.:: Tutto il mio mondo per te... ::.

Parte 18

21 Il party

La serata era trascorsa abbastanza bene, e in sua compagnia era riuscita ad allontanare un po’ tutta la tristezza accumulata. Per la prima volta ci aveva quasi creduto davvero, poi di nuovo il nulla. Si era staccato dicendo di sentire dolore... Forse se non lo avesse stimato così tanto, se quell’anima che la invasava non le avesse provocato tutta quella marea di sentimenti, lo avrebbe schiaffeggiato fino ad ucciderlo. Ma lei lo aveva trattenuto... Non lei... ora sapeva che doveva parlare di sé stessa... Ma il parlare in prima persona risultava ancora difficile, e il suo chiamarla sorellina la lasciava ancora molto perplessa. Non glielo aveva detto per non farcelo rimanere male, ma nonostante tutto, lei continuava a pensare di non avere fratelli. Si, si sentiva legata a lui... ma non fino a quel punto.

Era stata scortata da Giulian e Vincent nella sala riunioni, e lì, aveva scoperto finalmente che carica avesse il francese all’interno dell’organizzazione. Lo aveva visto sedersi a capotavola, e si era accomodata alla sua destra come da sua richiesta. Giulian davanti a lei, si era seduto senza mai lasciare andare il suo viso con i suoi occhi così chiari e quel sorriso dolcissimo, ormai stampato in maniera indelebile. Il presidente, Vincent, le aveva dato tutti i ragguagli necessari per capire cosa fosse in atto all’interno del gran consiglio. Le alte cariche andavano rinnovate, e alcune delle persone vecchie, andavano dimesse per fare spazio alla nuova gioventù. Il pregio di non invecchiare era riservato ad uno solo, e soprattutto lui non sarebbe mai stato destituito dal suo ruolo... Vincent in quanto presidente, aveva incarico vitalizio e potere decisionale inconfutabile, anche se limitatamente soggetto alla votazione dei presenti. Si accomodò e un po’ annoiata ascoltò lo svolgersi della riunione. Le cinque persone che con loro sedevano al consiglio, osservavano perplessi la scena, scrutando con un po’ di risentimento quella ragazza venuta a cambiare le cose.

La voce dall’accento piacevolmente francese, espose i fatti con una calma da fare invidia. Il momento delle grandi decisioni era arrivato, e tutti parevano esserne a conoscenza. Con pochissime e brevi frasi, destituì un uomo amareggiato, rivolgendo la sua attenzione a lei.

V: Tu ovviamente avrai capito a chi alludo quando si parla di giovani vite piene di energia – rise – non c’è bisogno che lo dica – lo osservò un po’ perplessa... Palesemente si stava riferendo a lei, ma non sapeva cosa comportasse quella carica nel loro interno.

S: Mmmm... Probabilmente si, anche se non me la sento di prendere il posto di nessuno, ma soprattutto non so a cosa potrei esservi utile... - si avvicinò al suo viso inondando il suo sguardo con il riflesso che la luce calda del lume, donava alle sue iridi – Non so proprio nulla di queste cose... Poi sono ancora giovane per prendermi queste responsabilità...

G: Al tempo saprai tutto... Poi non c’è molto da fare... Qui non siamo alla CIA – rise allontanando una ciocca ribelle dal viso, con un leggero colpo della testa.

S: Si ma è proprio necessario che qualcuno venga deposto per lasciare spazio a me??? – indicò con il pollice la persona che avvilita seguiva la discussione

V: Tutti sanno che ad un certo punto arriva il momento di lasciare il passo a qualcun altro... e se poi quella persona sei tu... beh... Non credo che avremo lamentele – l’uomo in fondo al tavolo di mogano annuì sorridendo timidamente

S: Io comunque non lo ritengo giusto... Non ci sarei mai!!! – osservò le persone presenti cercando di far capire la sua posizione

G: Qui arriva il punto...

La proposta le fu fatta, come se quella fosse la cosa più logica del mondo. Come se nulla della sua vita precedente fosse importante, se non le ultime cose avvenute. Con sguardo attonito scorse tutti i visi dei presenti, e si sentì piccola di fronte alla loro unione inespugnabile. Tutto era già stato deciso... Lo capiva dai loro occhi, e dal tono delle loro voci così sicure e energiche. Loro avevano in precedenza preso questa decisione senza parlargliene. Una vampata di rabbia l’avvolse lasciandola in balia di sé stessa e delle sue parole.

S: Voi non pensate proprio che io possa avere una vita vero??? – incrociò con cattiveria gli occhi di quel ragazzo che si era fatto riconoscere come fratello, ma che non ci si stava comportando affatto – Per voi l’unica cosa importante è questa farsa colossale che chiamate La Congrega – strinse i denti per non scoppiare – Fin quando non la chiamate Fiori!!! E voi non sareste la CIA??? Voi non siete la CIA perché siete una massa di esaltati che si riunisce per fare bagordi – si morse la lingua quando incrociò lo sguardo severo di Vincent... Forse stava esagerando... Lo sapeva, ma non era importante in quel momento. – Io vi rispetto... Rispetto le idee di tutti... - sospirò piano – Ma questo non vuol dire che io mi dimentichi di chi sono e che mi faccia sopraffare – Si alzò dal tavolo e prese la strada della porta di uscita. Il rumore di una sedia la fece voltare infuriata, inchiodando il ragazzo che aveva cercato di arrestare quella corsa – Io adesso me ne vado... - lui avanzò di un passo ma il gesto della sua mano lo impietrì sprigionando energia – Tu rimani qui... Il maggiordomo mi chiamerà un taxi e me ne starò in pace... - si voltò di nuovo lasciandolo nella sua obbligata immobilità – Mi sta bene tutto... Ma se Arial è risorta, è tornata peggio di prima Giul... Ti ho detto già di non fare con me quello che.. – si bloccò per non svelare il loro segreto – quello che qualcun altro ha fatto con lei... Non ti voglio vedere – il mugolio alle sue spalle fu seguito dal rumore di sedie scostate – Il tuo e vostro compito è finito... La scelta resta a me... - Aprì la porta e sfuggì al peso dei loro sguardi.

In meno di un’ora fu di nuovo in hotel, nel suo letto rassicurante, a sognare di svanire nel nulla, lontana da tutta quella gente che chiedeva soltanto, senza dare mai nulla in cambio.

Si era svegliata con ancora quella sottile rabbia radicata nelle vene. Il mal di testa incessante della sera, non era passato, e continuava a pulsarle con insistenza nelle tempie. Si passò una mano sugli occhi, per allontanare la luce, e in un rapido scatto, che le diede una vertigine, chiuse la tenda che dava sul mare. Si sedette sul letto per far passare il capogiro, e con sguardo stanco gettò un’occhiata alla borsa adagiata sul comodino. La sera prima non si era di certo curata dell’ordine, lasciando tutto in una confusione totale. Afferrò la borsa per cercare una bustina di analgesico, e nello scatto vide cadere sulla moquette il cellulare ormai scarico da un pezzo. Lo afferrò scocciata e controllando che fosse ancora sano, lo attaccò al carica batterie, che era ancora inserito nella spina dall’ultima volta. Lo accese distrattamente e si dedicò di nuovo nella ricerca disperata di qualcosa per lenire il malessere causato dalla forte emicrania. Il suono dell’avviso le stuzzicò ancora i nervi tesi, facendola sobbalzare. Qualcuno l’aveva chiamata, ricordava di aver sentito squillare qualche volta, ma ricordava anche di essersene fregata altamente. Sgranando gli occhi diresse le sue attenzioni alla lucina verde che piano, piano si stava affievolendo. Afferrò il telefono ed osservò quello che il display diceva... Otto chiamate perse... Premette sul tasto di invio e lesse con la morte nel cuore “Un solo numero”. Lui... L’aveva chiamata e lei non si era mai degnata di rispondere, ricordava di aver sentito solo due volte il telefono, ma era bastato per far si che lo dimenticasse completamente. Provò a chiamarlo cercando di articolare una scusa, ma trovò il telefono dall’altra parte non raggiungibile.... In tutto quel casino era riuscita a dimenticarsi di James Marsters!!!! Qualunque donna al mondo l’avrebbe schiaffeggiata a sangue, per essersi permessa un lusso del genere... Si sarebbe picchiata da sola, per essersi permessa di ferirlo con il suo atteggiamento più che da idiota. E si che poveraccio ci aveva provato!!! Otto volte a chiamare una stupida che faceva festa e rincontrava il fratellino perduto... - Sei un idiota Sam!!! Se non ti chiamerà più farà veramente bene!!! – Cruda con sé stessa, come lo sarebbe stata con chiunque altra in una situazione del genere. Dopotutto quello era il sogno di milioni di donne, e per molto tempo era stato anche il suo... Fin quando aveva incontrato lui... Lui e sempre maledettamente lui...

Le aveva regalato tutto il suo tempo in quei due giorni. La prima cena era stata meravigliosa, soprattutto le erano piaciuti gli sguardi curiosi della gente, la giornata al mare indimenticabile, sotto ogni punto di vista. Per non parlare della serata in discoteca. Vero... Troppo casino per una stregaccia avvizzita, ma si era divertita, come altre poche volte in un locale affollato. Probabilmente la novità e la bella compagnia... - Soprattutto la compagnia, scema!!! – Ora probabilmente le rimanevano tre  giorni, per dedicarsi pienamente a Los Angeles, e allo shopping furioso. Se solo in quel frangente le fosse importato...

La sua sete di novità era stata appagata pienamente, dalla sua simpatica compagnia. Era stato superlativo in tutto, ma non era stato lui. Ripensò alla prima sera che lo aveva visto. Quando scendendo dalle scale, aveva visto la testa bionda e il suo corpo statuario adagiato all’auto sportiva. Avrebbe voluto corrergli in contro, ma si era fermata ripetendosi mille volte di calmarsi, perché nonostante tutta la somiglianza, quello non era lui. In un modo molto implicito, durante il trascorrere delle ore insieme, glielo aveva rivelato a pieno. Era stupendo, delizioso nei modi, simpaticissimo e bello da mozzare il fiato... Ma c’era qualcosa in lui che stonava davvero... Qualcosa che da principio, non era riuscita a capire... Erano stati i suoi occhi a svelarle tutto... Quegli occhi così celesti, ma profondamente diversi dai suoi. Belli da accecare, vitali, esplosivi ed espressivi fino a far morire... Avrebbe potuto incantare chiunque con quegli occhi, ma non lei. Nel profondo di quel mare azzurro, mancava la cosa più importante... la sofferenza che lascia il velo della tristezza, la vitalità demoniaca che brillava come una stella dentro gli occhi del vero Spike... Se non lo avesse incontrato probabilmente non se ne sarebbe mai accorta. Dentro quegli occhi, mancava la lunga strada di dannazione, che aveva segnato la vita del vampiro. Mancava la sua forza interiore, e la sua voglia di vivere nella normalità. Dentro quel corpo identico al suo, mancava proprio lui. Anche il contatto con la sua pelle, non le aveva lasciato nulla. Eppure quello era diventato uno dei suoi miti, uno di quegli attori che invadevano la sua stanza con le loro facce sorridenti e carismatiche... Ma il sapere che era soltanto la controfigura terrena, dell’uomo che amava, gli aveva tolto ogni attrattiva. Era stata benissimo con lui, e al ritorno, avrebbe conservato il più bello dei ricordi, soprattutto una marea di foto, ma ora il bel gioco era finito, e sicuramente non l’avrebbe più rivisto. Specialmente dopo essersi comportata in quel modo tanto stronzo!!! Lei si sarebbe accontentata suo malgrado, e probabilmente, lui si sarebbe sentito in pace, verso il mondo delle sue accanitissime fans....  Dopotutto entrambi avrebbero avuto qualche ricordo del tempo passato insieme... I rotocalchi avevano inciso a grandi lettere già tutto di loro.

Lo squillo del telefono dell’hotel la fece sobbalzare a qualche centimetro dal letto. Guardò l’ora ancora rimbambita e si chiese che cosa potessero volere da lei a quell’ora.

S: Ma chi cazzo è a quest’ora?? – si diresse al telefono inciampando tra le ciabatte, e i jeans buttati a terra. Si stropicciò ancora un po’ gli occhi prima di rispondere – Pronto!!! – una risposta degna di lei... L’arroganza fatta persona...

Receptionist: Hemmm... signorina – avrebbe voluto nascondersi sotto ad un treno in corsa – Ho una chiamata in linea per lei... Posso passargliela o devo dire che non è disponibile???

Fingendosi allegra, e cercando di farsi perdonare per la sua irruenza disse gentilmente al ragazzo di passare la telefonata. Pregò solo che non fosse del suo fantomatico fratellino, in quel caso lo avrebbe divorato vivo.

J: Piccola ti ho svegliata??? – la sua voce calda la colpì come un fulmine a ciel sereno. Era lui, quindi non si era dimenticato di lei... - Scusami!! – si diede una ricomposta veloce come se il ragazzo potesse vederla.

S: No ma figurati!!! – troppa enfasi.. si raschiò la gola e proseguì – Mi sono svegliata presto... Non sapevo cosa fare e mi stavo preparando per scendere in spiaggia... - si osservò nello specchio e impallidì... sembrava davvero una strega 

J: Ah... - lo aveva sentito sospirare e cercò di capirne il motivo – Io pensavo di venirti a prendere per stare un po’ insieme...

Felice come una bambina si gettò a capofitto in un gridolino di piacere. Nonostante tutto lui voleva ancora la sua compagnia...

S: Dio James!!! Scusami se non ti ho risposto al telefono!!! L’ho dimenticato qui... - mentì cercando di farsi perdonare in qualsiasi modo

J: Pensavo fossi troppo impegnata a fare la damigella d’onore – dal suo tono capì che le stava sorridendo – Ho provato un po’... Poi ho lasciato stare... Giusto un paio di volte...

Sogghignò divertita... la sua avversione ai cellulari forse in quel caso lo aveva sputtanato davvero...

S: Si ma tu scusami e basta... Sono stata imperdonabile... - mugolò un po’ per intenerirlo. Tipicamente donna, molto simile a tutta quella marea di gatte morte che aveva sempre detestato – Ma quando serve serve – ridacchiò in silenzio

J: Ma no piccola figurati – rise – per me l’importante è che tu non ti sia dimenticata di me

S: Ma sei pazzo??? E tutti i miei mille poster??? E i miei dvd e cd audio??? Ma non scherzare... Dimenticarmi di te sarebbe come dimenticarmi di casa mia – risero insieme finalmente di nuovo vicini. Il sollievo la abbracciò piano lasciandola con un senso di pace in dosso.

J: Ma sta sera che fai??? – chiese un po’ titubante tornando serio

S: Nulla... Perché???

J: Ho un impegno al quale non sono riuscito a sottrarmi... - tacque un po’ lasciandola nell’ansia snervante di dover passare la serata da sola – Ho pensato di portarti con me però...  - un pugno nello stomaco talmente piacevole da essere degno di una masochista incallita

S: James!!! Ma così aumenteremo le chiacchiere!!!

J: Ti da problemi??? – aspettò ansioso una risposta che tardò ad arrivare complici i mille pensieri sconclusionati nella testa piena di boccoli

S: Ma nemmeno per sogno!!! Sarò la tua ombra!!! – risero di nuovo, entrambi felici per quella situazione. – Ma cos’è???

Lo sentì tacere di nuovo, e un po’ si preoccupò davvero. I silenzi di quel ragazzo coprivano sempre qualche sorpresa o malefatta...

J: Lo vedrai sta sera...  - ghignò nel telefono – Tu fatti solo bella...

S: Ok pagherò il migliore dei chirurghi per farmi una plastichetta al volo – la sua risata l’avvolse come un caldo cappotto leggero. Era talmente bello sentirlo ridere... Non lo avrebbe mai amato, su questo non aveva dubbi, ma in lei era nato verso quel ragazzo così solare, un affetto profondo al quale non avrebbe mai voluto rinunciare...

J: Sei una piccola matta!!! Ok baby ora scappo a registrare. Sarò da te poco dopo l’ora di pranzo... Scusami, ma non sapevo quali fossero i tuoi piani per la giornata...

S: Non preoccuparti – sorrise dolcemente – La colpa è della mia sbadataggine assurda. Facciamo così... ti aspetto verso le sei e mezza allora... Almeno vado in spiaggia pranzo, mi preparo e tu hai tutto il tempo che vuoi per liberarti dagli impegni.

J: Sei un tesoro...

S: Si vede che ancora non mi conosci... - L’ultimo saluto, l’ultimo bacio affidato alle linee telefoniche, e poi di nuovo nel silenzio della sua camera. Sicuramente tutta quella storia assurda qualcosa gliel’avrebbe lasciata... Un buon amico degno di un oscar tutto tempestato di pietre preziose. Ridendo da sola si diresse in bagno per la sua solita doccia mattutina.

L’apoteosi del completo idillio, arrivò verso l’ora di pranzo, quando anche le poche persone che popolavano la spiaggia privata dell’hotel, decisero di andare a mangiare. Distesa placidamente su di una sdraio di bambù, si crogiolò, facendosi cullare solo dal ritmo incessante della risacca sul mare e dal lontano stridore delle grida dei gabbiani. Con la mano delicatamente adagiata sulla sabbia rovente, cominciò a giocare con i leggerissimi granelli di sabbia sottile. Lontana da tutti e tutto, nella sua tanto anelata solitudine, si lasciò andare ai suoi mille pensieri.

Era sempre stata un tipo un po’ scostante, e questo suo atteggiamento, si era accentuato soprattutto dopo la morte dei suoi genitori. Si era chiusa in una specie di mondo tutto suo, lasciando fuori ogni cosa, anche quel ragazzo che se non avesse allontanato per tempo, ora l’avrebbe legata con una fede al dito. Si era chiusa all’interno di sé stessa, tenendo fuori chiunque, sicura del fatto che nessuno mai l’avrebbe potuta capire a pieno. Si era gettata nei suoi hobby come se fossero l’unica cosa a tenerla sveglia e vicina a qualcuno, rimanendo sempre però un po’ scostante dalle persone intorno. Aveva conservato solo pochi contatti... Flavio, Luca... Perché le uniche persone in grado di non fare domande alle quali non avrebbe saputo rispondere, gli unici, che non l’avevano mai guardata con tristezza e pena... Nemmeno il giorno di quel maledettissimo funerale, che le aveva strappato via tutto.

Si era buttata nella lettura di romanzi sull’ignoto, e si era appassionata a quel telefilm, affezionandosi ai suoi personaggi, molto più di prima, proprio perché davanti ai suoi occhi, apparivano molto simili a lei. Persone, demoni, vampiri, che lottavano per una fuga disperata da tutto ciò che il destino aveva scritto per loro, cercando con tutte le forze un riscatto personale di fronte al mondo. E questo era quello che aveva sempre cercato anche lei. Sorrise... Forse non proprio trovandosi al centro dei desideri di una massa di esaltati, o trovando un fratello psicolabile che la voleva disperatamente con sé... Ma la sua rivalsa verso il mondo era sempre stata una cosa fondamentale nella sua vita. Era questo che l’aveva avvicinata a quel vampiro incompreso, facendola innamorare con tutta sé stessa, contro ogni logica immaginabile. Quando la prima volta aveva sentito battere il suo cuore così forte, tutto era ancora molto lontano dal diventare realtà... Con un rapido calcolo, sorrise pensando che solo dopo tre anni, avrebbe scoperto che il fulcro della sua pazzia, da qualche parte, in un universo parallelo camminava e sorrideva davvero con quella sua tipica espressione da bambino cattivo. Contro ogni possibilità di repliche, era entrato a far parte dei suoi pensieri, con un sorriso al Bronze... Quando i suoi occhi così straordinariamente blu, avevano incontrato il viso sorridente di Buffy... Quando quell’energia sfavillante, le aveva sottratto il respiro per un bel po’ di secondi, lasciandola affannata a seguire le scene successive.

Lo aveva adorato da vampiro crudele innamorato del suo sire, e nel suo cammino verso la redenzione aveva imparato ad amarlo, incazzandosi come non mai, per le continue prese in giro, e per i continui rimbrotti di quell’idiota di Capitan America... Facile fare i gradassi davanti ad un essere inerme... Perché quello era diventato nel trascorrere del tempo... Un essere inerme contro la sua volontà, pieno di vita e di energia potentissima, screditato da tutti e tutto. Aveva sofferto con lui, e riso e pianto con e per lui, fin quando non era arrivata ad un passo dal toccarlo. Fin quando quella sera benedetta o maledetta, dipendeva sempre dai punti di vista e soprattutto dall’umore del giorno, qualcuno, dio demone o extraterrestre, come aveva creduto da principio, l’aveva catapultata a Sunnydale, per poterlo guardare, per poterlo finalmente toccare. Da quel momento era stata veramente la fine... La fine di tutto quel mondo di bugie magistralmente tirato su per sopravvivere... Aveva visto i castelli di carte, cadere sotto il soffio delicato della sua voce, ed aveva eretto per lui una torre inespugnabile, all’interno del suo cuore impazzito. Forse aveva creduto di poter cominciare di nuovo, forse aveva creduto che il suo momento di gloria fosse davvero arrivato per farla di nuovo sentire viva, e invece tutto era scemato in un vortice, sparito nello stesso modo in cui era apparso. Si sentì morire ricordando il momento del distacco. Rivisse la scena riguardando i suoi occhi, e ripronunciando la promessa fatta... Quella promessa che aveva scritto in ogni luogo, che aveva scritto in caratteri cubitali, nelle mille lettere scritte e poi bruciate, per affidarne al vento le ceneri, nella disperata speranza che solo il pensiero potesse arrivare lì, dove lei non sarebbe forse più riuscita ad arrivare. Quella promessa che riecheggiava come un tormentone disperato nella sua testa e soprattutto nel suo cuore insanguinato.

Pochi le erano stati vicino davvero... Due amiche, di cui una senza l’aiuto dei suoi poteri non sarebbe stata utile per niente. Priscilla e Tabata, erano state le uniche ad ascoltare i suoi lamenti, a stringersi a lei nei momenti di sconforto, in quei momenti in cui tutto era così duro da ingoiare da far venire voglia di farla finita. E solo Dio poteva capire, quanto le mancassero in quel momento. James era stata una calda e confortante alternativa, ma solo fin quando aveva continuato a sognare di poterlo scambiare con lui... Solo fin quando quegli occhi le avevano parlato, cancellando con un colpo di spugna fortissimo, tutte le sue speranze e i suoi nuovi castelli di carta.

Poi di nuovo il peso di qualcuno... Era stato bello rendersi utile per loro, anche se così aveva lasciato ancora più solo il suo unico amore.  Era stato bello poter sperare di essere utile per una buona causa, per salvare qualcuno... Ora invece nulla di quei bei sentimenti le brillava nel cuore, solo un peso asfissiante, che le attanagliava l’anima. Qualcuno aveva bisogno di lei, ma a lei non importava affatto. In tutta quella storia non c’era da salvare nessuno, non c’era da rendersi utile per nessuna causa... Tutto quel peso era dato dal disperato bisogno d’affetto e compagnia, di un ragazzo che l’aveva cercata per secoli... Se solo le fosse interessato magari... Purtroppo dopo tutte le perdite subite, dopo tutti gli scherzi che la vita le aveva riservato, rimaneva molto poco da dare... Forse era stata proprio la stanchezza del dare senza ricevere a ridurla così, in quello stato di repulsione totale verso chiunque... A chiuderla in quel piccolo corpo irrigidito dall’egoismo... Ma davvero avrebbe potuto reputarsi egoista verso qualcuno??? Magari verso Giulian... Si con lui si... Avrebbe preferito vederlo andare in fiamme piuttosto che dover assistere all’ennesima chiusura di quel portale, dopo il suo scatto nello staccare le mani da lei... Avrebbe preferito la sua morte, per poterlo incontrare di nuovo, ed avere una seconda possibilità... Si con lui era stata egoista, magari anche con Marco, tolto di mezzo come una cosa inutile e senza possibilità di repliche, per la disperata ricerca di pace, in un sogno sfumato una notte, nello stesso modo in cui era arrivato... Si forse con qualcuno era stata egoista, pur provando qualcosa per loro... Ma nonostante tutto, non riusciva a farsene una colpa. Dopo tutte le batoste prese, era giusto che anche lei riuscisse finalmente a pensare soprattutto a sé stessa, che riuscisse a trovare un po’ di refrigerio in barba a quella vita di merda che qualcuno aveva scritto per lei.

Alle volte si sentiva un personaggio di una fiction, così simile a Spike, da sembrare un remake...

Nel turbinio di pensieri ed emozioni non si accorse che qualcuno si era seduto sulla sdraio di fianco. Il soffice contatto della sabbia, aveva attutito i passi soffusi, lasciandola inconsapevole del suo arrivo. Si era soffermato a guardare il mutamento delle sue espressioni, nel variare dei pensieri, fin quando non aveva deciso di rompere il silenzio che li divideva.

G: Alle volte vorrei avere i tuoi poteri telepatici... Chissà a cosa starai pensando di così terribile, da farti aggrottare le sopracciglia a quel modo – sorrise girandosi a guardare il mare.

Fu scaraventata in dietro dal suo mondo fatto solo di pensieri, e mettendosi le mani sul viso sbuffò con stizza.

S: Ok... La pace è finita... - afferrò il libro lasciato a metà per godersi il rilassante senso di solitudine – Ti avverto che non ho nessuna intenzione di parlare di nulla, e soprattutto di ieri... - aprì le pagine nel punto in cui aveva fatto la piega per mettere il segno.

G: Avevo soltanto voglia di stare con te – adagiato con i gomiti sulle gambe nude, la fissava con il suo solito sguardo dolcissimo. La ragazza scosse la testa alterata.

S: Giulian, hai sbagliato il momento... Ti avevo già detto di... - in pochi istanti si ritrovò di nuovo tra le sue braccia. Lo sguardo sgranato verso un punto lontano, e i muscoli irrigiditi sotto il suo tocco così caldo e forte.

G: E’ così bello averti ritrovata – sospirò stringendola ancora di più – Vorrei non doverti mai vedere andare via – cercò di scostarsi, ma le sue braccia strinsero di più immergendo le mani nei suoi capelli. – So che non puoi accettare tutto... Cerca solo di capire me...

S: Giulian... Posso capire quello che provi... Almeno ci sto provando – posò finalmente la mano sulla sua t-shert bianca allentando un po’ il battito accelerato del suo cuore – Solo che per me tu non sei mio fratello te ne rendi conto???

La fissò qualche istante allontanandosi da lei. Avrebbe voluto non dover mai sentire quelle parole, per non dover capire di avere davvero perso sua sorella quattrocento anni prima.

L’espressione sul viso del ragazzo fu più dolorosa di uno schiaffo dato con forza e cattiveria. Il modo in cui lo vide ritornare alla sua sdraio fu ancora peggio, fu come aver ucciso i sogni di qualcuno con poche sillabe... Egoista??? Probabilmente, ma il suo egoismo faceva più male a lei che agli altri.

S: Cerca di capirmi... - i suoi occhi lucidi la tagliarono nell’anima – dammi il tempo di abituarmici!!!

G: Non credo che potrai mai farlo Sam... Potrò diventare un buon amico, ma il dolcissimo legame che avevo con mia sorella, si è spento quel maledettissimo giorno.

S: Giulian alle volte sembri più ossessionato che in cerca di qualcosa che ci unisca... - tacque immaginando lo sguardo rabbioso che avrebbe seguito quella frase crudele, ma i suoi occhi non mutarono di espressione.

G: Hai ragione... Sono sempre stato iperprotettivo verso di lei, e l’averti ritrovata dopo tutti questi anni, e sono tanti davvero credimi... – sorrise – mi ha fatto diventare ossessionante... - si alzò per togliere il disturbo.

Lo guardò andare via, ma vide nei suoi passi lenti e incerti, il desiderio disperato di rimanere. Si alzò a sua volta, radunando le poche cose, che aveva portato con sé.

S: Andiamo a pranzo... - sospirò sorridendo – Poi da bravo fratello mi consiglierai cosa mettere sta sera – il sorriso felice che vide nei suoi occhi quando si voltò per guardarla, fu meglio di mille ricompense – devo andare ad una festa con un bellissimo uomo... - ridacchiò – non fare giochetti, non seguirmi e non rompere – lui annuì subito cercando di non contrariarla – Domani da brava sorellina ti farò il resoconto dettagliato... o quasi - rise

G: Promesso – con un gesto da Boy Scout avvalorò la promessa fatta, ma l’alzata scettica del sopracciglio della ragazza lo lasciò immobile ad aspettare.

Squadrandolo dalla testa ai piedi scosse la chioma fluente in senso di diniego e proseguì verso l’albergo.

S: Non ci credo nemmeno se ti vedo – rise – camuffati o sparisci, fa che io non ti veda... - si voltò per squadrarlo ancora, poi proseguì ridacchiando -  Tanto lo so che non resisterai.

Risero insieme, come ogni volta, come se nulla di quello che fosse successo li avesse toccati. Il legame scampato al tempo e alla morte, avrebbe continuato per sempre ad unirli, anche contro la logica della sua testaccia razionale. Lo prese sottobraccio e si diresse in hotel al suo fianco.

Alle sei e un quarto era ancora completamente in panne. Avevano tentato di tutto, ma ancora quasi all’ora dell’appuntamento, rimaneva praticamente in mutande tra milioni di tentativi. Aveva cercato di non strafare, nonostante i continui vestiti super eleganti che le aveva fatto apparire il ragazzo. Troppo legato al suo bon ton, avrebbe voluto farla apparire come la principessa di qualche reame sconosciuto, svanito nel nulla.

G: Ma è quello che sei per me – aveva detto con il suo solito sorriso smielato

S: Si ma non lo sono!!! Soprattutto non ho i soldi per permettermi roba del genere, glielo spieghi tu come ho fatto a comprarmi un vestito tutto tempestato di pietre preziose??? – sbuffando snervato aveva ricominciato da capo.

Avevano cercato di tenerlo sul genere, voglio passare inosservata, e quando gliel’aveva detto, la sua risata era arrivata come una bomba. Girare con un divo di Holliwood sicuramente, non è era il metodo migliore per passare inosservata. Oltretutto, non sapeva in che posto avrebbe dovuto recarsi.

E questo era il problema peggiore. Non era a conoscenza del tono della serata... James le aveva detto di farsi bella, ma se fossero andati ad un rave, molto probabilmente il fatti bella sarebbe stato perfetto per un paio di pantaloni di pelle un top microscopico e una giacca in tono... Se fossero andati ad una festa tra amici, sarebbero bastati i suoi adorati jeans e una maglia scollata, probabilmente avrebbe dovuto uccidere Giulian per indossarla, ma ci sarebbe riuscita. Se invece quello al quale avessero dovuto prendere parte fosse stato un ballo di gala, allora l’abito da sera sarebbe stato di rito... Scuro, chiaro... Uno o l’altro ma almeno sarebbe stata perfetta...

S: Odio le sorprese!!! – alzò le mani al cielo dopo l’ennesima prova. Giulian ridacchiò osservandola avvolta in un vestitino con le balze orribile. Probabilmente lei nella foga di decidere non si era nemmeno accorta di somigliare ad un uovo di pasqua. – Smettila di giocare!!! Se sbaglio il vestito non è che dopo posso battere le mani e cambiarmi d’abito!!!

G: Ok!!! – bloccò la risatina – Ma sinceramente ho finito le idee...

S: Si, e io sono nella merda!!!  Quando arriva lo strangolo!!!

G: Dai su, qualunque cosa indosserai sarai la più bella – si avvicinò per poterla osservare meglio nel nuovo abitino rosso

S: Tu sei di parte – sorrise – qui è un casino!!! - Lo squillo sul cellulare avvisò dell’arrivo di James. Era sotto e la stava aspettando... - Oddio adesso muoio!!!

G: Ma non starai facendo troppo la vanitosa Sam??

S: Quanto rompi Dio mio!!! – un barlume negli occhi fece apparire una splendida idea – Sparisci, scendi, controlli cosa si è messo e me lo dici – sorrise raggiante

G: Poi??? Qualcos’altro??

S: Su fallo per la sorellina... – gli si strusciò un po’ per farlo intenerire

G: Ma sei una stronza!!! – la squadrò facendo uscire gli occhi dalle orbite

S: Ti prego!!! – giungendo le mani implorò quasi in ginocchio. Lo vide sparire nel nulla, per accondiscendere alla sua richiesta. – Dio come ti voglio bene Giul – Allungò una mano per cercarlo ma vide la porta aprirsi. Era già lontano da lei.

G: Opportunista!!! – sbuffò snervato

S: Ma mi adori vero??? – la porta sbattè senza che nessuno rispondesse. Sorridente sfregò le mani soddisfatta.

Dopo una decina di minuti la porta si aprì di scatto, lasciando entrare dei passi non appartenenti a nessuno.

S: Giul??? – un po’ titubante attese che il ragazzo tornasse visibile

G: Perché voi donne della mia famiglia, avete il vizio di non darmi mai retta??? – osservò lo spazio vuoto dal quale proveniva la voce nervosa, senza capire – Non guardarmi così!!!

S: Giul non ti vedo!!! – fu tirata in piedi dal divano, dall’impeto di una mano invisibile. Lo schiocco di dita che seguì, le fece indossare un lungo vestito nero laminato. – Ma una cosa meno appariscente no??? – si staccò dalla sua mano per mettere le cose a posto, ma nella sua invisibilità lui glielo impedì.

G: Testarda!!! Ha uno smoking in dosso!!! Come vuoi andare, vestita per fare la spesa???

S: E io che ne so!!! Come uno smoking!!! E dove cazzo mi vuole portare??? - Sgranò gli occhi per la nuova agitazione

G: Ah questo non lo so – continuava a rimanere invisibile ai suoi occhi, ma la sua presenza era come una calda coperta rassicurante – So solo che così sarai perfetta – la spinse afferrando la pochette che aveva fatto apparire sul letto. In pochi attimi si trovò fuori dalla stanza chiusa, vestita di tutto punto, e con il cuore che le batteva a tremila nel petto.

S: Giul ti prego... qualcosa di meno appariscente – l’ennesima strattonata la tirò fino all’ascensore.

G: Sarai perfetta – il suo sussurro nell’orecchio, le lasciò correre un lunghissimo brivido lungo la schiena nuda. – Sbrigati e divertiti.

Entrò nell’ascensore, e sentì che lui era rimasto fuori a guardarla.

S: Tu rimarrai così tutta la sera??? Farai lo spiritello invisibile??? – ridacchiò

G: E chi lo sa – rise divertito – Tu divertiti e basta

Le porte si richiusero sul corridoio vuoto. Scosse la testa sorridendo e si lasciò portare al piano terra, dal pesante cocchio di ferro. Certo che ci sarebbe stato... La sua ombra affettuosa, non l’avrebbe mai lasciata sola... Era stata stupida anche solo a pensarlo.

Toccò terra ed invase la stanza di sussurri... No quel vestito non avrebbe proprio non dato nell’occhio, gli occhi dei presenti le avevano parlato chiaro...

J: Dio che bella... - sussurrò rimanendo incantato dall’apparizione appena uscita dall’hotel. Con passi veloci, le si avvicinò con un sorriso radioso sul viso. – Sammy sei un incanto...

S: Dici??? Non sembro piuttosto un lampadario??? Magari corro su a cambiarmi – sperò di sentirgli dire qualcosa, ma la sua mano invitante, la accompagnò fino all’auto.

J: No Sam... - la osservò inclinando dolcemente la testa, e regalandole di nuovo il viso espressivo del suo vampiro - Sarai perfetta, non immaginavo tu avessi tutto questo buon gusto nel vestire... – le sorrise ancora, chiudendo la portiera e correndo a prendere posto in auto. Lei lo osservò contenta, poi diresse la sua attenzione alla facciata dell’edificio, sperando di poter vedere da qualche parte, il suo curatore di immagine personale, e poterlo ringraziare anche solo con un sorriso di gioia. Continuava a non sentirsi a suo agio in tutto quello sfarzo, ma sicuramente a lui era piaciuta, e sicuramente il merito non era stato suo. Lo avrebbe saputo... O prima o dopo avrebbe avuto ogni merito e ringraziamento.

Si soffermò sul suo fisico perfetto, incorniciato dallo smoking nerissimo. Erano solo pochi giorni che non si vedevano, ma sotto quella nuova luce, fu come non averlo mai visto. Bellissimo e sorprendentemente sexy, le sedeva accanto nell’abitacolo, come un perfetto gentiluomo di altri tempi... Lo osservò per un po’ senza fiatare, arrossendo nel momento in cui incrociò i suoi occhi, che lentamente accarezzavano il suo corpo avvolto dall’abito da sera.

S: Mi dica mister... Ora posso finalmente sapere dove stiamo andando??? –  Si voltò di scatto mettendo in moto l’auto per accelerare i tempi e con un sorriso soddisfatto, le afferrò la mano portandola sul cambio, sotto la sua.

J: Una sorpresa è una sorpresa, spero solo sia gradita piccola – lei sorrise arrossendo ulteriormente per colpa del contatto caldo che li teneva uniti come una coppietta di innamorati.

S: A meno che tu non mi porti ad un concerto di musica classica, sarà sicuramente gradita!!! – rise voltando gli occhi per l’ultima volta verso la facciata luminosa dell’hotel.

J: Ma per carità!!! – arricciò il naso disgustato – No, no... Aspetta e vedrai. – Con una sgommata veloce, uscì dal parcheggio e si immise nella statale.

Poco dopo il rombo di una moto, accompagnò l’alzata di spalle di un ragazzo sorridente.

G: Scusami sorellina... Hai ragione, non ce la faccio... - rise sfrecciando sulla strada appena percorsa dalla macchina sportiva di James.

Il grandissimo grattacielo illuminato li accolse con le sua finestre di cristallo che si affacciavano sul riflesso della città sottostante. Due uomini in uniforme rossa ed un buffo cappellino, si avvicinarono per aprire loro le portiere e occuparsi dell’auto... Ancora un po’ stordita dall’emozione, ma soprattutto dalla curiosità tipicamente tutta al femminile, si fece prendere sotto braccio dal suo cavaliere, in religioso silenzio. Tutte le mille domande articolate dal suo cervello completamente in panne, rimasero serrate nella bocca irrigidita dalla timidezza, e con una massa di brividi pronti a solleticarle la schiena si diresse verso l’entrata ammiccante.  Una gran agitazione, l’avvolse nell’atrio agghindato a festa, persone in fermento e fotografi ammassati diressero subito l’attenzione su di loro. Per non cedere al panico, si aggrappò al braccio di James, che si strinse subito a lei. Milioni di flash e domande incessanti l’avvolsero lasciandola inebetita e muta.

Con la sua solita solarità e allegria, il ragazzo rispose a tutte le domande, posando per loro stringendola a sé, come se tutto fosse normale amministrazione... Per lui forse, per lei fu un momento interminabile, di angoscia allo stato puro. I cronisti asserragliarono anche lei, chiedendo senza sosta mille cose alle quali non rispose, limitandosi a sorridere un po’ goffamente. Alla domanda “Lei è la nuova compagna del bel vampiro tenebroso”, quasi non prese la porta per fuggire via.

Forse avrebbe dovuto gioire, forse avrebbe dovuto ridere ed essere semplicemente sé stessa, ma in quel momento la sua razionalità decise di farla arrossire e tacere.

Lui le arrivò in soccorso, forse accorgendosi finalmente del baratro in cui era caduta, limitandosi ad asserire che lei era una sua grande amica, una compagna con la quale aveva deciso di dividere quella splendida serata. Ovviamente quella risposta non sarebbe stata presa in considerazione, e il nuovo gossip, sarebbe stato inevitabile. Si erano riusciti a divincolare solo dopo un bel po’, lasciando i giornalisti a bocca asciutta, e con tante congetture alle quali avrebbero dato voce solo il giorno dopo sui rotocalchi della nazione.

Salì una rampa di scale a semi chiocciola, come una principessa al ballo, e scoprì che quella sera, a differenza di un paio di sere prima, la situazione la lasciava ancor più a disagio. Nel suo mondo di follia collettiva, era stata accolta con qualche applauso, ma si era subito sentita a suo agio. Volente o nolente, quello era il mondo di cui ora faceva parte. Invece, ora la situazione non le era affatto congeniale, si sentiva un piccolo pesce fuor d’acqua, pronto per essere fritto in padella.

Respirò forte prima di entrare nella stanza dove erano diretti. Chiuse gli occhi cercando di calmare il battito incessante del cuore impazzito dall’emozione, ma sentì il suo sguardo benevolo avvolgerla con tutto il suo calore.

J: Tutto ok?? – la guardava dolcemente accarezzandole un braccio

S: Insomma – il respiro affannoso pareva non volerla lasciare – Per te questo è pane quotidiano, io non credo che potrei mai abituarmici – lo sentì ridere divertito ed abbozzò un sorriso.

J: Spero solo che il resto sia meno stressante... Abbiamo fatto un po’ tardi, e si sono concentrati su di noi – la strinse baciandole una guancia e la invitò a proseguire.

Con il cuore che pulsava a velocità incessante nel petto, varcò la soglia dell’atrio illuminato...

Per un attimo rischiò di svenire. I suoi occhi con una velocità impressionante adocchiarono tutte le persone presenti in sala, non molta gente, ma sicuramente persone che forse non avrebbe mai voluto voler vedere.

Lui era già entrato nella sua vita, lasciandola ancora intorpidita su una border line tra sogno e realtà, ora, il sogno si faceva ancora più incalzante e vanesio da farla rischiare di impazzire senza possibilità di ritorno. Per un attimo ebbe l’impeto di tuffarsi ad abbracciare l’esile figura dai lunghissimi capelli scuri, che chiacchierava animatamente dall’altra parte della sala. La sua piccola ed adorata Down, la ragazzina senza troppi grilli per la testa, che le aveva dato in pochi giorni più affetto e fiducia di quanti altri non le avevano mai dato nella vita. La ragazzina che le era entrata al cuore, più di una vera sorellina indifesa. La osservò e sentì le lacrime salire con prepotenza agli occhi leggermente truccati. Portandosi la mano alla bocca per coprire un grido di gioia, ritornò con i piedi per terra.

Il ragazzo al suo fianco, rimase incantato a guardare la sua espressione stupita, non capendo che in quel momento dietro a quegli occhi sgranati, si nascondeva tutto il dolore di una persona che ha perso qualcosa che le ha lasciato un vuoto incolmabile dentro.

Arrancando aria fece un altro passo avanti. Furono di nuovo al centro dell’attenzione, e quasi non morì sul colpo, quando vide i lunghi capelli biondi di Sarah ondulare versi di loro. Un party di fantasmi... In quel momento tutto la gioia di una fans normale, si era tramutata nell’oblio disperato di qualcuno che assaporava i suoi incubi toccandoli con mano tremante.

La vide sorridere ed avvicinarsi felice, mentre i suoi passi dettati dall’orrore, l’allontanarono di qualche metro. Veramente una bella sorpresa...

Passando vertiginosamente lo sguardo sulla sala, riconobbe tutti o quasi, tutti quelli che aveva incontrato già una volta, ma che ora non parevano essere assolutamente le stesse persone che aveva avvicinato in maniera magica pochi mesi prima. Si soffermò su un viso che l’aveva fatta soffrire, ricordando l’ultima volta che era stato davanti ai suoi occhi... Giles... Qui continuava a sorridere e a chiacchierare noncurante del mondo, mentre da qualche altra parte, il suo alter ego giaceva in una fossa coperto di terra. Una spina nel cuore, la fece sussultare, per lui non era riuscita a fare nulla, l’aveva perso guardandolo bruciare come un pezzo di legno senza vita. Due dimensioni così uguali, ma così diverse da sconvolgere delle vite fino ad eliminarle drasticamente. Rabbrividì davanti agli occhi chiarissimi della cacciatrice. Le sorrideva tendendole la mano energicamente, la stessa mani, gli stessi occhi, ma non la stessa cacciatrice.

Sorrise a mezza bocca cercando di essere il più naturale possibile.

SMG: Ciao!!! – la sua voce la sconquassò ancora di più... Il centro di un sogno simile ad un incubo di una pazza. Un sogno snervante e palpabile – Tu sei Samantha vero?? – cercò lo sguardo di James, e lo trovò compiaciuto e sorridente proprio dietro la sua collega.

S: S.. Si – strinse la sua mano e si sorresse con le ultime forze a disposizione – E tu sei la cacciatrice.. – la vide ridere e fu come essere catapultata a Sunnydale di nuovo, come se quella fosse la festa di compleanno alla quale aveva assistito pochi mesi prima alla tv

SMG: Si si... Anche se l’unica cosa che caccio davvero sono le zanzare in camera mia – e come avrebbe potuto??? Così piccola e inerme, non avrebbe potuto fare altro – Mi ha detto il biondino qui dietro, che sei una sua grande amica – sogghignò divertita – e io che pensavo che avesse finalmente messo la testa a posto – fece una linguaccia in direzione di James che lui ricambiò allegramente

S: E chi lo sa, magari prima o poi lo farà – cercò di ridere e di dimenticare il passato – Per ora scorazza una vostra fan sfegatata in giro per feste a sorpresa

Strattonata dalla ragazza, fu portata al centro della stanza, lui a pochi passi dietro di lei.

SMG: Ragazzi!!! – l’attenzione di nuovo su di loro, le fece diventare le ginocchia molli e le imporporò il viso vistosamente – Oggi abbiamo anche la rappresentanza dei nostri fans... - ridacchiò girandosi in direzione di una persona un po’ grassoccia seduta in disparte – Joss... Io non so come la pensi – sogghignò divertita – ma se la pensa come la gran parte delle persone... TREMA!!! – la risata che si scaturì nella sala le diede un po’ di sollievo. Quella ragazza così vitale, aveva poco davvero a che fare con il suo alter ego dimensionale. Bella come lei, carismatica come lei, ma così piena di vita da illuminare tutto quello che aveva intorno con un solo sorriso. Quando la vide aspettare che dicesse qualcosa, si irrigidì di nuovo – Beh?? Non dici nulla contro di lui??? – si sgranchì la voce e cercò di articolare qualcosa, che però non arrivò.

J: Meglio di no, o leggeremo tutto sui giornali domani – rise avvicinandosi a loro – Joss... lasciala stare, o avrai a che fare con il The First

Non potè fare a meno di ridere. In due minuti quelle due persone erano riuscita a metterla a suo agio, come se tutto quel sogno sfumato, fosse tornato come un dono dal cielo. In un modo o nell’altro erano riusciti a farla sentire a casa.

JW: Nessuno che abbia condiviso la mia idea – sbuffò – spero che tu non sia una di quelle che mi ha spedito minacce e parolacce – sorrise

S: Diciamo che se l’idea di cui parla è quella di ammazzare il mio vampiro preferito dopo avergli fatto subire di tutto, o quella di far finire un mondo di fans in lacrime – alzò il sopracciglio dispettosa – Allora nemmeno io l’ho capita – ridacchiò scompigliando i capelli del ragazzo biondo al suo fianco

Vide il produttore avvicinarsi sorridente, e fu presa da un irrefrenabile istinto omicida. Se avesse potuto lo avrebbe fatto a pezzi, ma non per quello che aveva creato in quel mondo... Tutta finzione scenica magistralmente lavorata, ma per lo stranissimo intersecarsi con una vita parallela che però per incanto si era staccata dal suo operato... Almeno così continuava a sperare, per non dover pensare nemmeno per un attimo che lui avrebbe dovuto bruciare per salvare il mondo.

JW: Ma dai!!! – scosse la testa – ha fatto l’eroe!!! – indicò James soddisfatto – Ha salvato il mondo e la donna che ama!!!

S: Credo che l’abbia apprezzato solo lei e qualche angeliana convinta – rise osservando una figura nascosta tra la folla che si era avvicinata per curiosare – Io no e nemmeno altre come me credo – scosse la testa sogghignando – senza nulla togliere al resto però – cercò di dare a Cesare il suo merito – tutto straordinariamente curato nei particolari

JW: Ma noi siamo qui proprio per dargli un’altra possibilità – sorrise – Questo è un probabile addio a Buffy, per dare spazio ad Angel – guardò il ragazzo che sorrideva divertito alle spalle di Sam – Ancora non gliel’hai detto???

Sam si voltò di scatto per osservare il viso dell’amico, e in un attimo ogni più piccolo sogno lasciato a metà cominciò a riaffiorare nella sua mente.

S: T.. Tu hai firmato?? – con gli occhi sgranati osservò il lento alzarsi e abbassarsi del suo viso meraviglioso, riuscendo a stento a coprire il grido di gioia che come un vulcano in piena aveva preso possesso della sua gola.

J: Sai che sono imprevedibile no?? – le sorrise inclinando la testa e alzando il sopracciglio tagliato, ridonandoglielo per l’ennesima volta.

S: S... Si – il cuore in mille battiti accelerati impazzito dalla gioia

SMG: Diciamo che ti piace farti coccolare dal clamore delle tue fans – rise dando una lieve gomitata alla ragazza ancora inebetita

S: E’ giusto che lo coccolino – lo sguardo dolcissimo ad accarezzare la causa della sua nuova gioia – Ci ha fatto sognare tutte

SMG: Alla fine era diventato Spike the Vampire Slayer... Dovrei volergliene??? – la osservò cercare lo sguardo complice del marito poco distante e sorrise scotendo la testa.

S: No che non devi – la osservò seria – tu sei sempre tu – sorrise vedendola sollevata – Bene o male, sei stata la protagonista alla faccia di tutti no???

La vide scrollare le spalle e ritornare da suo marito.

SMG: Si ma è giusto che le cose cambino... Anche se non so se mollerò davvero – ridacchiò e tornò alla serata lasciandola ancora estasiata per la bellissima sorpresa.

JW: Contente spero... - lo osservò con la sua pancetta floscia e la sua alopecia avanzante

S: Contente chi??? – socchiuse gli occhi cercando di capire

JW: Tu e tutte le altre persone che adoravano il personaggio no??? – sorrise scoprendo i denti curati

S: Dipende da cosa avrà ancora da farci vedere... - lo sfidò con lo sguardo, incrociando quello di lui – Nel senso... Dipende da cosa gli farà ancora patire – allargò le narici, fingendosi adirata... Ma forse lo era davvero... Sicuramente lo era davvero...

Lui alzò le mani al cielo in senso di resa

JW: Su questo non vi assicuro nulla la mia testa vaga in colpi di scena continui – la vide avanzare e scoppiò a ridere – voi guardate e basta, magari avrò da darvi qualcosa di bello no???

S: Io lo spero per lei – ridacchiò – ce n’è di gente che è pronta a farle la pelle sa??? – lui rise ancora scotendo la testa – Non si sa mai che sta volta arrivino davvero – sorrise con fare crudele, per poi tornare al suo sguardo di sempre.

Fece spallucce e si allontanò.

JW: Fans... Non riuscirai mai ad accontentarle – con passi goffi tornò da sua moglie e dagli altri ospiti.

Di nuovo lei... Di nuovo la sua testolina bruna a richiamare la sua attenzione. Si soffermò a guardarla e si strinse al dolce ricordo della loro dolcissima complicità in quel breve momento in camera sua. Si rivide acconciarle i capelli, e renderla più bella di quanto già non fosse. Si rivide a consolarla, per la sua solitudine...

J: Sei contenta??? – le cinse i fianchi attirando l’attenzione di alcuni cronisti

S: Della tua firma??? Dio se lo sono Jimmy – immerse i suoi occhi in quel mare azzurro trovando ancora tutto il calore della loro amicizia

J: Di quello ne ero certo – rise – ma di essere qui???

Si guardò intorno... Tutti lì... Tutti lontani mille anni luce da lì... No non era contenta... Tanti amici persi, e vagare tra le loro ombre di certo non avrebbe potuto darle gioia in nessun modo.

S: certo che lo sono – abbassò gli occhi per nascondere il velo di tristezza che le aveva ottenebrato lo sguardo – Come potrei non esserlo???

Lo sguardo felice del ragazzo, le diede conforto... Una piccola bugia per soddisfare qualcuno e farlo contento, non era neanche una vera e propria bugia.

Le presentò tutti, soffermandosi su David e su Nicholas... Averli così vicini fu così strano, che non riuscì quasi a spiccicare parola. Solo l’intervento di una sussurro di James, riuscì a tirarla fuori dal suo stato di torpore.

J: Ti presento trippo panza – ridacchiò, smettendo per la gomitata irriverente della ragazza, che con occhi sgranati, cercò di farlo smettere.

S: Evita di farmi fare figure di merda!!! – il suo sibilo scontroso, non fece che incrementare il suo sorriso divertito.

Fu con la piccola Down che riuscì a parlare, ma il suo atteggiamento da piccola star, non fece altro che incrementare la sua tristezza. Civetta come mai sarebbe stata la sua piccola amica, si limitò a farle qualche sorrisetto e ad informarsi su come andasse l’audience del suo personaggio in Italia. Quando si allontanò da lei, riuscì finalmente a respirare, e continuò la sua serata chiacchierando animatamente con Emma e Amber...

L’arrivo di una ritardatarissima Alyson la lasciò di nuovo all’interno dei suoi pensieri. Aveva lasciato quel viso addormentato, dopo averlo di nuovo assaporato vinto dal male. Ora invece in quei lineamenti delicati, avvolti da una cascata di capelli color rosso fuoco, sorridevano al mondo accanto al suo fidanzato... Decise di respirare un po’ e con una banalissima scusa si diresse alla terrazza della sala. Sola, nel fresco abbraccio della brezza californiana, si lasciò finalmente andare alle lacrime. Aveva finto fin quando il suo corpo aveva resistito, sorridendo e cercando di divertirsi nel paradiso che avrebbe tanto desiderato pochi mesi prima, sfuggendo alla fine da quell’inferno terribile, sapientemente architettato dai suoi sogni. Osservò la città che viveva tutt’intorno a loro, asciugando ogni singola lacrima, nella disperata necessità di non essere scoperta da nessuno. Tutto così perfetto da rendere il suo sogno la visione folle di una pazza da ricovero... Ma perché non riusciva nonostante tutto sentirsi tale??? Rimaneva avvinghiata a pochi ricordi, rinnegando tutto il vero contesto della serata. Ogni volta che incontrava uno sguardo o una risata, poneva un limite inviolabile tra le persone che amava, e quei fantasmi sorridenti che camminavano in raggianti vestiti da sera davanti ai suoi occhi. Ogni gesto, ogni parola, veniva trascinato da un’altra parte, e paragonato al dettaglio, rendendo quella serata stupenda un piccolo processo tutto personale, verso quelle persone ignare di tutto.

Una mano le porse un fazzoletto uscendo dal nulla, e lasciandola senza fiato nella disperata certezza di essere stata scoperta. Cercò di inventare una scusa al volo, ma la sua voce la rassicurò subito, facendola sospirare di sollievo.

G: Asciugati gli occhi prima che qualcuno ti veda – si era appoggiato al muretto della balconata, rimanendo a guardare l’interno della festa, e le persone che chiacchieravano festose. – Davvero una bella festa non trovi??? Anche se io non vedo che bisogno ci sia di tutto questo sfarzo...

S: Parli tu che hai organizzato il gala degli oscar solo per farmi conoscere a tre o quattro svitati??? – si osservarono per un po’ rimanendo incollati l’uno negli occhi dell’altra – sapevo che non ce l’avresti fatta – rise

G: E tu hai sempre ragione – con una gomitata leggera sorrise ritornando ad osservare la gente in sala

S: Non ti montare la testa ma sono contenta che tu sia qui – un rapido sguardo e di nuovo ad osservare le ombre dei suoi amici lontani.

G: Non mi sembra che tu ti stia divertendo... - il suo fare calmo e forte riusciva sempre a rincuorarla, e a tirarla fuori dai suoi momenti di smarrimento.

S: Lo ammetto... - sospirò – Ogni volta che li guardo ritorno lì... - un nodo alla gola la obbligò a voltarsi di nuovo.

G: non deve essere facile... Sembra che tu ci sia davvero rimasta legata... - la osservò con la coda dell’occhio sperando di non vederla piangere di nuovo. Se solo non fosse stato il maledetto codardo che era, se solo non avesse avuto così bisogno di lei, forse avrebbe potuto renderla felice...

S: Diciamo di si – tirò su con il naso deglutendo a fatica per il dolore nella gola – Ho vissuto dei momenti che non dimenticherò mai, e che nessuno potrà restituirmi...

G: Vuoi parlarmene??? – si voltò appoggiandosi al muretto e cercando i suoi occhi immersi nella vastità di Los Angeles.

Rimasero in silenzio. Avrebbe tanto voluto parlargliene, magari per uscire fuori in qualche modo da quel senso di vuoto che la teneva asserragliata, strozzandole la gola, e facendole male. Avrebbe voluto aprirsi con lui, come se fosse davvero suo fratello, il suo confidente tutto speciale. Cercò di parlare, ma qualcosa le strozzò nella gola, ogni singola parola, ogni singolo suono, lasciandola muta nei suoi pensieri. Non ce la faceva a dire a quel ragazzo che avrebbe voluto morire per l’amore sviscerato che provava per un vampiro. Forse era la certezza palpabile di una risata, o magari lo sconforto che avrebbe provato per uno sguardo allucinato dopo una dichiarazione così strampalata. Giulian rimaneva troppo legato alle sue tradizioni, alla sua devastante distinzione tra bene e male, per riuscire ad accettare una cosa simile. Conoscendolo abbastanza bene, forse anche con l’aiuto di qualche reminiscenza della vita passata, sapeva perfettamente quali avrebbero potuto essere le sue reazioni. Una di queste prenderla a schiaffi fino a farla rinsavire... Innamorata di un demone??? Mai!!! Era impazzito per un mortale, figuriamoci per un vampiro... Deglutì e cercò una scappatoia.

S: Mi sono sentita a casa... Down specialmente... E’ stato come ritrovare una sorella mai avuta... - il suo sguardo scettico le fece capire che non l’aveva bevuta. Si voltò per evitare le sue mute domande.

G: Non credo che sia finita qui vero??? – si accostò per non farsi sentire da nessuno – sei rimasta molto più legata di quello che mi vuoi far credere... A chi Sam??? – i suoi occhi sondarono la linea sinuosa dei suoi lineamenti delicati.

S: I... Io...- dei passi alle loro spalle la salvarono dall’inevitabile verità... Non ce l’avrebbe fatta a continuare a mentire, almeno non con lui...

J: Sam??? – con un colpo di tosse l’aveva fatta voltare di colpo. I suoi occhi cercavano una spiegazione, alla vicinanza con quel tipo sconosciuto.

S: James!!! – saltellando e fingendo che nulla fosse accaduto, si portò accanto a lui e lo prese sotto braccio. Osservò il suo sguardo vigile ispezionare il malcapitato, fino a soffermarsi sul cartellino attaccato al petto. Per un attimo fu convinta che l’avesse riconosciuto, ma il sorriso simpatico di Giulian, la rassicurò. Notò finalmente la targhetta del Times, in vista sul taschino e sospirò di sollievo.

J: Lei chi è?? – socchiudendo gli occhi interrogò il fratello, rimanendo allo scuro sulla sua vera identità complice una magia sottile.

G: William Russel – sorrise beffardo – stavo semplicemente chiacchierando con la sua compagna. Non dovrebbe lasciarla sola sa??? – gli tese la mano per stringere la sua.

Un po’ imbarazzato James guardò Sam, e afferrò la mano del cronista.

S: Non mi ha lasciata sola – cercò di confortare l’amico in difetto – era semplicemente impegnato, e io non amo la vita mondana – sorrise – credo che non potrei mai abituarmici.

J: Scusami – sussurrò per farsi perdonare della svista

S: Ma figurati!!! Poi ho fatto due chiacchiere con questo simpatico ragazzo, e ho passato il tempo – strinse il suo braccio per avvicinarlo a sé. – lo sguardo un po’ turbato di James, la lasciò perplessa.

J: Ragazzo?? – sussurrò movendo a malapena la bocca – Ma avrà una cinquantina d’anni... - una risatina leggera bloccò l’ondata di ilarità che quella rivelazione le aveva fatto nascere in gola. Dio quanto era stato preso in giro James in quei giorni... Forse avrebbe dovuto sentirsene addirittura in colpa... Ridacchiò annuendo e tornando a guardare il viso giovanissimo del presunto vecchiardo.

G: Si e la stavo intervistando un po’... - sorrise di nuovo fingendo di non aver udito e scoprendo tutti i denti – Purtroppo la sua compagna è un osso duro e ha continuato a negare un vostro coinvolgimento sentimentale....

James sorrise divertito e la strinse a se.

J: La mia compagna – enfatizzò la parola per lasciare un sottile dubbio nell’interlocutore – è bravissima a sviare le cose, discorsi, feste, telefonate... Auh! – una gomitata dispettosa lo mise a tacere facendogli storcere il naso.

S: Cosa stavi facendo di là?? – cercò di cambiare il discorso per non continuare ulteriormente quella stupidissima farsa

J: Stavo cercando te... Ho finito... - con uno sguardo complice le indicò la porta d’uscita

S: Finito cosa??? Cosa dovevi fare??

J: Ho finito di chiacchierare e di trascurarti – le baciò dolcemente la guancia, non curante del fantomatico giornalista che li osservava, a denti stretti per la gelosia. – Per me possiamo anche andare... - con un occhietto velocissimo, la strattonò via strappandole un gridolino, e lasciando senza parole il malcapitato Giulian.

Attraversarono la sala praticamente di corsa, e farfugliando qualcosa, riuscì a malapena a salutare le poche persone con le quali aveva scambiato qualche parola. Cercò di fermarlo quando Emma le chiese qualcosa che non capì, ma ridacchiando come un pazzo la strattonò via senza repliche. Gli sguardi stupiti della gente seguirono la loro fuga, catalogandola, tra quelle fughe d’amore, da divi del cinema. Riuscì a fermarlo un istante, proprio davanti alla porta, ansante lo fissò, cercando di capire quali fossero le sue intenzioni attraverso quegli occhi di cristallo. Si voltò per osservare i presenti e arrossì davanti ai loro sorrisi maliziosi e accondiscendenti. Con lo sguardo crucciato di Giulian, riprese a correre ridendo insieme al suo rapitore.

La corsa per le scale fu immortalata da qualche giornalista ancora presente, e in pochi minuti si ritrovarono in macchina a correre sulle strade semi deserte. Troppo assurdo credere che quel corpo così giovane, potesse aver superato più di trent’anni di vita... Il tempo si era fermato sul suo viso, per non toccare la perfezione dell’operato di Dio. Ansimando ancora, rise insieme a lui, lasciando le ombre di un passato sfumato, svanire nella notte, lontano, il più lontano possibile, da quell’attimo di gioia che il suo adorato James, le aveva regalato....

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