.:: Tutto il mio mondo per te... ::.Parte 19 22 Guardare avanti. Cambiare... Gli ultimi giorni erano volati via come il vento, trascinati da ore indimenticabili, e da situazioni che sarebbero rimaste indelebili nella sua vita, come piccoli e deliziosi tatuaggi sulla pelle. Si era goduta il mare, la compagnia di due uomini stupendi, dividendosi in maniera organizzata per non lasciare nessuno dei due indietro ad aspettare. Era riuscita ad accontentare entrambi, nella diversità delle loro richieste, con una semplicità disarmante alla quale nemmeno lei era riuscita a credere davvero. Forse era stato proprio merito loro, e del loro saper essere così semplici e speciali. Mai come in quei giorni aveva detestato il sonno, imputando alle ore perse nel dormire la causa dei bei momenti sfumati. Si era obbligata ad assaporare ogni istante, rimanendo incollata con il pensiero a quei due esseri stupendi, che in qualche modo erano riusciti a lenire almeno un po’, la profonda solitudine del suo cuore. Aveva trascorso ore deliziose, con un fratello ritrovato, giocando con la magia e con la complicità del loro legame meraviglioso. Facendo lunghe corse in moto, nelle fresche ore notturne, quando la città in silenzio, lasciava spazio alle persone ancora piene di voglia di vivere. Si era stretta a lui, lasciando che ogni pensiero razionale defluisse via dalla sua testa come olio su di un tavolo levigato, cercando di essere quella che lui aveva da sempre cercato... Cercando di essere quella sorella stupenda che anche lei aveva cominciato a voler essere fino in fondo. Aveva conosciuto la band di James, dei ragazzi stupendi con tanta voglia di vivere e divertirsi, dilettandosi in un duetto timidamente abbozzato con il suo amico. Era stato il penultimo dei suoi regali, uno dei tanti che le aveva riservato quel ragazzo pieno di dolcezza e forza. La sera era stata a casa sua, avevano trascorso delle ore rilassanti, davanti ad un buon film e ad una pizza gigante. Avevano riso insieme, avevano parlato, e in un attimo di tristezza si erano stetti pensando alla partenza imminente. Chiusi in un abbraccio si erano promessi un’amicizia eterna, nella quale forse entrambi però non credettero davvero. La distanza, gli impegni improrogabili, forse con il tempo li avrebbero divisi, forse tutto sarebbe rimasto solo un lontano ricordo, ma sicuramente uno dei ricordi più dolci da stringere al cuore per tutta la vita. L’ultima sera, l’aveva fermata prima di salire, chiedendole l’ultima ora insieme. I suoi occhi così chiari troppo gonfi di tristezza, l’avevano implorata a seguirlo. Lo aveva osservato estrarre una chitarra dal portabagagli, e finalmente aveva capito cosa rimaneva ancora da darsi... L’ultimo momento di infinita complicità, che li avrebbe visti soli e sereni come se tutto fosse ancora da scoprire come il primo giorno. Si erano diretti alla spiaggia dell’hotel, e si erano seduti pochissimo distante dalla battigia, immergendo gli occhi nel mare plumbeo della sera, lasciandosi cullare dal dolce sospiro delle onde. Dopo poco, degli accordi delicati, avevano accarezzato l’aria, inondandola di melodia, e in pochi istanti era stata catapultata a due passi da lui... Persa con lo sguardo nel vuoto, riuscì sotto l’influsso sottile di quella canzone dedicata forse proprio al suo amore lontano, accarezzò il viso di William, e lo strinse a sé. Assaporò di nuovo il suo profumo e immergendo il viso nelle mani, cominciò a piangere silenziosamente. James al suo fianco, continuò a cantare fino all’ultima nota, parlando di qualcuno che ora conosceva bene, senza nemmeno capirlo veramente. “I can touch lightly you with the heart I can grip you in my dreams I can grip you still and still and fly from you I can revive or die in you” Era rimasta in silenzio, a seguire ogni singola parola, come se fosse il suo cuore a cantarla. Dietro quelle poche frasi cantate, aveva riscoperto davvero sé stessa, e il profondo legame, che la inchiodava a quell’uomo, vampiro, così lontano da lei. Fu la sua carezza delicata a ridestarla dal suo mondo di ricordi, tirandola a sé e stringendola al petto. Si lasciò cullare dall’altalena del suo corpo stretto al suo, maledicendo il 28 maggio che bussava alle porte, quel giorno infausto che l’avrebbe di nuovo strappata alle sue braccia così rassicuranti. J: Mi mancherai – aveva sussurrato tra i lunghi riccioli neri, e l’abbraccio si era fatto ancora più forte e disperato per entrambi. La loro amicizia li aveva uniti molto solo in pochi giorni, per merito della loro personalità così simile. Le sarebbe mancato, avrebbe lasciato un gran pezzo del suo cuore dall’altra parte dell’oceano, legato con un fiocco sfavillante, ad un divo che era stato meglio di quanto avrebbe mai osato aspettarsi. Il momento più brutto fu quello dei saluti. L’indomani si sarebbero rivisti per l’ultima volta, e chissà per quanto tempo non avrebbero potuto rivivere momenti magici, come in quella settimana. Lo strinse ancora, fino a sentire dolore nelle braccia, per la paura di perderlo per sempre, come già aveva perso qualcun altro pochi mesi prima. Senza pensieri e congetture, gli regalò un bacio, il più dolce dei baci casti che si può regalare ad un amico così speciale. Lui ricambiò sfiorandole le labbra e immergendo subito dopo la testa bionda nella massa profumata di capelli corvini. Si strinsero ancora, cercando di allungare quel poco tempo rimanente, come se quello non fosse un semplice arrivederci, ma un terribile addio. Varcò in lacrime la soglia della hall, gettandosi tra le braccia di Giulian già pronto ad accoglierla. Lacrime calde le bruciarono il viso lasciando ampi solchi scuri nella pelle indorata dal sole. G: Sammy... non è stato un addio... Vi rivedrete... - lei scosse la testa in preda ai singhiozzi, la sua razionalità le impediva di continuare a sperare in qualsiasi cosa. S: Ogni cosa bella che sfioro, mi lascia solo bei ricordi... Tutti mi lasciano Giul... Tutti – si strinse a lui con energia, per afferrare l’altra persona importante che sarebbe sfumata con il volo di ritorno. Le prese il viso tra le mani, e la obbligò a guardarlo. G: Io non me ne andrò... Io ci sarò sempre per te... Basterà che tu mi pensi per avermi al tuo fianco... - Forse nelle sue parole avrebbe potuto credere, quel ragazzo l’aveva cercata e aspettata per secoli, e non l’avrebbe fatta allontanare ancora. Ma le migliaia di chilometri le avrebbero tolto i loro sguardi, il suo calore e il suo affetto così puro... Annuì nel dolore più profondo, facendosi condurre in camera. Prima di entrare osservò la porta che l’aveva accolta per una settimana, e osservò il piccolo nido, in cui si era sentita protetta in quel periodo lontana da casa. Sorrise ripensando ai giorni trascorsi, tante piccole sfaccettature di una fantastica vacanza regalatale da quel ragazzo che ora la teneva stretta. Se quel piccolo momento di felicità era arrivato, era a lui che doveva i suoi ringraziamenti. Lo guardò con gli occhi ancora lucidi e vistosamente arrossati e gli accarezzò il viso provato dalla tristezza. S: Grazie Giul... Sei e sarai sempre il migliore dei fratelli – il suo sorriso felice la fece piangere di nuovo, si erano davvero finalmente ritrovati. Un altro ricordo da tenere sigillato, fu quell’ultima notte in camera sua, quando vinta dal sonno si era addormentata tra le sue braccia forti, sentendosi finalmente a casa per la prima volta dopo tanti anni. Era stato stupendo svegliarsi alle prime luci dell’alba, seduta su un divano con la testa posata sul battito delicato di un cuore serenamente addormentato. Non ricordava come fosse successo, non ricordava nulla se non una bella chiacchierata delle loro, non ricordava nulla se non i suoi occhi così verdi, che le sorridevano dall’altro capo del salottino candido. Quando aveva alzato gli occhi per osservarlo, era rimasta ipnotizzata dal suo viso felice. Nel sonno ristoratore, il sorriso sul suo volto, era apparso così delizioso, da impedirle qualsiasi movimento nel timore di destarlo. Era rimasta ferma, a respirare lentamente, e a fissarlo con gli occhi umidi. Forse per la prima volta l’aveva sentito finalmente davvero suo fratello... Forse dentro di sé, lo spirito sopito di quella vita dimenticata in secoli di oblio, l’aveva richiamata all’ordine, per ricondurla verso la retta via. Forse proprio in quella notte di pace e dolce tepore, tutto era tornato a galla per restituirle qualcosa. Magari una famiglia inaspettata... Si era stretta a lui ancora più forte, abbracciandolo con entrambe le mani, e rannicchiandosi sulle sue gambe muscolose, piano, senza far rumore, e controllando i suoi occhi chiusi sotto le ciglia finissime. Forse tutto sarebbe volato via di nuovo, con il volo delle 14.30, ma sperò in cuor suo di non dover rinunciare a nulla di così bello e importante. Chiuse gli occhi per sigillare quel legame così puro che la legava a quel corpo caldo che la stringeva, e si lasciò cullare dal suo respiro, di nuovo verso un sonno profondo e ricco di sogni meravigliosi. Fu ancora così che si svegliarono la mattina, fu lui il primo ad aprire gli occhi e a sfiorarle il viso con la mano vellutata. Quel tocco leggero la ricondusse alla veglia, camminando su drappi di seta e petali variopinti. Rimanendo ancora tra le sua braccia osservò le sue labbra increspate da un sorriso dolcissimo che restituì immediatamente. Avrebbe voluto poter fermare il tempo a quei giorni fantastici, ma la vita doveva continuare e il bellissimo momento purtroppo era finito. Preparò le ultime cose, rimanendo in silenzio, alle sue spalle Giulian fece la stessa cosa appoggiato ad un mobiletto. La osservava mentre con lentezza riponeva le sue cose accuratamente, con la morte nel cuore di chi vede un sogno meraviglioso sfumare alle prime luci dell’alba. Avrebbe voluto farle accettare per forza la sua proposta, magari obbligarla a rimanere, ma si impose di rimanere in silenzio e di accettare le sue idee, così maledettamente dolorose. Andarono a fare colazione come ogni mattina, fingendo che tutto fosse a posto. Dio quanto gli sarebbero mancati quei momenti di pace, gli sarebbe mancato tutto di lei. Le loro continue bisticciate, i suoi sorrisi, le sue risate argentine. I suoi occhi così dolci, i suoi capelli, il suo profumo delicato. Se solo avesse potuto avrebbe voluto tenerla sempre chiusa in un taschino, e portarla con sé ovunque. Imbarazzato abbassò lo sguardo quando si vide scoperto dal suo sorriso dolcissimo. S: Mi mancherai... - era stato quasi un sussurro, ma per lui era valso come un grido nel silenzio della notte. Aveva sentito il cuore saltargli nel petto, e quasi non aveva dato sfogo ad un pianto disperato. L’avrebbe potuta toccare ancora per poco, e il suo profumo sarebbe svanito dai vestiti in poche ore. Di lei sarebbe rimasto solo un dolce ricordo di quei giorni in cui avevano imparato a conoscersi, e a volersi di nuovo bene. Aveva annuito deglutendo, incrociando le dita con quelle affusolate di lei. G: Anche tu mi mancherai... Vorrei non vederti mai andare via... S: Giul... Io per te ci sarò sempre – sorrise ripetendo le frasi dette la sera prima proprio da quelle labbra che ora tremavano per la forte emozione – Basterà un sospiro e io ci sarò Lui scosse la testa sorridendo, e rimandò in gola le lacrime prepotenti. G: Sai che non sarà così – si voltò verso una finestra illuminata dal sole, per non farle vedere i suoi occhi lucidi – Ma almeno ricordati di me, e che ti adoro... La stretta si fece più forte, e un piccolo gemito lo fece voltare per incontrare di nuovo i suoi occhi di smeraldo. S: Giulian, tu sei mio fratello – le lacrime cominciarono a scendere, e la sua mano pronta le fermò sul nascere, accarezzandole con delicatezza il viso levigato. Lei l’afferrò di scatto baciandola e stringendola forte sulla guancia. – Non posso scordarmi di te... Non lo fare tu ti prego... Si abbracciarono di nuovo, portando i loro visi l’uno di fronte all’altro. Sfiorandosi il viso e stringendosi appoggiando la fronte, l’una su quella dell’altro. Occhi negli occhi, felici, nel silenzio di uno sguardo carico di parole, si giurarono di non lasciarsi mai più. Inesorabile il tempo tiranno trascorse portando via la mattinata. La scortò giù portandole la valigia, e le diede un ultimo bacio prima di andare. L’ultimo sguardo prima di svanire nella luce accecante dell’esterno, poi il rombo di una moto e il silenzio. Tremante si lasciò cadere sul salottino, in attesa di James... Suo fratello era scappato per non doverla veder andar via, e probabilmente aveva anche sofferto per non poterla accompagnare. Aveva apprezzato il suo sorriso triste e il suo silenzio accondiscendete, quando gli aveva detto che ci sarebbe stato James all’aeroporto, ma aveva sofferto nel vederlo andare via contro il bisogno disperato di tenerla con sé. I suoi passi stentati, erano stati gli stessi della mattina sulla spiaggia, gli stessi che dicevano ti prego fammi restare. Forse aveva taciuto conscia del fatto che per loro ci sarebbe stato un futuro e che invece per la sua amicizia così bella con la copia terrena del suo vampiro probabilmente no. Aveva atteso di vederlo apparire, e quando la sua testolina bionda aveva fatto ingresso nella stanza, era scattata verso di lui, nell’ultimo barlume di energia. Lo aveva stretto, accarezzandogli i capelli e lo aveva osservato per forse l’ultima volta. Quel giorno appariva proprio come William. Aveva ingelatinato i capelli e li aveva tirati indietro, indossava una maglia nera attillata e un paio di jeans logori... Talmente simile a lui, da poter finalmente credere che lo fosse davvero... Fu ancora peggio... J: Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere – disse dopo aver visto la sua faccia stupita che osservava la linea modellata dei capelli – Oggi ho voluto essere il tuo Spike – qualcosa nella sua voce tremò S: Sei perfetto – sorrise con le lacrime agli occhi – ma come potresti non esserlo??? Si strinsero ancora una volta, in quello che forse fu il più lungo dei loro abbracci, o forse il più vero e sofferto. Si ritrovò senza sapere come, nei corridoi asettici dell’aeroporto, come se il tragitto fosse stato solo un bruttissimo sogno da cancellare. Avevano parlato poco, vinti entrambi dallo sconforto di quell’arrivederci che non avrebbero mai voluto doversi dire. In silenzio avevano assegnato i bagagli al ceck in e avevano aspettato nella sala d’attesa. Ogni tanto qualche sguardo aveva spezzato quel terribile calvario che li avvicinava al momento cruciale, lasciandoli però ancora più soli nei loro pensieri. J: Giurami che non appena arriverai accenderai il pc, e starai un po’ con me – aveva sorriso senza alzare lo sguardo verso di lei. S: Certo che lo farò... Ma tu giurami che tutto sarà come prima – aveva tremato nel dire quelle parole, proprio perché forse non avrebbe creduto a nulla J: Certo che sarà come prima!!! – aveva infilzato i suoi occhi con le iridi chiarissime, lasciandola senza fiato – Sarà meglio di prima!!! La hostess chiamò i passeggeri, e il nodo alla gola si sciolse per entrambi in un pianto fatto solo di singhiozzi sommessi. J: Quando sei arrivata – la strinse a sé – non immaginavo che vederti ripartire sarebbe stato così... S: Quando sono arrivata credevo che tu non saresti mai venuto a trovarmi – rise fra le lacrime contagiando anche lui J: So che sembra strano... Ma sei diventata la mia migliore amica... Vorrei poterti avere qui per sempre – la guardò un po’ preoccupato sperando di non averla colpita con quell’affermazione. Forse per un po’ aveva creduto di poter essere più che amici, ma poi qualcosa l’aveva fermato... Una sensazione strana che gli aveva impedito di tradire qualcuno, senza sapere chi... Il suo sguardo felice però allontanò ogni dubbio e preoccupazione, capendo che ogni cosa era andata nel giusto verso. S: Io ho pochissimi amici Jimmy... E tu sei e rimarrai sempre il migliore di tutti – Lui estrasse dalla tasca un pacchetto dorato, e glielo porse con mano tremante. Si guardarono ancora per suggellare la loro amicizia e con mani tremanti la ragazza aprì il fiocco che incorniciava il piccolo dono. All’interno una croce d’oro deliziosamente lavorata e un bigliettino che lesse tutto d’un fiato. “Ti prego non dimenticarti di me Your J.” S: Mai... - Come se fosse lui, la stessa frase dolcissima prima di lasciarsi senza la consapevolezza di una data in cui abbracciarsi di nuovo. Accarezzò il suo viso impacciato in un atto di timidezza, e con un ultimo bacio si incamminò verso la ragazza che chiamava i passeggeri per la terza e ultima volta. Si voltò a guardarlo e felice capì che forse qualcosa sarebbe veramente rimasto tra loro. Quel viaggio così detestato all’inizio, le aveva regalato le cose più belle, un amico fantastico, e un fratello sempre desiderato. Scorse tra la gente e lo vide, era sicura che non l’avrebbe lasciata andar via senza di lui. Si sbracciò nel salutarlo, e vide James adocchiare la persona tra la folla. Un ultimo sorriso ad entrambe le persone che le avevano riempito il cuore, e in pochi passi raggiunse l’aereo con i motori già accesi per portarla via. Chiuse gli occhi durante il decollo, per assaporare ogni attimo del tempo trascorso. Aprì la borsa e accarezzò la pelle dell’agenda rimasta chiusa per tutto il tempo del soggiorno. Una cosa nella borsa attirò la sua attenzione. Aprì la busta in filigrana e lesse le poche righe strofinandosi gli occhi. “ Sei stata una stella cadente nel cielo buio della sera Hai toccato la mia anima, Esaudendo il mio desiderio più grande Grazie di esserci mio piccolo tesoro Grazie di avermi reso finalmente felice Non dubitare... Io ci sarò per sempre. G.” All’interno della busta un piccolissimo non ti scordar di me essiccato ammiccava dolcemente. Richiuse tutto sospirando e accarezzò la piccola croce già messa al collo. Sarebbero rimasti con lei, e forse in qualche modo, non si sarebbe sentita più così sola. Tornò al libricino e lo aprì senza guardare alla pagina sollevata dallo spessore del fiore. Lo accarezzò ringraziando William, per essere entrato nella sua vita. Senza di lui e senza quel grande amore che continuava a batterle nel petto, non avrebbe mai vissuto quei giorni da ricordare. Lasciandosi cullare dal suono della sua voce, e dalle parole della canzone di James che già magicamente conosceva a memoria, cavalcò l’oceano ritornando al suo paese lontano. J: E’ stupenda vero?? – si era avvicinato alla figura adagiata al vetro del finestrone, che fissava il volo inesorabile di quell’aereo tanto odiato. Giulian ritrasse la mano annuendo. G: Si... E’ fantastica – sospirò abbassando lo sguardo J: Dai che questo è solo un arrivederci – le sue parole non furono di conforto né per sé stesso, né per quell’uomo dai capelli scurissimi che cominciava a tornare alla sua vita di tutti i giorni con il vuoto nel cuore. – Senti... Ti va un caffè??? – gli sorrise incontrando quegli occhi che una volta lo avevano fatto sentire piccolo e indifeso, ma che ora erano i semplici occhi lucidi di un uomo triste. Giulian annuì facendogli segno di andare. Entrambi osservarono ancora la piccola sagoma ormai lontana nel cielo, nell’ultimo gesto verso quella ragazza che gli aveva inondato il cuore di bei ricordi e sentimenti speciali. G: Un caffè forse è proprio quello che ci vuole.. – con una pacca sulla spalla si incamminarono insieme verso il bar. *** Il taxi la lasciò davanti al cancello di casa sua, molte ore più tardi, quando delle sue energie, non rimaneva che un vago ricordo. Lentamente attraversò il giardino e si diresse al suo portone. Osservò quanto fosse diversa la sua città, da quel mondo ormai così lontano. Tutto, aria compresa, aveva un altro sapore. Con infinita nostalgia afferrò il piccolo ciondolo sul collo, e nervosamente lo portò alle labbra. Salì poco dopo le scale, evitando come sempre l’ascensore troppo stretto per i suoi gusti. Arrivata davanti alla porta, non provò nemmeno a fingere di cercare le chiavi come soleva fare per paura di essere vista da qualche vicino di passaggio, schioccò le dita e schiuse l’uscio che le regalò immediatamente il confortevole odore del suo piccolo nido. Gli occhi sfavillanti di Tabata, brillarono immediatamente ai suoi piedi, come ogni volta dal primo giorno in cui era entrata nella sua vita, era giunta a darle il benvenuto. T: Ben tornata Sam... - adagiò il pesante bagaglio, richiuse la porta e si inginocchiò davanti alla gatta. S: Sai che mi sei mancata??? – si voltò di scatto spaventata da dei passi frettolosi lungo il corridoio. La chioma rossa sventolò verso di lei, incorniciando un sorriso felice. P: Dio quanto mi sei mancata!!! – si gettò accanto a lei abbracciandola stretta – Sarai sfinita – si staccò un po’ dalla stretta dell’amica, limitandosi ad annuire – Corri subito a farti una doccia, e io preparerò la cena... Hai fatto tardi anche oggi eh??? – rise ritornando sui suoi passi. Come al solito il suo viaggio era stato dettato dal continuo sballarsi delle coincidenze... Ma forse finalmente era riuscita ad abituarcisi, perché sta volta non aveva fatto una piega con niente. Ancora un po’ stordita, Samantha si diresse verso la sua stanza. Tutto perfettamente in ordine, tutto perfettamente pulito. Si soffermò per un bel po’ di tempo sulla gigantografia che sovrastava il suo letto. Il viso di James le sorrideva in maniera accattivante, facendola sorridere dolcemente. Quello che per secoli aveva reputato solo un bel sogno lontano, ora era diventato parte del suo cuore non solo in maniera figurata. Si distese sul letto e continuò a guardare i suoi occhi ancora molto a lungo. T: Come è andata??? – saltò sul letto con la sua solita delicatezza felina. Sam la osservò per un istante, poi si coprì il viso con il dorso della mano sospirando. S: bene Tab... Talmente bene, che non so se ho fatto bene a tornare – la gatta annuì silenziosamente T: Tu rimani troppo legata alle cose – sbadigliò mettendosi a sedere vicino alla padrona – Devi imparare a – lo sguardo furioso della ragazza le bloccò i pensieri S: Ma se non sai nemmeno cosa è successo!!! – ringhiò sommessamente facendo sgranare gli occhi all’altra – Non sai nulla e già parli??? Il gatto rimase per un po’ a scrutare con gli occhi socchiusi, la persona sdraiata sul letto. Fu più un momento di sfida per entrambe, forse per rimettere a posto un rapporto che alle volte si era capovolto un po’ troppo. T: Io lo dico per te... - si rimise in piedi e si avvicinò di qualche passo al viso incorniciato da boccoli neri sfuggenti – Stai bene abbronzata sai??? Dovresti farti qualche lampada ogni tanto... Sam sorrise ricoprendo gli occhi con il braccio. Probabilmente quello era stato un modo sottile e stentato di chiederle scusa. Decise che per una come la sua acidissima palla di peli, era già stato un grande passo. Con la mano libero cominciò ad accarezzarle il pelo setoso. S: Ti trovo bene sai??? Priscilla ha fatto un ottimo lavoro vedo – la gatta si acciambellò accanto a lei stirandosi T: Comunque ho il diritto di sapere – con fare nobile si leccò la zampina rosea – Mi hai mollata una settimana, e almeno voglio essere messa al corrente di tutto. Sam ridacchiò dandole una pacca sulla testolina candida. Non si erano mai separate per così tanto tempo, neanche quando era stata strappata dalla loro realtà per finire nel “Paese dei Balocchi”. Quello era stato il primo vero periodo lontane, e come ne aveva sofferto lei, era plausibile che ne avesse sofferto anche l’altra. S: Sai che ho dovuto farlo – continuava a rimanere avvolta nel buio delle sue palpebre chiuse, per riuscire in qualche modo a riposare le membra sfinite – Poi ora sono tornata – sospirò avvilita. T: Si ma non sembri affatto contenta di essere a casa – le osservò il viso provato dalla tristezza – Penso che lui sia stato davvero una bella scoperta... S: Si ammetto che James è qualcosa di indescrivibile... Un ragazzo fantastico e pieno di vita – con la coda dell’occhio riassaporò i suoi lineamenti immortalati su carta satinata. T: Ovviamente... Ma era da aspettarselo, è la sua fotocopia no??? – lentamente Sam scosse la testa accennando ad un lieve no S: Non è per quello Tabby... Non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro... Così uguali fuori, e così diversi dentro... nel profondo, nessuno dei due è simile all’altro – la gatta annuì impercettibilmente. T: Comunque io non parlavo di lui... - Sam la osservò scostando la mano per permettersi di vedere il suo muso. Il ghigno sottile e divertito le fece capire che quel piccolo essere, sapeva molte più cose di quanto avesse mai voluto farle credere. S: Tu cosa nei sai di LUI??? – la indicò sfiorandole quasi il naso con l’unghia smaltata di bianco. T: Ah... - sospirò nascondendo la testa sotto la zampa e lasciando scoperto solo lo spiraglio di un occhio verdissimo – Io so tante cose Sam... Soprattutto di colui, che mi ha chiamata per cercarti e riportarti a casa... La osservò senza parlare... Anche quel mostriciattolo pieno di nodi da spazzolare, era stato un dono di Giulian??? Quasi avesse potuto udirla la gatta annuì leggermente. I passi della rossa inchiodarono il discorso sul nascere. Osservò la sagoma entrare nella penombra e sorrise fingendosi rilassata. P: E’ quasi pronto – il suo leggero sorriso accompagnò il tragitto che la condusse a sedersi sul letto S: Non so che farei senza di te rosciaccia – ridacchiò osservando ancora di sottecchi la gatta assopita. – Cosa mi stai preparando di buono??? Arriva un odorino!!! P: Devi aver mangiato proprio male per dire così – arricciò il naso – sai come andiamo d’accordo io e la padella – rise S: Va benissimo così, anzi grazie di tutto – con una lieve torsione del collo, osservò di nuovo la perfezione della sua stanza P: Non potevo farti tornare a dormire nella polvere – scrollò le spalle – oggi ho dato una spolverata veloce, nulla di più – le diede una pacca sulla gamba stesa – comunque ora voglio sapere tutto... Anzi!!! Le foto??? – Sam la squadrò allibita, era appena tornata, come poteva pretendere che avesse sviluppato la montagna di rullini gelosamente custodita in valigia?? S: Prissi domani!!! Dammi almeno il tempo no??? – lo sguardo contrariato della compagna la lasciò di stucco. Il sopracciglio alzato in modo scettico, la lasciò inebetita. P: Come! La strega potentissima, che ha avuto il coraggio di mandare a cagare mezza congrega, facendo tremare gli anziani, non è in grado di sviluppare due rullini??? – scosse la testa infastidita – su all’opera muoviti e stampa ste foto!!! Samantha rise di gusto, la sua sfuriata nella sede del gran consiglio aveva già oltrepassato l’oceano anticipando la sua venuta. Effettivamente era stata di un’acidità allucinante quel giorno, ma pareva che nessuno riuscisse a volergliene. Anche quando il giorno dopo aveva sentito Vincent tutto le era parso troppo normale.... Pregi di essere considerata un modello di perfezione. Rise ancora di più sotto l’influsso dei suoi pensieri. P: Dai!!! S: No Priss, sono stanca di fare magie, non ho fatto altro per una settimana – sorrise ripensando a tutto il tempo trascorso con Giulian – Almeno questo lasciamolo alla dolce realtà, oltretutto non sono nemmeno di scura che ne sarei capace!!! - Lo sguardo tristemente crucciato della ragazza la fece desistere – Ok, ma solo una... Quella che credo ti interessi di più... Sorrise in direzione di quel viso immediatamente trasfigurato in una maschera di felicità. Rimanendo ancora sdraiata, si tirò sui gomiti e giunse le mani. Delicatamente cominciò a soffiare nella piccola nicchia creata dalle sue dita affusolate, facendo scaturire una luce delicata. Chiuse gli occhi per non lasciar andare nemmeno un particolare di quel viso adorato, e sorridendo, poco dopo, tese la mano all’amica estasiata dalla sua magia. Una piccola foto dettagliatissima, apparve sul suo palmo sotto gli occhi nocciola di Priscilla che rimase incantata a guardare il viso di un ragazzo dai capelli corvini smossi dal vento. Il suo viso angelico, sorrideva felice sotto i raggi di un sole talmente luminoso, da riuscire a rendere ogni più piccolo tratto radioso. P: Mi avevano detto che era bello... Ma non così... - con le piccole mani sfiorò la sagoma stampata sul piccolo foglio di carta S: Non è solo bello, è speciale – sospirando si tirò a sedere incrociando le gambe – vuoi sapere tutto??? Non ho voglia di parlare, avvicinati... - delicatamente prese la sua mano nella propria, e posò l’altra libera sulla testolina bianca della micia addormentata. Avrebbe condiviso tutto con loro, come lo aveva fatto per una settimana con due uomini stupendi... Niente segreti per quei pezzi del suo cuore... Lo sguardo incuriosito delle due al suo fianco, mutò in stupore, quando al solo sbattere di ciglia si trovarono catapultate al centro dei suoi ricordi più belli. Camminando accanto a ombre vissero ogni singolo istante racchiuso gelosamente nella sua testa. Fu così, che Priscilla e Tabata incontrarono Giulian, vivendo le loro prime litigate, vivendo ogni singola sensazione provata dall’anima di Sam, come se fosse la loro. Attraversarono la timidezza del primo incontro con quel ragazzo che aveva sferrato colpi durissimi al suo cuore, le loro piccole pazzie, i loro giochi, i loro momenti di complicità. Rivissero la sensazione di quella notte in cui si era stretta al suo corpo, sperando ardentemente di trovarsi tra le braccia di qualcun altro. Entrarono trionfanti alla congrega, sotto braccio di una ragazzo meraviglioso, pieno di gioia. Rivissero il riscatto dell’anima di Arial, e si sbalordirono davanti alla rivelazione così straordinaria, che Sam aveva ascoltato. Abbracciarono Giulian davanti al lago sul quale cigni bianchissimi, fendevano le acque placidamente... Litigarono con il consiglio, con la rabbia furiosa che lei aveva provato quel giorno, vedendosi costretta a prendere una decisione impossibile da prendere. Avevano corso con lei sulle strade californiane, avvolte dai suoi stessi pensieri. Avevano provato il suo stesso battito accelerato, la sua stessa inadeguatezza, la sua stessa timidezza al party della Fox, a come lei avevano amato il dolce tepore di quell’uomo che dal nulla come sempre era giunto per darle conforto. Avevano cantato, gioito, corso ridendo insieme ad un ragazzo meraviglioso, pieno di energie positive, innamorandosi di lui, e sentendolo indispensabile come lo aveva fatto lei. Avevano adorato James, e si erano strette a lui l’ultima sera, piangendo per la consapevolezza di non riuscire a sfuggire ad un sogno lontano così presente da graffiare ancora a sangue. Fra le lacrime avevano dormito tra le braccia di un fratello ritrovato dopo secoli, avvertendo il dolce tepore di un amore così puro e forte, da sovrastare ogni cosa intorno. Avevano pianto all’aeroporto, abbracciando James... Avevano pianto nell’ultimo sorriso dolcissimo che lei aveva regalato loro.... Tutto come essere lì... Tutto come essere davvero lei... Si era staccata da loro, solo quando non rimaneva più nulla di meraviglioso da dare, solo la sua disperata solitudine, troppo grande e personale, per essere divisa con qualcuno. Rimasero un po’ in silenzio con gli occhi lucidi ad osservare le piccole perle d’acqua che cominciavano a bagnarle il viso. Aveva rivissuto ogni attimo con loro, legandolo ancora più stretto alla sua anima. Asciugò le lacrime e tornò a guardarle abbozzando un amaro sorriso. P: M.. Ma è tutto vero??? – la fissava ancora incredula, sentendo ancora ogni sensazione nitidamente dentro di lei. S: Vi ho regalato i miei ricordi... - si strofinò gli occhi per impedirsi di piangere ancora P: Dio Sam... Perché sei tornata??? – quelle parole la trapassarono da parte a parte come una freccia avvelenata, ferendola fin nel più profondo di quel cuore già troppo sofferente. Il dolore più grande era dato dal fatto che nemmeno lei sapeva per quale motivo, si era costretta a tornare. Ora, a distanza di migliaia di chilometri da loro, non riusciva a credere di aver fatto una cosa del genere. Avrebbe voluto svanire nel nulla e magari chiudere con tutte quelle cose strampalate che continuavano a verificarsi nella sua vita... P: Non ti ho mai visto come in questi giorni Sam... - le accerzzò il viso con dolcezza asciugando l’ultimo rimasuglio di una lacrima dimenticata – Eri un’altra... Eri finalmente viva... T: Sam... Perché??? S : Semplicemente perchè è giusto che sia così... T: Continuare a scappare dalle cose belle, dai momenti felici, da tutte le persone che vorrebbero tenerti con sé, non ti porterà da nessuna parte piccola – si avvicinò alla padrona strofinando il nasino umido sulla mano adagiata sul letto. P: Perché continui a farti del male??? – quasi come se avesse voluto proseguire il discorso della gatta... Quasi come se avesse potuto sentirla. Probabilmente le sue uniche amiche avevano ragione a parlarle così, ma non fu in grado di capirlo. Si alzò dal letto di scatto, inforcando la porta verso la cucina. S: Quello che è fatto è fatto... - sospirò cercando di convincere anche sé stessa - Vado a controllare la cena, ho fame e voglio evitare che si bruci. La mano delicata di Priscilla accarezzò il pelo leggero del persiano bianco. P: Ogni cosa a suo tempo – sorrise – anche lei troverà la sua strada prima o poi... Un lieve miagolio le rispose per contribuire alla sua speranza. Avevano cenato molto presto, e già verso le otto si erano rannicchiate nel letto. Avevano chiacchierato per un bel po’ ma poi, avevano ceduto al dolce richiamo del sonno ristoratore. Rilassando le membra, quella notte aveva salutato tre persone, non solo il suo vampiro che cominciava a camminare per strade buie, aveva anche dato la buona notte al James e Giulian, così vicini al suo cuore, ma così lontani da lei. Fu strano non poter dare loro il bacio della buona notte... Praticamente lo aveva fatto per una settimana ogni sera, stringendoli, o litigandoci, ma pur sempre insieme. Verso la mezzanotte il trillo leggero del cellulare nella sua borsa la ridestò dal sonno profondo in cui era caduta. Stropicciandosi gli occhi, litigò con la cerniera e con la solita confusione contenuta nel suo interno. Tirò tutto fuori, e ancora un po’ snervata dalla fretta rispose al telefono. La sua voce l’accarezzò, facendola sorridere di gioia. J: Ciao piccola – le parve di vederlo sorridere... Oramai nulla di quel ragazzo riusciva a non essere capito dai suoi sensi sottili... - Ti ho svegliato vero??? S: Si.. – ridacchiò – scusami tesoro, ma sono praticamente svenuta! J: Ma figurati! L’avevo immaginato – nella penombra delle palpebre socchiuse, assaporò le piccole rughe che si increspavano intorno alla sua bocca, durante i suoi sorrisi così belli – Volevo darti la buona notte e dirti che mi manchi da morire Quasi non cedette alle lacrime sentendo quelle parole. Se solo lui avesse potuto toccare con mano i suoi sentimenti, forse avrebbe capito in quale stato di devastazione era finito il suo cuore dopo essere ripartita. S: Mi manchi anche tu... Mi manca il sole della California... Mi mancate da morire... - una scarica coprì una frase detta dal ragazzo – Scusa Jimmy non ho sentito... J: Nulla piccola, parlavo tra me e me... S: Mmmm... - sapeva benissimo che era stato detto qualcosa di importante... - Cosa stavi facendo??? J: nulla sono a casa e guardo la tv... Sinceramente sono troppo giù per fare qualsiasi cosa... S: Tu che sei giù!!! – cercò di alleggerire il pesante momento di nostalgia – Non è da te James Marsters!!! J: Non è da me è vero... Ma io sono come mi hai visto, solo quando qualcuno mi da l’energia e la voglia di vivere che mi hai dato tu – di nuovo la scarica S: Sei un tesoro davvero Jimmy – si asciugò una lacrima e cercò di rimanere calma per non soccombere sotto l’influsso terribile di quel nodo alla gola che rischiava di soffocarla. J: Ok tesoro... Ti lascio dormire... - rimase in silenzio, ma annuì come se lui potesse vederla – Ci sentiamo domani ok??? S: Ok... - ascoltò il suono leggero di un bacio affidato alle linee telefoniche, e rimase immobile, con il piccolo telefono appoggiato all’orecchio ancora per un bel po’. Da dietro il mugolio dell’amica la informò del suo risveglio. P: Chi era??? – Sam ripose meccanicamente il telefono, cercando di allontanare la voglia di piangere – Giulian?? S: No, James... Ma forse è il caso che lo chiami... Priscilla si era tirata un po’ su, e con il braccio a sorreggerle la testa fissava il viso triste dell’amica. P: Certo che ancora non riesco a capacitarmi del fatto che tu sia sua sorella – si passò una mano sugli occhi sdraiandosi di nuovo, con lo sguardo rivolto al soffitto – Ma soprattutto non capisco perché te ne freghi – Sam cercò di dire qualche cosa, ma un gesto della mano candida della rossa la fermò sul nascere – Ok.. Non voglio parlarne, anche perché tanto non sarei d’accordo con te... Chiamalo dai, altrimenti ci rimane male – si voltò dall’altro lato cercando di riprendere sonno. La mora fece spallucce scotendo la testa. Purtroppo quella specie di suocera in mutande nel suo letto aveva ragione... Afferrò il cordless e digitò il numero uscendo dalla stanza, probabilmente a quell’ora lo avrebbe trovato a casa... S: Buona sera mr. Smith – sorrise riconoscendo la voce del maggiordomo pomposo che si occupava della villa – Sono Samatha si ricorda di me??? MrS: Signorina cara!!! E come potrei non ricordarmi di lei – ridacchiò allontanando per un attimo il suo atteggiamento impettito – Cercava il signorino?? – dio quanto riusciva a farla ridere il suo modo di porsi verso Giulian... Così profondamente inglese da rasentare una somiglianza strabiliante, con il maggiordomo di un telefilm che aveva visto da piccola S: Si – ridacchiò trattenendosi – è in casa??? MrS – E’ tornato pochi minuti fa, credo che sia sotto la doccia ora – un po’ di silenzio la lasciò ad aspettare – Comunque credo che correrà a rispondere... Attenda in linea... Dio quanto le piaceva quell’uomo!!! Pochi minuti dopo, la sua voce tagliò il silenzio fatto di ronzii ed elettricità statica. G: Piccola!!!! Come è andato il viaggio??? – Avrebbe tanto voluto poterlo stringere ancora... Riusciva a vederlo avvolto nell’asciugamano, con i lunghi capelli bagnati, adagiati sulla fronte abbronzata. Bello come un dio greco quel cacchio di suo fratello!!! Sorrise. S: bene, a parte i soliti ritardi... - sbuffò contrariata – si vede che non c’è rispetto per una strega potente in questo mondo – rise trascinata dal ragazzo dall’altro capo del mondo G: Ma da te è tardissimo ora no??? – probabilmente ora stava cercando di capire che ore fossero da lei – Io e i fusi abbiamo sempre fatto a pugni – anche con lui... le parve di poterlo vedere sorridere In un attimo si aprì, fu il suo cuore a parlare non la sua tanto odiata razionalità. S: Avevo troppo bisogno di sentirti... Mi manchi... - il silenzio che ne seguì fu pieno di dolcezza G: Anche tu mi manchi... Sembra passata già una vita... - la sua voce così calda e sincera penetrò proprio al centro del suo cuore. S: Perché non mi hai picchiata e obbligata a non partire??? – si irrigidì sotto le sue stesse parole... In quel momento, forse l’unico della sua vita, aveva fatto spazio ai suoi sentimenti senza filtrarli con il suo solito freddo distacco. Inconsciamente si sentì liberata, ma qualcosa più forte di lei la fece rabbrividire e richiudere in sé stessa. Lui rimase in silenzio, con il fiato rotto dall’emozione, ad assaporare quella frase che non aveva nemmeno osato pensare di poter sentire. Il cuore a scoppiargli nel petto e a rimproverarlo di non averlo fatto davvero. G: I... Io... - la voce di lei lo troncò... S: Lascia stare – rise quasi in maniera isterica cercando di esorcizzare la stupidaggine appena uscita dalle sue labbra – è la malinconia!!! G: Mmmm – L’ultima ad aver parlato non era stata sicuramente la sua vera Samantha... - Ok... Silenzio... Tante cose da voler dire, tutte asserragliate nella gola – ecco, come al solito ho rovinato tutto!!!! – si portò una mano alla bocca per chiudere un gemito sottile che anticipava un nuovo tracollo di pianto. S: Ok io vado a dormire... - la sua voce era uscita a stento in un sospiro tremante per l’incalzare delle lacrime, ed era strasicura che lui se ne fosse accorto. G: Si vai... - aveva sospirato nel suo solito modo, quando diceva o faceva cose contro i propri veri desideri – Ti chiamo io domani... Buona notte tesoro... S: Buona notte Giul... - aveva riattaccato il telefono di scatto, portandosi le mani agli occhi e lasciandosi andare in ginocchio lungo il muro del corridoio. Il fiato corto a incrementare il suo forte senso di smarrimento. Strega... Ma quale strega!!! Avrebbe voluto potersi trasportare lì, ma sapeva di non esserne in grado... Probabilmente non lo sarebbe stata mai... Anche la magia riusciva ad avere dei limiti... Anche per una come lei... T: Ti piace così tanto stare male eh??? – il flebile suono della voce della sua mente, l’aveva raggiunta da poco distante – ma quando imparerai a non fare la super donna??? S: Quando tu imparerai a farti i cazzi tuoi!!! – aveva sibilato senza muovere un muscolo T: Sai che non so farlo – con un grande sbadiglio si era rintanata nuovamente in salone – Poi sai che ho ragione... Le settimane erano trascorse ritrascinandola a pieno nella sua vita di tutti i giorni. Aveva ripreso con lo snervante lavoro, aveva ripreso con la palestra e con il circolo Wicca... Tutto era tornato alla normalità, esclusa lei. Ora non solo si ritrovava a piangere per un amore fantomatico, si ritrovava anche a maledirsi ogni giorno per non averli tenuti con sé. Ogni giorno si facevano almeno tre telefonate, rimanendo incollati al telefono anche per ore intere. Si era dimenticata dei costi della bolletta, nulla era più importante che sentirli vicini almeno un po’, fingendo che tutto fosse a posto. Erano gli unici momenti della giornata in cui riusciva a stare meglio, in cui riusciva a cancellare la profonda solitudine che la teneva in bilico su quel burrone profondo che rischiava di inghiottirla. Con Giulian, aveva cercato una soluzione al suo problema fondamentale, cercando di rassicurarlo sul fatto che non l’avrebbe lasciato mai... Ci aveva provato e riprovato, mantenendo sempre gli stessi deludenti risultati, ogni volta... Ogni stramaledettissima volta, quel maledetto fascio di luce si apriva sul mondo, per poi richiudersi beffeggiandola. James le aveva spedito tutti i suoi dischi, per sopperire a quella maledetta mancanza italiana, e tra le scatolette di plastica, aveva trovato anche un’anteprima del nuovo singolo. La sua canzone... Aveva letto la dedica sorridendo dolcemente e aveva mantenuto la promessa di ascoltare il cd, per la prima volta in sua compagnia. Come se già quella canzone non facesse parte di sé... Aveva atteso il loro appuntamento serale, e aveva cantato insieme a lui, lasciandolo in panne di fronte alla precisione in cui riusciva a scandire ogni singola parola su ogni singola nota. Era stato bello fingere di trascorrere un’altra serata insieme, come in quella settimana da sogno che li aveva visti diventare amici inseparabili. Alla fine si erano salutati come ogni sera, con il più grande dei sorrisi. Aveva cercato di accettare la sua vita, tenendo anche il piccolo bruciore nello stomaco che le dava la loro mancanza, convivendo con il buio pesto, che attanagliava il suo cuore lontano dall’uomo che amava. P: Sam!!!! Hanno suonato alla porta!!! Sono in bagno ti prego ci pensi tu??? S: Si!!!! – aveva osservato il corpicino adagiato sul divano e aveva storto il naso – Mai che facessi qualcosa tu eh!!! – la gatta l’aveva osservata noncurante – Giuro che se ci riesco ti trasformo in umana e ti metto a farmi da colf – lo sguardo sgranato dell’altra la fece ridere fino alla porta – Si??? Uno stentato italiano le chiese di aprire per un controllo del contatore. Sbuffando socchiuse l’uscio pensando al solito operaio extracomunitario. Una serie di grida di gioia, invasero la casa, facendo accorrere in suo soccorso le altre due trafelate. Rimasero incantate a guardare la loro amica tra le braccia di due uomini dei quali non riuscirono a vedere che le teste infilate nella cavità delle sue sottili clavicole. Priscilla un po’ titubante, prese tra le braccia la gatta che osservava molto incuriosita la scena che vedeva la loro migliore amica come forse mai erano riuscita a vederla. Felice, forse completamente fuori di testa, ma sicuramente al settimo cielo. Finalmente capirono di chi si trattava. Avevano visto cento volte le foto di quel viaggio, e specialmente uno non potevano non riconoscerlo. La sua gigantografia aveva accompagnato da sempre le loro notti in camera di Sam. Tabata cadde dalle braccia della rossa senza preavviso. Si voltò a guardare lo sguardo ebete della ragazza, che in preda ad un attacco di fanatismo isterico aveva cominciato a gridare con loro. Quando tutto era finito Priscilla ancora batteva le mani estasiata, non riuscendo a fermare la foga dei suoi strilletti. I tre di fronte a lei, osservarono perplessi la ragazza fare avanti e dietro saltellando. Rimasero a fissarla inebetiti, fin quando Samantha non scoppiò a ridere. Fu una risata collettiva, che avrebbe preso anche il batuffolo bianco ai loro piedi se solo avesse potuto ridere. La rossa, forse in un barlume di lucidità, si fermò di scatto arrossendo e diventando dello stesso colore dei suoi capelli. Goffamente cercò di parlare, ma lo sguardo verdissimo di Giulian, la fece quasi cadere a terra su una sventurata Tabata di passaggio. Sam incrociò io suoi occhi disperati per la vergogna e decise di allontanare gli sguardi interrogativi dei suoi amici da lei. S: Cosa ci fate qui??? Soprattutto – li squadrò passando lo sguardo dall’uno all’altro – Cosa ci fate insieme!!! – Era così strano averli tutti e due, le sembrava passato un anno dall’ultima volta che aveva potuto assaporare la bellezza dei loro visi. Priscilla nel frattempo si era allontanata per sfuggire alla figuraccia appena fatta. I ragazzi si guardarono e cominciarono a ridere. Pareva si conoscessero da sempre e i loro sguardi complici avvaloravano ancor più la sensazione provata. J: Abbiamo stretto alleanza il giorno che sei partita – diede una pacca sulla spalla dell’altro – Ci siamo confortati a vicenda davanti ad un buon caffè – sorrise non riuscendo a distogliere lo sguardo dal viso radioso della ragazza. S: Ma non me l’avete detto!!! – osservò il viso tirato di Giulian, probabilmente dietro a quella tensione muscolare, si stava celando un bisogno di stringerla ancora e ancora. Non si fece pregare, buttandosi di nuovo tra le loro braccia. J: Tuo fratello è stata una buonissima compagnia in queste settimane, ci siamo visti spesso – si staccò di scatto dai loro corpi infilzando gli occhi di Giulian, incredula. G: Si gli ho detto tutto – annuì con un dolcissimo sorriso stampato sul viso S: Tutto??? – lo osservò serrando la mascella, non riusciva a credere che suo fratello fosse davvero impazzito, raccontando ad un comune mortale gli altarini del loro legame inverosimile. J: Dai che c’è da vergognarsi??? Ne ho viste di peggio!!! Hai sbagliato a non dirmelo – allibita non staccò lo sguardo dagli occhi verdissimi del moro. G: Si gli ho raccontato delle scappatelle di nostro padre – rise svelando l’arcano in tutta quella confusione – Io non me ne vergogno e tu??? Non riuscì nemmeno a volergliene per aver infangato la memoria di suo padre. Nel 2003 ci si poteva aspettare di tutto... Chiuse la porta sorridendo divertita, riusciva sempre a essere molto più perspicace di lei, e dire che si era sempre ritenuta una specie di vipera!!! S: Venite – li prese sotto braccio – non sarà come casa vostra, ma almeno è accogliente. Al settimo cielo, li condusse in salone e si accomodò sul divano tra di loro. Tabata miagolò spazientita, entrando poco dopo. Non era stata degnata di uno sguardo da nessuno, e la cosa non le era piaciuta affatto. T: Che ne dici di fare le presentazioni??? – aveva avanzato con il solito fare da aristogatta, portandosi proprio sotto di loro. G: Ha ragione – aveva sussurrato svelando finalmente l’ultimo dubbio del quale non aveva più parlato. Lui riusciva a sentirla proprio come lei. La gatta gli saltò sulle ginocchia cominciando a fare le fusa sul suo completo scuro. Osservò un po’ i due uomini seduti al suo fianco... Così diversi, ma così uguali nel loro essere così indispensabili nella sua vita. James, rigorosamente vestito sportivo, sfoggiava la sua criniera scompigliata, sempre più bionda, Giulian, sempre impeccabile nei suoi completi da atelier era l’apoteosi dell’ordine e della perfezione assoluta. S: Lei è Tabata, la mia bambina – ammiccò un sorriso di ringraziamento verso suo fratello – la pazzoide di là, è la mia migliore amica... Priscillaaaaaaa!!! – La chiamò sperando si fosse ripresa dallo shock della figuraccia appena fatta. G: E’ la sacerdotessa di Roma vero??? – annuì leggermente. Anche con lui, come con Tabata, non aveva bisogno di fare nulla per capire i pensieri direttamente rivolti a lei P: Arrivo!!!! Sto preparando un caffè, nella speranza che i vapori del gas mi uccidano – risero tutti e quattro – due minuti un plastica facciale e sono da voi... Sam scosse la testa, cercando di non ridere ancora. Quella era la pazza con la quale aveva condiviso ogni cosa, e nella sua follia era così speciale da potersi permettere di tutto. S: Come mai qui??? – sorrise infischiandosene completamente della domanda appena fatta, l’unica cosa davvero importante era che fossero lì con lei. J: Ragioni importantissime – sorrise maliziosamente G: Tutto a suo tempo – il suo sguardo complice al compagno, la lasciò un po’ perplessa... Uomini... valli a capire... Sicuramente avevano pensato di farle una sorpresa e Dio se ci erano riusciti. Rimasero a chiacchierare, fin quando una turbatissima Priscilla entrò nella stanza con un vassoio nelle mani tremanti. Sam sapeva bene per chi era destinata tutta quell’agitazione, e sorridendo andò a toglierle il vassoio dalle mani. S: Questa è la mia adoratissima roscia – porse la tazzina prima a James poi a Giulian – trattatela bene, o ve la vedrete con me. - Il primo a stringerle la mano fu James, e sul viso di Priscilla apparve una lieve rosea espressione, che divampò vistosamente quando strinse la mano dell’altro. Giulian sorrise capendo finalmente tutto. G: Ho sentito molto parlare di te... Molte belle cose... - lasciando il vassoio di scatto sul tavolo, la mora corse a sorreggere il corpo mollo della ragazza completamente in panne. S: Se la vuoi uccidere questo è il modo giusto – rise anche dopo la gomitata dell’altra strega J: C’è un albergo da queste parti?? – Sam lo guardò strabuzzando gli occhi – Dobbiamo pur trovare un posto per dormire no?!? S: Tu vieni a Roma, a casa mia, e vuoi andare in hotel??? Ma stai scherzando??? Voi rimarrete qui! – diede un’occhiata all’amica che annuì ancora un po’ stordita – In camera mia c’è un letto matrimoniale, il divano su cui sei seduto è a due posti, e ho una camera per gli ospiti, ce n’è di posto per quattro persona!!! P: No ma io sta sera esco con Luca – si morse la lingua disperando di non poter tornare indietro a prima di dire quella frase che avrebbe voluto rimangiarsi immediatamente. S: Beh... Usciamo tutti insieme no??? – James la guardò alzando il sopracciglio J: Da queste parti mi violenteranno?? – La ragazza rise accompagnata dall’amica S: Non lo so, spero di no, ma faremo il possibile per non farti riconoscere – un occhietto veloce al fratello per accordarsi sulle intenzioni in proposito... - Tu cerca solo di non farti riconoscere per forza... J: Ma scherzi!!! Non ho intenzione di stressarmi, anzi da sta sera per quattro giorni mi chiamerò Clint Eastwood – risero di nuovo tutti insieme. S: Rimarrete quattro giorni??? – felice come poche volte si era sentita davvero. I ragazzi annuirono contenti, ma nei loro occhi si nascondeva qualche cosa e lei lo percepì a pieno. – Ok bando alle ciance esseri immondi... Siete troppo maschi per fingere con me – ridacchiò – Che sta succedendo??? Giulian sconfitto dalla tremenda perspicacia della sorella la tirò sulle sue gambe, permettendo a James di interagire con loro, girandola verso di lui. G: Tu vieni via con noi.... – silenzio Rimase per un po’ ad ascoltare il respiro di tutte le persone riunite, facendosi invadere la mente da tutti i loro pensieri. Con il cuore accelerato boccheggiò per dire qualcosa, ma James la fermò. J: Non accettiamo rifiuti... E’ tutto pronto lavoro, casa, il trasloco inizierà domani, e tu avrai il tempo per licenziarti di netto. – sorrise fingendo di non vedere il gelido sguardo della ragazza. G: Noi abbiamo accettato fin quando abbiamo potuto, ma ora non hai scusanti ragazzina! – rise fingendo anche lui, di non sentire il tremore delle cosce snelle sulle sue gambe. T: Finalmente qualcuno fa qualcosa di buono va – sbadigliò S: Zitta tu!!!! – Il biondo la guardò esterrefatto, mentre un paonazzo Giulian bloccava con la mano una risata inevitabile. Conscia della gaffe, Sam cercò di riprendersi sollevandosi in piedi. Cercò aiuto da Priscilla, ma quello che vide fu solo un sorriso soddisfatto e accondiscendente. G: Cos’è vuoi sbraitare come al tuo solito??? – arricciò il naso in una di quelle sue smorfiette dispettose S: No io ora vi caccio di casa... J : Ok.. – si strinse noncurante nelle spalle facendo per andarsene – Tanto dobbiamo venire domani con la ditta di trasporti, per sta sera fai quello che vuoi. – Con una spinta potente da parte della ragazza si trovò di nuovo a sedere. Ora che poteva di nuovo guardarlo, sicuramente non gli avrebbe più permesso di andare via... Almeno non per ora!!! S: ma chi vi dice che io sia disposta a venire dall’altro capo del mondo??? – sventolò le mani gesticolando scompostamente. – Mi sembra che già una volta ho detto di no!! - Probabilmente se solo avesse voluto, in quel momento li avrebbe inceneriti, data la potenza energetica che pareva averla posseduta in pochi istanti G: Il fatto che non hai nulla da perdere – scosse la testa infastidito dai suoi continui capricci – Il fatto che ti siamo mancati e che potrai tornare ogni volta che vorrai. P: Ma su Sammy – sorrise estasiata – Come si suol dire hai trovato l’America!!! – rise nascondendosi la bocca con la piccola mano. S: Ma ti ci metti anche tu??? T: Oddio ma quando la finirai di scassare il cazzo??? – Si era messa a sedere, fissandola con le iridi verdissime. Fu allora che bloccò il tempo... Lasciando James impietrito a guardare il vuoto davanti a sé. S: Ora mi sono rotta brutta gatta sciagurata!!! – Giulian si voltò a guardare James e con un sospiro di sollievo si coprì gli occhi palesemente frustrato – Quando la finirai di aprire quella bocca a vanvera??? T: Io non parlo penso!!! – si sfidarono per un po’, fin quando non udirono le risa degli altri due. S: Che c’è da ridere??? G: Siete due pazze!!! – Si adagiò sul divano dando una bottarella al malcapitato James ridotto ad uno stoccafisso – Certo che alle volte mi fai paura S: Beh allora trema!!! Che modi sono questi??? Bloccate tutto e basta!!! P: Ma guarda che sei scema!!! Ma parti e zitta!!! Magari potessi venire anche io!!! – osservò Giulian, mentre continuava a solleticare l’orecchio del biondo G: Certo che quello che gli hai fatto è angosciante – puntò un dito sul naso del ragazzo chiudendogli una narice S: Lascialo stare!!! E soprattutto non cambiare discorso!!! – sbuffando il fratello ricominciò a guardarla fingendosi interessato – Ho detto di no!!! N O si capisce!!! T: Dio che palle... G: Signorina Anais - la guardò aggrottando la fronte – Cosa le è successo negli ultimi anni??? - probabilmente se avesse potuto la gatta sarebbe arrossita T: E’ la sua vicinanza... Mi ha fatto male – sbuffò snervata S: Anais??? – rise portandosi una mano allo stomaco – Già Tabata è da gatta demente figuriamoci Anaisl!!! Sentiamo la tua lettiera e vediamo se ti possiamo associare ad un profumo!!! – continuò a ridere sotto lo sguardo infuriato del batuffolo di peli T: Invece Samantha con l’h è bello no??? – la ragazza si fermò scotendo la testa P: Non ci sto capendo niente – allibita osservava la sua amica parlare praticamente da sola S: Niente la solita gatta scema – sospirò sfinita – Aveva il compito di ritrovarmi... Ma per i dettagli dovresti chiedere a mister ho quattrocento anni e comando io!!! – incenerì con lo sguardo il ragazzo che la guardava strafottente. – Finiscila di guardarmi così G: Ma perché non ammetti di essere contenta!!! – alzò gli occhi al cielo P&T: Appunto perché!!! – li osservò esterrefatta S: Ma chi vi dice che io lo sia!!! Priscilla le si avvicinò di qualche passo, cercando di farla ragionare. P: Sono io che piango tutte le notti??? Sono io che pago due milioni di telefono per sentirli cento volte al giorno??? S: Beh ma questo che vuol dire??? Mica ho detto che non gli voglio bene!!! – il tono della sua voce era lievemente mutato dimostrando un accenno di resa P: Fatto sta che tra loro e W... S: Ahhhhhhhhhh bastaaaaaaa!!!! Okkei!!!! – bloccò quella rivelazione sul nascere, incenerendo con uno sguardo fulmineo la sua migliore amica. Rifece partire il tempo – Ammetto che sono contenta!!! Ammetto che avrei tanto voluto farlo prima!!! Uffa!!!! Ma almeno avreste potuto chiedermelo no??? J: Mmm??? – sbattè le palpebre facendo ridere Giulian divertito – A che punto siamo??? Penso di aver perso il filo del discorso G: Sei stordito dal viaggio eh?? – ridacchiò noncurante dello sguardo assassino di Samantha – Siamo al punto che lei viene e non fa storie – rise S: Siamo al punto che siete due stronzi approfittatori!!! J: Approfittatori??? E perché??? – la guardò allibito S: Perché sapete che vi voglio bene e che farei di tutto per stare con voi - Finalmente ogni cosa al suo posto, poi poteva fingere con chiunque, anche per tutta la vita... Ma sicuramente non avrebbe potuto fingere con sé stessa, e con la felicità che l’aveva sollevata due metri da terra. Aveva raggiunto un accordo con l’amica. La ragazza sarebbe andata a vivere a casa sua, in modo tale da non lasciarla disabitata. In caso le cose fossero andate male, avrebbe sempre avuto una possibilità per tornare indietro. Si costrinse così a non vendere, nonostante fosse sicura che quel piccolo angolo di sé, non le sarebbe mai più servito. Poi era felice di poter evitare un affitto alla ragazza, la stava lasciando sola, e forse in quel modo sarebbe stato come rimanere con lei. Aveva assistito ai preparativi, in stato catatonico, non riuscendo bene ancora a capacitarsi dell’accaduto. Quando il giorno dopo aveva dato le dimissioni, aveva tremato sotto gli urli incessanti del suo grasso capo. Non aveva nemmeno dato un preavviso di qualche giorno e era riuscita a mandare a cagare un grosso lavoro che dipendeva proprio da lei. Cercò di non sentirsi in colpa, almeno con lui, ma lo sguardo avvilito dei suoi colleghi la fece soffrire. Aveva abbracciato Cristina prima di andare via, posando il suo scatolone a terra, e promettendole che non si sarebbero perse completamente di vista. Nonostante tutto, quella sarebbe sempre rimasta la sua città, la sua casa, e avrebbe fatto di tutto per tornare ogni tanto. Senza muovere un dito, in due giorni trovò tutte le sue cose in perfetto ordine ad aspettare l’impresa di trasferimento. Avevano fatto tutto i due ragazzi, e si stupì del fatto che Giulian fosse riuscito in tanto senza l’ausilio della magia. G: L’ho fatto con la forza della felicità per averti convinta a tornare a casa – le aveva detto, e per il suo cuore era stato anche troppo per poter aggiungere qualcos’altro. I quattro giorni volarono via... Si divertirono in quel breve tempo rimanente, mentre lei assaporò tutto quello che la circondava per portarlo con sé oltre l’oceano. Arrivò all’aeroporto senza dire una parola, in preda allo sconforto osservò il viso sorridente dell’amica seduta sul sedile davanti, come se fosse l’ultima volta. Il momento dei saluti fu tristissimo. Con loro erano andati anche la dolcissima Cristina, il ragazzo che l’aveva aiutata per una vita nelle sue evoluzioni in palestra, Luca, e quello che aveva sempre visto come il suo consigliere e osservatore personale. Si strinse a loro in un ultimo abbraccio piano di lacrime. S: Giuro che per Natale tornerò a trovarvi... L: Magari saremo noi a voler venire da te no?? L’estate si avvicina... - tirò su con il naso J: Dai per il mio compleanno organizzeremo qualcosa di speciale promesso – le sorrise stringendole la spalla in gesto di conforto. P: Tu vai via e basta... Esistono i telefoni, internet e gli aerei... Prometto che mi metterò sotto con Luca per imparare ad usare quella macchina infernale che mi hai lasciato – sorrise tristemente cercando di esorcizzare il momento. In disparte Cristina osservava la scena sentendosene tagliata fuori. Aveva sempre voluto bene a Sam, ma non era mai riuscita ad avvicinarsi a lei come loro. S: Tu non vieni a salutarmi??? – osservò i capelli biondi che riflettevano i raggi solari e corse verso di lei – Anche per te ci sarà sempre posto... Sai stata una compagna stupenda... Li osservò mentre la rampa la trascinava via dai loro occhi lucidi. Per un istante tentennò, credendo di non voler più partire, ma quando sentì il dolce tepore di due braccia forti intorno a lei, alzò lo sguardo ancora incredula. Davanti ai loro occhi chiari, tutto svanì... Nella vita arriva un momento in cui vanno prese delle decisioni, fatte delle scelte importanti... Arriva un momento in cui bisogna scrollarsi di dosso ogni cosa, per ricominciare da capo. Afferrò il miagolante bagaglio a mano e si sistemò sul suo posto nella First class. T: Sei felice?? S: Si... - osservò il terreno allontanarsi da sotto di loro, e chiuse gli occhi per non piangere ancora. Sui sedili di fianco James controllava canticchiando i film in programmazione lungo il volo, mentre Giulian, perso nel suo viso stupendo, assaporava estasiato la ritrovata sensazione di gioia che solo lei era riuscita a dargli in tutta la sua vita.
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