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Parte 9

12 Sogni

Si sentiva strano. Stava percorrendo una strada buia, e non aveva la più pallida idea di dove si trovasse in quel momento. Attraversava i vicoli di quella cittadina che non riconosceva, sinuoso ed invisibile, come una pantera nella foresta buia ed insidiosa. Aveva eliminato qualche vampiro… Come ogni notte del resto… Tutto metodico come al solito. Stesso cinismo, stesso modo. Approccio amichevole, sorriso smagliante, poi la solita palettata improvvisa nel cuore. Il divertimento era scemato da diverso tempo oramai. Quello era diventato il suo compito - il suo lavoro sottopagato – sorrise.

Solo, quella sera doveva essersi perso. Non riconosceva quelle strade, e non poteva nemmeno darne colpa alla notte… Erano secoli che il sole non faceva più parte della sua vita.

Camminava lentamente cercando di raccapezzarsi, con una sensazione di smarrimento che non ricordava da tempo. Era tutto fuori norma… i palazzi, i portoni, le villette a schiera…Nulla gli portava alla mente qualche ricordo. Probabilmente, durante la caccia, si era spinto in una zona che non aveva mai visitato. Era tutto davvero molto strano…- sarà uno dei nuovi quartieri - pensò scotendo la testa. Si incamminò verso un lampione e si convinse sul chiamare un taxi per tornare a casa. Di quel passo sarebbe sorta l’alba e i netturbini del mattino, avrebbero spazzato via anche i suoi resti. Con passo sicuro si diresse ad un telefono dall’altra parte della strada. Per la prima volta, almeno da quello che riusciva a ricordare, si sentiva spaesato. Afferrò la cornetta, quando da lontano, qualche cosa attirò la sua attenzione. Si voltò verso le strade buie alle sue spalle e con sguardo indagatore cercò di tagliare la notte di fronte a lui. Istintivamente riattaccò. Fece qualche passo in direzione di quel suono lontano, ma non riuscì a capire di cosa si trattasse. Nemmeno i suoi sensi acuti da vampiro, riuscivano ad aiutarlo, il suono proveniva da molto, troppo lontano. Forse da un’altra zona rispetto a quella in cui si trovava in quel momento. Non curante dell’avvicinarsi dell’alba avanzò nel buio, attirato dalla sua curiosità, o forse, da qualche strana energia che pareva attirarlo. Senza chiedersene il motivo, cominciò a seguire, quasi ipnotizzato il suono lontano. Attraversò le strade buie, come un fantasma, tutto era deserto…

Passò accanto ad un edifico, che parve riportargli alla mente dei ricordi confusi… Sentiva di essere entrato lì tempo prima… ma la nebbia avvolgeva tutti i suoi ricordi. Scotendo la testa proseguì, fingendo con sé stesso, che tutto fosse stramaledettamente normale.

Il suono lieve, continuava a chiamarlo. Ora riusciva a distinguere le note della melodia, lo accarezzava lievemente, come mani delicate di donna. Sentiva una forza innaturale, spingerlo verso quella voce ancora troppo lontana, e continuò la sua ricerca rapito. Sotto incantesimo.

La testa gli ronzava fastidiosamente, i suoni attorno a lui erano ovattati, eccetto quella voce…

Il suo passo accelerò un po’…

Mentre attraversava le strade buie, una figura gli attraversò la strada, una bambina bionda con una bambola in mano, si fermò proprio davanti a lui.

A: Cosa ci fai qui a quest’ora??? – disse preoccupato, riemergendo dal suo stato di torpore – Dove sono i tuoi genitori???

La bimba lo guardò un po’ seria, poi sul suo viso apparve un dolcissimo sorriso. I lunghi boccoli biondi le incorniciavano l’ovale perfetto, e davano un risalto innaturale, a quegli occhi color del mare, che parevano rilucere di luce propria.

Bambina: Finalmente sei arrivato!!! – disse battendo le mani felice

Lo sguardo del vampiro fu attraversato da un lampo. Quella piccola aveva un aspetto familiare, qualcosa perso nei suoi ricordi reconditi, un’anima persa da anni… C’era qualcosa in quegli occhi, di così talmente familiare da farlo rabbrividire.

A: M… Mi conosci?? – chiese turbato da tutta quella situazione strampalata.

La bambina annuì, regalandogli il più radioso dei sorrisi mai visti.

A: Quel sorriso… - la testa gli ronzava forte – Questa bambina… - tutto era così assurdo che nemmeno i suoi pensieri riuscivano ad articolarsi in modo corretto. Staccò gli occhi da quelli magnetici di lei e tornò a guardarsi intorno.

A: D… Dove siamo??? – balbettò e proprio in quel momento la voce di donna, tornò a farsi sentire. La melodia era nitida ora, una melodia antica in una qualche lingua che non conosceva, forse un idioma perduto nell’infinito scorrere del tempo.

Sentì un solletico delicato sulla mano, e quando abbassò lo sguardo vide una ciocca dei capelli della bambina, sfiorare la sua pelle. Gli si era avvicinata, e ora, da sotto di lui, lo osservava attentamente. Sentì la manina afferrare delicatamente la sua, e insieme ricominciarono a camminare verso la voce ancora lontana. – Tutto così stramaledettamente normale -

La notte sovrana, era illuminata da milioni stelle, ed estasiato da tutto quello splendore si ricordò, che mai come quella sera, nella sua vita centenaria ne aveva viste tante. Osservava il cielo attratto dall’infinita distanza che lo separava da quegli astri, e non si accorse che, guidato dai passi delicati della bambina, era arrivato alle porte del cimitero. Abbassò lo sguardo e trovò il grandissimo cancello di fronte a lui… Lo riconobbe ed indietreggiò boccheggiando alla ricerca d’aria.

Era a Sunnydale, l’edificio che aveva oltrepassato pochi minuti prima, era la scuola, tutti i viali sconosciuti tutt’ad un tratto gli divennero familiari. Ogni particolare era chiaro… come se non se ne fosse mai andato via…

Di scatto abbassò gli occhi… Buffy… Della bambina che lo aveva portato lì, non c’era nessuna traccia. Finalmente aveva capito anche quello. La piccola testolina bionda, i magici occhi verde smeraldo… La sua Buffy… La sua anima lo stava chiamando da qualche posto sconosciuto…

Cercò, con il respiro accelerato la massa di capelli biondi e il piccolo corpicino, ma non vide nulla. Vincendo la repulsione si costrinse a varcare la soglia del cimitero.

Il cancello, appariva ai suoi occhi, come una grande fauce famelica, e oltrepassarlo, fu quasi come essere ingoiato da una bestia centenaria. Seguì ancora la melodia. Questa volta, in lontananza riusciva a vedere una sagoma, avvolta in un abito candido. Uno spettrale spettacolo per i suoi occhi, che lo inchiodò al terreno. La voce di donna lo chiamava. Poteva sentirla provenire da ogni angolo, anche il più recondito. Era dentro di lui, nella sua testa, e l’adrenalina seguiva ritmica nelle sue vene, lo scandire delle note della canzone. Avanzò di nuovo, trascinato contro il suo volere.

Una cascata di capelli color del grano, incorniciato da una corona di fiori bianchi, calava vertiginosamente su un flessuoso corpo di donna, inginocchiato davanti ad una tomba. Una lunga veste bianca, avvolgeva flessuosa quel corpo delicato. Non ebbe paura. Non riusciva a vedere il suo viso, poteva solo sentire la sua voce aumentare man mano che la distanza fra loro diminuiva.

Si fermò dietro di lei, a il canto cessò di colpo.

A: Chi sei?? – chiese con voce roca

La donna rimaneva lì, nella sua spettrale immobilità, con lo sguardo rivolto verso una lapide marmorea. Poteva solo osservare il suo corpo, che impercettibilmente si muoveva sotto il ritmico gonfiarsi e svuotarsi dei polmoni. Lei non rispose, dopo un po’, si limitò a scostare una lunghissima ciocca di capelli dal viso, che ne scoprì il collo candido come la neve. Il vampiro ebbe un fremito. Intravide il lato del viso spettrale contrarsi, e capì che quella persona davanti a lui stava sorridendo. Un luccichio sulla pelle candida, lo fece ravvedere. Quell’entità, qualunque cosa fosse, aveva pianto.

Il corpo snello si sedette di lato, e finalmente lui potè leggere, l’iscrizione sulla lapide…

Rabbrividì dal terrore, cadendo in ginocchio nella terra fredda del cimitero.

A: Oddio no!!! – si portò una mano al cuore, come probabilmente avrebbe fatto nella sua vita terrena, quando tutto l’inferno, ancora non si era riversato su di lui. – Non è vero!!!

La lapide bianca, riluceva nella notte come un faro. Poteva leggere dettagliatamente le grandi lettere incise in oro. L’ultimo saluto di coloro che l’avevano amata più di ogni altra cosa al mondo. Chiuse istintivamente gli occhi per far sparire quell’immagine maledetta, ma quando li riaprì, la lapide della sua adorata Buffy era ancora lì, nitida, a straziare ancora i suoi occhi bagnati dalle lacrime. Lacrime roventi come lava di un vulcano.

Non vide il sorriso dolce della ragazza seduta accanto a lui, non vide la bambina alle sue spalle, non vide nulla, se non il viso candido della donna che amava, raffigurato in una fotografia sbiadita dal sole. Si portò le mani al viso e cominciò a singhiozzare.

Donna: Angel… - la sua voce lo accarezzò come un drappo di seta sulla pelle – Buffy giace lì da molto tempo oramai…

Lui la guardò con lo sguardo provato dal dolore, e cercò un appiglio nei dolcissimi occhi colore del mare, che stavano lì ad osservarlo dolcemente.

A: No… - scosse furiosamente la testa – io l’ho vista!!! Willow l’ha riportata qui!!!

Donna: No Angel… - allungò una mano per sfiorarlo, ma lui si ritrasse incredulo. Non poteva e non voleva credere a quella donna sconosciuta. A quello spettro candido che lo aveva trascinato nel peggiore dei suoi incubi. Tuttavia tacque aspettando le sue parole

Donna: Buffy non è mai tornata da lì… - il suo viso marmoreo, era meraviglioso, la dolcezza infinita che i suoi occhi infondevano, lo stregò fino a fargli perdere ogni forza. – La tua Buffy… La vera Buffy… Giace in quella tomba aspettando di risvegliarsi…

Non capiva, non voleva capire… Era tutto profondamente insensato, l’aveva vista, era stato con lei, aveva accarezzato i suoi capelli di seta, aveva baciato le sue labbra dolcissime, assaporato il suo profumo delicato... Una sensazione di vuoto lo invase prepotentemente. Quella figura davanti a lui, stava cercando di fargli capire qualche cosa, ma la sua ragione, non voleva in nessun modo ascoltare.

Donna: La vera Buffy… è avvolta dal buio… - il suo sguardo si perse nelle stelle sopra le loro teste – giace nell’attesa che tu venga a riportarla alla luce…

Forse ora riusciva a capire, ma non poteva far nulla per lei… Non più di quello che aveva già fatto… Le sue scelte sofferte, la sua solitudine durate quegli anni trascorsi nella città degli angeli, la determinatezza nel cercare di darle una vita normale… Ciuffi di capelli neri, gli ricadevano sulla fronte disordinatamente, mentre i suoi occhi scuri piangevano disperati, alla ricerca di mille risposte.

Donna: Vieni con me – lo prese per una mano con delicatezza, e lui si sentì sollevare da terra contro le sue forze, contro la sua volontà.

Attraversarono mano nella mano il cimitero. Oltrepassarono le mille lapidi bianche, poste a ricordo di tutte quelle persone che erano volate via… lontano, dove lui mai sarebbe andato…. Rapito lesse alcune iscrizioni, e la solitudine affilò gli artigli nella sua gola, lasciando un amaro sapore di sconfitta. Nessuno mai avrebbe scritto quelle parole d’amore per lui… A parte la sua Buffy.

Una piccola figura li seguiva in silenzio… ma lui non la vide…

Arrivarono davanti alla porta di una cripta… Il sangue gli si gelò nel petto quando la riconobbe. Quella era la cripta di Spike… La rabbia, la gelosia, la furia cieca, lo trasformarono in demone, sotto il chiarore della luna, e con un balzo si gettò sulla porta chiusa, distruggendola.

Uno strattone alle sue spalle, lo fece rigirare di scatto. Ringhiò forte, contro il viso sereno della ragazza che lo aveva portato fino lì. Lei sorrise amabilmente mettendogli entrambe le mani sul volto trasfigurato.

D: E’ ora che anche tu inizi a pensare anche un po’ a chi ti ama Angelus – lo girò di colpo e la visione che gli si parò davanti agli occhi lo paralizzò. Il suo sguardo crudele fu tramutato in folle terrore. Davanti a quegli occhi neri, la sua Buffy immobile, bruciava su una croce di legno. Il fumo, l’odore acre del corpo arso, gli inondavano le narici, con la violenza irrefrenabile di un uragano. Barcollò per qualche passo cercando di non vomitare. Si sorresse alla porta tremante. Il demone era sparito, ora quello che guardava la scena del suo amore tra le fiamme, era l’uomo che nei secoli, non era mai morto.

A: Buffy… - avanzò tremante, ma si immobilizzò di nuovo. Il corpo divorato dalle fiamme aprì gli occhi e lo guardò. Quegli occhi verdi, terrorizzati, chiedevano aiuto. Si gettò con la forza della follia, verso il tizzone che ardeva inesorabile al centro della cripta. La vide aprire la bocca oramai distrutta dal fuoco, e la udì urlare. Un grido innaturale, tremendo, terrificante, che gli provocò uno scossone tremendo. Fu rigettato all’indietro tremante, quasi fino all’uscita dell’antro. Fece per rialzarsi quando da dietro udì un altro grido. Si voltò senza pensare e vide la bambina in lacrime, osservare quella scena raccapricciante.

La sua Buffy!!!

A: Buffy!!! – corse a prenderla per portarla fuori, ma si fermò nell’indecisione. Osservò il corpo bruciare, sgretolarsi sotto le fiamme fameliche, e pianse ancora tutte le lacrime del mondo. Poi si gettò fuori, là dove, quella bambina, la sua Buffy, sarebbe stata al sicuro.

Cadde a terra, tenendo stretta fra le braccia la piccola, che ancora scossa dai singhiozzi, aveva nascosto il viso sul suo petto.

La guardò un istante, poi una sensazione terribile, lo avvolse. Era sorto il sole, e stava bruciando sotto i suoi caldi raggi. Buffy era morta e lui stava andando con lei. Il calore lo lacerava da dentro, lo faceva gridare di dolore. Ma non si mosse per cercare salvezza. Non c’era più nulla per cui continuare a vivere.

Uno strattone lo risollevò. Le mani dello spirito dai capelli d’oro, gli afferrarono il viso, e portarono i suoi occhi a pochi centimetri dai propri. Non riusciva a vederla bene, il dolore lo accecava, stava bruciando, cominciava a sentire il suo corpo sgretolarsi sotto il calore del sole.

Donna: Tutto questo non accadrà… - lo scosse –  Vai da lei… Ha bisogno di te!!! – i suoi occhi azzurri lo trafissero come lame.

Udì quelle parole ovattate arrivare da molto lontano, e l’ultimo sguardo fu alla bambina tremante, che lo guardava bruciare.

Aprì gli occhi di colpo, il corpo scosso da fremiti terribili. Non capì dapprincipio, poi afferrò con violenza, la mano che lo stava scotendo.

Le ringhiò a pochi centimetri dal viso, ancora terrorizzato da tutto quello che aveva visto.

C: Angel!!! – Gridò spaventata – Stavi sognando!!!

Lui trasalì al suono della sua voce e la lasciò andare lentamente. La guardò massaggiarsi il polso contrariata, mentre cercava di capire cosa stesse succedendo. La sensazione del fuoco sul suo corpo era ancora così reale, l’odore fuligginoso e acre di carne arsa, ancora gli scoteva lo stomaco, facendolo rivoltare su sé stesso. Era stato tutto troppo maledettamente reale.

Saltò giù dal letto, senza nemmeno preoccuparsi del fatto che fosse nudo, e corse verso l’armadio per prendere dei vestiti.

Cordelia lo osservò turbata, la strana luce che aveva negli occhi la fece avanzare verso di lui, nonostante fosse imbarazzata dal suo desabillè.

C: Cosa succede??? – chiese distogliendo a forza lo sguardo, dal corpo scolpito del suo capo – Dove stai andando???

Lui non le rispose, troppo impegnato a mettersi qualche cosa in dosso. Freneticamente si infilò un paio di pantaloni di pelle nera, ed una t-shert bianca. Corse verso l’armadio alla sua sinistra e ne tirò fuori una borsa nera piena di arnesi per combattere. Inforcando con un braccio l’impermeabile, uscì dalla stanza di corsa e senza parlare.

C: Angel!!!! – Gli gridò dietro preoccupata, mentre cercava di seguirlo – Dove stai andando!!!

Lui si fermò di scatto con la maniglia della porta d’ingresso fra le mani. Lo sguardo cupo, abbassato sul pomello.

A: Vado da lei… - girò la maniglia lentamente – Ha bisogno di me

Uscì chiudendo piano la porta alle sue spalle e lasciando la ragazza confusa, in mezzo al corridoio.

C: Vampiri!!! – alzò gli occhi al cielo gesticolando – Se non capisci gli uomini figuriamoci quelli morti e risorti!!!

Ritornò nella sua stanza e si sdraiò sul letto. Lo sguardo perso a guardare il soffitto, e la certezza, che questa volta sarebbe tornato diverso.

Erano le prime ombre dopo il tramonto… A Sunnydale Sam stava parlando con la morte, mentre un vampiro biondo combatteva con i suoi incubi peggiori…

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