occhi blu, gli avevano indicato come la cucina. Cercando di non rimanere di nuovo incollata ai particolari scorse il legno bianco dei mobili e sorrise. La tipica cucina americana, della tipica casa del perfetto americano. Si affrettò a mettersi ai fornelli, e aiutata da un pizzico di intuito femminile, cercò senza molta fatica tutto l’occorrente per preparare la cena. Si soffermò per un attimo ad ascoltare la voce del ragazzo che pareva nuovamente divertita. Ascoltò il discorso e capì che qualcun altro gli stava riferendo la cosa detta alla tv. Sorrise insieme a lui…

S: Ahhh!!! L’America!!!

Dopo qualche minuto la roba era già magistralmente messa sul fuoco, e lo sfrigolio dell’olio riempiva picchiettando, il silenzio della stanza. Lo sentì arrivare, complice il ritorno della porta…

S: Chi ha arredato così bene questa casa???

J: Helena… - si pentì subito di aver fatto quella domanda così idiota

S: Ah… Scusami – si voltò a guardarlo con la morte nel cuore, sapeva bene quanto ancora gli facesse male pensare a lei. Lo aveva letto da tutte le parti, e soprattutto molte volte si erano trovati a parlarne.

J: Non ti preoccupare… Sai che sto provando a farmene una ragione – la ragazza tornò a guardare il bacon che si abbrustoliva sul fornello.

S: Sai… Alle volte non ci si riesce proprio – lo sentì dietro le spalle, ma si limitò ad aggiungere la passata al contenuto della padella. Il bacio sul collo la scosse irrigidendola.

J: Evita di accanirti in sogni inutili – ridacchiò – la vita è quella che è e va vissuta fin che ci viene permesso di farlo...

S: Trent’anni e non sentirli, si vede che da queste parti la carta d’identità è un optional – lui la fissò un po’ perplesso, cercando di afferrare il nesso della frase – non fare il santarellino, lo so bene che era una delle tue battutine riferite alla mia lieve follia.

Non potè far a meno di ridere con lui, la sua risata riusciva a trascinarla sempre

J: Sei una peste!!!

S: Io eh!!! La cena sarà pronta tra una mezz’ora, è libero di fare ciò che vuole nel frattempo – il ragazzo si portò una mano nei capelli pensieroso

J: Ti dispiace se ti lascio un attimo da sola per farmi una doccia???

S: Ma figurati!!! Solo ricordati che la pasta si scuoce

J: Certo mamma!! – scattò sull’attenti e marciando si diresse al piano di sopra.

Alzò gli occhi al cielo e coprì la padella con il sugo. Mise in una pentola a bollire dell’acqua, e controllò il punto di cottura della carne. Tutto procedeva bene, avrebbe potuto andare a godersi per qualche minuto, lo scenario splendido della terrazza che aveva notato sul retro.

Il mare plumbeo, rifletteva alla perfezione il chiarore della luna, la sfera candida, risplendeva nel centro, come un faro luminoso. Sentì un senso di pace pervaderla, e ogni pensiero andò a lui, dall’altra parte dell’universo. Si scoprì a ricordare ogni particolare di quel viso così bello, e notò che forse qualche differenza tra lui e James c’era davvero. La pelle di William così candida e vellutata, non aveva la benché minima traccia dei segni della barba, i suoi capelli erano molto più corti e pettinati, e la sua bocca, racchiudeva in sé qualche ruga in più…. Magari proprio dettata dall’inevitabile trascorrere degli anni. Se era vero che i vampiri non invecchiavano di un giorno dal momento della loro morte, era anche vero che conservavano nei tratti, il trascorrere indelebile del tempo. Come piccole cicatrici invisibili, tutte le emozioni provate durante il trascorrere di quella vita interminabile, tutti i mali fatti e subiti, tutti i momenti belli e brutti, rimanevano incollati lì, sopra i visi nivei di quegli esseri sublimi. Assaporò il sapore della salsedine e si inebriò della frescura serale. Voltandosi a malincuore tornò dentro per finire di preparare la cena.

Apparecchiò la tavola, e servì nei piatti la pasta appena condita. Si diresse verso la scala, e salendo un paio di scalini chiamò il ragazzo al piano di sopra. Nemmeno pochi istanti dopo lo vide scendere trafelato, con una maglietta aderente ed un paio di jeans tagliati.

J: mmmm… - inalò una grande quantità di aria – che odorino!!! Ma cos’è???

S: Pasta all’amatriciana – sorrise per la faccetta estasiata dell’amico – assaggiala e dimmi com’è…

Si sedettero al tavolo, e cominciarono a mangiare. Lo sguardo del ragazzo si illuminò con suo sommo piacere.

J: E’ squisita!!! – si asciugò la bocca con dello scottex – hai delle manine d’oro!!!

S: Diciamo che siete un po’ troppo abituati a mangiare schifezze… - sorrise – vivete di hamburger  e hot-dog

J: Hai ragione – annuì ricominciando a mangiare, ma si fermò con la forchetta in bocca quando vide la ragazza versarsi un bicchiere di vino

S: Jimmy!!!! E’ solo un bicchiere!!! Non trattarmi come se fossi un’alcoolizzata e su!!!

Deglutì e si pulì nuovamente la bocca. Rimase a guardarla serio, facendola sentire una criminale.

J: Fai come vuoi… io non condivido ma giustamente non sono affari miei – prese una nuova forchettata di pasta, e la portò alla bocca distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.

Sam si alzò frustrata e gettò il contenuto del bicchiere nel lavello.

S: Mai successa una cosa del genere – seguiva ogni suo movimento sorridendo di nascosto, era riuscito a farla sentire in colpa, e soprattutto a non farla bere. Se c’era una cosa che davvero detestava era l’odore dell’alcool. – JM il filetto è al barolo, vedi che cosa puoi fare…

La guardò un attimo perplesso, ma si ripromise di pensarci dopo. Per ora aveva da fare con quel succulento manicaretto che lo aspettava fumante.

Annusò la carne come se fosse un cane soffermandosi soprattutto sulla cosa sanguinolenta che la rivestiva ovunque.

J: Io capisco la tua propensione verso i vampiri, ma lo sai che questa cosa fa senso???

Gli strappò il piatto dalle mani e tagliò un pezzo della carne tenera come il burro.

S: Facciamo come i bambini va… Apri la bocca – si scostò guardingo annusando ancora una volta – smettila di fare il dobermann!!! Apri la bocca!!! – sorrise alla sua faccia preoccupata. E quando lo vide schiudere le labbra, infilò dentro con un gesto deciso il tocco sostanzioso. – Ammete!!! – rise divertita quando lo vide strizzare gli occhi cercando di capirne il sapore – Mastica scemo!!! Dio che ragazzino capriccioso!!! – si leccò via dalla mano che aveva usato per proteggerlo da eventuali sgocciolii, un po’ del condimento saporito della carne. Annuì, decisamente era riuscita a fare un ottimo lavoro. Attese qualche istante una reazione da parte di James. Dopo un po’ lo vide rilassare i lineamenti del viso, assaporando quasi estasiato la cosa che fino a pochi istanti prima aveva avuto paura di mangiare.

J: Dio ma è buonissimo!!! – emise un gemito con la bocca impastata dalla carne – Sei una donna da sposare!!!

S: ma speriamo proprio di no!!!

Risero. Passarono un paio di ore a tavola chiacchierando animatamente, anche bisticciando un po’, quando il ragazzo tirava fuori qualche battuta riguardo le sue manie strampalate. Passarono una serata serena, ridendo insieme come due veri amici.

J: Ti va un caffè???

S: Si aspetta, lavo i piatti e lo preparo – fece per alzarsi ma un suo gesto sicuro la rimise a sedere

J: Cosa fai?? Tu adesso vieni con me in terrazza, io metto tutto nella lavastoviglie, e preparo il caffè. Per il resto ci penserà domani la donna delle pulizie – la scrutò perplesso – non avrai mica creduto che tutto questo ordine e pulizia siano merito mio!!!

S: Non mi è passato nemmeno per l’anticamera del cervello Jimmy – lo squadrò divertita scuotendo la testa. Ovviamente non era tipo da aspirapolvere e spolverini.

La condusse in terrazza e dopo averla fatta accomodare su una sdraio ritornò in cucina.

L’aria così fresca la fece rabbrividire di nuovo. Si alzò per appoggiarsi alla ringhiera, e immerse nuovamente gli occhi nel mare calmissimo della sera. Le stelle nel cielo, non le erano mai parse così tante in quel momento e in un gesto molto infantile cominciò a contarle. Un rumore sotto di lei la fece trasalire. Incontrò i suoi occhi verdi e non potè fare a meno di notare come fossero belli sotto la luce delicata della luna. Gli sorrise dolcemente, come se tutto quello che era successo poche ore prima, fosse solo un lontanissimo ricordo. In uno strano gioco del destino, la sua presenza così costante le dava sicurezza… Saperlo da qualche parte accanto a lei, la faceva stare bene. Inclinando la testa rispose al timido saluto con la mano. Appariva così solo su quella spiaggia di sabbia finissima, che riuscì a metterle tristezza. Fece per dire qualcosa, quando i passi di James alle sue spalle, la fecero rigirare di scatto. Le porgeva sorridendo, una tazza di caffè fumante. La prese rimpiangendo un po’ la moka di casa sua.

J: Fa un po’ fresco vogliamo rientrare?? – annuì stringendosi nelle spalle. Seguendolo si voltò un ultima volta verso il punto dove aveva incontrato quello sguardo così dolce, ma lui non c’era più. Inghiottito dal buio della notte, come un’ombra leggera.

Seduti sul divano trascorsero ancora alcune ore senza pensieri.

L’aveva osservata per un po’ cercando di decidersi sul da farsi, ma il suo viso così rilassato, l’aveva spinto a non svegliarla. Quel sonno profondo, pareva cullarla tra sogni meravigliosi, e il sorriso su quel viso così bello, era un chiaro segno che non si stava sbagliando. Cercò di fare piano, e la cinse con le braccia portandosela in grembo. Lentamente cominciò a salire le scale verso la camera da letto

J: Vieni piccola… Ti porto a dormire…

Posò un bacio su quel sorriso sereno e si distese al suo fianco, osservando ancora un po’ il riflesso delicato che la luna lasciava accarezzando il suo viso. Chiuse gli occhi tenendola al sicuro fra le sue braccia.

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